L'apertura di Mosca a Obama: «L'episodio non condizionerà le relazioni con Washington»
NEW YORK
Washington e Mosca sembrano non voler raffreddare le relazioni dopo il caso delle presunte spie russe del Cremlino. E dopo gli Usa, anche la Russia cerca di depotenziare la portata della vicenda.
Ieri la Casa Bianca aveva annunciato che gli arresti non influiranno sulle relazioni tra i due Paesi. La cautela di Washington ha spinto Mosca, che a botta calda aveva parlato di notizie «improprie e prive di fondamento», a frenare. «Ci aspettiamo che l’incidente non abbia un impatto negativo sulle relazioni russo-statunitensi», ha detto un portavoce del ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. Un deciso passo indietro, dunque, anche rispetto all’uscita di Vladimir Putin, che martedì aveva parlato di polizia americana «fuori controllo».
Del resto, sia il presidente Barack Obama che quello russo Dmitry Medvedev hanno più volte chiarito che il "reset" dei legami tra i due Paesi, dopo il deterioramento all’epoca di George W. Bush, è un significativo successo della politica estera. E Obama, che era stato messo al corrente dell’operazione prima dell’incontro con Medvedev, si è ben guardato dal farne menzione nel colloquio. Ma la spy story, condita da "femmes fatale" belle e insospettabili, spinge comunque gli analisti a parlare di ritorno alla Guerra Fredda. Fred Burton, ex agente di intelligence del Dipartimento di Stato, che ora è vicepresidente di un’azienda specializzata in sicurezza, ha detto che gli arresti, dopo anni di pedinamenti, fanno pensare che la rete spionistica fosse arrivata nei pressi di qualche informazione-chiave. «L’Fbi non si è svegliato domenica mattina e ha deciso di mettere dentro costoro»; e poichè gli arrestati non sono stati accusati di spionaggio, ma di essere agenti di un Paese straniero, Burton ricorda che l’inchiesta non è ancora completa.
Intanto emergono nuovi particolari sulla vicenda. Una delle spie arrestate ha frequentato la Harvard's Kennedy School of Government. E fu proprio lì che Donald Heathfield, ora accusato di essere un agente segreto russo sotto la copertura in profondità all'interno degli Stati Uniti, riuscì ad entrare in contatto con leader politici ed economici. Mr. Heathfield ha seguito un master in amministrazione pubblica presso la Kennedy School nel 2000. In classe con lui c'era anche Felipe Calderon, ora presidente del Messico. Mark Podlasly, un compagno di classe della spia, ha raccontato al New York Times di aver conosciuto il signor Heathfield abbastanza bene, perché erano entrambi canadesi. Mr. Heathfield disse al signor Podlasly di essere figlio di un diplomatico canadese, e aver frequentato una scuola internazionale nella Repubblica ceca. «Sembrava plausibile», ha detto Podlasly. Ma il signor Heathfield era «sempre molto vago» circa le sue ambizioni di carriera.
Il signor Heathfield mantenne nel tempo i contatti con i suoi compagni di classe. «Ha viaggiato molto all'estero e ha fatto visita a molti di loro», ha spiegato Podlasly. «A Singapore, a Jakarta - sapeva quello che tutti stavano facendo.
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