[psicologia] psicospiritualità

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GMU
00venerdì 12 maggio 2006 23:18
Ciao Alessandra. Volevo sapere se avevi mai letto o sentito parlare dei libri di Valerio Albisetti...
Se si che opinione ti sei fatta?

Grazie
merlinoartu
00sabato 13 maggio 2006 16:10
Ciao!!!

Nò, l'ultimo non l'ho letto ma ci ho dato un'occhiata, anche perchè vicino a casa mia c'è un negozio di edizioni Paoline.
Ne ho letti altri dello stesso autore (ne ha fatti moltissimi)!!

Sicuramente con Valerio Albisetti si può proprio parlare di psicospiritualià, argomento tra l'altro attualissimo visto che con il decadimento, con la grande fallibilità dimostratasi (a mio parere e non solo) della psichiatria c'è sempre più bisogno di comprendere l'uomo in tutte le sue sfaccettature.
La salute mentale va affrontata secondo un nuovo approccio di tipo olistico, che prenda in considerazione la spiritualità, non basta più somministrargli solo degli psicofarmaci come se fosse un 'uomo oggetto'.
Ora per molti la psichiatria è intesa come medicina dell'Anima:
le sofferenze psichiche sono un'opportunità di comprensione e trasformazione.


Guarda Albisetti mi piace molto, per certi versi lo paragonerei a Rogers, Schellenbaum, e poi non dimentichiamoci (anche se non è uno psicologo) Cohelo (adesso sto leggendo 'Lo Zahir' e 'Sono come il fiume che scorre').
Qualche anno fa era uscito nel negozio delle edizioni Paoline un libro che si chiamava 'Il prete e lo psicologo',mi allettava molto, ma per un motivo o per l'altro ma non sono mai riuscito a leggerlo e non ricordo il nome dell'autore.

'Imparare a vivere' di Valerio Albisetti:
riporto qui una recensione che ho letto e che merita:

Contenuto:
Un'intervista può dire tante cose. E' il caso di questo lavoro di Valerio Albisetti che si snoda tra un casolare sulla roccia e le acque calme di un lago; tra l'immensità del mare e i chiari di luna e la bellezza sempre magica della natura incontaminata, vicina all'essere più profondo dell'uomo. E riaffiorano i temi - sempre cari all'autore - dell'amore, della relazione di coppia, della crescita interiore, della solitudine, della paura, della gioia di vivere nonostante tutto... E la gratitudine a Dio per le tante cose buone della vita. Un accento particolare Albisetti lo pone sulla cosiddetta 'ombra'. Cioè, la parte nascosta di noi che ci segue, appunto, come un''ombra' e che va conosciuta e integrata per una crescita serena e armonica della propria personalità. Una lettura oltremodo interessante perché, nella sua apparente casualità, il volume sottende le eterne ansie del cuore umano e il bisogno, sempre vivo, di risposte che diano una pacificazione interiore, che indichino un punto di riferimento per la vita.


'Guarire con la meitazione cristiana':
altro libro,altra recensione trovata

Contenuto:
Affermando che esiste una dimensione inconscia del divino, l'autore, nel suo nuovo libro, supera i limiti tradizionali della psicoanalisi e libera l'uomo da uno sterile ripiegamento speculativo su se stesso per aprirlo a una relazione con l''altro' che è Dio stesso. In tale visione non ha più senso il tradizionale contrasto tra anima e corpo poiché, grazie alla venuta di Cristo nella storia tramite l'incarnazione, la fisicità è stata spiritualizzata. Il testo presenta novità ideologiche di notevole portata, come l'individuazione del divino nell'inconscio e l'inconciliabilità del Cristianesimo con le tecniche orientali di meditazione.


altro libro bello suo:
'Gelosia e invidia'
RECENSIONE

Sebbene la Gelosia si distingua per natura dall'invidia essa però porta la stessa ma Vivi con passione!
In questa dinamica il geloso è "intriso" del cancro della superbia.
Quante comunità sono ferite da questa piaga!
La gelosia, in fin dei conti camminando sulla linea dell'invidia, bestemmiando la persona, non fa altro che compiere quell'opera satanica di divisione che il maligno, invidioso fin dal principio, geloso di Dio e dell'uomo fin dall'inizio, ha compiuto e continua a compiere in forma sottile e untuosa.
Il Geloso in fin dei conti è un narcisista che fa ruotare tutto attorno a sé e ai suoi fantasmi tende ad essere falso, untuoso, manipolatorio, mormoratore, incapace di gratuità e di collaborazione.


Altri libi sempre dello stesso autore:
'Come attraversare la sofferenza. E uscirne più forti '
'Star bene con se stessi'
'Genitori si diventa'
'Gli ingredienti dell'amore'
'Quando l'amore va in crisi'
'Diventa ciò che sei. Un cammino di psicospiritualità cristana|'
'Per amare ed essere amati '
'Voglia di farcela!'
'Un modo nuovo di pregare '
'Amore e complicità'
'Da Freud a Dio'.
Uno psicoanalista uccide la psicoanalisi per arrivare alle radici non dell'inconscio ma dello spirito ove sconfiggere anche la paura del morire.
Lavorare con il cuore e vivere bene in azienda.
Stare bene insieme.
Come gestire le dinamiche di coppia |
Per avere una personalità sana
Granelli di gioia
Rinnovarsi ogni giorno
Come vincere la timidezza
Il dialogo può salvare l'amore?
A come amicizia | Per vivere felici
Stop all'ansia e alla depressione
Come vincere l'insicurezza
Amarsi e non capirsi
Sorridere alla vita
Genitori e figli
Si può vincere la paura?
Voglia di coccole
Ascoltiamo le nostre emozioni
Stop ai pensieri negativi
Gli ingredienti dell'amicizia
Ridere con il cuore. Un metodo semplice per vivere più sereni Amare nonostante tutto
Il viaggio della vita. Come riconoscerne e valorizzarne gli aspetti positivi
Training autogeno. Per la quiete psicosomatica. Ottimo!!!!! [SM=x268919] Essere amici o avere amici? Un modo per conoscere se stessi e gli altri |
Il benessere della solitudine. Mille ragioni per stare bene con se stessi
Per vivere con le persone gelose
Amore. Come stare insieme tutta la vita
Per essere felici. Psicoterapia per tutti
L'ansia e la depressione.
Sinceri a tutti i costi?
Amore e complicità
Quando l'amore va in crisi
Soli con serenità
La solitudine per riscoprire sé stessi:
Contenuto:
Il volume rappresenta una scelta contro corrente, che trova fondamento nella conoscenza dell'autore delle dinamiche psicologiche dell'essere umano, ma anche delle sue esigenze spirituali. L'assunto su cui si basa il volume è che la solitudine è una realtà ineludibile e incomunicabile. Essa fa parte dell'essere umano. Il libro è suddiviso in due parti. Nella prima Albisetti prende in considerazione la solitudine come nevrosi e sofferenza, la individua nelle varie età della vita, nelle diverse circostanze, nei vari tipi di persone. Nella seconda parte la solitudine viene scoperta, accettata e rivalutata come fonte di significato per la vita.
Anche questo lo consiglio!!

Altro libro:
'Smettila di tenere il broncio. Come superare il rifiuto di comunicare '
Marie-France Cyr
San Paolo Edizioni | 2006
Questo lo comprerò a breve siccome mia sorella (nonostante non sia piu una bambina) ultimamente tene sempre il broncio.

Recensione
Cosa significa tenere il broncio? Restare dalla propria parte, di torto o di ragione, senza che nessuno possa più comunicare con te? Gli innamorati lo tengono per farsi, poi, coccolare, i capi per punire e ottenere di più dai propri dipendenti, sconcertati e impauriti, i bambini per attirare attenzione e considerazione. Ognuno ha il suo celato "perché", che si installa nelle più segrete pieghe dell’essere. Ma l’autrice – studiosa di comunicazione interpersonale e mediatica e scrittrice di articoli riguardanti l’analisi pubblicitaria – distingue due tipi di "musoni": quelli che lo fanno per difendersi ed essere lasciati in pace, e quelli che lo usano per aggredire e creare fastidio. Il broncio è, nell’uno e nell’altro caso, un’arma a doppio taglio. Queste pagine tentano di farci capire le dinamiche e le modalità più ricorrenti, fornendoci anche un’approfondita analisi alla casistica. Ma alla resa dei conti, il muso è un tentativo di manipolare il rapporto con l’Altro. L’autrice propone, inoltre, test ed esercizi per capire la causa di questa forma particolare di rifiuto di comunicare. continua


Un altro bel libro per me, di un'altra autrice è 'Anatroccolo o cigno? edizioni Paoline di Gabriella Paravati :cool:
Contenuto:
Nella famosa fiaba il brutto anatroccolo diventa un bellissimo cigno, a dispetto dei giudizi della gente! In questa nostra società che dedica molta attenzione all'immagine, si corre facilmente il rischio di rimanere intrappolati in schemi preconfezionati e le prime vittime sono gli adolescenti e i giovanissimi. Perché il brutto anatroccolo si possa rivelare un elegante cigno non bastano i complimenti e gli applausi: è necessario coltivare la consapevolezza del proprio valore, quasi mai misurabile in base a schemi dettati dall'esterno. Pagine simpatiche per un tema quanto mai attuale per giovanissimi e educatori.

Trovato su un sito (a proposito di Albisetti)

Tu non devi prostrarti ad altro Dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso"
(Es. 34,14)
- Gelosia ed Invidia, patologia e guarigione - ALBISETTI
Anche gli apostoli nella loro relazione con Gesù manifestano questi sentimenti feriti (Lc. 9,46ss) e Gesù con accoglienza e con fermezza pian piano li orienta a superare se stessi.
In fin dei conti il Geloso, spesso, non vuole crescere, vuole solo manifestare il suo bisogno di possesso confondendolo con l'amore. Questa visione tipica dell'amore cortese, confonde la Gelosia con l'Amore.. in tale visione non si vuole il bene dell'altro ma fagocitarlo, possederlo, per garantire a se stessi il proprio valore.
Spesso i soggetti gelosi si incontrano e confondono un sentimento autentico di donazione reciproca con un sentimento velato e latente di gelosia auto-illudendosi che questo sia amore.
A volte vivono tutta una vita così non maturando mai (strutturando quella che si dice una coppia a vita-relazionale-chiusa).. e poiché hanno incontrato un soggetto che vive la stessa patologia rimangono ancor più fermamente cristallizzati in questa povertà ed in questa illusione. Per tali motivi, pur manifestandosi in maniera diversa, la Gelosia non è propria solo di un sesso ma è presente in ugual misura in entrambi i sessi.

Anche nella vita pastorale la Gelosia non smette di "mietere" vittime.. Come ogni contesto sociale, sia esso politico, lavorativo, collaborativo, anche la vita delle nostre comunità non è immune da questa patologia.
E come in ogni contesto sociale essa colpisce tutti impiegati e dirigenti, tesserati e leader politici, laici e clero.
Il geloso spesso non è disponibile al servizio ma, se lo è (anche se non appare) usa gli altri e le situazioni; usa anche Dio.
D'altronde non è capace di gesti di gratuità perché tutto gira, in fondo, sul suo tornaconto affettivo e sulla stabilità della sua nevrosi.
Per questo facilmente tiene il "muso" e si nutre dell'altrui senso di colpa.
Non ama invece promuovere la responsabilità sulla colpa proprio perché è incapace di maturare responsabilità verso se medesimo. Spesso matura un sentimento distruttivo parallelo di invidia.
Il non piacer-si non lo fa riuscire sull'essere se stesso e pertanto legge latrice ferita.
La Gelosia non sopporta la separazione dall’altro; l’invidia non sopporta l'essere dell’altro. Tale distinzione pur necessaria logicamente è in realtà puramente discorsiva poiché sia l'Invidia che la Gelosia nascono (psicologicamente) da una poca stima di sé e da un residuo infantile della vita affettiva, pertanto spesso si uniscono in maniera tale che è difficile dire dove finisce l'una ed inizia l'altra!
Entrambe nascono però dalla stessa nevrosi affettiva e di identità. (vedi qui).
Spesso dietro entrambe c'è un chiara confusione vocazionale; vocazione al sé e vocazione specifica; a volte si colora anche di vocazione profetica e di devozione.. ma è una colorazione puramente fittizia perchè non è generata da un dono ed una chiamata ma da una ferita interiore costantemente auto-alimentata.

La protezione necessaria
Per amore di sé e dell'altro è necessario proteggersi dal Geloso con amore e con fermezza.
Questo si può fare solo se si ha fatto i conti con la propria immaturità e il proprio grado di Gelosia.
Di solito alcuni criteri personali sono la Direzione Spirituale, la Desatellizzazione, il conoscersi, la relazione libera e liberante con gli altri, l'evitare la spiritualizzazione (qui si potrebbero citare vari esempi di impegno per la riuscita di sé e non per il servizio.. i musi.. sminuire l'altro.. uccidere con la mormorazione..)
Se si è fatto un buon cammino sulle proprie ferite si può aiutare l'altro innanzitutto con la presenza empatica e poi qualora ne si ha la possibilità con atteggiamento specialistico.
Tutti siamo in cammino e tutti abbiamo bisogno a questo livello di guarigione.
"Divenire indipendenti non significa fare a meno degli altri, ma saper fare a meno del bisogno degli altri" suggerisce Vittorio Albisetti.
Se rimani dipendente da qualcuno generi Gelosia in te e in lui/lei. Devi insegnare a te stesso e al partner geloso a trattarti come vorresti essere trattato; guadagnare giustamente i tuoi spazi.
Parla con ognuna delle persone verso le quali ti senti dipendente.
Di’ loro che d’ora in avanti deciderai autonomamente, pur nel rispetto della situazione.
Se puoi, smetti di frequentare le persone da cui dipendi.
Insisti sulla tua indipendenza economica, senza timore.
Accetta pure il compromesso, ma mai se ciò ti fa perdere la tua indipendenza.
Spiega pure verbalmente perché fai una cosa, soprattutto quando ti senti in obbligo di farla.
Deciditi anche a dire di no; saper dire di no talvolta è il gesto di amore più grande.. è un profondo sì alla vita, al rispetto, all'altro e a se stessi. "Se il tuo partner desidera andare in un posto diverso da quello scelto da te, permettiglielo. Ricordati che si può sempre cambiare. Se ti accorgi di essere sottomesso, dipendente, puoi smettere di esserlo."
Tuttavia, talvolta, ciò è difficile perché il geloso sceglie i suoi simili in un circolo di alleanze sotterranee ed immature.
In tale "circolo relazionale di immaturità" non si capisce mai realmente chi è il carnefice e chi la vittima.
La persona gelosa non comunica, si sfoga con altri che non sono la persona interessata e non sa distinguere i contesti protetti da quelli non protetti... anzi se può sceglie proprio quelli non protetti per instaurare alleanze a sostegno della sua nevrosi.
Il Geloso non sa stare realmente da solo, non sa realmente essere autonomo.
Il Geloso non è capace di intimità e di indipendenza.
Se diventi indipendente, anche chi desidera dominar-ti inizierà a rispettarti.
Se inizi ad amar-ti poni il contesto psico-affettivo affinché anche l'altro si ami e si rispetti... o alla peggio non permetterai all'altro di farti realmente del male e quindi eviterai che l'altro strutturi sempre più la sua patologia.

Nella vita di coppia tali accorgimenti cautelativi sono necessari come l'aria che respiriamo, infatti la vera intimità nasce dalla maturità e non è da confondere con la intimità genitale, la quale vissuta nell'impulso di superficie della sessualità genitale nasconde in realtà un radicale bisogno di possedere l'altro e di confermare la propria isteria gelosa.
La vera intimità genitale presuppone una libera donazione sessuata e quindi una guarigione dalla frustrazione e dalla nevrosi della Gelosia.

Impara a conoscere te stesso.
Impara a stimarti e a conservare la tua dignità.
Convinciti che siamo tutti simili, pur essendo unici e irripetibili. Rischia, anche a costo di sbagliare.
E’ sempre più vitale che non far e nulla e diventare cooperatori della nevrosi.

Amore non significa Gelosia
La Gelosia uccide la libertà della persona.
La Gelosia dà sofferenza, l’amore dà libertà, salute psichica e spirituale.
Chi crede che se prova Gelosia ama. È nel torto.
L’amore è rispetto per l’altro, per le sue scelte, qualunque esse siano.
Il geloso non dà mai, pretende soltanto, anche quando sembra che dona.
La Gelosia è una malattia, e come tale deve essere curata.
Il Geloso dice "mio", il maturo dice "tu".
Amare significa capacità di trascendenza, Gelosia significa incatenarsi ed incatenare.
L'Amore porta alla ricerca del bello e del vero; la Gelosia vive di dipendenze, nostalgie e di ricordi; alimenta e genera fantasmi; spiritualizza i difetti e non li chiama per nome.
Così facendo l'uomo veramente uccide pian piano il divino che c'è in sé e tende a soffocare ed obnubilare il divino che c'è nell'altro. L'amore invece promuove il vero sé ed il divino dell'altro.
Gli sollecita e gli ricorda la nostalgia di Dio; sempre!

La risposta Biblica
Come già accennato in questo itinerario discorsivo, la Parola di Dio e l'esperienza della Chiesa offrono un aiuto al dominare e guarire la piaga della Gelosia.
La religione si distingue dalla fede anche da questo: la dove la religione, figlia della gelosia e dell'invidia diventa fondamentalismo produce morte.
La fede produce libertà dentro e fuori di noi, quella libertà dei figli di Dio a cui Cristo ci chiama... ciascuno ha dunque per spinta dello Spirito di Cristo una chiamata alla libertà (Gv. 8,32; Gal. 5,13)
La chiamata alla libertà nasce innanzitutto dal chiamare le cose con il proprio nome, dal guardarsi dentro (cit Davide, 2Sam 12,13ss) senza mai barare con se stessi.
Terminologicamente la radice di Gelosia viene da dal Greco Zelous e nella Bibbia ha una valenza sostanzialmente positiva di interesse e affezione di Dio per l'uomo e dell'uomo per Dio; il termine in sostanza, eccetto alcuni casi, investe la positività del termine e non la sua accezione patologica.
Guardiamo alcuni brani salienti della Bibbia che trattano la Gelosia. Nel libro della Genesi leggiamo Gn4, 3ss
"Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo».
L'equivalente opposto dello Zelo per Dio e per le "cose di Dio" è l'ira che Caino prova che ne causa l'abbattimento del volto (cioè una mancanza di autostima) e l'inizio della Gelosia-invidia verso Abele il fratello.
Dio lo mette in guardia nel non ascoltare questa pulsione dannosa perché essa porta all'omicidio.
Sarebbe interessante indagare se l'offerta di Caino non era stata accolta perché già viziata in sé e non animata da Zelo ma piuttosto da tornaconto affettivo, oppure se Caino ha invece avuto la percezione che questa offerta non fosse gradita a Dio proprio perché il suo cuore era già roso dalla Gelosia.
Sicuramente pur mantenendo per buona la prima spiegazione possiamo anche sostenere la seconda ipotesi esegetica, grazie anche a ciò che Dio dice: "ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta.. ma tu dominalo": la gelosia infatti crea distorsione del percepito reale, perché essendo una bramosia non è mai sazia.
Quello che non fa Caino è ascoltare fiducioso ciò che Dio gli dice, non vuole cambiare e tale "sclerocardia" consumerà la sua passione gelosa in omicidio con le conseguenze scomunicatorie che conosciamo.
Infatti la gelosia, non da un punto di vista formale ma sostanziale, spezza la comunione; l'unione con se stessi con Dio e con la comunità.
Anche Dio è geloso ma vediamone il contesto; Es 34,11ss:
"Osserva dunque ciò che io oggi ti comando. Ecco io scaccerò davanti a te l'Amorreo, il Cananeo, l'Hittita, il Perizzita, l'Eveo e il Gebuseo. Guardati bene dal far alleanza con gli abitanti del paese nel quale stai per entrare, perché ciò non diventi una trappola in mezzo a te. Anzi distruggerete i loro altari, spezzerete le loro stele e taglierete i loro pali sacri. Tu non devi prostrarti ad altro Dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso. Non fare alleanza con gli abitanti di quel paese, altrimenti, quando si prostituiranno ai loro dei e faranno sacrifici ai loro dei, inviteranno anche te: tu allora mangeresti le loro vittime sacrificali. Non prendere per mogli dei tuoi figli le loro figlie, altrimenti, quando esse si prostituiranno ai loro dei, indurrebbero anche i tuoi figli a prostituirsi ai loro dei." Nell'estensione esplicatoria del primo comandamento Dio chiarisce il Suo rapporto con Israele e il rapporto che Israele è tenuto ad avere con Lui.
Ben sappiamo che il Cananeo, l'Hittita, ecc rappresentano solamente una realtà esterna quanto il "peccato accovacciato alla porta".
La Gelosia di Dio è qui vista nella sua accezione positiva di Appartenenza.
Il popolo appartiene a Dio e Dio appartiene al popolo, è un legame più profondo del sangue, sponsale, totale, è un'alleanza radicale.
Anzi Dio stesso si fa chiamare "Geloso" cioè chiarisce se stesso come coLui che interiormente e nella Sua natura ha cura (nel senso più largo e totale della parola) del Suo popolo.
Tale Appartenenza non può sussistere con i compromessi ("non potete servire Dio e mammona" dirà Gesù - Mt. 6,24), con il peccato. Con tutto ciò che rompe la relazione con Dio non ci può essere alleanza, neanche strumentale, neanche finale: qui il fine non giustifica i mezzi!
Il compromesso porta a qualcosa che "inquina" dal di dentro il rapporto e l'identità di Israele.. quanto queste parole siano vere dal punto di vista etico possiamo immaginarlo.
La passione di appartenenza gelosa di Dio illumina la nostra identità come cristiani ed illumina in modo particolare tutte le patologie che in quanto genitori possiamo vivere verso i nostri figli.
La patologia della Gelosia si innesta proprio a questo livello con genitori ansiogeni, non presenti, cristiani di facciata, proprietari e non custodi del bene dei nostri figli.
Genitori ricchi di connivenze e alleanze con il "Cananeo" che non aiutano il cammino di libertà in Cristo proprio perché essi non lo vivono, un pò per accidia, un pò per dissipazione.
Rimane facile vivere due atteggiamenti entrambi dannosi; da una parte il lassismo e dall'altra il fondamentalismo da setta.
Più difficile, molto più difficile ma più fecondo, per l'equilibrio psico-affettivo nostro e dei nostri figli, è il vivere nella "Gelosia" di Dio e maturare in questo libero "giogo" di Appartenenza.

Tu vieni e seguimi
Vediamo ora il comportamento di Pietro, primo degli apostoli e primo Papa. GV 21,20ss
"Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi".
Anche qui l'apostolo Pietro sembra mosso da una sottile gelosia nei confronti dell'apostolo Giovanni.
< seguimi!?. e vieni ?Tu l?essenziale verso Pietro di sguardo lo ri-orientando porta? alla accovocciato ?peccato dal distraendolo fermezza con ma amorevolmente corregge Gesù che Gelosia>
Questo atteggiamento di Gesù è il correttivo per tutte le nostre invidie e le nostre gelosie.
L'invidia e la gelosia ci fanno curvare il volto sui confronti e sulle nostre debolezze..
Gesù, come il Padre, ci rialza lo sguardo e ci orienta su ciò che essenziale: seguirLo!
Sequela che non è formale, ma fisica, esistenziale, sostanziale.
Una sequela di intimità e di compagnia, di sponsalità e di avventura di ogni battezzato e di ogni uomo.
Questo atteggiamento la dice lunga su ogni pastorale vocazionale, sia essa alla vita coniugale come a quella di una vita "consacrata".. ogni stato di vita è chiamato a fissare lo sguardo su Gesù e a seguirlo.. dimenticando tutto il nostro lato oscuro, senza rimuoverlo, ma assumendolo verso ciò che è essenziale.
Questo atteggiamento pedagogico è l'unico d'altronde veramente sanante anche nelle più profonde patologie della vita affettiva che, anche se è giusto che vengano anche trattate con i mezzi appropriati, si risolvono e si guariscono solo puntando lo sguardo su Gesù.
L'invidia che a volte ci muove tra un gruppo di appartenenza ad un altro, tra un ordine religioso ed un altro, tra una congregazione ed un'altra non segue altro che queste dinamiche di povertà affettiva e di povertà spirituale.
Potremmo addirittura dire, senza peccare di essere semplicistici, che al di la delle differenze e delle difficoltà teologiche tra le chiese cristiane sia sussistito anche un principio scandaloso di gelosia e di invidia.. probabilmente è mancato questo fissare e seguire lo sguardo di Cristo.
La divisione tra noi cristiani è uno scandalo nel vero senso biblico della parola, è bene non dimenticarlo mai nel cammino di risoluzione ecumenica.
Certo esistono problematiche teologiche sostanziali e problematiche pastorali su cui bisogna entrare in dialogo ma sicuramente le dinamiche psico-affettive inquinano il ragionare ed il ragionare bene nell'ottica di Cristo e della Sua Traditio.

Vediamo in ultimo un esempio di Gelosia Paolina 2Cor 11,2
"Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo".
In S. Paolo Apostolo che scrive alla Comunità di Corinto si anima una Gelosia Divina, come lui la chiama, e cioè il desiderio forte di amare e di condurre nell'amore di Cristo.
E' la gelosia di Dio che desidera che il Suo popolo sia unito intimamente al Suo Figlio diletto come una sposa.
Questa parola forte e appassionata è indirizzata innanzi tutto alle nostre guide, i Vescovi ed i sacerdoti, e poi ad ogni fratello o sorella che ha un ministero di guida e custodia dei fratelli che gli sono affidati.
Una Parola forte che non ha bisogno di commenti ma solo di un profondo esame di coscienza da parte di tutti noi.
E' una parola però anche per i genitori che sono chiamati, nel ministero-mistero della paternità di Dio, a condurre i propri figli nella soave brezza della Gelosia-Appartenenza divina; anche qui ognuno di noi faccia il suo esame di coscienza.
D'altronde chi prova gelosia divina e conduce a Cristo chi gli è affidato se prima non orientato a Gesù tutto se stesso?

La libertà offerta da Gesù
La Gelosia e l'invidia sono una una nevrosi e nascono dal peccato originale.
La libertà offerta da Gesù, camminando con Lui, nella verità di noi stessi ci fa assumere il bisogno senza esserne dipendenti.
Ci fa amministrare le nostre passioni.
E si amministra solo ciò che si conosce.
Il bisogno non fa maturare la personalità.
Il bisogno non è mai una scelta.
Il bisogno non è mai sazio.
Il bisogno non è razionale.
Il bisogno rende schiava la persona che soggiace.
Il bisogno non rende liberi.
Il bisogno fa soffrire.
Il bisogno può essere diabolico, divide!
La Gelosia è un bisogno.
L'Invidia è un bisogno.
Conoscere i propri bisogni non vuol dire controllarli nella rimozione.. anche il desiderio di controllo è un bisogno e non è da confondersi con la virtù della temperanza e del dominio di sé.
La temperanza offerta da Gesù è un dominio che nasce dalla Signoria nello Spirito Santo (Rm. 8,1ss).
Ognuno è ciò che mangia.. se ti nutri di Cristo, della Sua Parola e della Sua Eucarestia e vai a fondo nella conoscenza delle tue passioni senza ancorarci lo "sguardo", ma portandole come bagaglio nel cammino di Cristo e con Cristo, vedrai che esse pian piano perdono peso e poi scompaiono.. e se non scompaiono del tutto, sono lì, sempre a ricordarti che sei creatura finita sempre bisognosa di perdono.

La Vergine Maria Assunta, Madre di ogni Grazia, perché Madre della Grazia che è Gesù, ci aiuti a fissare lo sguardo su Cristo e porti a compimento il nostro destino di Figli Assunti per Cristo verso il Padre nello Spirito.
La Vergine Maria porti a compimento ciò che Dio ha in noi iniziato.














Ciao!!!

Nò, l'ultimo non l'ho letto ma ci ho dato un'occhiata, anche perchè vicino a casa mia c'è un negozio di edizioni Paoline.

Sicuramente con Valerio Albisetti si può proprio parlare di psicospiritualià, argomento tra l'altro attualissimo visto che con il decadimento, con la grande fallibilità dimostratasi (a mio parere e non solo) della psichiatria c'è sempre più bisogno di comprendere l'uomo in tutte le sue sfaccettature, in maniera olistica
La salute mentale va affrontata secondo un nuovo approccio di tipo olistico, che prenda in...
tenendo conto della spiritualità, non basta più somministrargli solo degli psicofarmaci come se fosse un 'uomo oggetto'.

Guarda Albisetti mi piace molto, per certi versi lo paragonerei a Rogers, Schellenbaum, e poi non dimentichiamoci (anche se non è uno psicologo) Cohelo (adesso sto leggendo 'Lo Zahir' e 'Sono come il fiume che scorre'.
qualche anno fa era uscito nel negozio delle edizioni Paoline un libro che si chiamava 'Il prete e lo psicologo', ma non sono mai riuscito a leggerlo e non ricordo il nome dell'autore.

Ora per molti la psichiatria è intesa come medicina dell'Anima
Le sofferenze psichiche sono un'opportunità di comprensione e trasformazione.
Un manifesto per Psiche e contro l'industria e il mercato del cerebrofarmaco (ex psicofarmaco)

Oggi le forze più consapevoli della situazione planetaria sembrano essere quelle che premono su industrie e politici perché attuino dei mutamenti fondamentali. Questi ultimi, però sono motivati da interessi egoistici e dal potere, e né la scienza né la Chiesa sembrano sapere che si può fare. E noi come possiamo reagire? Perché non ci accorgiamo che già facciamo parte di una coscienza più vasta, la quale sa cosa fare? Saremo liberi, quando ce ne accorgeremo. Paure, sensi di colpa e condizionamenti sociali impediscono alla nostra saggezza di affiorare. David Icke, ci suggerisce come accorgerci di ciò che siamo in realtà e di quanto possiamo fare....


'Imparare a vivere' di Valerio Albisetti:
riporto qui una recensione

Contenuto:
Un'intervista può dire tante cose. E' il caso di questo lavoro di Valerio Albisetti che si snoda tra un casolare sulla roccia e le acque calme di un lago; tra l'immensità del mare e i chiari di luna e la bellezza sempre magica della natura incontaminata, vicina all'essere più profondo dell'uomo. E riaffiorano i temi - sempre cari all'autore - dell'amore, della relazione di coppia, della crescita interiore, della solitudine, della paura, della gioia di vivere nonostante tutto... E la gratitudine a Dio per le tante cose buone della vita. Un accento particolare Albisetti lo pone sulla cosiddetta 'ombra'. Cioè, la parte nascosta di noi che ci segue, appunto, come un''ombra' e che va conosciuta e integrata per una crescita serena e armonica della propria personalità. Una lettura oltremodo interessante perché, nella sua apparente casualità, il volume sottende le eterne ansie del cuore umano e il bisogno, sempre vivo, di risposte che diano una pacificazione interiore, che indichino un punto di riferimento per la vita.


Guarire con la meitazione cristiana

Contenuto:
Affermando che esiste una dimensione inconscia del divino, l'autore, nel suo nuovo libro, supera i limiti tradizionali della psicoanalisi e libera l'uomo da uno sterile ripiegamento speculativo su se stesso per aprirlo a una relazione con l''altro' che è Dio stesso. In tale visione non ha più senso il tradizionale contrasto tra anima e corpo poiché, grazie alla venuta di Cristo nella storia tramite l'incarnazione, la fisicità è stata spiritualizzata. Il testo presenta novità ideologiche di notevole portata, come l'individuazione del divino nell'inconscio e l'inconciliabilità del Cristianesimo con le tecniche orientali di meditazione.
Spesso dietro entrambe c'è un chiara confusione vocazionale; vocazione al sé e vocazione specifica; a volte si colora anche di vocazione profetica e di devozione.. ma è una colorazione puramente fittizia perchè non è generata da un dono ed una chiamata ma da una ferita interiore costantemente auto-alimentata.

La protezione necessaria
Per amore di sé e dell'altro è necessario proteggersi dal Geloso con amore e con fermezza.
Questo si può fare solo se si ha fatto i conti con la propria immaturità e il proprio grado di Gelosia.
Di solito alcuni criteri personali sono la Direzione Spirituale, la Desatellizzazione, il conoscersi, la relazione libera e liberante con gli altri, l'evitare la spiritualizzazione (qui si potrebbero citare vari esempi di impegno per la riuscita di sé e non per il servizio.. i musi.. sminuire l'altro.. uccidere con la mormorazione..)
Se si è fatto un buon cammino sulle proprie ferite si può aiutare l'altro innanzitutto con la presenza empatica e poi qualora ne si ha la possibilità con atteggiamento specialistico.
Tutti siamo in cammino e tutti abbiamo bisogno a questo livello di guarigione.
"Divenire indipendenti non significa fare a meno degli altri, ma saper fare a meno del bisogno degli altri" suggerisce Vittorio Albisetti.
Se rimani dipendente da qualcuno generi Gelosia in te e in lui/lei. Devi insegnare a te stesso e al partner geloso a trattarti come vorresti essere trattato; guadagnare giustamente i tuoi spazi.
Parla con ognuna delle persone verso le quali ti senti dipendente.
Di’ loro che d’ora in avanti deciderai autonomamente, pur nel rispetto della situazione.
Se puoi, smetti di frequentare le persone da cui dipendi.
Insisti sulla tua indipendenza economica, senza timore.
Accetta pure il compromesso, ma mai se ciò ti fa perdere la tua indipendenza.
Spiega pure verbalmente perché fai una cosa, soprattutto quando ti senti in obbligo di farla.
Deciditi anche a dire di no; saper dire di no talvolta è il gesto di amore più grande.. è un profondo sì alla vita, al rispetto, all'altro e a se stessi. "Se il tuo partner desidera andare in un posto diverso da quello scelto da te, permettiglielo. Ricordati che si può sempre cambiare. Se ti accorgi di essere sottomesso, dipendente, puoi smettere di esserlo."
Tuttavia, talvolta, ciò è difficile perché il geloso sceglie i suoi simili in un circolo di alleanze sotterranee ed immature.
In tale "circolo relazionale di immaturità" non si capisce mai realmente chi è il carnefice e chi la vittima.
La persona gelosa non comunica, si sfoga con altri che non sono la persona interessata e non sa distinguere i contesti protetti da quelli non protetti... anzi se può sceglie proprio quelli non protetti per instaurare alleanze a sostegno della sua nevrosi.
Il Geloso non sa stare realmente da solo, non sa realmente essere autonomo.
Il Geloso non è capace di intimità e di indipendenza.
Se diventi indipendente, anche chi desidera dominar-ti inizierà a rispettarti.
Se inizi ad amar-ti poni il contesto psico-affettivo affinché anche l'altro si ami e si rispetti... o alla peggio non permetterai all'altro di farti realmente del male e quindi eviterai che l'altro strutturi sempre più la sua patologia.

Nella vita di coppia tali accorgimenti cautelativi sono necessari come l'aria che respiriamo, infatti la vera intimità nasce dalla maturità e non è da confondere con la intimità genitale, la quale vissuta nell'impulso di superficie della sessualità genitale nasconde in realtà un radicale bisogno di possedere l'altro e di confermare la propria isteria gelosa.
La vera intimità genitale presuppone una libera donazione sessuata e quindi una guarigione dalla frustrazione e dalla nevrosi della Gelosia.

Impara a conoscere te stesso.
Impara a stimarti e a conservare la tua dignità.
Convinciti che siamo tutti simili, pur essendo unici e irripetibili. Rischia, anche a costo di sbagliare.
E’ sempre più vitale che non far e nulla e diventare cooperatori della nevrosi.

Amore non significa Gelosia
La Gelosia uccide la libertà della persona.
La Gelosia dà sofferenza, l’amore dà libertà, salute psichica e spirituale.
Chi crede che se prova Gelosia ama. È nel torto.
L’amore è rispetto per l’altro, per le sue scelte, qualunque esse siano.
Il geloso non dà mai, pretende soltanto, anche quando sembra che dona.
La Gelosia è una malattia, e come tale deve essere curata.
Il Geloso dice "mio", il maturo dice "tu".
Amare significa capacità di trascendenza, Gelosia significa incatenarsi ed incatenare.
L'Amore porta alla ricerca del bello e del vero; la Gelosia vive di dipendenze, nostalgie e di ricordi; alimenta e genera fantasmi; spiritualizza i difetti e non li chiama per nome.
Così facendo l'uomo veramente uccide pian piano il divino che c'è in sé e tende a soffocare ed obnubilare il divino che c'è nell'altro. L'amore invece promuove il vero sé ed il divino dell'altro.
Gli sollecita e gli ricorda la nostalgia di Dio; sempre!

La risposta Biblica
Come già accennato in questo itinerario discorsivo, la Parola di Dio e l'esperienza della Chiesa offrono un aiuto al dominare e guarire la piaga della Gelosia.
La religione si distingue dalla fede anche da questo: la dove la religione, figlia della gelosia e dell'invidia diventa fondamentalismo produce morte.
La fede produce libertà dentro e fuori di noi, quella libertà dei figli di Dio a cui Cristo ci chiama... ciascuno ha dunque per spinta dello Spirito di Cristo una chiamata alla libertà (Gv. 8,32; Gal. 5,13)
La chiamata alla libertà nasce innanzitutto dal chiamare le cose con il proprio nome, dal guardarsi dentro (cit Davide, 2Sam 12,13ss) senza mai barare con se stessi.
Terminologicamente la radice di Gelosia viene da dal Greco Zelous e nella Bibbia ha una valenza sostanzialmente positiva di interesse e affezione di Dio per l'uomo e dell'uomo per Dio; il termine in sostanza, eccetto alcuni casi, investe la positività del termine e non la sua accezione patologica.
Guardiamo alcuni brani salienti della Bibbia che trattano la Gelosia. Nel libro della Genesi leggiamo Gn4, 3ss
"Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo».
L'equivalente opposto dello Zelo per Dio e per le "cose di Dio" è l'ira che Caino prova che ne causa l'abbattimento del volto (cioè una mancanza di autostima) e l'inizio della Gelosia-invidia verso Abele il fratello.
Dio lo mette in guardia nel non ascoltare questa pulsione dannosa perché essa porta all'omicidio.
Sarebbe interessante indagare se l'offerta di Caino non era stata accolta perché già viziata in sé e non animata da Zelo ma piuttosto da tornaconto affettivo, oppure se Caino ha invece avuto la percezione che questa offerta non fosse gradita a Dio proprio perché il suo cuore era già roso dalla Gelosia.
Sicuramente pur mantenendo per buona la prima spiegazione possiamo anche sostenere la seconda ipotesi esegetica, grazie anche a ciò che Dio dice: "ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta.. ma tu dominalo": la gelosia infatti crea distorsione del percepito reale, perché essendo una bramosia non è mai sazia.
Quello che non fa Caino è ascoltare fiducioso ciò che Dio gli dice, non vuole cambiare e tale "sclerocardia" consumerà la sua passione gelosa in omicidio con le conseguenze scomunicatorie che conosciamo.
Infatti la gelosia, non da un punto di vista formale ma sostanziale, spezza la comunione; l'unione con se stessi con Dio e con la comunità.
Anche Dio è geloso ma vediamone il contesto; Es 34,11ss:
"Osserva dunque ciò che io oggi ti comando. Ecco io scaccerò davanti a te l'Amorreo, il Cananeo, l'Hittita, il Perizzita, l'Eveo e il Gebuseo. Guardati bene dal far alleanza con gli abitanti del paese nel quale stai per entrare, perché ciò non diventi una trappola in mezzo a te. Anzi distruggerete i loro altari, spezzerete le loro stele e taglierete i loro pali sacri. Tu non devi prostrarti ad altro Dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso. Non fare alleanza con gli abitanti di quel paese, altrimenti, quando si prostituiranno ai loro dei e faranno sacrifici ai loro dei, inviteranno anche te: tu allora mangeresti le loro vittime sacrificali. Non prendere per mogli dei tuoi figli le loro figlie, altrimenti, quando esse si prostituiranno ai loro dei, indurrebbero anche i tuoi figli a prostituirsi ai loro dei." Nell'estensione esplicatoria del primo comandamento Dio chiarisce il Suo rapporto con Israele e il rapporto che Israele è tenuto ad avere con Lui.
Ben sappiamo che il Cananeo, l'Hittita, ecc rappresentano solamente una realtà esterna quanto il "peccato accovacciato alla porta".
La Gelosia di Dio è qui vista nella sua accezione positiva di Appartenenza.
Il popolo appartiene a Dio e Dio appartiene al popolo, è un legame più profondo del sangue, sponsale, totale, è un'alleanza radicale.
Anzi Dio stesso si fa chiamare "Geloso" cioè chiarisce se stesso come coLui che interiormente e nella Sua natura ha cura (nel senso più largo e totale della parola) del Suo popolo.
Tale Appartenenza non può sussistere con i compromessi ("non potete servire Dio e mammona" dirà Gesù - Mt. 6,24), con il peccato. Con tutto ciò che rompe la relazione con Dio non ci può essere alleanza, neanche strumentale, neanche finale: qui il fine non giustifica i mezzi!
Il compromesso porta a qualcosa che "inquina" dal di dentro il rapporto e l'identità di Israele.. quanto queste parole siano vere dal punto di vista etico possiamo immaginarlo.
La passione di appartenenza gelosa di Dio illumina la nostra identità come cristiani ed illumina in modo particolare tutte le patologie che in quanto genitori possiamo vivere verso i nostri figli.
La patologia della Gelosia si innesta proprio a questo livello con genitori ansiogeni, non presenti, cristiani di facciata, proprietari e non custodi del bene dei nostri figli.
Genitori ricchi di connivenze e alleanze con il "Cananeo" che non aiutano il cammino di libertà in Cristo proprio perché essi non lo vivono, un pò per accidia, un pò per dissipazione.
Rimane facile vivere due atteggiamenti entrambi dannosi; da una parte il lassismo e dall'altra il fondamentalismo da setta.
Più difficile, molto più difficile ma più fecondo, per l'equilibrio psico-affettivo nostro e dei nostri figli, è il vivere nella "Gelosia" di Dio e maturare in questo libero "giogo" di Appartenenza.

Tu vieni e seguimi
Vediamo ora il comportamento di Pietro, primo degli apostoli e primo Papa. GV 21,20ss
"Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi".
Anche qui l'apostolo Pietro sembra mosso da una sottile gelosia nei confronti dell'apostolo Giovanni.
< seguimi!?. e vieni ?Tu l?essenziale verso Pietro di sguardo lo ri-orientando porta? alla accovocciato ?peccato dal distraendolo fermezza con ma amorevolmente corregge Gesù che Gelosia>
Questo atteggiamento di Gesù è il correttivo per tutte le nostre invidie e le nostre gelosie.
L'invidia e la gelosia ci fanno curvare il volto sui confronti e sulle nostre debolezze..
Gesù, come il Padre, ci rialza lo sguardo e ci orienta su ciò che essenziale: seguirLo!
Sequela che non è formale, ma fisica, esistenziale, sostanziale.
Una sequela di intimità e di compagnia, di sponsalità e di avventura di ogni battezzato e di ogni uomo.
Questo atteggiamento la dice lunga su ogni pastorale vocazionale, sia essa alla vita coniugale come a quella di una vita "consacrata".. ogni stato di vita è chiamato a fissare lo sguardo su Gesù e a seguirlo.. dimenticando tutto il nostro lato oscuro, senza rimuoverlo, ma assumendolo verso ciò che è essenziale.
Questo atteggiamento pedagogico è l'unico d'altronde veramente sanante anche nelle più profonde patologie della vita affettiva che, anche se è giusto che vengano anche trattate con i mezzi appropriati, si risolvono e si guariscono solo puntando lo sguardo su Gesù.
L'invidia che a volte ci muove tra un gruppo di appartenenza ad un altro, tra un ordine religioso ed un altro, tra una congregazione ed un'altra non segue altro che queste dinamiche di povertà affettiva e di povertà spirituale.
Potremmo addirittura dire, senza peccare di essere semplicistici, che al di la delle differenze e delle difficoltà teologiche tra le chiese cristiane sia sussistito anche un principio scandaloso di gelosia e di invidia.. probabilmente è mancato questo fissare e seguire lo sguardo di Cristo.
La divisione tra noi cristiani è uno scandalo nel vero senso biblico della parola, è bene non dimenticarlo mai nel cammino di risoluzione ecumenica.
Certo esistono problematiche teologiche sostanziali e problematiche pastorali su cui bisogna entrare in dialogo ma sicuramente le dinamiche psico-affettive inquinano il ragionare ed il ragionare bene nell'ottica di Cristo e della Sua Traditio.

Vediamo in ultimo un esempio di Gelosia Paolina 2Cor 11,2
"Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo".
In S. Paolo Apostolo che scrive alla Comunità di Corinto si anima una Gelosia Divina, come lui la chiama, e cioè il desiderio forte di amare e di condurre nell'amore di Cristo.
E' la gelosia di Dio che desidera che il Suo popolo sia unito intimamente al Suo Figlio diletto come una sposa.
Questa parola forte e appassionata è indirizzata innanzi tutto alle nostre guide, i Vescovi ed i sacerdoti, e poi ad ogni fratello o sorella che ha un ministero di guida e custodia dei fratelli che gli sono affidati.
Una Parola forte che non ha bisogno di commenti ma solo di un profondo esame di coscienza da parte di tutti noi.
E' una parola però anche per i genitori che sono chiamati, nel ministero-mistero della paternità di Dio, a condurre i propri figli nella soave brezza della Gelosia-Appartenenza divina; anche qui ognuno di noi faccia il suo esame di coscienza.
D'altronde chi prova gelosia divina e conduce a Cristo chi gli è affidato se prima non orientato a Gesù tutto se stesso?

La libertà offerta da Gesù
La Gelosia e l'invidia sono una una nevrosi e nascono dal peccato originale.
La libertà offerta da Gesù, camminando con Lui, nella verità di noi stessi ci fa assumere il bisogno senza esserne dipendenti.
Ci fa amministrare le nostre passioni.
E si amministra solo ciò che si conosce.
Il bisogno non fa maturare la personalità.
Il bisogno non è mai una scelta.
Il bisogno non è mai sazio.
Il bisogno non è razionale.
Il bisogno rende schiava la persona che soggiace.
Il bisogno non rende liberi.
Il bisogno fa soffrire.
Il bisogno può essere diabolico, divide!
La Gelosia è un bisogno.
L'Invidia è un bisogno.
Conoscere i propri bisogni non vuol dire controllarli nella rimozione.. anche il desiderio di controllo è un bisogno e non è da confondersi con la virtù della temperanza e del dominio di sé.
La temperanza offerta da Gesù è un dominio che nasce dalla Signoria nello Spirito Santo (Rm. 8,1ss).
Ognuno è ciò che mangia.. se ti nutri di Cristo, della Sua Parola e della Sua Eucarestia e vai a fondo nella conoscenza delle tue passioni senza ancorarci lo "sguardo", ma portandole come bagaglio nel cammino di Cristo e con Cristo, vedrai che esse pian piano perdono peso e poi scompaiono.. e se non scompaiono del tutto, sono lì, sempre a ricordarti che sei creatura finita sempre bisognosa di perdono.

A mio avviso i libri di LUSETTI infondono moltà voglia di vivere! Che dire di lui? Come integra bene la psicologia con la spiritualità! E lo fà con una semplicità...

Ragazzi, se avete voglia, quest'estate quando andate via...ne avete da leggere...e tornerete dalle vacanze rinnovato doppiamente!!!!! 8)



























GMU
00sabato 13 maggio 2006 16:31
bene bene...
avremo molto da discutere allora...

Io adesso sto leggendo di V. Albisetti "Diventa ciò che sei".

Ho letto nel seguente ordine:
-Come attraversare la sofferenza. E uscirne più forti,
-Avere amici o essere amici,
-Positiva Mente.

Ti interessi un po' anche di epistemologia?
merlinoartu
00domenica 14 maggio 2006 09:59
E' molto bello 'Come uscire dalla sofferenza. E uscirne più forti'. A me è servito a molto!!
Nò, non me ne intendo di epistemologie.
Ti volevo anche dire che la tua descrizione (nell'altra sezione l'ho fatta) era riferita a te ma ho fatto confusione col nome in quanto ho scitto nwo e non gmo, perdonami per lo sbaglio del nome, ma ti garantisco che la descizione era riferita ai tuoi interventi (GMU).!! [SM=g27827]:
LiviaGloria
00domenica 14 maggio 2006 10:45
Purtroppo non ricordo gli autori,ma era famoso...il libro "intelligenza emotiva"...a me é piaciuto moltissssssimo!!! [SM=g27836]
Ghergon
00domenica 14 maggio 2006 11:59
Livia
Intelligenza emotiva di certo Coleman?

[Modificato da Ghergon 14/05/2006 12.02]

merlinoartu
00lunedì 15 maggio 2006 19:52
A quale autore vi riferite?
Goleman, Cooper, ............ne sono unsiti tantissimi intitolati così o quasi,ce ne sono alcuni riferiti allo sviluppo delle proprie capacità personali, all'utilizzo delle proprie risorse o per il lavoro, o per la crescita dei figli, ecc..
Trattasi comunque di psicosomatica (stupenda): oltre alla consapevolezza e all'accettazione della propria emozionalità individuale l'intelligenza emotiva comprende la percezione e la considerazione dei comportamenti emotivi non-verbali, incluse le sensazioni corporee evocate dall'attivazione emozionale, le espressioni facciali, il tono della voce e la gestualità esibita dagli altri.
LiviaGloria
00lunedì 15 maggio 2006 20:32
Penso fosse uno dei primi libri usciti del genere...non ricordo il nome..ha collaborato con süa moglie...credo in quelli dopo...penso fosse quello che dici ti Ghergon...
Comunque vado a vedere...appena lo trovo...ve lo scrivo...avete tempo di aspettare?...mmmm almeno un annetto?...be...forse é meglio prima del 25 di questo mese! [SM=g27825]
Ghergon
00lunedì 15 maggio 2006 21:53
Io ho parecchi libri di psicologia a casa ma i più belli sono quelli di pnl [SM=x268926] [SM=x268919]
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