"Ero forestiero e non mi avete ospitato"

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LettereDiBerlicche
00martedì 12 maggio 2009 00:43
Parole quanto mai attualissime queste di Gesù, guardando le immagini dei fratelli che cercano rifugio in Italia e vengono respinti ancor prima di toccare le coste del nostro Paese. In pochi giorni sono più di 500 le persone respinte al mittente. Ci sentiamo uniti alla Chiesa nella solidarietà verso questi fratelli.

Successo politico o fallimento umano? E’ forse questo l’interrogativo che dobbiamo porci davanti a questi uomini, donne, bambini i cui volti raccontano storie di guerre assurde, di stupri (l’85% delle donne che cercano asilo sono state stuprate, come afferma la Caritas), di fame, di miseria, di case bruciate, di terre sequestrate….

Fratelli che nella loro dignità di uomini, dopo aver visto troppe volte la morte da vicino, cercano di sfuggirvi per regalare ai loro figli, e forse a loro stessi, il sogno di possedere una casa, una terra, una famiglia e il sogno di vivere in Pace. Sono etichettati come clandestini, parola che è diventata sinonimo di delinquenti, ma sono uomini che hanno affrontato mille difficoltà, che forse sanno che perderanno la vita in quel mare azzurro che li separa dall’illusione di una vita dignitosa in un Paese libero. Chiedono poco: il diritto di essere uomini. Li pensiamo “mendicanti”, ma mendicano solo il diritto di vivere.

Sono rispediti al mittente, come un pacco postale ingombrante e fastidioso. Ma chi è il mittente? Non certamente la Libia che non ha firmato la convenzione di Ginevra sui rifugiati, non i loro Paesi a cui è negato il diritto di una dignità umana. Rispediti dunque dove? A vagare nuovamente nel deserto?

Chi si ritiene cristiano non può non riconoscere in loro il volto del Cristo che oggi ci ripete: “Ero forestiero e non mi avete ospitato”. E possiamo essere così ipocriti, dopo tanta evidenza da rispondere: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?”

“La Chiesa ha sempre contemplato nei migranti l'immagine di Cristo, che disse: "Ero straniero e mi avete ospitato" (Mt 25,35). La loro vicenda, per essa, è cioè una provocazione alla fede e all'amore dei credenti, sollecitati così a sanare i mali derivanti dalle migrazioni e a scoprire il disegno che Dio attua in esse, anche qualora fossero causate da evidenti ingiustizie. Le migrazioni, avvicinando le molteplici componenti della famiglia umana, tendono in effetti alla costruzione di un corpo sociale sempre più vasto e vario, quasi a prolungamento di quell'incontro di popoli e razze che, per il dono dello Spirito, nella Pentecoste, divenne fraternità ecclesiale. Se da una parte le sofferenze che accompagnano le migrazioni sono infatti espressione del travaglio del parto di una nuova umanità, dall'altra le disuguaglianze e gli squilibri, dei quali esse sono conseguenza e manifestazione, mostrano in verità la lacerazione introdotta nella famiglia umana dal peccato, e risultano pertanto una dolorosa invocazione alla vera fraternità. (Erga migrantes caritas Christi, 12)

Le nostre radici cristiane affondano in un uomo, Abramo, migrante per vocazione: a lui Dio ha chiesto di uscire dalla propria terra senza sapere dove andava, verso una terra che Dio gli avrebbe mostrato, una terra dove gli uomini avrebbero vissuto in Pace. Abramo è dunque figura di tutti gli uomini che cercano una terra dove vivere in Pace, è figura di questi fratelli respinti dal nostro Paese, figura del Cristo stesso che ci dice: “Ero forestiero e mi avete ospitato”.

Il Papa nel suo messaggio in occasione della Giornata del migrante e del rifugiato che in questo anno paolino ha avuto per tema: "San Paolo migrante, Apostolo delle genti", ricorda che lo stesso Paolo è stato "migrante per vocazione” e ricorda che: “Leggendo gli Atti degli Apostoli e le Lettere che Paolo rivolge a vari destinatari, si coglie un modello di Chiesa non esclusiva, bensì aperta a tutti, formata da credenti senza distinzioni di cultura e di razza: ogni battezzato è, in effetti, membro vivo dell'unico Corpo di Cristo. In tale ottica, la solidarietà fraterna, che si traduce in gesti quotidiani di condivisione, di compartecipazione e di sollecitudine gioiosa verso gli altri, acquista un rilievo singolare. Non è tuttavia possibile realizzare questa dimensione di fraterna accoglienza vicendevole, insegna sempre san Paolo, senza la disponibilità all'ascolto e all'accoglienza della Parola predicata e praticata (cfr 1 Ts 1,6), Parola che sollecita tutti all'imitazione di Cristo (cfr Ef 5,1-2) nell'imitazione dell'Apostolo (cfr 1 Cor 11,1).
E pertanto, più la comunità è unita a Cristo, più diviene sollecita nei confronti del prossimo, rifuggendo il giudizio, il disprezzo e lo scandalo, e aprendosi all'accoglienza reciproca , (cfr Rm 14,1-3; 15, 7) . Conformati a Cristo, i credenti si sentono in Lui "fratelli", figli dello stesso Padre (Rm 8,14-16; Gal 3,26; 4,6).
Questo tesoro di fratellanza li rende "premurosi nell'ospitalità" (Rm 12,13), che è figlia primogenita dell'agapé (cfr 1 Tim 3,2; 5,10; Tt 1,8; Fm 17). Si realizza in tal modo la promessa del Signore: "Io vi accoglierò e sarò per voi come un padre e voi mi sarete come figli e figlie" (2 Cor 6,17-18).
Se di questo siamo consapevoli, come non farci carico di quanti, in particolare fra rifugiati e profughi, si trovano in condizioni difficili e disagiate? Come non andare incontro alle necessità di chi è di fatto più debole e indifeso, segnato da precarietà e da insicurezza, emarginato, spesso escluso dalla società? A loro va data prioritaria attenzione poiché, parafrasando un noto testo paolino, "Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio" (1 Cor 1,27-29). 

Il Papa conclude spronando tutti a vivere in pienezza l'amore fraterno “senza distinzioni di sorta e senza discriminazioni, nella convinzione che è nostro prossimo chiunque ha bisogno di noi e noi possiamo aiutarlo (cfr Deus caritas est, n. 15). L'insegnamento e l'esempio di san Paolo, umile-grande Apostolo e migrante, evangelizzatore di popoli e culture, ci sproni a comprendere che l'esercizio della carità costituisce il culmine e la sintesi dell'intera vita cristiana.”

Cifre per riflettere:
Secondo l’Istat i cittadini stranieri residenti, dopo un aumento annuale di circa mezzo milione di unità, all’inizio del 2008 sono quasi 3.433.000, inclusi i comunitari.
Caritas e Migrantes accreditano un numero superiore di immigrati regolarmente presenti, che oscilla tra i 3.800.000 e i 4.000.000, su una popolazione complessiva di 59.619.290 (Dossier Caritas/Migrantes 2007).

Il più grande esodo migratorio della storia moderna è stato quello degli italiani. In 140 anni le migrazioni degli italiani all’estero sono state di 29.036.000 unità (cronologia.Leonardo.it) e il 90% degli immigrati era analfabeta. Nell'arco di poco più di un secolo un numero quasi equivalente  all'ammontare della popolazione al momento dell'Unità d'Italia si avventurava verso l'ignoto.





LiviaGloria
00martedì 12 maggio 2009 16:46
Mi sono permessa di spostare questa discussione che trovo prettamente spirituale. [SM=g27823]

Premetto che cio che è scritto lo condivido in pieno.

Infatti credo che il problema non derivi tanto dal cristiano o dal popolo stesso,ma ad una gestione del faatto assolutamente sbagliata.

Credo fermamente che il prossimo vada aiutato,ma aiutato...cioè credo che per ogni straniero che entri in Italia debba già avere un lavoro e tutti i permessi per poter restare...ma far entrare stranieri senza nulla si provoca solo persone che vanno a finire in mezzo alla strada e questo non credo sia un bene.
Su molti stranieri che arrivano,molti non riescono ad essere in regola e da mali grossi potrebbero trovarsi immersi in altri mali:delinquenza.
La delinquenza provoca poi intolleranza,non per lo straniero in sè,ma purtroppo per quello che provoca arrivando e dovendo comunque,haimè,sopravvivere...

Dall intolleranza,poi,arriva l intransigenza dello stato...tale intransigenza alle volte è rivvolta allo straniero e alle volte verso lo straniero stesso...
Così lo straniero si ritrova frustrato perchè il sogno non era e il popolo arrabbiato.

E anche vero che la tendenza di oggi,purtroppo,tende ad essere "razzista" verso il popolo stesso pur di accogliere stranieri,e questo è un razzismo verso la maggioranza per difendere una minoranza esgerando una protezione che poi alla fine non esiste perchè lo straniero arriva senza lavoro...
In verità gli stati fanno cio non per amore verso gli umani,ma per questioni puramente politiche e anche spirituali...

Infatti nello statuto dell UE vi è una clusula illuminante riguardo la "protezione dei minoritari",l avo postato tempo fà...sarà difficile ritrovarlo...

Quindi il problema credo non sia prettamente singolo,ma collettivo dello stato.
Certo noi nel piccolo dobbiiamo praticare la carità,cioè aiutare lo straniero che essendo già qui deve aver la possibilità della dignità...ma anche non si deve esasperare i popoli...che vedo già abbastanza chiusi...
e credo che le entrate di stranieri in modo massicio ,inveece di attenuare tensioni,ne provoca sempre di piu forti.

Poi è anche vero che per alcuni stranieri poi pagano molti che invece vivono onestamente,ma questo non si risolve immettendo ancora piu stranieri.

E difficile l equilibrio su certe cose.

Io credo che se volessero,gli stati potrebbero mettere a disposizione delle liste lavoro per stranieri per poi far entrare quelli che il lavoro lo prenderebbero,credo questa sia carità vera ed intelligente da parte dello stato...perchè non lo fanno?probabilmente perchè gli obbiettivi sono altri di quelli che vogliono far credere ai popoli,tra l altro gente che certamente hanno comprensione e amore verso gli stranieri.
LiviaGloria
00martedì 12 maggio 2009 16:48
Mi sono permessa di spostare questa discussione che trovo prettamente spirituale. [SM=g27823]

Premetto che cio che è scritto lo condivido in pieno.

Infatti credo che il problema non derivi tanto dal cristiano o dal popolo stesso,ma ad una gestione del faatto assolutamente sbagliata.

Credo fermamente che il prossimo vada aiutato,ma aiutato...cioè credo che per ogni straniero che entri in Italia debba già avere un lavoro e tutti i permessi per poter restare...ma far entrare stranieri senza nulla si provoca solo persone che vanno a finire in mezzo alla strada e questo non credo sia un bene.
Su molti stranieri che arrivano,molti non riescono ad essere in regola e da mali grossi potrebbero trovarsi immersi in altri mali:delinquenza.
La delinquenza provoca poi intolleranza,non per lo straniero in sè,ma purtroppo per quello che provoca arrivando e dovendo comunque,haimè,sopravvivere...

Dall intolleranza,poi,arriva l intransigenza dello stato...tale intransigenza alle volte è rivvolta allo straniero e alle volte verso lo straniero stesso...
Così lo straniero si ritrova frustrato perchè il sogno non era e il popolo arrabbiato.

E anche vero che la tendenza di oggi,purtroppo,tende ad essere "razzista" verso il popolo stesso pur di accogliere stranieri,e questo è un razzismo verso la maggioranza per difendere una minoranza esgerando una protezione che poi alla fine non esiste perchè lo straniero arriva senza lavoro...
In verità gli stati fanno cio non per amore verso gli umani,ma per questioni puramente politiche e anche spirituali...

Infatti nello statuto dell UE vi è una clusula illuminante riguardo la "protezione dei minoritari",l avo postato tempo fà...sarà difficile ritrovarlo...

Quindi il problema credo non sia prettamente singolo,ma collettivo dello stato.
Certo noi nel piccolo dobbiiamo praticare la carità,cioè aiutare lo straniero che essendo già qui deve aver la possibilità della dignità...ma anche non si deve esasperare i popoli...che vedo già abbastanza chiusi...
e credo che le entrate di stranieri in modo massicio ,inveece di attenuare tensioni,ne provoca sempre di piu forti.

Poi è anche vero che per alcuni stranieri poi pagano molti che invece vivono onestamente,ma questo non si risolve immettendo ancora piu stranieri.

E difficile l equilibrio su certe cose.

Io credo che se volessero,gli stati potrebbero mettere a disposizione delle liste lavoro per stranieri per poi far entrare quelli che il lavoro lo prenderebbero,credo questa sia carità vera ed intelligente da parte dello stato...perchè non lo fanno?probabilmente perchè gli obbiettivi sono altri di quelli che vogliono far credere ai popoli,tra l altro gente che certamente hanno comprensione e amore verso gli stranieri.
LiviaGloria
00mercoledì 13 maggio 2009 17:16
Posto un link,che discorso politico a parte,ha anche altre verità come le ha anche il post fatto da tè.

Credo che la bilancia,quando pende solo da una parte,per forza,porti scompensi dall altra.

Un giusto equilibrio...difficile.

Certo è che noi,come cristiani,dobbiamo già certamente essere caritativi verso gli stranieri,ma il problema và affrontato prima.
La natura stessa ci insegna che per fare cambiamenti sostanziali ci vuole tempo così da non creare disarmonie in nessun cambiamento...e immettere immigrati così in massa in un paese straniero non tiene conto,appunto,dell "armonia del tempo",dove gli uni e gli altri,il sociale e l economico possono adattarsi...

www.ordinefuturo.info/index.php?option=com_content&task=view&id=91&...
Jonh T.
00giovedì 14 maggio 2009 11:25
Re:
LettereDiBerlicche, 12/05/2009 0.43:

Parole quanto mai attualissime queste di Gesù, guardando le immagini dei fratelli che cercano rifugio in Italia e vengono respinti ancor prima di toccare le coste del nostro Paese. In pochi giorni sono più di 500 le persone respinte al mittente. Ci sentiamo uniti alla Chiesa nella solidarietà verso questi fratelli.




bisogna anche permettere l'invasione?

per favore, basta buonismo: per quelli che hanno diritto nessun problema, per gli altri é giusto il rispingimento adottato dal governo italiano.

Questo é un problema sovvranazionale, motivo per il quale non é l'Italia che se ne deve fare carico o fare da cavia per tutti: se si continuano a fare entrare chiunque AVREMO ENORMI PROBLEMI DI SICUREZZAED ORDINE PUBBLICO, SENZA CONTARE CHE IL LAVORO MANCA GIA' AD ITALIANI ED IMMIGRATI REGOLARI.

PURTROPPO ARRIVI IN MASSA DI DISPERATI SONO LA FORTUNA DI ORGANIZZAZIONI ANCHE CATTOLICHE
LiviaGloria
00giovedì 14 maggio 2009 11:57
Non sapevo delle " fortune" cattoliche.

Mi puoi dare esempi e dati precisi che così vado ad informarmi??
Jonh T.
00giovedì 14 maggio 2009 12:15
Re:
LiviaGloria, 14/05/2009 11.57:

Non sapevo delle " fortune" cattoliche.

Mi puoi dare esempi e dati precisi che così vado ad informarmi??




naturalmente dietro all'immigrazione c'é un intero comparto che é interessato, vedi gestione dei CPT
LiviaGloria
00giovedì 14 maggio 2009 13:08
Re: Re:



naturalmente dietro all'immigrazione c'é un intero comparto che é interessato, vedi gestione dei CPT



Sono andata a cercare l argomento...
Adesso posto ad esempio un articolo,ad esempio perchè tutti si rassomigliano,piu o meno.

www.meltingpot.org/articolo5110.html

Dall articolo la mia impressione è che per quantificare una ccifra al giorno di 70 euro come esagerata ci vorrebbero i dati delle spese.

E vero che per un albergo sono già molti soldi...ma è anche vero che il cliente dell albergo le altre cose della vita se le paga da sè,cioè sanità,cose personali,igene,spese dottori,ecc...
Quindi pargaonare la la spesa di una notte in albergo con la spesa di un immigrato a cui tutto deve essere pagato,non mi sembra reale...perchè all immigrato si deve pagare cio che noi paghiamo oltre il soggiorno nell albergo.
In piu,credo,che quelle strutture hanno spese per mantenerle certamente piu elevate partendo dai consumi energetici,di personale e amministrazione e questi sono tutti conteggi che dovrebbero essere tenuti presenti per poter fare un adeguato paragone se 70 euro sono molti,pochi o giusti....
Quindi da questa valutazione che mi sono fatta ,secondo quegli articoli...non si puo dedurre nè il guadagno,nè la perdita da tali strutture...

Forse cercando piu attentamente si puo trovare dei conti specifici che dimostrino la "fortuna" dei gestori nell avere in mano tali strutture...

Forse tu avevi già letto questi conti alla mano,come si dice,per poi farti un idea che alcuni cattolici guadagnano sull immigrazione.

Tra le spese non dimentichiamoci anche l imponente discorso che devono portare avnti tra permessi,rimpatrii,accertamenti,avvocati,e chi piu ne ha piu ne metta perchè questi discorsi impiegano molto lavoro al di fuori dell immigrato stesso come persona fisica in sè.

Con questo discorso non escludo il lucro,ma da quello che leggo...non posso farmi un idea nè pro ,nè contro.






Jonh T.
00giovedì 14 maggio 2009 14:41
Re: Re: Re:
LiviaGloria, 14/05/2009 13.08:




naturalmente dietro all'immigrazione c'é un intero comparto che é interessato, vedi gestione dei CPT



Sono andata a cercare l argomento...
Adesso posto ad esempio un articolo,ad esempio perchè tutti si rassomigliano,piu o meno.

www.meltingpot.org/articolo5110.html

Dall articolo la mia impressione è che per quantificare una ccifra al giorno di 70 euro come esagerata ci vorrebbero i dati delle spese.

E vero che per un albergo sono già molti soldi...ma è anche vero che il cliente dell albergo le altre cose della vita se le paga da sè,cioè sanità,cose personali,igene,spese dottori,ecc...
Quindi pargaonare la la spesa di una notte in albergo con la spesa di un immigrato a cui tutto deve essere pagato,non mi sembra reale...perchè all immigrato si deve pagare cio che noi paghiamo oltre il soggiorno nell albergo.
In piu,credo,che quelle strutture hanno spese per mantenerle certamente piu elevate partendo dai consumi energetici,di personale e amministrazione e questi sono tutti conteggi che dovrebbero essere tenuti presenti per poter fare un adeguato paragone se 70 euro sono molti,pochi o giusti....
Quindi da questa valutazione che mi sono fatta ,secondo quegli articoli...non si puo dedurre nè il guadagno,nè la perdita da tali strutture...

Forse cercando piu attentamente si puo trovare dei conti specifici che dimostrino la "fortuna" dei gestori nell avere in mano tali strutture...

Forse tu avevi già letto questi conti alla mano,come si dice,per poi farti un idea che alcuni cattolici guadagnano sull immigrazione.

Tra le spese non dimentichiamoci anche l imponente discorso che devono portare avnti tra permessi,rimpatrii,accertamenti,avvocati,e chi piu ne ha piu ne metta perchè questi discorsi impiegano molto lavoro al di fuori dell immigrato stesso come persona fisica in sè.

Con questo discorso non escludo il lucro,ma da quello che leggo...non posso farmi un idea nè pro ,nè contro.




chiaramente non ci sono solo certe organizzazioni cattoliche in questo comparto


LiviaGloria
00venerdì 15 maggio 2009 18:34
Maura
...dimenticavo di dirti che quando si post bisogna mettere la fonte di dove si prende l articolo. [SM=g27823]
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