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Primato di Pietro

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2011 16:54
29/01/2011 16:38
 
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Io Incardona Salvatore ho sentito dire più volte queste parole, lo confermo al prezzo della mia stessa vita, il pastore le ha dette, usando un tono “sfottente” e deridente, ho ancora davanti agli occhi il suo sorrisino ironico.
Tanti e tanti altri versetti vengono manipolati dai pastori protestanti e propinati ai fedeli.
La tattica di estrapolare solo alcune frasi dal contesto o da un discorso è molto usata in ambito protestante, infatti quando citano la dottrina cattolica lo fanno solo in parte, stravolgendo così il pensiero degli autori. La correttezza intellettuale e cristiana indica che quando si cita un discorso lo si deve fare per intero, o almeno nelle sue parti più significative, ma senza stravolgerne il significato eliminando alcune parti significative e fondamentali.
Ad esempio nel catechismo cattolico al punto 85 viene detto che “l’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo, e cioè ai Vescovi in comunione con il successore di Pietro, il Vescovo di Roma. Ecco che qui in uno dei primissimi punti della dottrina cattolica viene chiaramente detto che il papa è successore di Pietro, e non di Cristo come il pastore di mia conoscenza ha detto (e dice) più volte, anzi lo fa dire (ingiustamente) alla Chiesa cattolica.
Pietro nella sua seconda lettera ai versetti 1,19-20 ci dice che la Scrittura non è soggetta a privata interpretazione e che perciò quelli che vogliono fare di testa propria, sono dei deboli ed inesperti, e stravolgono le Lettere di S. Paolo al pari delle altre Scritture, e l’interpretazione che ne danno risulta “a loro propria perdizione” (2 Pt 3,15-16).
Dobbiamo convincerci tutti, che l’assistenza dello Spirito Santo è stata promessa e data da Gesù alla “Sua Chiesa” e non al singolo fedele. Se si ammettesse l’interpretazione privata delle Sacre Scritture, bisognerebbe anche accettare come giusto e logico (?!..) il detto: “Quante teste, tante sentenze!”.
Solo la Chiesa ha l’autorità di custodire, interpretare e spiegare la Parola di Dio.
Soffermiamoci ora a considerare la Chiesa nella sua totalità, come l'assemblea di tutti i discepoli di Cristo: qual è la struttura che di essa ci offre la Bibbia? Citiamo e spieghiamo brevemente un testo dell'Apocalisse molto significativo.
1 “L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande ed alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele (...). Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello” (Apocalisse 21, 10-14, CEI).
1 - La città santa, Gerusalemme, che l'angelo mostra a Giovanni, è certamente la Chiesa universale, “tutto l'Israele di Dio” (Galati 6, 16). Di essa fa parte il popolo dell'Antico Testamento, come fa chiaramente capire la menzione dei nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. Ma fa parte soprattutto il popolo della Nuova Alleanza, rappresentato dai nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.
2 - Qui interessa mettere in rilievo come le mura della città santa Gerusalemme, che è la Chiesa, poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. Giovanni dunque, presentando la struttura della Chiesa universale, assegna ai dodici apostoli la funzione di fondamento (cfr. anche Efesini 2, 20).
Se si tiene presente che le fondamenta sono insostituibili nella struttura d'un edificio, ne segue che la funzione dei dodici apostoli è essenziale e di primaria importanza per la solidità e stabilità della vera Chiesa di Cristo. San Giovanni non poteva essere più chiaro: la vera Chiesa di Cristo deve essere apostolica, altrimenti non è la vera Chiesa di Cristo.
Si ha qui un illustrazione plastica del pensiero di san Paolo che, riferendosi a tutti i credenti in Cristo, dice: “Siete concittadini dei santi e membri della casa di Dio, sopraedificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti con lo stesso Cristo Gesù quale pietra angolare” (Efesini 2, 19-20).
La vera Chiesa di Cristo, nella sua universalità, non poggia su uno scritto, ma su uomini, testimoni e messaggeri di quello scritto, la Bibbia è autorevole ma è stata scritta da uomini ispirati, quindi sono gli uomini le pietre vive e gli apostoli le fondamenta, se non ci fossero stati loro (e i loro successori) la Bibbia non sarebbe durata intatta fino ai nostri giorni.
- Ricordiamo infine che Giovanni nell'Apocalisse presenta la Chiesa di tutti i tempi, la Chiesa di ieri, di oggi, di sempre, come procede nel tempo tra lotte e trionfi, eroismi e tradimenti, coraggio e viltà. Questa Chiesa poggia sulle solide fondamenta dei dodici Apostoli.
Le fondamenta dei dodici Apostoli non vanificano l’essere fondamento di Gesù, perché Gesù è la pietra d’angolo, cioè la pietra principale, la pietra fondamentale senza la quale le altre fondamenta non potrebbero reggere il peso dell’edificio, tutte le fondamenta danno il loro contributo perché poggiano sulla pietra d’angolo.
La fede di Pietro poggia su Cristo, la pietra sulla quale Cristo edificò la Sua Chiesa poggia su Cristo stesso, senza il quale la Chiesa non potrebbe esistere, Pietro ha da Gesù un carisma unico: “…conferma i tuoi fratelli nella fede” (Lc 22,31-32).
E’ significativo notare che nel N.T. l’apostolo sarà chiamato 154 volte Pètros e 9 volte Kèfa
(da parte di Paolo), mentre solo 27 col suo nome originario Simeòn! Simoòn, associato però sempre a Pètros. Ebbene solo a Cristo (ad esempio in 1Cor 3,11) e a Pietro è riservata l’applicazione della pietra di fondazione. Pietro, dunque, rende visibile nella storia la fondazione primaria e trascendente di Cristo nei confronti delle Chiesa. “Dandole un fondamento”, scriveva Ortensio da Spinetoli nel suo commento al Vangelo di Matteo (Cittadella 1973), “Gesù non ha inteso lasciare i suoi seguaci isolati e dispersi, ma ha voluto raccoglierli in una comunità organizzata”. (cf Gianfranco Ravasi Jesus n.7 Luglio 2002)
Inoltre Gesù gli dona l’ampio potere delle “Chiavi”. Pietro è l’elemento di unità della Chiesa di Cristo e non accettarlo o mettersi contro di lui significa non accettare la volontà di Dio e rompere l’unità voluta da Cristo e per la quale Egli ha più volte accoratamente pregato.
Le “chiavi” sono il simbolo del potere e della signoria su una casa, una città, un regno, nonché sull’interpretazione di un testo (la “chiave” di lettura”) o di una musica. Significativo è il parallelo presente in un passo di Isaia ove si descrive un cambio di vertice nel palazzo reale: al ministro Sebnà subentra Eliakim (22,15-24). Di quest’ultimo di dichiara, in occasione dell’investitura ufficiale: “Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide; se egli apre, nessuno chiuderà e se egli chiude, nessuno potrà aprire. (22,22). In Pietro quindi si esercita un’autorità giuridica, ma anche di insegnamento all’interno della comunità.
Poi perché Gesù cambiò il nome a Simone chiamandolo Pietro?
Forse perché Simone in ebraico significa “canna”, quindi era sinonimo di instabilità di fronte al vento impetuoso delle eresie?
Allora come mai non lo cambiò pure all’altro apostolo Simone lo zelota?
Perché i fratelli non cattolici debbono per forza cercare cavilli per dare forza alle loro spiegazioni errate? Spesso non si accorgono che cadono in contraddizione, come in questo caso, motivano che il nome fu cambiato perché Simone significava “canna” e poi dimenticano che c’era anche una altro apostolo con lo stesso nome! Perché si deve cercare di negare l’evidenza?
Pietro fu chiamato così proprio in vista dell’affidamento del suo ministero pastorale e della sua funzione di prima Pietra, proprio a lui infatti Gesù dice di confermare i suoi fratelli nella fede.
Per negare il primato di Pietro ci vuole molto coraggio e molta incoscienza, di questo non biasimo i comuni fratelli separati, ma i loro pastori, ci sono talmente tanti indizi e tante prove schiaccianti che confermano il primato di Pietro che non ci sarebbe nemmeno bisogno di citarle, eppure con molto amore e fraternità mi soffermo a spiegarle, a far riflettere i fratelli non cattolici su tali prove, pregandoli di non indurire i loro cuori ma di prestare amorevole attenzione a quanto leggono in queste pagine.
E’ impossibile non riconoscere all’apostolo Pietro una parte di primo piano nei Vangeli.
Questa sua preminenza risulta anzitutto da alcuni lievi indizi:
Pietro non solo fa parte dei tre discepoli che accompagnano il Salvatore quando opera la risurrezione della figlia di Giairo (Mt 5,37), nella trasfigurazione (Mc 9,1) e nell’agonia degli orti degli Ulivi (Mc 14,33), ma in ognuno di questi casi è citato per primo.
Così pure, egli sta in testa a tutti i cataloghi del collegio apostolico (Mc 3,16-19); Mt 10,2-4;
Lc 6,14-16), e nel Vangelo di Matteo è detto espressamente: “il primo, Simone, chiamato Pietro”.
Nessuna meraviglia, quindi, se in parecchie circostanze, questo Apostolo occupa il primo posto.
Quando i discepoli si mettono alla ricerca di Gesù, Marco dice semplicemente: “Simone e i suoi compagni” (Mc 1,36)si tratta di rivolgere domande al Salvatore, spesso è Pietro a prendere l’iniziativa parlando a nome di tutti. Infatti leggiamo:

Mc 10,28: Pietro allora disse: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”.11,21: Allora Pietro, ricordandosi gli disse: “Maestro, guarda il fico che hai maledetto si è seccato…”15,15…: “…Pietro allora gli disse: spiegaci questa parabola. Ed Egli rispose: “Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna?...Dal cuore invece provengono…”16,16-22: “Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente…”. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai…”18,21…:”Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare..? Fino a sette volte?... E Gesù…: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”.19,27-30: “Allora Pietro prendendo la parola disse: “ecco, noi abbiamo lasciato tutto…” E Gesù disse loro: “In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato… riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”. Molti dei primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi”.12,41 “Allora Pietro disse: Signore questa parabola la dici per noi o anche per tutti?” (Gesù aveva detto la parabola del padrone di casa che se sapesse che viene il ladro non si lascerebbe scassinare la casa).6,68-69 “Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.13,6-10: “…Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. Gli disse Simon Pietro: “non mi laverai mai i piedi!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani ed il capo!”. Soggiunge Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti”.

Questi sono alcuni passi che dimostra come in effetti Pietro era sempre il primo a parlare il primo a farsi avanti ed il primo ad essere menzionato, e non stiamo a riferire i numerosi passi, nei quali Pietro appare come l’oggetto di una particolare attenzione da parte del Maestro:

Gesù gli dà un soprannome simbolico. “Cefa”, che significa “pietra” (Gv 1,42);Cafarnao alloggia nella sua casa (Mc 1,29);lago di Tiberiade insegna dalla barca di Pietro (Lc 5,3);beneficia di una pesca miracolosa (Lc 5,3-10) che prefigura la pesca miracolosa che Pietro operò il giorno di Pentecoste quando si convertirono oltre tremila persone;permette di camminare sui flutti (Mt 14,27-36);gli esattori del didramma (pezzo di moneta greca d’argento, del valore di due dracme = al mezzo siclo giudaico) si volgono a Pietro come alla persona più in vista del collegio apostolico, Gesù ne fa un suo associato con un titolo eccezionale, e gli dice: “Và al mare, getta l’amo ed il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te”. (MT 17,24-27).ù manda Pietro, con Giovanni, a preparare l’ultima cena. (Lc 22,8).

Si nota che a mano a mano che procediamo, la figura di Pietro si va meglio delineando ed il suo studio sembra diventare più interessante. Continuiamo:

Dopo la risurrezione, l’angelo, parlando con le donne, ha un particolare ricordo per lui: “Ora, andate, dite ai discepoli e a Pietro che Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto” (Mc 16,7).ù lo degna di un’apparizione personale, come si rileva da Lc 24,34 e da 1 Cor 15,5: “…davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone…;” “…e che apparve a Cefa e, quindi, ai dodici”.

Nella vita della Chiesa nascente, Pietro assume una importanza sempre più spiccata di fronte agli altri Apostoli:

Discorso ai fratelli per l’elezione di Mattia (At 1,15-22);e secondo discorso di Pietro ai Giudei con la conseguente conversione di migliaia di persone (At 2,14 e ss.);guarisce uno storpio (At 3,1-11);al Sinedrio Pietro parla con coraggiosa franchezza nel nome di Gesù Cristo Nazareno, come nello stesso nome aveva detto allo storpio: “Alzati e cammina” (At 1,15-22);’episodio di Anania e Saffira è Pietro che interviene a correggerli e, per le sue parole ispirate, i due coniugi subiscono l’esemplare e terrificante punizione della morte subitanea che consente di scuotere ed aprire gli occhi a tutti i fedeli e agli stessi Apostoli presenti al fatto (At 5,1-11);davanti al Sinedrio “Pietro e gli altri Apostoli risposero: bisogna obbedire piuttosto a Dio che agli uomini” (At 5,29);Simon Mago, Pietro risponde: “Va in perdizione tu ed il tuo denaro” (At 8,18-24);Pietro l’angelo invia il centurione Cornelio e, con la visione di Joppe, Dio gli “ha insegnato a non considerare come profano e immondo nessun uomo” (At 10,28);circoncisi di Gerusalemme Pietro dà istruzioni circa la volontà di Dio di accettare tutti gli uomini nella Chiesa fondata da Cristo. Dopo le parole di Pietro i giudei cristiani “rimasero persuasi e resero gloria a Dio” (At c. 11).Cap. 12,1-9 degli Atti è raccontato l’episodio della miracolosa liberazione dalla prigione e l’interesse di tutti i fedeli oranti per Pietro prigioniero;questione della circoncisione sorse una grande discussione tra gli Apostoli e gli Anziani, e fu Pietro che autorevolmente risolse il caso con queste parole: “Fratelli, voi sapete che Dio già da tempo scelse me tra di voi affinché per bocca mia i gentili udissero la parola del Vangelo e credessero...” (Atti 15,1-35).

Nella soluzione dettata da Pietro sulla spinosa questione della circoncisione, viene narrata la storia del primo Concilio ecumenico della Chiesa avvenuto in Gerusalemme nell’anno 51 (At 1,1-35). Qui si nota come l’azione singolare di Pietro, al momento giusto, è integrata dal collegio apostolico.
E’ quello che tutt’ora si verifica nella Chiesa Cristo. La frase sconvolgente pronunciata dall’Assemblea di Gerusalemme per la prima volta, è giunta da Concilio a Concilio fino ad oggi: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi!”

E’ tale il prestigio di Pietro che la S. Scrittura ci fa notare:
Che i fedeli ponevano all’ombra del passaggio di Pietro gli ammalati perché fossero guariti (At 5,15);Paolo va a rapporto da Pietro. Egli dice: “dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni” (Gal 1,18).
Inoltre, Pietro ci dice che non è permessa l’interpretazione personale (soggettiva) della S. Scrittura (2 Pt 1,19-20);
e che ci sono persone ignoranti e poco mature che deformano il significato di alcune cose delle Lettere di Paolo, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina” (2 Pt 3,15-16).

In S. Paolo ci sono alcuni passi che, letti bene e nella loro indole, ci mostrano anch’essi la superiorità di Pietro sugli altri Apostoli, (superiorità solo di primato, “perché il più grande tra voi si faccia servitore…”). Per esempio 1Cor 1,12-13: “Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: “Io sono di Paolo”, “io sono di Apollo”, “E io sono di Cefa”, “E io sono di Cristo”. Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?” (anche 1 Cor 3,4-9 e 1 Cor 3,21-23).
Le divisioni nella Chiesa toccano l’essenziale, mostrano che non si è capito il Vangelo. Paolo interviene energicamente per stroncarle. E’ vero che in quel tempo gli spiriti colti si mettevano al seguito dei filosofi di loro gradimento. I cristiani di Corinto stanno imitando i pagani e seguono anch’essi delle correnti…Paolo ed Apollo sono delle figure prestigiose e colte del cristianesimo primitivo (pur non appartenendo al collegio apostolico) mentre Pietro è soltanto un rozzo pescatore di Galilea. Se ha un seguito, se è ritenuto un Capo, è perché sono note ai fedeli le sue prerogative conferitegli e tutte le preferenze che Gesù ha avuto per lui.
In conclusione: la Chiesa è di Cristo e nessuno ha il diritto di distruggerla in base alle sue umane preferenze. Il seguire Pietro è obbedire a Cristo che gli ha conferito il potere delle Chiavi, gli ha ingiunto di confermare i fratelli nella fede e gli ha affidato il compito di “pascere il Suo gregge”.
Quello che meraviglia invece è il modo di ragionare di molti pastori protestanti, infatti poco prima di essere messi con le spalle al muro essi cercano di svincolarsi dicendo: “va bene, anche se dalla Bibbia si potrebbe dedurre che Pietro era il primo degli apostoli ciò non vuol dire che il suo primato sia trasmissibile, il potere conferitogli da Gesù era suo personale, quindi di conseguenza Pietro non ha successori, e il papa non ha alcun potere e nessun primato ereditato da S. Pietro”.
Queste frasi che ho citato non me le sono inventate ma le ho sentire dire al pastore pentecostale di mia conoscenza; se ci soffermiamo un momentino sul suo modo di ragionare (condiviso da molti altri protestanti) ci accorgiamo che in effetti non c’era bisogno di farmi perdere tempo nel dimostrare il primato di Pietro, se poi in fondo lui stesso (il pastore) lo conosceva e lo “riconosce”, (si potrebbe dedurre che Pietro…) allora perché ogni volta che si menziona il primato di Pietro non si parte dalla seconda fase (cioè se il primato di Pietro è o non è trasmissibile) invece di ripartire sempre dalla prima fase in cui il pastore tenta inizialmente di negare il primato di Pietro?
E’ lecito pensare che il pastore in questo caso faccia un inutile ostruzionismo?
Cioè, prima sta a vedere se io sono in grado di dimostrare il primato di Pietro, se vede che sono impreparato mi affonda con alcuni versetti imparati a memoria; diversamente se si accorge che sto per metterlo in difficoltà mostrandogli le prove del primato, un attimo prima che venga messo con le spalle al muro si divincola lanciando un’altra frecciata, e cioè comincia a dire che può anche darsi che Pietro era il primo degli apostoli, ma questo non dimostra che il suo primato sia trasmissibile ai vari papi che l’hanno succeduto.
Badate che questa sceneggiata si ripete ogni volta seguendo lo stesso preciso ciclo.
Mi spiego meglio, il pastore che ha affrontato questo argomento con me per non essere incastrato dalle mie dimostrazioni veritiere, si svincola tentando di insinuare che il primato non è trasmissibile teoricamente se ad esempio mio fratello Enzo in un’altra occasione gli pone le stesse mie domande il pastore dovrebbe partire dalla non “dimostrabilità” della successione del primato petrino, invece il pastore riparte sempre dalla prima fase, come da copione.
E’ come se riavvolgesse la sua musicassetta e la facesse ripartire sempre da capo.
Questa è serietà?
Usando questi termini sono forse troppo pungente?
Cosa dovrei dire riguardo a questo modo di ragionare?
Che è corretto? No, non è corretto, piuttosto è vergognoso e riprovevole; se i fratelli pentecostali che leggeranno queste mie righe ricorderanno bene le pesanti frasi che il loro pastore lancia spessissimo contro la Chiesa cattolica, se ricorderanno bene le sue battute contro la Chiesa cattolica, se ricorderanno bene l’atteggiamento dei loro pastori verso la Chiesa cattolica, allora si accorgeranno che le mie frasi non sono poi così taglienti come potrebbero essere, io non attacco i pastori come meriterebbero di essere attaccati, ma mi limito a ribadire acutamente ma amorevolmente il loro modo di ragionare e il loro modo di raccontare i fatti ingannando chi li ascolta.
Ricordo benissimo quel pomeriggio quando stavo scendendo a Palermo (per motivi lavorativi), per caso stavo ascoltando Radio Evangelica di Palermo (quella che dirige il pastore Chinnici) quando sentii un pastore che predicava sopra un palco davanti ad una grande platea di fedeli, ha cominciato a imitare le prediche dei preti cattolici, scimmiottandoli, imitando la voce grossa e rallentata di qualche prete anziano, e in sottofondo si sentivano le risate dei fedeli protestanti, e subito dopo anche quelle di questo pastore (comico) che si prendeva gioco dei preti cattolici e del loro modo di predicare.
Non mi meraviglia più di tanto visto che anche il pastore di mia conoscenza ogni tanto fa il comico ai danni della Chiesa cattolica, mentre scrivo provo un irrefrenabile voglia di fargli un applauso, bravi veramente bravi, peccato che alcuni pastori non si accorgono che forse era meglio se si dedicavano al cabaret, una grande carriera li attendeva.
Fratelli non cattolici non vi offendete leggendo queste parole, perché non sono rivolte a voi, ma solo ad alcuni dei vostri pastori, e comunque vi ricordo che le battute dei pastori sono molto più pesanti delle mie, perché se rileggete le mie frasi vi accorgerete che mi limito solo a puntualizzare, non faccio sfilze di accuse e di offese nei loro confronti, non li chiamo “idolatrici, collaboratori di satana, maestri di perdizione” come fanno loro nei confronti dei preti cattolici.
Ma se non uso questo tipo di vocaboli non è certo perché li considero maestri, dottori, profeti della Chiesa, ma solo perché la Chiesa cattolica mi esorta a non offendere i fratelli separati.
Conosco bene i termini che si potrebbero addire a coloro che vanno contro la Chiesa di Cristo, ma evito di usarli per obbedienza alla Chiesa.
Io non mi permetto di usare parole offensive, mi limito solo ad evidenziare il loro comportamento e il loro modo di accusare e prendersi gioco della Chiesa cattolica, molti pastori invece ci vanno pesante con gli aggettivi, infatti usano definire la Chiesa cattolica come satanica, idolatrica, dipingono il papa come il collaboratore di satana, definiscono la Chiesa cattolica madre di perdizione, chiamano noi cattolici “quelli del mondo” ecc. ecc.; vi esorto fratelli ad aprire gli occhi, valutate serenamente il mio modo di esporre la verità e confrontatelo gli insegnamenti di molti vostri pastori, noterete che questi ultimi sono infarciti di frecciate contro la Chiesa cattolica, le mie sono infarcite di amore, di ricerca del dialogo, le mie obiezioni sono acute ma non offensive. Tutta la Chiesa vi aspetta fratelli, ritornate!
Alcuni fratelli pentecostali mi hanno scritto criticando il mio “zelo” nell’attaccarli, costoro però dimenticano i loro tanti libri anticattolici che vengono divulgati quasi per dovere cristiano, quindi non capisco come possano criticare me di “attaccare” quando in verità mi limito solo a rispondere.
E poi ribadisco che io non attacco le persone ma le dottrine, e le molteplici calunnie anticattoliche.
Riguardo alla trasmissibilità del potere apostolico faccio notare (e ripeto) che se il potere degli apostoli non fosse stato trasmissibile la Chiesa sarebbe morta con loro, non ci sarebbe stato più nessuno autorizzato a guidare la Chiesa di Cristo, invece la stessa Bibbia ci dice che non è così, Paolo ci dice che non è così, la stessa logica umana ci dice che la Chiesa doveva continuare ad avere un guida autorevole; non poteva essere lasciata in mano a dei “saputelli”, o di chiunque si sentisse “ispirato”,
se fosse stato così la Chiesa non sarebbe durata per più di 2000 anni.
Dopo tutte le citazioni riportate, si potrà discutere su questo o quel particolare, si potrà arzigogolare sul valore di questa o quella frase, ma bisognerà convenire che tutto l’insieme ha una forza probativa decisiva. Gesù ha riconosciuto Pietro a un posto preponderante tra i discepoli.
Pietro è l’Apostolo principale.
La debolezza dei sistemi di tutti i non cattolici, che si oppongono alla esegesi cattolica sui vari testi surriferiti, consiste appunto nel fatto che sono dei sistemi in cui ognuno dispone la propria fantasia per portare a termine il congegno premeditato o già predisposto. Ma a quale prezzo?

Qui, interpretazione compiacenti, tendenziose, alambiccate;à, soluzioni, a dir poco, oziose che eliminano senz’altro i passi fastidiosi, spesso servendosi della stessa Bibbia per eliminare le verità scottanti!..si ricorre alle ipotesi più fragili e grossolane. Insomma, una critica frettolosa, arbitraria, angusta, che non ha niente in comune col sano metodo storico.quello che nella Bibbia, come pure nella Tradizione apostolica, interessa la fede e i costumi e serve alla edificazione della vera e sana dottrina cristiana è oggetto essenziale e primario del magistero ecclesiastico e può essere oggetto del suo insegnamento ordinario oppure delle sue definizioni infallibili.

La conservazione, l’esatta interpretazione del dato rivelato implica, per il magistero pontificio, l’obbligo e, dunque, il diritto e il dovere, di controllare e all’occorrenza, definire ogni verità che pur senza essere rivelata, anche implicitamente, si deduce come una conseguenza logica delle premesse poste dalla rivelazione.
Quando Gesù disse agli apostoli “Ecco io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo” )Mt 28,16-20); “Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi sempre…” (Gv 14,16-18); è troppo chiaro il pensiero espresso da Cristo: Egli e lo Spirito Santo saranno sempre con Pietro e con gli Apostoli sino alla fine del mondo. Ed è chiaro, chiarissimo che quando Gesù parlava agli Apostoli, più che alle loro persone, voleva riferirsi alla loro missione che si sarebbe perpetuata in Pietro, nei suoi successori e nei vescovi, successori degli Apostoli… se Gesù promette agli Apostoli che sarà con loro fino alla fine del mondo, voleva forse dire che gli Apostoli dovevano vivere sulla terra fino alla fine del mondo? Oppure è più logico (e giusto) pensare che Gesù con quelle parole ha promesso che sarà con la Sua Chiesa fino alla fine del mondo? E’ logico che la Sua Chiesa doveva avere una guida nella figura del successore del primo degli Apostoli, coadiuvata dai successori degli altri Apostoli oppure con la morte degli Apostoli doveva regnare il caos?
Le obiezioni in merito mi sembrano così puerili, che non ritengo opportuno continuare ulteriormente la contestazione…
Fratelli, vi parlo con cuore sincero, le mie parole non portano odio o rancore, ma amore e fraternità, se finora non avete avuto modo di riflettere su questi argomenti biblici, fatelo ora, dedicate un po’ del vostro tempo allo studio dei versetti da me citati, se lo fate vi raccomando di sforzarvi di mettere da parte i pregiudizi contro la Chiesa cattolica, studiate con obiettività, ponetevi come motivazione la ricerca dell’unica verità che ogni buon cristiano deve attuare, impegnandosi con animo sincero, senza pregiudizi.
Fratelli io sono convinto che la stragrande maggioranza di voi è in buona fede, si fida così ciecamente degli insegnamenti dei pastori che non trova utile andare a verificare di persona; fatelo fratelli! Verificate di persona, vi accorgerete che alcuni insegnamenti dei vostri pastori non sono corretti.
La storia del papato ha duemila anni di vita: ha avuto una navigazione anche burrascosa, ma la “prua” è stata sempre diretta nella direzione giusta che non mancherà di farla approdare al lido agognato (“…e le porte degli inferi non prevarranno…”). Nel papa, nei vescovi, nei sacerdoti c’è la visibile rappresentazione dell’Unicoinvisibile, l’Unico che esiste e dura per il riscatto del mondo. Nel papa ed in Cristo, indubbiamente i titoli dell’autorità sono assai diversi; il papa, capo per delega, per missione vicaria, Egli, Cristo, Capo per natura. Nell’uomo (papa) Gesù prolunga visibilmente la sua azione. Conoscere meglio il papa (e i suoi insegnamenti), significa conoscere meglio ed amare Gesù Cristo sotto uno degli aspetti in cui Egli continua la Sua missione.
Per quanto riguarda la presenza e la funzione di Pietro a Roma, c’è chi obietta: “si sa che la Chiesa romana ha avuto degli evangelizzatori prima di Pietro, quindi egli non è il fondatore della Chiesa di Roma”. Rispondiamo: è questione soltanto di parole. Da testi assai chiari risulta che il termine fondare un Chiesa, può estendersi a persone che venute dopo i primi evangelizzatori, hanno esercitato l’autorità episcopale o apostolica trai i primi neofiti. S. Pietro non è certamente il primo missionario di Antiochia, come dimostrano gli Atti (11,19-26; 13,1) che ci danno anche i nomi dei suoi primi evangelizzatori; tuttavia i primi storici, tra cui Eusebio e Girolamo, danno a S. Pietro il titolo di fondatore della Chiesa di Antiochia. Del resto è logico attribuire a Pietro la paternità dei tale Chiesa, infatti se per esempio alcuni fratelli vanno ad evangelizzare in un città dell’Africa, non si può certo dire che essi abbiamo formato una Chiesa, per farlo è richiesta l’autorità del vescovo, serve una persona autorevole per fondare ufficialmente una Chiesa, altrimenti chiunque può fondare Chiese ovunque gli pare.
Eusebio e Girolamo dicono che Pietro dopo aver fondato la Chiesa di Antiochia, venne a Roma.
S. Ireneo presenta Pietro e Paolo fondatori della Chiesa Romana. I due apostoli non furono i primi ad andare a Roma, tuttavia furono proprio essi che vi esercitarono un’autorità episcopale ed apostolica, per cui sono stati riconosciuti dai primi cristiani e dagli storici i fondatori della Chiesa romana.
Nell’antichità il sacerdote Gaio, discutendo con un eretico, gli disse: “sono visibili da tutti i trofei (tombe) dei fondatori della Chiesa Romana, uno al Vaticano (sepolcro di Pietro) e l’altro sulla via Ostiense” (sepolcro di Paolo).
Perché Gesù ha cambiato il nome proprio e solo a Pietro?
Come mai visto che Simone significa "canna" non cambiò pure il nome a Simone lo zelota?
I fratelli separati si sono mai accorti che il nome Pietro prima di quel giorno non era mai stato usato nella Bibbia?
Pietro non era un nome comune di quei tempi, anzi non esisteva nemmeno, lo coniò Gesù, e Cristo non faceva gesti casuali e senza senso. Gesùun nome ben preciso e con un preciso significato a Simone, "Pietro" simboleggia sicurezza, stabilità, resistenza, questo nessuno lo può negare!
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