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Un pò di giustizia in Italia

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2024 10:34
30/04/2019 01:37
 
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Abbiamo vinto: abbiamo respinto un’altra volta la direttiva Bolkestein

Associazioni, movimenti sociali, sindacati, consiglieri comunali, comuni e campagne come l'italiana Stop TTIP/CETA portano a casa oggi un’importante vittoria: la Commissione Europea ha dovuto abbandonare l’ennesima riproposizione della Direttiva Bolkestein, che introduceva una procedura di notifica che avrebbe conferito alla Commissione il potere di veto sulle norme e sui regolamenti presentati dalle istituzioni nazionali nel settore dei servizi. E’ stato chiaro fin dall’inizio che la Bolkestein zombie avrebbe riguardato settori quali l’assistenza all’infanzia, i servizi pubblici, l’urbanistica e i diritti dei lavoratori a tutti i livelli di governo, dal livello locale a quello nazionale. In un’area vasta e delicata dell’economia e della democrazia nazionale, la Commissione ha rivendicato il diritto di esaminare attentamente i progetti di legge prima della loro adozione, di modificarli e di farli abrogare qualora venissero adottati in una forma non in linea con la libertà di mercato. Fortunatamente, questo attacco frontale alla democrazia è stato respinto e il Parlamento Europeo ha abbandonato il dossier. Non abbassiamo la guardia, perché potrebbe riaffacciarsi se la nuova Commissione che entrerà in carica alla fine del 2019 deciderà di ripresentare la proposta. Questa direttiva è riemersa dopo anni di pressioni da parte di potenti lobby industriali e dei servizi che chiedevano da parte della Commissione un’attuazione più incisiva della direttiva sui servizi.

La direttiva Bolkestein copre un’ampia gamma di servizi e introduce norme di vasta portata che hanno gravi implicazioni per il benessere, le politiche ambientali e i diritti sociali. E' anche formulata in modo molto generico, in parte grazie alle forti proteste che molte delle nostre organizzazioni hanno animato al momento della sua adozione nel 2006. Questo, però, porta a uno spazio di interpretazione troppo ampio che le lobby delle imprese vogliono risolvere in modo semplice: assegnare all’istituzione di cui si fidano di più (la Commissione appunto) il potere di decisione e di veto sulla gestione dei servizi. Oggi festeggiamo, ma siamo certi che la Commissione Europea, se il suo ruolo non verrà messo seriamente in discussione, farà di tutto per compiacere i propri “grandi elettori” e far rispettare, costi quel che costi, l’ideologia liberista che promuovono. Questa vittoria contro la direttiva sulla procedura di notifica, quindi, deve servire come campanello d’allarme per tutti coloro che hanno a cuore la democrazia e la sovranità delle nostre istituzioni per unire le forze e capire come difendere il diritto di governare e amministrare per difendere ed espandere il welfare, per garantire servizi pubblici per tutti e amministrare le città e i territori secondo i diritti e i desideri di coloro che ci vivono. E’ arrivato il momento di un dibattito pubblico chiaro e ampio su come fermare i tentativi della Commissione Europea di imporre la sua crociata contro le nostre regole, i nostri diritti e la nostra sovranità costituzionale.

24 aprile 2019
stop-ttip-italia.net/2019/04/24/abbiamo-vinto-abbiamo-respinto-unaltra-volta-la-direttiva-bolkestein/fbclid=IwAR3qA6lHhMlShMXtCgYs9lJF1X2GxbBjX6R_MHlnjmKwrYpjqCS...
02/05/2019 00:38
 
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L’Italia è fuori dalla recessione: nel primo trimestre PIL +0,2%

Nel primo trimestre dell’anno il PIL italiano è cresciuto dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. Un dato migliore rispetto alle previsioni degli analisti, che avevano stimato un +0,1% congiunturale e un -0,1% annuo. L’economia è uscita dalla recessione tecnica dovuta ai due cali consecutivi del prodotto interno lordo registrati negli ultimi due trimestri del 2018, entrambi chiusi a -0,1%. Buone nuove anche sul fronte lavoro. Oltre al positivo calo del tasso di disoccupazione, a marzo aumentano gli occupati di 60mila unità rispetto a febbraio, raggiungendo il livello massimo da aprile 2008 (58,9% della popolazione. Sale in particolare l’occupazione stabile, +46mila, quella giovanile dai 15 ai 34 anni, +69mila e quella delle donne, +29mila). Lo sblocco degli avanzi di amministrazione e il piano da 400 milioni di euro per gli investimenti nei Comuni hanno dato ossigeno a imprese e fornitori. La ripresa dei consumi e della domanda interna sconfessa le previsioni catastrofiche delle opposizioni e dei tanti “esperti” al seguito. Dai dati ISTAT emerge “il positivo andamento del mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione che scende a marzo al 10,2%”, afferma il Ministro dell’Economia Giovanni Tria. Il Ministro evidenzia “oltre all’aumento dei giovani occupati e delle posizioni permanenti, il miglioramento del tasso di occupazione che risale al 58,9%, tornando ai livelli massimi da aprile 2018. Numeri che testimoniano la solidità e la tenuta dell’economia italiana”. Per Giovanni Tria, l’andamento del PIL nel primo trimestre “lascia intravedere che la previsione di crescita annuale (0,2% in termini reali) indicata nel DEF possa essere raggiunta e anche superata se il contesto internazionale sarà moderatamente favorevole”. “L’Italia è fuori dalla recessione”, spiega.

“La stima dell’ISTAT evidenzia come l’economia italiana abbia quasi integralmente recuperato la caduta del PIL registrata nella seconda metà del 2018”. All’inizio del 2019, l’economia italiana ha registrato “un moderato recupero che ha interrotto la debole discesa dell’attività registrata nei due trimestri precedenti”. L’ultimo anno “si è caratterizzato come una fase di sostanziale ristagno del PIL, il cui livello risulta essere nel primo trimestre del 2019 pressoché invariato rispetto a quello di inizio del 2018”. “L’Italia fuori dalla recessione dimostra che la direzione intrapresa è quella giusta”, dichiara il vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio commentando i dati sul PIL diffusi dall’ISTAT. “Andiamo avanti come un treno verso il cambiamento”, conclude Di Maio. “I dati positivi sul PIL, sul lavoro e sulla ripresa economica impongono al governo una doverosa e sostanziale riduzione delle tasse. È obbligatorio realizzare al più presto la Flat Tax per imprese, lavoratori e famiglie, come da contratto di governo, senza dubbi o ritardi”, afferma il vicepremier Salvini. “L’Italia torna a crescere, il dato ISTAT sul PIL ci conforta molto su bontà della manovra e misure adottate, tenendo conto del contesto internazionale difficile e con le ultime misure ancora non in vigore. Ci auguriamo nel secondo semestre l’economia possa crescere in maniera sostenuta”. Queste le parole del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, da Tunisi.

Ernesto Ferrante
30 Aprile 2019
www.opinione-pubblica.com/litalia-e-fuori-dalla-recessione-nel-primo-trimestre...
[Modificato da wheaton80 02/05/2019 00:39]
19/05/2019 13:47
 
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ENI e Sonatrach siglano nuovo contratto: ecco l’importanza dell’Algeria

Una novità sotto il profilo economico-energetico, ma anche una conferma dell’importanza strategica dell’Algeria per il nostro Paese: il rinnovo del contratto tra ENI e Sonatrach siglato lo scorso giovedì per l’Italia segna un punto importante e dimostra come la stabilità di Algeri sia quanto mai essenziale per l’intero bacino del Mediterraneo.

Il rinnovo della collaborazione tra i due giganti dell’energia
La Sonatrach è l’azienda di Stato algerina che si occupa degli idrocarburi e di energia: non solo estrazione, ma anche raffinazione del petrolio ed esportazione del gas, elemento questo ancora più importante del greggio nella bilancia commerciale di Algeri. Sonatrach di recente investe anche in Italia; la svolta in tal senso arriva con l’acquisto da Exxon di parti dello stabilimento petrolchimico di Augusta, in Sicilia. Ma per il nostro Paese, complessivamente, le fonti di approvvigionamento energetico algerine risultano vitali: qualcosa come il 15% del gas che ogni anno consumiamo in Italia proviene dal Paese nordafricano. Il rinnovo fino al 2027, con due anni opzionali, del contratto tra ENI e Sonatrach garantisce dunque un altro decennio di collaborazione tra le due società ma soprattutto solidifica l’asse energetico tra le due sponde del Mediterraneo. Un filo comune che ha origini lontane, dimostrato dal fatto che il gasdotto che collega l’Algeria con l’Italia, passando per la Tunisia, è in funzione dal 1982 ed è dedicato ad Enrico Mattei. La sottoscrizione del contratto, come scritto da AgenziaNova, viene siglata nella scorsa giornata di giovedì:

www.agenzianova.com/a/5cde8a473f45a6.88779508/2444454/2019-05-16/energia-eni-e-sonatrach-rinnovano-contratto-di-fornitura-gas-fino-al-202...

Per ENI e Sonatrach è un accordo economico di una certa rilevanza, per l’Italia la dimostrazione di come con la controparte algerina è possibile ancora concludere contratti ed accordi. Circostanza non scontata visti i tumulti che attraversano il Paese nordafricano per via delle proteste contro Bouteflika e delle dimissioni di quest’ultimo dalla Presidenza.

L’importanza della stabilità dell’Algeria
Il contratto sopra descritto, inoltre, mostra ancora di più la delicatezza del ruolo economico e politico dell’Algeria nel contesto del Mediterraneo. In tanti, durante le proteste degli ultimi mesi, temono una deriva molto simile a quella avuta da altri Paesi arabi a seguito delle primavere del 2011. Libia e Siria su tutti appaiono spauracchi sia per le Nazioni interessate dalle proteste e sia per i Paesi europei che vedono un pericolo per i propri interessi. Sicurezza, ma anche come in questo caso approvvigionamento energetico ed economia risultano in cima alle preoccupazioni. Per adesso l’Algeria sembra affrontare in modo pacifico la transizione del post Bouteflika, con nuove elezioni convocate per il 4 luglio ed un governo ad interim chiamato a gestire la situazione. Inoltre, l’esercito non solo non reprime le manifestazioni ma si erge più volte come sostegno alle ragioni dei manifestanti. Ma le preoccupazioni permangono: ogni venerdì le città algerine vedono un susseguirsi di proteste e cortei, la tensione è sempre alta ed ancora non emerge alcun leader in grado di prendere in mano la situazione. E l’Europa osserva da vicino, nella speranza di non vedere analoghe situazioni a quelle di altri Paesi nella regione.

Mauro Indelicato
19 maggio 2019
it.insideover.com/politica/eni-sonatrach-nuovo-contratto-algeria.html?fbclid=IwAR1fhVjdWWy_wDo1S5XIJChLbILQdOgY4STryEP1QaI05yF5Vrp...
27/05/2019 20:25
 
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La disfatta dei mondialisti

Nell’esito delle elezioni europee svoltesi in Italia, non bisogna trascurare che, oltre a Gigino Di Maio, ci sono altri due grandi sconfitti da questi risultati elettorali: Emma Bonino e Papa Bergoglio. Sono miseramente naufragate sulla soglia di sbarramento (4%) le ambizioni Emma Bonino, fiduciaria di George Soros ed animatrice di +Europa. Secondo la Bonino, come si era espressa in dichiarazioni prima del 26 maggio, avere degli eletti nel gruppo dell’ALDE, dove aspirava ad entrare nel Parlamento Europeo, rappresentava “un interesse nazionale”, confondendo la Bonino gli interessi dello speculatore George Soros (suo finanziatore) con quelli dell’Italia. Al contrario le aspettative della Bonino si sono scontrate con la diffusa ripulsa della maggior parte degli italiani, che non sopportano più le regole imposte dalla UE e le assurde pretese di consegnare agli oligarchi di Bruxelles la propria sovranità, tanto meno di affidare a questi loschi figuri (tipo Juncker e Moscovici) l’amministrazione dello Stato Italiano e l’apertura di tutte le frontiere per farsi “africanizzare” come vorrebbero la Bonino e il suo drappello di mondialisti ossessionati dalle frontiere aperte. Il messaggio degli italiani è stato chiaro ed univoco: vattene a casa e curati, ne hai bisogno. L’altro grande sconfitto di questa tornata europea possiamo considerare Papa Bergoglio, il vero leader della sinistra globalista, visto che quest’ultimo ha preso posizioni sempre a favore dell’europeismo e delle migrazioni incontrollate. Bergoglio non ha perso occasione per sostenere di dover accogliere tutti i clandestini ed ha sempre attaccato il Ministro dell’Interno, rifiutando di incontrarlo fino a che non avesse cambiato politica.

Anche questa volta “solo una sana e inconsapevole libidine ha salvato gli italiani dallo stress e dall’azione cattolica”, ovvero di mettersi a seguire i precetti del Papa gesuita Bergoglio e delle sue ossessioni mondialiste per la nuova “Religione Universale”. Questo dovrebbe far riflettere i papisti filo-Bergoglio, che sostiene posizioni incompatibili con la funzione e con la storia millenaria della Chiesa. Di conseguenza i fischi indirizzati a papa Bergoglio a Milano sono stati una riprova della ripulsa di buona parte della popolazione cattolica nei confronti di questo personaggio vestito di bianco che, dal suo scranno papale, fa politica e si intromette nelle questioni dello Stato italiano. Sembra che gli italiani non accettino le ingerenze del papa gesuita e della sua visione sorosiana delle migrazioni. Gli italiani hanno dato il loro voto esattamente a quelle forze che si sono opposte alle migrazioni ed in particolare a quelle posizioni prese da Papa Bergoglio. Questi dovrà farsene una ragione. Si potrà lasciare adesso ai grandi opinionisti, quelli a contratto dei media, il compito di commentare i risultati delle elezioni italiane per il Parlamento Europeo, ma rimane il fatto incontrovertibile del successo delle forze sovraniste, con la Lega sovranista di Salvini che è cresciuta di 7 milioni e 451mila voti; in buona parte anche Fratelli d’Italia della Meloni, cresciuta di 717.000 voti. Nello stesso tempo il PD, partito filo UE e filo migrazioni, è sceso di 6 milioni e 29 mila voti e Forza Italia di Berlusconi (ambigua e opportunista) è scesa di 2 milioni dopo che Berlusconi ha proposto Mario Draghi come nuovo Premier. Gli italiani dei tecnoburocrati della UE e dei mondialisti ne hanno avuto già abbastanza con Mario Monti e la sua compagnia di giro. Il risultato delle elezioni europee sta lì a dimostrarlo.

Luciano Lago
27 Maggio 2019
www.controinformazione.info/ladisfattadeimondialisti/fbclid=IwAR1ESlBk3NYyJ5TJ8_044bgGRlgSUkWi8V-bCNe7I2Y8Qv9v7KF...
07/06/2019 13:31
 
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Il Re(gime) è nudo. Palamara e la “spartitopoli” togata

Il regime c’era ma non si vedeva. Aveva toghe e poltrone pesanti. Era tentacolare ma ben mimetizzato e protetto da una fitta coltre di ipocrisia spacciata per illibatezza. Dall’inchiesta perugina sta uscendo fuori di tutto: cene, politici, donne, vacanze, ristrutturazioni, indagati che decidono le nomine dei giudici, i giudici che si preoccupano di indagare i loro colleghi concorrenti ma anche giornalisti non liberi al servizio del magistrato “amico”. Luca Palamara, ex membro del CSM ed ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, avrebbe ottenuto soldi e regali da alcuni lobbisti vicini a importanti imprenditori per influenzare delle sentenze. Palamara, di cui è celebre lo scontro con l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, sarebbe poi venuto a conoscenza dell’indagine a suo carico “grazie” alle sue amicizie tra i colleghi. A quel punto avrebbe cercato di influenzare la nomina del prossimo procuratore di Perugia, in modo da avere un alleato a capo dei magistrati che stavano indagando su di lui. La tanto decantata indipendenza dell’organo di autogoverno dei giudici e la separazione dei poteri e l’equilibrio fra di loro appaiono adesso alla stregua di barzellette da “Bar Sport”. Deferimento ai probiviri per i magistrati investiti dalla bufera scaturita dall’indagine della Procura di Perugia, a partire da Luca Palamara e compresi i consiglieri del CSM e il deputato del PD Cosimo Ferri, che non ha mai lasciato la toga. Lo ha deciso il Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale dei Magistrati, il potentissimo “sindacato” delle toghe.

Il comitato “deferisce al collegio dei probiviri, cui spetterà di verificare la sussistenza di violazioni del codice etico, i colleghi Palamara, Ferri, Spina, Lepre, Cartoni, Criscuoli e Morlini, riservandosi di deferire altri colleghi che risultassero coinvolti nella medesima vicenda o in altre simili. A tal fine richiede la trasmissione degli atti ostensibili del relativo procedimento penale alla Procura Generale della Corte di Cassazione e al Consiglio Superiore della Magistratura”. È quanto si legge nella delibera approvata all’unanimità. “Le notizie di stampa”, ha detto Pasquale Grasso, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Magistrati, delineano una situazione che, ove pienamente confermata, disegna uno dei più gravi momenti di crisi della magistratura della storia repubblicana, per il nocumento arrecato all’organo di autogoverno della magistratura”. “Degenerazioni correntizie“, “giochi di potere” e “traffici venali”. Il Consiglio Superiore della Magistratura è a pezzi: quattro consiglieri togati (Gianlugi Morlini, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre e Corrado Cartoni) su sedici si sono autosospesi. Uno, Luigi Spina, che invece è indagato per favoreggiamento e violazione di segreto, si è già dimesso da qualche giorno. Volano accuse incrociate pesantissime e su Palazzo dei Marescialli spira aria di bufera.

“Siamo di fronte a un passaggio delicato: o sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti”, ha avvertito David Ermini, il vicepresidente del CSM riferendosi all’inchiesta della Procura di Perugia. Pesantissime le parole di Giuseppe Cascini, consigliere eletto da Area, la corrente di sinistra delle toghe, secondo cui “l’unica vicenda assimilabile, sotto più aspetti a quella che stiamo vivendo in questi giorni, è quella dello scandalo P2 dei primi anni ’80 del secolo scorso”. Rigore e intransigenza esibite di giorno e pulsioni irrefrenabili di potere sfogate durante gli incontri notturni, molto spesso in albergo, qualche volta a casa della sorella di Cosimo Maria Ferri, sottosegretario alla giustizia nei governi PD. Almeno tre documentati, specie dal 7 al 16 maggio, per decidere a tavolino le nomine dei procuratori capi, spostando voti all’interno del CSM con l’obiettivo di individuare ed eleggere magistrati controllabili politicamente. Luca Palamara a dirigere l’orchestra. Tra i “presenti” figurerebbe anche Claudio Lotito, amico di Palamara, Presidente della Lazio ed elargitore di biglietti in tribuna VIP per le partite dei biancocelesti, come la finale di Coppa Italia del 15 maggio scorso, a cui assiste Luigi Spina dalla tribuna autorità. L’ultimo incontro in un hotel, in cui Palamara con gli altri “fa la conta dei voti per il Procuratore di Roma”, dopo l’uscita di Pignatone, per centrare il suo obiettivo: mettere Marcello Viola, Procuratore Generale di Firenze, a capo dell’Ufficio della Capitale.

Non solo lusso ma anche sconti e “carinerie”, come la ristrutturazione della casa romana in cui vive in affitto Luca Palamara, con i lavori affidati ad una ditta di Fabrizio Centofanti, lobbista, nonché colui che pagava weekend e regali all’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. Franco Roberti, ex capo della Direzione Nazionale Antimafia, da poco eletto al Parlamento Europeo tra le file del PD, dopo aver imputato a Renzi e al suo governo la responsabilità di aver contribuito ad ulteriormente politicizzare le nomine degli uffici giudiziari e l’errore di aver abbassato solo per questioni di poltrone l’età pensionabile, ha rivolto un duplice appello: alla libera informazione ha chiesto “di non perdere l’attenzione su questo scandalo”; al Partito Democratico, “finora silente, di prendere una posizione di netta e inequivocabile condanna dei propri esponenti coinvolti in questa vicenda, i cui comportamenti diretti a manovrare sulla nomina del successore di Giuseppe Pignatone sono assolutamente certi, se vuole essere credibile nella sua proposta di rinnovamento e di difesa dello Stato costituzionale di diritto dall’aggressione leghista”. Molto vago e inconcludente Nicola Zingaretti, segretario del PD. “Sulla vicenda del CSM”, dice, “va fatta al più presto chiarezza e le indagini dovranno accertare la verità e le responsabilità individuali affinché non rimangano ombre su temi così delicati. Capire che cosa è accaduto è indispensabile, anche per pensare ad anticorpi e possibili riforme a tutela del miglior funzionamento della giustizia e del CSM”.

Zingaretti si limita “all’auspicio che tutti coloro che in qualche modo sono rimasti coinvolti collaborino ad accertare la verità”. Qualche ultima considerazione, di carattere tecnologico, sulle intercettazioni effettuate con i ‘Trojan’, rivelatesi importantissime anche nella vicenda che riguarda il CSM. “Se oggi gli inquirenti possono utilizzare con maggiore incisività i captatori informatici è grazie al Movimento 5 Stelle che, bloccando la riforma Orlando (PD), ne ha preservato ed esteso l’impiego”. E’ quanto scrive il Blog delle Stelle. “Il PD di Renzi e Orlando, aggiunge il M5S, voleva depotenziare questo mezzo di indagine straordinario; noi, con la legge ‘spazzacorrotti’, lo abbiamo reso ancora più potente. Per farlo abbiamo dato al Paese un pacchetto di norme coraggiose e avanzate al punto di prevedere l’attivazione dei ‘captatori informatici’ sui telefoni degli indagati per corruzione, esattamente come avveniva già per i mafiosi e per i terroristi”. La bufera giudiziaria che ha travolto Palamara e soci dovrebbe suggerire a molti una riflessione seria e profonda sul ruolo delle toghe negli ultimi trent’anni della politica italiana, a partire da quel “Mani pulite”, mito fondante di un sistema di potere caratterizzato da logiche spartitorie, sete di potere e connessioni opache, in molti casi in combutta con la partitocrazia più famelica.

Ernesto Ferrante
6 Giugno 2019
www.opinione-pubblica.com/il-regime-e-nudo-palamara-e-la-spartitopoli...
06/07/2019 17:43
 
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Antonio Maria Rinaldi nominato alle commissioni Affari Economici e Monetari (con Marco Zanni) ed Affari Costituzionali. Ora buon lavoro

Antonio Maria Rinaldi, risultato secondo nelle elezioni in Centro Italia per la Lega con 80mila preferenze, preceduto solo da Matteo Salvini, è stato nominato nella Commissione Affari Monetari ed Economici del Parlamento Europeo, in compagnia di Marco Zanni, che ricopre anche la carica di capogruppo dell’ID. Come sappiamo le nomine sono state fatte in un ambiente antidemocratico che si è costituito nel Parlamento, con il tentativo da parte del Presidente Sassoli (PD e S&D) di creare il famoso “Cordone sanitario” contro i sovranisti. Un’operazione che sinora in tutta Europa si è solo convertita nella loro crescita. La Commissione Affari Economici e Monetari si occuperà di temi molto pesanti quali, ad esempio, le prossime proposte per lo ESM e per lo schema di assicurazione sui depositi. Antonio Maria Rinaldi è stato anche nominato alla Commissione Affari Costituzionali, che deve occuparsi delle questioni legate al futuro della costruzione europea e alle sue evoluzioni, oltre che alla coerenza delle decisioni, anche di bilancio, con le normative europee esistenti. Complimenti ai nominati e Buon Lavoro!!

scenarieconomici.it/antonio-maria-rinaldi-nominato-alle-commissioni-affari-economici-e-monetari-con-marco-zanni-ed-affari-costituzionali-ora-buon-lavoro/?fbclid=IwAR3gtaUUi1y8ioNYBi-WI6cp-OxTfNd6nzZBBSwMgnRa25DUg8U...

[Modificato da wheaton80 06/07/2019 17:49]
18/07/2019 03:26
 
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Vola l’export, e per fortuna che “non siamo competitivi”

Oggi siamo alla rubrica “strano, ma vero”. L’Italietta, quella del debito pubblico insostenibile e delle riforme strutturali da fare per “essere competitivi”, ha superato come tasso di crescita dell’export la Cina. Rispettivamente +4% nei primi 5 mesi di quest’anno dell’Italia contro +3,9% della Cina. Poco fa sono usciti i dati: si stimava un surplus di 2,2 miliardi, il dato reale è 5,3 miliardi; mentre quello dell’UE, stranamente, visto che abbiamo a che fare con i campioni del mercantilismo, Olanda e Germania, che passa da 0,9 miliardi a 2,2 miliardi. Nei primi 5 mesi il surplus passa da 13,3 miliardi del 2018 ai 16,4 miliardi del 2019. Il surplus, al netto dell’energia, passa da 29 a 33 miliardi. Ebbene, data la vulgata per cui “non si è competitivi”, la settimana scorsa è uscito un dato dell’UNCTAD: l’Italia è il quinto Paese al mondo per surplus commerciale, con 107 miliardi di dollari. A quanto pare quest’anno andrà ancora meglio, con riflessi sulla bilancia dei pagamenti (il dato di maggio uscirà domani sul sito di Bankitalia), sulla posizione finanziaria estera netta, quasi in pareggio, come abbiamo rilevato qualche giorno fa, e con un surplus dei redditi primari e della bilancia turistica ancora in aumento.

Morale: viviamo molto al di sotto delle nostre possibilità. Per citare qualche dato: a maggio il settore farmaceutico ha avuto +49% di export. Mancano farmaci in tutto il mondo, specie in USA e Europa, e in più i prezzi italiani, a parità di prestazione, sono inferiori del 25%. Ne beneficia il Lazio, hub nazionale della farmaceutica, che nei primi mesi del 2019 ha avuto un boom dell’export del 15%, ma anche Toscana e Campania, dove vi sono siti produttivi di livello europeo. E poi: boom di tessile e pelletteria (al servizio dei possidenti mondiali), dei macchinari (dove le performance da diversi anni superano quelle tedesche), e agroalimentare. La favola che “non siamo competitivi” serve solo a continuare a tener bassi i salari e precarizzare ancor di più il mercato del lavoro. Di queste performance non ne parlano i media mainstream, altrimenti vedresti i forconi nelle strade. Siamo diventati la Germania dell’Ovest del sud Europa, senza però avere il suo welfare. Un giorno dovremmo presentare il conto.

Pasquale Cicalese
16 Luglio 2019
contropiano.org/news/news-economia/2019/07/16/vola-lexport-e-per-fortuna-che-non-siamo-competitivi-0117382?fbclid=IwAR1XON16b3_MLOy8eS4NO0xqJF0ZWyca2sO9NZCt-wY7qi3WE07...
20/07/2019 18:04
 
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La legge sul ‘Codice Rosso’ è stata approvata dal Senato

Con 197 voti a favore, nessun contrario e 47 astensioni, il Senato ha approvato il DDL cosiddetto ‘Codice Rosso’ contro la violenza sulle donne. Non essendo state apportate modifiche rispetto al testo trasmesso dalla Camera, il via libera del Senato significa approvazione definitiva del provvedimento. I voti favorevoli sono giunti da M5S, Lega, FI, Fratelli d’Italia e Autonomie. Si sono astenuti i senatori del PD e di LEU. Il provvedimento, voluto dai Ministri della Giustizia e della Pubblica Amministrazione Alfonso Bonafede e Giulia Bongiorno, va a modificare il codice penale e altre disposizioni di legge in materia di violenza sulle donne, prevedendo l’obbligo di ascoltare una donna entro 3 giorni dalla denuncia, l’inasprimento delle pene per i reati di violenza sessuale, l’eliminazione delle attenuanti per il femminicidio, l’introduzione di nuovi reati come il “revenge porn” e la deformazione permanente del volto. Il testo si compone di 21 articoli che individuano un catalogo di reati attraverso i quali la violenza domestica e di genere si esercitano. E’ uno strumento pensato e fortemente voluto dal Governo per aiutare le tante donne che quotidianamente sono minacciate e perseguitate da ex compagni, mariti, o semplicemente da conoscenti, in un Paese in cui i dati parlano di una vittima ogni 72 ore. “Il nuovo pacchetto di norme rappresenta un miracolo”, ha commentato il Ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno. “Le donne ora”, sottolinea ancora Bongiorno, “potranno chiedere e ottenere giustizia entro tre giorni”. Per il Guardasigilli Alfonso Bonafede, “lo Stato dà una risposta molto forte: dice ad alta voce che le donne in Italia non si toccano”. Critiche le opposizioni, inconsistenti e poco produttive anche in questo campo durante le rispettive lunghe stagioni di governo. Forza Italia parla di “un piccolo passo avanti”, per il PD è addirittura solo uno “spot pubblicitario”.

Ernesto Ferrante
19 Luglio 2019
www.opinione-pubblica.com/la-legge-sul-codice-rosso-e-stata-approvata-dal-senato/?fbclid=IwAR16dEFudQRNbLltGv1gkekN2Wu6MoXbSjaczdlLrgojVNTU7cn...
03/08/2019 01:46
 
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I primi effetti positivi del reddito di cittadinanza sull'economia italiana

Sembra che il reddito di cittadinanza stia avendo i primi effetti. Partito alla fine di aprile, le vendite al dettaglio a maggio non ne risentirono forse perché i percettori dovevano pagare bollette e affitti arretrati o togliersi qualche debito. A giugno invece, inaspettatamente, visto che davano le vendite al dettaglio in crescita su anno dello 0.2% e su mese dello 0.4%, sono cresciuti rispettivamente dell' 1.3% su anno e di ben 1.9% su mese. Mentre su anno i beni alimentari crescono dello 0.5%, su mese crescono di ben 1.6%. Sembra che i percettori abbiano preferito telefonini e scarpe, entrambe cresciuti molto. Ma è molto probabile che i percettori stiano ancora coprendo in parte spese e debiti arretrati, quindi l' effetto maggiore potrebbe aversi nel prossimo anno. Nel dato del commercio incide, inoltre, anche l'aumento dell'occupazione a tempo indeterminato grazie al cosiddetto Decreto Dignità. Certo che in Italia, da più di 20 anni, siamo in presenza di una diffusa povertà salariale, specie al sud, altrimenti non si spiegherebbe perché questo Paese sia l' unico, assieme alla Grecia, ad avere a distanza di 11 anni dalla crisi mondiale del 2008, indici dei consumi che non hanno recuperato livelli precedenti. Dal pubblico impiego ai tessili, dai metalmeccanici ai bancari, le tornate contrattuali in questi anni si sono risolte con un quasi niente. Oltre a mancare la politica, manca in questo Paese un sindacato con forte radicamento nazionale che porti avanti le istanze dei salariati. Altrimenti non se ne esce.

Pasquale Cicalese
02/08/2019
www.lantidiplomatico.it/dettnews-i_primi_effetti_positivi_del_reddito_di_cittadinanza_sulleconomia_italiana/29785_29825/?fbclid=IwAR3hzQEqgRS_88tLL7gzUadaU_nE_hrckTbY5J5fOQ4i5EBXekx...
12/08/2019 20:20
 
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Crisi di governo: Trump e gli USA con Salvini, la Cina no

In primo luogo, sul tavolo troviamo la questione cinese. Sul tema, si erano registrate sensibilità abbastanza differenti in seno alla maggioranza gialloblu, soprattutto dallo scorso marzo, quando il Governo Conte aveva siglato il memorandum d’intesa per accedere al progetto cinese della Nuova Via della Seta. Una mossa che non venne vista troppo di buon occhio oltreatlantico: Washington teme infatti l’espansionismo geopolitico della Repubblica Popolare in Occidente e, in particolare, il Pentagono paventa da tempo rischi militari e di Intelligence in riferimento alla realizzazione di infrastrutture per la rete 5G da parte di Pechino: è in questo senso che vanno d’altronde lette le restrizioni decretate dalla Casa Bianca contro i colossi cinesi del settore come Huawei. In una simile situazione, Matteo Salvini ne approfittò per smarcarsi, quantomeno parzialmente, da quell’intesa, tranquillizzando Washington sul fatto che l’accordo non riguardasse il campo delle telecomunicazioni. Inoltre, per comprovare la propria posizione atlantista, la Lega decise di passare ai fatti, quando, principalmente su input del sottosegretario Giancarlo Giorgetti, Palazzo Chigi approvò un decreto legge per estendere il golden power al 5G: un modo per conferire al governo la facoltà di veto in materia e, conseguentemente, lanciare un messaggio di rassicurazione proprio agli Stati Uniti. Un gesto che, neanche a dirlo, suscitò i malumori di Huawei, secondo cui la norma sarebbe stata discriminatoria, in quanto applicabile soltanto alle aziende extraeuropee. Lamentele in qualche modo ascoltate dal Movimento 5 Stelle: a luglio, il sottosegretario grillino, Vincenzo Santangelo, ha annunciato di non voler “insistere” per convertire quel decreto in legge, rinviando la questione a un disegno di legge complessivo sulla sicurezza cibernetica: una scelta che, viste le lungaggini parlamentari, molti analisti hanno de facto interpretato come la volontà di affossare in via definitiva il decreto. Insomma, il dossier 5G non ha fatto che contribuire a scavare divisioni sempre più profonde in seno all’ormai ex maggioranza gialloblu: una situazione che potrebbe forse annoverarsi tra le cause della presente crisi di governo. Non è del resto un mistero che, soprattutto nell’ultimo anno, la Lega abbia mirato costantemente a proporsi come la principale forza atlantista nell’attuale scacchiere politico italiano.

Non solo Matteo Salvini ha sempre ostentato una profonda ammirazione per Donald Trump ma questa convergenza è stata altresì formalmente sancita dal viaggio che il leader del Carroccio ha effettuato, lo scorso giugno, a Washington, dove ha incontrato, tra gli altri, il vicepresidente americano, Mike Pence, e il Segretario di Stato, Mike Pompeo. Con quella visita, frutto in buona parte del lavoro diplomatico di Giorgetti, la Lega è riuscita a porsi come interlocutrice privilegiata dell’attuale amministrazione americana, mettendo all’angolo Luigi Di Maio, anche lui per lungo tempo desideroso di trovare una sponda forte con Washington. Un desiderio che è andato tuttavia progressivamente naufragando, in particolare dopo la firma del memorandum con Pechino. Soprattutto da allora, gli Stati Uniti hanno iniziato a nutrire una crescente diffidenza nei confronti del Movimento 5 Stelle. Una diffidenza che è con ogni probabilità aumentata proprio con i recenti sviluppi inerenti alla questione del 5G. Anche perché il braccio di ferro tra la Casa Bianca e Huawei è ben lungi dall’essersi concluso: basti pensare che, appena pochi giorni fa, Trump abbia vietato alle agenzie federali americane di fare affari con il colosso cinese. Segno evidente di come il dossier 5G continuerà a determinare le valutazioni di Washington sulle dinamiche politiche italiane: un fattore di cui la Lega non può ovviamente non tener conto. Ciononostante la Cina non rappresenta l’unico fronte di convergenza tra l’Amministrazione Trump e il Carroccio: un altro elemento di contiguità risulta infatti la comune ostilità nei confronti dell’asse franco-tedesco. Non è un mistero che l’attuale Presidente americano consideri Berlino un’avversaria soprattutto sotto il profilo della politica commerciale, mentre i suoi rapporti con Emmanuel Macron risultano piuttosto tesi su un imprecisato numero di dossier (dall’Iran all’ambiente, passando per la proposta di un esercito europeo). Trump ha quindi tutto l’interesse ad indebolire il sistema di potere che Parigi e Berlino costituiscono. E, per conseguire tale obiettivo, sta da tempo cercando di mettere questo sistema sotto assedio attraverso tre canali distinti ma a loro modo complementari: Boris Johnson in Gran Bretagna, Viktor Orban in Ungheria e Matteo Salvini in Italia. In particolare, agli occhi di Trump, la stretta migratoria attuata dal Viminale nell’ultimo anno ha rappresentato un duro schiaffo alle linee aperturiste invocate in materia da Francia e Germania. Senza poi dimenticare che quella stessa stretta italiana sia servita al Presidente americano per giustificare la propria linea dura in patria (soprattutto nel corso della campagna elettorale per le ultime elezioni di metà mandato). Lo stesso shock fiscale assai spesso invocato da Salvini (una misura che vorrebbe in qualche modo ricalcare la riforma delle tasse approvata dai repubblicani in America nel 2017) viene considerato da Trump un grimaldello per scardinare dall’interno la burocrazia europea a trazione franco-tedesca.

Anche in questo caso, c’è stato un momento in cui il Movimento 5 Stelle, forte di una linea profondamente critica verso Bruxelles, ha cercato di guadagnarsi l’attenzione (e il favore) del Presidente americano. Sennonché, l’aver votato in sostegno della nuova Presidentessa della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, certo non deve aver fatto troppo piacere alla Casa Bianca, che considera (non a torto) questa figura come l’ennesima espressione dell’odiato asse franco-tedesco. Un punto maggiormente controverso riguarda invece la Russia. Se nel corso del viaggio a Washington Salvini ha sposato l’ortodossia americana su dossier come il Venezuela e l’Iran, su Mosca ha continuato ad esprimere una posizione non perfettamente coincidente con quella dei falchi statunitensi, dicendosi favorevole a un’apertura occidentale nei confronti di Mosca. Qualcuno interpreta questa tesi come una sorta di schizofrenia, un voler contraddittoriamente tenere il piede in due scarpe. In realtà, se è vero che una parte dell’establishment di Washington non veda di buon occhio Vladimir Putin, risulta altrettanto indubbio che Trump stia da tempo cercando una distensione geopolitica con il Cremlino. Ecco: è proprio su questa distensione che il governo gialloblu ha puntato e su cui la Lega sta continuando evidentemente a puntare. D’altronde, per quanto non facile, tale strategia di Salvini potrebbe far leva sul sentimento anticinese di Trump, che mira ad aprire al Cremlino proprio per indebolire la convergenza commerciale e geopolitica, verificatasi tra Mosca e Pechino, a partire almeno dal 2014. In questo senso, quello che a prima vista apparirebbe un paradosso anti-atlantista potrebbe in realtà rivelarsi una mossa di piena consonanza con un Presidente americano che continua imperterrito a ritenere di vitale importanza un disgelo verso la Russia. Insomma, da quanto abbiamo visto, è chiaro che al momento la Lega rappresenti la forza politica italiana più vicina alle istanze di Donald Trump. Ed è per questa ragione che, con ogni probabilità, la Casa Bianca potrebbe auspicare delle elezioni rapide, per permettere al Carroccio di sfruttare il consenso registrato nei sondaggi e disporre conseguentemente a Roma di un governo saldamente alleato. Un governo che magari possa includere Giorgia Meloni (anche lei da sempre sostenitrice dell’attuale Presidente americano). Ma un governo, per intenderci, che non ospiti al suo interno elementi ambigui o apertamente ostili all’attuale amministrazione statunitense. Se la Casa Bianca, come abbiamo visto, nutre ormai una certa diffidenza verso il Movimento 5 Stelle, ben difficilmente vorrà vedere una maggioranza con dentro il Partito Democratico, storicamente legato negli Stati Uniti alle galassie clintoniane. E, in tutto questo, Pechino brinda alle ipotesi di governi istituzionali, fondati su vaste coalizioni anti-leghiste.

Stefano Graziosi
12 agosto 2019
www.panorama.it/news/politica/crisi-governo-trump-gli-usa-salvini-la-cina-no/?fbclid=IwAR0jgwqpNXmTgDoE36hB7FQBZ_K5V0Xc2lTZ-Atdh8PdTvZ8zdV...
07/09/2019 00:48
 
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Il reddito di cittadinanza continua a sostenere l'economia italiana

Dopo una lunga pausa estiva, l'ISTAT ha ripreso oggi l'informazione economica comunicando i dati delle vendite al dettaglio di luglio scorso. Ci eravamo lasciati a giugno con una crescita mese su mese dell'1.9%. A luglio, mese su mese, c'è un calo fisiologico dello 0.5%, ma è il dato tendenziale che fa scalpore, quello anno su anno. Infatti era previsto il calo dell'1.3%, ma il dato reale registra una forte crescita, il 2.6% in più. I beni alimentari registrano una crescita del 3.2%, quelli non alimentari del 2.6%. Gli italiani hanno speso maggiormente per informatica e scarpe, + 6.1%, mentre la grande distribuzione ha fatto + 3,2% e i piccoli negozi + 0.9%. Il reddito di cittadinanza, unito al decreto dignità, che ha portato meno flessibilità del lavoro, è il segno più tangibile dell'efficacia della politica di domanda e non dell'offerta. Dati del genere sui consumi non si verificavano da anni. E' uno strumento da difendere perché più universale ed efficace del REI e sostiene le economie territoriali, maggiormente del sud. Bene hanno fatto i grillini a difenderlo presso gli ambigui piddini, che da decenni fanno politiche di elemosina. Il reddito di cittadinaza è la più forte protezione alla flessibilità del lavoro e alla mancanza di lavoro, presente in tutti i Paesi europei. E porta benefici all'economia italiana. Dunque, dopo il forte dato di giugno, anche luglio si conferma con interessanti performance. Insomma, uno strumento da difendere.

Pasquale Cicalese
06/09/2019
www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_reddito_di_cittadinanza_continua_a_sostenere_leconomia_italiana/29785_30469/?fbclid=IwAR3EaXrTq2BQzwwwUz3_Bmc1YEoDU97hAAekUSMEoPoWVRJToy7...
13/09/2019 15:23
 
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Il Decreto Dignità continua a sorprendere anche i critici

L’ISTAT oggi ci dice che nel secondo trimestre del 2019 si contano ben 130mila occupati in più rispetto al trimestre precedente. Il lavoro cresce, soprattutto per quanto riguarda i posti di lavoro a tempo indeterminato: si registrano 97mila dipendenti stabili in più. La differenza si riscontra anche rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso: 112 mila dipendenti stabili in più a fronte del calo di quelli a termine (-15mila). E cala il tasso di disoccupazione al 9,9%: inferiore sia rispetto al trimestre precedente che in confronto ad un anno prima. Non sono numeri casuali, come vorrebbe far credere qualcuno, ma la dimostrazione numerica di quanto abbiamo detto fin dall’approvazione del Decreto Dignità. Non è assolutamente vero che più diritti e stabilità per i lavoratori portano a maggiore disoccupazione. Nonostante un rallentamento economico diffuso, che ha colpito anche il nostro Paese, i lavoratori stabili continuano ad aumentare e persino i livelli occupazionali stanno reggendo. Immaginatevi cosa può produrre il Decreto Dignità se l’economia italiana ripartisse con un piano di investimenti produttivi.

È quello che proveremo a realizzare già dalla Legge di Bilancio dei prossimi mesi. Dignità è stata la parola chiave di questo anno intenso al Ministero del Lavoro. E così è arrivata finalmente una stretta alla precarizzazione selvaggia, il Reddito e la Pensione di Cittadinanza, Quota 100 e Opzione Donna, è stata reintrodotta la cassa integrazione per cessazione ed è iniziata la riforma dei centri per l’impiego con l’assunzione dei primi navigator. Naturalmente non ci fermeremo. Il Ministero del Lavoro è ancora in buonissime mani, con a capo la nostra Nunzia Catalfo. Altri grandi obiettivi per i lavoratori e le imprese ci aspettano: il Salario Minimo Orario, una seria riduzione del cuneo fiscale, l’introduzione della parità di genere nelle retribuzioni e un potenziamento del Reddito e della Pensione di Cittadinanza. Il Lavoro è la nostra stella polare. Faremo di tutto, per i lavoratori e per le imprese che li assumono, perché i sacrifici immensi degli ultimi dieci anni diventino presto solo un brutto ricordo.

13 settembre 2019
www.ilblogdellestelle.it/2019/09/il-decreto-dignita-continua-a-sorprendere-anche-i-critici.html?fbclid=IwAR0Z8X0SkfurP3W9wvJCcPjEhhJa6Ms5qbmXiNNh2Rjd47l5jro...
03/11/2019 20:00
 
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I riders da oggi sono lavoratori come tutti gli altri

Ho aspettato la firma del Capo dello Stato per parlare. Ma adesso più che mai sento l’esigenza di dirvi una cosa importante. Da Ministro del Lavoro del precedente Governo, il giorno del mio insediamento, il 5 giugno 2018, avevo invitato al Ministero i giovani riders che tramite una app ogni giorno in bici portano cibo a casa degli italiani. E spesso per le carenti condizioni di sicurezza delle nostre strade rischiano addirittura la vita. Non avevano un minimo orario, non avevano tutele assicurative, non avevano rimborsi spese, non avevano tutela pensionistica e non avevano neanche un datore di lavoro. Erano schiavi di un software che in base al punteggio li faceva lavorare di più o di meno, senza orari. Da oggi sono lavoratori con le stesse tutele di un lavoratore dipendente. Non dipenderanno più dal punteggio del software, avranno tutele assicurative e pensionistiche, rimborsi spese e un minimo orario garantito. Il Decreto Legge RIDERS è stato l’ultimo provvedimento che ho firmato da Ministro del Lavoro, prima della caduta del precedente Governo. Da oggi è Legge. E per questo ringrazio il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, la Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e tutta la struttura del suo Ministero per averne assicurato il percorso di conversione.

È la prima legge in Europa che garantisce diritti di questo tipo. Ci sono sempre più “riders” in ogni categoria, giovani e meno giovani senza orario di lavoro, persone senza “diritto alla disconnessione”, lavoratori che pur di lavorare sono disposti a non guadagnare, operai ricattati di essere sostituiti con una macchina, se non abbassano le loro pretese. Dopo il Decreto Dignità e il Decreto Riders, dobbiamo andare avanti come Governo nella tutela delle persone che lavorano, come nel caso delle partite IVA e dei lavoratori dipendenti degli esercizi commerciali che, a causa delle liberalizzazioni, sono sprofondati nella giungla degli orari di apertura e chiusura, cercando invano di battere i centri commerciali, rimanendo aperti 12 ore al giorno e 7 giorni su 7. A loro e a tutti coloro che se la passano male di questi tempi, dedico il Decreto Riders. Buon lavoro a tutti i riders d’Italia, questa legge è il frutto di anni di vostre battaglie. Non avremo fatto tutto subito. Ma un pò alla volta faremo tutto quello che abbiamo promesso.

Luigi Di Maio
3 novembre 2019
www.ilblogdellestelle.it/2019/11/i-riders-da-oggi-sono-lavoratori-come-tutti-gli-altri.html?fbclid=IwAR1TN9fHfaAU1vpHIYs5Eg6wyqTC0nGSv9JPIdeeZDLpCBU__oc...
04/12/2019 23:59
 
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Melegatti rilancia dopo la crisi: 150 assunzioni e a Natale riporta in tavola il pandoro

A due anni dall’interruzione della produzione, la Melegatti di San Giovanni Lupatoto, in provincia di Verona, torna a sfornare il pandoro. Il più bello dei regali di Natale per i 50 dipendenti a tempo indeterminato e i 150 a termine che hanno ricominciato a lavorare nello stabilimento. Due anni fa la crisi dello storico marchio alimentare (il pandoro è stato «inventato» da Domenico Melegatti a Verona nel 1894, 125 anni fa) aveva creato un’onda di solidarietà sui social. Dopo diverse manifestazioni di interesse poi finite nel nulla, ad acquisire il marchio dal fallimento è stato nel settembre dell’anno scorso Roberto Spezzapria, imprenditore già attivo in Veneto in un diverso settore: quello della forgiatura dei metalli. Presidente di Melegatti 1894 è il figlio di Roberto, Giacomo Spezzapria, giustamente orgoglioso della ripartenza:“Sfornare prodotti di qualità e creare posti di lavoro sono per noi la massima prerogativa”.

La ripartenza della produzione è accompagnata da un investimento in pubblicità. Il primo dicembre Melegatti torna in televisione (con gli spot firmati Armando Testa), nel digital e nei social. Per quanto riguarda la distribuzione, la nuova Melegatti ha attivato un portale per l’e-commerce. Certo, l’azienda è ripartita ma la strada da fare per completare il rilancio è ancora tanta. Anche perché il settore è altamente competitivo. E i concorrenti, da Bauli a Paluani, da Maina a Dal Colle, hanno diversificato con prodotti vendibili tutto l’anno. Melegatti tra l’altro deve decidere cosa fare di un secondo stabilimento a San Martino Buon Albergo (Verona), che la vecchia gestione aveva attrezzato per la produzione continuativa senza però mai utilizzarlo.

Rita Querzè
02 dicembre 2019
www.corriere.it/economia/aziende/19_dicembre_02/melegatti-rilancia-la-crisi-150-assunzioni-natale-riporta-tavola-pandoro-37918adc-12ea-11ea-a22b-06632cab1850.shtml?fbclid=IwAR1MUDucMcMsW-5a8xQErsD0bGFwYLY8vbcKVUpDg6uSWvgoDgG...
18/12/2019 15:04
 
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Pisa. Vince la lotta esemplare dei lavoratori dell’Igiene Ambientale

Abbiamo vinto!! La lotta esemplare dei lavoratori dell’Igiene Ambientale ottiene il massimo dei risultati grazie a tre anni di scioperi e mobilitazioni. La lotta dei lavoratori di AVR ATI E GEECO e il suo risultato vittorioso sono il frutto di un impegno diretto e “solitario” dell’Unione Sindacale di Base, durato tre anni, durante i quali i lavoratori sono stati sottoposti ad enormi sacrifici, in termini economici, di fatica fisica e psicologica, per ottenere dei diritti elementari come un contratto uguale per uguali mansioni, parità di salario a parità di lavoro e l’adeguatezza dei mezzi e degli ambienti di lavoro. 13 scioperi, presidi davanti alla Geofor e ai comuni di Pisa e provincia, tante manifestazioni. Se non ci fosse stato questo impegno oggi non avremmo ottenuto un risultato così importante. Nell’agosto 2016, quando partimmo con la lotta dei lavoratori CFT passati ad AVR con un pessimo accordo, che prevedeva il multiservizi e il jobs act e che inoltre metteva i lavoratori in mano ad una azienda con mezzi di lavoro inadeguati, senza spogliatoi e con molte altre carenze infrastrutturali, nessuno si sarebbe immaginato l’epilogo di oggi. Nessuno lo credeva possibile, perché l’accordo, come accade da troppi anni in ogni settore lavorativo, era siglato da CGIL CISL e UIL e veniva venduto come “buono”, pur stabilendo per legge non solo una differenza salariale con i lavoratori dell’appaltante Geofor ma anche con i lavoratori già presenti in AVR, sancendo la legittimità di stesso lavoro con diverso salario e diversi diritti.

Da troppo tempo in questo Paese il sistema degli appalti all’interno dei servizi pubblici determina: sfruttamento dei lavoratori, peggioramento del servizio per i cittadini, aumento delle tariffe, spreco di denaro pubblico, dalla sanità alla scuola, alla gestione delle autostrade e dei viadotti, degli aeroporti e così via. L’USB da sempre combatte la privatizzazione e l’esternalizzazione dei servizi pubblici, mettendo in evidenza la responsabilità diretta dell’Unione Europea, attraverso le sue ‘raccomandazioni’, che impongono la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali, perché l’obiettivo esclusivo è la creazione di un ambiente favorevole al mercato, contro lavoratori, cittadini e ambiente. Recentemente abbiamo vinto, dopo 20 anni, la lotta esemplare dei lavorati precari ex LSU ATA, che oggi diventano lavoratori pubblici. Quella di Pisa è un’altra lotta esemplare, perché rompe un sistema che sembra ormai l’unico possibile: esternalizzazioni, privatizzazioni, appalti e subappalti. La lotta dei lavoratori AVR, GEECO e ATI ristabilisce il principio della reinternalizzazione come unica strada per garantire un adeguato servizio pubblico e il rispetto dei diritti dei lavoratori.

USB Pisa
17 dicembre 2019
contropiano.org/news/lavoro-conflitto-news/2019/12/17/pisa-vince-la-lotta-esemplare-dei-lavoratori-delligiene-ambientale-0122068?fbclid=IwAR3S3xe60LrsDRQPj-UVk247s71EzCBZoEjajzI5WaUzgB8O74G...
[Modificato da wheaton80 18/12/2019 15:06]
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Dati ISTAT, continua la marcia trionfale della nostra Bilancia Commerciale

Ieri l'ISTAT ha divulgato i dati sulla nostra bilancia commerciale aggiornata al mese di ottobre 2019. Possiamo dire senza tema di essere smentiti che siamo di fronte ad una vera e propria marcia trionfale delle nostre aziende esportatrici, che evidentemente sono aggressive e assolutamente competitive a livello mondiale. A livello congiunturale (ovvero raffrontando il dato su quello del mese precedente) le esportazioni sono aumentate dello 0,7% sui mercati UE e del 6,1% sui mercati extra UE. Su base annua, e dunque a livello tendenziale, l'aumento dell'export è pari al 4,3%, trainato dal fortissimo exploit sui mercati extra UE (+ 8,3%). Dal punto di vista delle importazioni invece si rileva una diminuzione del 2,3% a livello congiunturale e del 5,8% su base annua (dato tendenziale). Il contemporaneo aumento delle esportazioni e della diminuzione delle importazioni (dovuto ovviamente a politiche economiche improntate all'austerità e alla conseguente compressione dei consumi interni) comporta un saldo della bilancia commerciale a livello congiunturale pari a + 8.057 miliardi di euro e nei primi dieci mesi dell'anno pari ad un surplus mostruoso di ben 43.038 miliardi di euro.

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Non è azzardato dire che siamo una Nazione che vive al di sotto (e di molto) delle sue possibilità, che ormai accumula surplus di bilancia commerciale "alla tedesca". Dunque conseguentemente siamo una Nazione che risparmia molto e che consuma molto al di sotto a ciò che i conti e i rapporti con l'estero le permetterebbero. Attendiamo a questo punto l'aggregazione con le altre poste dei conti con l'estero (redditi primari, secondari, ecc... ) per vedere il saldo delle partite correnti. Ma appare evidente che continuiamo a marciare a tappe forzate verso ulteriori record di surplus di partite correnti e verso il pareggio del NIIP (Net International Investment Position; posizione finanziaria netta).

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Inutile ricordare che un sistema-Paese con posizione finanziaria netta in pareggio e con forte surplus di Bilancia Commerciale e di Saldo delle Partite Correnti è un Paese solvibile ed inaffondabile e che il focus truffaldino sul livello del debito pubblico è assolutamente fuorviante, perché non tiene conto che avendo un NIIP positivo significa che esso è debito detenuto da cittadini o comunque facilmente riacquistabile con risorse interne: dunque ciò significa che è un debito nei confronti di noi stessi. Ma i soloni dell'UE fanno finta di non vedere e non capire questa correlazione per motivi ideologici ("affamare la bestia") e per costringere il Paese ad ulteriori dosi di chemioausterità inutile ed insensata, con il risultato di frenare lo sviluppo interno di un concorrente e con il malcelato intento di costringere i redditi figli del surplus a finanziare Paesi evidentemente "figli di un Dio Maggiore" (ogni riferimento a Francia, Germania e Olanda non è casuale). E così assistiamo al paradosso di rappresentanti di Paesi con i conti con l'estero completamente sfasciati, e dunque dipendenti dai capitali esteri, che fanno la morale a Paesi come l'Italia in perfetto equilibrio dei conti (ogni riferimento a Dombrovskis è assolutamente voluto). Così va la vita nell'Universo Orwelliano Europeo.

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Giuseppe Masala
18/12/2019
www.lantidiplomatico.it/dettnews-dati_istat_continua_la_marcia_trionfale_della_nostra_bilancia_commerciale/29296_32214/?fbclid=IwAR3wRzMmJKq_yy1ZGCVKG5mkki3yEEKJ9i3bXRAi-dDI6Hyk-Q-...
[Modificato da wheaton80 22/12/2019 18:26]
12/03/2020 01:17
 
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L'esercito neoliberale in affanno

Con la crisi del parlamentarismo e la fine dei partiti tradizionali si è formata in Italia una melassa antipolitica, apparentemente "in", perbene, al passo coi tempi, che agisce soprattutto sui social media. Giornalisti affiliati a quotidiani liberal che non legge più nessuno, scrittori da strapazzo, docenti universitari con qualche comparsata televisiva alle spalle, starlette della musica, del cinema e del teatro senza arte né parte: da tempo questo esercito di influencer più o meno accreditati partecipa attivamente al discorso politico per promuovere la propria immagine. In questa comitiva di borghesucci, donne in carriera, rampolli dell'Italia bene non manca anche qualche politico, ma in generale si tratta di influencer con agganci più o meno forti con associazioni, case editrici, giornali, centri studi, gruppi di potere, consorterie a loro volta dipendenti da grandi cordate economico-finanziarie. La loro funzione è quella di imporre stili e modi di comportamento improntati all'ideologia neoliberale per mezzo di posture vagamente intellettuali, tendenze cosmopolite, suggestioni liberal. Instagram e Twitter sono le loro piattaforme predilette. La loro comunicazione è comunque autogestita, ma solo apparentemente libera perché è finalizzata all'autoproduzione e alla personale ascesa sociale.

In base alla capacità e ai contenuti che questi influencer sono in grado di trasmettere si aprono per loro nuove possibilità di guadagnare una pubblicazione importante, un articolo su qualche rivista, un'intervista, un'apparizione da Fazio o dalla Gruber, o ancora un invito a qualche evento riservato e soprattutto frequentato da quel mondo che conta. E che all'occorrenza paga. Con la crisi prodotta dall'epidemia, questo mondo, apparentemente solido, sta entrando in crisi. L'elemento ideologico neoliberale che lo teneva insieme è in affanno: l'antistatalismo feroce, l'interclassismo, l'esaltazione della politica estemporanea, leggera e disimpegnata (vedi alla voce Sardine), la trasfigurazione del discorso politico in gesto estetico, in posa acchiappa like, tutta questa roba rischia di non funzionare più. I loro post stonano con l'attuale contesto. Le loro foto sono ora fuori posto, troppo lontane dal Paese reale. Basta scorrere le pagine di Twitter per assistere a una vera e propria crisi di nervi di queste figure non abbastanza note per essere VIP, ma sufficientemente influenti per formare insieme un esercito che sino a ieri distribuiva dal basso quotidiane pillole di ideologia neoliberale. Di fronte però alla richiesta di protezione da parte dei cittadini, ovvero la richiesta di più Stato, più intervento pubblico, questo mondo non sa più come reagire.

Tanto per fare qualche esempio, la scrittrice di casa Einaudi, Fuani Marino, qualche giorno fa invitava a fottersene della salute degli ultrasettantenni; la seguiva la giornalista di Repubblica Guia Soncini, in un attacco al sistema sanitario nazionale, a suo avviso inadeguato: se si pagasse per andare in ospedale ci sarebbero, secondo lei, meno malati. Non manca nemmeno Fedez, già punto di riferimento politico-culturale di Repubblica, che insieme alla compagna ha donato 100mila euro al San Raffaele, ospedale privato diretta emanazione dei grandi potentati che hanno distrutto la sanità lombarda: fare buone azioni sì, ma solo se sono anche un investimento in amicizie importanti. Si potrebbero fare lunghe liste di queste figure che ambiscono a far parte dello star system televisivo e mediatico. Si tratta di un esercito di influencer, a cui non di rado si associano persino dei politici.

È di oggi ad esempio l'attacco infame di Giorgio Gori, che denunciava l'abbandono da parte dei medici pubblici dei malati più gravi, lasciati morire senza cure. Si tratta ovviamente di falsità, lanciate disperatamente per contrastare l'inattesa avanzata delle idee che ora promuovono più Stato, più sanità pubblica, più solidarietà e meno individualismo. Badate, non c'è nessun complotto, non c'è una coordinazione. Si tratta di un sistema che si autoregola e che coinvolge soprattutto figure medie del mondo dei social, in molti casi solo alla ricerca di qualche strapuntino, di qualche posto al sole in un giornale, una casa editrice, un programma televisivo. Questo esercito agisce dal basso seguendo non direttive sui contenuti, ma sul loro messaggio ideologico. Non ci vorrebbe nulla per spazzarlo via. Basterebbe la politica, quella vera. Quella che non rinuncia alle prospettive culturali concrete, come ad esempio quella per un nuovo socialismo.

Paolo Desogus
11/03/2020
www.lantidiplomatico.it/dettnews-lesercito_neoliberale_in_affanno/33397_33560/?fbclid=IwAR2fhBL_lZF2Ak0HUlle86t1OYa-CYmSpb_2fUDcl33gdiT5h3n...
13/04/2020 20:31
 
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05/05/2020 01:03
 
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Italia fa causa a Cina e OMS per 100 miliardi e partecipa a Class Action! Conte indagato da 140 procure?

www.youtube.com/watch?v=cyJj8cIugEg

[Modificato da wheaton80 05/05/2020 01:03]
29/05/2020 00:52
 
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Si dimettono Presidente e Segretario, ANM nella bufera



Dopo quasi 10 ore di Comitato Direttivo Centrale, hanno rassegnato le dimissioni il Presidente dell'ANM, Luca Poniz, e il Segretario Generale, Giuliano Caputo. All'ordine del giorno c'era la mozione con la quale magistratura indipendente chiedeva l'anticipo a luglio delle elezioni del Comitato (fissate per il 18, 19 e 20 ottobre prossimi dopo il primo rinvio legato all'emergenza coronavirus), motivandolo con la pubblicazione di alcune conversazioni del 'caso Palamara' che avrebbero di fatto delegittimato la Giunta coinvolgendo alcuni suoi componenti. La discussione è andata avanti a lungo e ha visto emergere posizioni sempre più distanti, con la decisione degli interi gruppi di Area (di cui fa parte Poniz) e di Unicost (di cui fa parte Caputo) di uscire dalla Giunta. Nella votazione finale l'anticipo delle elezioni è stato respinto (19 no, 7 sì e 8 astenuti) mentre il CDC è stato aggiornato a lunedì 25 maggio alle 19.

23 maggio 2020
www.agi.it/cronaca/news/2020-05-23/anm-dimissioni-poniz-caso-palamara-...
[Modificato da wheaton80 29/05/2020 00:54]
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