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Auto ad acqua ultima generazione

Ultimo Aggiornamento: 05/12/2021 11:31
11/02/2013 01:01
 
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La tecnologia dell’automobile ad acqua è ormai matura, con risultati di efficienza incredibili: 5 litri d’acqua per 5000 km! Verificate direttamente visitando il sito www.hydromoving.com che illustra una realizzazione funzionante ad altissime prestazioni dovuta all’ing. Lorenzo Errico. Una soluzione straordinaria per gestire il transitorio con adattamenti e retrofit a costi accettabili del parco vetture esistente abbattendo l’inquinamento ed affrancandosi dalla schiavitù del petrolio, fino all’affermazione commerciale di ulteriori forme di free energy. Le vie concrete per uscire dalla disastrosa situazione attuale sembrano moltiplicarsi ogni giorno che passa. Se L’ing. Errico ottiene un finanziamento in breve tempo sarà possibile sviluppare un kit con cui trasformare la nostra vettura con la tecnologia Hydromoving di alimentazione ad acqua.

www.youtube.com/watch?v=dJUjLnUevds&feature=player_embedded

Jervé
4 febbraio 2013
www.iconicon.it/blog/2013/02/auto-ad-acqua-ultima-gene...
05/10/2013 00:47
 
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Ecomobilità, consorzio di imprenditori sardi produrrà l’auto ad aria compressa
Il veicolo, ideato dall’ingegnere francese Cyril Guy Nègre, si chiama AirPod e promette di percorrere 100 km con un euro ed emissioni zero. Dopo una serie di fallimenti legati al confort e alla sicurezza, il particolare tipo di tecnologia prova a rivoluzionare il mercato dell'auto



Sarà prodotta in Sardegna, e precisamente a Bolotana (Nuoro), l’auto ad aria compressa ideata dall’ingegnere francese Cyril Guy Nègre. Si chiama AirPod e promette di percorrere 100 km con un euro ed emissioni zero. La produrrà per la prima volta in Europa un consorzio di imprenditori sardi, riuniti sotto l’insegna Air Mobility Consortium, che hanno acquistato la licenza dalla MDI, la compagnia fondata da Nègre con sede in Lussemburgo. Stando alle prime dichiarazioni la produzione impiegherà inizialmente circa 30 operai. L’auto, definita dai suoi costruttori come la soluzione ecologica alla crisi, per i suoi ridottissimi consumi, è stata presentata al salone di Ginevra nel 2009.

E’ un’auto leggerissima, costruita attorno ad un telaio in fibra di vetro, che si ricarica in pochi minuti (a differenza delle ore necessarie per una macchina elettrica) e si guida con un joystick. Ha emissioni molto limitate o pari a zero e una velocità massima di 80 Km/h. Prezzi contenuti (tra i 6mila e i 7mila euro) e un’autonomia di 120 km in modalità mono energy, ossia solo con aria compressa, e di 300 km con il motore dual energy, ossia con il riscaldamento dell’aria. A Cagliari l’hanno vista per la prima volta nel 2012, in anteprima nazionale, con la partecipazione del presidente di Confindustria Sardegna Alberto Scanu e di Piergiorgio Massida, presidente dell’autorità portuale di Cagliari ed ex senatore Pdl, che sono tra i sostenitori dell’iniziativa industriale. La storia della AirPod arriva da lontano ed è costellata da grandi entusiasmi come da clamorosi flop.

Guy Nègre ha iniziato a parlare di auto ad aria compressa già negli anni Novanta, ma la produzione di modelli da mettere in commercio, più volte annunciata, è stata più volte rimandata. C’è un precedente. Nel 2001 Nègre presentò al Motorshow di Bologna “Eolo”, una vettura ad aria compressa che prometteva di rivoluzionare la circolazione cittadina ma che, nonostante gli entusiasmi e i primi investimenti industriali, non venne mai prodotta. La tecnologia ad aria compressa presenta infatti diversi problemi, come la creazione di ghiaccio all’interno del motore, conseguenza dell’acqua contenuta nell’aria. E altri sono legati alla sicurezza, alla resa e al confort complessivo. Eppure l’idea resta interessante, al punto che nel 2007 il colosso Tata Motor ha comprato dalla MDI l’esclusiva per l’utilizzo di questa tecnologia in India. L’ingegnere adesso ci riprova, in Europa, a partire dalla Sardegna.

Elena Ciccarello
2 ottobre 2013
www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/02/ecomobilita-consorzio-di-imprenditori-sardi-produrra-lauto-ad-aria-compressa...
18/10/2013 14:37
 
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L’auto che funziona ad acqua

Un’auto che funzioni ad acqua e che emetta vapore acqueo dal tubo di scappamento? Sembra essere realtà grazie alla tecnologia sviluppata e brevettata da Lorenzo Errico denominata HydroMoving H2O Energy. In base a questa tecnologia, le molecole d’acqua vengono separate in una miscela gassosa di Idrogeno e Ossigeno che esplode velocemente a circa 530°C o ad alta pressione. Il metodo, già conosciuto nei suoi fondamenti (vedi progetti di Stanley Meyer), è stato sviluppato da Lorenzo con una originale reinterpretazione dell’alimentazione delle celle, certificata dall’Ufficio Internazionale Brevetti di Monaco di Baviera. In pratica, il sistema impiegato richiede bassissima energia per la dissociazione delle molecole di H2O, permettendo di abbattere notevolmente i consumi di energia elettrica e quindi i consumi di carburante nonché le emissioni nocive. L’obiettivo di Lorenzo è trovare il modo di industrializzare questa tecnologia e commercializzarla, così da abbattere i costi di realizzazione dell’auto e renderla accessibile a tutti. Qui sotto due video che ci mostrano più da vicino la tecnologia HydroMoving H2O Energy.





nonsoloanima.tv/redazione/2013/10/11/152-lauto-che-funziona-a...
08/11/2013 01:58
 
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Energia: dall'Italia parte la rivoluzione verde

LONDRA (WSI) - Al contrario di quello che si dice sull'incapacità dell'Italia di competere su scala globale, un conglomerato di aziende internazionale ha scelto il nostro paese per aprire uno stabilimento dove è stato raggiunto un risultato "rivoluzionario" nel settore energetico. È stata dimostrata l'efficacità di una nuova tecnologia, che potrebbe portare a una "rivoluzione verde". Come? Offrendo all'uomo un nuovo tipo di biocarburanti meno inquinanti e facilmente riproducibili. I carburanti "amici dell'ambiente" di seconda generazione potrebbero riuscire nell'impresa di ridurre le emissioni di gas serra nel pianeta e al contempo far fruttare alle aziende coinvolte un sacco di quattrini. L'idea è utilizzare rifiuti agricoli organici per creare benzina. La tecnologia, che ha appena incominciato essere messa in pratica e prodotta su scala commerciale, potrebbe rivelarsi pioniera nel settore dei biocarburanti, cambiando per sempre il business dell'energia verde. "Trasformeremo i rifiuti agricoli in milioni di litri di biocarburante a basse emissioni serra, dimostrando che l'etanolo cellulosico non è più un sogno distante", ha detto al Financial Times l'équipe istallatasi nel nord d'Italia. L'impianto aperto a Torino è il primo del suo genere e consente di trasformare i rifiuti organici in bioetanolo. Lo stabilimento è nato grazie agli sforzi di Beta Renewables e Novozymes. Al sarà in grado di produrre per il mercato europeo 75 milioni di litri di bioetanolo l'anno. Anche detto "ceetol", il bioetanolo in questione viene prodotto dai resti di legno, erba e delle parti non commestibili delle piante. Uno dei benefici principali è che consente di ridurre le emissioni di gas serra dell'85% rispetto alla benzina tradizionale. La produzione di etanolo cellulosico, poi, potrebbe avere anche un impatto negli equilibri tra primario e secondario, finendo per alimentare la crescita economica delle regioni più rurali, l'apertura di nuovi mercati agli agricoltori in tempi di crisi e far crescere l'utilizzo dell'energia rinnovabile nel mondo.

07 novembre 2013
www.wallstreetitalia.com/article/1640915/energia/energia-dall-italia-parte-la-rivoluzione-ve...
13/11/2013 03:13
 
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Arriva il motore alimentato a urina. La soluzione contro il caro-benzina?

La materia prima è a costo zero. E per fare il pieno non c’è bisogno di cercare una stazione di servizio: basta bere un po’ di quell’acqua che “stimola la diuresi” e fermarsi un attimo in una piazzola di sosta. La soluzione al caro benzina è un motore alimentato a urina. Sì, proprio così: l’idea (già sperimentata con successo) è di un ricercatore sardo che ha anche lavorato per la Fiat. Lui si chiama Franco Lisci e il suo motore a basso impatto ambientale ha ottenuto il supporto dell’Università di Sassari e persino l’approvazione di osservatori attenti come quelli di Legambiente. I motori creati dall’imprenditore sardo, originario di Gonnosfanadiga, sono due ed entrambi rispettano alla lettera tutte le norme in materia. Uno è destinato ai mezzi di trasporto, l’altro è più utile per gli usi domestici: per alimentare la luce ma anche per far funzionare la lavatrice, lo scaldabagno o la lavastoviglie. Con i suoi ultimi accorgimenti Franco Lisci è riuscito ad annullare i problemi che finora avevano impedito l’utilizzo di un motore alimentato dall’urina. Uno dei tanti, la formazione di una condensa e di troppe particelle inquinanti, è stato risolto con l’ impiego di un filtro specifico in pura lana di pecora. Rigorosamente sarda, giusto per rendere ancora più caratteristico il progetto del motore a basso impatto ideato nell’isola. Sulla svolta verde, anzi gialla, Franco Lisci è disposto a scommettere: «L’energia prodotta dall’impianto a urina è adatta non solo per i consumi domestici ma anche per i motori di automobili, camion e barche che potrebbero così sostituire la benzina e gli altri carburanti. Per lo Stato italiano questo uso è illegale, mentre è consentito l’uso di additivi - spiega l’imprenditore sardo - Per questo infatti abbiamo realizzato i trasformatori che consentono di usare l’urina come additivo nel motore delle automobili. I risultati sono più che incoraggianti: su un’auto a benzina c’è un risparmio del 35 per cento, su una a gasolio del 60 e dell’80 per un mezzo a gas. Un’imbarcazione o un peschereccio, invece, possono ridurre del 65 per cento il costo per il gasolio». Risparmi a parte, si risolve così anche il problema dello smog: «Alla fine del processo l’urina si trasforma in acqua di pozzo - Daniela Ducato, coordinatrice del progetto “Casa Verde C02.0” - Acqua ricca di sostanze utili a nutrire la terra».

Nicola Pinna
12/11/2013
www.lastampa.it/2013/11/12/italia/cronache/arriva-il-motore-alimentato-a-urina-la-soluzione-contro-il-carobenzina-9VXvgwVMhqBTOjKZ7y7WhK/pag...
[Modificato da wheaton80 13/11/2013 03:14]
05/01/2014 23:17
 
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ECOMOTO – Ecco a voi lo scooter fatto in bambù che funziona ad aria compressa



PIU’ SOSTENIBILE DI UNO SCOOTER ELETTRICO. Si chiama Ecomoto ed è il nuovo veicolo a due ruote in bambù che funziona ad aria compressa. A idearlo un giovane studente australiano di design, Darby Bicheno, da tre anni impegnato nel progetto. Addio città piene di motorini e smog. Dopo lo scooter elettrico costruito con canapa e lino, una nuova alternativa sostenibile esiste già, anche se ancora è un concept. Ma la sua realizzazione è tutt’altro che impossibile. Il motore ad aria adatto a Ecomoto è già in uso. La società australiana EngineAIR ne ha già messo in commercio uno speciale esemplare, utilizzato nei carrelli elevatori. L’obiettivo di Bicheno era quello di immaginare il funzionamento di un motore ad aria compressa in un mezzo di trasporto a due ruote. Al tempo stesso lo scooter avrebbe dovuto rappresentare un’alternativa anche esteticamente gradevole, in grado di attrarre un elevato numero di persone.



E’ MATURATA COSI’ L’IDEA DI UTILIZZARE IL BAMBU’ COME MATERIALE PRINCIPALE. La maggior parte del corpo dello scooter è infatti costituita da bambù. La scelta di Bicheno è legata al fatto che quest’ultimo cresce rapidamente, è più sostenibile rispetto ad altri legni e potrebbe ridurre le emissioni di carbonio sostituendosi alla plastica. Anche le altre componenti della speciale moto sono sostenibili, a detta dello studente australiano, che ha ridotto al massimo il peso del veicolo e la quantità di pezzi che lo compongono. A partire dal telaio, costituito da un unico tubo di acciaio, che consente un montaggio semplice ma anche la possibilità di riciclarne i pezzi. La moto è inoltre dotata di LED. Come ricaricarlo? Secondo Bicheno basterebbe che le pompe di benzina fornissero aria compressa. Semplice, no?

vimeo.com/77891820

www.ilfattaccio.org/2014/01/05/ecomoto-ecco-voi-lo-scooter-fatto-bambu-che-funziona-ad-aria-compress...
[Modificato da wheaton80 05/01/2014 23:19]
29/01/2014 00:19
 
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Tesla, sognando l’elettrica che non si ferma mai: la ricarica rapida arriva in Europa



Da Ginevra a Bruxelles, passando per Austria, Germania e Olanda, senza emettere un solo grammo di anidride carbonica dallo scarico. Il sogno di mobilità elettrica di Elon Musk, fondatore e amministratore delegato della Tesla, si sta trasformando in realtà anche in Europa, dopo le prime 70 stazioni “Supercharger” installate negli Stati Uniti. La Tesla, infatti, ha comunicato di aver aperto 14 stazioni di ricarica rapida anche in Europa, di cui quattro in Germania, una in Svizzera, due in Olanda e sei in Norvegia. Grazie a queste “super colonnine” da 120 kW di potenza, che ricaricano le batterie della Tesla Model S in soli 75 minuti, l’azienda californiana vuole dimostrare che le elettriche non sono necessariamente auto da città, come fanno intendere la maggior parte dei produttori. All’elegante berlina da cinque metri di lunghezza, famosa per le sue silenziosissime accelerate mozzafiato, le strade urbane vanno certamente strette. Con prezzi a partire da 69mila euro, la Model S può essere scelta con due tipi di batteria, da 60 kWh e 85 kWh (in abbinamento a motori da 306 a 421 CV), che dovrebbero garantire un’autonomia, rispettivamente, di 370 e 480 km.



Le stazioni di ricarica rapida distribuite lungo le tratte autostradali sono essenziali per il futuro della Tesla: se si ha fretta, in 20 minuti si può ricaricare la batteria al 50%, ma lasciandola sotto tensione per 40 minuti si arriva all’80%. E gratis: la corrente, semplicemente, non si paga. Per ora, però, le aree Supercharger sono appannaggio esclusivo dei clienti della Model S, perché l’altra vettura della Casa, la Roadster, non è equipaggiata per sopportare una tale potenza. Le stazioni, che hanno da quattro a dieci colonnine l’una, sono posizionate vicino a centri commerciali o ristoranti, così da rendere meno pesante l’attesa. Alcune sono dotate di pannelli solari forniti dalla Solar City, di cui lo stesso Musk è presidente; dato lo scarso utilizzo ipotizzato nella fase iniziale, produrranno più corrente di quanta effettivamente dovranno trasferire nelle batterie delle auto. L’installazione e la gestione è completamente a carico della Tesla: stando ai media americani, una stazione con sei postazioni costa circa 185 mila euro, per una spesa complessiva fra i 20 e i 30 milioni di dollari per le 100 previste in America. Un esborso considerevole per l’azienda, se si pensa che il marchio fa ancora numeri piccoli, (circa 22 mila le vetture vendute nel 2013), ma una scelta che, alla lunga, dovrebbe fare la differenza sul punto più dolente della categoria: il limitato numero di chilometri percorribili con una sola ricarica. Per il futuro, l’azienda ha progettato anche un secondo tipo di rifornimento, che prevede la sostituzione del pacco batterie esausto con un altro pronto all’uso (si chiama “battery swap”, sul modello del sistema Better Place di Shai Agassi): l’operazione avviene in automatico, con l’accumulatore che viene prelevato da sotto la macchina, senza che l’autista debba scendere, nel giro di soli 90 secondi. La sostituzione costerà circa 60 dollari e sarà disponibile nelle stazioni Supercharger delle aree più frequentate, presumibilmente a partire dalla California.



Il piano di Elon Musk sembra davvero travolgente, ma è ancora ai primi passi. Secondo l’azienda, entro marzo metà dei tedeschi vivrà a meno di 320 km da una stazione Supercharger, ma chi decidesse di viaggiare per l’Europa con la Model S dovrebbe comunque pianificare accuratamente tragitti e tappe per non rimanere “a secco”. La sfida, però, è stata lanciata. Ed è sorprendente come una piccola azienda californiana guidata da un indomito 42enne, da molti considerato un visionario, stia mettendo in piedi un sistema di mobilità che nessuno dei colossi dell’auto e nessun governo s’era ancora sognato di realizzare.

Claire Bal
28 gennaio 2014
www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/28/tesla-rete-di-ricarica-rapida-diventa-realta-anche-in-europa-meta-batteria-in-20...
[Modificato da wheaton80 29/01/2014 00:22]
09/02/2014 00:51
 
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Auto elettrica Tesla, "migliore esperienza mai provata"

NEW YORK (WSI) - Jeremy Grantham, la leggenda degli investimenti, ha recentemente dichiarato di aver provato a guidare una Tesla, la macchina elettrica, e di aver provato una delle migliori esperienze mai avute. Il manager cofondatore e chief investment strategist di Grantham Mayo van Otterloo (OGM), società di gestione patrimoniale con sede a Boston, è autore di una delle più seguite newsletter per gli investitori di Wall Street. Per questo motivo le sue parole assumono un peso particolare e potrebbero spingere in rialzo i titoli. "Di recente ho affrontato un viaggio con un collega da Boston a New York, guidando una Tesla, e devo dire che è stata la migliore esperienza mai provata. Tre anni fa avevo guidato la Tesla per andare a Boston e l'avevo considerata come un giocattolino super costoso". "Una sola batteria costava 50 mila dollari! Ma il mese scorso gli ingegneri hanno dichiarato che il prezzo è ora sceso a 22 mila dollari e si presume che entro i prossimi tre anni scenderà sotto i 15 mila dollari così come scenderà il suo peso". "In molti sono a conoscenza che questo veicolo elettrico ha un raggio di sopravvivenza dalle 150 alle 270 miglia, a seconda della batteria, e che ha ricevuto dei prestigiosi riconoscimenti insieme però al più alto numero di incidenti mai avuti per una macchina". "Ma l'esperienza è stata unica, anche perché nonostante potessimo raggiungere Boston senza alcun problema, abbiamo ad un certo punto deciso di fare una pausa caffè, ricaricando nel frattempo la macchina. In questo modo, quando siamo ripartiti il veicolo risultava essere completamente carico e tutto questo gratuitamente!"

07 febbraio 2014
www.wallstreetitalia.com/article/1664324/tech/auto-elettrica-tesla-migliore-esperienza-mai-prov...
[Modificato da wheaton80 09/02/2014 00:52]
13/06/2014 19:54
 
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Tesla libera i suoi brevetti sulle auto elettriche: saranno open-source



Svolta di Tesla Motors: la casa automobilistica ha deciso di rendere i suoi brevetti sulle vetture elettriche aperti anche alla concorrenza stravolgendo così un sistema che per decenni ha portato, ad esempio, Apple e Samsung e tante altre aziende tecnologiche e non a darsi battaglia nei tribunali. "Se liberiamo il cammino per la creazione di validi veicoli elettrici, ma poi posiamo le mine della proprietà intellettuale alle nostre spalle per bloccare gli altri, noi agiamo in modo contrario rispetto all'obiettivo", spiega Musk. Quarantadue anni, americano di origine sudafricana, Elon Musk ha co-fondato la società di pagamenti online PayPal, ma tra le sue imprese c'è anche Space X, l'azienda che si occupa di turismo spaziale, e il progetto per un rivoluzionario mezzo di trasporto, l'Hyperloop, che dovrebbe collegare, viaggiando a quasi mille chilometri l'ora, San Francisco a Los Angeles in 35 minuti.

13 giugno 2014
www.motori24.ilsole24ore.com/Tecnologia/2014/06/tesla-brevetti-open-so...
28/12/2014 21:59
 
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Tesla: Chi le ha dichiarato guerra e perché?

L'ultimo episodio della saga del produttore di automobili elettriche californiano Tesla risale a tre settimane fa, quando la Motor Vehicle Commission del New Jersey (il cui governatore Chris Christie è incidentalmente immischiato in uno scandalo a sfondo motoristico) ha deciso di vietare la vendita diretta alle aziende automobilistiche, obbligandole ad avvalersi del tramite di una rete di concessionarie esterne. La decisione mette fuori legge il modello di business della società californiana Tesla Motors, fondata da Elon Musk (uno dei fondatori di PayPal), che commercializza la spider sportiva Tesla Roadster e la berlina Model S senza intermediari. Per spingere le vendite nel nord-est del Paese (dove si trova il New Jersey), nel 2012 Tesla aveva creato delle stazioni di carica rapida, servizio a titolo gratuito per i Clienti Model S. Il New Jersey si accoda ad Arizona e Texas nel mettere fuori gioco Tesla, mentre California, Colorado, Massachusetts e Virginia hanno approvato il suo il metodo di vendita. Ma perché prendersela con un produttore che lo scorso anno ha venduto poco più di 20mila auto in un mercato da 14 milioni di unità? Perché potrebbe creare un precedente, e – potenzialmente – far perdere un sacco di soldi ai concessionari USA che hanno quindi deciso di investire una parte di questo denaro per pagare attività lobbistiche contro ogni rischio di essere tagliati fuori dalla catena di distribuzione, ora o in futuro. Oltre a ciò i potenti gruppi di concessionarie USA vedono di cattivo occhio tutto ciò che ha a che fare con il trasporto elettrico, avendo questi veicoli bisogno di meno manutenzione, attività portata a termine dalle officine e che rappresenta una parte sensibile dei loro introiti. Ciliegina sulla torta, anche la lobby dei produttori di carburanti – anch'essa vicina ai Repubblicani – potrebbe essere in gara per fare quanti più sgambetti possibile a Tesla. Quindi: nulla di personale nei confronti di Elon Musk e dei suoi amici, semplicemente Tesla rappresenta tutto ciò che è male e potenzialmente pericoloso per il mantenimento dell'attuale status quo. E quindi va combattuto. E voi da che parte state?

1 maggio 2014
www.storiediauto.org/2014/05/In-USA-qualcuno-ha-sdichiarato-guerra-al-produttore-di-auto-elettriche-Te...
09/01/2015 02:22
 
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Toyota come Tesla: i brevetti della Mirai diventano open source

Dopo l'elettrico di Tesla, anche l'idrogeno Toyota diventa open source. Al CES di Las Vegas, la Casa giapponese ha infatti confermato che 5.680 brevetti della nuova fuel cell saranno messi a disposizione di altri Costruttori e aziende automotive per cinque anni, mentre il know-how relativo alla produzione e alla vendita del carburante green saranno accessibili a tempo indeterminato. "Meglio la collaborazione". La mossa punta chiaramente a favorire lo sviluppo della tecnologia fuel cell, allargare la base dei modelli e dei potenziali acquirenti e a spingere lo sviluppo dell' infrastruttura, la variabile forse più importante per il successo del progetto. "Quando le buone idee vengono condivise, possono accadere grandi cose", ha detto al CES Bob Carter, vice presidente di Toyota Usa. "La prima generazione di veicoli fuel cell, tra il 2015 e il 2020, sarà fondamentale e richiederà uno sforzo comune e una collaborazione inedita tra costruttori, legislatori, accademici e fornitori di energia. Eliminando i tradizionali confini dell'industria, possiamo accelerare lo sviluppo di nuove tecnologie e muoverci verso il futuro con maggiore rapidità, efficacia e risparmio". Una posizione molto simile a quella indicata da Musk quando aveva annunciato l'abbattimento del "muro" della proprietà intellettuale:“La leadership tecnologica non si ottiene con i brevetti - aveva spiegato il Ceo di Palo Alto - ma con la capacità di attirare e motivare i migliori ingegneri del mondo. Invece che indebolirci, la filosofia open source ci rafforzerà". Per ora, Musk non è stato smentito.

Tecnologia per tutti
Fino al 2020, quindi, la tecnologia della Mirai sarà accessibile in via gratuita: in tutto il mondo i brevetti sono 5.680, di cui 1.970 relativi alle celle a combustibile, 290 ai serbatoi ad alta pressione e 3.350 al software di controllo del sistema. Altri 70 sono collegati alla produzione e alla fornitura dell'idrogeno: questi ultimi non avranno una "scadenza" e saranno sempre disponibili. Gli interlocutori ipotizzati da Toyota sono chiaramente Costruttori, fornitori di componenti e aziende del settore energetico interessate a costruire una rete di distribuzione: in cambio, la Casa giapponese potrebbe chiedere di condividere il know-how sullo stesso modello royalty-free, ma non si tratta di una condizione necessaria per avviare una collaborazione. L'importante, per ora, è fare rete.

Davide Comunello
06/01/2015
www.quattroruote.it/news/eco_news/2015/01/06/ces_2015_toyota_come_tesla_i_brevetti_della_mirai_diventano_open_sou...
[Modificato da wheaton80 09/01/2015 02:24]
28/10/2016 00:58
 
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La rivincita di Elon Musk: Tesla torna a macinare profitti

MILANO - Elon Musk segna un punto a proprio favore nel tentativo di mostrare a Wall Street che la sua Tesla è una creatura tecnologicamente magnifica e finanziariamente sostenibile. Dopo aver chiesto lo sforzo ai suoi dipendenti di consegnare più macchine possibile e insieme tagliare i costi, la società è riuscita a stupire il mercato pubblicando dati trimestrali molto positivi. Sono stati tre mesi "grandi" per l'azienda, ha detto a Bloomberg Joe Dennison, un gestore di Seattle che ha in tasca 584mila azioni Tesla. "Nonostante i titoli della stampa e lo scetticismo, Tesla continua a migliorare la sua tecnologia e fa passi continui verso il suo obiettivo di diventare un produttore di massa". Il gruppo è tornato infatti in utile battendo sia negli utili che nei ricavi le attese degli analisti e confermando le previsioni per il trimestre in corso, cosa che ha spinto il titolo a Wall Street a rialzi del 6% nel dopo mercato. Facendo riferimento agli utili nel periodo terminato il 30 settembre scorso, il gruppo guidato da Musk ha registrato 21,9 milioni di dollari, 14 centesimi ad azione, contro un perdita di 229,9 milioni, 1,78 dollari ad azione, dello stesso periodo del 2015. Gli utili per azione adjusted sono stati di 71 centesimi ad azione contro attese degli analisti per una perdita di 54 centesimi ad azione.

Per quanto riguarda i ricavi, il produttore di auto elettriche e di batterie ha messo a segno 2,30 miliardi di dollari, in rialzo dell'81% rispetto ai 937 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso. Il consensus era fissato a 1,90 miliardi di dollari. Si tratta del secondo trimestre in positivo da quando il gruppo si è quotato a Wall Street nel 2010. Gli ultimi tre mesi sono stati buoni grazie soprattutto al veicolo sportivo Model X. Tesla ha inoltre confermato le sue proiezioni per l'anno, che prevede la consegna di 80-90.000 auto. Inoltre, per il 2017, il gruppo attende un netto miglioramento visto che arriverà sul mercato la Model 3, l'utilitaria a basso costo del gruppo. Fuori dalle quattro ruote, Tesla continua ad accennare maliziosamente ai benefici che si aspetta dall'acquisizione in sospeso di SolarCity, per circa 2,2 miliardi di dollari. Dovrebbe derivarne la presentazione di un nuovo prodotto solare per i tetti, e anche nuove batterie per l'accumulo di energia in ambito domestico. Proprio lo scetticismo su questo affare aveva contribuito alla povera performance di borsa degli ultimi tempi, ma l'azienda dovrebbe presentare delle novità a riguardo nei prossimi giorni.

27 ottobre 2016
www.repubblica.it/economia/finanza/2016/10/27/news/la_rivincita_di_elon_musk_tesla_torna_a_macinare_profitti-150683...
05/12/2021 11:31
 
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Addio auto elettrica: schiaffo a Davos e ai Re del Covid

Se a Trieste contro i portuali sono bastati gli idranti, a Rotterdam la polizia ora s’è messa a sparare sui manifestanti. Contrari all’adozione dell’ennesimo lockdown in arrivo, gli olandesi contestano il fallimento delle politiche Covid: l’83% della popolazione, nei Paesi Bassi, ha ricevuto ben due dosi (inutili, evidentemente) del siero genico sperimentale che i media chiamano ancora “vaccino”. L’ultimo colpo di coda delle politiche “carcerarie” inaugurate nel 2020 col pretesto della sicurezza sanitaria, vedasi anche il caso dell’Austria, pronta a tornare a chiudere tutti in casa (contro il parere della stessa polizia austriaca), avrebbe un preciso fondamento politico, reso evidente da un indizio: il tramonto dell’auto elettrica. Tradotto: la sbandierata emergenza climatica, concepita come “secondo step” dell’emergenza generale permanente, non starebbe funzionando, come spauracchio. Di qui il ricorso ai “tempi supplementari” della crisi-1, quella tuttora presentata come “pandemica”. Crisi sanitaria ormai palesemente smascherata: finiscono all’ospedale solo i pazienti che non vengono curati tempestivamente, a casa. E i “vaccini genici”, in Italia imposti con il ricatto dal governo Draghi, non fornirebbero nessuna particolare protezione, oltre a non limitare affatto la circolazione del presunto virus. Comunque, secondo Nicola Bizzi, siamo vicini alle battute finali della tragica commedia inaugurata quasi due anni fa: l’incubo, più politico che sanitario, sarebbe destinato a terminare non appena l’EMA dovesse finalmente approvare l’adozione dei nuovi farmaci (operazione che, a quanto pare, vedrebbe la Francia in pole position). Ipotesi e riflessioni offerte da Bizzi e da Matt Martini nella trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, con Tom Bosco e un ospite come Davide Rossi, autore di un esplosivo pamphlet sul ruolo della Fabian Society nella sovragestione delle recenti politiche emergenziali:



E’ Matt Martini a porre l’accento sul freschissimo fallimento, a Glasgow, della conferenza Cop26 sul clima: nessun impegno vincolante, per i prossimi anni, grazie all’opposizione di Paesi come Cina, India e Russia, indisponibili a recitare il copione “gretino” che punta il dito contro il riscaldamento, anziché sull’inquinamento, e in più imputa il “climate change” all’azione dell’uomo. Non solo: in assenza di vere innovazioni tecnologiche, Volskwagen e Stellantis, questa la grande novità, rinunciano ufficialmente alla riconversione elettrica dell’automotive, vera e propria bandiera della “rivoluzione green” progettata dall’élite finanziaria, che sogna la digitalizzazione totale del pianeta e il controllo definitivo su ogni aspetto della vita umana. Tra l’altro, l’adozione forzata dell’auto elettrica, rileva Martini, avrebbe posto fine al diritto alla mobilità, salvo che per i ricchi, dato l’altissimo costo dei veicoli elettrici. Un vero e proprio bluff ecologico? Sono in molti, ormai, a sostenerlo: l’impatto ambientale di un veicolo elettrico (la produzione dell’energia necessaria a farlo muovere, senza contare la realizzazione e poi lo smaltimento delle batterie) sarebbe superiore a quello comportato dal tradizionale motore termico. Lo stesso Martini ricorda le posizioni assunte fin da subito da Toyota, contraria alla “rivoluzione” elettrica: costi immensi, senza una reale contropartita ambientale (se non per i grandi centri urbani: ma a che prezzo?). A ruota, è stata la Renault a chiarire che i costi dell’auto elettrica sarebbero stati letteralmente proibitivi: una vettura media sarebbe costata il doppio di un’auto tradizionale. Ora, la pietra tombale: i grandi costruttori europei (tedeschi, francesi e italiani) sembrano archiviare definitivamente l’auto elettrica, anche se l’UE sperava di renderla pressoché obbligatoria entro il 2030. Per il cartello di Davos, osserva Martini, è la prima, storica sconfitta. E forse è anche per questo che oggi le pedine di quel club tornano a premere l’acceleratore sulla “dittatura sanitaria”.

20/11/21
www.libreidee.org/2021/11/addio-auto-elettrica-schiaffo-a-davos-e-ai-re-de...
[Modificato da wheaton80 05/12/2021 11:32]
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