Anche Padre Pio
L’Opera di Luigi Gaspari
Comitato per la diffusione delle opere del dottor Luigi Gaspari (C.D.O.L.G.)
Via San Felice, 91
40125 Bologna
Tel.: 051-553985
Email: cdolg2002@libero.it
Il Comitato per la diffusione delle opere del dott. Luigi Gaspari è stato fondato dall’erede da lui stesso designato, Silvio Causo, e da altri fedeli dopo la morte di Luigi Gaspari, avvenuta il 18 novembre 1995 a Cesenatico (Forlì). Compito del Comitato è quello di diffondere i suoi scritti e di inviarli a chiunque ne faccia richiesta, al fine di continuare l’opera del fondatore. Il Comitato si ispira, per la sua attività, a una frase che san Padre Pio da Pietralcina (1887-1968) avrebbe pronunciato nel maggio 1968: “… Tutti coloro che contribuiranno alla stampa e alla diffusione dei ‘Quaderni dell’Amore’ riceveranno la Perpetua Gratitudine e Benedizione di Dio e mia”.
Luigi Gaspari (1926-1995) nasce a San Felice sul Panaro (Modena) il 9 aprile 1926. Nella sua autobiografia racconta le vicende in seguito alle quali si convince di essere destinato a compiere una particolare “missione spirituale”. I suoi genitori (Augusto e Ida) rivestono una grande importanza per la vita e la missione di Luigi e sono costantemente presenti nei suoi scritti. Ultimo di dieci figli, è contagiato dalla devozione di sua madre verso Padre Pio da Pietralcina. Dalla madre Luigi Gaspari apprende che, in un momento di gravi difficoltà economiche, nel 1928, la Divina Provvidenza aveva inviato il suo Spirito per consigliarla sul da farsi. Il consiglio era giunto sotto forma di una lettera di Padre Pio nella quale si consigliava di trasferire la famiglia a Pavignane, dove il padre avrebbe certamente trovato un lavoro. Nel 1933 la madre riceve da Padre Pio un secondo consiglio, ovvero di trasferire una parte della famiglia (i genitori e Luigi) a San Matteo della Decima (Bologna). Al compimento dei 14 anni d’età, nel marzo del 1940, come promesso dalla madre, Luigi Gaspari si reca a San Giovanni Rotondo per incontrare Padre Pio. La prima volta che si accosta al suo confessionale è “sgridato” e allontanato, mentre racconta di essere stato accolto come “figlio spirituale” la volta seguente. Il 5 maggio 1940 Luigi riceve una lettera dalla signorina Olimpia Pia Cristallini (conosciuta in occasione del viaggio a San Giovanni Rotondo), nella quale quest’ultima dice di essere stata “incaricata” da Padre Pio di dirgli “che desidererebbe che Luigi di Bologna studiasse di più” e che deve “con un po’ di più fervore pregare Gesù Ostia”. Nella lettera Luigi è anche sollecitato a obbedire al Padre per non far “gemere dalle sue ferite tanto più sangue”, poiché il Padre già “vede il suo avvenire ed ha già stabilito della sua posizione”.
Nell’estate del 1954, dopo la morte del padre avvenuta l’anno precedente, Luigi si trasferisce a San Matteo della Decima per aiutare la sua famiglia e confortare la madre. A settembre Luigi ritrova in soffitta la lettera ricevuta nel 1940, la rilegge e comincia a comprendere molte cose accadute negli anni precedenti. Decide di ritornare a San Giovanni Rotondo e, durante la Messa, oppresso dal senso di colpa per essere stato per quattordici anni lontano dal Padre, piange lungamente, ma è consolato dallo stesso Padre Pio il quale, mentre si reca nella sua cella, si ferma accanto a lui e lo chiama “figlio mio”. Da quel momento Luigi sente che Padre Pio prende il posto di papà Augusto, “ritornato in Cielo”, e i viaggi a San Giovanni Rotondo diventano molto frequenti. L’8 Giugno 1956 anche la madre ritorna in Cielo, dopo avere scritto durante l’agonia un testamento spirituale.
A San Giovanni Rotondo, Padre Pio dice a Luigi di recarsi a Pompei perché Mamma Ida “vive nel Cuore di Gesù” e “ora la Madonna è la tua Mamma”. Dal 1957 al 1968 i viaggi a San Giovanni Rotondo diventano mensili. Luigi dice di avere ricevuto l’incarico da parte di Padre Pio di recarsi spesso a Roma per ottenere finanziamenti dalla Cassa del Mezzogiorno, e nel frattempo si forma intorno a lui – a San Matteo della Decima – un gruppo di collaboratori che organizzano viaggi a San Giovanni Rotondo. Ad accompagnare Luigi c’è spesso anche sua nipote Anna Andreaus (nata il 2 ottobre 1940), anche lei figlia spirituale di Padre Pio. Nella notte fra l’8 e il 9 aprile 1968 ha inizio la “rivelazione”: Padre Pio “ispira” a Luigi le pagine del Quaderno dell’Amore. Alla fine di aprile, Luigi lo invia al Padre che lo avrebbe definito “Testamento-Promessa di grazie che si doneranno, attraverso lo spirito di queste parole, allo spirito dell’uomo che vorrà accoglierle con tutto l’amore del suo cuore”. Padre Pio avrebbe raccomandato l’immediata pubblicazione e l’invio al Santo Padre, ai vescovi e al mondo.
La distribuzione del Quaderno dell’Amore fra i pellegrini di San Giovanni Rotondo è, tuttavia, vietata, così come non è consentito ai fedeli di Luigi Gaspari di parlarne ai pellegrini. Alle ore 18 del 21 settembre 1968 Padre Pio “si fa presente” a Luigi mentre si trova a Chianciano e gli dice che deve “anticipare” la sua partenza per il Cielo “per salvare il salvabile”. Sulla Terra il Padre non si sente ascoltato e “quello che si poteva salvare per mezzo del Testamento-Promessa nel mese di giugno, ora (settembre 1968) non si può più salvare. Gli scritti serviranno ugualmente per il bene dei singoli”. Il 22 settembre Luigi fa un sogno “profetico”: vede Padre Pio che lo conforta per la sua morte e riceve da lui un esercito di angeli che gli avrebbero obbedito in tutto. Egli, avvicinando la testa di Luigi alla sua, dice “Porterò in Cielo il pensiero tuo, lascio a te il pensiero mio!”, e Luigi ha la sensazione di “svuotamento” del suo cervello e di “riempimento” di una nuova “sostanza”. Luigi Gaspari afferma che il 17 ottobre 1968 il primo Quaderno dell’Amore giunge nelle mani del pontefice Paolo VI (1897-1978), che lo avrebbe definito un’opera di “alta mistica”. In seguito Luigi diventa l’“ambasciatore” di Padre Pio che “versa nel suo cuore le perle della conoscenza” perché egli le distribuisca durante riunioni, conferenze e momenti di preghiera.
Il Quaderno dell’Amore è tradotto in francese, tedesco e spagnolo, inglese e russo, poiché l’opera spirituale affidata a Luigi deve diffondersi non solo in Italia, ma anche in varie parti del mondo. Il Quaderno dell’Amore aiuta a superare le difficoltà, a ottenere grazie e miracoli, a ritrovare la salute dell’anima e del corpo. Luigi Gaspari, trasferitosi a Bologna in Via San Felice 83 (oggi “Casa Gaspari”, centro di documentazione e diffusione delle opere di Luigi Gaspari), ha svolto, fino alla sua morte, un’intensa attività di apostolato, sia ricevendo le persone che, dopo aver letto il Quaderno dell’Amore desideravano conoscere l’autore, sia recandosi nei luoghi di apparizioni mariane e ovunque si riunivano fedeli cattolici, in modo particolare all’interno dei gruppi di preghiera di Padre Pio. Il suo apostolato si è svolto anche all’estero (Russia, paesi dell’Est, Francia Spagna), dove ha radunato un certo numero di devoti. Il 9 aprile 1994 monsignor Riccardo Ruotolo – direttore generale della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza di san Giovanni Rotondo – ha inviato ai capi gruppo e ai direttori spirituali dei gruppi di preghiera di Padre Pio una lettera nella quale afferma che Luigi Gaspari non fa parte dei gruppi di preghiera di Padre Pio e non ha alcuna autorizzazione dalla Casa Sollievo della Sofferenza di svolgere riunioni e conferenze a nome del Centro Gruppi. La lettera, inoltre, invita tutti i responsabili dei gruppi in Italia e all’estero a vigilare durante le attività di apostolato, in modo particolare sulla diffusione degli insegnamenti autentici di Padre Pio. Luigi Gaspari, “messaggero dell’amore”, è considerato da coloro che si impegnano per la diffusione delle sue opere, il privilegiato Figlio di Padre Pio al quale è stata affidata una grande Opera di rinnovamento spirituale. I Quaderni dell’Amore gli sono stati “dettati direttamente” dal “Cuore di Dio” che concede l’amicizia a tutti coloro che crederanno alla sua Opera.
Lo spirito con il quale Luigi Gaspari scrive i Quaderni dell’Amore si ritrova nelle sue stesse parole: “Io sono forse l’unico a capire meno di tutti però ho scritto e scrivo per obbedienza a Padre Pio, per fede e amore a Dio, al Papa Paolo VI e alla S. Chiesa”. Dio ha donato a molti uomini le parole di verità e la Fede necessaria per divulgarle, ma quegli uomini non hanno potuto comprendere tutto il significato delle verità che Dio, in un tempo stabilito, avrebbe interamente rivelato ad altri uomini. In quel tempo tutte le Parole di verità si fonderanno in una sintesi che farà vedere l’armonica unione di tutte le rivelazioni. Tutte le parole trasmesse a Luigi dal “Cuore Divino” sono la “rivelazione” delle parole scritte nelle Sacre Scritture. La “rivelazione” ricevuta da Luigi Gaspari nel giorno del suo quarantaduesimo compleanno è, infatti, la realizzazione di quanto rivelato in Mt 1, 1-17. Come le generazioni da Abramo fino a Cristo sono quarantadue, così – moltiplicando i quattordici anni di Luigi per il numero tre – si arriva al numero quarantadue, nel quale egli riceve la “rivelazione”. Nei primi quattordici anni Luigi riceve la Parola di Dio Padre, nei successivi quattordici anni la Parola è custodita nella Sapienza del Figlio, nel terzo periodo dei quattordici anni vissuti vicino a Padre Pio, Luigi riceve la Parola di Dio per bocca del “Profeta” di San Giovanni Rotondo. Secondo Luigi Gaspari “Padre Pio è nello Spirito Santo un sole che porta alla Terra la luce del Divino e Trino Amore”; egli chiede a Luigi di scrivere ciò che non gli era stato permesso di scrivere durante la sua vita terrena.
In Luigi Padre Pio ama tutti i suoi figli spirituali. Chiunque avesse accolto le parole dei Quaderni dell’Amore avrebbe ricevuto i doni promessi da Dio, la luce del santo Spirito che “porta salute, gioia e vita”. Attraverso le parole degli uomini malvagi, invece, passano nel cuore dell’uomo gli “spiriti malefici” che “vivono sulla Terra o dentro di essa”. Per difendere la sua opera lo Spirito Santo diventa giudice severissimo di tutti coloro che osano giudicare i suoi figli, definiti come il “Cuore” di Dio nel mondo. Essi avranno da Dio il potere di smascherare la menzogna e coloro che li criticheranno se ne pentiranno amaramente. Anche la Madonna – alla quale Luigi Gaspari attribuisce messaggi nei quali ella afferma di essere parte della Trinità, “Una e Trina” e “increata” – gli rivela che nel volto di Mamma Ida c’era lei stessa, nel suo “Spirito di Mamma”. Lo Spirito di Mamma Ida vive nella “Trinità di Dio” e della Madonna. Luigi, il “Bambino” che vive ancora sulla Terra, riceve l’amore uno e trino e così accade anche a quanti vivono nell’amore del “Bambino”. La Madre di Dio ha, infatti, costruito un Tempio nel cuore delle “Mamme elette” nel quale si educheranno i figli della Sapienza che “faranno tremare e scappare tutte le intelligenze distruttrici del Bene” e, alla fine, stabiliranno il Regno di Dio sulla Terra. Fra le “Mamme elette” c’è anche Elisabetta, dalla quale la Trinità fa nascere Giovanni Battista, discendente dalla stirpe sacerdotale di Elisabetta e Zaccaria. Compito del Battista è quello di “togliere la vergogna ai Sacerdoti incapaci di donare – col Potere dello Spirito di Dio – Figli a Dio”.
Il Figlio dell’Uomo, grazie al battesimo ricevuto da Giovanni, diventa figlio della Trinità di Dio e riacquista i poteri sacerdotali divenendo Sommo Sacerdote. Giovanni l’evangelista, dopo avere ricevuto il battesimo del Battista, diventa l’apostolo destinato a restare sulla Terra fino a quando Cristo non fosse tornato per giudicare. Nei Quaderni dell’Amore di Luigi Gaspari è presente una peculiare interpretazione del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo, secondo la quale la donna che fugge nel deserto dopo avere partorito il figlio maschio “vola” nel deserto grazie alle due ali della “Grande Aquila”, che simboleggiano l’apostolo Giovanni. La Madonna, infatti, è “consegnata” a Giovanni dallo stesso Gesù morente sulla croce e, a sua volta, Giovanni è affidato a Maria. Giovanni è vissuto, vive e vivrà sulla Terra in attesa del ritorno del Verbo Incarnato che ora vive alla destra del Padre. È Giovanni, dunque, e non Pietro, a ricevere il mandato da Gesù.
Padre Pio rivela a Luigi il fatto che il trasferimento suo e dei suoi genitori a San Matteo della Decima era stato deciso per sottrarre Mamma Ida alle ira di Satana che fa guerra alla progenie di Maria, cioè alle donne che, nel loro canale di discendenza, portano la “Vita di Giovanni”. Il Quaderno dell’Amore è il “libretto” divorato da Giovanni Battista di cui si parla nell’Apocalisse, nel quale ci sono le “parole scritte in Cielo” e dettate l’8 aprile 1968 a Luigi da Padre Pio. La diffusione del “Testamento” si rende necessaria poiché si è giunti alla fine dei tempi, e sono “beati gli uomini che saranno morti prima che accadano gli eventi scritti nei ‘Quaderni’ dati a Luigi di Bologna”. I simboli presenti nell’Apocalisse sono interpretati alla luce degli eventi della vita di Luigi Gaspari: la “falce” è la penna (rivelazione divina scritta) di Luigi, l’“Angelo” è quello promesso da Padre Pio a Luigi, la “vendemmia” è la punizione riservata a chi non crede al Quaderno dell’Amore, l’“Uva gettata nel Tino dell’ira di Dio” sono le parole malvagie degli uomini.
B.: Fra gli scritti di Luigi Gaspari si vedano il Quaderno dell’Amore, Comitato per la diffusione delle opere del Dott. Luigi Gaspari (C.D.O.L.G.), Monte Porzio Catone (Roma) 1997; Padre Pio mi ha detto..., Casa Editrice Istituto Padano di Arti Grafiche, Rovigo 1969 (pubblicazione che raccoglie vari “Quaderni”); Testamento promessa di Grazia di Padre Pio, Scuola Grafica Salesiana di Bologna, Bologna 1971; Amore alla verità, Scuola Grafica Salesiana di Bologna, Bologna 1971; Lettere 1972-1995, 2 voll., C.D.O.L.G., Bologna 2001.
La Nuova Gerusalemme
- Casa Serena Del Bambino Gesù
Via Colle Maggio
03040 Gallinaro (Frosinone)
Tel.: 0776-690049
- Via Fonte
03040 Gallinaro (Frosinone)
E-mail: info@nuovagerusalemme.it
URL:
www.nuovagerusalemme.it
La Nuova Gerusalemme è un movimento spirituale che nasce in seguito alle visioni ricevute da Giuseppina Norcia, di Gallinaro (Frosinone). Nel giugno del 1947 – mentre la madre Antoniella prepara dolci per la sua prima comunione con altre due donne – Giuseppina Norcia gioca vicino alla sua casa. Ella racconta di avere visto scendere dal cielo una nuvoletta sulla quale è adagiato un bambino bellissimo nel quale riconosce Gesù Bambino. Giuseppina chiama la madre per farsi aiutare ad afferrare il piccolo, ma quest’ultima giunge, insieme alle altre due donne, troppo tardi: l’apparizione svanisce un attimo prima del suo arrivo. Nei giorni seguenti la bambina attende il ritorno della visione manifestando continuamente il suo amore per Gesù Bambino. A diciotto anni si sposa con Umberto Lombardi, il quale muore improvvisamente dopo dodici anni di matrimonio. Nel 1974 Giuseppina Norcia si ammala gravemente. Durante la sua degenza, il 15 maggio, mentre è in preghiera, viene investita da una luce intensa e vede Gesù, la Madonna e san Michele Arcangelo. Gesù questa volta le appare come adulto per consolarla nella sua sofferenza. Dai tre riceve una “missione di salvezza” e l’avvertimento di una terribile prova che avrebbe subito nella notte successiva: un attacco di Satana, superato grazie alla recita del Rosario.
Trascorsi pochi giorni, Gesù riappare insieme alla Madonna e alla martire santa Mesia Elia (†305) – il cui corpo riposa nel castello di Alvito (Frosinone) – preannunciando a Giuseppina che l’avrebbe guarita. Dopo la guarigione, nel 1975, Gesù le rivela un grande segreto, da non divulgare fino a quando egli stesso non lo avrebbe permesso. Nello stesso anno sulla collinosa campagna di Gallinaro (Frosinone), in via Fonte, viene eretta una chiesetta dedicata a Gesù Bambino costruita grazie all’opera della madre di Giuseppina, Antoniella, su un terreno di sua proprietà. Quest’ultima, chiamata dai fedeli di Gallinaro “Nonna Nella”, riveste un ruolo di una certa importanza all’interno della comunità poiché è stata sempre vicino alla figlia e l’ha sostenuta nello svolgimento della sua missione. Giuseppina sostiene che sia stato il Signore a chiedere la costruzione di una chiesetta nel luogo della sua prima apparizione che servisse come “Culla per Lui”, volendo da essa elargire alle anime tesori celesti. In una visione il Signore le mostra una strada luminosa, sospesa in aria, recante all’estremità una freccia che indicava con precisione il luogo in cui doveva essere edificata la cappella.
Nei messaggi che riceve ancora oggi Giuseppina riferisce che il Signore vuole che “presso quella culla si preghi insieme, per ottenere da Lui le grazie desiderate, non solo per la salute delle anime, ma anche per quella dei corpi”. Nei messaggi ricevuti dalla veggente sono presenti anche accenti apocalittici che si riferiscono alla manifestazione di una “Nuova Gerusalemme” che è “regno dei giusti” ma che sarà preceduta da eventi drammatici: catastrofi naturali, morti e sofferenze. Negli anni passati e fino alla sua morte avvenuta nel 1989, grande importanza ha avuto per il movimento il sostegno di monsignor Ernesto Cardarelli, che è stato collaboratore del vescovo molto vicino al movimento e convinto che al suo interno vi si manifestasse la divinità. Nella piccola “Culla di Gallinaro” Giuseppina esorta alla conversione, a ricevere i sacramenti della confessione e della comunione, a guardarsi dagli attacchi di Satana e a pregare incessantemente.
Fin dal suo sorgere la cappella dedicata al Bambino Gesù è considerata dai devoti un santuario. Esso accoglie continuamente gruppi di pellegrini e fedeli che vi si recano per impetrare le grazie promesse da Gesù Bambino a Giuseppina Norcia per coloro che pregano insieme in quel luogo. Nel febbraio 2001 il vasto movimento originatosi dal carisma di Giuseppina ha dato vita alla “Casa Serena del Bambino Gesù”, una Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus) costituita “per volere divino”. Obiettivo dell’associazione è quello di realizzare una struttura di accoglienza per tutti coloro che giungono alla “Nuova Gerusalemme”. La “Piccola Culla del Bambino Gesù” è aperta tutti i giorni, eccetto il lunedì, dalle ore 15 fino al tramonto. Oggi si recano al luogo chiamato la “Nuova Gerusalemme” decine di migliaia di fedeli provenienti non solo dall’Italia, ma anche da varie parti d’Europa. Tra essi vi sono i più assidui che vi si recano a scadenze molto ravvicinate, anche giornalmente, e coloro che partecipano solo ai raduni mensili o annuali.
Il raduno annuale dei gruppi di preghiera del Bambin Gesù è organizzato nel mese di giugno per ricordare la prima apparizione di Giuseppina. I rapporti con la gerarchia cattolica sono stati sempre conflittuali. Preceduta da alcune prese di posizione emanate a partire dalla fine degli anni 1980, è la notificazione della Curia Vescovile di Sora-Aquino-Pontecorvo pubblicata da L’Osservatore Romano del 25 ottobre 2001. Essa ribadisce quanto già affermato nel bollettino ufficiale della diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, pubblicato nel numero di gennaio-giugno 1992, e cioè che “nessuna esplicita ed autorevole approvazione è mai stata data dalla competente Autorità ecclesiastica a fatti che tendono a presentarsi come ‘straordinari’ o ‘soprannaturali’, mentre non risultano tali né per origine, né per natura, né per contenuto”.
B.: La storia e le preghiere del movimento sono pubblicate nel libretto Una Culla per Gesù Bambino nella terra di Gallinaro, redatto da mons. Ernesto Cardarelli, di cui è possibile leggere alcune parti nel Sito della Nuova Gerusalemme. La notificazione della curia vescovile di Sora-Aquino-Pontecorvo si può trovare ne L’Osservatore Romano, 25 settembre 2001, p. 4. Uno studio approfondito e documentato sul fenomeno di Gallinaro è quello di Floriana Ciccodicola, “Una ‘nuova Gerusalemme’ in Ciociaria”, in Quaderni di “Storia, antropologia e scienze del linguaggio”, n. 6, Domograf, Roma 2000.
Visionari del Foggiano e gruppi della Madonna dell’Altomare
Come ha scritto la sociologa Myriam Castiglione (1946-1982) “tutta la parte settentrionale della Puglia (Gargano e Capitanata) pullula di visionari e guaritori” (“Sogni, visioni e devozioni popolari nella cultura contadina meridionale”, in Gustavo Guizzardi e altri, Chiesa e religione del popolo: analisi di un’egemonia, Claudiana, Torino 1981, pp. 75-103 [p. 76]). I casi di “cattolicesimo di frangia” acquistano nella provincia di Foggia particolare rilievo e meritano un cenno particolare.
- Domenico Masselli
Secondo la stessa Castiglione, Domenico Masselli (1922-1994), di Stornarella (Foggia), è stato l’“esponente più noto” del visionarismo della Capitanata (Eadem, I professionisti dei sogni. Visioni e devozioni popolari nella cultura contadina meridionale, Liguori, Napoli 1981, p. 122). Nato a Stornarella il 26 febbraio 1922 in una famiglia di contadini, devoto alla Madonna della Stella che si venera nel suo paese natale, il 2 dicembre 1959 Domenico ha – secondo il suo resoconto – una prima apparizione della Madonna nella sua camera da letto. Da allora e fino alla morte, nel 1994, le apparizioni e i colloqui con la Madonna e con Gesù Cristo sono frequentissimi; i fedeli li hanno in parte raccolti in un volume a circolazione privata. Il volume fa stato anche di diciannove “giuramenti” in cui Domenico avrebbe dovuto riconfermare il suo impegno e la sua accettazione della missione di profeta. Si tratta di poesie in uno stile popolare ingenuo. Così, per esempio, nel decimo giuramento Domenico afferma: “Vorrei lottare forte/incutendo gran terrore/vorrei sempre difendere/il mio buon Signore./Maledetti che voi fate/arriva il giorno che le pagate/le pagate con gran peso/perché fate tanto offesa./Sono sceso già le scale/sono molto stanco/in ogni occasione/difenderò la mia missione./Mi avvierò da solo/nessuno se ne accorgerà/mi avvio allegramente/verso il giuramento./Io ricordo questo punto/dove un giorno lottai/lottai forte e arrabbiato/e dal Cielo fui premiato”.
Con citazioni implicite delle apparizioni mariane (riconosciute dalla Chiesa cattolica) di Fatima e La Salette, i messaggi rivelano che “molte anime si trascinano all’Inferno”, che Satana “regna sui più alti poteri” e sta per riuscire “ad introdursi fino alla sommità della Chiesa”. “Ci avviciniamo agli ultimi giorni”, quando “Iddio castigherà il mondo con maggiore severità che non abbia fatto con il diluvio”. In una visione Domenico vede “il Cielo, rosso di fuoco, molte case bruciavano procurando grandi fiamme, acque che travolgevano tutto, una grande cosa venire giù dal Cielo e girare a grande velocità nell’atmosfera”. Tuttavia “quella cosa terribile” potrà essere fermata: sarà “il più grande miracolo” di Dio che, per intercessione della Madonna, “fermerà quella cosa terribile” se il mondo sarà capace di chiederlo nella preghiera e nella penitenza “altrimenti sarà la distruzione del mondo”. Anche se la distruzione totale potrà forse essere evitata, sono comunque imminenti “due castighi sulla terra: uno sotto forma di guerra, rivoluzione e pericoli; l’altro, una oscurità immensa che durerà tre giorni e tre notti e nulla sarà visibile. L’aria sarà nociva, pestilenziale e arrecherà molto danno. Durante questi tre giorni di tenebre, la luce artificiale sarà impossibile averla per cui arderanno solo le candele benedette. Durante tali giorni di sgomenti i fedeli dovranno rimanere in casa a recitare il Santo Rosario e chiedere misericordia a Dio. Tutti i nemici della Chiesa, visibili e sconosciuti, periranno sulla terra in questa universale oscurità. Nei tre giorni di tenebre coloro che camminano per i loro sentieri di depravazione periranno di modo che sopravviverà soltanto la quarta parte dell’umanità”. Con questo residuo dell’umanità la Madonna opererà grandi cose. La Vergine dichiara che “con un piccolo numero di eletti edificherò il Mio Regno. Questo Regno verrà prima di quanto si creda”. Come si vede, un elemento millenaristico non è assente, anche se l’interpretazione in chiave puramente millenaristica appare riduttiva ed è stata contestata da alcuni studiosi.
Intorno a Domenico Masselli si costituisce fin dagli anni 1960 una comunità animata da fatti giudicati miracolosi. Così, nell’ottobre del 1964, durante un pellegrinaggio a Pompei il Signore appare a quattordici fedeli di Stornarella, compresi Domenico e sua moglie (il profeta era infatti sposato e con sei figli). A poco a poco la comunità sale fino a circa trecento persone, che si radunano i primi tre venerdì del mese in attesa di una manifestazione miracolosa della Madonna in un vecchio locale (forse una ex stalla) che non manca di elementi spettacolari: una “grande stanza (...) divisa in due e dietro una specie di basso cancello” con un “vero e proprio spazio sacro a cui potevano accedere solo i devoti più vicini a Domenico”. Qui si trova “un altare riccamente addobbato e un quadro della Madonna, la cui iconografia è stata rivelata – afferma Domenico – nel corso di una visione”. “Ai piedi dell’altare i fedeli depositavano le lettere indirizzate alla Madonna, corredate da normale affrancatura; a queste lettere la Madonna avrebbe risposto per bocca di Domenico. In un angolo di questo recinto, contro il muro, era posta una specie di cella-confessionale con un finestrino rivolto verso il pubblico: dentro questa cella, Domenico riceveva le visite della Madonna e dal suo tetto scoperchiato si sollevava in levitazione”. Domenico entrava nella cella con una sorta di rituale e “dopo diverso tempo dall’ingresso nella cella (...) cominciava a sollevarsi in aria, tra la meraviglia generale, rimanendovi sospeso per alcuni istanti”. Quindi usciva dalla cella, apriva le lettere e scriveva le risposte, “eseguendo come sotto dettatura” e concludendo con un messaggio della Madonna per tutti (così M. Castiglione, ibid., pp. 123-125).
Nel 1976 la crescita del consenso (un migliaio di persone) permette la posa della prima pietra di un vero e proprio oratorio, che è inaugurato il 20 marzo 1977 con discorso elogiativo del sindaco ma senza la partecipazione del clero, che rimane diffidente e si limita ad accogliere i pellegrini in una celebrazione, nettamente separata, nella Chiesa madre. In realtà, fra il 1976 e il 1977 – come risulta dalla documentazione conservata nella curia vescovile di Cerignola-Ascoli Satriano – si svolge una corrispondenza fra il parroco di Stornarella, il vescovo e la Segreteria di Stato vaticana, cui i devoti di Stornarella si erano rivolti chiedendo l’autorizzazione a fare celebrare la Messa nell’oratorio di Domenico. La risposta è negativa, giacché l’opinione trasmessa dal vescovo alla Segreteria di Stato è che “a mio sommesso avviso si tratta di pratica superstiziosa e dell’ammissione di qualche cosa aliena dalla fede e non conforme alla tradizione ecclesiastica, e che potrebbe avere in futuro anche apparenza di guadagno”. A Stornarella opera all’epoca un’associazione laicale denominata “Maria SS. Immacolata del Rosario e San Gerardo Maiella”, non riconosciuta dalle autorità ecclesiastiche, che si propone per statuto di “disciplinare e coordinare le iniziative, la vita di preghiera e le attività di quanti seguono l’illuminato Domenico Masselli”.
Dopo l’apertura dell’oratorio, il culto extra-liturgico di Domenico è descritto, fra l’altro, nel 1977 dal sociologo Roberto Cipriani che trova nel nuovo tempio “centinaia di persone”. Rispetto al passato, scrive Cipriani, “alcuni momenti sono stati soppressi, altri se ne sono aggiunti, con una cura precipua per tutto quello che può risultare spettacolare, imprevedibile, prodigioso”. Durante la preghiera Domenico rimane rinchiuso nel suo “sgabuzzino”, dove si vedono “fenomeni ritenuti miracolosi: candele che si muovono, un crocifisso che appare e scompare, gesti e movimenti del corpo dell’illuminato che danno l’impressione di una profonda sofferenza”, oltre alle consuete levitazioni. “Di tanto in tanto si vedono pure volare fuori dallo sgabuzzino, lanciati in aria, dei foglietti: sono le richieste di grazia avanzate per iscritto dai fedeli, che si aspettano una risposta positiva dalla Vergine con la mediazione di Domenico” (“Religiosità popolare: due casi emblematici”, IDOC 1977, p. 31).
Nel 1978 si verifica un episodio inquietante. Si presenta a Stornarella un presunto “frate francescano” (non riconosciuto come tale da alcuno degli ordini francescani cattolici), Angelo Chiriatti, un leccese nato nel 1955, che inizia a celebrare la Messa e ad amministrare i sacramenti. Di più: Chiriatti si presenta come “vescovo” e perfino “cardinale”. L’equivoco è di breve durata: Chiriatti è sì “cardinale” – nonché “vescovo” e sacerdote –, ma in una Chiesa scismatica che non è la Chiesa cattolica romana: vanta una consacrazione dall’antipapa lorenese Michel-Auguste-Marie Collin (1905-1974), di cui si tratta in altra parte di questo progetto. L’attività di Chiriatti si inserisce nella fase confusa successiva alla morte di Collin, avvenuta nel 1974, segnata da divisioni e scismi nel gruppo di Clémery. Poco familiari con i “vaganti” e con gli “antipapi”, i poliziotti e i carabinieri della provincia intervengono e arrestano Chiriatti, il 4 dicembre 1978, a Stornarella. Rilasciato, continua per qualche tempo a operare nel leccese, attirando alcuni dei devoti di Stornarella. È peraltro possibile che il gruppo di Stornarella non fosse a conoscenza della complessa situazione dei “vaganti” e degli “antipapi” di Francia, cui si riferiva Chiriatti, già difficile da dipanare per gli specialisti.
Di fatto, dopo l’episodio Chiriatti, Domenico Masselli e i suoi seguaci cercano di riavvicinarsi all’autorità ecclesiastica cattolica, proponendo la cessione dell’oratorio purché il venerdì venga loro concesso in uso per il rito, completo delle famose “ascensioni”, cioè levitazioni. Il vescovo considera la richiesta inaccettabile, e l’accordo sfuma. Come aveva rilevato Cipriani nel 1977, “quasi tutti i devoti di Domenico continuano a frequentare regolarmente le attività cultuali della Chiesa cattolica, sia pure con una partecipazione e un impegno ridotti in quanto devoluti alla forma preferita di presenza e di azione religiosa: quella della confraternita di Stornarella”. Il sistema istituzionale cattolico, secondo Cipriani, considerava allora il gruppo di Stornarella come una sorta di “area di riserva”, “in qualche maniera recuperabile ad un consenso generico, per quanto negato e formalmente divergente” (ibid., p. 34). Tuttavia il vescovo monsignor Giovan Battista Pichierri interviene nel 1994 – quando Domenico è ormai prossimo alla morte – perché a sacerdoti delle Diocesi di Trani e di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, che celebrano messe nell’oratorio di Masselli, sia impedito di continuare a farlo. La situazione ha un’ulteriore svolta con la morte di Domenico, il 28 dicembre 1994, avvenuta con il conforto dei sacramenti dopo una visita del parroco, nonostante le antiche divergenze. Dopo la morte, il vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano ha fatto visita ai familiari. Negli ultimi anni il fenomeno sembra attenuarsi sempre di più; il gruppo venera la memoria dell’illuminato, ma si considera ormai pienamente cattolico e chiede al vescovo la Messa nell’oratorio dove Domenico operava, che è concessa ed è attualmente svolta periodicamente.
- I visionari della Madonna dell’Altomare
La devozione alla Madonna dell’Altomare ha origine ad Andria (Bari) nel 1598, con il salvataggio ritenuto miracoloso di una bambina caduta in una cisterna in cui si ritrova un’immagine della Vergine. La devozione decade nel Seicento, ma diventa nuovamente popolare dopo una guarigione miracolosa, e si è mantenuta viva dal Settecento a oggi in tutta la Puglia. Nel XX secolo la Madonna dell’Altomare – insieme, più recentemente, al beato Padre Pio da Pietralcina (1887-1968) – compare in modo insistito nei culti extra-liturgici. Le origini di questo movimento risalgono a Marietta D’Agostino (1899-1977). Da visioni della Madonna dell’Altomare, Marietta deriva un dono di preveggenza considerato straordinario anche al di là della provincia e della stessa Puglia. Il rapporto con la Chiesa e con le autorità pubbliche è all’inizio conflittuale, e Marietta nel 1945 è persino arrestata. Successivamente Marietta dichiara la sua sottomissione alla gerarchia ecclesiastica che, nonostante qualche diffidenza, sembra avere finalmente accettato i suoi fedeli. La Castiglione parla di “accettazione forzata del culto da parte della gerarchia ecclesiastica e (del) progressivo, quasi totale assorbimento della iniziale autonomia nella vita religiosa ufficiale”.
A partire dagli anni 1950 e 1960 i pellegrinaggi ufficiali diretti al santuario dell’Incoronata di Foggia “includevano una sosta ad Orta Nova, per consultare Marietta e salutare la Madonna di Altomare. La costruzione di una Chiesa dedicata alla Madonna di Altomare, divenuta nel 1974 parrocchia, è l’ultimo atto di un processo ormai scontato di “coesistenza tra i due devozionalismi, quello extra-liturgico e quello ufficiale” (“Sogni, visioni e devozioni popolari nella cultura contadina meridionale”, cit., p. 98). Dopo la morte di Marietta D’Agostino, nel 1977, il figlio Leonardo Balsamo riunisce ancora i devoti della madre e ne conserva i ricordi, ma senza ereditarne il carisma. Emergono così – nel mondo del cattolicesimo di frangia – altri personaggi che lasciano intendere, a diverso titolo, di essere i successori di Marietta e i figli prediletti della Madonna dell’Altomare.
Il personaggio più studiato dagli autori che si sono interessati ai culti extra-liturgici della Capitanata – un personaggio che trova peraltro la sua “clientela” soprattutto fuori della provincia di Foggia – è una ex-guardia campestre di San Ferdinando, che ha costruito un santuario privato in contrada Colapatella, al settimo chilometro della strada provinciale Cerignola-Trinitapoli, Michele Acquaviva. Michele raduna i fedeli della Madonna dell’Altomare nella sua masseria, afferma di avere avuto visioni e messaggi dalla Madonna fin da quando aveva sette anni, e che di simili fenomeni avevano beneficiato suo padre e suo nonno. Peraltro l’inaugurazione del “santuario” è avvenuta nel 1975, e Michele ha cercato di raccogliere l’eredità di Marietta soprattutto dopo la sua morte, nel 1977. Ampliato nel 1978, il santuario è uno stanzone che può contenere circa trecento persone: al centro, un quadro della Madonna dell’Altomare, ai lati Marietta e il beato Padre Pio da Pietralcina. Come negli altri culti extra-liturgici sono frequenti gli ex-voto. Anche in questo caso sono le visioni ad autenticare il personaggio, ma i fedeli accorrono soprattutto per le guarigioni, che si realizzano in particolare attraverso l’olio benedetto da Michele.
Secondo l’osservazione di Cipriani del 1977 “quasi sempre la diagnosi è attendista: tutto dipende dalla Madonna e dalla fede di chi dovrà fare la cura prescritta, cioè bere ogni giorno un po’ di olio benedetto per un certo periodo fissato, dopo del quale occorrerà tornare per un controllo”. Lo stesso Cipriani afferma che i fedeli ricevono l’olio, le immaginette e altro materiale devozionale “gratuitamente in apparenza, ma devono in realtà pagarlo con offerte di alcune migliaia di lire. Qualora ciò non avvenisse e le offerte non fossero sufficienti è lo stesso incaricato addetto alla distribuzione il quale fa presente che occorre provvedere al pagamento con almeno millecinquecento lire [del 1977] per bottiglietta (il cui numero dipende dalla durata della cura prescritta)”. L’affluenza è ampia e prevalentemente contadina, ma con qualche presenza che proviene da “fasce sociali medio-borghesi (ceto impiegatizio e terziario)” (op. cit., p. 35).
caso di Michele Acquaviva, l’autorità ecclesiastica mostra un atteggiamento decisamente negativo. Constatato che sacerdoti dell’Arcidiocesi di Trani, Barletta e Bisceglie celebravano nel “santuario”, la curia di Cerignola esprime il suo disappunto, provocando una circolare della vicina Arcidiocesi in cui si comunica “a tutto il clero che chiunque si reca a celebrare nei luoghi in cui svolge l’attività il succitato sig. Michele o organizza nell’ambiente delle nostre diocesi qualsiasi manifestazione o pseudo-pellegrinaggio intesi a favorirne la propaganda rimane ipso facto sospeso a divinis a nostro beneplacito” (cfr. M. Castiglione, I professionisti dei sogni. Visioni e devozioni popolari nella cultura contadina meridionale, cit., pp. 152-153). La Castiglione nota che “questa decisa presa di posizione, peraltro, non impedisce che parecchi sacerdoti, appartenenti ad altre diocesi, si rechino a celebrare messa nel Santuario o accompagnino in pullman i ‘pellegrini’ provenienti da altre province e regioni” (Ibidem). Questa situazione è perdurata nel tempo, tanto che il 19 ottobre 1996 la curia vescovile di Cerignola ha inviato una circolare ai vescovi italiani a proposito di Michele Acquaviva e del suo gruppo, diffidando i sacerdoti extra-diocesani dal celebrare l’eucarestia nell’oratorio privato del guaritore, sottolinenando “l’estraneità della Chiesa Locale a questi fenomeni pseudo religiosi” e definendo le dottrine del gruppo “false credenze”. La situazione non è, da allora, migliorata.
Un secondo caso – in cui la rottura con la Chiesa ufficiale sembra talora evidente – riguarda Antonio De Michele, detto “Tonino di Altomare”. Nato nel 1947, vive a Milano e a Voghera, e nel 1968 si sposa con Elisabetta Sasso, di Bisceglie. Apre con la moglie un ristorante rustico e ha cinque figli. A Bisceglie diventa noto come pellegrino della chiesa di Orta Nova fatta costruire da Marietta. Verso il 1990 Tonino comincia a ricevere messaggi dalla Vergine dell’Altomare e insieme a un geometra di Bisceglie, Luigi Zingaro, decide di convertire il ristorante in un luogo di accoglienza per i pellegrini. Nonostante lo scetticismo della moglie e del parroco della Madonna dell’Altomare di Orta Nova, don Ugo Gentile, Tonino inizia a raccogliere devoti, proclamandosi successore di Marietta. Don Gentile finisce per vietare l’uso della chiesa della Madonna dell’Altomare per le riunioni di preghiera. Tonino apre allora una “Casa di Missione” a Foggia, presso un seguace, Mario Forcella. In seguito le “Case di Missione” si moltiplicano: a Tripalda (Avellino), Valenzano (Bari) e in seguito anche a Corato (Bari), Bisceglie (Bari), Reggio Emilia, Voghera (Pavia), Varazze (Savona), Milano, Torino. Apparentemente il successo della missione di visionario di Tonino non giova al ristorante di famiglia, che è chiuso.
La principale collaboratrice di Tonino diventa Caterina Zippari che vive a Orta Nova, separata dal marito, con due figli. La casa di questa signora è convertita nella “Casa di Missione Zippari” del “Gruppo di preghiera Tonino di Altomare”, e Tonino, separato dalla moglie, vi si reca a vivere. Un cambio di parroco nella parrocchia della Madonna dell’Altomare a Orta Nova permette brevemente nuove riunioni nella chiesa, ma nel settembre 1994 il parroco cambia ancora e il nuovo, prese informazioni, decide di non concedere l’uso dei locali parrocchiali. Riferisce che gli aderenti al gruppo si comunicano ma – per quanto ne sa – non si confessano, che si incontrano in case private e che Tonino vende quadretti e immagini della Madonna dell’Altomare insieme ad un olio detto della Madonna cui si attribuisce uno straordinario potere di guarigione. Il gruppo pubblica anche un bollettino, Il giornalino del Gruppo di Preghiera “Tonino di Altomare”, dove da una parte sono riportati inviti a una pietà tradizionale e dichiarazioni di fedeltà alla Chiesa, mentre dall’altra emergono toni più originali. Tonino dichiara per esempio: “Noi predichiamo la coscienza di Dio. Dio è Dio. Dio è cristiano, induista, mussulmano, ecc. Nel nostro movimento si predica l’amore per Dio; quindi, non importa che genere di religione uno segue, vogliamo solo vedere che si abbia amore per Dio. La religione migliore è quella che, praticata, porta ad amare Dio; non importa che religione si segua” (“Senza distinzione di credo religioso”, Il giornalino del Gruppo di Preghiera “Tonino di Altomare”, ottobre 1994, p. 4).
Vi è, soprattutto, una forte insistenza sul ruolo profetico di Tonino, scelto già dalla Madonna dell’Altomare prima della sua nascita, soprattutto negli articoli del suo collaboratore Luigi Zingaro. “Guai a coloro che ostacolano, si intromettono e deridono l’opera del Suo Servo [Tonino]”, scrive per esempio Zingaro; i fratelli della Comunità che “invece di attaccarsi maggiormente al Servo di Maria [Tonino] si sono allontanati da lui”, “sono caduti nella ragnatela del male” e sono diventati veri “Giuda Iscariota” (“La Madonna che piange. Un Cuore di Madre trafitto”, Il giornalino del Gruppo di Preghiera “Tonino di Altomare”, maggio 1994, pp. 7-9). D’altro canto, il “fratello Luigi” scrive pure che “Tonino ed i fratelli e sorelle di missione (i discepoli) non vogliono affatto sostituire i Preti e religiosi vari nella loro opera, ma cercano, con la propria ‘opera laica’, di ampliare e diffondere l’evangelizzazione dei popoli e di poter essere di valido contributo al cammino della Chiesa” (“Un laico profondamente religioso: Tonino di Altomare”, Il giornalino del Gruppo di Preghiera “Tonino di Altomare”, giugno 1994, pp. 1-2). Sembrerebbe che il gruppo, che conduce un’esistenza discreta e appartata, abbia ridotto le sue attività negli ultimi anni.
L’Associazione Mamma Lucia
Contrada Torre Abate
71015 Sannicandro Garganico (Foggia)
Tel.: 0882-474805; 0882-474828; 0882-491802
Anche il gruppo dei seguaci di Mamma Lucia si inserisce nella tradizione popolare dei devoti alla Madonna dell’Altomare. Leader carismatica è Lucia Frascaria, chiamata Mamma Lucia, nata a Sannicandro Garganico il 7 gennaio 1927. Trasferitasi a Sesto San Giovanni (Milano), vi rimane fino al 1973; svolge l’attività di sarta e si dedica a opere di beneficenza insieme ad alcune collaboratrici. Mamma Lucia racconta di essere stata, fin da bambina, oggetto di favori celesti sotto forma di visioni soprannaturali, nelle quali la Madonna le parla e le affida una missione. Nella prima visione la piccola Lucia – a cinque anni – si incontra a Torre Mileto, nei pressi di un olivo, con una donna che le chiede un po’ di olio. Lucia e la sua poverissima famiglia non hanno olio, ma miracolosamente la donna dell’apparizione ne fa comparire una piccola bottiglia, così che Lucia può soddisfare la sua richiesta. Le è chiesto anche, una volta divenuta adulta, di costruire un santuario in onore della Madonna per consacrare il luogo dell’apparizione.
L’11 marzo del 1970 sei amiche di Lucia, mentre si trovano a casa sua, vedono una grande luce all’interno della quale compare una figura che le giovani identificano con la Madonna dell’Altomare. Mentre sentono diffondersi un forte profumo di incenso, la figura parla loro per circa mezz’ora, presentando scenari apocalittici per l’umanità e raccomandando alle sei donne di obbedire a “Sorella Lucia” perché, così facendo, possono aiutare le anime dei peccatori a salvarsi. Per compiere questa missione di salvezza è necessario non solo obbedire a Mamma Lucia, ma anche collaborare con lei nella costruzione del santuario. Il luogo scelto per la costruzione è in Puglia, la regione che è destinata a diventare una nuova Terra Santa. Tre anni dopo questo episodio, nel 1973, Lucia parte assieme alle sue amiche alla volta di Torre Mileto, località vicina a Sannicandro, per costruire il nuovo santuario – in realtà mai edificato –, dove oggi giungono pellegrini provenienti da tutte le parti d’Italia.
Il 29 Agosto 1974 l’Associazione Mamma Lucia si costituisce come ente morale a Torre Mileto. L’atteggiamento della Chiesa cattolica riguardo a questo movimento è sfavorevole: monsignor Angelo Criscito, vescovo di Lucera, ha diffuso nel 1974 un avviso nel quale avverte i fedeli cattolici che i fatti attribuiti a Mamma Lucia non hanno natura soprannaturale (una notificazione in cui sono espresse gravi riserve sul movimento, e l’esortazione ai fedeli di non recarsi in pellegrinaggio a Torre Mileto, è stata pure diffusa dalla Diocesi di San Severo). Nonostante le notificazioni delle autorità ecclesiastiche, i fedeli cattolici che si recano da Mamma Lucia non si sentono estranei alla loro fede né al di fuori della Chiesa cattolica. In occasione del venticinquesimo anniversario dell’apparizione della Madonna, l’11 Marzo 1995, Mamma Lucia ha invitato centinaia di fedeli e sono giunti a Torre Mileto circa settanta autobus per un totale di circa 3500 persone.
Il culto di Mamma Lucia è guidato dalle sue sorelle. Queste ultime, vestite tutte allo stesso modo (abito nero, grembiule e foulard blu), mostrano alla folla dei fedeli come accogliere degnamente la veggente. Mamma Lucia si presenta con le mani sempre coperte da guanti bianchi per nascondere le stigmate ed è accolta con entusiasmo al grido di “Mamma, mamma!”. Dopo avere distribuito il “cibo benedetto” comincia a predicare ponendosi accanto all’altare della Madonna. Subito dopo riceve privatamente i fedeli che chiedono guarigioni fisiche e spirituali o semplicemente consigli. Essi ricevono anche l’olio benedetto e taumaturgico (immagine di quello ricevuto per la prima volta dalla piccola Lucia) e oggetti raffiguranti Mamma Lucia. Terminati i colloqui, nel primo pomeriggio Lucia lascia la sua cappella e inizia il rito. Legge il Vangelo e lo commenta, predica e distribuisce la “mensa”. Il cibo distribuito dalla veggente cura il corpo e l’anima e sembra non esaurirsi mai, nonostante il gran numero di persone che si nutrono. Anche gli oggetti e il cibo acquistati nel santuario sono considerati oggetti di devozione e Lucia consiglia di dare agli ammalati il cibo acquistato sul posto. La comunione è ricevuta sotto forma di un pezzetto di pane, per imitare il gesto compiuto da Gesù nell’ultima cena.
Per raggiungere il santuario – un gruppo di edifici dove abitano Mamma Lucia e le sue sorelle – è necessario prenotarsi presso persone che da tempo la seguono; sono queste seguaci che contattano le compagnie di autobus e radunano in un giorno stabilito i fedeli che vogliono recarsi al santuario. Arrivati a destinazione, dopo la preghiera d’attesa, compare Mamma Lucia che benedice e subito dopo comincia a ricevere le persone, una alla volta. Oltre alla liturgia ordinaria ci sono altre ricorrenze, come una fiaccolata, la veglia di preghiera e la commemorazione della visione fondatrice del culto. Nel luogo del santuario i fedeli raccontano di visioni individuali e collettive, di foto straordinarie sulle quali è rimasta impressa l’immagine di Gesù, presente vicino a Lucia. Negli insegnamenti di Mamma Lucia non mancano, infine, accenti apocalittici: la veggente, infatti, che ha affermato di condividere con Giovanni Paolo II (1920-2005) la conoscenza del terzo segreto di Fatima prima della sua pubblicazione, sollecita i propri fedeli a vigilare perché la fine dei tempi è vicina. Sostiene di avere vicino a sé il nuovo Cristo, nato nel 1975, che attende, per rivelarsi, il momento prestabilito. L’Associazione Mamma Lucia diffonde tra i fedeli una Via Crucis nella quale, al termine di ogni stazione, c’è una invocazione tradizionale alla Santa Madre (con la quale tradizionalmente i cattolici intendono invocare la Madre di Dio), e dopo ogni invocazione alla Madonna è riprodotta una fotografia di Mamma Lucia.
B.: Per comprendere il culto di Mamma Lucia e il fenomeno visionario del Foggiano nel contesto in cui è nato e si è sviluppato, quello delle devozioni popolari nate nella provincia foggiana, si veda Luigi Berzano - M. Introvigne (a cura di), Il gigante invisibile. Nuove credenze e minoranze religiose nella provincia di Foggia, Edizioni N.E.D., Foggia 1997, pp. 204-211 e 249-262
Questi sono solo una minima parte...la cosa strana che tutto confluisce contro la chiesa secolare...sia fuori della chiesa che dentro essa...e molti credono di seguire la giusta via...ma ti ricordo "molti verranno a mio nome"