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Rinnovabili, uno studio assolve i costi:"Alla fine ci guadagniamo quasi 50 miliardi"

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2020 22:21
19/04/2013 01:57
 
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L'Irex Annual Report quantifica i vantaggi economici delle fonti pulite, dimostrando che la spesa per incentivi produce utili grazie ad occupazione, abbattimento delle emissioni e riduzione del costo dell'elettricità."Nel solo 2012 con il fotovoltaico il prezzo del kWh è calato di oltre un miliardo di euro"

di VALERIO GUALERZI

ROMA - Additate spesso come le principali responsabili del caro bolletta che colpisce l'Italia più di quasi tutti gli altri paesi europei, le rinnovabili sono invece un elemento di risparmio. A ribadire questa conclusione è la nuova edizione dell'Irex Annual Report, il dossier realizzato dalla società di consulenza strategica Althesys presentato questa mattina a Roma nel corso di una tavola rotonda presso il Gestore dei servizi energetici.

La diffusione delle fonti pulite, illustra lo studio, può portare entro il 2030 al sistema elettrico italiano benefici netti compresi tra i 19 e i 49 miliardi di euro. Malgrado i ripetuti allarmi per il costo degli incentivi e le ricorrenti campagne di stampa lanciate contro l'energia verde, investire su fotovoltaico ed eolico ha portato al nostro paese un chiaro vantaggio economico che potrebbe diventare ancora più ampio se continuassimo a sostenere l'energia alternativa con convinzione. Lo studio fornisce infatti due diversi scenari immaginando sia una situazione di business as usual, sia un ulteriore sostegno della politica alla diffusione delle fonti pulite. Nel primo caso il saldo positivo si limiterebbe a 19 miliardi mentre nel secondo arriverebbe a 49.

Le voci di costo della rinnovabili sono essenzialmente due: la spesa per gli incentivi e quella per risolvere le carenze infrastrutturali della rete. A pesare maggiormente è la prima voce, alla quale il Quinto conto energia ha però definitivamente posto un tetto, fissato in 6,5 miliardi di costo cumulato annuo. Cifra che è prevista quindi rimanere stabile sino al 2029. A ciò vanno aggiunti i costi legati alle carenze della trasmissione e della distribuzione (perdite di rete e mancati ricavi dalla vendita di elettricità), stimati tra 1,5 e 1,8 miliardi fino al 2020 (quando si suppone gli interventi siano stati ultimati).

A fronte di queste spese c'è una serie consistente di benefici. Primo fra tutti, le ricadute occupazionali lungo tutte le diverse fasi della filiera. "Gli addetti incrementali, cioè considerando solo i posti di lavoro che non esisterebbero in assenza di rinnovabili - si legge nel rapporto - toccano i 130.000 al 2013 (già in netto calo rispetto ai due anni precedenti) per poi stabilizzarsi tra i 45.000 e i 60.000 al 2030. I benefici valutati lungo tutta la vita utile degli impianti sono compresi tra gli 85 e i 96,6 miliardi". Le fonti pulite generano poi un vasto indotto. "Si stima - afferma ancora il dossier - che nel 2012 gli effetti siano imputabili per il 53% alla fase di installazione e per il 47% a quella di esercizio e manutenzione. Nel complesso la voce contribuisce con benefici tra i 28 e 33 miliardi".

Va poi calcolato il risparmio che le rinnovabili garantiscono in termini di mancate emissioni. Valore in forte calo rispetto al passato, visto il crollo del prezzo dell'anidride carbonica sul mercato europeo Ets, ma che non va comunque disprezzato dato che Althesys lo quantifica tra i 2,6 e i 2,3 miliardi di euro per quanto riguarda la CO2 e di 2,8,-3,4 miliardi per quanto riguarda altre emissioni inquinanti come l'anidride solforosa e gli ossidi di azoto.

Dalla parte dell'elettricità verde c'è poi il vantaggio economico legato alla riduzione del cosiddetto "fuel risk", ovvero il rischio di spendere per l'acquisto di fonti fossili più del dovuto a causa dell'oscillazione dei prezzi. Ma l'ultima e forse più interessante delle voci che contribuiscono alle entrate garantite dalle rinnovabili è la riduzione del prezzo dell'elettricità sul mercato, il cosiddetto effetto di peak shaving. L'Irex Annual Report prende in considerazione solo il saldo netto del fotovoltaico, stimandone il valore tra i 41 e i 47 miliardi. Un'analisi che questa edizione dello studio ha affinato, confermando i risultati anticipati lo scorso anno.

Il rapporto ha ripartito la domanda elettrica in "ore solari" e "ore non solari", comparando il Prezzo unico nazionale (Pun) delle ore delle due differenti categorie. Un meccanismo tecnico, da addetti ai lavori, ma ciò che interessa ai fini della contabilità è il fatto che l'immissione in rete di elettricità prodotta a costo zero dal fotovoltaico nelle ore più assolate ha la capacità di ridurre il prezzo dell'elettricità proprio nell'orario in cui era solita costare di più. Un vantaggio che Althesys quantifica per il 2012 in circa 1,4 miliardi di euro, più del triplo rispetto al 2011, quando il vantaggio fu di 396 milioni. A questi 1,4 miliardi vanno sottratti in realtà circa 586 milioni di euro dovuti all'aumento del Pun nelle ore non solari, anche se non mancano i sospetti (sul tema è stata aperta un'indagine dall'Authority per l'energia) che questo rincaro sia stato indotto in maniera artificiale dai grandi produttori convenzionali per rifarsi delle perdite subite con l'affermarsi delle rinnovabili.

A fronte di questo quadro, l'Irex Annual Report conclude la sua analisi sollecitando l'integrazione delle rinnovabili nel sistema elettrico. "Una delle priorità della politica energetica nazionale è l'integrazione delle fonti rinnovabili nella rete elettrica e il bilanciamento tra la generazione termoelettrica centralizzata e quella distribuita rinnovabile", avverte lo studio.

18 aprile 2013
www.repubblica.it/ambiente/2013/04/18/news/conti_benefici_rinnovabili-5...
05/06/2013 16:50
 
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Così il mare ci darà luce. Il primo impianto al largo dell'Isola D'Elba



Sbarcherà e poi si immergerà al largo dell'isola d'Elba, per regalare 150 kW di elettricità prodotti con le onde del mare alla rete elettrica nazionale. Avrà il marchio dell'Enel e la tecnologia è tutta italiana: il dispositivo ideato il fabbricato dalla società pisana 40South Energy, che ha la sua principale base operativa a Londra ma solo perché l'Inghilterra è il paese che offre a questa soluzione le migliori condizioni operative e normative. Sarà celebrato così, mercoledì 19 giugno, il via libera all'istallazione del primo generatore marino pienamente operativo in Italia.

All'insegna di due grandi promesse. Una nuova tecnologia per l'energia rinnovabile si affiancherà al solare, all'eolico, al geotermico. Per coprire anche in Italia una quota di produzione elettrica che secondo le stime europee potrà raggiungere nel continente non meno del 15% del totale entro il 2050. Ma a noi, nel frattempo, regalerà anche una preziosa soluzione al problema dell'isolamento elettrico che ancora penalizza direttamente le isole minori, e indirettamente tutti i consumatori elettrici italiani che si sobbarcano il costo dei propri generatori autonomi che danno luce, in maniera assolutamente inefficiente, ai territori isolati.

Il primo campione della nuova famiglia di generatori sommersi ideati dall'impresa toscana è stato acquisito da Enel Green Power e sarà installato 600 metri al largo dell'isola d'Elba. Ma sono già in vista le installazioni più interessanti. Pronte ad affiancarsi alle altre sperimentazioni che con diverse tecnologie stanno intanto puntando sulle aree marine che offrono il potenziale più alto: lo stretto di Messina, il canale di Sicilia, le Bocche di Bonifacio tra Sardegna e Corsica.

Enel e l'azienda toscana già guardano a Capraia e Gorgona, non connesse alla rete elettrica nazionale, che potranno sostituire così gli attuali super-inefficienti generatori diesel. Per dimostrare la bontà della soluzione, dando atto al battage che sta impegnando gli artefici del progetto in giro per il mondo, dalle Maldive al Giappone. Il test definitivo della bontà complessiva del progetto potrebbe riguardare proprio la Gorgona, l'isola carcere dove non sono applicabili gli incentivi nazionali per l'energia verdi ma dove la società toscana si è offerta di costruire l'impianto a sue spese oltre a ripristinare il locale impianto fotovoltaico guasto da anni, ritenendo di poter ricavare comunque una buona remuneratività fornendo elettricità a prezzi molto più bassi rispetto ai 400 euro a megawattora sborsati per la generazione a gasolio.

Le promesse
Tecnologia ancora immatura, come avvertono gli analisti traguardando una piena competitività con le altre fonti verdi solo tra un ventennio? L'azienda toscana sembra comunque all'avanguardia. Il fondatore Michele Grassi, quarantatreenne matematico pisano uscito dalla Normale, rassicura gli analisti. L'impianto supera i limiti dei primi dispositivi esposti direttamente ai fattori meteorologici in superficie sfruttando il moto ondoso con una struttura completamente immersa divisa in due parti. La prima è piazzata ad una ad una ventina di metri sotto la superficie (consente dunque il passaggio dei natanti anche se va accuratamente segnalata nelle carte nautiche) ed è connessa con braccia telescopiche mobili alla seconda ancorata sul fondo ad una profondità minima di 50 metri (condizione che nei nostri mari si realizza anche a poche centinaia di metri dalla costa). La parte superiore mossa in verticale e in orizzontale dalle onde trasmette il movimento dei pistoni delle braccia che azionano il generatore contenuto direttamente nella struttura superiore.

I costi, le stime
Certo, le dimensioni della prima macchina operativa sono piuttosto imponenti, alcune decine di metri. Ma le prossime famiglie di generatori - promettono gli artefici- dovrebbero moltiplicare la potenza aumentando le dimensioni di un'inezia. «La macchina da 2 MW avrà la parte emersa non più lunga di 50 metri, meno della metà dell'altezza di una grande turbina eolica» dichiara Michele Grassi agli analisti di Qual Energia. E anche il costo – aggiunge – «sarà concorrenziale: mentre la R115 da 150 kW costa 375.000 euro più Iva, contiamo di mantenere il prezzo della macchina da 2 MW intorno ai 4 milioni di euro, la metà del costo medio dell'eolico offshore, con il vantaggio di creare impianti invisibili, vicini alle coste, che richiedono meno manutenzione e sono più produttivi». Anche perché anche l'energia marina gode comunque dell'ultima edizione degli incentivi pubblici riservati alle energie rinnovabili (tariffa onnicomprensiva o tariffa incentivante) disposti con il decreto ministeriale 6 luglio 2012.

Lo scenario di riferimento è effettivamente ghiotto. Secondo le stime dell'European Ocean Energy Association l'energia dal mare potrà coprire al 2050 almeno il 15% del fabbisogno elettrico europeo, con 3,6 gigawatt di installato a 2020 (ora i progetti sperimentali non arrivano a 6 megawatt in totale) che ha ben 188 GW al 2050 evitando l'emissione di oltre 13 milioni di tonnellate di CO2 e creando contemporaneamente quasi mezzo milione di nuovi posti di lavoro.

www.ilsole24ore.com/art/notizie/20130605/cosimaredaraluce131918.shtml?uuid=AbC9LM2H&google_editors_pi...
21/09/2013 12:20
 
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La Danimarca ci prova: 100% di energia dalle rinnovabili entro il 2050

Il governo della Danimarca ha annunciato che entro il 2050 tutta la sua energia sarà prodotta da fonti rinnovabili. Secondo il piano energetico varato dal Governo di Copenaghen, infatti, tra meno di 40 anni il Paese dirà addio ai combustibili fossili e sarà in grado di soddisfare l’intero fabbisogno nazionale esclusivamente attraverso le fonti rinnovabili. Il piano energetico ha anche lo scopo di vedere la Danimarca ridurre le sue emissioni di gas serra del 34% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990 e la riduzione dei consumi energetici di oltre il 12 % rispetto al 2006. Il Paese ha iniziato a sviluppare le energie rinnovabili già da parecchi anni, ed ora è un leader mondiale del settore, in particolare per l’eolico. Il 100% di rinnovabili verrà raggiunto con un mix energetico in un Paese dove il 20% del fabbisogno energetico nazionale è già coperto dalle numerosi centrali eoliche, molte delle quali off-shore. Per attuare la strategia energetica appena varata il governo danese sarà chiamato a uno sforzo impegnativo perché, oltre all’energia eolica, la commissione nazionale sul Clima dovrà puntare sulle biomasse, considerate la fonte rinnovabile che potrà maggiormente contribuire alla realizzazione dell’obiettivo di liberare la Danimarca dai combustibili fossili entro il 2050. Nei prossimi nove anni, la quota di energia prodotta da fonti a basse emissioni dovrebbe aumentare fino a coprire il 42% della domanda nazionale. Sarà proprio l’energia eolica ad avere il ruolo principale, tanto che il governo spera di soddisfare il fabbisogno del Paese solo con il vento, e sfruttare le biomasse e le altre fonti rinnovabili per l’esportazione di energia. Il passaggio alla green economy è sostenuto da tutte le forze politiche danesi, e una volta varato definitivamente il provvedimento, si inizierà a lavorare per realizzare questo temerario obiettivo dando il via alla rivoluzione energetica verde che, si spera, coinvolga al più presto la politica di altri Paesi.

19 settembre, 2013
www.tuttogreen.it/la-danimarca-ci-prova-100-di-energia-dalle-rinnovabili-entro-...
30/11/2013 01:20
 
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Sonnenschiff – la citta’ tedesca che produce 4 volte l’energia che consuma













In linea di principio, l’Abruzzo, la Basilicata sarebbero posti ideale dove portare avanti esperimenti di sostenibilita’ ambientale seria. Sono regioni scarsamente popolata, che si fregia del titolo di “regione verde d’Europa” e che quindi potrebbe usare questi punti di partenza per interventi creativi e futuristici. Invece, come per tutto, stiamo a guardare il resto del mondo che ci corre avanti, ancorandoci a modelli antichi e petroliferi che risalgono — come dice Confindustria — al 1930. Eccoci allora una ennesima lezione di vera sostenibilita’ da parte dei tedeschi, che invece guardano al 2030! Sonnenschiff e’ una costruzione del 2004 che sorge a Friburgo ed e’ stata disegnata dall’architetto Rolf Disch. La traduzione del nome e’ “Nave del sole” perche’ rassomiglia ad una nave e perche’ e’ costruita con il sole in mente – per produrre energia, e per risparmiarla. Le finestre sono a tripla vetrata, con intercapedini sotto vuoto. Ci sono 1000 metri quadrati di pannelli solari che producono sul tetto, 135 kWp e il tutto e’ studiato per usare la minor quantita’ di energia possibile. kWp sta per kilo-Watt peak, cioe’ i kilo-Watt (energia per secondo erogata) a massima irradiazione solare del pannello. Accanto a Sonnenschiff c’e’ Solarsiedlung che sta per Villaggio Solare, dove 52 case sono state costruite con simili accorgimenti, secondo il criterio “Passivhaus”: circondate dal verde, con tetti sporgenti per far ombra, coperti da pannelli solari e da giardini, raccolta di acqua piovana per l’irrigazione e per gli scarichi del bagno, e con riscaldamento prodotto da scarti di legna del giardino. Il tutto fa si che questo sistema di case produca 4 volte piu’ energia di quanta non ne usi. Ora gia’ lo so cosa diranno i piu’ “intelligenti” : sono cose possibili su scala piccola, ci vogliono soldi, non siamo la Germania etc etc. Eppure da qualche parte si deve partire – perche’ non creare un progetto pilota, che ne so, di prendere un villaggio dei monti d’Abruzzo e non renderlo totalmente autosufficente? Tocco Casauria l’ha fatto con le sue 4 pale eoliche. E invece no, a noi in Italia ci piacciono le trivelle sul bordo dei laghi, nei vigneti, nei parchi, e fra le case della gente.

Maria Rita D'Orsogna
28 novembre 2013
www.stampalibera.com/?p=65373#more-65373
27/06/2014 23:26
 
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Perù, energia fotovoltaica gratis per le famiglie



Chi ha detto che l’energia solare è per gente ricca?! In effetti in parte è vero: il costo dei pannelli solari sta diventando via via sempre più accessibile ma l’energia solare è ancora al di fuori dalla portata della maggior parte della popolazione. Eppure l’energia solare dovrebbe essere di tutti, ma non tutti hanno i mezzi per poter installare un tetto fotovoltaico. questo è vero ovunque ma non in Perù! Il Paese ha appena lanciato un programma di elettrificazione fotovoltaica domestica, ciò significa che i due milioni di abitanti più poveri della Nazione avranno accesso all’energia fotovoltaica mediante moduli a uso domestico. Il programma è partito l’8 luglio e sono stati istallati 1.601 pannelli solari nei distretti poveri di Cupisnique, San Benito, Tantarica, Chilete, Yonan, San Luis, e Contai.





Il programma giungerà a termine a breve, quando gli impianti fotovoltaici saranno arrivati a quota 12.500 riuscendo a fornire energia pulita a circa 500.000 famiglie con un costo complessivo di 200 milioni di dollari. Attualmente solo il 66% dei peruviani ha accesso all’elettricità ed è soprattutto grazie alle energie pulite che si prevede di raggiungere la percentuale del 95% entro il termine del 2016.

Matilde Pellegrino
19 luglio, 2013
www.tecnologia-ambiente.it/peru-energia-fotovoltaica-gratis-per-le-...
02/10/2014 18:35
 
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Petrolio addio! Nelle Marche la prima casa off-grid autonoma e scollegata dalle reti



E' stata inaugurata la prima casa off grid d'Italia che ha definitivamente detto addio al petrolio perché autosufficiente e staccata da luce e gas. È stata realizzata a Monsano, in provincia di Ancona, ed è la prima casa italiana completamente indipendente da fonti fossili inquinanti, scollegata dalla rete elettrica nazionale e dalla tradizionale fornitura di gas. A far diventare realtà ciò che fino a poco tempo sembrava impossibile è stata la Energy Resources, un'azienda marchigiana particolarmente attenta al problema dell'impatto ambientale e al risparmio energetico, capitanata dal lungimirante Enrico Cappanera. Grazie alle tecnologie green sviluppate negli ultimi anni, l'azienda è riuscita a mettere a punto un progetto rivoluzionario: realizzare abitazioni che non siano più dipendenti dal petrolio! "Ha ragione Moody's – ha commentato Cappanera - ora le multinazionali possono realmente preoccuparsi, è finita l'era del petrolio. Operazioni come questa rendono più concreti i concetti legati alla terza rivoluzione industriale ed aprono le porte ad una nuova stagione per l'umanità, dove sarà la generazione distribuita di energia elettrica da fonti rinnovabili a ripristinare l'equilibrio tra uomo e pianeta". Un grande successo per un'azienda di grande rilievo, che ha saputo investire nello sviluppo eco-sostenibile, dando origine al fortunato SES - Smart Energy System, un impianto di energia intelligente, capace di integrare l'abitazione con un sistema di gestione dell'energia.



Il risultato? Non solo una grande soddisfazione per Cappanera e la sua realtà, ma soprattutto "una reale democrazia energetica", che spalanca le porte a tutti "a dispetto delle grandi manovre di multinazionali dell'energia, di governi poco lungimiranti e di istituti di credito ancora legati ad un sistema basato sulle fonti fossili ed al loro monopolio". Nell'abitazione si produce energia pulita a impatto e chilometri zero: qui viene prodotta, gestita distribuita e utilizzata, senza la necessità di reti, intermediari o filiere di distribuzione.



"Anche Francesco Del Pizzo, AD di Terna Plus – ha continua l'ad di Energy Resources - scommette su un futuro dove i sistemi di accumulo di energia serviranno a stabilizzare la rete elettrica esistente, garantendo la crescita delle rinnovabili. D'altronde Jeremy Rifkin ha basato le sue teorie su cinque pilastri di sviluppo principali dove la micro produzione di energia ed il suo accumulo serviranno ad uscire dall'empasse energetico e dalla crisi economica ed ambientale globale". "Quello che fino ad oggi è stato definito consumatore – ha concluso Cappanera - deve trasformarsi finalmente in produttore capace di orientare le proprie scelte in modo consapevole: sapere quanta energia si ha possibilità di produrre, e quindi di utilizzare, è fondamentale anche per rilanciare i concetti di risparmio energetico e riduzione delle emissioni inquinanti". Alla luce di questo, oggi non è ancora più ridicolo parlare di nucleare?

Verdiana Amorosi
22 Novembre 2012
www.greenme.it/abitare/bioedilizia-e-bioarchitettura/9094-casa-...
01/11/2014 19:30
 
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Nuovo pannello solare trasparente: finalmente si potrà produrre energia dalle finestre di casa



Il prototipo esiste già e c’è anche un gruppo di ricercatori americani che ci sta lavorando per metterlo a punto: stiamo parlando di un nuovo pannello solare trasparente. Tra non molto, catturare l’energia solare attraverso i vetri delle comunissime finestre sarà possibile e permetterà a chiunque di trasformare l’energia del sole in energia elettrica senza rinunciare alla trasparenza e alla proprietà ottiche tipiche del vetro. L’ultima novità in fatto di energie alternative arriva direttamente dagli USA dove un gruppo di esperti dell’Università del Michigan sta lavorando da diversi mesi ad una tecnologia che potrebbe finalmente permettere di trasformare le finestre di casa in una vera e propria fonte energetica pulita e rinnovabile. Lo speciale pannello solare creato dagli scienziati americani è costituto da un materiale plastico in grado di convertire in energia elettrica i raggi solari tramite un sofisticato concentratore solare luminescente. Di per sé, il progetto, non costituisce una novità assoluta nel campo dei pannelli solari di ultima generazione, ma per la prima volta i ricercatori sono riusciti a mantenere inalterata la trasparenza del materiale utilizzato riproducendo uno strato trasparente del tutto simile al vetro. L’impresa è stata possibile modificando le molecole organiche che assorbono i raggi del sole con una lunghezza d’onda non visibile che va al di là dei raggi infrarossi e ultravioletti. La luminescenza catturata si trasferisce poi ai bordi del materiale utilizzato dove viene trasformata in energia. La struttura completamente trasparente di questi pannelli è dovuta al fatto che essi non assorbono e non emettono luce visibile, come il vetro. Un’altra prerogativa di questi materiali è che sono estremamente adattabili a qualsiasi applicazione dove normalmente si utilizza il vetro, come infissi, finestre, vetrine, automobili e perfino smartphone (che in questo modo potrebbero ricaricarsi a costo zero). Gradevoli esteticamente, non invasivi, eco-sostenibili. Se tutto andrà come previsto questa scoperta potrà cambiare per sempre il futuro dell’energia solare e delle tecnologie ad essa applicate.

Erika Facciolla
31 ottobre 2014
www.tuttogreen.it/pannello-solare-trasparente-per-produrre-energia-dalle-finestre-...
05/06/2015 17:26
 
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Rinnovabili: sorpasso storico su carbone e gas

Sorpasso storico delle fonti pulite sull’energia fossile. Già dal 2013 la nuova potenza installata nel mondo è in prevalenza alternativa. Nell’anno della svolta sono stati installati 143 gigawatt di fonti pulite contro 141 gigawatt di fonti fossili. Il processo di transizione verso le fonti rinnovabili dovrebbe accelerare con il tempo, secondo le previsioni di Bloomberg New Energy Finance. Nel 2030, le nuove installazioni di potenza pulita (in cui Bloomberg include anche il nucleare, che però ha una rilevanza minimale rispetto alla potenza delle rinnovabili) supereranno di quattro volte quelle di gas, carbone e petrolio assieme.

Calo dei prezzi
Grazie al rapido calo dei prezzi del solare e dell’eolico, ma anche delle batterie, le fonti rinnovabili stanno diventando più competitive di quelle fossili in ampie aree del mondo. Da qui, la crescita esponenziale delle installazioni. L’energia solare, che oggi copre solo l’uno per cento della produzione elettrica su scala mondiale, sarà la principale fonte energetica entro il 2050, secondo le stime dell’International Energy Agency. La questione, dunque, non è se il mondo sperimenterà una transizione verso le energie pulite, ma è capire quanto tempo ci vorrà. A questo fine, può essere utile osservare come si è svolto il processo in Europa, dove il sorpasso è avvenuto da tempo.

In Europa
Già nel 2008, le nuove installazioni energetiche in Europa sono al 57% da fonti rinnovabili (senza atomo) contro 43% di fossili, nel 2011 siamo a 71% contro 29% e nel 2014 a 79% contro 21%. È soprattutto il solare, con il suo enorme sviluppo negli ultimi dieci anni, a fare la differenza: l’anno scorso si è aggiunta molta più capacità da fotovoltaico che da carbone e gas. E queste due fonti fanno solo la metà della potenza eolica connessa alla rete. La crisi economica e il taglio degli incentivi pesano sui ritmi di crescita, ma non fermano la tendenza: la nuova energia installata in Europa è sostanzialmente quella da rinnovabili. L’anno scorso nell’Unione sono stati costruiti 26,9 gigawatt di potenza elettrica, cioè 9,4 gigawatt in meno rispetto al 2013. L’eolico fa la parte del leone, con 11,8 gigawatt di nuova potenza (il 43,7%), poi il fotovoltaico con 8 gigawatt (il 29,7%), segue il carbone con il 12,3%, il gas con l’8,7%, le biomasse e rifiuti al 4%, l’idroelettrico all’1,6% e il resto è geotermico (45 megawatt) ed energia marina (1,3 megawatt).

L’ascesa delle rinnovabili

Nessuna installazione nel 2014 per nucleare, olio combustibile e solare a concentrazione. L’ascesa delle rinnovabili in termini di potenza è ancora più evidente se si tiene conto degli impianti chiusi: nel 2014 sono stati dismessi 7,2 gigawatt a carbone, 2,9 gigawatt a gas, 1,1 gigawatt a olio combustibile, 423 megawatt eolici, 370 megawatt a biomasse e 15 megawatt idro. In assoluto, l’installato annuale da fonti rinnovabili è calato ancora rispetto al 2013, salvo quello da eolico (cresciuto del 3,8% nel 2014 rispetto al 2013), ma dal 2000 la quota delle energie pulite sull’installato continua a crescere in maniera più o meno costante. Nel giro di 14 anni, un periodo piuttosto breve per il mercato delle installazioni energetiche, l’eolico europeo è passato dal 2,4 al 14% della potenza complessiva e il fotovoltaico dallo 0,02% al 9,7%. Insieme queste due tecnologie raggiungono i 216,7 gigawatt e con le altre fonti si arriva a 378 gigawatt, il 42% dei 913 gigawatt di potenza complessiva in Europa.

Ritmi più accelerati

È molto probabile che anche nel resto del mondo la transizione energetica dalle fonti fossili alle rinnovabili seguirà più o meno la stessa strada, ma con ritmi forse anche più accelerati, vista la potente spinta del governo cinese in questa direzione. A novembre, in una storica dichiarazione congiunta con gli USA, Pechino si è impegnata a fermare la crescita delle sue emissioni entro il 2030 e a portare al 20% la quota di fonti rinnovabili nel proprio mix energetico. Secondo una stima della Casa Bianca, Pechino dovrà mettere in campo 800-1000 gigawatt di potenza low-carbon, più di tutte le centrali a carbone che esistono in Cina. Già nel 2014, per la prima volta nella storia, la Cina ha diminuito il proprio consumo di carbone del 2,9% e ha ridotto del 4,8% l’intensità energetica del suo sistema, cioè il rapporto tra consumi di energia e PIL. Da anni ormai la Cina è il primo mercato mondiale per le fonti pulite e soprattutto per il solare, con 10 gigawatt installati l’anno scorso e ben 18 gigawatt stimati quest’anno. Una marcia a tappe forzate.

Elena Comelli
4 maggio 2015
www.corriere.it/ambiente/15_maggio_04/energia-rinnovabili-eolico-solare-gas-carbone-sorpasso-eeacc856-f262-11e4-88c6-c1035416d2...
24/05/2016 02:27
 
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L’Uruguay batte il record: il 100 % di elettricità viene dalle rinnovabili

L’Uruguay ce l’ha fatta: nelle ultime 24 ore il 100% della sua elettricità è stata prodotta solo da fonti rinnovabili. Un traguardo importante che era già nell’aria a dicembre 2015, quando il Paese aveva annunciato che l’energia pulita copriva oltre il 94% della domanda elettrica. In questi cinque mesi il distacco è ulteriormente diminuito fino a raggiungere il record di ieri. A darne l’annuncio attraverso i social network è stata la società di ingegneria SEG che ha precisato che l’energia totale consumata nelle ultime 24 ore è stata fornita per il 70.53% dalle dighe idroelettriche, il 21,13% dagli impianti eolici, il 7,96% dai generatori a biomassa e per uno 0,39% dal fotovoltaico.

Un futuro fatto di energia eolica

E se 24 ore di elettricità al 100% rinnovabile non sembrano abbastanza, il governo è pronto ad assicurare che questo è solo l’inizio. Le attese, soprattutto sul fronte dell’energia dal vento sono alte. “Speriamo che quest’anno la fornitura di energia elettrica da eolico raggiunga il 30%”, ha commentato qualche giorno fa alla BBC, l’ingegnere Olga Otegui, capo della Direzione Nazionale per l’Energia al Ministero dell’Industria uruguayano. Entro il 2017, il Paese spera di portare l’eolico a quota 38% dei consumi elettrici.

La strategia pro-rinnovabili dell’Uruguay
Il risultato è frutto di una strategia energetica ragionata che ha fatto sì che in un solo decennio l’Uruguay realizzasse qualcosa di apparentemente inimmaginabile, divenendo il Paese con la più alta percentuale di energia eolica di tutta l’America Latina. E di conseguenza ha ridotto la sua vulnerabilità ai cambiamenti climatici e all’aumento della siccità, che colpisce direttamente la produzione delle dighe idroelettriche. La trasformazione del sistema energetico uruguayano ha preso formalmente il via concretamente durante il primo mandato (2005-2010) dell’attuale presidente, Tabaré Vázquez, anche se il Paese non ha dovuto cominciare da zero. La Nazione ha sempre fatto affidamento sull’energia idroelettrica, e per la precisione su quattro grandi dighe (di cui una risalente al 1930) che andavano a rinforzare la produzione di due impianti termoelettrici. Oggi però le infrastrutture sono vecchie e il cambiamento climatico sta mettendo ormai da tempo a dura prova le risorse idriche nazionali. Ecco perché l’Urguay ha deciso di cambiare registro, investendo su energia eolica, solare e biomassa. Un impegno unico sul fronte della decarbonizzazione che è stato ampiamente riconosciuto a livello mondiale anche da enti come la Banca Mondiale e la Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi. Per cementare questa reputazione, Méndez – che guida anche la politica climatica – è arrivato alla Cop21 di Parigi lo scorso dicembre con uno dei più significativi impegni nazionali del mondo: un taglio dell’88% delle emissioni di carbonio entro il 2017 rispetto alla media degli anni 2009-2013.

Un piano energetico che mette tutti d’accordo

Nella ricetta verde dell’Uruguay non ci sono miracoli tecnologici: l’energia nucleare è del tutto assente dal mix e nessuna nuova mega diga idroelettrica è stata aggiunta nei piani. Il merito è solo di un chiaro il processo decisionale, un ambiente normativo favorevole e un forte partenariato tra il settore pubblico e privato. Va sottolineato come il lungimirante piano energetico 2005-2030 realizzato da Montevideo fu allora approvato all’unanimità, come politica di Stato, da tutti i gruppi parlamentari. Elemento che secondo gli esperti di settore può essere considerato punto di riferimento globale su come gli interessi sociali e ambientali siano pienamente compatibili. E dove non arrivano le green energy, ci pensa il Piano sull’Efficienza Energetica. “Quello che abbiamo imparato è che le energie rinnovabili non sono solo un business finanziario”, aggiunge Méndez. “Per tre anni non abbiamo importato un solo kilowattora. Eravamo abituati a essere dipendenti dalle importazioni di energia elettrica dall’Argentina, ma ora esportiamo a loro. La scorsa estate, gli abbiamo venduto un terzo della nostra produzione”.

10 maggio 2016
www.rinnovabili.it/energia/eolico/uruguay-record-100-elettricita-rinnovab...
18/12/2016 14:56
 
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In Svezia il riciclo è così efficiente che... hanno finito i rifiuti

Quando si tratta di ridurre l'impatto ambientale, la Svezia la fa da padrona e impartisce agli altri paesi una bella lezione. Pensate che da quelle parti sono talmente all'avanguardia nel riciclo dei rifiuti che dal 2011 a questa parte solo l'1% degli scarti prodotti dalle famiglie a livello nazionale è finito nelle discariche. Quasi tutta l'energia di cui ha bisogno il paese per andare avanti è prodotta grazie ai rifiuti e il sistema è talmente efficiente che da qualche anno sono dovuti ricorrere all'acquisto di quelli prodotti nella vicina Norvegia per poter soddisfare i propri bisogni energetici. Ma come è possibile tutto ciò?

Un Paese che acquista rifiuti all'estero
La Svezia fu uno dei primissimi paesi a imporre tasse salate sui combustibili fossili nel 1991 e ora le sue risorse di energia elettrica provengono quasi esclusivamente da fonti rinnovabili. Fra l'altro, anche se ad acquistare rifiuti dall'estero sono aziende private, parte dell'energia che esse vi ricavano va ad alimentare i bisogni delle abitazioni dei cittadini. Secondo molti la chiave per il successo dell'opera di riciclo svedese, però, risiede principalmente nella diffusa cultura del prendersi cura dell'ambiente. Una grande opera di sensibilizzazione e comunicazione è stata fatta negli anni passati per spiegare le possibilità del riciclo e pare proprio che questo tipo di investimento stia dando i suoi frutti.

Fonte: www.independent.co.uk/environment/sweden-s-recycling-is-so-revolutionary-the-country-has-run-out-of-rubbish-a7462...

14 Dicembre 2016
www.curioctopus.it/read/11270/in-svezia-il-riciclo-e-cosi-efficiente-che...-hanno-finito-i...
27/12/2017 19:14
 
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A Pechino è migliorata la qualità dell’aria grazie alla promozione delle energie rinnovabili

Pechino non è certo una città “respirabile” ma ha perso da tempo il titolo di megalopoli più inquinata del mondo, ormai saldamente in mano alla capitale indiana New Delhi; ora la municipalità della capitale cinese ha annunciato che la situazione è ulteriormente migliorata:«Alla fine del mese scorso, la densità media del particolato fine dannoso per la salute (PM 2,5) a Pechino si è stabilizzata a 58 microgrammi per metro cubo, cioè in calo del 13,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso». Liu Baoxian, direttore aggiunto del centro di sorveglianza dell’ambiente della municipalità di Pechino, ha sottolineato che anche i dati più recenti sono positivi:«Domenica, il numero di giorni gravemente inquinati aveva raggiunto i 21 quest’anno, contro i 58 nel 2013 e quest’inverno sono stati registrati solo 4 giorni gravemente inquinati». Per ridurre l’inquinamento dell’aria, Pechino ha iniziato a eliminare le caldaie a carbone e a modernizzare le caldaie a gas, utilizzando tecnologie di combustione a basse emissioni di azoto. La municipalità di Pechino evidenzia che «a novembre, la densità del biossido di zolfo è calata a 8 microgrammi per metro cubo, contro i 28 microgrammi per metro cubo nel 2013. Quest’anno la città ha eliminato 4.453 caldaie a carbone». La Commissione municipale degli affari rurali ha annunciato che «il 15 novembre, Pechino ha avviato i suoi lavori per rimpiazzarle con energie pulite (elettricità o gas) in 700 villaggi», tenendo conto che per i cinesi un villaggio ha spesso le dimensioni di una cittadina italiana. Negli ultimi 5 anni a Pechino città sono state eliminate il 99,8% delle caldaie a carbone, il che ha permesso di ridurre il consumo di carbone di ben 9 milioni di tonnellate. Dal 2013, circa 900.000 famiglie in 2.036 villaggi sono passate dal carbone alle energie pulite, riducendo il consumo di carbone di 2,7 milioni di tonnellate all’anno. Progressi che vengono riconosciuti anche dal recente rapporto “Green Industrial Policy: Concept, Policies, Country Experiences” dell’United Nations Environment Programme, secondo il quale «La Cina dà l’esempio di uno sviluppo sostenibile attraverso politiche industriali verdi». Presentando il rapporto alla recente UN Enviroment Assembly di Nairobi, il Direttore Esecutivo dell’UNEP, Erik Solheim, ha detto che «piuttosto che il vecchio schema che consiste nel privilegiare prima di tutto lo sviluppo e, solamente in seguito preoccuparsi dell’ambiente, dobbiamo associare entrambi fin dall’inizio, e questa idea è messa in opera da alcune economie. Il programma della Cina per elettrificare i trasporti stradali dà l’esempio al mondo in materia di strategia di sviluppo verde». Secondo il rapporto UNEP, «nel 2014, la Cina aveva già prodotto l’85% delle bici elettriche del mondo e ne ha esportate circa 5 milioni ogni anno». Una delle autrici del rapporto, Claudia Assmann, ha aggiunto che «dopo anni di sforzi, la Cina è sulla buona strada per uno sviluppo green, soprattutto nei settore del trasporto elettrico, dell’energia solare e della sharing economy».

15 dicembre 2017
www.greenreport.it/news/inquinamenti/pechino-migliorata-la-qualita-dellaria-grazie-alla-promozione-delle-energie-rinn...
08/04/2018 02:20
 
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Portogallo da record: l'energia verde prodotta supera i consumi del Paese

Rinnovabili, in Europa è un record dietro l'altro, confermando il ruolo di protagonista quale fonte del futuro per la produzione di elettricità. L'ultimo record è arrivato dal Portogallo: a marzo l'energia prodotta dalle sole energie rinnovabili è stata superiore all'elettricità complessiva consumata nel Paese. Secondo i dati forniti l'associazione portoghese per le energie rinnovabili (APREN), che cita i dati della Rete Energetica Nazionale, il mese scorso le fonti "verdi" hanno generato 4.812 gigawattora di elettricità, il 103,6% rispetto ai 4.647 gigawattora consumati nel Portogallo continentale. Più nel dettaglio, la produzione elettrica da fonti rinnovabili ha toccato il suo minimo il 7 marzo, quando ha fornito l'86% dell'elettricità complessiva consumata in Portogallo, e il suo massimo l'11 marzo, quando ha generato una quantità di energia pari al 143% della domanda. Tra le fonti, l'idroelettrico ha soddisfatto il 55% del fabbisogno e l'eolico il 42%. Nell'insieme le energie 'green' hanno evitato l'immissione in atmosfera, a marzo, di 1,8 milioni di tonnellate di CO2, evidenzia l'associazione, secondo cui entro il 2040 le fonti rinnovabili saranno in grado di soddisfare interamente il fabbisogno del Portogallo continentale. Quello che è accaduto in Portogallo è l'ennesima conferma della "rivoluzione" energetica in atto. Un record simile era già stato toccato nel maggio scorso in Scozia, dove era stata generata energia elettrica da fonte eolica, sufficiente per coprire il 95% dei consumi energetici del 95% delle abitazioni. Non solo: sempre mel maggio 2017, in 11 giorni su 31, l'energia del vento è stata abbastanza da rispondere alla domanda del 100% o oltre delle case scozzesi. Nel complesso la Scozia ha consumato a maggio 1,86 milioni di Mwh tra case, aziende e industria, con l'eolico che ha contribuito per il 46% alla domanda totale. Del resto, l’eolico in Europa aveva già iniziato il 2018 con un record, coprendo nella giornata del 4 gennaio il 22,7 della domanda di energia, producendo 2.128 GWh di energia pulita, in grado di coprire i fabbisogni di 160 milioni di famiglie e il 61% della domanda industriale elettrica. Nella classifica dei Paesi europei con la maggiore produzione, l’Italia ha dato il suo contributo, posizionandosi al quinto posto con 113 GWh (14,5% della domanda), dietro a Germania, Spagna (266,8 GWh, 37,3%), Francia e Regno Unito (204,6 GWh, 22,1%).

Luca Pagni
05 Aprile 2018
www.repubblica.it/economia/2018/04/05/news/portogallo_da_record_l_energia_verde_prodotta_supera_i_consumi_del_paese-192966804/?...
12/11/2018 23:25
 
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Gran Bretagna, le rinnovabili superano per la prima volta gas e carbone

La Gran Bretagna corre verso le energie a zero emissioni di CO2. Nel terzo trimestre dell'anno, la capacità di eolico, solare, biomasse e idro ha superato per la prima volta la capacità prodotta dalle energie fossili. Le rinnovabili hanno raggiunto 41,9 gigawatt di capacità contro 41,2 gigawatt degli impianti a carbone, gas e olio combustibile. Secondo i dati resi noti dall'Imperial College di Londra, negli ultimi cinque anni il totale della capacità delle rinnovabili è triplicato grazie ai nuovi investimenti, mentre quella relativa alle centrali alimentate con i sistemi tradizionali è calata di un terzo. La Gran Bretagna ha già deciso da tempo di andare verso la chiusura degli impianti responsabili delle emissioni di CO2 e di puntare sul nucleare e le rinnovabili. Per quanto sia anche l'unico Paese in Europa che vorrebbe autorizzare ricerche destinate a scoprire giacimenti di shale gas nel suo sottosuolo. Ma allo stesso tempo, ospita alcuni tra i più grandi progetti di campi eolici offshore di tutta Europa. E il tasso di crescita delle fonti alternative, scrive nel suo report sempre l'Imperial College, negli ultimi cinque anni è stato addirittura superiore alla "corsa alle centrali a gas" degli anni Novanta. Ovviamente, la capacità installata non coincide con l'energia poi effettivamente prodotta: così, nonostante la grande crescita, le rinnovabili hanno raggiunto il 28% del totale, mentre le fonti tradizionali coprono ancora il 43 per cento. Ma questo significa che rinnovabili e nucleari assieme sono ormai la maggioranza del totale, pari al 57%. Questo dovuto anche al progressivo calo della quota coperta dalle centrali a carbone, la cui produzione è calata di un quarto negli ultimi cinque anni, anche per le tasse che sono state applicate sulle emissioni di Co2 dagli impianti: in Gran Bretagna sono rimaste attive soltanto quattro centrali di questo tipo.

Luca Pagni
10 Novembre 2018
www.repubblica.it/economia/2018/11/10/news/gran_bretagna_le_rinnovabili_superano_per_la_prima_volta_gas_e_carbone-211051668/?fbclid=IwAR0KvNCn07mF_rjjOvP7g0-HpOBvdQ_Tdmkusydg8CBT7tWl-vK...
[Modificato da wheaton80 12/11/2018 23:26]
11/04/2019 02:00
 
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La Norvegia si rifiuta di trivellare l'Artico. Scacco alle lobby fossili



Duro colpo per l'industria petrolifera norvegese da parte di uno dei suoi più importanti alleati politici. Il partito laburista dell'opposizione, la più grande forza del Paese in parlamento, da sempre sostenitore del settore, ha deciso di dire basta all'esplorazione petrolifera nell'Artico norvegese. Una mossa che renderà la produzione di petrolio nella zona ancora più improbabile di quanto non lo fosse già. Di fatto, il più grande partito del parlamento norvegese ha ritirato il supporto alle trivellazioni esplorative al largo delle isole Lofoten, considerate una meraviglia naturale. Il Paese attualmente pompa oltre 1,6 milioni di barili di petrolio al giorno dalle sue attività offshore. Il più grande produttore della Norvegia, la società controllata dallo Stato Equinor ASA, ha affermato che l'accesso alle forniture di petrolio nelle Lofoten è essenziale affinché il Paese possa mantenere i livelli di produzione. Ma la decisione del partito laburista crea una larga maggioranza parlamentare contro l'esplorazione petrolifera nell'area, confermando la crescente opposizione contro i combustibili fossili, che hanno reso il Paese uno dei più ricchi del mondo. Ad annunciarlo è stato il leader del partito Jonas Gahr Store, che tuttavia ha precisato che il partito laburista continuerà ad essere un sostenitore dell'industria petrolifera, ma ha riconosciuto che ora c'è una maggioranza che chiede un cambiamento. Dal canto suo, esso continuerà a sostenere il sistema fiscale esistente che comprende anche i rimborsi per le esplorazioni. Nei fondali marini dell'arcipelago delle Lofoten dovrebbero esserci ancora da 1 a 3 miliardi di barili di petrolio. L'area era già stata tenuta al riparo dalle trivelle dai governi della coalizione norvegese attraverso vari accordi politici ma non era del tutto salva. A causa della crescente preoccupazione per i cambiamenti climatici, l'industria petrolifera norvegese sta ottenendo un minore sostegno pubblico e minacce legali da parte di gruppi ambientalisti. Queste sfide si aggiungono a una carenza di grandi progetti dall'inizio del prossimo decennio. La settimana scorsa il Paese ha anche annunciato che le compagnie petrolifere della Norvegia dovranno impegnarsi a rendere le operazioni completamente prive di emissioni. "L'intera industria è sorpresa e delusa", ha dichiarato a Bloomberg Karl Eirik Schjott-Pedersen, capo della Norwegian Oil and Gas Association. Le Isole Lofoten sono un vero e proprio paradiso, uno dei migliori luoghi al mondo in cui ammirare l'aurora boreale. A raccontarlo è stata anche la nostra fotografa Virag Nobile col suo splendido reportage e le immagini dell'aurora boreale.


Francesca Mancuso
10-04-2019
www.greenme.it/informarsi/ambiente/31221-norvegia-stop-trivellazioni?fbclid=IwAR1OtzVB-_IV784glM-xNDWvn_WNT2HUSjubaCnP7tH75HS5f8-...
14/06/2019 02:38
 
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Rinnovabili: 11 milioni i posti di lavoro nel 2018, +6,8%

Il settore delle energie rinnovabili ha dato lavoro nel mondo a 11 milioni di persone nel 2018, con un incremento del 6,8% rispetto ai 10,3 milioni del 2017. Il dato emerge dal rapporto annuale dell'International Renewable Energy Agency (IRENA), che evidenzia la crescita delle industrie legate alle energie pulite anche fuori dai Paesi in cui queste attività sono più radicate, e cioè Cina, UE e USA. Nazioni dell'Estremo Oriente e del Sudest asiatico si sono affiancate alla Cina nell'esportazione di pannelli fotovoltaici, si legge. Malesia, Thailandia e Vietnam sono invece tra gli Stati che hanno registrato l'aumento maggiore di occupazione, consentendo all'Asia di mantenere una quota del 60% nei posti di lavoro totali nelle rinnovabili. Guardando alle diverse fonti di energia verde, un terzo dei lavoratori mondiali (3,6 milioni) è impiegato nel fotovoltaico. In questo comparto l'occupazione è cresciuta in India, Sudest asiatico e Brasile, mentre è diminuita in Cina, USA, Giappone e Unione Europea. Poco più di due milioni di persone lavorano sia nei biocombustibili liquidi sia nell'idroelettrico. L'eolico, soprattutto onshore, dà lavoro a 1,2 milioni di persone. Sono poi 800mila gli impiegati nel solare termico e 787mila quelli nelle biomasse solide.

13 giugno 2019
www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2019/06/13/rinnovabili11milioniipostidilavoro-nel-2018-68_e068c8c8-8f16-40f6-a1c7-eaff13504...
06/03/2020 22:21
 
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L’Africa punta sulle energie rinnovabili per colmare il suo gap energetico

Sono moltissimi ancora gli africani che non hanno accesso all’elettricità e questo è uno dei motivi che impediscono a molte Nazioni del continente nero di crescere. Molti governi sono perfettamente consapevoli della situazione e quindi stanno facendo molto per colmare il gap energetico: la buona notizia è che questa crescente domanda viene soddisfatta usando fonti rinnovabili. Sono degni di nota gli sforzi fatti da Etiopia, Nigeria, Namibia e Kenya.

L’Etiopia va a rinnovabili
Da questo punto di vista l’Etiopia è un esempio positivo di una Nazione che cerca di soddisfare il suo crescente fabbisogno energetico usando fonti rinnovabili: una strategia che, unita all’obiettivo di diventare entro il 2025 un Paese a medio reddito, intende così coniugare sviluppo e ambiente. Al momento l’Etiopia produce il 90% della sua energia da fonti rinnovabili, prevalentemente impianti idroelettrici e biomasse. Adesso vuole fare di più e sta costruendo sul Nilo la Great Renaissance Dam, una mega diga che una volta completata sarà la più grande dell’Africa e produrrà abbastanza elettricità non solo per connettere tutti i suoi abitanti, ma anche per esportarla ai vicini. Addis Abeba punta pure al solare: di recente la società saudita ACWA Power ha firmato un accordo con la sua omologa etiope per costruire due impianti da 125 MW ciascuno situati a Dicheto, nella regione di Afar e a Gad, nella regione di Somali. Una volta a regime, saranno capaci di illuminare 750mila abitazioni.

Investimenti in Nigeria

Un altro impianto a energia solare sta per essere costruito in Nigeria, dove l’americana Triton Solar punta a investire 100 milioni di dollari per costruire tre impianti situati a Lagos, nello stato di Oyo e nella capitale Abuja. L’investimento è importante, visto che la Nigeria soffre di frequenti black-out dovuti al pessimo stato della rete di distribuzione e permetterà a molti di accedere all’elettricità senza dover usare costosi e inquinanti generatori diesel.

L’eolico della Namibia

Diverso è il caso della Namibia, che per raggiungere il suo obiettivo di produzione da fonti rinnovabili punta sull’eolico: il Ministero dell’Ambiente ha siglato un accordo con la società Diaz Wind Power per un impianto da 44 MW che, una volta a regime, permetterà di ridurre l’importazione di energia.

Solare italiano in Kenya

Infine un caso che è degno di essere menzionato è quello del Kenya, che produce il 90% della sua energia da fonti rinnovabili, prevalentemente da impianti idroelettrici e geotermici, e in misura minore da energia solare. La quota di quest’ultima, pur essendo molto bassa, sta crescendo e proprio di recente è stato inaugurato un campo da 50 MW. Il governo del Kenya sta puntando parecchio sulle rinnovabili e a tale proposito non può non essere citato il ruolo svolto dalla fondazione italiana RES4Africa che, assieme ad aziende tricolori, sta aiutando la Nazione a raggiungere il proprio obiettivo.

Giuseppe De Santis
15 febbraio 2020
www.ilprimatonazionale.it/esteri/africa-punta-rinnovabili-colmare-gap-energetico...
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