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Nuovo sistema planetario e forme di vita intelligenti, è solo questione di tempo

Ultimo Aggiornamento: 09/10/2020 01:10
23/02/2017 18:38
 
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Spettacolare conferenza della NASA per confermare la scoperta di sette pianeti a 39 anni luce dal nostro sistema solare che orbiterebbero attorno a una stella, una Nana Rossa ultrafredda denominata Trappist 1, tre dei quali rientranti nella cosiddetta “fascia di abitabilità”. Come al solito la suggestione principale, oltre la tipologia o la morfologia dei pianeti, riguarda la probabilità della presenza di acqua allo stato liquido e quindi la scoperta di trovare terre simili alla nostra e magari forme di vita anche intelligente. Ma se così fosse stato, il bailamme generato per l’evento sarebbe stato certamente diverso e probabilmente avrebbe coinvolto anche le Nazioni Unite. In realtà, come ha affermato Thomas Zurbuchen, capo del Direttorato Missioni Scientifiche della NASA, nella conferenza stampa di Washington:“Per la prima volta abbiamo scoperto il maggior numero di pianeti di tipo terrestre attorno a una singola stella, e per la prima volta siamo stati capaci di misurarli. Questa scoperta ci dà un suggerimento: trovare una seconda terra non è più una questione di se, ma di quando”. Quest’ultima notizia giunge a distanza di una settimana dall’altra importante notizia riguardante il nostro sistema solare: il 16 febbraio scorso la NASA annunciava infatti di aver individuato per la prima volta in modo inequivocabile tracce di materiale organico sulla superficie del pianeta nano Cerere. Tali composti possono essere considerati i “mattoni della vita” e sarebbero nati spontaneamente, cioè senza lo svilupparsi di quel processo previsto dalla teoria della Panspermia cosmica: piccole comete o meteoriti potrebbero aver contaminato il terreno inseminando la superficie.

Altra importante scoperta, quella fatta con il telescopio Kepler, che ha portato il numero delle galassie da duecento miliardi a duemila miliardi, elevando esponenzialmente il numero dei pianeti di tipo terrestre abitabili nella nostra Via Lattea, dove le stime arrivano a calcolarne circa 60 miliardi. Un calcolo percentuale che permette anche al più pessimista dei ricercatori di elevare a centinaia di migliaia le possibilità di trovare, non più solo sulla Terra, civiltà intelligenti magari tecnologicamente evolute. Forse è questa la svolta della NASA, che in breve tempo ha prodotto una serie di conferenze mirate a creare interesse circa la possibilità e la scoperta di terre abitabili o abitate. Quasi in sincronia, bisogna ricordare le esternazioni del fisico Stephen Hawking, secondo cui la sopravvivenza del genere umano (prevista ancora per massimo 1.000 anni) dipende dalla possibilità di trasferimento su altri pianeti simili alla Terra. Se si aggiungono anche le nuove missioni previste per il 2022 sulle lune di Giove per trovare forme di vita sotto gli oceani, dobbiamo pensare che gli scienziati della NASA, del SETI e di altre agenzie spaziali, stiano preparando l’opinione pubblica alla notizia della scoperta di forme di vita magari intelligenti nella nostra galassia. Intanto, sulle ali dell’entusiasmo, anche il nostro astronauta Paolo Nespoli, citando la statistica dei grandi numeri, subito dopo la conferenza di Washington, ha affermato:“E’ ormai sicuro che non siamo soli”.

Vladimiro Bibolotti
23 febbraio 2017
www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/23/nuovo-sistema-planetario-e-forme-di-vita-intelligenti-e-solo-questione-di-tempo/...
01/10/2020 22:02
 
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Pianeti orbitanti vicinissimo a nane bianche esistono, possibile anche vita?

Un pianeta, denominato WD 1856b, che “viola tutte le convenzioni comuni su stelle e pianeti”, è stato scoperto da un team di ricercatori dell’Università del Wisconsin-Madison intorno ad una stella nana bianca distante circa 80 anni luce. La particolarità principale di questo pianeta, oltre a quella di essere più grande della stella intorno alla quale orbita, sta nel fatto che orbita vicinissimo alla sua stella senza però mostrare segni di lacerazione causata dalla stessa attrazione gravitazionale. Questa particolarità, tra le altre cose, mostra che i pianeti possono esistere anche in orbite così ravvicinate senza che per questo debbano venire automaticamente distrutti, cosa che mostra la possibilità di esistenza della vita sui pianeti nelle cosiddette “zone abitabili” intorno alle nane bianche.

Cosa sono le nane bianche
Le nane bianche possono essere considerate dei residui di stelle simili al Sole, solo molto più piccole, tanto che possono raggiungere dimensioni della Terra. Sono però più pesanti del nostro pianeta, tanto che possono raggiungere la metà della massa del Sole stesso. Proprio per la loro massa e al contempo per la loro grandezza, queste tipologie di stelle creano a volte effetti interessanti in relazione alla gravità che possono imprimere sugli oggetti che orbitano intorno a loro.

Stiamo vedendo il Giove dell’estremo futuro del sistema solare?
Quello individuato dai ricercatori è un pianeta di tipo gassoso e la sua particolarità sta nel fatto che orbita incredibilmente vicino alla stella, tanto che riesce ad eseguire un giro completo ogni 34 ore. Si tratta di un sistema bizzarro, evidentemente mai individuato prima, che non solo conferma quanto diversi possono essere i sistemi stellari ma offre anche uno sguardo su come potrebbe apparire il nostro sistema solare in futuro, quando il Sole, dopo essersi ingrandito enormemente, si sarà trasformato in una nana bianca. Il pianeta bizzarramente vicino che oggi gli scienziati hanno scoperto potrebbe forse essere il Giove del futuro. “Non abbiamo mai visto prima prove di un pianeta che si avvicina così tanto a una nana bianca e sopravvive. È una piacevole sorpresa”, spiega Andrew Vanderburg, assistente professore del Dipartimento di Astronomia della UW-Madison, uno degli autori dello studio pubblicato su Nature.

Nana bianca con strana nube di detriti

I ricercatori hanno usato i dati del telescopio spaziale TESS e di due telescopi terrestri situati alle Canarie. La scoperta è stata possibile grazie alla curiosità dello stesso Vanderburg: mentre esaminava alcuni dati tra quelli raccolti da TESS, il ricercatore ha notato una nana bianca caratterizzata da una strana nuvola di detriti intorno ad essa. Quella nuvola di detriti poteva essere solo il risultato di un pianeta oppure un asteroide che, mentre orbitava intorno alla nana bianca, veniva fatto a pezzi dalla stessa forza di gravità della stella. Questa prima scoperta lo ha incuriosito al punto che si è chiesto se potessero esistere pianeti molto grandi che riescano a resistere e a sopravvivere con orbite così vicine.

Scoperta del pianeta gassoso intorno alla nana bianca
Ha dunque cominciato a scansionare i dati di migliaia di sistemi analizzati dallo stesso telescopio spaziale individuando una nana bianca la cui luminosità si attenuava ogni giorno e mezzo terrestre. C’era qualcosa che orbitava intorno ad essa in maniera rapidissima. Integrando i dati raccolti da altri telescopi terrestri, il ricercatore e i membri del suo team si accorgevano che si trattava di un pianeta, poi denominato WD 1856b, delle dimensioni di Giove, forse anche più grande, che orbitava molto vicino e che evidentemente non dava segni di lacerazione a causa della gravità. La domanda sorgeva dunque spontanea: come faceva WD 1856b a non essere lacerato dalla forza di gravità della nana bianca orbitando così vicino?

Pianeti così vicini possono anche non essere lacerati dalla gravità
Eseguendo delle simulazioni al computer, il ricercatore giunge alla conclusione che l’orbita assunta dal pianeta faceva parte di un processo che aveva richiesto tantissimo tempo, miliardi di anni. Durante tutto questo tempo, la nana bianca non ha fatto altro che il suo lavoro, ossia quello di rallentare l’enorme partner ma in maniera molto più lenta, tanto che, durante tutto questo tempo, il pianeta ha potuto tranquillamente orbitare integro.

Vita possibile anche su pianeti intorno a nane bianche?

Si tratta di una scoperta importante, perché mostra che i pianeti possono esistere intorno alle nane bianche anche con orbite così vicine, cosa che suggerisce che possono orbitare anche nella cosiddetta zona abitabile che, proprio per quanto riguarda le nane bianche, è inusualmente ravvicinata alla stella stessa. "Penso che la parte più interessante di questo lavoro sia ciò che significa sia per l’abitabilità in generale (possono esserci regioni ospitali in questi sistemi solari morti) che per la nostra capacità di trovare prove di tale abitabilità”, spiega ancora Vanderburg.

16 settembre 2020
notiziescientifiche.it/pianeti-orbitanti-vicinissimo-a-nane-bianche-possibili-possibile-anc...
[Modificato da wheaton80 01/10/2020 22:05]
09/10/2020 01:10
 
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Scoperta una ventina di pianeti super-abitabili, più ospitali della Terra

E' stato individuato il primo nucleo di pianeti "super-abitabili" fuori dal Sistema Solare. Che significa questa espressione? Vuol dire che questi pianeti hanno caratteristiche favorevoli alla vita migliori di quelle della Terra. Sono una ventina di corpi celesti e sono distanti da noi oltre cento anni luce. Questa scoperta è contenuta in uno studio pubblicato sulla rivista Astrobiology e si deve alla collaborazione fra l'americana Washington State University e l'Università Tecnica di Berlino.

La collocazione dei pianeti
I pianeti super-abitabili sono definiti così perché si trovano a una distanza dal loro Sole tale che l'acqua può trovarsi allo stadio liquido. Tutti quelli scoperti sono un pò più vecchi, più grandi, leggermente più caldi e umidi della Terra. I ricercatori, coordinati da Dirk Schulze-Makuch dell'Università Tecnica di Berlino, li hanno individuati dopo avere analizzato 4.500 pianeti esterni al Sistema Solare finora noti. Ruoterebbero, secondo gli scienziati, intorno alle cosiddette stelle nane K, ovvero stelle un pò più fredde, con meno massa e meno luminosità del Sole. A differenza del "nostro" Sole, però, possono vivere più a lungo di circa 70 miliardi di anni. Questa caratteristica permetterebbe ai corpi celesti super-abitabili di consentire una maggior evoluzione della vita rispetto a quello che avverrà sulla Terra.

Le dimensioni dei corpi celesti
Secondo Schulze-Makuch, prima firma, lo studio potrebbe aiutare a concentrare gli sforzi di osservazione con i futuri telescopi spaziali, come il James Webb della NASA e Plato dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). "Con i prossimi telescopi spaziali", ha detto, "avremo la possibilità di ottenere più informazioni, quindi è importante selezionare alcuni obiettivi". "Dobbiamo concentrarci", ha aggiunto, "sui pianeti che hanno le condizioni più promettenti per una vita complessa. Tuttavia, dobbiamo stare attenti a non rimanere bloccati alla ricerca di una seconda Terra perché potrebbero esserci pianeti che potrebbero essere addirittura più adatti alla vita, rispetto al nostro". Anche la superficie abitabile è maggiore di quella della Terra, circa del 10% per quanto riguarda i pianeti individuati. Inoltre, nello studio si apprende che questi mondi alieni potrebbero avere molta acqua ed essere leggermente più caldi della Terra per via di una temperatura media di circa 5 gradi superiore e più umidità.

05 ottobre 2020
tg24.sky.it/scienze/2020/10/05/pianeti-super-abitabili?social=facebook_skytg24_link_null&fbclid=IwAR3hMuUr57KwyWhmJBfK56E2G6L9gKYTPTtSnBZkzS3kPoYis0h...
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