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Infallibilitá del Papa come e quando

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2011 19:33
15/02/2011 19:31
 
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Non c'è dunque spazio per la riflessione personale ed eventualmente per un dissenso da quello che insegna il magistero? Non c'è alternativa fra adesione totale ed incondizionata e libero pensiero?

Innanzitutto bisogna dire che la subordinazione ad una autorità non implica affatto la rinuncia all'uso di ragione. Tutt'altro. E' la ragione stessa che trova assolutamente ragionevole il riconoscimento dell'autorità e ne formula i motivi, ed è lei ancora a comprendere che non tutto quello che l'autorità propone ha lo stesso valore e che "discussione" non è la stessa cosa che "contestazione" e "dissenso".

Chi poi rivendica un totale indipendenza di giudizio il più delle volte non si rende conto - o non vuole ammettere - di essere dipendente da tante autorità, diverse da quelle che non vuole accettare, ma non per questo più sicure e ragionevolmente fondate. Anzi, proprio nella misura in cui questa subordinazione non è percepita e riconosciuta, si tratta di qualcosa che contraddice alla natura profonda dell'essere libero. La subordinazione libera e consapevole all'autorità della fede e alle autorità umane che essa comporta non contraddice alla mia libertà, mentre la mortifica per esempio la subordinazione inconsapevole o subdola alla pseudo autorità dei mass-media o del "si dice", "si pensa" tipici del mondo della "chiacchiera", così ben descritto da Heidegger (16). Spesso, quando si contesta il magistero si crede di avere affermato senz'altro la propria libertà. Vale la pena invece di meditare queste sagge parole di un illustre logico contemporaneo: "Un filosofo americano di spicco ha detto una volta che la nostra epoca è l'epoca dell'analisi [nel senso aristotelico di logica formale]. Io direi che viviamo proprio, in uguale misura, nell'epoca dell'autorità. Molti uomini lo sentono e vogliono liberarsi dall'autorità, dicono di essere anti-autoritari. Se però si osservano proprio i più radicali avversari dell'autorità, allora si trova quasi sempre che essi stessi obbediscono ad una autorità, certamente diversa da quella che combattono, ma pur sempre una autorità. Che lo si voglia o noi noi viviamo nell'epoca dell'autorità" (17).

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