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Ingegneria sociale

Ultimo Aggiornamento: 22/01/2011 19:25
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Neurotrasmettitori al supermercato
In un prossimo futuro, l'industria alimentare potrebbe raddoppiare le tecniche che condizionano le scelte dei consumatori, aspirando a un mercato mondiale di 3,24 trilioni di euro. È questa la missione della psicologa Elisabeth Loftus dell'Università della California di Irvine che ha raggiunto un primo obiettivo: contraffare la memoria degli individui per indurli a preferire o a disprezzare un cibo. La manipolazione della mente è in grado di orientare gli acquisti, come sostiene la Loftus: "I falsi ricordi possono influenzare i comportamenti futuri, anche determinando decisioni fondamentali su cosa mangiare". In due esperimenti, tramite questionari e informazioni fasulle, lo staff dell'Università ha convinto i volontari che nell'infanzia si erano sentiti male per aver consumato uova sode o sottaceti tanto da doverli escludere dalla dieta. La strategia persuasiva ha funzionato anche con il gelato alla fragola ma non con gli snack, soprattutto le patatine, il cui appeal è risultato più forte delle bugie che non hanno modificato l'atteggiamento delle "cavie". La psicologa ora sta verificando se il "lavaggio del cervello" può essere efficace solo con alimenti strani. Invece è risultato completamente positivo il test riguardante i prodotti salutari ma sgraditi: la Loftus, introducendo nei soggetti reminiscenze menzognere, li ha spinti ad amare e quindi a divorare verdure fino ad allora detestate.

Strumenti invisibili
I sistemi utilizzati dai ricercatori americani restano un mistero, ma poiché il fine giustifica il mezzo si possono ipotizzare metodi poco ortodossi. "L'assimilazione passiva di un concetto è facilitata dalla comunicazione subliminale", commenta lo psicoterapeuta Roberto Provana, esperto della materia, d'ipnosi psicologica e d'innovation marketing nel Cremonese. "La procedura, nata negli anni '30 con gli spot da 1/3 di secondo della Coca-Cola e poi proibita, si basa in particolare su immagini che, scorrendo veloci, non vengono percepite se non dall'inconscio dove rimangono a pilotare le scelte. I messaggi subliminali, visivi, olfattivi o sonori, toccano le aree sensibili del cervello. Mc Donald's, per incentivare la socializzazione nei suoi locali, dopo un lungo studio sui colori, li ha arredati con il giallo e l'arancione, che favoriscono l'aggregazione. Non previsti dalla legge e quindi non vietati, i feromoni, dentro microcapsule nascoste in un ambiente o in un oggetto, non si avvertono ma vengono respirati, entrano in circolo e provocano stimolazioni sensoriali mirate. A Londra, i Magazzini Harrod's diffondono nell'aria composti precursori della serotonina, a effetto euforizzante".

Messaggeri alternativi
Le tecnologie rivoluzionarie, poco conosciute in Italia, sono in continua evoluzione e, secondo lo psicologo, hanno applicazione in canali alternativi: "Dal momento che il legislatore considera soltanto la televisione, è possibile strutturare comunicati latenti per via telematica, tramite il computer, oppure attraverso la radio, con parole subliminali. Anche in un test possono essere celati un'immagine oppure uno scritto convincenti". L'etica vorrebbe che i ricercatori fossero indipendenti dalle aziende e dai media, come auspica Provana: "Altre "armi", non previste nel nostro Paese, sono la gestualità, che nel buon venditore o nel grande comunicatore deve corrispondere a quella del suo pubblico, e la volumetria spaziale e cromatica, presa dai dipinti del Rinascimento. Per essere efficaci, un'etichetta o un manifesto devono rispecchiare un'armonia altamente estetica, ottenuta con figure che rispettano sequenze numeriche non casuali ma con disposizioni precise, come quelle dei bioritmi. Allo studio c'è la "sinestesia", ovvero l'associazione di un colore con un suono, che permette di mascherare nelle affissioni parole o frasi dietro i colori corrispondenti, visibili e captati anche a distanza e a bordo di un veicolo in movimento. Adesso sto sperimentando una camera a infrarossi per registrare in un volto, durante l'assaggio di un alimento, le minime variazioni termiche, dovute a contrazioni di muscoli e capillari, che comparate con le reazioni verbali e gestuali rivelano l'effettivo interesse di un soggetto per il prodotto".

Pubblicità "innocente"
La trasmissione delle suggestioni sembra ridurre il consumatore a un bersaglio passivo che, colpito da annunci più o meno palesi, non è più libero di decidere in prima persona. La creazione del consenso popolare è soprattutto nelle mani delle agenzie pubblicitarie, ben introdotte nella rete dei media e trait-d'union fra la produzione alimentare e il mercato. Oltretutto è lo stesso acquirente a pagare gli imbonitori perché costretto ad assumersi i costi pubblicitari con il prezzo dei prodotti. "Non siamo più ai tempi in cui bastava uno slogan per conquistare il consumatore che docilmente obbediva al comando: "Chiudi gli occhi e apri la bocca"", ribatte Roberto Pizzigoni, direttore creativo dell'Agenzia Young & Rubicam a Milano. "Oggi il nostro target è più attento e critico e pretende notizie sicure, prima di scegliere. La pubblicità deve innanzitutto informare e andare nella direzione richiesta dalla domanda. La comunicazione ha preso atto del moderno filone "salutista" e fornisce notizie e spiegazioni per fare cultura sul mangiar bene e sano". Finita l'epoca degli stereotipi, come le scenette bucoliche e gli status-symbol, i pubblicitari avrebbero imboccato la strada del cibo "elisir di lunga vita", ma secondo la loro vecchia regola aurea per cui "una campagna non può avere successo se non è fondata su prodotti di qualità", come sottolinea l'art-director: "Inoltre ci serviamo soltanto di strumenti professionali canonici perché in Italia i vincoli legali sono tanti e siamo tenuti all'autodisciplina".

Facilmente sedotti
Non tutti i conti tornano a Carlo Cannella, docente di Scienza dell'Alimentazione all'Università La Sapienza di Roma, autore di due inchieste sull'informazione nutrizionale. A Bruxelles, al Congresso delle Industrie Agroalimentari europee Cibi del futuro: mangiar bene, sentirsi bene, il suo rapporto ha denunciato la cattiva propaganda che esalta presunte proprietà benefiche degli alimenti, spesso provate solo in vitro, e che rende vani gli sforzi degli specialisti per educare a una corretta e salutare dieta.
"I produttori, sempre pronti a preparare nuove tentazioni per stimolare i nostri appetiti, ci seducono con un abile mix di strategie di comunicazione e di miti popolari", dice Cannella. "Un esempio è lo slogan "il cervello ha bisogno di zucchero" che rivela la necessità di riqualificare l'ingrediente, etichettato come "veleno bianco". In realtà, il glucosio può provenire anche dai cereali, che però sono stati bollati come tabù per chi deve dimagrire". Tante sono le questioni in sospeso a cui potrebbero dare risposta gli esperti che tuttavia non hanno facile accesso ai mezzi d'informazione; insiste il nutrizionista: "Il consumatore è assolutamente impotente e confuso. Talvolta i risultati di una ricerca seria non sono posti dal punto di vista olistico di cibo e salute bensì di quello che piace far credere. Frastornato dalla raffica di input contraddittori, sparati per sensazionalismo da riviste e programmi televisivi, il pubblico chiede dati certi ed equilibrati".

Spinti dalle emozioni
Paradossalmente, nel periodo di massimo sviluppo e diffusione dei media, una persona si blocca di fronte alla scelta del cibo e si fa guidare più da fattori socio-economici, culturali e personali, tra cui tradizione e prezzo, che dalla conoscenza dei prodotti. Il comportamento alimentare si dimostra un fenomeno complesso nel quale convergono anche reazioni ad alcuni aspetti della cronaca, dalla moda agli scandali, come segnala l'altra indagine di Cannella su 1.000 abitanti della provincia di Roma: "Il nostro campione ha difficoltà a rilevare indicatori della sicurezza e del valore degli alimenti e appare meno esigente e capace di cogliere le informazioni, di quanto asserisca la pubblicità. L'85,9% di esso manifesta una forte componente emotiva nelle abitudini a tavola, sostenuta dall'amplificazione mediatica degli eventi critici, mentre il 51% ritiene l'aspetto orosensoriale, o edonistico, di un cibo sinonimo di garanzia di qualità".

Curiosi per istinto
Le prese di posizione dei consumatori verso alimenti nuovi emergono da un test nel web, proposto dal Centro di Consulenza Dietetica di Francavilla di Messina. L'89,47% degli interessati è portato ad assaggiare un prodotto sconosciuto, per curiosità o per istinto. Ma la maggioranza del gruppo rimane totalmente indifferente alle novità commerciali, echeggiate dalla grancassa pubblicitaria, e non le va a cercare sullo scaffale. Le tendenze dipendono in parte dai rapporti interpersonali con ciò che si mangia, delineati nei primi anni di vita. I cibi provati da bambini sono quelli che per sempre rassicureranno di più; ma se le scoperte gastronomiche infantili sono legate a sensazioni spiacevoli, si può sviluppare una relazione negativa che porta al rifiuto del prodotto e dei suoi simili, per arrivare alle "fobie", che richiedono un trattamento terapeutico.
"In uno studio multicentrico, stiamo dosando i diversi neurotrasmettitori in pazienti con disturbi alimentari per constatare se dipendano da alterazioni biochimiche", dichiara Arianna Banderali, vicepresidente dell'Associazione Italiana Disturbi dell'Alimentazione e del Peso di Verona. "Senza dubbio nell'infanzia si è sottoposti a "condizionamenti classici", trasmessi in buona fede dai genitori che rispondono con il cibo a qualunque bisogno del piccolo. Così il futuro adulto è predisposto a risolvere ogni emozione con la voglia e la ricerca di alimenti, spinto anche dai "condizionamenti operanti" nella società che "insegnano" il senso della fame. Molte campagne pubblicitarie sfruttano queste debolezze e la fragilità delle persone timide, insicure e insoddisfatte di sé, sempre più numerose. La situazione potrebbe peggiorare perché le nuove generazioni sono più vulnerabili e incapaci di valutazioni critiche e sembrano indotte e condotte da una comunicazione che le tiene sotto pressione per la legge del profitto".
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Scienza e Nuovo Ordine Mondiale: come farci accettare l'inaccettabile - di Andrew Gavin Marshall PDF Stampa E-mail
19/07/2010

Nel 1932, Aldous Huxley scrisse il suo romanzo di fantascienza “ Brave New World,” “Il Mondo Nuovo”, in cui osservava l’emergere delle dittature scientifiche del futuro. Nel suo saggio del 1958, “Brave New World Revisited,” (Rivisitazione del Mondo Nuovo) Huxley esaminava dove era ora arrivato il mondo, nel breve lasso di tempo da quando il libro era stato pubblicato e dove il mondo stava dirigendosi.

Huxley scriveva:
“Nella politica, l’equivalente del pieno sviluppo di una teoria o sistema filosofico è una dittatura totalitaria. Nella economia, l’equivalente di un’opera d’arte composta in modo meraviglioso è la fabbrica che funziona senza intoppi ed in cui i lavoratori sono perfettamente adattati alle macchine. La Volontà di Ordinare può rendere tiranni coloro che semplicemente aspirano a far pulizia del casino. La bellezza delle cose a posto viene usata come giustificazione per il dispotismo” .[1]

Huxley spiegava che, “i soggetti del futuro dittatore saranno regimentati in modo indolore da corpi di ingegneria (manipolazione) sociale altamente addestrati” e citava un “fautore di questa nuova scienza” dicendo che “la sfida della ingegneria sociale, nei nostri tempi, è come quella ingegneria tecnologica di 50 anni fa. Se la prima metà del ventesimo secolo fu l’era della ingegneria tecnologica, la seconda parte potrà ben essere di quella sociale”.

Cosi, proclamava Huxley: “il XXI° secolo, suppongo, sarà l’era dei Controllori del Mondo, del sistema della casta scientifica e del “ Brave New World.”[2]

Nel 1952, Bertrand Russell, un filosofo britannico, storico, matematico e critico sociale scrisse il libro “The Impact of Science on Society” (L’impatto della Scienza nella Società) in cui ammoniva ed esaminava come la scienza e la rivoluzione tecnologica, stavano cambiando e avrebbero cambiato la società. In tale libro Russell spiegava:

“Credo che l’argomento che sarà di massima importanza politicamente è la psicologia di massa, che, parlando scientificamente, non è uno studio molto avanzato … Tale studio è immensamente utile agli uomini pratici, sia che vogliano diventare ricchi o acquisire il governo. Come scienza è, ovviamente, fondato sulla psicologia individuale ma finora ha impiegato metodi ad indicazione generale, basati su una sorta di buon senso intuitivo. La sua importanza è enormemente cresciuta con l’aumento dei metodi moderni di propaganda. Tra questi, quello più influente, è quel che viene definito “educazione”.La religione vi gioca un ruolo, sebbene sia in diminuzione; la stampa il cinema e la radio giocano un ruolo in crescendo.

Ciò che è essenziale nella psicologia di massa è l’arte della persuasione. Se fate un paragone con un discorso di Hitler e diciamo con uno di Edmund Burke, vedrete che passi sono stati fatti nell’arte dal diciottesimo secolo. Ciò che precedentemente non aveva funzionato era che le persone avevano letto nei libri che l’uomo è un animale razionale ed avevano incorniciato le loro discussioni in questa ipotesi

Sappiamo che le fanfare e l’essere molto in vista fanno molto di più ai fini della persuasione di quanto non lo possa fare il più elegante treno di sillogismi. Si può anche sperare che nel tempo tutti saranno in grado di persuadere chiunque su ogni cosa, basta catturare il giovane paziente ed avere sovvenzioni di denaro e strumentazione da parte dello stato. Questo tema farà grandi passi, quando gli scienziati lo assumeranno sotto una dittatura scientifica”.[3]

Russell andò oltre nell’analizzare la questione se “una dittatura scientifica” fosse più stabile di una democrazia, postulando che:

“A parte il pericolo della guerra, non vedo ragioni per cui un tale regime dovrebbe essere instabile. Dopotutto, molti dei paesi civili e semi-civili, noti alla storia hanno avuto una grande classe di schiavi o servi, completamente subordinata ai loro proprietari. Non c’è nulla nella natura umana che renda impossibile la persistenza di un simile sistema. E tutto lo sviluppo della tecnica scientifica lo ha reso più facile di quanto era solito essere in passato al fine di mantenere un ruolo dispotico di una minoranza. Quando il governo controlla la distribuzione del cibo, il suo potere è assoluto per il tempo in cui può contare sulla polizia e le forze armate, la cui fedeltà può essere assicurata dando loro alcuni dei privilegi della classe che è al governo. Non vedo come alcun movimento interno di rivolta possa mai portare libertà agli oppressi in una dittatura scientifica moderna.[4]
Ricorrendo al concetto reso popolare da Aldous Huxley – quello che le persone amano il loro essere servi - Bertrand Russell spiegò che sotto una dittatura scientifica:
“Ci si deve aspettare che progressi nella fisiologia e psicologia, daranno ai governi più controllo sulla mentalità dell’individuo, più di quanta ne abbiano ora persino in paesi totalitari. Fichte disse che l’educazione (nel senso di istruzione ovviamente, ndt) dovrebbe avere per scopo quello di distruggere il libero arbitrio cosicchè, dopo che gli scolari hanno lasciato la scuola, saranno incapaci, per tutto il resto della loro vita, di pensare od agire se non come avrebbero desiderato i loro maestri e professori.



La dieta, le punture e le ingiunzioni si mischieranno dalla giovane età, per produrre una sorta di carattere e di credenze considerate desiderabili dalle autorità ed ogni seria critica dei poteri che ci potesse essere, diventerà psicologicamente impossibile. Anche se tutti saranno alla povertà, tutti si considereranno felici perché il governo dirà loro che lo sono.[5]

Russell spiegò anche che “la completezza del controllo sull’opinione, che ne derivava, dipende in vari modi dalla tecnica scientifica. Dove tutti i bambini vanno a scuola e tutte le scuole sono controllate dal governo, le autorità possono chiudere le menti dei giovani nei confronti di tutto ciò che sia contrario alla ortodossia ufficiale ”.[6]

Russell successivamente proclamò nel suo libro che, “una società di un mondo scientifico non può essere stabile a meno che non ci sia un governo mondiale.”[7]

Elaborò anche questi pensieri:

"Fintanto che non c’è un governo mondiale, che assicuri un controllo delle nascite universale, ci devono essere di tanto in tanto delle grandi guerre, in cui la penalità per la sconfitta sia una vasta morte per carestia. Questo è esattamente lo stato attuale del mondo ed alcuni possono sostenere che non ci sono ragioni per cui non dovrebbe continuare cosi per secoli. Io personalmente non credo sia possibile.

Le due grandi guerre di cui abbiamo fatto esperienza, hanno abbassato il livello di civiltà in molte parti del mondo, e la prossima è pressocchè certo che aumenterà ancora più il conto in tale direzione.

Fino a che, ad un certo punto, un potere - o gruppi di potere- emergerà vittorioso e procederà a stabilire un unico governo mondiale con il monopolio delle forze armate, è chiaro che il livello di civiltà dovrà continuamente diminuire fino al punto in cui la guerra scientifica diventi impossibile, ossia fino a che la scienza non sarà estinta.[8]"

Russell spiega che l’eugenetica gioca un ruolo centrale nella costruzione di qualsiasi dittatura scientifica mondialista,, affermando che : ”gradualmente, allevando selettivamente le persone, le differenze congenite tra governatori e governati aumenteranno fino a diventare quasi delle differenze nelle specie. Impossibile pensare ad una rivolta delle plebi tanto quanto ad una insurrezione organizzata di pecore contro la pratica del mangiare montoni.”[9]

Nel discorso del 1962 alla università UC Berkeley, Aldous Huxley parlò del mondo reale che stava diventando l’incubo del ‘Brave New World’ che aveva previsto. Huxley parlò primariamente della “Rivoluzione Finale” (the ‘Ultimate Revolution’) che si concentrava sul controllo comportamentale delle persone. Di questa “Rivoluzione finale” Huxley disse che:

“In passato, possiamo dire che tutte le rivoluzioni hanno essenzialmente avuto come scopo quello di cambiare l’ambiente per poter cambiare l’individuo. C’è stata una rivoluzione politica, una economica… una religiosa. Tutte avevano per scopo, come ho detto, non direttamente l’essere umano, ma il suo ambiente circostante, cosicché modificandolo si raggiungeva – rimuovendolo- un effetto sull’essere umano.
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Oggidì, penso, siamo davanti all’approccio di ciò che si può definire la “Rivoluzione Finale”, in cui l’essere umano può agire direttamente sulla mente e sul corpo dei suoi simili. Inutile dire ovviamente che una certa azione diretta su menti e corpi umani è in corso dall’origine del tempo,ma questa è stata generalmente di natura violenta.

Le tecniche di terrorismo, sono note da tempi immemorabili e le persone le hanno impiegate con più o meno ingenuità, a volte con massima volgarità, a volte con molta capacità acquisita nei tentativi ed errori, scoprendo cosi le vie migliori per usare tortura, imprigionamento, costrizioni di vario tipo.

Se dovete controllare una qualsiasi popolazione per un dato lasso di tempo, dovete avere un certo consenso. E’ estremamente difficile vedere come il puro terrorismo possa funzionare in modo indefinito, per un bel lasso di tempo. Prima o poi dovete inserire un elemento di persuasione, un elemento che porti le persone al consenso per ciò che sta accadendo loro.

Dunque a me sembra questa la natura della Rivoluzione Finale con la quale ora ci stiamo confrontando, precisamente: stiamo sviluppando una intera serie di tecniche, che consentiranno ad una oligarchia controllante – che è sempre esistita e che presumibilmente sempre esisterà- di far amare alle persone proprio la loro stessa servitù.

Tale è la parte finale, nella rivoluzione malevole...

Sembra esserci un movimento generale nella direzione di questo tipo di Controllo Ultimo, questo metodo di controllo attraverso il quale le persone possono essere ridotte ad avere piacere di uno stato di cose, che non sarebbe ambito da nessuno standard decente, ovvero godere della propria condizione di servitù.

Tendo a credere che le dittature scientifiche del futuro – e penso che ce ne saranno tante in molte parti del mondo- saranno probabilmente molto più vicine allo schema del “Brave New World” che a quello del 1984.

Si, saranno molto più vicine, non per scrupoli umanitari nei dittatori scientifici, ma semplicemente perché lo schema del ‘brave new world’ è probabilmente molto più efficiente dell’altro.

Se potete avere dei consensi dalle persone per la condizione in cui stanno vivendo – ovvero la servitù- se potete fare questo, allora è molto probabile che avrete una società più stabile, duratura , più controllabile che se doveste fare riferimento solo ai clubs, ai plotoni di esecuzione, ai campi di concentramento.[10]

Nel 1961, il Presidente Eisenhower fece il suo discorso di addio alla nazione, in cui mise in guardia dai pericoli della democrazia posta dal complesso industriale-militare: la rete interconnessa di industria, militare e politica che creano le condizioni per una guerra costante. In quello stesso discorso, Eisenhower mise in guardia l’America ed il mondo da un altro importante cambiamento nella società:

“Oggi, l’inventore solitario, che armeggia nel suo negozio, è stato oscurato da commissioni di scienziati nei laboratori e dai campi di verifica. Nella stessa foggia, la libera università, storicamente la sorgente delle libere idee e della scoperta scientifica, ha fatto esperienza di una rivoluzione del come condurre la ricerca.

Parzialmente a causa degli elevatissimi costi implicati, un contratto governativo diventa virtualmente un sostituto della curiosità intellettuale. Per ogni vecchia lavagna a gessetti, ci sono ora centinaia di nuovi computer elettronici.

Bisogna aihmè considerare la prospettiva di dominio degli studenti di una nazione attraverso un loro impiego federale, attraverso le assegnazioni di progetto e il potere del denaro onnipresente.

Tuttavia, nel tener in considerazione la ricerca scientifica e la scoperta, come dovremmo, dobbiamo anche essere allertati sul parimenti ed opposto pericolo che la politica pubblica possa essa stessa diventare il prigioniero di una elité tecnologico-scientifica”. [11]

Nel 1970, Zbigniew Brzezinski scrisse del “graduale apparire di una società più controllata e diretta,” nella rivoluzione tecnocratica”; spiegando con ciò:

“Una tale società sarebbe dominata da una elite la cui rivendicazione al potere politico si fermerebbe ad un know- how di supposta superiorità scientifica

“Senza gli intralci dei valori liberali tradizionali, questa elite non esiterebbe a raggiungere I suoi fini politici, usando le più recenti tecniche moderne per influenzare il comportamento del pubblico e tenere la società sotto stretta sorveglianza e controllo.

In tali circostanze, l’apice scientifico e tecnologico del Paese non sarebbe rovesciato ma sarebbe nutrito letteralmente dalla situazione che sfrutta. [12].

Molti scienziati e vasti movimenti sociali sono diretti dalle stesse basi e denaro che finanziò il movimento eugenetico all’inizio del 20° secolo. Le Fondazioni Rockefeller, Ford, Carnegie, Mellon, Harriman e il denaro Morgan che fluì nella eugenetica portò direttamente al “razzismo scientifico” e infine all’olocausto della Seconda Guerra Mondisale.[13] .

Seguendo l’Olocausto, Hitler screditò il movimento eugenetico che ammirò cosi tanto in America. Cosi il movimento si diramò formando molti altri progetti di ingegneria sociale: controllo della popolazione, genetica, ambientalismo. Le stesse basi che posero le fondamenta della ideologia eugenetica - il credere in una superiorità biologica ed al diritto di governare (giustificando il potere)- posero anche le basi per questi ad altri nuovi movimenti sociali e scientifici.

Le maggiori organizzazioni ambientaliste e di conservazione furono fondate col denaro della Fondazione Rockefeller e Ford ,[14] che continuarono poi ad essere le fonti centrali di sponsorizzazione fino ai nostri giorni; mentre il WWF fu fondato nel 1961 da Sir Julian Huxley, fratello di Aldous Huxley, che fu anche il presidente della British Eugenetics Society (Società britannica di Eugenetica).

Il Principe Bernando di Olanda, divenne il primo Presidente della organizzazione. Guarda caso il Principe è anche uno dei Fondatori della elite globale, dei “pensatori”: il Gruppo Bilderberg di cui fu il co-fondatore nel 1954. Precedentemente fu membro del partito nazista ed ufficiale SS .[15]

Sir Julian Huxley fu, guarda caso, il primo Direttore Generale della UNESCO (=United Nations Educational, Scientific and Cultural Organizations). Nel 1946 Huxley scrisse un documento intitolato: “UNESCO: il suo scopo e filosofia”, in cui affermò che tale organizzazione servisse per:

“contribuire a far emergere una singola cultura mondiale, con la sua propria filosofia e retroterra di idee e con suo proprio scopo. Questo è opportuno, poiché questa è la prima volta nella storia che sono disponibili l’impalcatura e i meccanismi per l’unificazione del mondo ed anche la prima volta che l’essere umano ha avuto i mezzi (nella forma di scoperte scientifiche e sue applicazioni) per porre una base mondiale per un minimo di benessere fisico di tutta la specie umana…”[16]

“Al momento è probabile che l’effetto indiretto della civiltà sia disgenico più che eugenetico; in ogni caso sembra probabile che il peso morto della stupidità genetica, della debolezza fisica, della instabilità mentale, della tendenza alla malattia, che già esistono nella specie umana, si dimostreranno essere un fardello troppo pesante perché si possa ottenere un vero progresso. Così, sebbene sia piuttosto vero che per molti anni sarà impossibile politicamente e psicologicamente qualsiasi politica eugenetica radicale, è importante che l’UNESCO veda che il problema eugenetico sia esaminato con massima attenzione e che la mente pubblica sia informata delle problematiche che sono in ballo, cosicchè molto di ciò che ora è impensabile possa almeno divenire pensabile…[17]

by Andrew Gavin Marshall, traduzione Cristina Bassi

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