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WROOOOOMMMMMM

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2006 13:01
06/04/2006 12:54
 
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Super-motori con le nanopolveri
Mezzo grammo aggiunte all'olio dell'auto riduce drasticamente inquinamento e consumi

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Il miracolo dei pistoni si è materializzato al novantesimo chilometro della superstrada Arezzo-Siena-Bettolle. I quattro stantuffi malmessi della vecchia Opel Astra 1600 a benzina (106 mila chilometri e nove anni di onorato servizio) hanno cominciato a tirare come cavalli imbizzarriti. Sono scomparse vibrazioni e battiti in testa del motore, spariti i cigolii e la ripresa è tornata quella di una volta. Ma la sorpresa più grossa è arrivata al rientro in officina, quando i meccanici hanno misurato la compressione dei pistoni.
«Prestazioni record, come appena usciti di fabbrica. - racconta Roberto Landini, presidente nazionale degli autoriparatori della Confartigianato - In mezzo secolo di lavoro non avevo mai visto una cosa simile». Altri test hanno poi accertato un abbattimento del 50% dei gas di scarico più inquinanti e persino un risparmio del consumo di benzina del 20%. Che di questi tempi, con gasolio e benzina alle stelle, è un vero toccasana.
NON SOLO AUTO - Il «miracolo di Arezzo» ha un nome: nanopolveri, particelle microscopiche, realizzate dalla ricerca di alcuni ricercatori del Cnr, Università di Firenze e laboratori russi. «Una volta prodotte e miscelate con una formula particolare – spiega Francesco Meneguzzo, ricercatore dell’Istituto di biometeorologia del Cnr di Firenze – le nanopolveri possono essere inserite nell’olio del motore come un additivo. Mezzo grammo basta per 40 mila chilometri e il motore torna nuovo. Non solo quello delle auto, ma anche camion, navi, turbine». La sperimentazione sta avendo un esito eccellente e il nuovo prodotto a dicembre sfiderà le insidie del mercato.
IN VENDITA DA DICEMBRE - «Il kit sarà venduto a 30 euro in tutti negozi specializzati e nella catena Green quality, network che promuove nuove tecnologie pulite promosse da un’alleanza tra ecologisti e imprenditori – spiega Fabio Roggiolani, leader dei verdi toscani e presidente della Commissione Sanità della Regione Toscana -. Le sperimentazioni sono andate al di là di ogni aspettativa. Le nanopolveri hanno funzionato benissimo anche sugli autobus pubblici che, oltre ad avere il motore praticamente rinnovato, hanno iniziato a inquinare e consumare molto meno».
Roggiolani ha appena scritto un libro “Il futuro dell’Energia” (edizioni Edifir, Firenze) con prefazione di Adriano Sofri nel quale descrive gli effetti della scoperta. «Ho sperimentato le nanopolvori sulla mia vecchia auto, una Toyota Carina a benzina di 9 anni – racconta – il motore è tornato nuovo e non perde una goccia di olio. Il contachilometri segna 279 mila chilometri».
ATTRITI RIDOTTI - La «fonte della giovinezza»dei motori funziona non solo sulle auto, ma su navi, aerei, trattori, motori a turbina industriali. Ogni granello di nanopolvere ha una dimensione centomila volte inferiore di un centimetro. Inserite nel serbatoio dell’olio riescono a espandersi nel motore e recuperare pezzi di metallo persi dagli ingranaggi in attrito e riparare le superfici, in particolare quella quelle dei cilindri che tornano quasi come nuovi. Risultato: attrito ridotto 100 volte e aumento della compressione con un miglioramento delle prestazioni veicolo, del consumo del carburante e l’abbattimento di gas di scarico monossidio carbonio e Hc (Idrogeno carbonio).
Marco Gasperetti
06/04/2006 13:01
 
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Si pero....
Tutti i timori sugli eventuali effetti dannosi provocati dalla lavorazione dei nano-materiali sono stati confermati. Dopo l'allarme dell'ETC e quello dell'Università di Edimburgo arrivano nuove conferme dalle ricerche della University of California (UCLA).
Sfruttando le stesse tecnologie utilizzate per la rilevazione dell'inquinamento nell'aria i ricercatori hanno scoperto che le nanoparticelle generano radicali d'ossigeno tossici, capaci di ledere l'apparato respiratorio.
"Potremmo utilizzare questi test per comprendere con maggiore rigore l'impatto delle nanoparticelle sulla nostra salute, e magari individuare soluzioni costruttive più sicure", ha dichiarato
Andre Nel, co-direttore del Southern California Particle Center e Immunological Disease Center.
Andre Nel è convinto che gli effetti delle nanoparticelle sul corpo siano strettamente correlati ad un alcune caratteristiche fisiche delle stesse, come la dimensione, la composizione chimica, la struttura superficiale, la solubilità, la forma e la modalità di unione. Il loro assorbimento può avvenire tramite il tratto gastrointestinale, la pelle e i polmoni. L'inquinamento aereo, ad esempio, può stimolare l'asma e patologie arteriosclerotiche del cuore. Lo screening dei livelli di tossicità, secondo gli studi UCLA, dovrebbe basarsi sull'analisi chimica e fisica dei materiali, dei tessuti cellulari intaccati e su cavie da laboratorio.
"La comprensione della nanotossicità potrebbe migliorare lo sfruttamento delle loro proprietà; magari, in ambito medico sarebbero in grado di svolgere la stessa azione della chemioterapia", ha dichiarato Nel. UCLA, non a caso, si sta impegnando nella creazione del NanoSafety Laboratories (NSL), una struttura che fornirà servizi di test sui nanomateriali per le imprese.
A questo punto è chiaro che la mancanza di leggi sui metodi di lavorazione, già evidenziata dall'ultimo rapporto del Project on Emerging Nanotechnologies della Woodrow Wilson International Center for Scholars, è diventato il problema centrale della questione. Allo stesso tempo, però, i finanziamenti per le ricerche sulla tossicità e gli effetti sull'ambiente sembrano latitare. Secondo Andrew Maynard, analista statunitense del settore, se da una parte gli investimenti nei progetti nanotecnologici hanno raggiunto i 9 miliardi di dollari, quelli per la valutazione dei rischi non superano gli 800 milioni.
"Per muoversi da uno stato di incertezza ad uno di certezza abbiamo bisogno di un una nuova ricerca strategica, e al più presto", ha confermato Maynard.
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