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Primato di Pietro

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2011 16:54
29/01/2011 16:37
 
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A tutte queste prerogative personali Gesù ne aggiunge un’altra con la quale colma ogni incertezza e completa l’autorità vicariale di Pietro. Ciò avviene quando, dopo la resurrezione, con parole solenni, inequivocabili e incontrovertibili, dice a Pietro per tre volte: “pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle…” (Gv 21,15-17).
Qualche pastore pentecostale afferma le tre volte significano il perdono di Gesù ai tre rinnegamenti di Pietro, e in chiave esegetica potrebbe anche darsi, ma in maniera ancora più semplice spieghiamo che la triplice domanda con triplice risposta era infatti il modo classico di giurare a quel tempo, Gesù quindi fece giurare Pietro, gli fece promettere che avrebbe di sicuro pasciuto le Sue pecorelle.
Pietro dunque, senza equivoco alcuno, è nominato il pastore supremo di tutto il “gregge” di Cristo.
Cristo ha mandato Pietro e gli altri Apostoli dando loro ogni potere, così come il Padre ha mandato Gesù dandogli ogni potere.
E’ bene sapere che l’evangelista Giovanni scrive tali parole non meno di 30-40 anni dopo la morte di Pietro. Ciò significa che esse (parole) ormai riguardano, sì, Pietro, ma nei suoi successori.
Perché è impensabile che dopo la morte di Pietro, la Chiesa dovesse restare senza una guida (terrena) autorevole, perché se Gesù avesse voluto guidare di persona la Sua Chiesa non avrebbe stabilito nemmeno gli Apostoli. Ma dalla Bibbia traspare che come prima Dio Padre si servì di uomini come Mosè, David, e altri per guidare il suo popolo così Gesù si servì di Pietro e degli Apostoli per guidare la Sua Chiesa. E’ semplicemente impensabile che la Chiesa dovesse finire con la morte degli Apostoli, eppure i fratelli separati (pentecostali e altri) affermano che il potere di legare e di sciogliere Gesù lo diede solo agli Apostoli, e questo potere non era trasmissibile.
Queste affermazioni sono talmente insensate che si smentiscono da sole; ma come è possibile che la Chiesa con la morte degli Apostoli non dovesse avere più una guida autorevole?
Se con la morte degli apostoli tutti i discepoli avevano pari voce in capitolo per amministrare e vigilare sulle verità di fede, il cristianesimo non sarebbe mai arrivato fino ai nostri giorni, sarebbero scoppiate guerre fratricide all’interno delle comunità, perché ognuno poteva dire la propria su qualunque verità di fede. Dalla stessa Bibbia apprendiamo che Paolo si preoccupava di scegliere uomini fidati e di fede provata, per affidargli il ministero della Parola, imponendogli le mani e conferendogli così la stessa sua autorità in materia di fede, Timoteo, Filemone e Tito sono degli esempi.
Se questi tre vescovi sopra citati non avessero avuto una piena autorità per dirigere la loro Chiesa locale, quanto sarebbero durati?
I loro successori a loro volta dovevano avere anche loro autorità altrimenti i fedeli ribelli gli avrebbero riso in faccia, prendendoli a calci nel sedere. La loro autorità veniva riconosciuta da tutta la Chiesa, e se c’era qualche fratello che sbagliava gravemente il vescovo comandava agli anziani di buttare fuori dalla Chiesa il fratello che si era macchiato di una grave colpa.
Ne abbiamo esempio da Paolo, che ordina agli anziani di estromettere dalla Chiesa il fratello che si era macchiato di incesto.
Paolo avendo ricevuto da Gesù il potere di legare e di sciogliere, lo sta esercitando, comandando di allontanare quel fratello peccaminoso.
Ecco che allo stesso modo la Chiesa cattolica romana esercita il suo potere conferitogli da Cristo tramite la successione apostolica.

In Mt 16,18-20 Gesù fonda la sua Chiesa sulla “roccia”, ossia sulla stabilità, sulla sicurezza, sulla indefettibilità, assicurandole che né il tempo né l’errore avrebbero avuto su di essa
il sopravvento:”le porte degli inferi non prevarranno…” .
Chi può dubitare delle divine parole di Cristo?

Nella traduzione interconfessionale le parole di Cristo sono recate così: “e su di te, come su una pietra, edificherò la mia Chiesa”.
Dunque Pietro è la “roccia” ma la roccia di Pietro poggia sulla Pietra Angolare che è Cristo, e quando Gesù dice “la mia Chiesa”, vuol dire che essa è “una ed unica”. Tutte le altre associazioni che si dicono “chiese” non sono la Chiesa fondata da Cristo, e perciò non possono garantire l’autenticità dell’interpretazione biblica. Ricordiamo che a Pietro (al suo primo incontro con Gesù) viene dato il nome Kefa=roccia (Gv 1,42; Mc3,16)
Roccia è un metafora, un simbolo che sta a significare sicurezza. Infatti leggiamo in 2° Sam 22,2: “Jahwè è la roccia di Israele”; prima di Davide Mosè aveva detto: “Jahwè è roccia” (Dt 32,4); Isaia additava Jahwè come “unica roccia”; anche nei Salmi (144,1 e 95,1) è detto: “Benedetto Jahwè” mia roccia”.
Nel N.T. Gesù applica a Sé il Salmo 117,22 e si qualifica come “pietra d’angolo”, ossia la pietra principale nella edificazione del “Nuovo Israele”, che è la Chiesa, la “Sua Chiesa”, come è scritto in Mt 21,42-44: “…la pietra scartata…è divenuta testata d’angolo.. chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà. Il Signore ha fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri”.
Per i Giudei, che non hanno creduto alla divinità di Cristo, questa pietra è divenuta motivo d’inciampo e di rovina (Rm9,33; 1 Pt 2,7-8; Is 8,14; 28,16) Ma per i discepoli di Cristo, Egli è la Roccia Spirituale fonte di salvezza, prefigurata nella roccia da cui Jahwè fece scaturire acqua abbonante per dissetare l’Israele secondo la carne (1 Cor 10,3-4; Es 17,5-6; Nm 20,10-11).
E’ chiaro che l’essere Roccia di Cristo non vanifica l’essere roccia di Jahwè. Solo bisogna saper conciliare le due esplicite testimonianze della S. Scrittura. Roccia è detto pure nella Bibbia Simone, figlio di Giona. Fu Gesù stesso a imporgli questo nuovo nome, pietre vive sono pure tutti i credenti (1 Pt 2,4-5)
Ai fratelli separati risulta difficile capire che l’essere “roccia” di Pietro non vanifica l’essere roccia di Cristo e l’essere roccia di Jahwè, loro mirano a annullare il primato di Pietro, quindi negano che il papa abbia autorità apostolica in quanto successore di Pietro, alcuni loro arrivano perfino a negare che Pietro sia stato a Roma, quando invece esistono documenti storici che lo provano.
Fondamento è prima di tutto, Gesù Cristo: “Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra (successione apostolica). Ma ciascuno stia attento come vi costruisce. Infatti, nessuno può porre un fondamento diverso da quello che giù vi si trova, che è Gesù Cristo” (Cor 3,10 -11). Assieme a Cristo S. Paolo chiama fondamento anche gli Apostoli e i Profeti (Ef 2,19-20): si tratta qui dei profeti del N.T. (Ef 3,5;4,11)
“In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiochia da Gerusalemme. E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l’impero di Claudio” (At 11,27).

Quindi nella traduzione biblica interconfessionale le parole di Cristo sono recate così:”e su di te, come una pietra, edificherò la mia Chiesa”. Dunque, Pietro è la “roccia”. E quando Gesù dice “la mia Chiesa”, vuol dire che essa è “una ed unica”. Tutte le altre associazioni che si dicono “chiese”, non sono la Chiesa fondata da Cristo, e perciò non possono garantire l’autenticità dell’interpretazione biblica.
< San Tommaso d'Aquino ha chiamato i sacramenti "reliquie dell'Incarnazione". Tutto l'ordine sacramentale è come una continuazione, un lascito dell'Incarnazione. Tutti gli aspetti della vita di Gesù e della sua persona ci sono stati lasciati. Anche l'autorità. Gesù infatti aveva autorità. Entrato a Cafarnao si mette a insegnare nella sinagoga e la gente rimane stupita "perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi" (Mc 1,22). Il fatto che la concepisse come servizio non toglie nulla al suo essere una autorità. Nell'ultima cena, davanti allo spettacolo degli apostoli che litigano per i posti a tavola, compie un gesto simbolico: "Si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto" (Gv 13,4-5). Al gesto segue la spiegazione: "Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi" (13-15). Servizio qui non significa negazione dell'autorità, ma è l'autorità stessa ("Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono") che è offerta come servizio. Vuol dire che l'autorità non ha come fine l'affermazione della propria potenza e l'ottenimento del proprio comodo: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere" (Mt 20,25). Il fine dell'autorità di Gesù è quella di condurre gli uomini alla salvezza, di unirli a sé in un unico "mistico" corpo di cui lui è il Capo.
La mentalità del nostro tempo ci ha disabituati a vedere l'autorità come un dono. Eppure gli uomini ne hanno un estremo bisogno. Anche un'operazione banale come il trasporto di un tavolo da una stanza all'altra richiede che uno diriga le operazioni. Più si è numerosi e più questo bisogno si fa impellente, perché è necessario che i diversi atti dei singoli non si disperdano in direzioni disparate, ma trovino l'unità nel dirigersi verso il fine. C'è un qualcosa di più che i molti da soli non sono in grado di darsi. Questo "di più" è il proprio dell'autorità: non è un caso che il termine autorità venga dal latino augere, cioè aumentare. Se il liberalismo e l'individualismo hanno corroso intrinsecamente la nozione di autorità, facendone solo un inevitabile male, i totalitarismi e gli autoritarismi moderni hanno contribuito a discreditarla e a falsificarne l'immagine.
Alla luce di queste premesse è possibile allora comprendere nel loro vero senso le famose parole di Gesù a Cesarea di Filippo, in cui parla della Chiesa come di un edificio in costruzione e della roccia su cui deve poggiare e da cui deve trarre stabilità e coesione. Innanzitutto il Maestro imposta con gli apostoli il problema della sua identità; Il Verbo si è fatto carne, perciò ormai sull'identità della sua persona tutto si fonda. "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?" (Mt 18,13). Al che essi lo informano delle voci che girano sul suo conto: c'è chi lo considera alla stregua di un nuovo Giovanni Battista. Altri parlano di Elia o di Geremia o di un altro profeta. Non c'è affatto bisogno di scomodare la concezione della reincarnazione per capire un tale modo di esprimersi. La reincarnazione è assolutamente estranea alla mentalità biblica: si tratta piuttosto di una eredità spirituale. Allora Gesù pone direttamente la domanda agli apostoli: "Voi chi dite che io sia?" ed è Pietro a rispondere.
Sono circa 171 i passi del Nuovo Testamento in cui a Pietro è attribuito un posto preminente. Pietro ricollega la persona di Gesù non a una qualche missione profetica o eredità spirituale dell'antica profezia, ma la pone immediatamente al centro stesso della vita intima di Dio, nell'origine assoluta: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Allora Gesù, davanti a questa perfetta professione di fede pronuncia le parole decisive. Pietro ha parlato ed è al solo Pietro che si rivolge: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché nè la carne nè il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli. e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".
Il passo è ricco di aramaismi e di espressioni simboliche ebraiche e ha quindi tutta la freschezza di un evento della vita terrena di Gesù. Secondo la concezione ebraica Dio ha fondato il mondo sulla roccia come una pietra angolare e su di essa è poggiato anche il Tempio. In particolare su questa roccia è situato il Santo dei Santi. La moschea di Ornar, che attualmente si erge sulla spianata del Tempio proprio nel luogo corrispondente al Santo dei Santi e all'altare dei sacrifici, è chiamata "Cupola della roccia ". Questa roccia sacra era anche considerata come il coperchio che trattiene le acque caotiche dell'oceano primordiale e insieme anche la porta del regno dei morti. La Chiesa è come il nuovo e definitivo Tempio, non più fatto di pietre ma composto di uomini.
Come il Tempio sta saldo sulla roccia, così il nuovo Tempio che è la Chiesa trae stabilità e unità dal ministero di Pietro. È sempre questo ministero che impedisce alle forze disgreganti di dissolvere l'unità della Chiesa e alle potenze del male di trionfare su di essa. Noi sappiamo che la pietra angolare è Cristo (cfr. Ef 2,20), ma questo non impedisce che Cristo stesso attribuisca questa prerogativa a Pietro perché vi partecipi intimamente, così come accade per altre prerogative, come ad esempio quella di maestro.
Gesù si rivolge a Pietro. La prerogativa di "legare e sciogliere", cioè di esercitare una autorità dottrinale è attribuita anche all'insieme degli apostoli (cfr. Mt 18,18), ma al solo Pietro è dato di essere roccia e di avere le chiavi del regno. Anche gli apostoli dunque partecipano della suprema autorità nella Chiesa, ma al solo Pietro è dato di essere il principio dell'unità e della stabilità. D'altra parte l'insieme (il "collegio") degli apostoli non è tale senza Pietro.
Dobbiamo pensare che tutto questo riguardi il solo Pietro e i soli apostoli in modo tale che si estingua con loro? Sarebbe un vero e proprio controsenso. L'edificio quanto più cresce in altezza e complessità tanto più ha bisogno di coesione. Si sarebbe piuttosto tentati di pensare in senso contrario che proprio nell'immediatezza della presenza di Gesù e del suo vivo ricordo non se ne doveva sentire tanto l'esigenza. Infatti constatiamo che questo dono, che Gesù ha fatto alla Chiesa di tutti i tempi già con tutta la pienezza delle sue prerogative si è sviluppato nel corso del tempo e attraverso una lunga storia ha progressivamente manifestato le sue potenzialità. In modo sempre più accentuato nella misura in cui le esigenze dei tempi lo rendevano necessario. Ma se questo dono non riguardava solo il tempo della vita terrena di Gesù o quello della fondazione della Chiesa, dove ritrovare la sua continuità? Abbiamo degli ottimi argomenti di carattere storico e archeologico per affermare che l'apostolo Pietro ha soggiornato a Roma, lì ha fondato e presieduto una comunità cristiana, lì ha suggellato con il martirio la sua vita terrena e che lì riposano le sue spoglie mortali. La continuità del Primato andrebbe dunque cercata senza esitazione nella successione dei vescovi di Roma, successori di san Pietro. C'è però un argomento ancora più semplice ed evidente. Se infatti per ipotesi il primato non sussistesse nella sede episcopale di Roma non lo si potrebbe più ritrovare da nessun'altra parte, perché solo Roma ha avanzato nella storia questa rivendicazione. Se non fosse lì le acque caotiche e dissolvitrici dell' "oceano primordiale" avrebbero inghiottito la roccia! Lo sviluppo di questa prerogativa ha trovato nella definizione dogmatica del concilio ecumenico Vaticano I (1870) il suo culmine e la sua chiara espressione. In quell'occasione la Chiesa ha definito che il vescovo di Roma, in quanto successore di Pietro, ne ha ereditato il primato. Il senso del primato viene precisato per eliminare definitivamente tutti i fraintendimenti che si sono affacciati nel corso della sua lunga storia. Si precisa così che non è solo un primato di onore, ma di vera e propria giurisdizione. Che questo primato di giurisdizione comporta una potestà universale, piena, suprema, immediata e ordinaria.
Non sono "aggiunte" alla semplice nozione di primato, ma esplicitazioni di quello che esso deve essere per non vanificarsi. Se si trattasse di onore soltanto sarebbe qualcosa di estrinseco, di giustapposto. Si onora una persona perché in lui si riconosce qualcosa che è degno di questo onore. Il primato di onore presuppone un primato di altra natura che lo fonda. Se questo si riducesse al crudo fatto che la sede di Roma nell'antichità era la sede della capitale dovremmo arrivare all'assurda conseguenza che è un fatto politico o culturale a fondare l'autorità nella Chiesa. La potestà deve essere piena, cioè tale da estendersi a tutta la vita della Chiesa, come compete al fondamento che tutto regge. Deve essere suprema, cioè non avere altro limite che nella sua natura di fondamento della Chiesa, quindi nel diritto naturale e divino, cioè nella Rivelazione che ci è stata donata in Cristo, che implica anche le verità naturali necessario per la nostra salvezza. Se non fosse suprema il fondamento dovrebbe appoggiarsi su qualcosa d'altro. Dev'essere universale cioè tale da estendersi a tutti i membri della Chiesa, pastori e fedeli. Immediata, perché è ricevuta immediatamente da Cristo e può essere esercitata immediatamente su tutti i fedeli di Cristo. Si dice anche che la potestà del Papa è ordinaria, nel senso che è una componente intrinseca della sua funzione, non è "delegata" e la può esercitare tutte le volte che lo ritiene opportuno senza dover aspettare condizioni esterne che la legittimino.
Tutte queste caratteristiche che troviamo nel Vaticano I sono recepite dal Vaticano II e raccolte in sintesi dal Catechismo della Chiesa Cattolica. Al di là del loro tono giuridicamente compassato esse ci aiutano ad accogliere questa importantissima funzione nella Chiesa come espressione della continua presenza del Risorto in mezzo a noi. Nel Papa infatti riconosciamo e veneriamo "il dolce Cristo in terra".>> (cfr, di Don Pietro Cantoni)
Ricordiamo che a Pietro (suo primo incontro con Cristo) viene dato il nome Kefa = roccia (Gv 1,42; Mc 3,16).
Roccia è una metafora, un simbolo che sta a significare sicurezza. Infatti leggiamo in 2 Sam 22,2:” Jahwè è la roccia di Israele”; prima di Davide Mosè aveva detto: “Jahwè è roccia” (Dt 32,4);
Isaia additava Jahwè come “unica roccia”; anche nei Salmi (144,1 e 95,1) è detto “Benedetto Jahwè mia roccia”.
Nel N.T. Gesù applica a Sé il Salmo 117,2 e si qualifica come “pietra d’angolo” ossia la pietra principale nella edificazione del “Nuovo Israele”, che è la Chiesa, la “Sua Chiesa”, come è scritto in Mt 21,42-44: “…la pietra scartata.. è diventata testata d’angolo.. chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà. Il Signore ha fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri”.
Per i Giudei che non hanno creduto alla divinità di Cristo, questa pietra è divenuta motivo d’inciampo e di rovina (Rm 9,33; 1 Pt 2,7-8; Is 8,14; 28,16). Ma per i discepoli di Cristo, Egli è la Roccia Spirituale, fonte di salvezza, prefigurata nella roccia da cui Jahwè fece scaturire acqua abbondante per dissetare l’Israele secondo la carne (1 Cor 10,3-4; Es17,5-6; Nm 20,10-11).
E’ chiaro che l’essere Roccia di Cristo non vanifica l’essere roccia di Jahwè. Solo bisogna saper conciliare le due esplicite testimonianze della S. Scrittura. Roccia è detto nella Bibbia pure Simone , figlio di Giona. Fu Gesù stesso a imporgli questo nuovo nome; pietre vive sono pure tutti i credenti.
Fondamento è prima di tutto Gesù Cristo: “Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra (successione apostolica). Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti, nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (Cor 3,10-11).
Assieme a Cristo, Paolo chiama fondamento anche gli Apostoli e i Profeti (Ef 2,19-20) si tratta qui dei profeti del N.T. (Ef 3,5;4,11; At11,27). Costituiscono con gli Apostoli la generazione dei primi testimoni che hanno ricevuto la rivelazione del piano divino e che hanno predicato il Vangelo (Lc 11,49; Mt 23,34; Mt 10,41).
Tutta la Chiesa è detta fondamento “Colonna e sostegno della Verità” (1Tm 3,15).
Il voler vanificare la funzione dell’uomo-roccia, posto da Cristo a fondamento visibile della “Sua Chiesa”, significa alterare pregiudizialmente e irreparabilmente tutta la realtà intorno a Cristo ed alla Sua Chiesa. Il voler dimenticare i poteri così larghi concessi da Cristo al Primo degli Apostoli (Mc 3,13-19; Mt 10,1-4; Lc 6,12-16) significa spodestare la Chiesa di Dio dalla sua naturale divina autorità conferitale dal suo Divino Fondatore.
Questo delitto di mutilazione è non solo contro quanto stabilito da Cristo, ma anche contro gli stessi credenti in Lui, i quali resterebbero privi delle prerogative più necessarie alla vita della Chiesa.
La Chiesa non poteva e non può essere abbandonata al caos.
Nessuno è autorizzato a servirsi della Bibbia per distruggere la Parola di Dio; e questo avviene quando dei gruppi di credenti ricorrono a interpretazioni parziali ed arbitrarie che la stessa Parola di Dio non consente.
Le metafore ricordate indicano la funzione di pietra, fondamento benché in modo analogico;
e sappiamo che l’analogia comporta una somiglianza oggettiva, non una identità, nell’essere e nell’agire di due o più soggetti.
Infatti:

Jahvè è roccia in quanto costituisce il primo fondamento della Chiesa, di cui l’antico Israele era tipo e figura. In Lui, ossia sulla sua bontà e fedeltà poggiava la fede e la speranza dell’Israele secondo la carne; in Lui poggiano la fede e la speranza del “Nuovo Israele” (Rm 9,6-8; Gal 3,6-9,29; 4,21-31; 6,8).è Roccia in quanto, a livello storico e visibile, è la pietra d’angolo (=principale) e fondamento della comunità di salvezza, ossia la “Sua Chiesa”.la Chiesa tutta intera è detta fondamento: “Voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno (=fondamento) della verità” (1 Tm 3,14-15).


Quando Gesù ha chiamato a se i dodici Mt 10,1 diede a loro il potere di……. ,
non a tutti i discepoli, Matteo poi usa la parola “per primo” per indicare che Pietro era il primo fra gli Apostoli, è bene notare che nonostante i protestanti vogliano negare questo primato, Matteo lo sottolinea, e i fedeli protestanti farebbero bene a notare che Matteo scrive il suo Vangelo intorno all’anno 70 d.C. quindi già esistevano le prime comunità cristiane, esistevano le prime Chiese locali con i loro ordinamenti, le Chiese locali fin dal principio non sono mai vissute nel disordine, ma sono state sempre organizzate per meglio accudire ai bisogni dei fedeli di ogni singola realtà locale,
quindi Matteo aveva visto e conosceva le Chiese e chi le guidava, e quando menziona la lista dei dodici Apostoli non lo fa in modo casuale (come vogliono far credere i pastori protestanti), a Matteo non gli “è scappata la penna di mano”, scrive e sa quello che scrive, i protestanti che vanno a citare Giovanni cap.1,40 dimostrano ulteriormente la loro ignoranza biblica.
Non è mai bastevole sottolineare che “ignorante” non viene detto in senso offensivo, eppure appena ci si sente etichettare così molti si offendono.
Nella Bibbia quando vengono elencati i dodici Apostoli, Pietro è sempre il primo, Pietro è sempre il primo a farsi avanti, non lo potete negare, fratelli separati!
Il pastore di mia conoscenza non si dovrebbe permettere di dire (insegnare ai suoi fedeli) che Pietro viene considerato dalla Chiesa cattolica il capo della Chiesa, (di conseguenza anche il papa, capo, in quanto suo successore) perché sono andato a guardare nel catechismo della Chiesa cattolica romana, (edizione Piemme) a pag. 53 paragrafo 194 dice che Pietro fu il primo tra gli Apostoli, in un'altra pagina dice che Pietro fu il capo degli Apostoli, ma mai dice che fu il capo della Chiesa, (al posto di Cristo) nel senso assoluto della parola come accusano i protestanti.
Alcuni pastori pentecostali non si dovrebbero permettere di lanciare accuse false contro la Chiesa cattolica, perché si mettono contro la Chiesa di Cristo.
Molti fratelli separati si dovrebbero preoccupare di andare a leggere la dottrina cattolica, per constatare se quello che gli racconta il pastore corrisponde alla verità.
Ma nell’animo umano c’è spesso una molla che fa irrigidire gli atteggiamenti, come a dire:”io sono intelligente, io ho studiato la Bibbia per tanto tempo, ora viene questo cattolico da quattro soldi,
e vuole farmi credere che gli insegnamenti (e le accuse) protestanti sono sbagliati, ma che cosa ne capisce lui più di me?”
“Io sono certamente più preparato di lui, e comunque sento di essere nella verità, quindi non c’è alcun bisogno che vada a verificare quello che dice questo cattolico; sono contento di stare nella chiesa protestante e tanto mi basta!”. Se poi consideriamo i pentecostali, questi sono ancor più risoluti e sicuri di essere nella piena verità perché basano la loro certezza sulla “glossolalia” cioè sul dono delle lingue, o presunto tale. Essi si considerano i veri cristiani perché “parlano” in lingue, mentre chi non parla il lingue (secondo loro) non ha ricevuto il battesimo nello Spirito Santo.
Questo comportamento condiziona psicologicamente molti fratelli pentecostali, che fino a quando non parlano in lingue si sentono come dei cristiani inferiori (tranne qualche caso particolare), molti di loro si sforzano di chiedere il dono delle lingue, si sforzano di parlare in lingue, come se questo dono fosse indispensabile per un cristiano.

Molti fratelli pentecostali pertanto si sentono gli unici a conoscere la verità, (se qualche pentecostale non è d’accordo indichi quale altra confessione cristiana è nella piena verità) e quindi rifiutano di fare confronti seri e dispendiosi, in termini di tempo, perché per loro è tempo sprecato l’andare a immergersi in lunghi studi e confronti con il cattolicesimo romano. Poi però divulgano il loro opuscolo “Cento domande per i cattolici di buona volontà” e libri simili.
No, fratelli, la vita è un continuo confronto, e non bisogna sottrarsi al confronto, se ogni uomo non si confronterebbe con i suoi simili la razza umana si sarebbe estinta, se ogni uomo non si confronterebbe con la legge non ci sarebbe giustizia, ogni buon cristiano si deve confrontare con la Parola di Dio ascoltando gli altri fratelli cristiani, verificando le loro affermazioni, cercando le prove pro o contro, l’obiettivo di ogni buon cristiano è quello di essere nella piena verità, e non ci devono essere dubbi di nessun genere “esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” 1(Ts 5,21)
Non si può rispondere arrogantemente: “a me quello che dici tu non interessa…”.
Se qualcuno si oppone alle nostre tesi, è giusto che si valutino seriamente le sue affermazioni, verificandole in modo serio e scientifico, cercando le prove di quanto si sente o si legge, i testi autorevoli di certo non mancano, piuttosto manca forse la volontà di andare a fare ricerche che richiedono parecchio tempo, questo scoraggia la maggior parte dei fratelli separati (ma anche cattolici) che quindi preferiscono continuare nella loro raggiunta tranquillità, credendosi nella verità , quando in effetti non lo sono, né mai il protestantesimo lo è stato.
La Chiesa cattolica insegna che: il capo supremo della Chiesa è Cristo, il solo ed unico capo, questo è verificabile da chiunque abbia un po’ di buona volontà e voglia leggersi la dottrina cattolica.
L’autorità di Pietro fu decisiva per ammettere i gentili alla fede (At 11,18) essa è ancora più manifesta e solenne, nel Concilio di Gerusalemme.
Il discorso di Pietro decise in modo inappellabile la controversia tanto dibattuta sulla circoncisione (At 15,12), Giacomo parlò per primo in quanto era vescovo di Gerusalemme, luogo in cui si tenne il concilio, ma subito dopo parlò Pietro, non uno qualunque degli Apostoli, ma Pietro;
perché proprio lui? Perché lui era considerato la maggiore autorità, il primo degli Apostoli.
“Ma il più grande di voi si faccia umile servo, solo così entrerete nel regno dei cieli” così disse Gesù, e cosi faceva Pietro, si faceva umile, era umile ma la sua autorità contava molto nella Chiesa nascente.
E’ sorprendente come i fratelli separati prestino particolare attenzione alla figura di Pietro per demolirne la sua autorità.
Da cattolico che seguendo per un periodo (un anno circa) gli insegnamenti protestanti-pentecostali, ero quasi terrorizzato ad aprire il libro dottrinale della Chiesa cattolica romana, temevo di scoprire che tale Chiesa cattolica era veramente come la dipingeva il pastore, è cioè maestra di perdizione, e in definitiva Chiesa satanica, appurai che il pastore enfatizzava certi punti dottrinali, e fra questi la questione del primato di Pietro, calunniando gratuitamente la Chiesa Cattolica.
Lo stupore è cresciuto in me, quando ho scoperto che in realtà era il pastore a raccontarmi falsità ed accusare falsamente la Chiesa cattolica. La mia è una reazione istintiva, umana, ma la Chiesa mi insegna che non bisogna adirarsi contro i fratelli, ma bisogna amarli, dialogando con loro fraternamente, con calma e serenità, più facile a dirsi che a farsi, ma in ogni caso un buon cristiano si deve sforzare di farlo.
Anche molti pastori, che citano spesso il Concilio di Trento attribuendogli insegnamenti mai pronunciati, come quello che (secondo loro) la Chiesa cattolica insegna che “nemmeno i più perfetti cristiani (nei limiti umani) vanno direttamente in paradiso, ma devono necessariamente passare dal purgatorio”.
La delusione cresce, ed è la delusione di uno che è stato ingannato; resta il fatto che in definitiva avrei tanto a cuore che tutti i cristiani si riunificassero, per lodare insieme il Signore, senza controversie e errori teologici.
Come vorrei tanto mettere davanti agli occhi del pastore il catechismo della Chiesa cattolica, non in privato però, ma davanti a tutti i suoi fedeli; e poi dovrebbe negarmi pubblicamente, se nei suoi studi biblici non ha detto (tra le tante accuse) che” la Chiesa cattolica considera il papa come capo della Chiesa, capo al posto di Cristo” queste parole le ha dette durante uno studio, davanti ad almeno cinquanta fedeli, il pastore di mia conoscenza. Non odio questo pastore, lo stimo nella sua vita privata, come persona privata, ma non condivido per nulla quello che insegna.
Vorrei fargli notare che fino a quando “capo” è sinonimo di guida, allora si può usare questo termine riferito alla Chiesa, ma quando con la parola “capo” qualcuno intende sostituire la figura del papa al posto di Cristo, allora questa è eresia e calunnia.
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