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Scismi

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2010 16:24
12/06/2010 16:09
 
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SCISMI


Lo scisma è un atto di ribellione mediante il quale si attua una separazione dal Corpo della Chiesa.
Gli scismi più importanti che si sono verificati nella Chiesa Cattolica sono 3.

1 - SCISMA DONATISTA

Questo scisma interessò la Chiesa d'Africa per tutto il IV secolo.
I Donatisti sostenevano che fossero validi solo i sacramenti amministrati da sacerdoti senza peccato.
Il donatismo fu condannato dal Concilio di Arles e fu combattuta ed estirpato da Sant'Agostino.

2 - SCISMA BIZANTINO O D'ORIENTE (1054)

Furono vari i fattori che determinarono questo scisma:
- il cesaropapismo degli imperatori d'Oriente che isolò la Chiesa greca dall'Occidente;
- la tendenza dei Patriarchi di Costantinopoli ad affermare un loro "primato" nei confronti del Vescovo di Roma;
- L'insorgere tra Latini e Greci di contrasti politico-teologici quali l'iconoclastia;
- La diversità dello sviluppo culturale, canonico, dottrinale delle due Chiese.
Lo Scisma d'Oriente avvenne nel 1054, anno in cui il papa Leone IX scomunicò l'Imperatore d'Oriente e il Patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario che a sua volta scomunicò il papa.
I tentativi più importanti per la riconciliazione delle due Chiese furono fatti nel Concilio di Costanza (1414-1418), di Basilea (1431-1449), di Firenze (1439) e da papi successivi fino ai giorni nostri.

3 - SCISMA D'OCCIDENTE (1378 - 1449)

Scisma di carattere politico che si suole dividere in due momenti:

Scisma Papale o Grande Scisma (1378 - 1416)
Ebbe origine per il ritorno dei papi da Avignone a Roma, quando i cardinali italiani elessero Urbano VI e i francesi, dichiarando questo papa illegittimo, elessero Clemente VII che si stabilì ad Avignone.
I Paesi europei si divisero: Italia Inghilterra e Germania rimasero fedeli al papa romano, mentre Francia, Scozia e Regno di Napoli, regni iberici e i Savoia si associarono al papa avignonese.
Nel 1409 il Concilio di Pisa elesse un terzo papa, Alessandro V, che si stabilì a Bologna (Scisma tricefalo.)
Con il Concilio di Costanza (1414 - 1418) si pose fine allo scisma con l'abdicazione dei tre papi e l'elezione di un pontefice unico nella persona di Ottone Colonna che assunse il nome di Martino V.

Scisma conciliare o Piccolo scisma (1431 - 1449)

Ebbe inizio con il Concilio di Basilea convocato per attuare la riforma della Chiesa in capite et in membris richiesta dai Cattolici, propugnata dall'Università di Parigi e non attuata dal precedente Concilio di Costanza.
Erano sorti dissidi circa la superiorità del Concilio sul papa, Per volere di Eugenio IV il Concilio fu trasferito prima a Ferrara (1437) poi a Firenze (1439) mentre i cardinali dissenzienti rimasti a Basilea dichiaravano la superiorità del Concilio sul papa ed eleggevano al soglio Felice V nella persona di Amedeo VIII di Savoia.
Lo scisma ebbe fine nel 1449 con la cacciata dei prelati da Basilea per opera dell'Imperatore e con l'abdicazione spontanea dell'antipapa Felice V.



Intervista con l’agostiniano Antonio Lombardi
«Salvo pacis et unitatis vinculo»

Fatta salva l’unità nelle cose essenziali... IV secolo d.C., la Chiesa affronta la crisi donatista. Uno scontro “altare contro altare”. Poi, per una serie di circostanze favorevoli e per l’intelligente magnanimità di sant’Agostino, lo scisma viene ricomposto. Ripercorrere oggi quella storia offre molti suggerimenti per il presente della vita della Chiesa. Intervista con l’agostiniano Antonio Lombardi

di Lorenzo Cappelletti



Le rovine della città di Ippona, in Algeria

Ci fu una divisione nella Chiesa dell’antichità che mise in pericolo nel contempo la sussistenza di una delle comunità più fiorenti dell’epoca e la pace sociale di un’intera regione. Nell’attuale territorio dell’Africa del nord oggi appartenente a Tunisia e Algeria, l’Africa di Agostino per intendersi, per tutto il IV secolo e oltre si confrontarono aspramente, con gli scritti e non solo, donatisti e cattolici. Donatisti, cioè i seguaci di Donato († 355), colui che riteneva di essere il vescovo legittimo di Cartagine di contro a Ceciliano e ai suoi fautori, da lui accusati di tradimento a partire da una concezione purista della Chiesa e antagonistica della politica.
I donatisti fin dall’inizio poterono contare fra le loro file non solo moltissimi fedeli ma anche molti capi di comunità. Vescovi, sacerdoti e fedeli si può dire che erano distribuiti in uguale numero da una parte e dall’altra, e ciascuna parte aveva le sue chiese, il suo culto, e diciamo pure le sue ragioni: "altare contro altare", secondo l’appropriata formula di Ottato di Milevi. A un certo punto, a cavallo fra IV e V secolo, per una combinazione di circostanze favorevoli, fra cui cambiamenti in seno al partito donatista, un intervento più deciso del potere politico e la intelligente magnanimità con cui entra in campo Agostino, leale a un tempo colla fede, coll’Impero e coi donatisti, si cominciò a venire a capo dello scisma.
Nell’imminenza della pubblicazione, prevista per fine inverno 2002 all’interno delle Opere di sant’Agostino edite da Città nuova, del quarto e ultimo volume di scritti relativi alla polemica coi donatisti, parliamo con padre Antonio Lombardi, curatore di due dei quattro volumi, di alcuni aspetti di questa vicenda che già qualche anno fa avevamo trattato con lui su queste colonne. Infatti è ricca di suggestioni. A ben vedere questo passato della Chiesa può essere riguardato non tanto in termini autocritici o nostalgici, ma anche e più, secondo la tradizione del magisterium vitae della storia, come fonte di positivi suggerimenti per il presente e il futuro della vita della Chiesa.

Ciò che in particolare colpisce nella modalità con cui si riesce a chiudere lo scisma donatista è la larghezza che viene usata da parte dell’episcopato cattolico nei confronti dei vescovi scismatici.
ANTONIO LOMBARDI: In effetti già nel Concilio di Ippona del 393 si era deciso di riammettere al ministero, con la stessa dignità di presbiteri o di vescovi, quanti passavano dalla comunione donatista alla Chiesa, purché non avessero ribattezzato dei cattolici o, pur avendo ribattezzato, venissero comunque con tutta la loro comunità, cosa che sanava anche il fatto che avevano ribattezzato (cfr. CCSL 149,43-44). Questa decisione trovò il consenso delle Chiese di Roma e Milano alle quali il Concilio si era rivolto per chiedere un parere. Segno che la prassi esisteva anche in queste autorevoli Chiese d’oltremare. In effetti Agostino più tardi, nell’Epistula 185, rispondendo a un’obiezione degli stessi donatisti sul perché di questa condotta, scriverà di essersi "uniformato alle decisioni dei vescovi che nella Chiesa di Roma avevano giudicato la controversia tra Ceciliano e il partito di Donato. Essi, condannato solo Donato, autore dello scisma, decisero che tutti gli altri, una volta emendatisi, fossero accolti senza che perdessero la loro dignità, sebbene fossero stati ordinati fuori della Chiesa" (Epistula 185,11,47). Si riferiva al Concilio di Roma del 313, presenti quindici vescovi sotto papa Milziade, che aveva giudicato dello scisma donatista al suo insorgere. Fin dall’inizio, ben prima che entrasse in campo Agostino, si era agito con moderazione in conseguenza del rispetto portato al sacramento.
Quale tipo di accoglienza era riservata in concreto a questi sacerdoti e vescovi?
LOMBARDI: Più volte sant’Agostino si è inteso porre questa domanda sia da parte cattolica che donatista. Rispondendo verso la fine del 401 a un certo Teodoro, cattolico, che gli aveva chiesto quale doveva essere il modo di accogliere nella Chiesa i chierici provenienti dal partito di Donato, dice: "Quando vengono da noi gli scismatici donatisti, noi non accogliamo i loro mali, cioè la discordia e l’errore, che vengono eliminati quali impedimenti della concordia, e li abbracciamo come nostri fratelli, stando con loro, come dice l’Apostolo, "nell’unità dello spirito, nel vincolo della pace", riconoscendo in essi i beni divini, non solo il santo battesimo, ma anche la benedizione dell’ordinazione, la professione della continenza, il voto della verginità che li ha segnati, la fede nella Trinità e tutto il resto" (Epistula 61,2). Sant’Agostino per confermare la sua sincerità non esita ad affrontare il problema del mantenimento di questi chierici: "Chiamo Dio a testimonio della mia anima che li accoglierò in modo che mantengano non solo il battesimo ricevuto ma anche quanto loro spetta per il mantenimento" (ibidem). Riguardo ai vescovi poi dice: "Quando sono venuti da noi alcuni vescovi dal partito di Donato, e per il bene della pace sono stati accolti dopo essersi emendati dall’errore dello scisma, pur ritenendo necessario conservarli negli uffici che avevano prima, non furono di nuovo ordinati. [...] Ad essi non si impongono le mani nell’assemblea per non offendere il sacramento, non l’uomo" (Contra Epistulam Parmeniani 2,13,28).
Anche gli stessi donatisti gli chiedevano "come ci accogliereste se volessimo passare a voi?" (Epistula ad catholicos 21,57). Da parte dei vescovi la domanda traduceva spesso il timore di dover abbandonare la propria sede. Timore chiaramente espresso in altri passi: "Se dunque per salvarci dobbiamo fare penitenza perché siamo stati fuori e contro la Chiesa, in qual modo dopo tale penitenza, potremo conservare la dignità di chierici o anche di vescovi presso di voi?" (Epistula 185,44). Ecco perché, prima che iniziasse la Conferenza di Cartagine del 411, si stabilì che se per assurdo si fosse dimostrato che la vera Chiesa era quella dei donatisti, i vescovi cattolici si sarebbero fatti da parte. D’altra parte se si fosse dimostrato che la vera era quella cattolica, i vescovi cattolici avrebbero accettato di far restare nella loro sede i singoli vescovi donatisti riconciliati, presiedendo in una con loro; o si sarebbero dimessi entrambi, il vescovo donatista e quello cattolico, se la presidenza di due vescovi in una stessa sede avesse generato scandalo.
È un’offerta di pace di una larghezza stupefacente.
LOMBARDI: Ma l’Epistula 128,3 dei vescovi cattolici a Marcellino, il giudice istruttore della controversia di nomina imperiale, lo afferma a chiare lettere. Varrebbe la pena leggere per intero questo brano [vedi box]. Probabilmente fu stilata da Agostino stesso, perché lo stile è il suo. D’altronde non è lui ad affermare che "episcopato è denominazione di un lavoro non di una dignità. [...] Non è vescovo chi desidera presiedere ma chi desidera giovare" (De civitate Dei XIX,19)? C’è da precisare però che, per Agostino, la riammissione di preti e vescovi donatisti "non dovrebbe avvenire ed effettivamente non avverrebbe se in compenso la pace non venisse a sanare la situazione" (Epistula 185,44). Agostino è consapevole che questa forma di accoglienza, non dovuta, ai chierici e ai vescovi donatisti che passano alla comunione cattolica, infligge una "ferita" alla Chiesa, come quando si fa un innesto: "Quando questi dissidenti ritornano alla radice cattolica e non si toglie loro la carica e il grado del loro ordine sacro e dell’episcopato, nella corteccia dell’albero madre [la Chiesa, albero in latino è femminile] accade qualcosa del genere, perché se ne lede in qualche modo l’integrità e il rigore. Ma poiché non è nulla né chi pianta né chi innaffia, ed è per la misericordia di Dio invocata nella preghiera che attecchisce la pace dei rami innestati, la carità copre una moltitudine di peccati" (ibidem).
È un’immagine molto suggestiva.
LOMBARDI: Non fu solo un’immagine. La ferita fu reale. Marcellino, colui che più si era dato da fare per la causa della riconciliazione ci rimise la pelle insieme col fratello Apringio. Ed erano due funzionari imperiali cristiani, non due vescovi.
Ma torniamo al punto. Il giudizio di conservare ai vescovi provenienti dal donatismo l’esercizio del ministero era dettato anche da necessità pastorali da giudicare volta per volta. Tali eccezioni, benché abbastanza generalizzate (cfr. Epistula 61,2), dovevano però rimanere eccezioni e questo anche per evitare abusi e furberie da parte di "alcuni che avevano fatto penitenza solo nella speranza di conservare o raggiungere le cariche ecclesiastiche" (Epistula 185,10,45). Tuttavia, per il bene delle comunità da essi presiedute, "quando cioè gravi scismi minacciano di condurre all’eterna rovina non già singole persone ma popolazioni intere occorre mitigare il rigore e fare in modo che una carità sincera sani mali troppo grandi da curare" (ibidem, 10,47). Non bisogna scandalizzarsi, dice Agostino, come fece a suo tempo il vescovo di Cagliari Lucifero che preferì separarsi dalla Chiesa piuttosto che accettare le disposizioni del concilio di Alessandria del 362 regolanti con senso di equità e comprensione la condizione dei vescovi che in qualche modo avevano aderito all’eresia ariana. "Perse la luce della carità" scrive Agostino giocando sul suo nome "e cadde nelle tenebre dello scisma" (ibidem).
Dunque l’orizzonte teologico e pastorale di Agostino è l’unità della Chiesa?
LOMBARDI: Direi proprio di sì. Se si pensa che lo scisma è, per Agostino, il massimo crimine, si comprende meglio perché egli era disposto a tollerare e a invitare alla tolleranza verso certi peccati. In questa prospettiva si capiscono anche la sua apertura mentale e le sue cautele verso l’applicazione di norme disciplinari (cfr. Contra Epistulam Parmeniani 3,1,1). Ci sono alcune espressioni di Agostino che meritano di essere considerate: Salva pace, salvo pacis et unitatis vinculo, ed altre simili che ricorrono assai frequentemente negli scritti antidonatisti. È interessante notare che queste formule di ablativo assoluto ricorrono sempre e tutte le volte in cui si parla del metodo di condurre il dialogo, le discussioni, i confronti tra le parti su materie controverse. O anche quando si debbono prendere decisioni disciplinari. In questi casi Agostino si preoccupa di porre la salvaguardia o la ricerca dell’unità ecclesiale al primo posto. Perciò ritengo che il suo atteggiamento aperto circa il problema della riammissione dei vescovi debba esser visto proprio in questa ottica di amore per l’unità della Chiesa e per la pace, che è l’altro nome di questa unità. Che è altra cosa, peraltro, rispetto alla ricerca a tutti costi di una uniformità.



www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=419
[Modificato da LiviaGloria 12/06/2010 16:51]
12/06/2010 16:24
 
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