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Gli huthi hanno preso il potere nello Yemen

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2024 17:47
01/06/2019 00:16
 
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Il Generale traditore yemenita Nasser Barwis muore per le ferite riportate a gennaio

www.youtube.com/watch?v=ODTETeWKLRI&fbclid=IwAR3wRxR6PW1yX0AETfKGf37XSBjkUBThvxtHsfV5DcM3cAXnKucNXbyNekg&app...

Suleiman Kahani
[Modificato da wheaton80 01/06/2019 00:18]
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Yemen - Houthi, prese più di 20 postazioni lealiste nel sud

Gli insorti sciiti yemeniti Houthi, considerati vicini all'Iran, hanno oggi annunciato di aver conquistato postazioni militari delle forze lealiste sostenute dall'Arabia Saudita. Citato dall'agenzia yemenita Saba, controllata dall'insurrezione, il portavoce degli Houthi, Yahya Sarai, ha detto che gli attacchi a sorpresa sono stati compiuti nella regione sud-occidentale di Najran, tra la capitale Sanaa in mano agli Houthi e il porto di Aden controllato dai lealisti. Il portavoce ha aggiunto che negli attacchi più di 20 postazioni lealiste sono state conquistate e che più di 200 unità delle forze filo-Riad sono state uccise. Le informazioni non possono essere verificate in maniera indipendente sul terreno. Finora l'Arabia Saudita e la Coalizione guidata da Riad non hanno commentato la notizia.

06 giugno 2019
www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2019/06/06/yemen-huthi-prese-piu-di-20-postazioni-lealiste-nel-sud_187fb45d-eaa5-407c-8767-78d8bdafc...
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«Armi ai sauditi, Londra viola la legge»

Un messaggio è stato spedito anche da Sana’a, martoriata e bellissima capitale dello Yemen: ieri la pagina Twitter della Campaign Against Arms Trade (CAAT) si è riempita di congratulazioni. Perché gli attivisti britannici che da anni si battono contro il mercato internazionale delle armi hanno vinto: l’Alta Corte d’Appello del Regno Unito ha ribaltato la sentenza del 2017 dell’Alta Corte e ordinato al governo di Londra di sospendere il rilascio di nuove licenze per vendite militari all’Arabia saudita. Ai giudici sono stati presentati i rapporti delle associazioni della società civile, Amnesty International, Human Rights Watch e Oxfam, con a capo CAAT: quelle vendite violano il diritto internazionale umanitario e sono utilizzate per compiere crimini contro i civili yemeniti. La Corte ha accolto il ricorso, ma con una motivazione diversa, non incentrata sulla bontà o meno della decisione di vendere ai Saud ma sul processo che ha condotto a tale decisione: i giudici Terence Etherton, Irwin e Singh non hanno potuto confermare che le armi britanniche siano state effettivamente utilizzate per compiere gravi violazioni del diritto internazionale ma si sono detti certi del mancato controllo da parte di Londra.

Insomma, alla luce delle passate violazioni commesse dalla petromonarchia, il governo britannico non ha verificato l’uso fatto delle armi, dunque deve sospendere le licenze. Messaggio diretto al Segretario al Commercio Internazionale Liam Fox: rimetti mano alle decisioni del passato. Perché è il governo che indica e il parlamento, attraverso la commissione sul controllo dell’export di armi, che dà luce verde. Quella commissione, che il governo definisce «uno dei più robusti regimi di controllo bellico del mondo», per la Corte non fa il suo dovere: i suoi membri si limitano a dare sostegno alle scelte governative senza analizzarle davvero. La sentenza non tocca gli ordini già in essere, quelli continueranno a far crescere il contingente militare saudita. Ma da questo momento, ordina la Corte, nessun’altra licenza potrà essere rilasciata a meno di un effettivo controllo sull’uso delle armi made in Britain. E quell’ordine lo emette con parole forti: le licenze sono «irrazionali e di conseguenza illegali». Al governo resta la Corte Suprema, ultimo grado di giudizio, a cui Londra ha già fatto sapere che si appellerà. A reagire è anche il convitato di pietra, il regime saudita: l’unico a beneficiare della sentenza, ha detto il Ministro degli Esteri Adel al-Jubeir, sarà l’Iran, spauracchio facilmente spendibile da Londra a Washington.

Si festeggia invece dentro CAAT, una festa consapevole del senso di questa vittoria, ancora limitata:“Accogliamo questo verdetto”, commenta Andrew Smith, il portavoce della Campagna, “ma non sarebbe dovuto essere un ricorso di attivisti a costringere il governo a rispettare le sue stesse leggi. Non importa le atrocità di cui si è macchiato, il regime saudita è stato in grado di avere l’acritico sostegno politico e militare della Gran Bretagna». “La vendita di armi usate in Yemen è sfidata a livello internazionale”, aggiunge Sam Perlo-Freeman, coordinatore della ricerca di CAAT, “ma che venga dalla corte di uno dei principali fornitori ai sauditi porta la questione a un livello nuovo». Festeggiano anche i laburisti, con la segretaria ombra agli esteri, Emily Thornberry, che ha subito chiesto un’inchiesta parlamentare per individuare eventuali responsabilità ministeriali e la sospensione immediata della vendita di armi ai sauditi.

Vendite da miliardi di sterline che fanno della Gran Bretagna il secondo esportatore bellico verso Riyadh dopo gli inamovibili alleati statunitensi: licenze da sei miliardi di dollari (il 43% delle vendite belliche totali britanniche), di cui 3,4 in aerei da guerra e 2,4 in missili, bombe e granate, oltre a 6.200 contractor britannici impiegati nelle basi saudite come addestratori e 80 uomini della Royal Air Force operativi nei centri di comando di Riyadh. Questo è il valore ufficiale dal marzo 2015, quando l’Arabia Saudita ha messo insieme una coalizione di volenterosi Paesi sunniti per dichiarare guerra al movimento Houthi yemenita, trascinando il Paese più povero del Golfo nella peggior crisi umanitaria globale. Ma quel valore, è l’accusa delle associazioni, va considerato al ribasso. È quello reso noto dal governo ma non tiene conto delle licenze (altre centinaia di milioni di dollari stimati) allegramente distribuite con le Open Individual Export Licences, opaco sistema che non richiede autorizzazione perché riguarderebbe «prodotti meno sensibili». Ma in mezzo, denunciano gli attivisti, sarebbero finiti missili e bombe.

Chiara Cruciati
21 giugno 2019
ilmanifesto.it/armi-ai-sauditi-londra-viola-la-legge/
[Modificato da wheaton80 21/06/2019 19:54]
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Gli Emirati "emigrano" dallo Yemen. Ritirati migliaia di soldati e mercenari

Più volte, parlando della "strana coppia" saudo-emiratina, io la paragono ai collodiani Gatto e Volpe. Il Gatto, sciocco, è rappresentato ovviamente da Riyadh, la Volpe, più astuta e malevola, da Abu Dhabi. Anche questo nuovo sviluppo in Yemen conferma la mia valutazione: gli UAE capiscono che l'ex "Arabia Felix" é una palude e iniziano (seppur con una scusa) a tirare i remi in barca. Gli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno ritirato un gran numero di truppe dallo Yemen, presumibilmente per timore di un'escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Iran. Il ritiro è avvenuto perché Abu Dhabi voleva avere forze ed equipaggiamenti "a portata di mano" in seguito alle recenti tensioni nella regione del Golfo Persico, secondo quanto riferito da quattro diplomatici occidentali senza nome. Le tensioni arrivano dopo che gli Stati Uniti hanno aumentato la propria retorica contro l'Iran, annunciando lo spiegamento di ulteriori schieramenti di truppe nella regione del Golfo Persico al fine di contrastare una "minaccia" non specificata dall'Iran agli inizi di maggio. Una settimana dopo, quattro petroliere furono sabotate nel porto marittimo degli Emirati Arabi Uniti di Fujairah. All'inizio di questo mese, altre due petroliere sono state danneggiate dalle esplosioni nel Golfo di Oman. Mercoledì, gli Emirati Arabi Uniti hanno detto che non ci sono prove "chiare, scientifiche e convincenti" per assegnare la colpa agli attacchi, dividendosi con gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita, che hanno ritenuto l'Iran responsabile senza alcuna base. Parlando delle recenti tensioni e del ritiro degli EAU, un diplomatico occidentale ha affermato che il Paese arabo ha effettivamente ritirato "un sacco" delle sue forze nelle ultime tre settimane. Tuttavia, confermando solo "alcuni movimenti di truppe" dallo Yemen, un anonimo alto funzionario degli Emirati ha affermato che Abu Dhabi non stava cercando di ritirarsi dal Paese e si era impegnato nella "coalizione" militare guidata dai Sauditi. Il funzionario ha rifiutato di fornire ulteriori informazioni sul numero e sulla posizione dei movimenti delle truppe. Il ritiro delle truppe avviene mentre la coalizione guidata dai sauditi è stata recentemente sottoposta a forti pressioni dal movimento Houthi dello Yemen e dalle forze armate. Negli ultimi due mesi, le forze yemenite hanno lanciato una serie di attacchi con missili e droni su strutture vitali saudite, tra cui installazioni petrolifere, aeroporti e batterie di difesa aerea in risposta agli incessanti attacchi guidati dai sauditi sul Paese.

Suleiman Kahani
29 giugno 2019
palaestinafelix.blogspot.com/2019/06/gli-emirati-emigrano-dallo-yemen.html?fbclid=IwAR36GookRLzmEegz6C9MFaEFb4jrBQjZUJEPc8bbcG2DxFeLPzJ...
29/07/2019 19:00
 
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Esercito Yemenita colpisce centro di comando saudita con missile balistico

Le forze armate yemenite hanno distrutto un centro di comando militare nella provincia meridionale di Najran, in Arabia Saudita, dopo averlo preso di mira con un missile balistico fabbricato in patria, riferisce un ufficiale militare yemenita. Il Generale di Brigata Yahya Saree, il portavoce delle forze armate yemenite, ha dichiarato al sito web yemenita di notizie in arabo al-Masirah che il missile balistico a corto raggio ha colpito con successo un centro di comando nell'area di Saqqam. Ha aggiunto che il missile è stato lanciato domenica in mattinata, distruggendo la base e lasciando un gran numero di truppe a guida saudita morte o ferite. Il lancio del missile è avvenuto poche ore dopo nuovi attacchi di droni da parte delle forze yemenite in un aeroporto di Najran. Saree aveva detto in precedenza che le forze yemenite hanno utilizzato droni da combattimento Qasif-K2 per colpire dapprima un centro di comando e controllo e successivamente hangar e siti militari all'aeroporto di Najran. Ha dichiarato che i droni avevano colpito con successo i loro obiettivi e fermato il traffico aereo in aeroporto. Le forze yemenite prendono regolarmente di mira posizioni all'interno dell'Arabia Saudita in rappresaglia per la guerra a guida saudita contro lo Yemen, iniziata nel marzo 2015, nel tentativo di reinstallare un precedente regime ed eliminare il movimento Houthi Ansarullah, che ha difeso il Paese insieme alle forze armate. Il Progetto di Localizzazione di Eventi e Conflitti Armati (ACLED), con sede negli Stati Uniti , un'organizzazione no profit di ricerca sui conflitti, stima che la guerra guidata dai sauditi abbia causato la morte di oltre 60.000 yemeniti da gennaio 2016. L'aggressione militare che dura da anni ha anche messo a dura prova le infrastrutture dello Yemen, distruggendo ospedali, scuole e fabbriche. Le Nazioni Unite hanno già avvertito che oltre 24 milioni di yemeniti hanno un disperato bisogno di aiuti umanitari, tra cui 10 milioni che soffrono la fame a livelli estremi.

Traduzione: Wheaton80
29 giugno 2019
en.abna24.com/news//yemen-hits-saudi-command-center-with-ballistic-missile_965532.html?fbclid=IwAR0Nacs_CynCBPehA7jCSp-mtZSv6nfSuWqkOK5SJnotSQzlilQ...
03/08/2019 01:58
 
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Attacchi Houthi, uccisi 60 militari yemeniti

Decine di migliaia di yemeniti, in buona parte civili, e tra questi molti bambini, sono stati uccisi dalla guerra che va avanti da quattro anni e dai bombardamenti aerei della coalizione saudita. Oltre tre milioni sono sfollati. Un quadro che si aggrava giorno dopo giorno e che conferma che tregue, negoziati e il lavoro diplomatico degli ultimi mesi non sono riusciti a scalfire le cause di un conflitto che è figlio delle tensioni tra i vari attori regionali e dello scontro, (per ora) a distanza, tra Iran e Arabia saudita. Ieri almeno 60 militari e poliziotti sono rimasti uccisi in un duplice attacco ad Aden compiuto dai ribelli sciiti Houthi (sostenuti dall’Iran) contro le truppe del governo de-facto e quelle dei Paesi alleati. Dozzine di militari degli Emirati, che il mese scorso ha annunciato la riduzione del numero di soldati impegnati in Yemen, stavano partecipando a una parata nella base di al-Jalaa, quando sono stati colpiti da un drone e da un missile balistico. Il secondo attacco, attribuito ugualmente ai ribelli sciiti, è stato compiuto da un kamikaze che si è fatto esplodere a bordo di un’auto davanti alla stazione di polizia del quartiere Sheikh Othman. È stata una carneficina e il numero dei morti è destinato con ogni probabilità a salire per la gravità delle condizioni di diversi feriti. Tra le vittime dell’attacco contro la parata militare figura anche il Generale Munir al-Yafi, Comandante della cosiddetta “Cintura di Sicurezza”, una forza addestrata e sostenuta dagli Emirati. Appena qualche giorno fa gli aerei della Coalizione a guida saudita avevano centrato in pieno un mercato affollato nel nord dello Yemen, uccidendo 14 persone, tra cui quattro bambini. Altri 11 minori rimasti feriti sono stati curati in un vicino ospedale di Save the Children, che ha criticato duramente le Nazioni Unite per non aver inserito l’Arabia Saudita nella “lista nera” dei Paesi che non proteggono i bambini in zone di guerra.

«Solo nel 2018, in Yemen, almeno 729 bambini hanno perso la vita o sono rimasti feriti a causa dei bombardamenti aerei condotti dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati, responsabile, nello stesso arco di tempo, anche di 15 raid contro scuole e ospedali. Si tratta di quasi la metà dei 1689 bambini uccisi o feriti nel conflitto l’anno scorso… (la coalizione non è stata ancora inserita nella lista) nonostante le gravi violazioni dei diritti dei bambini dello Yemen di cui si è resa responsabile», denuncia in un comunicato l’ONG internazionale che tutela i bambini a rischio. Nell’allegato del rapporto presentato dall’ONU su gravi violazioni che comprendono le uccisioni, le mutilazioni, il reclutamento, i rapimenti, gli abusi sessuali e gli attacchi contro scuole e ospedali, la coalizione è elencata per l’uccisione e la mutilazione dei bambini ma non per gli attacchi contro scuole e ospedali. Si trova inserita in una sezione più leggera, tra gli attori che avrebbero «messo in atto misure volte a migliorare la protezione dei minori». Per questo Save the Children punta il dito contro il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres. «Le Nazioni Unite hanno documentato accuratamente gli attacchi spaventosi perpetrati contro i bambini yemeniti, eppure il Segretario Generale non ha inserito la coalizione nella lista nera (e)… ha anteposto la politica ai bambini e che gli Stati che hanno amici potenti possono cavarsela con l’impunità sebbene distruggano le vite dei bambini», sottolinea Mohamad Al Asmar, responsabile per la comunicazione di Save the Children, in riferimento alla protezione che Washington garantisce a Riyadh.

Michele Giorgio
01.08.2019
ilmanifesto.it/attacchi-houthi-uccisi-60-militari-yemeniti/
23/08/2019 00:02
 
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Aggiornamento Yemen 2

Nelle recenti operazioni di rappresaglia nei confronti dell'aggressore saudita e dei pesanti raid aerei degli ultimi giorni (40 raid in due giorni), le forze militari yemenite hanno attaccato con droni Qasef K2 bersagli strategici presso la base aerea saudita King Khalid ed inoltre con un missile hanno colpito con precisione la sala operativa della coalizione saudita nella regione di Jizan.

21 agosto 2019
www.facebook.com/EuropeanFrontforYemen/
16/09/2019 12:53
 
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Resistenza yemenita dimezza produzione petrolio saudita

Gli attacchi condotti da dieci droni della Resistenza yemenita contro due impianti dell’industria petrolifera dell’Arabia Saudita hanno eliminato più della metà della produzione del Regno. Gli attacchi ridurranno la produzione del regno di 5,7 milioni di barili al giorno, secondo una dichiarazione della compagnia petrolifera statale Saudi Aramco.

Resistenza yemenita paralizza l’Arabia Saudita
Gli attacchi effettuati all’alba di sabato seguono i precedenti attacchi di ritorsione transfrontalieri alle installazioni petrolifere saudite. Gli attacchi di sabato hanno letteralmente paralizzato gran parte della capacità produttiva della Nazione. L’Arabia Saudita è il più grande esportatore del mondo, spedendo ogni giorno oltre sette milioni di barili di petrolio nel mondo e per anni ha servito come ultima risorsa ai mercati. Il portavoce delle forze armate yemenite, Generale di Brigata Yahya Saree, ha dichiarato sabato che i droni della Resistenza yemenita hanno lanciato attacchi di ritorsione contro la principale struttura saudita di Aramco nella città orientale di Abqaiq. Il raid ha causato danni devastanti alla più grande centrale petrolifera del regno.

Cinque anni di crimini sauditi in Yemen
L’Arabia Saudita e alcuni suoi alleati regionali hanno lanciato una devastante campagna contro lo Yemen nel marzo 2015, con l’obiettivo di riportare al potere il governo dell’ex Presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi ed eliminare il movimento della Resistenza yemenita Houthi Ansarullah. Il progetto di localizzazione di eventi e conflitti armati con sede negli Stati Uniti (ACLED), un’organizzazione no-profit per la ricerca di conflitti, stima che la guerra abbia già causato oltre 91mila vittime negli ultimi quattro anni e mezzo. Il portavoce della coalizione, il Colonnello Turki al-Malki, ha dichiarato che è stata avviata un’indagine su chi ha pianificato ed eseguito gli attacchi negli impianti petroliferi. Ha affermato che l’alleanza sostenuta dall’Occidente avrebbe contrastato le minacce alla sicurezza energetica globale e alla stabilità economica. Amin Nasser, Amministratore Delegato di Aramco, ha dichiarato che gli attacchi dei droni non hanno causato vittime. Il regime saudita ha riferito che Aramco avrà maggiori informazioni entro 48 ore e che ritirerà il petrolio in deposito per compensare la perdita. Aramco sta pianificando quella che dovrebbe essere la più grande offerta pubblica iniziale al mondo.

Giovanni Sorbello
16 settembre 2019
www.ilfarosulmondo.it/resistenza-yemenita-dimezza-produzione-petrolio-saudita/?fbclid=IwAR2FkldhyAj4zBad9T4URDjbKhsJdLJNveyZCUZuhxdq05_Imak...
02/10/2019 13:24
 
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Yemen – Tre brigate saudite distrutte nell'offensiva di Najran

Il portavoce delle Forze Armate yemenite ha dichiarato che tre brigate militari saudite sono state completamente distrutte dopo che le truppe dell'Esercito Yemenita, sostenute dai combattenti alleati dei comitati popolari, avevano organizzato un'offensiva militare su larga scala nella regione meridionale del regno di Najran. Secondo le dichiarazioni dell'ufficio stampa del movimento Houthi Ansarullah dello Yemen, il Generale di Brigata Yahya Saree, parlando sabato sera in una conferenza stampa nella capitale Sana'a, ha descritto l'importante ed efficiente operazione, soprannominata Victory of God, come la più grande di sempre, da quando l'Arabia Saudita e alcuni dei suoi alleati hanno intrapreso un'atroce campagna militare nello Yemen più di quattro anni fa, notando come l'offensiva sia durata diversi mesi e abbia provocato tra i nemici perdite drammatiche sia in termini di hardware militare che di personale. "L'operazione ha provocato la completa distruzione di tre brigate militari delle forze nemiche (saudite), il sequestro di grandi quantità di equipaggiamento militare, tra cui centinaia di veicoli anche corazzati, la cattura di migliaia di forze nemiche, principalmente traditori e manipolati (miliziani yemeniti sponsorizzati dai sauditi e fedeli all'ex Presidente dello Yemen Abd Rabbuh Mansur Hadi). Nel mentre, altre centinaia di nemici sono stati uccisi e feriti”, ha sottolineato Saree, secondo Press TV. L'alto funzionario militare yemenita ha sottolineato che comandanti, ufficiali e soldati sauditi sono tra coloro che sono stati catturati dalle forze yemenite e dai combattenti dei comitati popolari.

“Solo 72 ore dopo l'inizio dell'operazione, le nostre forze hanno assediato completamente le truppe nemiche. Tre brigate di traditori con unità dell'Esercito Saudita sono state completamente distrutte e decine di persone sono state prese in ostaggio ", ha detto Saree. Ha aggiunto:"Sotto le direttive del comando [del movimento Ansarullah, Abdul-Malik al-Houthi], tutti i prigionieri sono stati trattati secondo i principi dell'Islam, i costumi e le tradizioni dello Yemen, nonché l'etica umana. Le nostre forze hanno lavorato per proteggere migliaia di forze nemiche arrese dalle incursioni di ritorsione da parte della coalizione di aggressione". Saree ha assicurato quindi a tutte le famiglie dei prigionieri che le forze yemenite e i loro alleati avrebbero adottato ulteriori misure per salvarli dai danni causati dagli attacchi aerei condotti dai sauditi. Il portavoce delle Forze Armate yemenite ha continuato dicendo che diverse unità specializzate hanno partecipato all'operazione in diverse aree geografiche e che le forze dell'Esercito Yemenita e i loro alleati hanno potuto strappare il controllo su centinaia di chilometri quadrati di terra a Najran. L'Arabia Saudita e alcuni suoi alleati regionali hanno lanciato una devastante campagna contro lo Yemen nel marzo 2015, con l'obiettivo di riportare al potere il governo di Hadi e schiacciare Ansarullah. Il Progetto di Localizzazione di Eventi e Conflitti Armati con sede negli Stati Uniti (ACLED), un'organizzazione no-profit per la ricerca di conflitti, stima che la guerra abbia causato oltre 91.000 vittime negli ultimi quattro anni e mezzo. La guerra ha anche messo a dura prova le infrastrutture del Paese, distruggendo ospedali, scuole e fabbriche. Le Nazioni Unite affermano che oltre 24 milioni di yemeniti hanno un disperato bisogno di aiuti umanitari, tra cui 10 milioni che soffrono di livelli estremi di fame.

Traduzione: Wheaton80
29 settembre 2019
iqna.ir/en/news/3469525/three-saudi-brigades-destroyed-in-najran-offensi...
02/10/2019 13:27
 
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Yemen, ucciso Comandante Coalizione Araba a Hadramout

Il Comandante delle forze della Coalizione Araba, il Generale di Brigata Bandar bin Mazyid al Otaibi, è stato ucciso nella Provincia di Hadramout, nello Yemen orientale. Lo hanno riferito fonti militari, precisando che il Generale sarebbe morto in "circostanze misteriose" insieme ad altri quattro militari, di cui due sauditi.

20 settembre 2019
www.agenzianova.com/a/0/2613449/2019-09-20/speciale-difesa-yemen-ucciso-comandante-coalizione-araba-a-h...
30/11/2019 16:32
 
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Aggiornamento Yemen 3

Le difese aeree dell'esercito e dei movimenti popolari hanno abbattuto questa mattina un elicottero Apache dell'aggressore saudita di fronte ad Asir. "Le difese aeree yemenite sono state in grado, grazie a Dio, di abbattere un aereo Apache saudita con un nuovo missile terra-aria, che riveleremo in seguito", ha detto il portavoce del Generale di Brigata Yahya Sare'e in un breve dichiarazione. Ha spiegato che l'elicottero è stato abbattuto questa mattina nell'area di Majaza di fronte ad Asir mentre svolgeva attività ostili. "È completamente bruciato e l'equipaggio composto da due sauditi è stato ucciso". "Le forze armate yemenite confermano che avvicinarsi allo spazio aereo dello Yemen è proibito e non sarà un luogo per un picnic per nessuno e che affronterà tutti i tentativi dei nemici fino a quando non raggiungerà la piena protezione dello spazio aereo yemenita". Le sparatorie arrivano tre mesi dopo che le forze armate yemenite hanno svelato due tipi di sistemi di difesa aerea, Fater1 e Thaqib1, che sono entrati in battaglia nel 2017 e sono riusciti a fronteggiare aerei da guerra di aggressione.

www.facebook.com/EuropeanFrontforYemen/photos/a.120138965514563/485526078975848/?type=3...
19/01/2020 19:10
 
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Aggiornamento Yemen 4

Nella serata di ieri i guerriglieri Houthi hanno attaccato un campo di addestramento dei miliziani yemeniti che fanno parte della coalizione a guida saudita, nell'area di Marib. L'attacco sembra essere stato una combinazione di missili balistici a corto raggio e "droni suicidi". Dozzine di miliziani sono rimasti uccisi e/o feriti. Gli Houthi continuano a sviluppare le loro capacità militari, con il sempre più evidente aiuto iraniano.

19 gennaio 2020
www.facebook.com/newsbattagliemondo/
[Modificato da wheaton80 19/01/2020 19:11]
01/02/2020 17:29
 
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Aggiornamento Yemen 5

Le forze dello Yemen attaccano le strutture della compagnia petrolifera Aramco nella regione jizana dell'Arabia Saudita meridionale, secondo il portavoce militare yemenita. È così che mercoledì il portavoce dell'Esercito Yemenita, Yahya Sari, ha offerto dettagli sulla recente operazione contro la cosiddetta "coalizione" aggressiva dell'Arabia Saudita, nel quadro della quale l'esercito è riuscito a contrastare un complotto tracciato dagli aggressori contro la capitale Sanaa, aggiungendo che l'esercito ha effettuato attacchi con missili e droni contro l'aeroporto e la base di Jamis Mushait, nella provincia saudita di Asir (sud), tra gli altri obiettivi vitali del regno arabo. Finora l'Arabia Saudita non ha commentato. Sari ha detto che, durante l'operazione effettuata nella regione di Nehem, ad est della provincia di Sanaa, le forze yemenite, sostenute dai combattenti del movimento popolare Ansarullah, sono riuscite a infliggere grandi perdite ai ranghi dei mercenari di Arabia Saudita e suoi alleati. In questa operazione "sono stati liberati 2.500 chilometri quadrati, migliaia di forze nemiche sono state uccise, ferite o catturate e sono state distrutte 17 brigate militari e 20 battaglioni della coalizione saudita", ha detto il portavoce militare. Tra gli altri successi delle forze yemenite, Sari ha riportato la riconquista di diverse città nelle province di Marib (al centro) e Al-Yauf (al nord).

Lo Yemen conferma l'attacco con 10 droni alla compagnia petrolifera saudita Aramco
Nei giorni scorsi, la regione di Nehem è stata teatro di gravi scontri tra l'Esercito Yemenita, appoggiato dai combattenti dei comitati popolari, e le forze fedeli all'ex Presidente fuggitivo yemenita, appoggiato dall'Arabia Saudita, Abdu Rabu Mansur Hadi. Le forze yemenite sono riuscite a respingere gli attacchi dei mercenari dell'Arabia Saudita e liberare nuove aree a Sanaa. Nelle dichiarazioni rilasciate il 17 gennaio, lo stesso Sari aveva assicurato che tutti i tentativi del nemico saudita sarebbero falliti e aveva promesso di prendere tutte le misure appropriate contro questa escalation. L'esercito dello Yemen ha ucciso dozzine di mercenari sauditi a Sanaa ed ha effettuato attacchi di rappresaglia contro obiettivi sauditi nel territorio della monarchia araba, in risposta all'aggressione saudita, che ha causato decine di migliaia di morti, principalmente civili.

01 febbraio 2020
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[Modificato da wheaton80 01/02/2020 17:30]
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Ucciso nello Yemen al-Raymi, leader di al-Qaeda nella Penisola Araba

AsiaNews – Le forze speciali statunitensi hanno ucciso in un raid in Yemen Qasim al-Raymi, dal 2015 leader di al-Qaeda nella Penisola Araba (AQAP). A darne l’annuncio nella serata di ieri è stato lo stesso Presidente americano Donald Trump, nel contesto di una operazione antiterrorismo lanciata nella regione e conclusa con successo. Il leader jihadista è associato a una serie di attacchi contro obiettivi occidentali che si sono ripetuti negli anni 2000. Egli ha assunto la guida del gruppo terrorista nel 2015 alla morte del predecessore, Sheikh Abu Basir Nasser al Wuhaishi, ucciso da un raid aereo americano. “Sotto la guida di Rimi”, ha sottolineato il Presidente Trump in una nota, “Aqap ha commesso violenze inimmaginabili contro i civili in Yemen e ha cercato di condurre e ispirare numerosi attacchi contro gli Stati Uniti e le nostre forze”. “La sua morte”, aggiunge il Presidente, “depotenzia ancor più” il gruppo jihadista e “il movimento di al-Qaeda sul piano globale”. Il movimento di al-Qaeda nella Penisola Araba è nato nel 2009, in seguito all’unione di due sezioni di al-Qaeda nello Yemen e in Arabia Saudita, con l’obiettivo di rovesciare i governi locali sostenuti da Washington, eliminandone l’influenza nella regione. La maggior parte degli attacchi si sono concentrati nello Yemen, dove ha potuto colpire con maggiore facilità grazie anche all’instabilità politica che caratterizza da anni il Paese. Voci sulla morte di Qasim al-Raymi erano circolate negli Stati Uniti già a fine gennaio, quando il New York Times aveva riportato che al- Raymi sarebbe stato colpito in un raid condotto non lontano dalla capitale yemenita Sanaa lo scorso 25 gennaio, in un’area conosciuta come la roccaforte del gruppo AQAP. In risposta, il gruppo jihadista ha diffuso il 2 febbraio scorso un audio-messaggio, nel quale affermava che AQAP aveva progettato e sferrato l’attacco terroristico compiuto da un militare saudita che si trovava per addestramento nella base della marina statunitense a Pensacola, in Florida. La nota non chiarisce quando è avvenuta l’operazione che ha ucciso il leader jihadista. Una fonte governativa yemenita, dietro anonimato, conferma che di recente è avvenuto un raid con l’impiego di droni a Marib, ma non si tratterebbe dello stesso attacco in cui è morto al-Raymi, su cui pendeva una taglia da 10 milioni di dollari. al-Raymi, 41 anni, si era unito ad al-Qaeda negli anni Novanta, lavorando in Afghanistan per Osama bin Laden.

07 febbraio 2020
www.analisidifesa.it/2020/02/ucciso-nello-yemen-al-raymi-leader-di-al-qaeda-nella-penisola-araba/?fbclid=IwAR0mEgKrdEIwC3VvhxO1lBmQysaXpf01eCDno9bk336I_8PWMqm...
01/03/2020 22:33
 
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Aggiornamento Yemen 6

L'esercito yemenita e i movimenti popolari hanno liberato tutta la provincia di Jawf, dopo aver lanciato un'importante offensiva militare contro le forze della coalizione a guida saudita negli ultimi giorni. Una fonte militare informata ha confermato che i combattenti dell'Esercito Yemenita hanno liberato Hazm, la capitale della provincia di Jawf, che era sotto il controllo delle forze della coalizione saudita da quasi cinque anni. Nello stesso contesto, funzionari del governo di Hadi in esilio hanno affermato che le forze di resistenza yemenite hanno preso il controllo di una città strategica nel nord dello Yemen, in quello che è descritto come un "duro colpo" per gli invasori, ha riferito l'Associated Press Agency. "La presa in consegna di Jawf apre la strada alla tempesta nella provincia di Ma'rib, l'unico posto rimasto per gli avversari degli Houthi", ha detto la fonte, usando il nome coniato saudita per il movimento Ansarullah. Un funzionario di Ansarullah ha confermato all'Associated Press Agency di aver effettivamente espulso le forze di Hadi dalla città di Hazm. Una dichiarazione ufficiale delle forze armate yemenite dovrebbe essere rilasciata a breve.

01 marzo 2020
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19/03/2020 02:46
 
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Aggiornamento Yemen 7

Nell'operazione Fa’amkana Minhom, tutti i distretti tranne alcune aree del distretto di Khaab e Shaaf e il deserto di al-Hazm sono stati liberati. L'operazione Fa’amkana Minhom ha provocato la sconfitta della sesta area militare con brigate nemiche e centinaia delle loro truppe uccise, catturate e ferite. Le forze missilistiche e dei droni hanno eseguito più di 50 operazioni, alcune delle quali all'interno dell'Arabia Saudita. Sottolineiamo l'onorevole ruolo delle tribù di al-Jawf nel raggiungimento di questa vittoria e continuiamo a liberare completamente la nostra Nazione. Immagini della città di al-Hazm (la capitale della provincia di al-Jawf) rilasciate da AnsarAllah durante l'operazione Faamkan Minhom dal controllo della coalizione saudita.

18 marzo 2020
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[Modificato da wheaton80 19/03/2020 02:49]
29/04/2020 00:55
 
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Yemen, i secessionisti del sud sfidano l’Arabia Saudita

Né il mese sacro del Ramadan, né lo spettro della diffusione di Covid-19, né gli appelli delle Nazioni Unite frenano i conflitti nel mondo arabo: lo Yemen è lì a dimostrarlo. Per fare una tregua, ancor prima di un cessate il fuoco, non bastano due interlocutori: in Yemen ce ne vorrebbero almeno una decina, tale è la frammentazione politico-militare degli attori locali ed esterni. E non c’è solo la guerra contro gli insorti Houthi, sostenuti dall’Iran. Lo scontro fra il governo filo-saudita, riconosciuto dalla comunità internazionale, e i secessionisti del sud, informalmente appoggiati dagli Emirati Arabi Uniti, si è riaperto: i secessionisti hanno proclamato lo stato di emergenza e l’autogoverno ad Aden, controllerebbero il porto, la raffineria nonché la sede della banca centrale. L’Arabia Saudita, a nome della Coalizione che include anche gli Emirati, ha reagito con un fermo comunicato: Riyadh chiede il ritorno agli equilibri pre-dichiarazione e continuerà a sostenere l’accordo tra governo riconosciuto e STC (Consiglio di transizione del Sud), da lei mediato nel 2019. Infatti, con il “quasi governo” degli Houthi nel nord-ovest e ora con l’autogoverno dei secessionisti nel sud-ovest, a restare senza un centro di potere sono proprio, paradossalmente, le istituzioni riconosciute fin qui e sostenute da Riyadh, rilocate ad Aden dopo il golpe degli Houthi a Sanaa (2015).

In più, l’esecutivo degli Houthi e quello dei secessionisti non sono direttamente rivali, rivendicando territori diversi. Non sarebbe dunque clamoroso se essi cercassero forme di coesistenza, o addirittura di convergenza, contro ciò che rimane del governo riconosciuto. Il 25 aprile scorso lo STC ha proclamato l’autogoverno secessionista nella città di Aden, capitale provvisoria del governo riconosciuto, nonché nei territori sud-occidentali controllati dalle milizie a lui affiliate. Una scelta, sostengono i secessionisti, causata dai fallimenti amministrativi del governo nonché dalla mancata applicazione dell’accordo di power sharing siglato con il governo nel novembre 2019 (l’accordo di Riyadh): un documento che lo STC aveva sottoscritto seppur non vi si citasse mai la questione dell’autonomia per il sud. Questo è il terzo passo che i secessionisti meridionali dello Yemen compiono verso l’autogoverno di Aden. Il primo fu la fondazione del Consiglio di Transizione del Sud (maggio 2017), con un “esecutivo” e un’“assemblea parlamentare” basati ad Aden per il futuro Stato del sud. Il secondo passo vide i secessionisti conquistare manu militari l’intera città, espugnando simbolicamente anche il (vuoto) Palazzo Presidenziale (agosto 2019).

Ma ora, a saltare è un’intesa negoziale chiamata “accordo di Riyadh”: ovvero il patto politico-militare che l’Arabia Saudita aveva negoziato in prima persona fra il governo riconosciuto e i secessionisti (agosto-novembre 2019). Un accordo di condivisione del potere, rimasto pressoché lettera morta. Per Riyadh, spegnere il conflitto nel sud yemenita significava unire le forze contro gli Houthi, per poi trattare un cessate il fuoco con gli insorti del nord da una posizione di maggior forza: esattamente ciò che non sta avvenendo. In questo scenario ancora in bilico, quattro dinamiche sono però decifrabili. Innanzitutto, il Presidente ad interim Abd Rabbu Mansour Hadi e le istituzioni legittime sono ormai politicamente marginali. Da sempre Hadi ha scarso seguito popolare e risiede a Riyadh per motivi di sicurezza (e si sta recando spesso negli USA per ragioni di salute). Ciò che resta dell’Esercito Yemenita controlla porzioni sempre più ridotte di territorio. Il governo non è in grado di pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e la fornitura dell’elettricità va a singhiozzo, anche se le proteste scoppiate ad Aden pochi giorni fa, dopo le inondazioni che hanno colpito l’area, erano rivolte anche contro le autorità dello STC, di fatto già le uniche in città.

I sauditi hanno contribuito a indebolire Hadi e il suo governo escludendoli dalla trattativa con gli Houthi, avviata da Riyadh dopo gli attacchi del settembre 2019 alle installazioni di Saudi Aramco. Un Presidente debole è sì più controllabile, ma ciò si sta ritorcendo contro la stessa Arabia Saudita. Il Consiglio di Transizione del Sud non rappresenta l’intero sud dello Yemen e tante aree non vogliono essere governate da Aden: questo è un punto a favore della strategia dell’Arabia Saudita. La leadership politica e militare dello STC è radicata soprattutto nell’area di Aden e nel cosiddetto “sud tribale” che corre lungo l’ex confine tra Yemen del nord e del sud (separati fino al 1990). Non è un caso che i governatori di Lahj, Abyan, Shabwa, Hadhramaut, Al Mahra e Socotra, ovvero la maggioranza delle regioni del sud, abbiano rigettato, con comunicati ufficiali, la dichiarazione di auto-governo proveniente da Aden, denunciando il “colpo di Stato” contro il governo [1]. Solo il governatorato di al Dhalae non si è al momento chiamato fuori. Questi governatori, nominati dal governo, sono in molti casi vicini al partito Islah (Fratelli Musulmani e salafiti) che è pro-unità nazionale, quindi fortemente contrapposto ai secessionisti e inviso anche agli Emirati. Ma in alcuni governatorati, oltre all’ostilità verso la Presidenza di Hadi, la compresenza di milizie dello STC e di Islah ha generato scontri in passato, specie nelle aree ricche di risorse gasifere/petrolifere e infrastrutture per l’export energetico: è il caso soprattutto di Shabwa e dell’Hadhramaut.

Davanti all’ennesimo sfaldamento del fronte anti-Houthi, gli insorti settentrionali possono proseguire l’avanzata nel nord-est yemenita, in al Jawf e soprattutto Mareb, l’ultimo bastione del governo: conquistarlo segnerebbe davvero la vittoria militare per gli Houthi. Sede del quartier generale dell’esercito, il governatorato è rimasto fin qui ai margini della guerra: ricco di petrolio, ospita circa 800mila sfollati interni. Il 24 aprile scorso, Riyadh aveva annunciato il rinnovo, per un mese, della tregua unilaterale iniziata due settimane fa: una tregua che gli Houthi non avevano mai accettato, chiedendo la fine dell’embargo della coalizione a guida saudita. Dall’inizio della (non) tregua, i bombardamenti sauditi sono cresciuti proprio sulle regioni di Mareb e al Jawf (si veda Yemen Data Project), segno che è questo il nuovo epicentro della guerra. Infine, per i rapporti tra Arabia Saudita ed Emirati, la mossa dei secessionisti rappresenta uno scomodo ritorno al passato: i loro proxies sono a un punto di rottura come se l’accordo di Riyadh non fosse mai stato negoziato. La tensione fra alleati potrebbe risalire. Il Ministro degli Esteri emiratino Anwar Gargash ha dichiarato che la “frustrazione” per i ritardi nell’applicazione dell’accordo non giustifica scelte unilaterali da parte dei secessionisti; ma al contempo, egli ha rimandato velenosamente la palla nel campo della “sorella Arabia Saudita”, con “l’assoluta fiducia” che Riyadh manterrà gli impegni presi.

Adesso però gran parte dei militari emiratini è tornata in patria e così gli EAU possono esibire qualche grado di separazione in più rispetto alle decisioni del Consiglio di Transizione del Sud, lasciando tutto il peso della sfida sulle spalle dei sauditi. Tuttavia, come Hadi è di casa a Riyadh, Aydarous Al Zubaidi, il Presidente dello STC, lo è ad Abu Dhabi: difficile pensare che i secessionisti abbiano fatto saltare il tavolo senza l’assenso degli emiratini, dai quali sono stati organizzati, addestrati, equipaggiati e anche stipendiati. Farlo adesso significherebbe contrastare un ipotetico accordo tra Houthi e sauditi che includa questo governo, presieduto da Hadi e con il partito Islah come architrave politica. La dichiarazione di autogoverno proveniente da Aden irrita anche l’Oman, che teme le ambizioni dei filo-emiratini e la propagazione dell’instabilità tra regioni del sud. Muscat deve già confrontarsi con la sgradita presenza militare saudita nella confinante Mahra, sua area di tradizionale influenza. Per l’Arabia Saudita, il contrappasso più grande è non riuscire a concludere una guerra che ormai sa di non poter vincere e, probabilmente, neppure pareggiare. Le ambizioni geopolitiche dell’alleato emiratino sono poi un boccone amaro. Ma ora la palla è davvero nel campo di Riyadh: fino a che punto i sauditi vorranno spingersi e fin dove i secessionisti potranno resistere? Lo Yemen è ormai diventato un insieme di “feudi” (o “militiadoms”), in cui realtà tribali-militari adiacenti per territorio, ma separate per agenda politica, danno vita a micro-poteri autonomi e rivali [2]. Tra questi, il feudo dei sauditi è però geograficamente sempre più piccolo e, adesso, anche senza una capitale.

Note
[1] al-masdaronline.net/national/699
[2] www.ispionline.it/it/pubblicazione/dentro-la-guerra-bloccata-lo-yemen-dei-feudipolitico-milita... www.iss.europa.eu/content/beyond-yemen%E2%80%99s-militiadoms

Eleonora Ardemagni
27 aprile 2020
www.ispionline.it/it/pubblicazione/yemen-i-secessionisti-del-sud-sfidano-larabia-saudi...
28/06/2020 03:42
 
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Aggiornamento Yemen 8

Venerdì il Regno del Bahrein ha annunciato la morte di uno dei suoi ufficiali che partecipava alle forze di invasione a guida saudita appoggiate dagli USA nello Yemen. In una dichiarazione pubblicata sul suo account Twitter alla fine di giovedì, la Bahrain Defense Force (BDF) ha pianto la morte del "funzionario del mandato del personale Jumma Mubarak Salem", che era stato ucciso nello Yemen come parte delle operazioni della coalizione; nella dichiarazione ha spiegato che l'ufficiale "apparteneva al gruppo dei compiti operativi all'interno delle forze della coalizione". Tuttavia, non ha fornito ulteriori dettagli sulle circostanze della sua morte nello Yemen, né sul luogo e sulla data della sua morte. Il Capo di Stato Maggiore, il Tenente Generale Dhiab bin Saqr Al Nuaimi, ha ricevuto il corpo venerdì alla base aerea di Issa, si legge nella nota. La dichiarazione si è conclusa notando che è stato tenuto uno speciale funerale militare per l'ufficiale presso la base aerea di Issa, che si trova sul Golfo Persico al largo della costa orientale dell'Arabia Saudita. Il Bahrein, una monarchia assoluta governata da una famiglia reale wahhabita nota per la sua soppressione della popolazione a maggioranza sciita, si è unita all'invasione dello Yemen guidata dai sauditi nel 2015. In Yemen non c'è più posto per gli oppressori del Popolo yemenita.

27 giugno 2020
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[Modificato da wheaton80 28/06/2020 03:43]
27/08/2020 13:40
 
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Yemen - Forze Houthi eliminano Emiro del Daesh ad Al-Baydah

Il movimento Houthi ha annunciato ieri di aver ucciso il capo del ramo yemenita del gruppo terroristico Daesh. Secondo un comunicato diffuso su Al-Masirah TV, il movimento ha affermato di aver effettuato un'imboscata nel distretto di Qifah nella provincia centrale di Al-Baydah che ha provocato la morte dell'Emiro Daesh Abu Al-Walid Al-Adani. Ha anche annunciato l'arresto di un altro leader terrorista, Salem Hassan Al-Saaimi, insieme ad altri 40. Gli Houthi e le forze alleate nell'esercito sono avanzati ad Al-Baydah questa settimana, dopo aver dichiarato la vittoria sia su Al-Qaeda che su Daesh nella provincia, lasciando fuggire gli elementi rimanenti nella città di Marib, una roccaforte delle forze che combattono per conto del Governo Yemenita sostenuto dai sauditi. Secondo una dichiarazione rilasciata martedì dal portavoce militare pro-Houthi, il Generale di Brigata Yahya Saree, le forze Houthi hanno ucciso, ferito o catturato oltre 250 “individui takfiri” e liberato circa 1.000 chilometri quadrati nella provincia. Ieri è stato riferito che il governo yemenita sostenuto dai sauditi ha contestato le affermazioni degli Houthi, liquidandole come “menzogne”.

Traduzione: Wheaton80
21 agosto 2020
www.middleeastmonitor.com/20200821-houthi-forces-kill-daesh-emir-in-yemen...
07/10/2020 18:12
 
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Yemen - Ansarallah guadagna terreno a Marib

L'Esercito Yemenita e i combattenti di Ansarallah sono riusciti a prendere il controllo della città di al-Sadara, un punto di passaggio per al-Juba a sud della città di Marib. Le forze locali hanno dichiarato che gli scontri si sono estesi alla città di al-Manaqil, a circa 70 km da Marib, e le forze della coalizione saudita stanno cercando di impedire che l'Esercito Yemenita avanzi verso al-Juba. L'Esercito Yemenita è riuscito diversi giorni fa a prendere il pieno controllo della città di Mahliya in questa zona. "Ci sono informazioni secondo cui il partito pro-Hadi al-Islah ha chiesto al Qatar di intervenire a Sana'a per fermare le operazioni a Marib", ha riferito Al-Khabar Al-Yamani. Mentre l'Esercito Yemenita avanzava verso Marib, Mohammed Ali al-Houthi, Presidente del Comitato Rivoluzionario Supremo yemenita, ha scritto su Twitter, ringraziando i militari, gli sceicchi, ecc... per i loro recenti risultati:"Chi chiude la porta di casa sua (resta a casa) è al sicuro" (una frase usata dal Profeta [la salvezza di Dio sia su di lui e sui suoi discendenti] durante la conquista della Mecca). Al-Houthi, nel postare il tweet, ha detto:“I sostenitori della coalizione sarebbero al sicuro se non prendessero parte alla battaglia". La provincia di Marib si trova al centro del Paese ed è chiamata "cuore dello Yemen". Questa provincia collega il nord al sud dello Yemen ed è di grande importanza. La scorsa settimana, i combattenti di Ansarallah hanno preso il controllo dell'area di al-Ammoud nella regione di al-Mahliyah dopo un'aspra battaglia contro le forze di Islah, nonostante la forte resistenza delle truppe pro-Riyadh e i potenti attacchi aerei effettuati dalla coalizione guidata dai sauditi. In Yemen, gli scontri imperversano nella provincia di Marib, dove Ansarallah sta facendo passi da gigante. È l'ultima roccaforte di Riyadh nel nord dello Yemen, dove il petrolio scorre liberamente e dove l'asse USA/GB/Riyadh ha un interesse strategico da difendere, perché se Ansarallah avrà accesso al petrolio, il blocco economico imposto agli yemeniti andrà in Fumo. La provincia di Marib, con un'area di 17.400 chilometri quadrati, ospita 14 città. Si trova a circa 173 chilometri a nordest di Sanaa. La città di Maarib è la sua capitale. La provincia di al-Jawf si trova a nord, al-Bayda a sud, Hadramut e Shabwah a est e Sana'a a ovest.

Traduzione: Wheaton80
07 settembre 2020
parstoday.com/fr/news/middle_east-i89855-y%C3%A9men_ansarallah_gagne_du_terrain_%C3%A...
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