“Giornata europea per i martiri cristiani”...Tre quarti dei casi di persecuzioni

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Heleneadmin
00venerdì 28 gennaio 2011 11:09
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Introvigne ha richiesto una “Giornata europea per i martiri cristiani”
InPolitica, laicità e libertà religiosa su 27 gennaio 2011 a 18:09

Una Giornata europea dei Martiri Cristiani per ricordare i tanti cristiani del nostro tempo uccisi in odio alla fede e alla Chiesa. L’ha proposta il sociologo italiano Massimo Introvigne, neo Rappresentante dell’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta all’intolleranza e alla discriminazione contro i cristiani, nel corso della sua audizione al Consiglio d’Europa di Strasburgo sul tema «Persecuzione dei cristiani orientali, quale risposta dall’Europa?». «Non c’è sufficiente consapevolezza – ha detto Introvigne – dell’intolleranza e delle persecuzioni contro i cristiani. Tre quarti dei casi di persecuzioni religiose nel mondo riguardano i cristiani, ma pochi lo sanno». Introvigne ha ricordato il grande evento ecumenico che Giovanni Paolo II organizzò al Colosseo il 7 maggio 2000, con otto «stazioni» che ricordavano i principali gruppi di martiri cristiani del nostro tempo: le vittime del totalitarismo sovietico, del comunismo in altri Paesi, del nazismo, dell’ultra-fondamentalismo islamico, dei nazionalismi religiosi violenti in Asia, dell’odio tribale e anti-missionario, del laicismo aggressivo e della criminalità organizzata. «Proprio il 7 maggio, in memoria di quel grande avvenimento – ha continuato Introvigne – potrebbe essere la data per una giornata del ricordo dei martiri cristiani. Il successo della Giornata della Memoria per un’efficace lotta all’antisemitismo, anche nelle scuole, suggerisce non certamente di farle concorrenza, ma di proporre uno strumento analogo per ricordare i tantissimi martiri – una parola che significa “testimone” – della persecuzione e dell’intolleranza contro i cristiani». Questa giornata, ha detto il Rappresentante dell’Osce per la lotta alla cristianofobia, potrebbe essere occasione ogni anno per un «esame di coscienza collettivo» e per un «accostamento esigente» dell’Europa al problema della tutela delle minoranze cristiane in diversi Paesi.
Heleneadmin
00martedì 8 febbraio 2011 11:51
Italia, Francia e Polonia contro il testo UE che non nomina i cristiani perseguitati
www.uccronline.it/2011/02/03/italia-francia-e-polonia-contro-il-testo-ue-che-non-nomina-i-cristiani-perse...

Dopo che il Parlamento Europeo il 20 gennaio e il Consiglio d’Europa il 27 hanno spianato la strada per una specifica condanna della persecuzione dei cristiani, adottando in entrambi i casi risoluzioni che «condannano esplicitamente la violenza contro i cristiani», non si è trovato un accordo tra i ministri degli Esteri dell’Ue su una dichiarazione che condanni le persecuzioni contro le comunità cristiane, in particolare in Medio Oriente, senza però nominarle, senza indicare quali sono i Paesi in cui avvengono per persecuzioni e gli eccidi, e senza indicare un minimo di impegni concreti in difesa delle comunità perseguitate, cristiani o meno. La vicenda -come sottlinea giustamente La Repubblica- parte dalla mobilitazione del governo italiano dopo l’attentato suicida contro i cristiani copti di Alessandria d’Egitto e altri episodi di violenze interreligiose che hanno colpito le comunità cristiane in Medio Oriente e in particolar modo in Iraq. Ma nella bozza di comunicato, messa a punto dal servizio diplomatico che fa capo alla Ashton, si parlava in modo generico di violenze contro “le comunità religiose”, senza citare in modo specifico quelle cristiane.

La bozza è stata bocciata innanzitutto dal ministro degli Esteri Franco Frattini, subito spalleggiato dai colleghi francese e polacco, come lui preoccupati anche di non infliggere un affronto plateale alle richieste di tutt’altro tenore approvate a larghissima maggioranza nei giorni scorsi prima dall’Europarlamento e poi rafforzandole ancora dall’assemblea parlamentare del Consiglio d`Europa, massima organizzazione del nostro continente per la difesa dei diritti umani. «Oggi è stata scritta una pagina non bella», ha commentato Frattini alla fine della riunione e ha spiegato che con un testo che non nominasse i cristiani «l’Europa non sarebbe stata credibile» e che «il laicismo esasperato» emerso da più parti in sede di consiglio dei 27 ministri «è certamente dannoso per la credibilità dell`Unione Europea». «Ci siamo trovati davanti a un testo su cui avevamo lungamente discusso con i ministri del Ppe - ha detto ancora il ministro – e riteniamo indispensabile che si menzionino le comunità cristiane e una larghissima maggioranza dei Paesi aveva condiviso la mia proposta di menzionare gli attentati terroristici contro le comunità cristiane e contro quella sciita a Kerbala». L’alto rappresentante della politica estera e di sicurezza dell’Ue, Catherine Ashton, ha promesso che presenterà una nuova bozza in tempo per una prossima riunione dei ministri degli Esteri e cercherà di fare in modo che il nuovo testo sulle libertà religiose «tenga conto della situazione delle singole comunità che rischiano di essere oggetto di violenze e discriminazione nelle diverse parti del mondo». La notizia è apparsa su Avvenire e su Libero.

Anche per il presidente della delegazione Pdl, Mario Mauro, il rinvio è stato «positivo». Si trattava infatti di un «documento vuoto e inutile. Ci auguriamo che il rinvio dell’adozione del testo deciso ieri sera dopo un’aspra discussione dal Consiglio rappresenti l’occasione per seguire l’esempio dato dal Parlamento Europeo e riaffermare il senso del progetto politico che chiamiamo Europa Unita». Eppure, ricorda l’europarlamentare, «dalla fine del 2007 l’UE ha fatto passi significativi per superare di una certa ideologia della politica correctness e ha approvato quattro risoluzioni con riferimento chiaro ed inequivocabile alla persecuzione dei cristiani e la più recente, per la prima volta, chiede all’esecutivo dell’Ue di vincolare gli accordi commerciali che l’Ue sigla in tutto il mondo al rispetto dei diritti delle popolazioni cristiane e di tutte le minoranze». Mauro assicura che «non si tratta infatti di difendere una categoria solo per una sorta di dovere morale e corporativo nei confronti di chi ha il nostro stesso credo religioso; al contrario, difendere l`esistenza delle comunità cristiane nel mondo significa difendere una speranza di libertà che è di tutti».
Heleneadmin
00martedì 8 febbraio 2011 12:00
dal male...il bene
www.uccronline.it/2011/02/03/lattivista-yoani-sanchez-%C2%ABecco-cosa-ha-portato-lateismo-nella-mia-cub...


Yoani Sánchez è una giornalista e attivista cubana. È famosa in tutto il mondo per il suo blog indipendente Generación Y, sul quale scrive spesso delle condizioni terribili vissute sotto l’oppressione dell’ateismo cubano. In un recente e significativo articolo su El Comercio scrive: «Nell’isola che un tempo proibì le pratiche religiose per decreto molti cubani hanno rinforzato la loro fede. La pressione che la dittatura castrista esercitò nelle scuole e sui posti di lavoro non ha ottenuto il risultato di far scomparire la tradizione e le usanze. Sono nata nell’epoca del più retrivo ateismo e sono entrata per la prima volta in una chiesa all’età di 17 anni. Malgrado ciò, di nascosto dai miei genitori – entusiasti del materialismo imperante – i miei nonni mi raccontavano le storie di Natale, del presepe, delle stelle che brillavano nella Notte Santa. Non capivo cosa ci fosse di male in certe cose, perché la maestra girava gli occhi e ci zittiva quando ci sorprendeva a parlare della Vigilia di Natale. La confusione che avevo in testa fu totale quando mi resi conto che la stessa intransigente professoressa portava un Gesù crocifisso, sotto forma di spilla dentro il portafoglio, ben nascosto dagli sguardi altrui. Questo falso ateismo era il risultato di uno dei cambiamenti più importanti che è riuscito a ottenere il socialismo cubano: la scomparsa delle pratiche religiose».

L’imposizione dell’ateismo scientifico però non riuscì a sopprimere la fede. Continua infatti la Sànchez: «Nei moduli per chiedere un posto di lavoro, per iscriversi all’università e persino per sollecitare una nuova abitazione c’era sempre la domanda: “Hai credenze religiose?”. Tutti sapevano come rispondere, perché l’interrogativo non era a fini statistici ma serviva per intimidire. Chi voleva entrare a far parte del Partito Comunista, doveva superare un corso di “ateismo scientifico” e non poteva battezzare i figli. Le proibizioni non fecero scomparire i sentimenti religiosi, che furono soltanto nascosti. Un’intera generazione di cubani crebbe priva di fede. Frasi di uso quotidiano come “se Dio vuole”, “grazie a Dio” o “che Dio ti protegga”, per le persone più radicali finirono per avere un significato controrivoluzionario. Chi diceva “addio!” veniva sospettato di tendenze piccolo borghesi e deviazioni ideologiche. I miei nonni misero da parte il Sacro Cuore che tenevano appeso in sala e cominciarono ad accendere le candele e a leggere le preghiere a notte fonda, quando nessuno li poteva vedere o ascoltare. La proposta degli ideologi comunisti fu la creazione dell’uomo nuovo, con una visione del mondo scientifico – materialista, privo di superstizioni, altruista e solidale, disposto a dare la vita per la causa, impegnato nella costruzione della nuova società senza ambizioni personali e motivato dalle sue convinzioni politiche. A scuola ci ripetevano che “la religione è l’oppio dei popoli”, ma anche i discorsi politici avevano una liturgia, prevedevano una prova di fede e una dedizione disinteressata a un “messia” che pure lui portava la barba e che pretendeva da noi sacrificio e devozione totale. Alla fine del 1991 accadde “il miracolo”: le autorità depenalizzarono le attività religiose».

Oggi gli atei a Cuba sono quasi inesistenti. Nonostante tutto ciò, continua la famosa blogger, «dopo quasi vent’anni abbiamo l’impressione che in quest’Isola restino davvero pochi atei. Persino noi che non pratichiamo nessuna credenza specifica condividiamo l’entusiasmo con cui cattolici e protestanti adornano le case e le chiese, contrastando chi potrebbe eliminare ancora una volta la celebrazione del Natale. I bambini più piccoli, nati dopo il ritorno della religiosità, ritengono normale mettere addobbi colorati e intonare canti natalizi. Per noi che siamo cresciuti nella forzata austerità dell’ultimo giorno dell’anno e con la celebrazione del primo gennaio come la presa del potere da parte dei ribelli nel 1959, il ritorno delle festività familiari in questo periodo dell’anno rappresenta un sollievo. Oggi i miei nonni avrebbero potuto mettere il loro quadro di Gesù in sala, ma purtroppo sono morti quando era considerato un reato credere pubblicamente in qualcosa che non fosse la rivoluzione. E adesso cosa possiamo fare con quell’argilla sprecata con la quale si pretendeva di modellare l’uomo nuovo? Il problema della “perdita dei valori” è un tema frequentemente discusso tra pedagoghi, artisti, funzionari politici e leader religiosi. Nessuno osa dire chi è responsabile di aver creato un soggetto indolente e senza personalità, senza vocazione e obiettivi, dissoluto e amorale, disinteressato al lavoro e senza alcuna aspirazione al benessere, irrispettoso delle leggi, privo di sogni e ideali. Questo tipo d’uomo è il prodotto del prolungato ateismo forzato, della simulazione, del contrasto tra ciò che si ammetteva di professare e quel che in realtà si venerava coperti dal segreto delle mura di casa. È un essere che non crede in niente, neppure in se stesso. Dalle sue ceneri risorge oggi la religione e persino noi che abbiamo perduto la fede lungo il cammino, vorremmo ritrovare la speranza per poter chiedere senza paura che durante questo Natale accada un miracolo».
Heleneadmin
00giovedì 24 febbraio 2011 13:07
UE riesce a condannare la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente
www.uccronline.it/2011/02/22/lue-riesce-a-condannare-la-persecuzione-dei-cristiani-in-medio-...

Dopo oltre tre settimane di dibattito, l’Unione europea è riuscita a produrre un testo in cui si citano in modo esplicito i cristiani come vittime di persecuzione e oggetto di attacchi violenti. Un testo precedente era stato preparato in gennaio, dopo l’attacco terrorista in una chiesa a Bagdad e le uccisioni in una chiesa di Alessandria d’Egitto, ma era stato bocciato proprio per la mancanza di riferimenti ai cristiani, avendo la Ue preferito usare il termine generico di “minoranze religiose”. Il documento ufficiale approvato condanna «fermamente gli attacchi contro i cristiani ed i loro luoghi di culto, i pellegrini musulmani e le altre comunità religiose» ed esprimono «profonda preoccupazione per il numero crescente di manifestazioni di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione, di cui sono testimonianza le violenze e gli atti di terrorismo condotti recentemente in diversi Paesi». Presiedendo la riunione dei ministri, la rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, ha rivolto un appello ai dirigenti tunisini perché consegnino alla giustizia gli assassini di Marek Rybinsky, il prete cattolico polacco ucciso la settimana scorsa. Un primo testo -ricorda Avvenire- era stato bloccato da alcuni ministri il 31 gennaio perché mancavano riferimenti chiari alle minoranze religiose, in particolare alle comunità cristiane vittime di recenti stragi (cfr. Ultimissima 3/2/11). La Conferenza dei vescovi cattolici europei (Comece) ha commentato la dichiarazione dei Ventisette definendola «un passo nella buona direzione». «Tuttavia – ammonisce la Comece – la sicurezza e la sopravvivenza delle comunità cristiane, soprattutto nel Medio Oriente, richiedono un’azione concreta». L’Agenzia AsiaNews lamenta il fatto che il documento «cerca di bilanciare le violenze contro i cristiani con quelle contro altre comunità religiose, in un “eccesso” di equilibrio ed equidistanza, non tenendo conto che almeno il 70% delle persecuzioni nel mondo avvengono contro i cristiani». Anche Sophia Kuby, direttrice esecutiva dello European Dignity Watch, una Ong attivissima a Bruxelles nella difesa di quelli che statutariamente definisce «i tre pilastri più importanti della società: la vita, la famiglia e le libertà fondamentali», è rimasta comunque delusa (cfr. La Bussola Quotidiana).
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