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Catechismo chiesa cattolica

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2009 12:51
14/05/2009 14:58
 
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Paragrafo 3

L'ONNIPOTENTE

268 Di tutti gli attributi divini, nel Simbolo si nomina soltanto l'onnipotenza di Dio: confessarla è di grande importanza per la nostra vita. Noi crediamo che tale onnipotenza è universale, perché Dio, che tutto ha creato, [Cf Gen 1,1; Gv 1,3 ] tutto governa e tutto può; amante, perché Dio è nostro Padre; [Cf Mt 6,9 ] misteriosa, perché la fede soltanto la può riconoscere allorché "si manifesta nella debolezza" ( 2Cor 12,9 ) [Cf 1Cor 1,18 ].



"Egli opera tutto ciò che vuole" ( Sal 115,3 )

269 Le Sacre Scritture affermano a più riprese la potenza universale di Dio. Egli è detto "il Potente di Giacobbe" ( Gen 49,24; Is 1,24 e. a), "il Signore degli eserciti", "il Forte, il Potente" ( Sal 24,8-10 ). Se Dio è onnipotente "in cielo e sulla terra" ( Sal 135,6 ), è perché lui stesso li ha fatti. Nulla quindi gli è impossibile [Cf Ger 32,17; 269 Lc 1,37 ] e dispone della sua opera come gli piace; [Cf Ger 27,5 ] egli è il Signore dell'universo, di cui ha fissato l'ordine che rimane a lui interamente sottoposto e disponibile; egli è il Padrone della storia: muove i cuori e guida gli avvenimenti secondo il suo beneplacito [Cf Est 4,17 b; Pr 21,1; Tb 13,2 ]. "Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi potrà opporsi al potere del tuo braccio?" ( Sap 11,21 ).



"Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi"

( Sap 11,23 )

270 Dio è il Padre onnipotente. La sua paternità e la sua potenza si illuminano a vicenda. Infatti, egli mostra la sua onnipotenza paterna nel modo in cui si prende cura dei nostri bisogni; [Cf Mt 6,32 ] attraverso l'adozione filiale che ci dona (sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie, dice il Signore onnipotente": 2Cor 6,18 ); infine attraverso la sua infinita misericordia, dal momento che egli manifesta al massimo grado la sua potenza perdonando liberamente i peccati.

271 L'onnipotenza divina non è affatto arbitraria: "In Dio la potenza e l'essenza, la volontà e l'intelligenza, la sapienza e la giustizia sono una sola ed identica cosa, di modo che nulla può esserci nella potenza divina che non possa essere nella giusta volontà di Dio o nella sua sapiente intelligenza" [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I, 25, 5, ad 1].



Il mistero dell'apparente impotenza di Dio

272 La fede in Dio Padre onnipotente può essere messa alla prova dall'esperienza del male e della sofferenza. Talvolta Dio può sembrare assente ed incapace di impedire il male. Ora, Dio Padre ha rivelato nel modo più misterioso la sua onnipotenza nel volontario abbassamento e nella Risurrezione del Figlio suo, per mezzo dei quali ha vinto il male. Cristo crocifisso è quindi "potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini" ( 1Cor 1,24-25 ). Nella Risurrezione e nella esaltazione di Cristo il Padre ha dispiegato "l'efficacia della sua forza" e ha manifestato "la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti" ( Ef 1,19-22 ).

273 Soltanto la fede può aderire alle vie misteriose dell'onnipotenza di Dio. Per questa fede, ci si gloria delle proprie debolezze per attirare su di sé la potenza di Cristo [Cf 2Cor 12,9; Fil 4,13 ]. Di questa fede il supremo modello è la Vergine Maria: ella ha creduto che "nulla è impossibile a Dio" ( Lc 1,37 ) e ha potuto magnificare il Signore: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e santo è il suo nome" ( Lc 1,49 ).

274 "La ferma persuasione dell'onnipotenza divina vale più di ogni altra cosa a corroborare in noi il doveroso sentimento della fede e della speranza. La nostra ragione, conquistata dall'idea della divina onnipotenza, assentirà, senza più dubitare, a qualunque cosa sia necessario credere, per quanto possa essere grande e meravigliosa o superiore alle leggi e all'ordine della natura. Anzi, quanto più sublimi saranno le verità da Dio rivelate, tanto più agevolmente riterrà di dovervi assentire" [Catechismo Romano, 1, 2, 13].



In sintesi

275 Con Giobbe, il giusto, noi confessiamo: "Comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te" ( Gb 42,2 ).

276 Fedele alla testimonianza della Scrittura, la Chiesa rivolge spesso la sua preghiera al "Dio onnipotente ed eterno" (omnipotens sempiterne Deus. . . "), credendo fermamente che "nulla è impossibile a Dio" ( Gen 18,14; Lc 1,37; Mt 19,26 ).

277 Dio manifesta la sua onnipotenza convertendoci dai nostri peccati e ristabilendoci nella sua amicizia con la grazia (Deus, qui omnipo potentiam tuam parcendo maxime et miserando manifestas. . . - O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono. . . ") [Messale Romano, colletta della ventiseiesima domenica].

278 Senza credere che l'Amore di Dio è onnipotente, come credere che il Padre abbia potuto crearci, il Figlio riscattarci, lo Spirito Santo santificarci?



Paragrafo 4

IL CREATORE

279 "In principio Dio creò il cielo e la terra" ( Gen 1,1 ). Con queste solenni parole incomincia la Sacra Scrittura. Il Simbolo della fede le riprende confessando Dio Padre onnipotente come "Creatore del cielo e della terra", "di tutte le cose visibili e invisibili". Noi parleremo perciò innanzi tutto del Creatore, poi della sua creazione, infine della caduta a causa del peccato, da cui Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è venuto a risollevarci.



280 La creazione è il fondamento di "tutti i progetti salvifici di Dio", "l'inizio della storia della salvezza", [Congregazione per il Clero, Direttorio catechistico generale, 51] che culmina in Cristo. Inversamente, il Mistero di Cristo è la luce decisiva sul mistero della creazione: rivela il fine in vista del quale, "in principio, Dio creò il cielo e la terra" ( Gen 1,1 ): dalle origini, Dio pensava alla gloria della nuova creazione in Cristo [Cf Rm 8,18-23 ].

281 Per questo le letture della Veglia Pasquale, celebrazione della nuova creazione in Cristo, iniziano con il racconto della creazione; parimenti, nella Liturgia Bizantina, il racconto della creazione è sempre la prima lettura delle vigilie delle grandi feste del Signore. Secondo la testimonianza degli antichi, l'istruzione dei catecumeni per il Battesimo segue lo stesso itinerario [Cf Eteria, Peregrinatio ad loca sancta, 46: PLS 1, 1047; Sant'Agostino, De catechizandis rudibus, 3, 5].



I. La catechesi sulla creazione

282 La catechesi sulla creazione è di capitale importanza. Concerne i fondamenti stessi della vita umana e cristiana: infatti esplicita la risposta della fede cristiana agli interrogativi fondamentali che gli uomini di ogni tempo si sono posti: "Da dove veniamo?" "Dove andiamo?" "Qual è la nostra origine?" "Quale il nostro fine?" "Da dove viene e dove va tutto ciò che esiste?". Le due questioni, quella dell'origine e quella del fine, sono inseparabili. Sono decisive per il senso e l'orientamento della nostra vita e del nostro agire.

283 La questione delle origini del mondo e dell'uomo è oggetto di numerose ricer che scientifiche, che hanno straordinariamente arricchito le nostre conoscenze sull'età e le dimensioni del cosmo, sul divenire delle forme viventi, sull'apparizione del l'uomo. Tali scoperte ci invitano ad una sempre maggiore ammirazione per la grandezza del Creatore, e a ringraziarlo per tutte le sue opere e per l'intelligenza e la sapienza di cui fa dono agli studiosi e ai ricercatori. Con Salomone costoro possono dire: "Egli mi ha concesso la conoscenza infallibile delle cose, per comprendere la struttura del mondo e la forza degli elementi. . . perché mi ha istruito la Sapienza, artefice di tutte le cose" ( Sap 7,17-21 ).

284 Il grande interesse, di cui sono oggetto queste ricerche, è fortemente stimolato da una questione di altro ordine, che oltrepassa il campo proprio delle scienze naturali. Non si tratta soltanto di sapere quando e come sia sorto materialmente il cosmo, né quando sia apparso l'uomo, quanto piuttosto di scoprire quale sia il senso di tale origine: se cioè sia governata dal caso, da un destino cieco, da una necessità anonima, oppure da un Essere trascendente, intelligente e buono, chiamato Dio. E se il mondo proviene dalla sapienza e dalla bontà di Dio, perché il male? Da dove viene? Chi ne è responsabile? C'è una liberazione da esso?

285 Fin dagli inizi, la fede cristiana è stata messa a confronto con risposte diverse dalla sua circa la questione delle origini. Infatti, nelle religioni e nelle culture antiche si trovano numerosi miti riguardanti le origini. Certi filosofi hanno affermato che tutto è Dio, che il mondo è Dio, o che il divenire del mondo è il divenire di Dio (panteismo); altri hanno detto che il mondo è una emanazione necessaria di Dio, che scaturisce da questa sorgente e ad essa ritorna; altri ancora hanno sostenuto l'esistenza di due princìpi eterni, il Bene e il Male, la Luce e le Tenebre, in continuo conflitto (dualismo, manicheismo); secondo alcune di queste concezioni, il mondo (almeno il mondo materiale) sarebbe cattivo, prodotto di un decadimento, e quindi da respingere o oltrepassare (gnosi); altri ammettono che il mondo sia stato fatto da Dio, ma alla maniera di un orologiaio che, una volta fatto, l'avrebbe abbandonato a se stesso( deismo); altri infine non ammettono alcuna origine trascendente del mondo, ma vedono in esso il puro gioco di una materia che sarebbe sempre esistita (materialismo). Tutti questi tentativi di spiegazione stanno a testimoniare la persistenza e l'universa lità del problema delle origini. Questa ricerca è propria dell'uomo.

286 Indubbiamente, l'intelligenza umana può già trovare una risposta al problema delle origini. Infatti, è possibile conoscere con certezza l'esistenza di Dio Creatore attraverso le sue opere, grazie alla luce della ragione umana, [Cf Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3026] anche se questa conoscenza spesso è offuscata e sfigurata dall'errore. Per questo la fede viene a confermare e a far luce alla ragione nella retta intelligenza di queste verità: "Per fede sappiamo che i mondi furono formati dalla Parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine ciò che si vede" ( Eb 11,3 ).

287 La verità della creazione è tanto importante per l'intera vita umana che Dio, nella sua tenerezza, ha voluto rivelare al suo Popolo tutto ciò che al riguardo è necessario conoscere. Al di là della conoscenza naturale che ogni uomo può avere del Creatore, [Cf At 17,24-29; Rm 1,19-20 ] Dio ha progressivamente rivelato a Israele il mistero della creazione. Egli, che ha scelto i patriarchi, che ha fatto uscire Israele dall'Egitto, e che, eleggendo Israele, l'ha creato e formato, [Cf Is 43,1 ] si rivela come colui al quale appartengono tutti i popoli della terra e l'intera terra, come colui che, solo, "ha fatto cielo e terra" ( Sal 115,15; Sal 124,8; 287 Sal 134,3 ).



288 La rivelazione della creazione è così inseparabile dalla rivelazione e dalla realizzazione dell'Alleanza di Dio, l'Unico, con il suo Popolo. La creazione è rivelata come il primo passo verso tale Alleanza, come la prima e universale testimonianza dell'amore onnipotente di Dio [Cf Gen 15,5; 288 Ger 33,19-26 ]. E poi la verità della creazione si esprime con una forza crescente nel messaggio dei profeti, [Cf Is 44,24 ] nella preghiera dei Salmi[Cf Sal 104 ] e della Liturgia, nella riflessione della sapienza [Cf Pr 8,22-31 ] del Popolo eletto.

289 Tra tutte le parole della Sacra Scrittura sulla creazione, occupano un posto singolarissimo i primi tre capitoli della Genesi. Dal punto di vista letterario questi testi possono avere diverse fonti. Gli autori ispirati li hanno collocati all'inizio della Scrittura in modo che esprimano, con il loro linguaggio solenne, le verità della creazione, della sua origine e del suo fine in Dio, del suo ordine e della sua bontà, della vocazione dell'uomo, infine del dramma del peccato e della speranza della salvezza. Lette alla luce di Cristo, nell'unità della Sacra Scrittura e della Tradizione vivente della Chiesa, queste parole restano la fonte principale per la catechesi dei misteri delle "origini": creazione, caduta, promessa della salvezza.



II. La creazione - opera della Santissima Trinità

290 "In principio, Dio creò il cielo e la terra" ( Gen 1,1 ). Queste prime parole della Scrittura contengono tre affermazioni: il Dio eterno ha dato un inizio a tutto ciò che esiste fuori di lui. Egli solo è Creatore (il verbo "creare" - in ebraico "bara" - ha sempre come soggetto Dio). La totalità di ciò che esiste (espressa nella formula "il cielo e la terra") dipende da colui che gli dà di essere.



291 "In principio era il Verbo. . . e il Verbo era Dio. . . Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto" ( Gv 1,1-3 ). Il Nuovo Testamento rivela che Dio ha creato tutto per mezzo del Verbo eterno, il Figlio suo diletto. "Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. . . Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono" ( Col 1,16-17 ). La fede della Chiesa afferma pure l'azione creatrice dello Spirito Santo: egli è il "datore di vita", [Simbolo di Nicea-Costantinopoli] lo "Spirito Creatore", [Liturgia delle Ore, Inno "Veni, Creator Spiritus"] la "sorgente di ogni bene" [Liturgia bizantina, Tropario dei Vespri di Pentecoste].

292 Lasciata intravvedere nell'Antico Testamento, [Cf Sal 33,6; Sal 104,30; Gen 1,2-3 ] rivelata nella Nuova Alleanza, l'azione creatrice del Figlio e dello Spirito, inseparabilmente una con quella del Padre, è chiaramente affermata dalla regola di fede della Chiesa: "Non esiste che un solo Dio. . . : egli è il Padre, è Dio, il Creatore, l'Autore, l'Ordinatore. Egli ha fatto ogni cosa da se stesso, cioè con il suo Verbo e la sua Sapienza", "per mezzo del Figlio e dello Spirito", che sono come "le sue mani" [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 2, 30, 9 e 4, 20, 1]. La creazione è l'opera comune della Santissima Trinità.



III. "Il mondo è stato creato per la gloria di Dio"

293 E' una verità fondamentale che la Scrittura e la Tradizione costantemente insegnano e celebrano: "Il mondo è stato creato per la gloria di Dio" [Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3025]. Dio ha creato tutte le cose, spiega san Bonaventura, "non propter gloriam augendam, sed propter gloriam manifestandam et propter gloriam suam communicandam - non per accrescere la propria gloria, ma per manifestarla e per comunicarla" [San Bonaventura, In libros sententiarum, 2, 1, 2, 2, 1]. Infatti Dio non ha altro motivo per creare se non il suo amore e la sua bontà: "Aperta manu clave amoris creaturÍ prodierunt - Aperta la mano dalla chiave dell'amore, le creature vennero alla luce" [San Tommaso d'Aquino, In libros sententiarum, 2, prol]. E il Concilio Vaticano I spiega:



Nella sua bontà e con la sua onnipotente virtù, non per aumentare la sua beatitudine, né per acquistare perfezione, ma per manifestarla attraverso i beni che concede alle sue creature, questo solo vero Dio ha, con la più libera delle decisioni, insieme, dall'inizio dei tempi, creato dal nulla l'una e l'altra creatura, la spirituale e la corporale [Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3002].



294 La gloria di Dio è che si realizzi la manifestazione e la comunicazione della sua bontà, in vista delle quali il mondo è stato creato. Fare di noi i suoi "figli adottivi per opera di Gesù Cristo", è il benevolo disegno "della sua volontà. . . a lode e gloria della sua grazia" ( Ef 1,5-6 ). "Infatti la gloria di Dio è l'uomo vivente e la vita dell'uomo è la visione di Dio: se già la Rivelazione di Dio attraverso la creazione procurò la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra, quanto più la manifestazione del Padre per mezzo del Verbo dà la vita a coloro che vedono Dio" [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 20, 7]. Il fine ultimo della creazione è che Dio, "che di tutti è il Creatore, possa anche essere "tutto in tutti" ( 1Cor 15,28 ) procurando ad un tempo la sua gloria e la nostra felicità" [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 2].

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