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LiviaGloria
00lunedì 10 aprile 2006 15:49
La Comunità Famiglie di Betlemme
Comunità Famiglie di Betlemme
Rocca Sant’Angelo
06086 Petrignano d’Assisi (Perugia)
Tel.: 075-8038408
Fax: 075-8039810
E-mail: iaca@iacaassisi.org
URL: www.iacaassisi.org
La Comunità Famiglie di Betlemme, che conta dodici membri (una parte della famiglia di Marcello Ciai, una coppia e due persone singole), ha origine nell’esperienza spirituale dell’industriale Marcello Ciai, nato nel 1936 e padre di dieci figli. Il 29 novembre 1967, mentre si trova a caccia sul Lago Trasimeno, ha una visione soprannaturale che lascia un solco profondo nella sua vita. Il 25 febbraio e 18 aprile 1978 Marcello Ciai ottiene delle visioni celesti da Gesù (preludio di molte successive di genere profetico, e caratteristiche del suo personale itinerario religioso come di quello della comunità raccoltasi attorno a lui), desiderando da quel momento lasciare tutto per dedicarsi alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio. In ragione di alcune difficoltà canoniche legate al suo primo matrimonio, gli inizi della sua vita da convertito alla fede cattolica incontrano qualche resistenza, poi risolta presso il tribunale ecclesiastico umbro il 25 settembre 1985 (in maniera da consentire un matrimonio religioso con Sylvia Constance Lawson).

Nella primavera del 1980, in località Le Viole di Assisi, attorno a Marcello Ciai si forma una piccola comunità profetica, di impronta benedettina e ispirata agli scritti di san Gregorio Magno (540-604) e dei Padri della Chiesa, denominata Comunità Cristiana Oriente Fumante (in ricordo dell’alleanza che Dio ha stipulato con Abramo nel fuoco e nel fumo). Nel frattempo, a partire dal gennaio 1982, comincia un penoso caso riguardante Angela Grosser – nata a Vienna (Austria), nel 1953 –, giunta in Italia per ragioni di studio e aggregatasi alla comunità di Marcello Ciai. Il padre di Angela Grosser – Consigliere del Senato austriaco – non vede di buon occhio la vocazione della figlia, e si adopera affinché le venga revocato il permesso di soggiorno in Italia; rientrata in Italia per ricongiungersi ai confratelli valicando a piedi la frontiera, è scoperta e reclusa per quaranta giorni nel carcere femminile di Perugia: la vicenda si concluderà in seguito favorevolmente per Angela Grosser, ma è solo il primo di altri episodi di difficoltà con la giustizia dei membri della comunità, fra cui il rimpatrio ad Assisi con foglio di via obbligatorio da Roma dell’economo della Comunità Famiglie di Betlemme Massimo Coppo – nato a Foligno (Perugia), nel 1948 –, il 30 ottobre 1998; il ritiro della patente al medesimo, il 9 febbraio 1999; una denuncia a Marcello Ciai presso il tribunale dei minori; vicende cui seguono varie interpellanze di uomini politici e associazioni, e che destano interesse nei mass media.

Nel 1983 il gruppo abbandona il nome di Comunità Cristiana Oriente Fumante in ossequio ai desideri del vescovo locale e adotta la nuova denominazione di Comunità dei Centoniani (per il fatto che gli aderenti si vestono con abiti fatti a toppe, “centoni”). Il 6 dicembre 1983 cinque membri protestanti (in parte provenienti dalle Assemblee dei Fratelli) della comunità – che inizia un periodo di collaborazione con alcune parrocchie, e si vede riconoscere nel 1986 la facoltà (poi revocata) di avere celebrata tre volte l’anno la liturgia eucaristica presso la propria cappella, quale “libera aggregazione di fedeli” – sottoscrivono un’abiura dei loro precedenti errori dottrinali e di prassi religiosa, aderendo così alla Chiesa cattolica e ratificando la loro scelta con una pubblica professione di fede cattolica. Nel 1986 – dopo una breve e negativa esperienza presso la parrocchia Santa Luciola di Spello, nella diocesi di Foligno, durante l’estate 1985 – la comunità assume la definitiva configurazione di Comunità Famiglie di Betlemme, adottando una regola di vita monastico-familiare ispirata a san Benedetto (480/490-550/560) e san Bruno (1045/1050-1101), e nel settembre dello stesso anno è aperto a Gaiche di Piegaro, nei monti del Trasimeno, un secondo centro.

Nel 1990, ad Assisi, alcuni componenti della comunità, in veste penitenziale, proclamano la profezia “Il Mantello” – ottenuta da Marcello Ciai durante una personale quaresima di penitenza e digiuno sul finire dell’estate 1981, e considerata la profezia base per tutta l’attività profetica – e parole di ravvedimento rivolte alla città e ai capi religiosi (come confermato in seguito da un’ulteriore profezia sulla città di Assisi, del 1995): prosegue così lo statuto fondativo del carattere profetico quale indice di discernimento dell’esperienza religiosa e dell’auto-comprensione della Comunità Famiglie di Betlemme. Questo spirito, tuttavia – ribadito in altre profezie di Marcello Ciai, come in “Alla città gaudente” e “Il bagaglio del Papa”, entrambe del 1995, nelle quali non sono assenti (a prescindere da ogni giudizio teologico e sull’autenticità di tali parole) frasi irriguardose nei confronti della Chiesa cattolica e delle sue autorità –, incontra non poche resistenze nelle autorità ecclesiali, tenuto conto che il vescovo di Assisi monsignor Sergio Goretti emana – nel febbraio 1994 – una notificazione in cui il gruppo è definito “eretico” e “non in comunione con la Chiesa cattolica” (a proposito, va notato che il riferimento all’eresia è presente nella versione del documento stampata sul notiziario diocesano, ma non sulla notificazione trasmessa dalla diocesi alla comunità, in cui è invece detto che il gruppo “rifiuta il magistero autentico della Chiesa e dà alle Sacre Scritture un’interpretazione soggettiva, stravagante e ovviamente errata”).

Da questo momento in poi inizia una travagliata situazione della Comunità Famiglie di Betlemme, al momento ancora in itinere, peraltro accompagnata da coraggiosi tentativi di riconciliazione che possano sanare lo status canonico ed ecclesiale del gruppo, come la pubblica ammenda nei confronti del vescovo e della Chiesa locale compiuta da Marcello Ciai – il 4 ottobre 1998 –, in cui l’uomo riconosce “di avere attaccato, negli anni passati, pubblicamente e ripetutamente la Chiesa”, chiedendo perdono e dichiarando piena adesione al magistero. L’8 agosto 2001 un membro del gruppo, Massimo Coppo, vestito di sacco, scalzo e a digiuno si reca a Castel Gandolfo per chiedere udienza al Papa e ottenere così la revoca del provvedimento emanato dal vescovo d’Assisi sette anni prima. L’udienza non viene concessa e, dopo dieci giorni di attesa, Massimo Coppo viene sostituito da Angela Groesser che, il 20 agosto dello stesso anno, scrive una lettera al Papa facendo le medesime richieste. Tornata ad Assisi, viene sostituita da Carlo Brilli, un altro componente della comunità che scrive al Papa l’11 settembre 2001 e attende senza successo di essere ricevuto. Un’ulteriore richiesta di perdono è stata indirizzata da Marcello Ciai al vescovo di Assisi l’11 febbraio 2005. Finalmente, con notificazione dell'Amministratore Apostolico della Diocesi di Assisi del 30 novembre 2005, sottoscritta dai componenti adulti della comunità il 16 gennaio 2006, la situazione sembra essersi avviata verso una normalizzazione.

Parallelamente alla Comunità Famiglie di Betlemme, ma da non confondersi con la medesima, membri del gruppo ispirato da Marcello Ciai hanno dato vita, nel 1991, all’associazione religiosa IACA (International Association for Christian Action), una Onlus. La International Association for Christian Action è presieduta, dal 1996, da Angela Grosser e conta attualmente circa tremila associati. Questa associazione opera in diversi campi di solidarietà e sostiene anche la “Comunità Famiglie di Betlemme”. Durante l’anno un ristretto numero di persone (una decina circa) si reca presso la Comunità Famiglie di Betlemme per svolgere attività spirituali come la preghiera e le opere di carità.

B.: Non esistono fonti primarie o secondarie della Comunità Famiglie di Betlemme, fatta eccezione per una fitta raccolta di documenti denominata Il Faldone. Da Assisi una testimonianza profetica, in cui sono raccolte cronologie, testimonianze, profezie ed esperienze spirituali (copia presso la biblioteca del CESNUR). L’International Association for Christian Action pubblica dal 2000 il trimestrale IACA On Paper.



La Missione Madre Esmeralda
Missione Madre Esmeralda
c/o Nerino Rossignoli
Via Cesare Battisti, 17
37051 Bovolone (Verona)
Tel.: 045-7102393
E-mail: nerino.rossignoli@tin.it
Hada Esmeralda Gutierrez nasce il 1° aprile 1924 a Montevideo (Uruguay), in una famiglia piuttosto umile. Comincia a sentire “la voce del padre” subito dopo la prima comunione, ricevuta nel 1932. Più tardi lavora come sarta e si diploma in taglio e confezione. Coltiva una vocazione religiosa, ma il Signore, dichiara, le fa comprendere che la destina al matrimonio, che sarà – nelle sue stesse parole – “un calvario”. Nel 1950 è assunta presso la Corte dei Conti uruguayana; nel frattempo continua a lavorare come sarta, e inoltre come cosmetologa. Nel 1967 la voce del Signore la chiama a lasciare l’impiego, e a dedicarsi all’aiuto degli altri e alla diffusione delle parole interiori che aveva sempre continuato a ricevere (dal 1984 fino a oggi i messaggi ricevuti e archiviati sono stati oltre quindicimila).

Benché alcuni sacerdoti cattolici la aiutino, le autorità ecclesiastiche diffidano delle sue rivelazioni, una delle quali aveva del resto predetto: “Questa Chiesa un giorno ti chiuderà le sue porte”. La Missione da lei avviata – che non comporta gruppi e strutture formali, e alla quale la partecipazione è assolutamente gratuita – si diffonde però non solo in Uruguay, ma anche in altri paesi: su piccola scala – tra l’altro – in Cile (dove è invitata originariamente dal vescovo di una Chiesa evangelica) e in Brasile, su scala maggiore in Argentina e in Italia, un paese che Madre Esmeralda ha visitato una quindicina di volte fino al 1998, data del suo ultimo viaggio.

A poco a poco afferma di comprendere che “il Signore non si inclina per una determinata Chiesa” e che la sua religione deve essere “quella dell’amore, la Casa del Padre che ha porte aperte per tutti”. La Missione chiama tutti, uniti, a formare “un solo tempio”; “e così sarà fondata quella Nuova Chiesa, e sarà la Chiesa dell’Amore” dove a nessuno sarà chiesto a quale Chiesa apparteneva prima (la voce del Signore si esprime qui con una metafora calcistica, che fa riferimento alle due squadre più popolari in Uruguay: “Tutti, uniti per mano, non chiederete più: ‘Tu, prima, a che squadra appartenevi, al Nacional o al Peñarol?’”: rivelazione del 4 novembre 1989).

Un tema particolare delle rivelazioni (che ha suscitato l’interesse di gruppi come Nonsiamosoli in Italia, di cui si parla in altra parte di questo progetto) è quello dei “Fratelli del cosmo” che vivono sulle stelle lontane, alcune delle quali si stanno avvicinando alla Terra. Questi “Fratelli” sono un tempo partiti dalla Terra, dove sono destinati a ritornare, ma nel loro soggiorno stellare hanno superato molti limiti dell’umanità terrestre e non conoscono più l’ambizione, l’odio e il rancore. Oggi ci aiutano come “Legionari dell’Amore”. Lo scopo della Missione è escatologico, e consiste nel preparare l’Aurora Benedetta: l’imminente seconda venuta del Cristo, il “Fratello maggiore” (che i buoni incontreranno dapprima quando saranno “invitati a salire sulle stelle come, nel tempo antico, lo è stato Giona”). Egli viene a trasformare la Terra (che Dio chiama “Tempio di purificazione”) in “Tempio della Divinità”, giardino dell’Eden e Gerusalemme Celeste. Questo mondo nuovo, il “Regno della Bontà”, è ormai alle porte. La Missione lo prepara offrendo speranza tramite un messaggio di amore e di pace, che si diffonde nella discrezione ma non senza successo.

In Italia, grazie alle visite di Madre Esmeralda, la Missione si è diffusa efficacemente. Dal 1998, per problemi di salute, Madre Esmeralda risiede stabilmente a Montevideo (Uruguay) assistita da padre Giancarlo Rebonato (nato a Verona nel 1947, ordinato sacerdote nel 1971 e residente in Uruguay dal 1983), che visita periodicamente l’Italia per continuare a diffondere la Missione. Padre Rebonato ha conosciuto Madre Esmeralda il 7 luglio 1980 mentre, da quattro anni, era in missione in una parrocchia di Salto (Uruguay). Dopo avere conosciuto Madre Esmeralda si convince che in lei c’è una “presenza divina speciale” e sente “un forte invito a capire, a seguire, a parlare di questa presenza divina”. Nel novembre 1984 egli si sente chiamato a seguire direttamente Madre Esmeralda e la sua Missione in Uruguay. Particolarmente significativo è stato il viaggio che padre Rebonato ha fatto nell’aprile 2004, durante il quale ha visitato venti località italiane. Questo viaggio ha segnato “la chiusura di una tappa”, per quanto riguarda la Missione in Italia. Egli, in una lettera inviata ai membri italiani da Montevideo (Uruguay) il 1° Maggio 2004, scrive di avere intuito che “le diverse stazioni in Italia per il viaggio divino del futuro” sono ormai pronte, e che i “diversi messaggeri”, sono “già preparati all’annuncio delle meraviglie divine”.

B.: Madre Esmeralda, Voce e Cuore di Dio, trad. it., Madre Esmeralda, Montevideo 1992; Madre Esmeralda Voce e Luce di Dio, trad. it., Madre Esmeralda, Montevideo 1999. Una raccolta di cento messaggi divini si trova nel volume di Madre Esmeralda Raggi di Speranza, a cura di A. Bossoli e G. Rossignoli, Macro Edizioni, Cesena 2003.



La Missione Sant’Antonio Abate
Missione S. Antonio Abate
Via Albereria, 1
35010 San Pietro in Gù (Padova)
Tel. e fax: 049-5991045
Gabriele Basmahdjj (Basmagi), nato ad Aleppo - in Siria - il 20 maggio 1943, fonda negli anni 1970 l'Associazione Chiesa Cattolica dei Siri Ortodossi di Antiochia e la Famiglia Spirituale Missione S. Antonio Abate. Residente a Padova, si avvale inizialmente della collaborazione di due consacrati: il "vescovo vagante" Vittorio Maria Francescone (della American Orthodox Catholic Church, di cui si tratta nella scheda seguente, il quale tuttavia si distacca ben presto da Gabriele Basmahdjj) e un sacerdote appartenente alla Chiesa ortodossa con la quale il movimento sostiene di essere attualmente in contatto per completare la formalizzazione dell'intesa di riconoscimento. Successivamente Basmagi si sposta in un casolare presso San Pietro in Gù (Padova). Collabora alla direzione dell'Associazione anche la moglie, Ines Dal Soglio di Schio, chiamata dagli adepti Suor Ines, con la quale ha contratto matrimonio civile nel 1991.

Il Patriarcato Ortodosso di Antiochia non riconosce l’ordinazione di Basmagi, avvenuta nel 1989 in modo illecito per le mani di un vescovo siro, monsignor Crisostomos, responsabile della Chiesa ortodossa in Brasile. Secondo fonti del movimento, in seguito, giunto in Italia, lo stesso monsignor Crisostomos consacra Basmagi anche abate e gli affida alcune diocesi in Brasile. Il movimento sostiene che questa consacrazione, insieme a quella ricevuta dal vescovo Francescone, siano pienamente lecite. La missione spirituale di Gabriele Basmagi si svolge prevalentemente sulla strada ed è finalizzata al recupero di prostitute, drogati, emarginati. Talora si svolge anche all’interno di ambienti cattolici e gruppi di preghiera; per questo motivo i proseliti sono spesso fedeli e sacerdoti cattolici. Uno di essi, il religioso sacramentino padre Rosario Gozzo – sospeso a divinis dal vescovo di Padova e successivamente, in data 1° maggio 1993, con decreto congiunto dell’arcivescovo metropolita di Fermo, monsignor Cleto Bellucci, e del precedente vescovo di San Benedetto del Tronto-Ripatranzone-Montalto, monsignor Giuseppe Chiaretti – si è allontanato dal gruppo nel 1999.

Il vescovo di Padova (in data 28 Dicembre 1990 e 2 Gennaio 1991) e quello di Vicenza (in data 2 Gennaio 1991 e 2 Dicembre 1992) hanno diffidato Basmagi dal presentarsi, agire in nome della Chiesa cattolica e compiere qualsiasi celebrazione liturgica nelle chiese e luoghi di culto appartenenti alle diocesi; i due presuli diffidano inoltre dal compiere esorcismi e riti in privato. Nelle stesse notificazioni i fedeli cattolici sono invitati a non partecipare a queste celebrazioni illecite. Le curie vescovili di Padova e Vicenza, il 14 Luglio 1996, hanno emanato congiuntamente un comunicato pubblicato sull’organo di stampa diocesano La Voce dei Berici nel quale ribadiscono le precedenti notificazioni e precisano che “Basmagi non è sacerdote cattolico”, “non è in comunione con alcun vescovo ortodosso” e “non possiede titoli di studi teologici”. Da parte sua il movimento afferma che le curie di Padova e Vicenza non hanno accolto i tentativi di padre Basmagi volti a mostrare i documenti delle sue ordinazioni e negano che egli si sia presentato come ministro cattolico.

Basmagi – che diffondeva i suoi insegnamenti anche attraverso trasmissioni televisive, durante le quali benediceva ed esorcizzava – amministra il sacramento del battesimo in acqua corrente e celebra matrimoni all’interno di messe che durano anche dieci ore. La lunghezza del rito si spiega con il fatto che in esso sono racchiusi diversi momenti: la predicazione di Cristo, la sua via crucis e la sua resurrezione. Ancora oggi padre Gabriele, attualmente residente in Siria, continua a esercitare il suo ministero “in spirito”, attraverso comunicazioni telefoniche con i suoi fedeli e grazie all’opera di Ines Dal Soglio. Già espulso dall’Italia nel 2001 (dopo essere stato condannato a otto anni di reclusione dal tribunale penale di Padova), nel 2002 viene dichiarato defunto dai membri della Missione. La sua morte sarebbe avvenuta nel giorno di Pasqua e sarebbe stata seguita dalla sua “resurrezione”. Essi ritengono che l’episodio in questione non sia né il primo né l’unico poiché sono convinti che lo spirito di padre Gabriele abbia lasciato il suo corpo altre volte. Il distacco sarebbe durato a volte per ore, a volte per giorni, fino a quando il suo corpo inanimato non “riprende vita”. La morte non avrebbe alcun potere su padre Gabriele e la sua resurrezione significa anche punizione per tutti quelli che lo calunniano e lo ostacolano.

I problemi giudiziari per padre Gabriele si ripresentano nel novembre 2004, quando viene condannato a otto anni e undici mesi di reclusione dai giudici della Corte d’Appello di Venezia per abusi sessuali, sequestro di persona e lesioni personali. Le sue seguaci diffondono volantini in luoghi pubblici come gli ospedali nei quali i malati ricevono indicazioni su come contattare l’associazione per “chiedere aiuto”. Il movimento – che conta qualche decina di fedeli – si è diffuso in diverse regioni d’Italia, fra cui le Marche, a Montefiore Dell’Aso (Ascoli Piceno), il Veneto, a Montecchio Precalcino (Vicenza) e a Villafranca (Padova), e la Basilicata.

Basmagi è considerato dai suoi seguaci il Figlio dell’Uomo di cui parla il libro dell’Apocalisse ai capitoli 1 e 19, letti secondo l’interpretazione dello stesso Basmagi. In essi si parla di Cristo risorto, l’angelo disceso dal Cielo con la chiave dell’abisso, del “mandato”, colui che, attraverso le opere, rivela la sua potenza. È chiamato dai suoi fedeli “Papy”, come pure Dio Padre è chiamato “Abba”. Basmagi, che i suoi seguaci dicono assomigli anche fisicamente a Gesù Cristo, vive la sua stessa condizione di innocente perseguitato, imprigionato e condannato. Egli sostiene di non avere creato alcuna nuova dottrina, ma di volere mettere in pratica ciò che è già scritto nella Sacra Scrittura. Le sue miracolose opere si sarebbero verificate dalla fine degli anni 1980: nel 1988 sconfigge definitivamente Satana; nel 1989, con l’aiuto della madre celeste, lega Beelzebul; nel 1991 accende il fuoco della Geenna, evento visibile a tutti nell’eruzione dell’Etna. In quel momento Basmagi prende il posto di Gesù e dà inizio al giudizio attraverso la separazione delle pecore dai capri.

Secondo alcune fonti, peraltro smentite dal movimento, in quanto profeta, Basmagi avrebbe previsto la fine del mondo per il 10 maggio 1996, giugno 1996 e, infine, nel 1999. Nei suoi messaggi afferma, comunque, esplicitamente, che i castighi descritti nel capitolo 24 del Vangelo di Matteo si stanno già realizzando in questo tempo, nel quale egli compie la sua missione: quella di avvisare il mondo che questo è il tempo della fine e che è importante pentirsi al più presto se si vuole salvare la propria anima.

Basmagi sostiene che nella Chiesa cattolica, considerata la Babilonia peccatrice, ci siano sia sacerdoti chiamati da Dio con una vera vocazione sia sacerdoti “chiamati da satana per distruggere il regno di Dio”. I vescovi e i cardinali cattolici consacrano pane e vino, ma in essi potrebbe nascondersi solo il corpo di Satana. I sacramenti amministrati nella Chiesa cattolica non produrrebbero frutti spirituali perché chi li amministra non è mandato da Dio e durante la celebrazione non invoca lo Spirito di Dio. I membri del movimento che vivono nella Missione contribuiscono al loro mantenimento attraverso il lavoro, che di solito non è retribuito e mettono i propri beni in comune “pro-missione”. Il digiuno è permesso e frequente, nell’attesa costante della fine del mondo. Bevono acqua benedetta da Basmagi e mangiano il pane azzimo che nutre e purifica non solo il corpo, ma anche l’anima. Il loro cammino, affidato a Basmagi, è un percorso di purificazione e pulizia spirituale, un “detersivo” necessario per pulire il corpo, una catechesi che comprende anche una forma particolare di educazione alla “castità”.

Lo scopo del movimento si riassume in questo motto: “Insieme si può costruire una famiglia unita nell’amore per un mondo migliore che viva nella vera pace” senza distinzione di razza e religione. Questa è la prima Chiesa universale il cui nome è “L’Umanità Chiesa di Fraternità”.

B.: La dottrina apocalittica del movimento di Basmagi è desunta da volantini distribuiti dai fedeli: “Bestemmia”, “Messaggi di Padre Gabriele-Missione S. Antonio Abate”, ”Perché Dio dovrebbe castigare l’umanità”, “L’Umanità Chiesa di fraternità”, ”Il Signore ti benedica”; “Gabriele -Il Santo di Dio”; altri elementi della dottrina si ritrovano in opuscoli scritti da Basmagi e diffusi all’interno della Missione come “Il cammino verso la pace” e “Ghiaccio dal cielo”. Un testo liberamente consultabile presso il movimento è il Libro delle testimonianze, che riporta innumerevoli racconti di miracoli, liberazioni e grazie spirituali ricevute attraverso padre Gabriele. In chiave critica, si vedano: Giancarla Perotti Barra, “Gruppo Gabriel Basmahdjj (Basmagi)”, in Movimenti Religiosi Alternativi - Dossier a cura del GRIS, n. 27, allegato a Presenza Cristiana, luglio 1997, pp. 38-41. Per quanto riguarda la dichiarazione ufficiale congiunta dei vescovi delle diocesi di Padova e Vicenza si fa riferimento a “I due comunicati ufficiali del Vescovo”, in La Voce dei Berici, 14 luglio 1996.



La Chiesa Cattolica Ortodossa Americana
Chiesa Cattolica Ortodossa Americana
Mons. Vittorio Maria Francescone
C. P. 137
80058 Torre Annunziata (Napoli)
Una filiazione della American Orthodox Catholic Church (titolo vantato da diverse organizzazioni religiose con sede negli Stati Uniti d’America) è presente anche in Italia sin dalla fine degli anni 1960.

La linea di successioni episcopali vantata da questa denominazione risale all’arcivescovo ortodosso libanese Aftimios Ofiesh (1890-1971; secondo altre fonti 1880-1966), che era stato a capo negli anni 1920 di un tentativo di creazione di un movimento ortodosso americano, inizialmente approvato dalla metropolia russa, e quindi ripudiato anche a causa del matrimonio (successivo all’ordinazione, in spregio ai canoni ortodossi) dello stesso Ofiesh nel 1933.

Attraverso uno dei vescovi che avevano raccolto l’eredità di Ofiesh, Walter Myron Propheta (1912-1972), fu consacrato nel 1967 (e riconsacrato sub conditione il 3 ottobre 1968 da Milton Cunha della Chiesa Cattolica Apostolica Brasiliana fondata da Carlos Duarte Costa) Giuseppe Santo Eusebio Pace, già prete sotto un altro vescovo indipendente, mons. Giovanni Taddei (1917-1979) e negli anni dal 1961 al 1967 parroco di una parrocchia italiana di rito occidentale del Patriarcato di Mosca.

A mons. Eusebio Pace – oggi a riposo – si deve l’atto di costituzione dell’Esarcato apostolico per l’Europa e l’America Latina della Chiesa Cattolica Ortodossa Americana, con sede a Roma in Via Flaminia 495, riportato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 luglio 1973. Il primate di riferimento negli Stati Uniti risultava mons. Lorenzo de Vatlich, con il titolo di Sua Beatitudine Dom Lorenzo, O.S.B., Patriarca a Primate Metropolitano della Chiesa Cattolica Ortodossa Americana, Giurisdizione di New York.

Attualmente, mons. Vittorio Maria Francescone, consacrato il 30 agosto 1975 da mons. Eusebio Pace, si presenta come suo coadiutore. Il movimento non risulta avere in Italia luoghi di culto aperti al pubblico.

B.: Chiesa Cattolica Ortodossa d’America, numero unico a cura dell’Esarcato Apostolico per l’Europa, Firenze s.d.

Il Movimento Impegno e Testimonianza
Movimento Impegno e Testimonianza – Madre dell’Eucaristia
Via delle Benedettine, 91
00135 Roma
Tel.: 06-3387275
Fax: 06-3387254
E-mail: mov.imp.test@madredelleucaristia.it
URL: www.madredelleucaristia.it/indexit.htm
Il Movimento Impegno e Testimonianza - Madre dell’Eucaristia è un gruppo di preghiera per il “Trionfo dell’Eucaristia”, fondato e guidato dal sacerdote cattolico don Claudio Gatti, che nasce intorno alle apparizioni di Marisa Rossi, veggente fin dall’età di due anni e mezzo. Misticamente presente – il 9 Marzo 1963 – all’ordinazione sacerdotale di don Gatti, lo incontra e lo riconosce, diventando alcuni anni dopo la sua figlia spirituale.

Le apparizioni di Marisa possono essere suddivise in tre periodi. Dal 1971 al 1985 sono strettamente private; dal 1986 al 4 settembre 1993 avvengono alla presenza di alcune persone riunite in preghiera; infine, dal 4 settembre 1993 – come richiesto dalla Madonna in un messaggio – diventano pubbliche. Da quel momento, ad assistere alle apparizioni sono ammesse anche alcune persone chiamate dalla Madonna per formare un cenacolo di preghiera e di formazione. Il cardinale Camillo Ruini, vicario generale di Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) per la Diocesi di Roma, con lettera datata 6 dicembre 1994, ha sospeso la facoltà di conservare l’eucaristia e di celebrare la messa nella cappella del movimento. Nel 1995, l’autorità ecclesiastica di Roma istituisce una commissione di inchiesta per verificare l’attendibilità dei fenomeni soprannaturali e l’idoneità ed ecclesialità della formazione spirituale proposta agli aderenti.

Dal 14 settembre 1995 cominciano a verificarsi i “miracoli eucaristici” durante le apparizioni pubbliche: una o più particole diventerebbero improvvisamente visibili fra le mani di Marisa Rossi di fronte ai fedeli in preghiera presso la sede del movimento e residenza di Marisa, don Gatti e alcuni collaboratori. Ogni domenica mattina, ogni primo sabato del mese e in occasione delle feste non di precetto dedicate a Gesù e alla Madonna, ogni giovedì sera e ogni giorno di festa cristiana, ha luogo un’apparizione pubblica. Secondo fonti del movimento, il giorno 26 novembre 1995 si sarebbe verificato uno straordinario evento eucaristico preannunciato dalla Madonna: la veggente si è presentata ai fedeli raccolti in preghiera con una grande ostia in mano, visibile a tutti, comparsa improvvisamente nelle sue mani. Il 13 marzo 1996, il cardinale Ruini proibisce con un decreto di prestare il culto alle ostie che appaiono nelle mani di Marisa, ritenute consacrate dagli aderenti al movimento. L’8 marzo 1998, 35° anniversario dell’ordinazione di don Gatti, il sacerdote riceve da Dio l’ordine di celebrare la messa, nonostante il divieto dei superiori, e il 1° aprile 1998 è sospeso a divinis dal cardinale Ruini. Il 20 giugno 1999 Dio Padre, per sua libera iniziativa e senza chiedere il consenso dell’interessato, lo ordina vescovo ed egli riceve tutti i poteri da Gesù Cristo. Il 14 settembre 2000 don Claudio Gatti, “Vescovo ordinato da Dio, Vescovo dell’Eucaristia”, emana il decreto ufficiale in cui riconosce l’origine soprannaturale delle apparizioni, dei miracoli eucaristici e delle teofanie trinitarie avvenute nel luogo taumaturgico.

Egli, mentre riafferma la sua obbedienza al Papa e l’unione con i vescovi e i sacerdoti che amano l’eucaristia, raccomanda ai fedeli la lettura delle “lettere di Dio” e “permette ufficialmente il culto della Madre dell’Eucaristia”. L’ultimo miracolo eucaristico si verifica il 15 gennaio 2004. Il movimento lo definisce straordinario perchè in esso si sarebbe verificata la contemporanea presenza di sangue divino e sangue umano in un’ostia. Mentre, infatti, nei miracoli precedenti l’eucaristia, trasportata nel luogo taumaturgico da Gesù, dalla Madonna, dagli angeli e dai santi, si era appoggiata sui fiori del giardino, sui vasi sacri o sull’altare, in quest’ultimo miracolo la Madonna stessa avrebbe adagiato una particola sulla fronte insanguinata di Marisa. Il 12 gennaio 2001 la Conferenza Episcopale Italiana pubblica un comunicato ufficiale nel quale “rende noti i provvedimenti adottati nei confronti del Rev. Claudio Gatti e del suo Movimento, in tutto il territorio nazionale”. In seguito, con una lettera (prot. 174/95-15938), la Congregazione per la Dottrina della Fede ha reso noto al Vicariato di Roma che il 18 ottobre 2002 “il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ha disposto l’immediata dimissione dallo stato clericale di don Claudio Gatti, decisione da considerarsi inappellabile”. In seguito a questa decisione don Claudio Gatti, in una lettera circolare, dichiara che “l’autorità ecclesiastica ha sbagliato gravemente” nei suoi confronti e gli ha inflitto “l’ultimo colpo di satana”. Nel mese di agosto del 2003 il movimento riceve da Dio Padre un altro dono spirituale: la consacrazione a luogo taumaturgico di una località (Fonte San Lorenzo) situata in una vallata a pochi chilometri da Frontignano (Macerata). Si tratta del luogo in cui, nel 1971, avvennero le prime apparizioni della Madre dell'Eucaristia, alla presenza dell’allora sacerdote don Claudio Gatti. Da allora i membri del movimento si recano periodicamente a Fonte San Lorenzo per compiere pellegrinaggi di ringraziamento.

L’opera di apostolato del fondatore si svolge attraverso le catechesi, i momenti di preghiera, le celebrazioni eucaristiche e i miracoli connessi che si svolgono nella sede del movimento – luogo ritenuto taumaturgico – oppure in altre località (Liguria, Marche, Sardegna, Abruzzo, Emilia Romagna, Veneto), dove sono nati altri gruppi di preghiera “Madre dell’Eucaristia”, che riuniscono alcune centinaia di persone. Affluiscono a Roma e partecipano agli incontri di preghiera pellegrini provenienti dall’estero: U.S.A., Messico, Canada, Mozambico, Zaire, Camerun, Brasile, Argentina, Spagna, Francia, Belgio, Svezia e altri paesi.

Il Movimento Impegno e Testimonianza diffonde la notizia che “la Madonna appare a Roma”, poiché vuole sottolineare l’elezione di questa città a centro della cristianità. La veggente Marisa afferma di ricevere messaggi destinati a tutta l’umanità. L’origine di questi messaggi sarebbe la Madonna, che vuole essere chiamata “Madre dell’Eucaristia”. Ella afferma che l’eucaristia, cuore della fede cattolica, è ridotta dai teologi a semplice simbolo e che la devozione verso questo sacramento deve essere rinnovata. Riguardo alle apparizioni nei messaggi si afferma che esse sono le più importanti e combattute – specialmente dal clero – e si richiede ai fedeli del movimento di parlare della “Madre dell’Eucaristia”, considerato come l’evento culminante della storia, nello stesso modo in cui l’Immacolata Concezione è l’evento che ha dato inizio alla storia. Il 25 marzo 1995 la Madonna ha stabilito che la festa (provvisoria) della Madre dell’Eucaristia deve essere celebrata il 25 marzo di ogni anno. La statua della Madre dell’Eucaristia, custodita dal 1989 nella cappella del movimento e dichiarata taumaturgica da Gesù, è stata realizzata in base alla descrizione data dalla veggente. La Madonna in essa rappresentata sorregge fra il dito medio e l’anulare della mano un’ostia ruotata di tre quarti verso di lei e nell’altra mano tiene un calice: l’immagine sta a significare che ella è madre di Cristo, integralmente presente nel sacramento.

Nei messaggi il luogo delle apparizioni è stato dichiarato santo e taumaturgico da Dio Padre, da Dio Figlio e da Dio Spirito Santo, poiché in esso si è verificata diverse volte anche la teofania di Dio uno e trino. I miracoli eucaristici che sono al centro dell’adorazione del movimento avvengono quando la Madre dell’Eucaristia, gli angeli o Gesù prelevano un’ostia da un tabernacolo o la sottraggono alla profanazione portandola a Marisa. Le ostie profanate appaiono, a differenza delle altre, frantumate, calpestate, bruciate, trafitte. L’eucaristia non è solo presenza di Gesù in corpo, sangue, anima e divinità, ma è anche presenza della Trinità, come afferma la Madonna che, dopo avere consegnato le ostie a Marisa, si prostra ad adorarle. Le tre persone divine sono state viste all’interno di un’ostia immensa, segno che l’eucaristia è anche presenza reale del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Nei messaggi la Madonna si rivolge ai membri del movimento incoraggiandoli a pregare e a fare opere buone al fine di compiere la loro grande missione di salvezza. Dopo venticinque anni di sacrifici ella ha comunicato che ciascun membro del gruppo ha salvato 9.132 anime. A messaggi di conforto e richieste di preghiere e sacrifici si intrecciano messaggi di preoccupazione per il Sommo Pontefice e per le sorti della Chiesa, che sarebbe governata da molti uomini affiliati a potenti e segrete associazioni, sostenuti da forti centri di potere e provvisti di un’enorme quantità di denaro. In una lettera datata 7 ottobre 1999 spedita a cardinali, vescovi e sacerdoti, don Claudio Gatti li invita finalmente a schierarsi con lui, dalla parte di Dio. Egli annuncia anche che il 1999 è l’anno del trionfo dell’eucaristia, della verità e del Movimento Impegno e Testimonianza. Successivamente, in seguito al mancato verificarsi di questa profezia, le rivelazioni confortano i fedeli precisando che, poiché devono convertirsi ancora milioni di persone, compresi molti ecclesiastici, Dio ha concesso ancora del tempo per attendere la conversione dei suoi figli. Il giorno 1° Novembre 1999 alle ore 10, mentre la comunità è raccolta in preghiera, Marisa va in estasi e vede in visione un fuoco dal quale sente uscire la voce di Dio: questo evento è considerato, dai presenti, come un fatto straordinario e unico nella storia della Chiesa. La notte di Natale dello stesso anno la Madonna porta una lettera di Dio a Marisa nella quale egli rivela di avere concesso l'indulgenza plenaria del giubileo a tutti coloro che visiteranno la cappella “Madre dell’Eucaristia”.

In un recente numero (del 2005) del giornalino mensile Perle della Madre dell’Eucaristia si dice che le apparizioni della Madre dell’Eucaristia sono collegate con quelle avvenute a Lourdes e Fatima di cui sono il naturale completamento voluto da Dio. Infatti, così come preannunciato nella lettera di Dio dell’11 febbraio 1995, “l’Immacolata Concezione apre la storia, la Madre dell’Eucaristia chiude la storia”. Nello stesso numero si afferma che le apparizioni dureranno fino alla morte della veggente Marisa Rossi; in seguito, probabilmente, le apparizioni mariane non si verificheranno più in nessun’altra parte della terra.

B.: Le lettere di Dio trasmesse a Marisa Rossi fino all’agosto 2003 sono pubblicate in undici libri, tutti a cura dell’Associazione Movimento Impegno e Testimonianza-Madre dell’Eucaristia. Tra questi, particolarmente importanti sono: il primo, Io sono Madre dell’Eucarestia, Movimento Impegno e Testimonianza, Roma 1993, che contiene i messaggi chiamati dalla Madonna “La Catechesi di Dio Padre” (terminati il 4 settembre 1993); il secondo volume, L’Eucaristia Trionferà, Movimento Impegno e Testimonianza, Roma 1994, contiene i messaggi ricevuti dal 24 ottobre 1993 al 16 ottobre 1994; il sesto volume (diviso in due parti), Conoscete Gesù Parola, amate Gesù Eucaristia, del dicembre 1999, nel quale sono riportati i documenti relativi alla situazione canonica di don Claudio Gatti e la serie dei messaggi ricevuti da Marisa dal 4 ottobre 1997 al 14 settembre 1999. Il libro di don Claudio Gatti e Marisa Rossi, Tu sei Madre dell’Eucaristia, vol. I, Editrice Componendo, S. Giovanni in Persiceto (Bologna) 1999, è il libro nel quale la Madonna detta la storia della sua vita a Marisa. I giovani del movimento (“apostolini”) curano il giornalino mensile Perle della Madre dell’Eucaristia, le cui bozze sono state benedette dalla Madonna nel 1998 e che ha visto la luce nel 1999. Attraverso il giornalino continuano a essere diffuse le “lettere di Dio portate dalla Madonna o da Gesù”.



LiviaGloria
00lunedì 10 aprile 2006 15:58
Ancora
Gabriella Carlizzi e l’Opera Padre Gabriele
Opera Padre Gabriele
Via L.V. Bertarelli, 133/135
00159 Roma
Tel.: 06-4382509
URL: www.lagiustainformazione.it/
Le origini dell’Opera Padre Gabriele, associazione onlus promossa e animata da Padre Gabriele Francesco Maria Berardi (1912-1984), risalgono al 1971. In quell’anno, per iniziativa dello stesso padre Gabriele nasce l’Associazione Fra i Volontari della Carità, a Roma. Francesco Maria Berardi era sacerdote dell’Ordine dei Servi di Maria, nato a Carpegna (Pesaro) e morto a Roma. Il fine perseguito dall’associazione è duplice: restituire ai poveri di spirito la loro dignità attraverso il recupero dei valori cristiani e l’elargizione ai bisognosi di beni materiali. All’Associazione Fra i Volontari della Carità si avvicinano alcune migliaia di poveri che, a giorni alterni, ricevono generi alimentari e vestiario; è fornita assistenza anche a carcerati, handicappati e istituti religiosi poveri.

Gabriella Pasquali Carlizzi, figlia spirituale di padre Gabriele Maria Berardi, si impegna – dal 1985 – a proseguire la sua opera e diventa presidente dell’associazione. Dal 1989 riceve in un “filo diretto” dal Paradiso, i messaggi di padre Gabriele che riguardano vicende personali, sociali e talora il mondo intero; fino al giugno del 1992 i messaggi sono rimasti segreti. In occasione della strage di Capaci, del 26 Maggio 1992, padre Gabriele impone a Gabriella la loro pubblicazione a beneficio di tutti. Al carisma di Gabriella Pasquali Carlizzi si aggiunge, successivamente, anche quello di Anna Galli – una veggente protagonista di fenomeni mistici fin dal 1980 – che, alla fine degli anni 1990, si allontana dall’associazione. Il 22 novembre 1992 nasce la Fondazione del Centro Editoriale Padre Gabriele. Questa casa editrice si propone di diffondere le opere redatte o ispirate da padre Gabriele, dopo la sua morte, tramite Gabriella Pasquali Carlizzi, e di pubblicare opere a contenuto religioso, sociale o politico che abbiano come fine la diffusione dell’annuncio dell’“Era Nuova del Cristiano”. La diffusione dei messaggi avviene attraverso stampa, radio e televisione.

Nel gennaio del 1992 è fondato il Partito Cristiano della Democrazia, il cui fine è quello di offrire al cristiano dell’Era Nuova quell’alternativa politica ritenuta indispensabile per restituire onestà e bontà alle classi dirigenti. Fino al 1992 l’associazione è stata assistita spiritualmente e sostenuta pubblicamente da due sacerdoti cattolici che, successivamente, se ne sono allontanati. Il periodico di informazione dell’associazione è stato, fino all’aprile 1994, La Via della Carità. Nell’ottobre del 1994 l’associazione avvia la pubblicazione di un settimanale, L’Altra Repubblica, interrotta nel febbraio dell’anno successivo. Dal febbraio 1997 inizia la pubblicazione del nuovo periodico: Il tempo di Giusto. Il numero zero è in gran parte dedicato alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto Gabriella Pasquali Carlizzi a causa delle accuse di circonvenzione da parte di quattro membri dell’associazione. Le accuse sono attribuite dal periodico a un complotto ordito ai danni di Gabriella Pasquali Carlizzi per ostacolare la sua opera di denuncia contro apparati occulti dello Stato.

In riferimento all’Associazione Fra i Volontari della Carità il vicariato della diocesi di Roma ha emanato due comunicati – nel 1993 e 1997 – nei quali dichiara che essa non ha alcun riconoscimento da parte dell’autorità ecclesiastica; che nella cappella della sede dell’associazione non è consentito celebrare la messa o custodire l’eucaristia; che non esiste alcuna causa di beatificazione nei riguardi del sacerdote padre Gabriele e che essa diffonde messaggi incompatibili con la fede cattolica. I membri dell’associazione sono circa settanta, e il movimento è presente anche in Brasile e in Colombia.

Attraverso i messaggi trasmessi per “filo diretto” (per via carismatica, sotto forma di locuzioni interiori), che Gabriella afferma di ricevere da padre Gabriele, quest’ultimo intende rivolgersi alla società e ai singoli, in tutti i tempi della storia e in particolare nell’attuale frangente. Si tratta di annunci, avvertimenti, insegnamenti, rivelazioni. Secondo tali insegnamenti, il mondo in cui viviamo è corrotto, molti sono stati gli errori commessi dai governanti, e la corruzione dei politici in Italia ha portato a conseguenze gravissime sul piano sociale, politico, economico e morale. Il male morale e spirituale imperversa nella società facendo di Satana il padrone di questi tempi. La corruzione tocca anche ambienti della Chiesa cattolica, poiché Satana – l’anticristo – è nella Chiesa e si muove vicino al trono, così come Giuda era accanto a Gesù. Bisogna dunque rifondare la Chiesa di Cristo sulla verità e la giustizia intendendo con “verità” il Verbo rigenerato e purificato dalle interpretazioni che ne hanno distorto la dottrina. È imminente lo spopolamento del pianeta Terra; solo un terzo di creature si salverà e si tornerà a vivere come in epoche passate, in cui la moneta non aveva valore e si viveva solo mangiando il frutto del lavoro delle proprie mani. Rimane quindi poco tempo per la conversione e per essere nel novero dei pochi superstiti che vedranno la Nuova Era.

Per sanare queste piaghe e inaugurare una Nuova Era è necessario un evento straordinario, annunciato da padre Gabriele il 9 Dicembre 1992. Attraverso Gabriella, figura del nuovo arcangelo Gabriele, giunge l’annuncio della seconda venuta di Gesù sulla Terra. La nascita è annunciata per la notte fra il 24 e il 25 Dicembre del 1992, a Roma. Si tratta di una nascita non simbolica, ma reale, del Cristo della Nuova Era. I credenti lo riconosceranno attraverso la fede; egli annuncerà la parola, soffrirà, ma non morirà perché la sua nascita si verifica nell’era in cui il potere di Satana è destinato a cessare. Grazie a un evento straordinario, il nuovo Gesù sarà visibilmente presente fino all’ultimo giorno dei mille anni della Nuova Era. Chi non lo riconoscerà disconoscerà non questo Gesù, ma quello venuto la prima volta. I ministri della Chiesa, colpevoli della sua rovina, profanatori dell’eucaristia e indegni di annunciare il Verbo, nonostante neghino il soprannaturale, non potranno non riconoscere la nuova nascita di Gesù. Il 25 Dicembre 1992 Dio stesso si rivolge ai membri dell’associazione tramite Gabriella, appellandosi a loro affinché riconoscano il ritorno di suo Figlio “Giusto” nel trionfo della giustizia con il compito di attuare il progetto che il Creatore aveva in mente fin dalla creazione del mondo. “Giusto” si manifesterà anche nella unificazione delle Chiese e quindi da ogni Chiesa dovranno essere scacciati coloro che indegnamente ne professano e amministrano il credo. Ci saranno guerre di religione e molti ministri di Dio moriranno, ma alla fine “Giusto” riedificherà il suo tempio che è la Terra rigenerata e vivrà fra i giusti.

Il 25 dicembre 1992 segna anche la data d’inizio del nuovo tempo, il primo giorno dell’anno. L’annuncio della nascita di Giusto deve raggiungere l’intero mondo, a cominciare da Gerusalemme, dove Gabriella Pasquali Carlizzi si reca il 4 febbraio 1993 per consegnare l’annuncio dell’avvento di Giusto ai rappresentanti della religione ebraica. Durante la sua permanenza in Terra Santa, sotto la guida di padre Gabriele, visita i luoghi santi e si incontra molte volte con le “Autorità del Cielo”. A Nazaret incontra la Madonna che, come Gabriella, ha ricevuto da un angelo di nome Gabriele l’annuncio della nascita del Figlio di Dio sulla Terra. Entrambe hanno custodito in grembo e nel cuore il Santo Bambinello. Al Santo Sepolcro incontra Satana e nel deserto – nella sua veste di nuova guida del popolo eletto – riceve spiritualmente da Mosè le nuove tavole della Legge. Sul Monte degli Ulivi incontra Gesù, ai piedi del Monte Tabor, ascolta la voce del Padre Celeste e sulle rive del Giordano incontra Giovanni Battista e Gesù.

In seguito alla morte di Giovanni Paolo II (1920-2005) Gabriella Pasquali Carlizzi lo definisce “il precursore del Giusto” che ha svolto “lo stesso ruolo espresso duemila anni fa da Giovanni il Battista”. Gabriella Pasquali Carlizzi continua a divulgare i messaggi a diffusione universale di padre Gabriele tramite un nuovo Sito Internet (dopo il sequestro penale del sito www.giustainformazione.it con decreto del Tribunale di Firenze in data 3 gennaio 2005) specificando che ciò che viene pubblicato non intende prevenire il giudizio della Chiesa e sarebbe conforme ai decreti di papa Paolo VI (1897-1978) emanati il 14 ottobre 1966. I messaggi del Cielo sono “ispirazioni dell’anima” che, secondo Gabriella Pasquali Carlizzi, spesso sono un monito e un avvertimento per le autorità e permettono di prevenire avvenimenti delittuosi oppure di svelare misteri irrisolti, come quello del “mostro di Firenze”. Il mistero in questione sarebbe in realtà legato ad altri misteri poiché “un filo rosso collega gli omicidi del ‘Mostro di Firenze’ a molte altre morti efferate e misteriose avvenute in Italia e all'estero”. Questo filo sarebbe la “Rosa Rossa”, l’organizzazione massonico-esoterica con ramificazioni internazionali, dietro la quale si celerebbero gli assassini che hanno agito nelle campagne fiorentine. Questa organizzazione potrebbe contare “sulla protezione di personaggi influenti e soggetti deviati” infiltrati negli apparati dello Stato. Questi ultimi, attraverso ricatti incrociati, avrebbero cercato di gestire fette di potere o coprire inconfessabili collusioni con un mondo, quello magico-esoterico, che coinvolge e condiziona trasversalmente la società.

B.: Una delle prime pubblicazioni di Gabriella Pasquali Carlizzi è un libro dedicato a padre Gabriele: Gabriella Pasquali Carlizzi, Coraggio figlia, t’aiuterò..., Associazione Fra i Volontari della Carità, Roma 1984. Nella seconda metà del 1992 sono pubblicati due romanzi ispirati da padre Gabriele, il primo sul sequestro Moro e il secondo sulla strage di Capaci: cfr. Eadem, Clamorosamente, Editrice Tipografica, Roma 1992; ed Eadem, Il volo del falco, Editrice Tipografica, Roma 1992. Cfr. pure Eadem, Filo Diretto, vol. 1, Centro Editoriale Padre Gabriele (raccolta di messaggi a cadenza giornaliera degli anni 1989-1990); Anna Galli, Tutta di Gesù, Centro Editoriale Padre Gabriele, Roma 1992; Gabriella Pasquali Carlizzi, Filo Diretto-Messaggi Universali di Padre Gabriele (1° Ciclo I-XII e 2° Ciclo XIII-XXIV), Associazione Fra i Volontari della Carità, Roma 1992 (Messaggi Universali di Padre Gabriele a cadenza settimanale). Nel numero zero del periodico dell’Opera “Padre Gabriele”, Il Tempo di Giusto, gennaio-febbraio 1997, si può leggere la recensione del libro di Gabriella Pasquali Carlizzi, Il mistero di Giusto, Centro Editoriale Padre Gabriele, pubblicato nel 1996, nel quale si apprende, credendolo per fede, l’avvenimento della presenza di Gesù nel mondo tornato sulla Terra come “Giusto”. Tra le ultime pubblicazioni dedicate al mistero del mostro di Firenze è da segnalare: Pietro Licciardi e Gabriella Pasquali Carlizzi, Gli “Affari riservati” del Mostro di Firenze, presso gli autori, Roma 2002. Per quanto riguarda le dichiarazioni ufficiali del vicariato di Roma, sono stati emanati due comunicati: il primo in Rivista Diocesana di Roma, XXXIV/1 (1993), pp. 21-22; il secondo in “Roma-sette”, inserto di Avvenire, 14 Settembre 1997, p. 8.



L’Armée de Marie
Armée de Marie –Communauté de la Dame de Tous les Peuples
(i membri italiani sono in contatto con il centro internazionale:)
Centre International de la Communauté de la Dame de tous les Peuples
626, Route du Sanctuaire
Lac-Etchemin, Québec G0R 1S0 - Canada
Tel. e fax: 001-4186255582
E-mail: secretariat@communaute-dame.qc.ca
URL: www.communaute-dame.qc.ca
L’Armée de Marie si situa alla confluenza di diverse correnti escatologico-mariane, che possono essere fatte risalire – se non al ritrovamento e alla pubblicazione, nel 1842, del Trattato della vera devozione alla Beata Vergine Maria di san Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716) – alle controversie “melaniste” originate dalla divulgazione a partire dal 1879 da parte della veggente dell’apparizione mariana di La Salette (1846), Mélanie Calvat (1831-1904), nell’ultimo periodo della sua vita con l’appoggio del vescovo di Lecce, Salvatore Luigi Zola (1822-1898), di un “segreto di La Salette” non riconosciuto come autentico dalla gerarchia ecclesiastica (e di cui la pubblicazione sarà vietata dal Sant’Uffizio nel 1915), che pure aveva invece riconosciuto il carattere soprannaturale dell’apparizione del 1846. Alla divulgazione del “segreto” di Melania dà un contributo decisivo lo scrittore cattolico francese Léon Bloy (1846-1917), acceso “melanista”, considerato un “padre spirituale” da Raoul Auclair (1906-1997), un autore cattolico di successo di libri sulle profezie e le apparizioni mariane, che unisce un interesse per La Salette e il “melanismo” – peraltro non esclusivo, e anzi inquadrato nel tentativo di abbracciare in uno sguardo d’insieme tutte le apparizioni riconosciute dalla Chiesa cattolica nel XIX e XX secolo – alla divulgazione delle apparizioni della Signora di Tutti i Popoli a Ida Peerdeman (1905-1996), che sarebbero avvenute ad Amsterdam dal 1945 al 1959. Su tali apparizioni l’autorità ecclesiastica cattolica ha mantenuto a lungo un atteggiamento riservato, fino a che dapprima, con una notifica del 31 marzo 1996, il vescovo di Haarlem (Olanda), monsignor Henrik Bomers, ha autorizzato il culto pubblico della Madonna con il titolo di Signora di Tutti i Popoli, quindi il 31 maggio 2002 il successore di Bomers, monsignor Jozef Marianus Punt, ha dichiarato che le apparizioni sono di origine soprannaturale.

Marie-Paule Giguère (1921-) nasce a Sainte-Germaine-du-Lac-Etchemin, una località di campagna del Québec. Prende in considerazione la vita religiosa, ma la sua cattiva salute è interpretata dai confessori come segno di una vocazione al matrimonio. Nel 1944 sposa Georges Cliche (1917-1997), cui darà cinque figli. Il marito si rivela ben presto prodigo, alcolista e infedele, e – su consiglio di diversi sacerdoti – Marie-Paule lo lascia nel 1957 (diversi tentativi di riconciliazione non si riveleranno fruttuosi). Fin dall’adolescenza, Marie-Paule “sente” le voci interiori di Gesù e della Madonna, che in seguito le chiedono di scrivere una voluminosa autobiografia spirituale, Vie d’Amour, pubblicata in tredici volumi fra il 1979 e il 1980; i volumi 4 e 6 (su alcuni primi compagni di Marie-Paule) seguono nel 1993 e 1994, e cinque volumi di appendici sono pubblicati nel 1992. Nel 1954 Marie-Paule “sente” per la prima volta un riferimento all’Armée de Marie, un “meraviglioso movimento” che un giorno guiderà. Negli anni 1960 nasce una piccola “équipe mariana” che comprende una suora della Carità, Jeanne d’Arc Demers, e due padri camilliani, Denis Laprise e l’italiano Victor Rizzi.

L’Armée de Marie è ufficialmente inaugurata il 28 agosto 1971; un sacerdote della Diocesi di Rimouski (Québec), don Philippe Roy (1916-1988) aderisce nel 1972 e ne diventa in seguito direttore generale. Su richiesta di monsignor Jean-Pierre van Lierde (1907-1995), vicario generale del Santo Padre per la Città del Vaticano, l’arcivescovo di Québec, cardinale Maurice Roy (1905-1985) – omonimo ma non parente di don Philippe Roy – erige l’Armée de Marie in pia associazione nel 1975. Nel 1974 e 1977 Marie-Paule incontra Ida Peerdeman in Olanda (più tardi, le controversie indurranno il circolo intorno alla veggente olandese a chiedere a quest’ultima di mantenere le distanze). Nel 1976 Raoul Auclair legge il manoscritto di Vie d’Amour e aderisce all’Armée de Marie; nel 1978 si trasferisce dalla Francia nel Québec e dal 1979 assume la direzione della rivista del movimento, L’Étoile. Seguono anni di grande successo per l’Armée de Marie (dovuto – secondo vari osservatori – alla promozione di un cattolicesimo tradizionale e conservatore, che nello stesso tempo accetta il Concilio Vaticano II), che portano fra l’altro alla fondazione, il 31 maggio 1981, di una Famiglia dei Figli e delle Figlie di Maria e della Comunità dei Figli e delle Figlie di Maria, quest’ultima una famiglia religiosa accolta all'inizio del 1986 dall’allora vescovo de L’Aquila, in Italia, monsignor Mario Peressin (1923-1999).

Giovanni Paolo II (1920-2005) ordina personalmente il primo sacerdote dei Figli di Maria nel 1986; seguono altre ordinazioni, e i Figli e le Figlie di Maria sono accolti in numerose diocesi del mondo. Dopo la morte del marito, Marie-Paule stessa diventa religiosa nel 1997 ed è in seguito eletta superiora generale delle Figlie di Maria. Una più ampia Comunità della Signora di Tutti i Popoli comprende oggi cinque organizzazioni: l’Armée de Marie, la Famiglia dei Figlie e delle Figlie di Maria, la Comunità dei figli e delle Figlie di Maria, e inoltre gli Oblati-Patrioti, fondati nel 1986 per la diffusione della dottrina sociale cattolica, e l’Istituto Marialys (creato nel 1992), che raccoglie sacerdoti che promettono speciale fedeltà al Papa e un impegno per il rinnovamento cristiano della gioventù.

Parallela alla storia dell’espansione dell’Armée de Marie è quella dei suoi conflitti con alcune autorità ecclesiastiche (che ne giustificano, senza che si intendano portare giudizi di merito, il cenno che se ne offre in questa sede), di cui del resto si possono trovare antefatti fin dalle origini del movimento. Nel 1984 l’arcivescovo di Québec, e futuro cardinale, Louis-Albert Vachon nomina una commissione per indagare sull’Armée de Marie, sollecitato da vari oppositori critici nei confronti della dottrina ipotizzata da Raoul Auclair secondo cui “QUELLA” (CELLE, scritta in tutte maiuscole), l’Immacolata, partecipa al mistero originario di Dio, co-opera con Dio nella creazione e quindi entra nel cuore della Vergine Maria; oggi si prepara a trionfare nel “settimo giorno della storia umana”, il giorno del Regno, annunciato dalle apparizioni mariane e in particolare da quelle di Amsterdam, in cui l’umanità sarà restaurata nello stato glorioso voluto per essa da Dio nel giardino dell’Eden e distrutto dal peccato originale. In realtà, per quanto Marie-Paule stimi Raoul Auclair, non ci sono prove che la dottrina del “settimo giorno della storia umana” abbia giocato un ruolo importante nella sua esperienza spirituale; tuttavia, i problemi sono complicati dal fatto che alcuni membri dell’Armée de Marie si convincono che “CELLE”, così come un giorno ha inabitato il cuore di Maria, oggi misticamente inabita Marie-Paule. Già nel 1958 la voce di Gesù Cristo aveva annunciato a Marie-Paule: “Oggi Ella [la Madre di Gesù] è diventata incarnata, e i suoi occhi materni si sono rivolti verso di te. Sei tu, figlia mia, che stai soffrendo la mia passione e che, a nome della mia amata Madre, darai di nuovo Cristo al mondo (…). Tutto questo, figlia mia, per mostrare che c’è stata Trinità e per provare, ancora una volta, che c’è reincarnazione” (Vie d’Amour, vol. I, Vie d’Amour, Limoilou [Québec] 1979, pp. 326-328). Nel 1958 le controversie sulla penetrazione di dottrine della reincarnazione fra i cattolici sono ignote in Québec, e i sacerdoti e teologi che leggono il manoscritto – se pure avanzano qualche obiezione – interpretano “reincarnazione” come presenza mistica e simbolica di Maria nel cuore di Marie-Paule.

Nel 1985 e 1986 un membro belga dell’Armée de Marie che si è trasferito nel Québec, Marc Bosquart, pubblica due volumi (De la Trinité Divine à l’Immaculée-Trinité. Éléments pour servir à la Contemplation d’un mystère - I, La Famille de Fils et Filles de Marie, Limoilou [Québec] 1985; e Le Rédempteur et la Co-Rédemptrice. Éléments pour servir à la Contemplation d’un mystère - II, La Famille des Fils et Filles de Marie, Limoilou 1986) in cui introduce la nozione di una doppia Trinità, la prima nota alla tradizione cristiana, e la seconda – la Trinità-Immacolata – composta da Maria, Marie-Paule e dallo Spirito Santo, che prepara il glorioso avvento del “settimo giorno della storia umana”. Queste speculazioni vanno al di là di quanto la gerarchia cattolica – nel Québec e a Roma – sia disposta a tollerare, e il 27 febbraio 1987 la Congregazione per la Dottrina della Fede ne dichiara le dottrine “gravemente erronee”, lasciando libero il cardinale Vachon di ritirare all’Armée de Marie il riconoscimento come pia associazione, misura che il porporato assume il 4 maggio 1987. Successivi appelli alle istanze gerarchiche romane si rivelano infruttuosi. Dal canto suo, l’Armée de Marie ritira dal commercio i libri di Bosquart e dichiara che si tratta di semplici ipotesi private dell’autore, mai insegnate dal movimento; sospetta pure che i due libri costituiscano solo un casus belli colto al volo per un’azione che almeno i vescovi del Québec andavano preparando da tempo.

Nella stessa gerarchia cattolica del Canada (e altrove) non manca chi pensa che le sanzioni siano eccessive, e che in ogni caso riguardino l’Armée de Marie e il suo status canonico di associazione riconosciuta, non la Comunità dei Figli e delle Figlie di Maria. In effetti, sia in Italia (dove peraltro la relazione con monsignor Peressin finirà per deteriorarsi) sia in alcune province anglofone del Canada e altrove Figli di Maria sono ordinati sacerdoti dopo il provvedimento del 1987 del cardinale Vachon e per tutti gli anni 1990, fino al 1999; in Giamaica un Figlio di Maria, padre Michel Palud, è nominato vicario generale della Diocesi di Mandeville. Dopo gli avvenimenti del 2000, su cui torneremo, il vescovo locale ritirerà però il suo appoggio ai Figli e alle Figlie di Maria, che lasceranno la Giamaica nel 2001, mentre Palud e cinque confratelli sceglieranno di rimanere sull’isola e di abbandonare i Figli di Maria. Peraltro, la situazione canonica dei Figli e delle Figlie di Maria non è a sua volta chiarissima e nel 1997 è nominato per chiarirla un Commissario pontificio, il vescovo monsignor Gilles Cazabon O.M.I., la cui missione procederà fra alti e bassi. Per quanto riguarda l’Armée de Marie – nonostante dissensi al riguardo fra vescovi canadesi, manifestati anche pubblicamente – il 31 marzo 2000 la Conferenza episcopale canadese ha trasmesso a tutti i vescovi del paese una lettera del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (oggi Papa Benedetto XVI), dove si afferma che le pubblicazioni dell’Armée de Marie, compresa Vie d’Amour, contengono “gravi errori” e “aberrazioni” e si suggerisce che i vescovi canadesi pubblichino una nota avvertendo che l’Armée de Marie “non può più essere definita un’associazione cattolica”.

Benché la lettera del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede precisi che essa si riferisce solo all’Armée de Marie “e non all’Istituto dei Figli di Maria”, l’esperienza di monsignor Cazabon sembrerebbe piuttosto suggerire che separare le due branche dell’opera fondata da Marie-Paule è impossibile. Ulteriori conflitti fra vescovi del Québec e Armée de Marie sorgono nel 2000 a proposito della costruzione del centro Spiri-Maria a Lac-Etchemin, criticata in una “Nota disciplinare” del 10 aprile 2000 di monsignor Maurice Couture, arcivescovo di Québec. Infine, il 15 aprile 2001 la Conferenza dei Vescovi Cattolici del Canada pubblica una “Nota dottrinale dei Vescovi cattolici del Canada sull’Armée de Marie”, in cui si dichiara che quest’ultima “non è un’associazione cattolica” e che “l’attività e gli insegnamenti dell’Armée de Marie comportano dei pericoli reali per la Chiesa cattolica del Canada e per la fede dei suoi membri”. All’interno dell’Armée de Marie alcuni interpretano questi documenti come “la caduta della ‘Chiesa di questo mondo’” che “permetterà alla ‘Chiesa rinnovata’ di emergere”, ma nello stesso tempo ribadiscono la loro “incrollabile fedeltà al Papa”. Quanto alla gerarchia cattolica, molti si chiedono se davvero non esistano strade che permettano di mantenere in comunione con Roma un movimento di diverse migliaia di fedeli laici e un gruppo di sacerdoti, di religiosi e di suore (i Figli e le Figlie di Maria) riconosciuti anche nei documenti critici come eccellenti per devozione e impegno. Per perseguire questo scopo il 23 maggio 2003 è stato nominato un nuovo Commissario pontificio nella persona di monsignor Terrence Prendergast, S.J., arcivescovo di Halifax, con cui continua un difficile dialogo, che è sembrato interrompersi nell’aprile 2005 con una nuova richiesta ai sacerdoti e alle religiose di separarsi dal movimento laicale, nei confronti del quale sono state rinnovate le condanne.

B.: Fonte primaria è l’opera di Marie-Paule Vie d’Amour, 15 voll., Vie d’Amour, Limoilou (Québec) 1979-1980 (1993-1994 per i voll. 4 e 6), con i cinque volumi di Appendices (1992). Le vicende dell’Armée de Marie vanno pure seguite sulle sue riviste che si sono succedute nel tempo: L’Armée de Marie (1971-1976), Marie (1976-1979), L’Étoile (1979-1982), Le Royaume (1982-). Tra le fonti secondarie: M. Introvigne, “En Route to the Marian Kingdom: Catholic Apocalypticism and the Army of Mary”, in Stephen Hunt (a cura di), Christian Millenarianism. From the Early Church to Waco, Hurst & Company, Londra 2001, pp. 149-165
LiviaGloria
00lunedì 10 aprile 2006 16:02
Anche Padre Pio
L’Opera di Luigi Gaspari
Comitato per la diffusione delle opere del dottor Luigi Gaspari (C.D.O.L.G.)
Via San Felice, 91
40125 Bologna
Tel.: 051-553985
Email: cdolg2002@libero.it
Il Comitato per la diffusione delle opere del dott. Luigi Gaspari è stato fondato dall’erede da lui stesso designato, Silvio Causo, e da altri fedeli dopo la morte di Luigi Gaspari, avvenuta il 18 novembre 1995 a Cesenatico (Forlì). Compito del Comitato è quello di diffondere i suoi scritti e di inviarli a chiunque ne faccia richiesta, al fine di continuare l’opera del fondatore. Il Comitato si ispira, per la sua attività, a una frase che san Padre Pio da Pietralcina (1887-1968) avrebbe pronunciato nel maggio 1968: “… Tutti coloro che contribuiranno alla stampa e alla diffusione dei ‘Quaderni dell’Amore’ riceveranno la Perpetua Gratitudine e Benedizione di Dio e mia”.

Luigi Gaspari (1926-1995) nasce a San Felice sul Panaro (Modena) il 9 aprile 1926. Nella sua autobiografia racconta le vicende in seguito alle quali si convince di essere destinato a compiere una particolare “missione spirituale”. I suoi genitori (Augusto e Ida) rivestono una grande importanza per la vita e la missione di Luigi e sono costantemente presenti nei suoi scritti. Ultimo di dieci figli, è contagiato dalla devozione di sua madre verso Padre Pio da Pietralcina. Dalla madre Luigi Gaspari apprende che, in un momento di gravi difficoltà economiche, nel 1928, la Divina Provvidenza aveva inviato il suo Spirito per consigliarla sul da farsi. Il consiglio era giunto sotto forma di una lettera di Padre Pio nella quale si consigliava di trasferire la famiglia a Pavignane, dove il padre avrebbe certamente trovato un lavoro. Nel 1933 la madre riceve da Padre Pio un secondo consiglio, ovvero di trasferire una parte della famiglia (i genitori e Luigi) a San Matteo della Decima (Bologna). Al compimento dei 14 anni d’età, nel marzo del 1940, come promesso dalla madre, Luigi Gaspari si reca a San Giovanni Rotondo per incontrare Padre Pio. La prima volta che si accosta al suo confessionale è “sgridato” e allontanato, mentre racconta di essere stato accolto come “figlio spirituale” la volta seguente. Il 5 maggio 1940 Luigi riceve una lettera dalla signorina Olimpia Pia Cristallini (conosciuta in occasione del viaggio a San Giovanni Rotondo), nella quale quest’ultima dice di essere stata “incaricata” da Padre Pio di dirgli “che desidererebbe che Luigi di Bologna studiasse di più” e che deve “con un po’ di più fervore pregare Gesù Ostia”. Nella lettera Luigi è anche sollecitato a obbedire al Padre per non far “gemere dalle sue ferite tanto più sangue”, poiché il Padre già “vede il suo avvenire ed ha già stabilito della sua posizione”.

Nell’estate del 1954, dopo la morte del padre avvenuta l’anno precedente, Luigi si trasferisce a San Matteo della Decima per aiutare la sua famiglia e confortare la madre. A settembre Luigi ritrova in soffitta la lettera ricevuta nel 1940, la rilegge e comincia a comprendere molte cose accadute negli anni precedenti. Decide di ritornare a San Giovanni Rotondo e, durante la Messa, oppresso dal senso di colpa per essere stato per quattordici anni lontano dal Padre, piange lungamente, ma è consolato dallo stesso Padre Pio il quale, mentre si reca nella sua cella, si ferma accanto a lui e lo chiama “figlio mio”. Da quel momento Luigi sente che Padre Pio prende il posto di papà Augusto, “ritornato in Cielo”, e i viaggi a San Giovanni Rotondo diventano molto frequenti. L’8 Giugno 1956 anche la madre ritorna in Cielo, dopo avere scritto durante l’agonia un testamento spirituale.

A San Giovanni Rotondo, Padre Pio dice a Luigi di recarsi a Pompei perché Mamma Ida “vive nel Cuore di Gesù” e “ora la Madonna è la tua Mamma”. Dal 1957 al 1968 i viaggi a San Giovanni Rotondo diventano mensili. Luigi dice di avere ricevuto l’incarico da parte di Padre Pio di recarsi spesso a Roma per ottenere finanziamenti dalla Cassa del Mezzogiorno, e nel frattempo si forma intorno a lui – a San Matteo della Decima – un gruppo di collaboratori che organizzano viaggi a San Giovanni Rotondo. Ad accompagnare Luigi c’è spesso anche sua nipote Anna Andreaus (nata il 2 ottobre 1940), anche lei figlia spirituale di Padre Pio. Nella notte fra l’8 e il 9 aprile 1968 ha inizio la “rivelazione”: Padre Pio “ispira” a Luigi le pagine del Quaderno dell’Amore. Alla fine di aprile, Luigi lo invia al Padre che lo avrebbe definito “Testamento-Promessa di grazie che si doneranno, attraverso lo spirito di queste parole, allo spirito dell’uomo che vorrà accoglierle con tutto l’amore del suo cuore”. Padre Pio avrebbe raccomandato l’immediata pubblicazione e l’invio al Santo Padre, ai vescovi e al mondo.

La distribuzione del Quaderno dell’Amore fra i pellegrini di San Giovanni Rotondo è, tuttavia, vietata, così come non è consentito ai fedeli di Luigi Gaspari di parlarne ai pellegrini. Alle ore 18 del 21 settembre 1968 Padre Pio “si fa presente” a Luigi mentre si trova a Chianciano e gli dice che deve “anticipare” la sua partenza per il Cielo “per salvare il salvabile”. Sulla Terra il Padre non si sente ascoltato e “quello che si poteva salvare per mezzo del Testamento-Promessa nel mese di giugno, ora (settembre 1968) non si può più salvare. Gli scritti serviranno ugualmente per il bene dei singoli”. Il 22 settembre Luigi fa un sogno “profetico”: vede Padre Pio che lo conforta per la sua morte e riceve da lui un esercito di angeli che gli avrebbero obbedito in tutto. Egli, avvicinando la testa di Luigi alla sua, dice “Porterò in Cielo il pensiero tuo, lascio a te il pensiero mio!”, e Luigi ha la sensazione di “svuotamento” del suo cervello e di “riempimento” di una nuova “sostanza”. Luigi Gaspari afferma che il 17 ottobre 1968 il primo Quaderno dell’Amore giunge nelle mani del pontefice Paolo VI (1897-1978), che lo avrebbe definito un’opera di “alta mistica”. In seguito Luigi diventa l’“ambasciatore” di Padre Pio che “versa nel suo cuore le perle della conoscenza” perché egli le distribuisca durante riunioni, conferenze e momenti di preghiera.

Il Quaderno dell’Amore è tradotto in francese, tedesco e spagnolo, inglese e russo, poiché l’opera spirituale affidata a Luigi deve diffondersi non solo in Italia, ma anche in varie parti del mondo. Il Quaderno dell’Amore aiuta a superare le difficoltà, a ottenere grazie e miracoli, a ritrovare la salute dell’anima e del corpo. Luigi Gaspari, trasferitosi a Bologna in Via San Felice 83 (oggi “Casa Gaspari”, centro di documentazione e diffusione delle opere di Luigi Gaspari), ha svolto, fino alla sua morte, un’intensa attività di apostolato, sia ricevendo le persone che, dopo aver letto il Quaderno dell’Amore desideravano conoscere l’autore, sia recandosi nei luoghi di apparizioni mariane e ovunque si riunivano fedeli cattolici, in modo particolare all’interno dei gruppi di preghiera di Padre Pio. Il suo apostolato si è svolto anche all’estero (Russia, paesi dell’Est, Francia Spagna), dove ha radunato un certo numero di devoti. Il 9 aprile 1994 monsignor Riccardo Ruotolo – direttore generale della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza di san Giovanni Rotondo – ha inviato ai capi gruppo e ai direttori spirituali dei gruppi di preghiera di Padre Pio una lettera nella quale afferma che Luigi Gaspari non fa parte dei gruppi di preghiera di Padre Pio e non ha alcuna autorizzazione dalla Casa Sollievo della Sofferenza di svolgere riunioni e conferenze a nome del Centro Gruppi. La lettera, inoltre, invita tutti i responsabili dei gruppi in Italia e all’estero a vigilare durante le attività di apostolato, in modo particolare sulla diffusione degli insegnamenti autentici di Padre Pio. Luigi Gaspari, “messaggero dell’amore”, è considerato da coloro che si impegnano per la diffusione delle sue opere, il privilegiato Figlio di Padre Pio al quale è stata affidata una grande Opera di rinnovamento spirituale. I Quaderni dell’Amore gli sono stati “dettati direttamente” dal “Cuore di Dio” che concede l’amicizia a tutti coloro che crederanno alla sua Opera.

Lo spirito con il quale Luigi Gaspari scrive i Quaderni dell’Amore si ritrova nelle sue stesse parole: “Io sono forse l’unico a capire meno di tutti però ho scritto e scrivo per obbedienza a Padre Pio, per fede e amore a Dio, al Papa Paolo VI e alla S. Chiesa”. Dio ha donato a molti uomini le parole di verità e la Fede necessaria per divulgarle, ma quegli uomini non hanno potuto comprendere tutto il significato delle verità che Dio, in un tempo stabilito, avrebbe interamente rivelato ad altri uomini. In quel tempo tutte le Parole di verità si fonderanno in una sintesi che farà vedere l’armonica unione di tutte le rivelazioni. Tutte le parole trasmesse a Luigi dal “Cuore Divino” sono la “rivelazione” delle parole scritte nelle Sacre Scritture. La “rivelazione” ricevuta da Luigi Gaspari nel giorno del suo quarantaduesimo compleanno è, infatti, la realizzazione di quanto rivelato in Mt 1, 1-17. Come le generazioni da Abramo fino a Cristo sono quarantadue, così – moltiplicando i quattordici anni di Luigi per il numero tre – si arriva al numero quarantadue, nel quale egli riceve la “rivelazione”. Nei primi quattordici anni Luigi riceve la Parola di Dio Padre, nei successivi quattordici anni la Parola è custodita nella Sapienza del Figlio, nel terzo periodo dei quattordici anni vissuti vicino a Padre Pio, Luigi riceve la Parola di Dio per bocca del “Profeta” di San Giovanni Rotondo. Secondo Luigi Gaspari “Padre Pio è nello Spirito Santo un sole che porta alla Terra la luce del Divino e Trino Amore”; egli chiede a Luigi di scrivere ciò che non gli era stato permesso di scrivere durante la sua vita terrena.

In Luigi Padre Pio ama tutti i suoi figli spirituali. Chiunque avesse accolto le parole dei Quaderni dell’Amore avrebbe ricevuto i doni promessi da Dio, la luce del santo Spirito che “porta salute, gioia e vita”. Attraverso le parole degli uomini malvagi, invece, passano nel cuore dell’uomo gli “spiriti malefici” che “vivono sulla Terra o dentro di essa”. Per difendere la sua opera lo Spirito Santo diventa giudice severissimo di tutti coloro che osano giudicare i suoi figli, definiti come il “Cuore” di Dio nel mondo. Essi avranno da Dio il potere di smascherare la menzogna e coloro che li criticheranno se ne pentiranno amaramente. Anche la Madonna – alla quale Luigi Gaspari attribuisce messaggi nei quali ella afferma di essere parte della Trinità, “Una e Trina” e “increata” – gli rivela che nel volto di Mamma Ida c’era lei stessa, nel suo “Spirito di Mamma”. Lo Spirito di Mamma Ida vive nella “Trinità di Dio” e della Madonna. Luigi, il “Bambino” che vive ancora sulla Terra, riceve l’amore uno e trino e così accade anche a quanti vivono nell’amore del “Bambino”. La Madre di Dio ha, infatti, costruito un Tempio nel cuore delle “Mamme elette” nel quale si educheranno i figli della Sapienza che “faranno tremare e scappare tutte le intelligenze distruttrici del Bene” e, alla fine, stabiliranno il Regno di Dio sulla Terra. Fra le “Mamme elette” c’è anche Elisabetta, dalla quale la Trinità fa nascere Giovanni Battista, discendente dalla stirpe sacerdotale di Elisabetta e Zaccaria. Compito del Battista è quello di “togliere la vergogna ai Sacerdoti incapaci di donare – col Potere dello Spirito di Dio – Figli a Dio”.

Il Figlio dell’Uomo, grazie al battesimo ricevuto da Giovanni, diventa figlio della Trinità di Dio e riacquista i poteri sacerdotali divenendo Sommo Sacerdote. Giovanni l’evangelista, dopo avere ricevuto il battesimo del Battista, diventa l’apostolo destinato a restare sulla Terra fino a quando Cristo non fosse tornato per giudicare. Nei Quaderni dell’Amore di Luigi Gaspari è presente una peculiare interpretazione del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo, secondo la quale la donna che fugge nel deserto dopo avere partorito il figlio maschio “vola” nel deserto grazie alle due ali della “Grande Aquila”, che simboleggiano l’apostolo Giovanni. La Madonna, infatti, è “consegnata” a Giovanni dallo stesso Gesù morente sulla croce e, a sua volta, Giovanni è affidato a Maria. Giovanni è vissuto, vive e vivrà sulla Terra in attesa del ritorno del Verbo Incarnato che ora vive alla destra del Padre. È Giovanni, dunque, e non Pietro, a ricevere il mandato da Gesù.

Padre Pio rivela a Luigi il fatto che il trasferimento suo e dei suoi genitori a San Matteo della Decima era stato deciso per sottrarre Mamma Ida alle ira di Satana che fa guerra alla progenie di Maria, cioè alle donne che, nel loro canale di discendenza, portano la “Vita di Giovanni”. Il Quaderno dell’Amore è il “libretto” divorato da Giovanni Battista di cui si parla nell’Apocalisse, nel quale ci sono le “parole scritte in Cielo” e dettate l’8 aprile 1968 a Luigi da Padre Pio. La diffusione del “Testamento” si rende necessaria poiché si è giunti alla fine dei tempi, e sono “beati gli uomini che saranno morti prima che accadano gli eventi scritti nei ‘Quaderni’ dati a Luigi di Bologna”. I simboli presenti nell’Apocalisse sono interpretati alla luce degli eventi della vita di Luigi Gaspari: la “falce” è la penna (rivelazione divina scritta) di Luigi, l’“Angelo” è quello promesso da Padre Pio a Luigi, la “vendemmia” è la punizione riservata a chi non crede al Quaderno dell’Amore, l’“Uva gettata nel Tino dell’ira di Dio” sono le parole malvagie degli uomini.

B.: Fra gli scritti di Luigi Gaspari si vedano il Quaderno dell’Amore, Comitato per la diffusione delle opere del Dott. Luigi Gaspari (C.D.O.L.G.), Monte Porzio Catone (Roma) 1997; Padre Pio mi ha detto..., Casa Editrice Istituto Padano di Arti Grafiche, Rovigo 1969 (pubblicazione che raccoglie vari “Quaderni”); Testamento promessa di Grazia di Padre Pio, Scuola Grafica Salesiana di Bologna, Bologna 1971; Amore alla verità, Scuola Grafica Salesiana di Bologna, Bologna 1971; Lettere 1972-1995, 2 voll., C.D.O.L.G., Bologna 2001.



La Nuova Gerusalemme
- Casa Serena Del Bambino Gesù
Via Colle Maggio
03040 Gallinaro (Frosinone)
Tel.: 0776-690049
- Via Fonte
03040 Gallinaro (Frosinone)
E-mail: info@nuovagerusalemme.it
URL: www.nuovagerusalemme.it
La Nuova Gerusalemme è un movimento spirituale che nasce in seguito alle visioni ricevute da Giuseppina Norcia, di Gallinaro (Frosinone). Nel giugno del 1947 – mentre la madre Antoniella prepara dolci per la sua prima comunione con altre due donne – Giuseppina Norcia gioca vicino alla sua casa. Ella racconta di avere visto scendere dal cielo una nuvoletta sulla quale è adagiato un bambino bellissimo nel quale riconosce Gesù Bambino. Giuseppina chiama la madre per farsi aiutare ad afferrare il piccolo, ma quest’ultima giunge, insieme alle altre due donne, troppo tardi: l’apparizione svanisce un attimo prima del suo arrivo. Nei giorni seguenti la bambina attende il ritorno della visione manifestando continuamente il suo amore per Gesù Bambino. A diciotto anni si sposa con Umberto Lombardi, il quale muore improvvisamente dopo dodici anni di matrimonio. Nel 1974 Giuseppina Norcia si ammala gravemente. Durante la sua degenza, il 15 maggio, mentre è in preghiera, viene investita da una luce intensa e vede Gesù, la Madonna e san Michele Arcangelo. Gesù questa volta le appare come adulto per consolarla nella sua sofferenza. Dai tre riceve una “missione di salvezza” e l’avvertimento di una terribile prova che avrebbe subito nella notte successiva: un attacco di Satana, superato grazie alla recita del Rosario.

Trascorsi pochi giorni, Gesù riappare insieme alla Madonna e alla martire santa Mesia Elia (†305) – il cui corpo riposa nel castello di Alvito (Frosinone) – preannunciando a Giuseppina che l’avrebbe guarita. Dopo la guarigione, nel 1975, Gesù le rivela un grande segreto, da non divulgare fino a quando egli stesso non lo avrebbe permesso. Nello stesso anno sulla collinosa campagna di Gallinaro (Frosinone), in via Fonte, viene eretta una chiesetta dedicata a Gesù Bambino costruita grazie all’opera della madre di Giuseppina, Antoniella, su un terreno di sua proprietà. Quest’ultima, chiamata dai fedeli di Gallinaro “Nonna Nella”, riveste un ruolo di una certa importanza all’interno della comunità poiché è stata sempre vicino alla figlia e l’ha sostenuta nello svolgimento della sua missione. Giuseppina sostiene che sia stato il Signore a chiedere la costruzione di una chiesetta nel luogo della sua prima apparizione che servisse come “Culla per Lui”, volendo da essa elargire alle anime tesori celesti. In una visione il Signore le mostra una strada luminosa, sospesa in aria, recante all’estremità una freccia che indicava con precisione il luogo in cui doveva essere edificata la cappella.

Nei messaggi che riceve ancora oggi Giuseppina riferisce che il Signore vuole che “presso quella culla si preghi insieme, per ottenere da Lui le grazie desiderate, non solo per la salute delle anime, ma anche per quella dei corpi”. Nei messaggi ricevuti dalla veggente sono presenti anche accenti apocalittici che si riferiscono alla manifestazione di una “Nuova Gerusalemme” che è “regno dei giusti” ma che sarà preceduta da eventi drammatici: catastrofi naturali, morti e sofferenze. Negli anni passati e fino alla sua morte avvenuta nel 1989, grande importanza ha avuto per il movimento il sostegno di monsignor Ernesto Cardarelli, che è stato collaboratore del vescovo molto vicino al movimento e convinto che al suo interno vi si manifestasse la divinità. Nella piccola “Culla di Gallinaro” Giuseppina esorta alla conversione, a ricevere i sacramenti della confessione e della comunione, a guardarsi dagli attacchi di Satana e a pregare incessantemente.

Fin dal suo sorgere la cappella dedicata al Bambino Gesù è considerata dai devoti un santuario. Esso accoglie continuamente gruppi di pellegrini e fedeli che vi si recano per impetrare le grazie promesse da Gesù Bambino a Giuseppina Norcia per coloro che pregano insieme in quel luogo. Nel febbraio 2001 il vasto movimento originatosi dal carisma di Giuseppina ha dato vita alla “Casa Serena del Bambino Gesù”, una Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus) costituita “per volere divino”. Obiettivo dell’associazione è quello di realizzare una struttura di accoglienza per tutti coloro che giungono alla “Nuova Gerusalemme”. La “Piccola Culla del Bambino Gesù” è aperta tutti i giorni, eccetto il lunedì, dalle ore 15 fino al tramonto. Oggi si recano al luogo chiamato la “Nuova Gerusalemme” decine di migliaia di fedeli provenienti non solo dall’Italia, ma anche da varie parti d’Europa. Tra essi vi sono i più assidui che vi si recano a scadenze molto ravvicinate, anche giornalmente, e coloro che partecipano solo ai raduni mensili o annuali.

Il raduno annuale dei gruppi di preghiera del Bambin Gesù è organizzato nel mese di giugno per ricordare la prima apparizione di Giuseppina. I rapporti con la gerarchia cattolica sono stati sempre conflittuali. Preceduta da alcune prese di posizione emanate a partire dalla fine degli anni 1980, è la notificazione della Curia Vescovile di Sora-Aquino-Pontecorvo pubblicata da L’Osservatore Romano del 25 ottobre 2001. Essa ribadisce quanto già affermato nel bollettino ufficiale della diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, pubblicato nel numero di gennaio-giugno 1992, e cioè che “nessuna esplicita ed autorevole approvazione è mai stata data dalla competente Autorità ecclesiastica a fatti che tendono a presentarsi come ‘straordinari’ o ‘soprannaturali’, mentre non risultano tali né per origine, né per natura, né per contenuto”.

B.: La storia e le preghiere del movimento sono pubblicate nel libretto Una Culla per Gesù Bambino nella terra di Gallinaro, redatto da mons. Ernesto Cardarelli, di cui è possibile leggere alcune parti nel Sito della Nuova Gerusalemme. La notificazione della curia vescovile di Sora-Aquino-Pontecorvo si può trovare ne L’Osservatore Romano, 25 settembre 2001, p. 4. Uno studio approfondito e documentato sul fenomeno di Gallinaro è quello di Floriana Ciccodicola, “Una ‘nuova Gerusalemme’ in Ciociaria”, in Quaderni di “Storia, antropologia e scienze del linguaggio”, n. 6, Domograf, Roma 2000.



Visionari del Foggiano e gruppi della Madonna dell’Altomare
Come ha scritto la sociologa Myriam Castiglione (1946-1982) “tutta la parte settentrionale della Puglia (Gargano e Capitanata) pullula di visionari e guaritori” (“Sogni, visioni e devozioni popolari nella cultura contadina meridionale”, in Gustavo Guizzardi e altri, Chiesa e religione del popolo: analisi di un’egemonia, Claudiana, Torino 1981, pp. 75-103 [p. 76]). I casi di “cattolicesimo di frangia” acquistano nella provincia di Foggia particolare rilievo e meritano un cenno particolare.

- Domenico Masselli

Secondo la stessa Castiglione, Domenico Masselli (1922-1994), di Stornarella (Foggia), è stato l’“esponente più noto” del visionarismo della Capitanata (Eadem, I professionisti dei sogni. Visioni e devozioni popolari nella cultura contadina meridionale, Liguori, Napoli 1981, p. 122). Nato a Stornarella il 26 febbraio 1922 in una famiglia di contadini, devoto alla Madonna della Stella che si venera nel suo paese natale, il 2 dicembre 1959 Domenico ha – secondo il suo resoconto – una prima apparizione della Madonna nella sua camera da letto. Da allora e fino alla morte, nel 1994, le apparizioni e i colloqui con la Madonna e con Gesù Cristo sono frequentissimi; i fedeli li hanno in parte raccolti in un volume a circolazione privata. Il volume fa stato anche di diciannove “giuramenti” in cui Domenico avrebbe dovuto riconfermare il suo impegno e la sua accettazione della missione di profeta. Si tratta di poesie in uno stile popolare ingenuo. Così, per esempio, nel decimo giuramento Domenico afferma: “Vorrei lottare forte/incutendo gran terrore/vorrei sempre difendere/il mio buon Signore./Maledetti che voi fate/arriva il giorno che le pagate/le pagate con gran peso/perché fate tanto offesa./Sono sceso già le scale/sono molto stanco/in ogni occasione/difenderò la mia missione./Mi avvierò da solo/nessuno se ne accorgerà/mi avvio allegramente/verso il giuramento./Io ricordo questo punto/dove un giorno lottai/lottai forte e arrabbiato/e dal Cielo fui premiato”.

Con citazioni implicite delle apparizioni mariane (riconosciute dalla Chiesa cattolica) di Fatima e La Salette, i messaggi rivelano che “molte anime si trascinano all’Inferno”, che Satana “regna sui più alti poteri” e sta per riuscire “ad introdursi fino alla sommità della Chiesa”. “Ci avviciniamo agli ultimi giorni”, quando “Iddio castigherà il mondo con maggiore severità che non abbia fatto con il diluvio”. In una visione Domenico vede “il Cielo, rosso di fuoco, molte case bruciavano procurando grandi fiamme, acque che travolgevano tutto, una grande cosa venire giù dal Cielo e girare a grande velocità nell’atmosfera”. Tuttavia “quella cosa terribile” potrà essere fermata: sarà “il più grande miracolo” di Dio che, per intercessione della Madonna, “fermerà quella cosa terribile” se il mondo sarà capace di chiederlo nella preghiera e nella penitenza “altrimenti sarà la distruzione del mondo”. Anche se la distruzione totale potrà forse essere evitata, sono comunque imminenti “due castighi sulla terra: uno sotto forma di guerra, rivoluzione e pericoli; l’altro, una oscurità immensa che durerà tre giorni e tre notti e nulla sarà visibile. L’aria sarà nociva, pestilenziale e arrecherà molto danno. Durante questi tre giorni di tenebre, la luce artificiale sarà impossibile averla per cui arderanno solo le candele benedette. Durante tali giorni di sgomenti i fedeli dovranno rimanere in casa a recitare il Santo Rosario e chiedere misericordia a Dio. Tutti i nemici della Chiesa, visibili e sconosciuti, periranno sulla terra in questa universale oscurità. Nei tre giorni di tenebre coloro che camminano per i loro sentieri di depravazione periranno di modo che sopravviverà soltanto la quarta parte dell’umanità”. Con questo residuo dell’umanità la Madonna opererà grandi cose. La Vergine dichiara che “con un piccolo numero di eletti edificherò il Mio Regno. Questo Regno verrà prima di quanto si creda”. Come si vede, un elemento millenaristico non è assente, anche se l’interpretazione in chiave puramente millenaristica appare riduttiva ed è stata contestata da alcuni studiosi.

Intorno a Domenico Masselli si costituisce fin dagli anni 1960 una comunità animata da fatti giudicati miracolosi. Così, nell’ottobre del 1964, durante un pellegrinaggio a Pompei il Signore appare a quattordici fedeli di Stornarella, compresi Domenico e sua moglie (il profeta era infatti sposato e con sei figli). A poco a poco la comunità sale fino a circa trecento persone, che si radunano i primi tre venerdì del mese in attesa di una manifestazione miracolosa della Madonna in un vecchio locale (forse una ex stalla) che non manca di elementi spettacolari: una “grande stanza (...) divisa in due e dietro una specie di basso cancello” con un “vero e proprio spazio sacro a cui potevano accedere solo i devoti più vicini a Domenico”. Qui si trova “un altare riccamente addobbato e un quadro della Madonna, la cui iconografia è stata rivelata – afferma Domenico – nel corso di una visione”. “Ai piedi dell’altare i fedeli depositavano le lettere indirizzate alla Madonna, corredate da normale affrancatura; a queste lettere la Madonna avrebbe risposto per bocca di Domenico. In un angolo di questo recinto, contro il muro, era posta una specie di cella-confessionale con un finestrino rivolto verso il pubblico: dentro questa cella, Domenico riceveva le visite della Madonna e dal suo tetto scoperchiato si sollevava in levitazione”. Domenico entrava nella cella con una sorta di rituale e “dopo diverso tempo dall’ingresso nella cella (...) cominciava a sollevarsi in aria, tra la meraviglia generale, rimanendovi sospeso per alcuni istanti”. Quindi usciva dalla cella, apriva le lettere e scriveva le risposte, “eseguendo come sotto dettatura” e concludendo con un messaggio della Madonna per tutti (così M. Castiglione, ibid., pp. 123-125).

Nel 1976 la crescita del consenso (un migliaio di persone) permette la posa della prima pietra di un vero e proprio oratorio, che è inaugurato il 20 marzo 1977 con discorso elogiativo del sindaco ma senza la partecipazione del clero, che rimane diffidente e si limita ad accogliere i pellegrini in una celebrazione, nettamente separata, nella Chiesa madre. In realtà, fra il 1976 e il 1977 – come risulta dalla documentazione conservata nella curia vescovile di Cerignola-Ascoli Satriano – si svolge una corrispondenza fra il parroco di Stornarella, il vescovo e la Segreteria di Stato vaticana, cui i devoti di Stornarella si erano rivolti chiedendo l’autorizzazione a fare celebrare la Messa nell’oratorio di Domenico. La risposta è negativa, giacché l’opinione trasmessa dal vescovo alla Segreteria di Stato è che “a mio sommesso avviso si tratta di pratica superstiziosa e dell’ammissione di qualche cosa aliena dalla fede e non conforme alla tradizione ecclesiastica, e che potrebbe avere in futuro anche apparenza di guadagno”. A Stornarella opera all’epoca un’associazione laicale denominata “Maria SS. Immacolata del Rosario e San Gerardo Maiella”, non riconosciuta dalle autorità ecclesiastiche, che si propone per statuto di “disciplinare e coordinare le iniziative, la vita di preghiera e le attività di quanti seguono l’illuminato Domenico Masselli”.

Dopo l’apertura dell’oratorio, il culto extra-liturgico di Domenico è descritto, fra l’altro, nel 1977 dal sociologo Roberto Cipriani che trova nel nuovo tempio “centinaia di persone”. Rispetto al passato, scrive Cipriani, “alcuni momenti sono stati soppressi, altri se ne sono aggiunti, con una cura precipua per tutto quello che può risultare spettacolare, imprevedibile, prodigioso”. Durante la preghiera Domenico rimane rinchiuso nel suo “sgabuzzino”, dove si vedono “fenomeni ritenuti miracolosi: candele che si muovono, un crocifisso che appare e scompare, gesti e movimenti del corpo dell’illuminato che danno l’impressione di una profonda sofferenza”, oltre alle consuete levitazioni. “Di tanto in tanto si vedono pure volare fuori dallo sgabuzzino, lanciati in aria, dei foglietti: sono le richieste di grazia avanzate per iscritto dai fedeli, che si aspettano una risposta positiva dalla Vergine con la mediazione di Domenico” (“Religiosità popolare: due casi emblematici”, IDOC 1977, p. 31).

Nel 1978 si verifica un episodio inquietante. Si presenta a Stornarella un presunto “frate francescano” (non riconosciuto come tale da alcuno degli ordini francescani cattolici), Angelo Chiriatti, un leccese nato nel 1955, che inizia a celebrare la Messa e ad amministrare i sacramenti. Di più: Chiriatti si presenta come “vescovo” e perfino “cardinale”. L’equivoco è di breve durata: Chiriatti è sì “cardinale” – nonché “vescovo” e sacerdote –, ma in una Chiesa scismatica che non è la Chiesa cattolica romana: vanta una consacrazione dall’antipapa lorenese Michel-Auguste-Marie Collin (1905-1974), di cui si tratta in altra parte di questo progetto. L’attività di Chiriatti si inserisce nella fase confusa successiva alla morte di Collin, avvenuta nel 1974, segnata da divisioni e scismi nel gruppo di Clémery. Poco familiari con i “vaganti” e con gli “antipapi”, i poliziotti e i carabinieri della provincia intervengono e arrestano Chiriatti, il 4 dicembre 1978, a Stornarella. Rilasciato, continua per qualche tempo a operare nel leccese, attirando alcuni dei devoti di Stornarella. È peraltro possibile che il gruppo di Stornarella non fosse a conoscenza della complessa situazione dei “vaganti” e degli “antipapi” di Francia, cui si riferiva Chiriatti, già difficile da dipanare per gli specialisti.

Di fatto, dopo l’episodio Chiriatti, Domenico Masselli e i suoi seguaci cercano di riavvicinarsi all’autorità ecclesiastica cattolica, proponendo la cessione dell’oratorio purché il venerdì venga loro concesso in uso per il rito, completo delle famose “ascensioni”, cioè levitazioni. Il vescovo considera la richiesta inaccettabile, e l’accordo sfuma. Come aveva rilevato Cipriani nel 1977, “quasi tutti i devoti di Domenico continuano a frequentare regolarmente le attività cultuali della Chiesa cattolica, sia pure con una partecipazione e un impegno ridotti in quanto devoluti alla forma preferita di presenza e di azione religiosa: quella della confraternita di Stornarella”. Il sistema istituzionale cattolico, secondo Cipriani, considerava allora il gruppo di Stornarella come una sorta di “area di riserva”, “in qualche maniera recuperabile ad un consenso generico, per quanto negato e formalmente divergente” (ibid., p. 34). Tuttavia il vescovo monsignor Giovan Battista Pichierri interviene nel 1994 – quando Domenico è ormai prossimo alla morte – perché a sacerdoti delle Diocesi di Trani e di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, che celebrano messe nell’oratorio di Masselli, sia impedito di continuare a farlo. La situazione ha un’ulteriore svolta con la morte di Domenico, il 28 dicembre 1994, avvenuta con il conforto dei sacramenti dopo una visita del parroco, nonostante le antiche divergenze. Dopo la morte, il vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano ha fatto visita ai familiari. Negli ultimi anni il fenomeno sembra attenuarsi sempre di più; il gruppo venera la memoria dell’illuminato, ma si considera ormai pienamente cattolico e chiede al vescovo la Messa nell’oratorio dove Domenico operava, che è concessa ed è attualmente svolta periodicamente.

- I visionari della Madonna dell’Altomare

La devozione alla Madonna dell’Altomare ha origine ad Andria (Bari) nel 1598, con il salvataggio ritenuto miracoloso di una bambina caduta in una cisterna in cui si ritrova un’immagine della Vergine. La devozione decade nel Seicento, ma diventa nuovamente popolare dopo una guarigione miracolosa, e si è mantenuta viva dal Settecento a oggi in tutta la Puglia. Nel XX secolo la Madonna dell’Altomare – insieme, più recentemente, al beato Padre Pio da Pietralcina (1887-1968) – compare in modo insistito nei culti extra-liturgici. Le origini di questo movimento risalgono a Marietta D’Agostino (1899-1977). Da visioni della Madonna dell’Altomare, Marietta deriva un dono di preveggenza considerato straordinario anche al di là della provincia e della stessa Puglia. Il rapporto con la Chiesa e con le autorità pubbliche è all’inizio conflittuale, e Marietta nel 1945 è persino arrestata. Successivamente Marietta dichiara la sua sottomissione alla gerarchia ecclesiastica che, nonostante qualche diffidenza, sembra avere finalmente accettato i suoi fedeli. La Castiglione parla di “accettazione forzata del culto da parte della gerarchia ecclesiastica e (del) progressivo, quasi totale assorbimento della iniziale autonomia nella vita religiosa ufficiale”.

A partire dagli anni 1950 e 1960 i pellegrinaggi ufficiali diretti al santuario dell’Incoronata di Foggia “includevano una sosta ad Orta Nova, per consultare Marietta e salutare la Madonna di Altomare. La costruzione di una Chiesa dedicata alla Madonna di Altomare, divenuta nel 1974 parrocchia, è l’ultimo atto di un processo ormai scontato di “coesistenza tra i due devozionalismi, quello extra-liturgico e quello ufficiale” (“Sogni, visioni e devozioni popolari nella cultura contadina meridionale”, cit., p. 98). Dopo la morte di Marietta D’Agostino, nel 1977, il figlio Leonardo Balsamo riunisce ancora i devoti della madre e ne conserva i ricordi, ma senza ereditarne il carisma. Emergono così – nel mondo del cattolicesimo di frangia – altri personaggi che lasciano intendere, a diverso titolo, di essere i successori di Marietta e i figli prediletti della Madonna dell’Altomare.

Il personaggio più studiato dagli autori che si sono interessati ai culti extra-liturgici della Capitanata – un personaggio che trova peraltro la sua “clientela” soprattutto fuori della provincia di Foggia – è una ex-guardia campestre di San Ferdinando, che ha costruito un santuario privato in contrada Colapatella, al settimo chilometro della strada provinciale Cerignola-Trinitapoli, Michele Acquaviva. Michele raduna i fedeli della Madonna dell’Altomare nella sua masseria, afferma di avere avuto visioni e messaggi dalla Madonna fin da quando aveva sette anni, e che di simili fenomeni avevano beneficiato suo padre e suo nonno. Peraltro l’inaugurazione del “santuario” è avvenuta nel 1975, e Michele ha cercato di raccogliere l’eredità di Marietta soprattutto dopo la sua morte, nel 1977. Ampliato nel 1978, il santuario è uno stanzone che può contenere circa trecento persone: al centro, un quadro della Madonna dell’Altomare, ai lati Marietta e il beato Padre Pio da Pietralcina. Come negli altri culti extra-liturgici sono frequenti gli ex-voto. Anche in questo caso sono le visioni ad autenticare il personaggio, ma i fedeli accorrono soprattutto per le guarigioni, che si realizzano in particolare attraverso l’olio benedetto da Michele.

Secondo l’osservazione di Cipriani del 1977 “quasi sempre la diagnosi è attendista: tutto dipende dalla Madonna e dalla fede di chi dovrà fare la cura prescritta, cioè bere ogni giorno un po’ di olio benedetto per un certo periodo fissato, dopo del quale occorrerà tornare per un controllo”. Lo stesso Cipriani afferma che i fedeli ricevono l’olio, le immaginette e altro materiale devozionale “gratuitamente in apparenza, ma devono in realtà pagarlo con offerte di alcune migliaia di lire. Qualora ciò non avvenisse e le offerte non fossero sufficienti è lo stesso incaricato addetto alla distribuzione il quale fa presente che occorre provvedere al pagamento con almeno millecinquecento lire [del 1977] per bottiglietta (il cui numero dipende dalla durata della cura prescritta)”. L’affluenza è ampia e prevalentemente contadina, ma con qualche presenza che proviene da “fasce sociali medio-borghesi (ceto impiegatizio e terziario)” (op. cit., p. 35).

caso di Michele Acquaviva, l’autorità ecclesiastica mostra un atteggiamento decisamente negativo. Constatato che sacerdoti dell’Arcidiocesi di Trani, Barletta e Bisceglie celebravano nel “santuario”, la curia di Cerignola esprime il suo disappunto, provocando una circolare della vicina Arcidiocesi in cui si comunica “a tutto il clero che chiunque si reca a celebrare nei luoghi in cui svolge l’attività il succitato sig. Michele o organizza nell’ambiente delle nostre diocesi qualsiasi manifestazione o pseudo-pellegrinaggio intesi a favorirne la propaganda rimane ipso facto sospeso a divinis a nostro beneplacito” (cfr. M. Castiglione, I professionisti dei sogni. Visioni e devozioni popolari nella cultura contadina meridionale, cit., pp. 152-153). La Castiglione nota che “questa decisa presa di posizione, peraltro, non impedisce che parecchi sacerdoti, appartenenti ad altre diocesi, si rechino a celebrare messa nel Santuario o accompagnino in pullman i ‘pellegrini’ provenienti da altre province e regioni” (Ibidem). Questa situazione è perdurata nel tempo, tanto che il 19 ottobre 1996 la curia vescovile di Cerignola ha inviato una circolare ai vescovi italiani a proposito di Michele Acquaviva e del suo gruppo, diffidando i sacerdoti extra-diocesani dal celebrare l’eucarestia nell’oratorio privato del guaritore, sottolinenando “l’estraneità della Chiesa Locale a questi fenomeni pseudo religiosi” e definendo le dottrine del gruppo “false credenze”. La situazione non è, da allora, migliorata.

Un secondo caso – in cui la rottura con la Chiesa ufficiale sembra talora evidente – riguarda Antonio De Michele, detto “Tonino di Altomare”. Nato nel 1947, vive a Milano e a Voghera, e nel 1968 si sposa con Elisabetta Sasso, di Bisceglie. Apre con la moglie un ristorante rustico e ha cinque figli. A Bisceglie diventa noto come pellegrino della chiesa di Orta Nova fatta costruire da Marietta. Verso il 1990 Tonino comincia a ricevere messaggi dalla Vergine dell’Altomare e insieme a un geometra di Bisceglie, Luigi Zingaro, decide di convertire il ristorante in un luogo di accoglienza per i pellegrini. Nonostante lo scetticismo della moglie e del parroco della Madonna dell’Altomare di Orta Nova, don Ugo Gentile, Tonino inizia a raccogliere devoti, proclamandosi successore di Marietta. Don Gentile finisce per vietare l’uso della chiesa della Madonna dell’Altomare per le riunioni di preghiera. Tonino apre allora una “Casa di Missione” a Foggia, presso un seguace, Mario Forcella. In seguito le “Case di Missione” si moltiplicano: a Tripalda (Avellino), Valenzano (Bari) e in seguito anche a Corato (Bari), Bisceglie (Bari), Reggio Emilia, Voghera (Pavia), Varazze (Savona), Milano, Torino. Apparentemente il successo della missione di visionario di Tonino non giova al ristorante di famiglia, che è chiuso.

La principale collaboratrice di Tonino diventa Caterina Zippari che vive a Orta Nova, separata dal marito, con due figli. La casa di questa signora è convertita nella “Casa di Missione Zippari” del “Gruppo di preghiera Tonino di Altomare”, e Tonino, separato dalla moglie, vi si reca a vivere. Un cambio di parroco nella parrocchia della Madonna dell’Altomare a Orta Nova permette brevemente nuove riunioni nella chiesa, ma nel settembre 1994 il parroco cambia ancora e il nuovo, prese informazioni, decide di non concedere l’uso dei locali parrocchiali. Riferisce che gli aderenti al gruppo si comunicano ma – per quanto ne sa – non si confessano, che si incontrano in case private e che Tonino vende quadretti e immagini della Madonna dell’Altomare insieme ad un olio detto della Madonna cui si attribuisce uno straordinario potere di guarigione. Il gruppo pubblica anche un bollettino, Il giornalino del Gruppo di Preghiera “Tonino di Altomare”, dove da una parte sono riportati inviti a una pietà tradizionale e dichiarazioni di fedeltà alla Chiesa, mentre dall’altra emergono toni più originali. Tonino dichiara per esempio: “Noi predichiamo la coscienza di Dio. Dio è Dio. Dio è cristiano, induista, mussulmano, ecc. Nel nostro movimento si predica l’amore per Dio; quindi, non importa che genere di religione uno segue, vogliamo solo vedere che si abbia amore per Dio. La religione migliore è quella che, praticata, porta ad amare Dio; non importa che religione si segua” (“Senza distinzione di credo religioso”, Il giornalino del Gruppo di Preghiera “Tonino di Altomare”, ottobre 1994, p. 4).

Vi è, soprattutto, una forte insistenza sul ruolo profetico di Tonino, scelto già dalla Madonna dell’Altomare prima della sua nascita, soprattutto negli articoli del suo collaboratore Luigi Zingaro. “Guai a coloro che ostacolano, si intromettono e deridono l’opera del Suo Servo [Tonino]”, scrive per esempio Zingaro; i fratelli della Comunità che “invece di attaccarsi maggiormente al Servo di Maria [Tonino] si sono allontanati da lui”, “sono caduti nella ragnatela del male” e sono diventati veri “Giuda Iscariota” (“La Madonna che piange. Un Cuore di Madre trafitto”, Il giornalino del Gruppo di Preghiera “Tonino di Altomare”, maggio 1994, pp. 7-9). D’altro canto, il “fratello Luigi” scrive pure che “Tonino ed i fratelli e sorelle di missione (i discepoli) non vogliono affatto sostituire i Preti e religiosi vari nella loro opera, ma cercano, con la propria ‘opera laica’, di ampliare e diffondere l’evangelizzazione dei popoli e di poter essere di valido contributo al cammino della Chiesa” (“Un laico profondamente religioso: Tonino di Altomare”, Il giornalino del Gruppo di Preghiera “Tonino di Altomare”, giugno 1994, pp. 1-2). Sembrerebbe che il gruppo, che conduce un’esistenza discreta e appartata, abbia ridotto le sue attività negli ultimi anni.



L’Associazione Mamma Lucia
Contrada Torre Abate
71015 Sannicandro Garganico (Foggia)
Tel.: 0882-474805; 0882-474828; 0882-491802
Anche il gruppo dei seguaci di Mamma Lucia si inserisce nella tradizione popolare dei devoti alla Madonna dell’Altomare. Leader carismatica è Lucia Frascaria, chiamata Mamma Lucia, nata a Sannicandro Garganico il 7 gennaio 1927. Trasferitasi a Sesto San Giovanni (Milano), vi rimane fino al 1973; svolge l’attività di sarta e si dedica a opere di beneficenza insieme ad alcune collaboratrici. Mamma Lucia racconta di essere stata, fin da bambina, oggetto di favori celesti sotto forma di visioni soprannaturali, nelle quali la Madonna le parla e le affida una missione. Nella prima visione la piccola Lucia – a cinque anni – si incontra a Torre Mileto, nei pressi di un olivo, con una donna che le chiede un po’ di olio. Lucia e la sua poverissima famiglia non hanno olio, ma miracolosamente la donna dell’apparizione ne fa comparire una piccola bottiglia, così che Lucia può soddisfare la sua richiesta. Le è chiesto anche, una volta divenuta adulta, di costruire un santuario in onore della Madonna per consacrare il luogo dell’apparizione.

L’11 marzo del 1970 sei amiche di Lucia, mentre si trovano a casa sua, vedono una grande luce all’interno della quale compare una figura che le giovani identificano con la Madonna dell’Altomare. Mentre sentono diffondersi un forte profumo di incenso, la figura parla loro per circa mezz’ora, presentando scenari apocalittici per l’umanità e raccomandando alle sei donne di obbedire a “Sorella Lucia” perché, così facendo, possono aiutare le anime dei peccatori a salvarsi. Per compiere questa missione di salvezza è necessario non solo obbedire a Mamma Lucia, ma anche collaborare con lei nella costruzione del santuario. Il luogo scelto per la costruzione è in Puglia, la regione che è destinata a diventare una nuova Terra Santa. Tre anni dopo questo episodio, nel 1973, Lucia parte assieme alle sue amiche alla volta di Torre Mileto, località vicina a Sannicandro, per costruire il nuovo santuario – in realtà mai edificato –, dove oggi giungono pellegrini provenienti da tutte le parti d’Italia.

Il 29 Agosto 1974 l’Associazione Mamma Lucia si costituisce come ente morale a Torre Mileto. L’atteggiamento della Chiesa cattolica riguardo a questo movimento è sfavorevole: monsignor Angelo Criscito, vescovo di Lucera, ha diffuso nel 1974 un avviso nel quale avverte i fedeli cattolici che i fatti attribuiti a Mamma Lucia non hanno natura soprannaturale (una notificazione in cui sono espresse gravi riserve sul movimento, e l’esortazione ai fedeli di non recarsi in pellegrinaggio a Torre Mileto, è stata pure diffusa dalla Diocesi di San Severo). Nonostante le notificazioni delle autorità ecclesiastiche, i fedeli cattolici che si recano da Mamma Lucia non si sentono estranei alla loro fede né al di fuori della Chiesa cattolica. In occasione del venticinquesimo anniversario dell’apparizione della Madonna, l’11 Marzo 1995, Mamma Lucia ha invitato centinaia di fedeli e sono giunti a Torre Mileto circa settanta autobus per un totale di circa 3500 persone.

Il culto di Mamma Lucia è guidato dalle sue sorelle. Queste ultime, vestite tutte allo stesso modo (abito nero, grembiule e foulard blu), mostrano alla folla dei fedeli come accogliere degnamente la veggente. Mamma Lucia si presenta con le mani sempre coperte da guanti bianchi per nascondere le stigmate ed è accolta con entusiasmo al grido di “Mamma, mamma!”. Dopo avere distribuito il “cibo benedetto” comincia a predicare ponendosi accanto all’altare della Madonna. Subito dopo riceve privatamente i fedeli che chiedono guarigioni fisiche e spirituali o semplicemente consigli. Essi ricevono anche l’olio benedetto e taumaturgico (immagine di quello ricevuto per la prima volta dalla piccola Lucia) e oggetti raffiguranti Mamma Lucia. Terminati i colloqui, nel primo pomeriggio Lucia lascia la sua cappella e inizia il rito. Legge il Vangelo e lo commenta, predica e distribuisce la “mensa”. Il cibo distribuito dalla veggente cura il corpo e l’anima e sembra non esaurirsi mai, nonostante il gran numero di persone che si nutrono. Anche gli oggetti e il cibo acquistati nel santuario sono considerati oggetti di devozione e Lucia consiglia di dare agli ammalati il cibo acquistato sul posto. La comunione è ricevuta sotto forma di un pezzetto di pane, per imitare il gesto compiuto da Gesù nell’ultima cena.

Per raggiungere il santuario – un gruppo di edifici dove abitano Mamma Lucia e le sue sorelle – è necessario prenotarsi presso persone che da tempo la seguono; sono queste seguaci che contattano le compagnie di autobus e radunano in un giorno stabilito i fedeli che vogliono recarsi al santuario. Arrivati a destinazione, dopo la preghiera d’attesa, compare Mamma Lucia che benedice e subito dopo comincia a ricevere le persone, una alla volta. Oltre alla liturgia ordinaria ci sono altre ricorrenze, come una fiaccolata, la veglia di preghiera e la commemorazione della visione fondatrice del culto. Nel luogo del santuario i fedeli raccontano di visioni individuali e collettive, di foto straordinarie sulle quali è rimasta impressa l’immagine di Gesù, presente vicino a Lucia. Negli insegnamenti di Mamma Lucia non mancano, infine, accenti apocalittici: la veggente, infatti, che ha affermato di condividere con Giovanni Paolo II (1920-2005) la conoscenza del terzo segreto di Fatima prima della sua pubblicazione, sollecita i propri fedeli a vigilare perché la fine dei tempi è vicina. Sostiene di avere vicino a sé il nuovo Cristo, nato nel 1975, che attende, per rivelarsi, il momento prestabilito. L’Associazione Mamma Lucia diffonde tra i fedeli una Via Crucis nella quale, al termine di ogni stazione, c’è una invocazione tradizionale alla Santa Madre (con la quale tradizionalmente i cattolici intendono invocare la Madre di Dio), e dopo ogni invocazione alla Madonna è riprodotta una fotografia di Mamma Lucia.

B.: Per comprendere il culto di Mamma Lucia e il fenomeno visionario del Foggiano nel contesto in cui è nato e si è sviluppato, quello delle devozioni popolari nate nella provincia foggiana, si veda Luigi Berzano - M. Introvigne (a cura di), Il gigante invisibile. Nuove credenze e minoranze religiose nella provincia di Foggia, Edizioni N.E.D., Foggia 1997, pp. 204-211 e 249-262


Questi sono solo una minima parte...la cosa strana che tutto confluisce contro la chiesa secolare...sia fuori della chiesa che dentro essa...e molti credono di seguire la giusta via...ma ti ricordo "molti verranno a mio nome"
LiviaGloria
00lunedì 10 aprile 2006 16:08
Ancora
Chiese vetero-cattoliche

Quando ci si trova di fronte a una Chiesa che si definisce “vetero-cattolica” le cose non sono immediatamente evidenti. Infatti tutta una serie di “piccole Chiese” guidate da “vescovi vaganti”, che derivano la loro successione apostolica – più o meno certa – da Chiese membre dell’Unione di Utrecht, si intitolano volentieri “vetero-cattoliche”. Queste “piccole Chiese” non hanno tuttavia né la consistenza numerica, né la tradizione storica – consolidata anche attraverso la partecipazione al movimento ecumenico – dell’Unione di Utrecht. Questo movimento deriva le sue origini da tre fenomeni successivi:

a. l’esistenza in Olanda di un gruppo di giansenisti che, non accettando la condanna di Papa Clemente XI (1649-1721) nella bolla Unigenitus del 1713, si separano da Roma negli anni 1719-1724, ottenendo gli ordini episcopali per il loro leader Cornelius Steenhoven (1662-1725), eletto arcivescovo “vetero-cattolico” di Utrecht il 27 aprile 1723 e consacrato da un vescovo missionario cattolico francese di tendenze gianseniste, Dominique Marie Varlet (1678-1742), ad Amsterdam, il 15 ottobre 1724;

b. il rifiuto da parte di una minoranza di cattolici e di alcuni teologi, soprattutto di lingua tedesca, di accettare il dogma dell’infallibilità del Papa proclamato dal Concilio Vaticano I (1869-1870). I sostenitori più estremi di questo rifiuto si separano dalla Chiesa di Roma e uno dei loro capi, il tedesco Josef Hubert Reinkens (1821-1896) – docente e rettore presso l’Università di Breslau –, riesce a convincere i vescovi olandesi legati alla sede giansenista di Utrecht a eleggerlo (il 4 giugno 1873) e consacrarlo con il titolo ufficiale di “vescovo cattolico dei vetero-cattolici”, l’11 agosto 1873. Dalla prima Chiesa vetero-cattolica, tedesca, nascono le altre in Austria, Svizzera, Cecoslovacchia, Jugoslavia (con tentativi di minore successo, almeno numerico, in Francia, Italia, Spagna e altri paesi). Il 24 settembre 1889, presso l’abitazione del cofirmatario arcivescovo di Utrecht, Johannes Heykamp (1824-1892), Josef Hubert Reinkens sottoscrive assieme a Casparus Johannes Rinkel (1826-1906), vescovo di Haarlem, Cornelius Diependaal (1829-1893), vescovo di Deventer, ed Eduard Herzog (1841-1924), vescovo della Chiesa Vetero-Cattolica della Svizzera, la Dichiarazione di Utrecht, in cui sono compendiati alcuni principi ecclesiastici generali. In essa si afferma anzitutto la volontà di rimanere vincolati alla fede della “vecchia Chiesa” così come è stata affermata nelle decisioni dogmatiche e dichiarata nei simboli ecumenici del primo millennio. In secondo luogo si rifiutano e respingono “i decreti del Vaticano del 18 luglio 1870 [in particolare, il decreto Pastor Aeternus] sull’infallibilità e l’episcopato universale o l’onnipotenza ecclesiastica del Papa romano”, cui si riconosce comunque il “primato storico” di primus inter pares. È respinta la dichiarazione del beato Papa Pio IX (1792-1878) dell’anno 1854 “sull’immacolato concepimento di Maria, non fondata sulla sacra scrittura e nella tradizione dei primi secoli”. Inoltre, rinnovando “tutte le proteste che la vecchia Chiesa cattolica dell’Olanda già in tempi passati ha sollevato contro Roma”, si giudicano in contraddizione con l’insegnamento della vecchia Chiesa le costituzioni Unigenitus (1713), Auctorem Fidei (1794), il Syllabus (1864), e si respinge il Concilio di Trento (1545-1563) nelle decisioni dogmatiche che riguardano la disciplina;

c. infine, l’Unione di Utrecht ha ammesso nel suo seno alcune Chiese di origine nazionale ed etnica separatesi da Roma in quanto rifiutano una direzione internazionale o “straniera”, come la Chiesa Nazionale Cattolica Polacca degli Stati Uniti (tuttavia separatasi dal’Unione di Utrecht nel 2003), e anche Chiese nazionali la cui separazione da Roma è avvenuta particolarmente per ragioni politiche (in Spagna, Portogallo, Filippine), le cui origini e la cui teologia derivano piuttosto dalla Chiesa anglicana. Il numero di Chiese aderenti all’Unione di Utrecht tende a non rimanere costante nel tempo. Separazioni sono avvenute, in particolare, intorno alla questione del sacerdozio delle donne, accolto da alcune Chiese dell’Unione di Utrecht (per esempio l’Église catholique chrétienne della Svizzera, che nel 2000 ha ordinato per la prima volta una donna al sacerdozio, facendo seguito all’ordinazione di Angela Berlis e Regina Nickel Bossau, avvenuta in Germania il 27 maggio 1996) e che ha determinato la separazione di altre, compreso un nucleo italiano il quale dal 1997, con il nome di Chiesa Vetero-Cattolica Italiana, si presenta come indipendente da Utrecht.

La Chiesa Vetero-Cattolica mantiene la validità dei sette sacramenti della Chiesa cattolica romana, anche se alla forma individuale della confessione si aggiunge la prassi per cui, in occasione di ogni celebrazione eucaristica, il sacerdote conferisce l’assoluzione a tutti i fedeli che si pentono dei propri peccati in silenzio davanti a Dio. Uomini e donne hanno uguali diritti e possono essere chiamati da Dio al servizio ministeriale e nello stesso tempo corrispondere alla vocazione al matrimonio. Dunque, seppure il celibato è apprezzato, sacerdoti e vescovi possono sposarsi. Inoltre, le donne possono accedere al diaconato e al sacerdozio, ma non in tutti i paesi – a causa delle diversità di tipo culturale e sociale – è seguita questa prassi.

La Chiesa ha una struttura di tipo episcopale-sinodale; tutte le questioni sono decise, in base al principio democratico, dal Sinodo, composto dal clero e da laici rappresentanti le varie parrocchie. Non esiste un centro direttivo a livello internazionale, ma la Chiesa si regola autonomamente in ogni nazione; sulle questioni più importanti si pronuncia la Conferenza Episcopale internazionale. Una funzione puramente rappresentativa e d’onore è svolta dal presidente della Conferenza – che si impegna a garantire la comunicazione fra le diocesi vetero-cattoliche –, l’arcivescovo di Utrecht, che dal 2 luglio 2000 è Joris Vercammen (in precedenza parroco di Eindhoven, rettore e docente di ecclesiologia e teologia pastorale e pratica presso il seminario vetero-cattolico dell’Arcidiocesi di Utrecht), il quale succede ad Antonius Jan Glazemaker, ritiratosi dall’incarico l’11 febbraio 2000. Per quanto attiene alla morale, il matrimonio è considerato indissolubile, ma in caso di divorzio ogni situazione è valutata separatamente, dando anche la possibilità di contrarre un nuovo matrimonio religioso; l’uso della contraccezione è lasciato alla libera scelta dei coniugi.

La Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht è oggi diffusa in Olanda, Germania, Austria, Svizzera, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Bosnia, Croazia, Svezia, Finlandia, Francia, Canada, U.S.A. e Italia. È in piena comunione con la Chiesa anglicana e con la Chiesa episcopale americana; buoni sono anche i rapporti con la Chiesa ortodossa. La messa è celebrata nel rito romano nelle lingue nazionali, e in Svizzera si utilizza una liturgia simile al rito ambrosiano. È permessa anche la liturgia di san Giovanni Crisostomo (c. 349-407) oppure la messa in latino detta “di san Pio V”. In prospettiva ecumenica, la Chiesa Vetero-Cattolica vuole dare il suo contributo alla riconciliazione delle confessioni, affinché le Chiese arrivino alla comunione universale in Cristo.

B.: La Chiesa vetero-cattolica dell’Unione di Utrecht pubblica ogni anno, in lingua tedesca (a Berna), Jahrbuch der Christkatolischen Kirche der Schweiz, che offre informazioni generali sulla Chiesa nel mondo. Sulla questione delle donne si veda il volume che ha per autrice una donna sacerdote della Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht: Angela Berlis, Frauen im Prozeß der Kirchwerdung. Beiträge zur Kirchen und Kulturgeschichte 6, Peter Lang Verlag, Francoforte 1998. In generale: C.B. Moss, The Old Catholic Movement, Its Origins and History, SPCK, Londra 1948; Urs Küry, Die Altkatolischer Kirche. Ihre Geschichte, ihre Lehre, ihre Anliegen, Evangelisches Verlagswerk, Stoccarda 19782; B.W. Verhey, L’Église d’Utrecht, presso l’autore, Mirandol-Bourgnounac 1984; Gordon Huelin (a cura di), Old Catholics and Anglicans, 1931-1981, Oxford University Press, Oxford 1983.



La Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht in Italia
– Parrocchia di Milano - Comunità Gesù di Nazaret
c/o Casa del Giovane Lavoratore
Viale Caterina da Forlì, 19
20146 Milano
Tel e fax: 02-48709443
E-mail: milano@guarigione-liberazione.org
URL: www.guarigione-liberazione.org
– Associazione Comunità Vetero-Cattolica di Bolzano Santa Maddalena
c/o Stefan Wedra
via Portici, 15
39100 Bolzano
Tel. e fax: 0471-977451
E-mail: presidente@vetero-cattolici.info
URL: www.alt-katholiken.org
In Italia, dove la Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht conta circa trecento fedeli, sono presenti due comunità principali, a Bolzano e Milano, e attivati rapporti con referenti in altre città e regioni (in particolare, Roma, Torino e Sicilia), i quali vedono comunque un riferimento imprescindibile nella realtà milanese. Il delegato della Conferenza Episcopale dell’Unione di Utrecht per l’Italia è il vescovo Joachim Vobbe, di Bonn, in Germania. Nato il 5 gennaio 1947, è ordinato sacerdote il 14 giugno 1972. Nel 1977 entra nella Diocesi vetero-cattolica della Germania e inizia il suo lavoro pastorale come parroco e poi come decano. Al cinquantaduesimo sinodo della Chiesa Vetero-Cattolica tedesca (tenutosi nel 1994) è eletto nono vescovo cattolico dei vetero-cattolici in Germania. Nel febbraio 1998 ha l’incarico della Conferenza Episcopale internazionale dell’Unione di Utrecht come vescovo responsabile per i vetero-cattolici in Italia.

La parrocchia di Milano, costituita dalla Comunità Gesù di Nazaret – che si ispira alla spiritualità del movimento carismatico e pentecostale –, è stata fondata (originariamente come comunità di lingua ceca e slovacca, ora italiana) dal parroco padre Petr Zivný l’1 marzo 1996 e inaugurata il 14 aprile dello stesso anno con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Praga Dušan Hejbal. La liturgia eucaristica è celebrata secondo il rito romano con le anafore vetero-cattoliche tradotte dal tedesco, ma la Comunità si segnala all’interno della stessa Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht per alcune particolarità nella celebrazione della messa: non solo il sacerdote, ma tutti i fedeli recitano la formula della consacrazione eucaristica e, oltre ad adottare alcune forme liturgiche tipiche dei movimenti carismatici, occasionalmente si svolge una danza sacra; inoltre dopo l’omelia si tiene sempre una meditazione e – al termine della celebrazione – i fedeli si recano all’altare per ricevere dal sacerdote l’imposizione delle mani e l’unzione con l’olio. La Comunità offre vari servizi di tipo spirituale e liturgico (amministrazione dei sacramenti, esorcismi, incontri di preghiera e meditazione, discussioni, catechesi, consulenza religiosa e psicologica) e si ritrova la domenica per la celebrazione eucaristica settimanale; sono anche praticate tecniche e forme meditative provenienti da altre religioni che non sono reputate in contrasto con l’insegnamento di Cristo. La Comunità Gesù di Nazaret si dichiara aperta ai fedeli di ogni confessione religiosa e si segnala per un attivo impegno ecumenico, aderendo sin dalla sua costituzione (13 gennaio 1998) al Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano. Il 4 febbraio 2006, a Milano - presso la Chiesa anglicana -, il vescovo Vobbe conferisce l’ordinazione diaconale a Elisabetta Tisi (di Milano) e a Teodora Tosatti (di Roma). Si tratta della prima volta nella comunità vetero-cattolica italiana in cui sono delle donne a ricevere l’ordinazione diaconale.

Non possedendo alcun bene materiale, i luoghi di culto in cui, nel corso degli ultimi anni, la Comunità milanese ha celebrato e tutt’ora celebra le sue liturgie sono generalmente messi a disposizione dalle parrocchie cattoliche. Secondo dati statistici interni, la composizione sociale della Comunità Gesù di Nazaret e delle piccole comunità sul territorio italiano che a essa si riferiscono riguarda per il 90% cittadini italiani, mentre il resto è rappresentato da boemi, slovacchi, tedeschi e svizzeri, con una prevalenza femminile pari al 70% dell’intera comunità e un’età media di circa 45 anni.

L’Associazione Comunità Vetero-Cattolica di Bolzano Santa Maddalena, di cui è presidente Stefan Wedra – prevalentemente di lingua tedesca –, è attiva dal 1997, ma è stata fondata ufficialmente come associazione secondo l’ordinamento sinodale della Chiesa vetero-cattolica per le comunità tedesche (Synodale Gemeindeordnung), adattato alla realtà italiana il 4 giugno 2000. È assistita dal parroco di Innsbruck, Meinrad Schumacher, e si segnala in particolare per il dialogo con la Chiesa cattolica locale e la comunità evangelico-luterana di Merano e Bolzano. Presso la sede di quest’ultima svolge ogni sabato una funzione religiosa. La Comunità si colloca sotto la giurisdizione del vescovo Bernhard Heitz, di Vienna, in Austria.

B.: La Comunità Gesù di Nazaret di Milano pubblica il giornale Il Tocco del Signore.



La Chiesa Filippina Indipendente
(I fedeli in Italia si riuniscono presso le chiese della Chiesa Episcopale Americana)
URL (internazionale): www.ifi.ph/
Unita alle Chiese di Utrecht da un accordo del 1965, ma indipendente, la Chiesa Filippina Indipendente induceva tuttavia nel 1985 un esponente vetero-cattolico olandese, W. H. de Boer, a rilevare che “per l’atmosfera e la dottrina, dà un’impressione talmente vetero-cattolica che mi ci sono trovato completamente a casa mia” (in La Flamme, n. 135, marzo-aprile 1986, p. B1). La Chiesa Filippina Indipendente trova le sue origini nella lotta per l’indipendenza delle Filippine contro la Spagna e poi contro gli Stati Uniti. “Vicario Generale Castrense” dell’armata insurrezionale di Andrés Bonifacio (1863-1897), il sacerdote Gregorio Aglipay (1860-1940) è tra coloro che non accettano l’atteggiamento dei vescovi cattolici che non sostengono il movimento indipendentista, e reclamano vescovi indigeni filippini che dovrebbero sostituire i vescovi missionari stranieri. Nel 1901 una deputazione di sacerdoti filippini si reca a Roma, senza che le sue richieste siano accolte. Come risultato, il 26 ottobre 1902 Gregorio Aglipay e i suoi compagni dichiarano lo scisma, e fondano una “Chiesa Filippina Indipendente” di cui Aglipay è nominato “Vescovo Supremo” (Obispo Maximo).

I primi contatti per ottenere una successione apostolica valida dai vetero-cattolici svizzeri tuttavia falliscono, e Aglipay – insieme al suo principale collaboratore, il sindacalista rivoluzionario Isabelo de los Reyes, Sr. (1864-1938) – si fa consacrare “vescovo” (non solo illecitamente, ma invalidamente, secondo il punto di vista cattolico) da sette sacerdoti della sua Chiesa. Nel frattempo l’autorità giudiziaria ordina, nel 1906, la restituzione alla Chiesa Cattolica delle parrocchie occupate dagli “aglipayani”, il che arreca un notevole danno economico al movimento scismatico. Negli ultimi anni della vita di Aglipay, la Chiesa Filippina Indipendente conosce una deriva verso gli unitariani americani, da cui riceve qualche aiuto economico, ma anche un’influenza teologica che porta lontano dall’originaria matrice cattolica.

Un cambiamento di rotta inizia con l’elezione a vescovo supremo nel 1947 di Isabelo de los Reyes, Jr. (1900-1971, figlio del co-fondatore), che al rapporto con gli unitariani preferisce quello con la Chiesa Episcopale degli Stati Uniti, da cui fa riconsacrare i vescovi della Chiesa Filippina Indipendente. Essi si trovano così in possesso di una successione apostolica riconosciuta dagli anglicani e dai vetero-cattolici (ma non dai cattolici romani, per cui le ordinazioni della Chiesa Episcopale, come quelle della Chiesa d’Inghilterra da cui derivano, sono invalide). Nel 1957 la Chiesa Filippina Indipendente è stata accolta nel Consiglio Ecumenico (o Mondiale) delle Chiese di Ginevra. La Chiesa non si riconosce in tutte le posizioni dottrinali di Aglipay così come sono state interpretate negli anni immediatamente precedenti e successivi alla sua morte, e non ama essere chiamata (come spesso avviene) “Chiesa aglipayana”, sottolineando piuttosto come alle sue origini non si trovi il solo Aglipay, ma un gruppo di fondatori e un contesto storico particolare legato alla lotta per l’indipendenza delle Filippine.

Con l’accordo del 1965 i nuovi vescovi, consacrati anche da vescovi vetero-cattolici dell’Unione di Utrecht, possono beneficiare di una successione apostolica riconosciuta come valida anche dalla Chiesa di Roma. Negli anni 1980 si è verificata una spaccatura nella Chiesa Filippina Indipendente, una cui fazione ha rotto i legami con la Chiesa Episcopale Americana (mentre l’altra, maggioritaria, li mantiene). Dietro le controversie di carattere dottrinale ed ecumenico si trovano anche divisioni fra il Nord e il Sud delle Filippine e problemi politici legati al diverso giudizio sul regime di Ferdinand E. Marcos (1917-1989). Nel frattempo, con l’emigrazione filippina all’estero, la branca maggioritaria (e filo-ecumenica) della Chiesa – che peraltro non cerca di convertire non filippini – si è estesa al Canada, agli Stati Uniti e ad alcuni paesi europei, fra cui l’Italia.

Secondo le sue statistiche la Chiesa Filippina Indipendente conterebbe sei milioni di fedeli. Osservatori esterni ritengono che i fedeli siano invece fra i due e i tre milioni nelle Filippine, e circa cinquecentomila nell’emigrazione filippina fuori del paese. Venute meno le originarie ragioni politiche di adesione, la percentuale di filippini aderenti alla Chiesa Filippina Indipendente sarebbe scesa in modo consistente. Negli anni 1990 il vescovo supremo Alberto Ramento ha promosso una politica di riavvicinamento alla Chiesa cattolica, contrastando le tendenze dell’organizzazione laica della Chiesa LAMP (Lay Apostolic Ministry Program), influenzata a sua volta da missionari battisti. La Chiesa è attualmente guidata dal decimo vescovo supremo (eletto nel maggio 1999) Tomas A. Millamena, coadiuvato da alcuni organismi quali un Ufficio centrale, un Concilio dei Vescovi, un Concilio dei Preti e un Concilio dei Laici.

B.: Fonte essenziale sulle origini e la storia, ancorché in chiave critica, è l’opera di Pedro S. de Achuteguy, S.J. - Miguel Bernad S.J., Religious Revolution in the Philippines, 2 voll., Ateneo de Manila, Manila 1960-1961 (un terzo volume, di documenti, è stato pubblicato nel 1971). Cfr. anche Alfredo Navarro Salanga, The Aglipay Question. Literary and Historical Studies on the Life and Times of Gregorio Aglipay, Communication Research Institute for Social and Ideological Studies, Quezon City 1982.



La Chiesa Vetero-Cattolica Italiana
Missione Cristiana Cattolica
Via Carlo Alberto, 39
00185 Roma
Tel. e fax: 06-4457497
E-mail: info@chiesaveterocattolica.it
URL: www.chiesaveterocattolica.it
La Chiesa Vetero-Cattolica Italiana (o Chiesa Cattolica di Rito Antico, o Chiesa Pancristiana) si presenta come erede dei vari tentativi – collegati a progetti politici – di creare in Italia una Chiesa nazionale separata da Roma, a partire dall’episodio napoletano del 1808 del vescovo Domenico Forges Davanzati (1742-1810), che nel 1808 – rientrato dall’esilio francese – fonda il Magistero Catechetico Civile Laicale, nel 1862 inglobato nell’Associazione dei Protocattolici (all’epoca con circa settemila iscritti), e ulteriormente evolutosi, il 25 gennaio 1882, nella Chiesa Cattolica Nazionale Italiana. Fra i suoi precursori la Chiesa Vetero-Cattolica riconosce pure, tra gli altri, Filippo Cicchitti Suriani (1861-1944), fondatore a Milano di un Centro Cattolico Antico in contatto con la branca svizzera dell’Unione di Utrecht. Decisiva per l’evoluzione del movimento è anche la teologia pancristiana di Ugo Janni (1865-1938), che conclude peraltro la sua carriera come pastore valdese.

Alla morte di Cicchitti Suriani, direttore del Centro Cattolico Antico di Milano diventa Mario De Conca (1901-1970), noto anche per i suoi interessi nel mondo dell’esoterismo e del neo-gnosticismo. Direttore aggiunto del Centro Cattolico Antico diventa nel 1966 Luigi Caroppo – già servita –, che succede a De Conca nel 1970. Dopo avere mutato la propria denominazione in Comunità (poi Missione) Cristiana Cattolica Italiana (o Cristiana Cattolica di Rito Antico in Italia), nel 1970 la Comunità è riconosciuta come missione dell’Unione di Utrecht. I rapporti ultraventennali con l’Unione di Utrecht terminano a causa di dissensi sull’ordinazione sacerdotale delle donne (che la Chiesa Vetero-Cattolica Italiana rifiuta, anche se ha introdotto una liturgia di consacrazione comunitaria per ministeri specifici – assistenti e consulenti pastorali, psicoigienisti, psicosanitari e psicosoteriologi – ai quali possono accedere anche le donne) e su altre questioni, e l’attuale nome, dopo la separazione da Utrecht, è assunto nel 1997.

Il compito precipuo che la Chiesa Vetero-Cattolica Italiana si attribuisce “è quello di praticare la Pastorale Sanitaria Speciale per il miglioramento qualitativo della salute umana e per conservare la sanità dello psicosoma (Corpo-Mente-Spirito) stimolando e/o rafforzando il processo guaritivo nella persona mediante la promozione di appropriati Atti sacramentali salutari”. In virtù di questa visione, la Chiesa offre – tramite i suoi operatori e ministri e organizzando corsi di formazione – vari servizi di terapia riguardante la sfera psicosomatica e relazionale, ma si occupa pure di bioenergetica, yoga esicastico e musicoterapia. Inoltre, sviluppa in campo sociale una serie di servizi a favore dei bisognosi e si occupa dell’ambito sacramentale a favore dei fedeli e – potenzialmente – di tutti i battezzati appartenenti a confessioni cristiane.

La Chiesa Vetero-Cattolica Italiana, che conta circa cinquanta membri effettivi – ovvero ordinati e consacrati – e circa cinquecento fedeli, è presente a Roma con la sede priorale, a Scandiano (Reggio Emilia) con la sede del segretariato e a Minervino di Lecce (Lecce) con la sede ecclesiale e legale. La Missione è strutturata su base sinodale, e il Sinodo è l’autorità legislativa in materia disciplinare e amministrativa, che elegge il Presidente sinodale, l’Ordinario, il Segretario e i Consiglieri. Parallela alla separazione da Utrecht è una rinnovata enfasi su aspetti di guarigione (“arte pastoral-terapeutica”) e interessi per la teologia pancristiana di Ugo Janni, che del resto fanno parte della sua eredità storica. In questa chiave alla Chiesa si affianca la L.U.A.T.E. (Lega Umanitaria Assistenziale Terapeutica ed Emancipatrice), che gestisce pure una “Libera Università” che si occupa, fra l’altro, della formazione dei ministri di culto. Il credo della Chiesa Vetero-Cattolica Italiana è quello della Chiesa cattolica, letto naturalmente nell’ottica del movimento vetero-cattolico, anche se diversamente dalle Chiese vetero-cattoliche presenti all’estero accetta le definizioni dogmatiche dell’Immacolata e dell’Assunta (non però quello dell’infallibilità pontificia). I sette sacramenti (l’eucaristia è partecipata con entrambe le specie – all’interno di un rito che si intende come compendio dei riti romano, ambrosiano e bizantino –, e la penitenza può essere compiuta nella forma pubblica, in confessione privata e in “pratica psicocurativa”) sono amministrati anche a chi non fa parte della Chiesa; i sacerdoti possono anche essere sposati.

B.: La Chiesa Vetero-Cattolica Italiana distribuisce il bollettino bimestrale Il Dialogo. Su Ugo Janni, cfr. Cesare Milaneschi, Ugo Janni. Pioniere dell’ecumenismo, Claudiana, Torino 1979. Si veda inoltre Antonia Dagostino - Liliana Minervini Gadaleta, Pancristianesimo. Da Forges Davanzati a Giovanni Paolo II, Edizioni La Meridiana, Molfetta (Bari) 1997.


La Chiesa Vetero-Cattolica Indipendente in Europa
Cattedra Episcopale di Stresa
Via Zanoletti, 13
28837 Magognino di Stresa (Verbania)
Tel.: 0323-31754
Fax: 02-700433076
E-mail: caocis@tin.it
La Chiesa Vetero-Cattolica Indipendente in Europa è una “piccola Chiesa” non riconosciuta – nonostante il nome – dall’Unione di Utrecht, che ha aderito a due federazioni internazionali di “piccole Chiese” indipendenti, la International Western Orthodox Apostolic Catholic Communion con sede a Seattle, Washington (U.S.A.) e la Federation of Saint Thomas Christians, con sede a Santa Cruz, California (U.S.A.). La successione apostolica risale a Joseph René Vilatte (1854-1929), forse la figura più importante nella storia delle “piccole Chiese”. Consacrato vescovo della Chiesa ortodossa assira – che trae le sue origini dalla primitiva comunità antiochena, nata dalla testimonianza dell’apostolo Pietro – nella chiesa cattedrale di Colombo (Sri-Lanka), il 29 maggio 1892, Villatte opera negli Stati Uniti come Mar Timotheus (patriarca delle Americhe) dall’anno della sua consacrazione fino al 1922. La Chiesa Vetero-Cattolica Indipendente in Europa è retta dal vescovo Giacomo Motta, coadiuvato da un vicario generale.

Motta è ordinato diacono il 14 maggio 1988, sacerdote il 28 agosto 1988 e infine consacrato vescovo per la Metropolia d’Europa della Chiesa Apostolica Cattolica in Europa – a Seattle, il 31 gennaio 1998 – da Paul David C. Strong, O.S.J.D. (Order of Saint John the Divine), arcivescovo in Seattle di una “piccola Chiesa” americana, The Apostolic Catholic Church in America, assistito da Hadrian Mar Helijah Jorge Da Silva, che si presenta come superiore generale dell’Order Servants of Saint Benedict the Moor. La liturgia eucaristica è offerta da Motta con una varietà di riti (orientale, latino, mozarabico, ambrosiano). La Chiesa offre ai fedeli i sette sacramenti, funerali cristiani e altri riti sacramentali propri della tradizione cristiana; il matrimonio è considerato indissolubile, ma il vescovo può dichiararne la nullità.

La Chiesa offre tutti i livelli di ministero (suddiaconato, diaconato, presbiterato ed episcopato) a persone che considera qualificate, senza alcuna distinzione per quanto riguarda il sesso e lo stato civile. Questa “piccola Chiesa” italiana ha la propria sede episcopale a Stresa (Verbania) e dichiara altre tre parrocchie: Gioacchino ed Anna a Varese, San Carlo a Stresa e Santissima Madre di Dio a San Lorenzo al Mare (Imperia). Fino al febbraio 2000 è stata attiva anche la parrocchia di Mezzana Mortigliengo (Biella), in seguito chiusa a causa delle dimissioni del parroco; si dichiara in comunione anche con una parrocchia di Barcellona, in Spagna. Il 26 dicembre 1999 la Chiesa Vetero-Cattolica Indipendente in Europa dichiara di sottoscrivere integralmente la Dichiarazione del Congresso Cattolico di Monaco (del 22 settembre 1871), le Quattordici Tesi della Conferenza di Bonn dell’Unione Vetero-Cattolica (del 14 settembre 1874) e il testo della Dichiarazione di Utrecht (del 14 settembre 1889), manifestando così la piena condivisione della teologia e della pastorale delle Chiese dell’Unione di Utrecht, la quale – tradizionalmente sospettosa nei confronti delle “piccole Chiese” – non sembra peraltro intenzionata ad accoglierla.

LiviaGloria
00lunedì 10 aprile 2006 16:12
Ancora
sedevacantisti

La Fraternità San Pio X di Monsignor Lefebvre
Fraternità Sacerdotale San Pio X
Via Trilussa, 45
00041 Albano Laziale (Roma)
Tel.: 06-9306816
Fax: 06-9305848
E-mail: albano@sanpiox.it
URL: www.sanpiox.it
Monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991) diventa sacerdote missionario in Africa, poi vescovo, delegato apostolico per l’Africa francofona e arcivescovo di Dakar nel 1955. Nel 1962 è trasferito all’episcopato di Tulle, in Francia, ma rimane superiore generale di una congregazione missionaria, i Padri dello Spirito Santo, fino al 1968. Lascia questa carica non condividendo l’“aggiornamento” della congregazione ispirato al Concilio Ecumenico Vaticano II, per conto del quale era stato attivo opponendosi su molti punti alle decisioni della maggioranza. Nel 1970 apre nelle vicinanze di Friburgo, in Svizzera, un seminario per giovani alla ricerca di una formazione “tradizionale”, che dopo pochi mesi si trasferisce a Ecône, nel Vallese, con l’approvazione del vescovo di Sion.

Nel 1970 è eretta canonicamente nella Diocesi di Losanna-Ginevra-Friburgo la Fraternità Sacerdotale San Pio X. Nel 1974, con una visita canonica, matura una reazione della gerarchia cattolica nei confronti del seminario di Ecône e della sua formazione “pre-conciliare”; e nel 1975 una commissione cardinalizia ingiunge a monsignor Lefebvre di non procedere a ulteriori ordinazioni sacerdotali. Nonostante gli ammonimenti romani, il vescovo francese ordina tredici sacerdoti, il 29 giugno 1976, e il successivo 22 luglio è sospeso a divinis. Con questo gesto la Fraternità Sacerdotale San Pio X entra in stato di “disubbidienza”, ma non ancora di scisma: fra alti e bassi, un dialogo discreto è mantenuto con le autorità romane, e – se continua a ordinare sacerdoti – monsignor Lefebvre si astiene dal consacrare vescovi. Il 5 maggio 1988 sottoscrive a Roma un accordo, che dovrebbe porre fine alle controversie consentendo ai membri della Fraternità di continuare a celebrare la messa secondo il rito detto “di san Pio V” con l’approvazione di Roma, e di essere retti da un vescovo membro della Fraternità. L’approvazione dell’accordo incontra però difficoltà, e le trattative con Roma si interrompono il 19 giugno 1988.

Il 30 giugno monsignor Lefebvre consuma lo scisma consacrando, senza l’approvazione di Roma, quattro vescovi (Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard N. Williamson e Alfonso de Galarreta) e incorrendo così nella scomunica insieme con il vescovo brasiliano Antonio de Castro Mayer (1904-1991) che partecipa – come co-consacrante – alla cerimonia. Il 2 luglio 1988, con la lettera apostolica Ecclesia Dei, il pontefice Giovanni Paolo II (1920-2005) constata la nascita di un vero e proprio scisma, e insieme detta provvidenze perché il maggior numero di sacerdoti e fedeli interessati alla problematica sollevata da monsignor Lefebvre possano rimanere o rientrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica. In seguito a queste misure la Fraternità Sacerdotale San Pio X patisce defezioni di sacerdoti e fedeli che tornano nella comunione con Roma, ma mantiene – anche dopo la morte di monsignor Lefebvre – seminari e distretti organizzati, con celebrazione di Messe secondo il rito detto “di san Pio V”, in numerosi paesi.

All’interno o accanto alla Fraternità sono sorti vari ordini religiosi femminili sia attivi sia contemplativi, anch’essi – evidentemente – non riconosciuti. Può essere utile citare alcuni dati sulla diffusione internazionale della Fraternità: 453 sacerdoti, 178 seminaristi, 70 fratelli, 108 suore, 68 oblate, 7 seminari (Svizzera, Germania, Francia, USA, Argentina, Australia e Filippine), 26 distretti, 88 priorati, 496 chiese e cappelle, 124 centri di Messa, 2 istituti universitari, 71 scuole, 6 case di formazione, 7 case di riposo. In Italia la Fraternità Sacerdotale San Pio X – retta internazionalmente dal superiore generale Bernard Fellay, uno dei quattro vescovi consacrati da monsignor Lefebvre nel 1988 – è presente con i priorati di Albano Laziale, Spadarolo di Rimini e Montalenghe (Torino); messe sono regolarmente celebrate, inoltre, nei centri di Agrigento, Chiaravalle (Ancona), Albino (Bergamo), Bologna, Spinga (Bolzano), Ferrara, Firenze, Lucca, Seregno (Milano), Napoli, Parma, Pavia, Pescara, Roma, Torino, Trento, Lanzago di Silea (Treviso), Trieste, Verona. Il superiore del Distretto Italia – da cui dipende una missione in Albania, e al quale sono legati gli istituti di suore Consolatrici del Sacro Cuore, a Vigne di Narni (Terni), e le Discepole del Cenacolo, a Velletri (Roma) – è don Marco Nély, affiancato da una dozzina di sacerdoti.

Rispetto a quanto precede, l’opinione pubblica ritiene spesso che il nodo centrale che spiega la separazione della Fraternità Sacerdotale San Pio X da Roma sia il rifiuto della riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II, e il desiderio di conservare la liturgia detta “di san Pio V” (che per i meno informati diventa semplicemente “la Messa in latino”, mentre il mondo lefebvriano ha sempre fatto questione di testi più che di lingua, pure attribuendo importanza anche al secondo aspetto). È vero che la cosiddetta “Messa antica” rimane una bandiera della Fraternità Sacerdotale San Pio X e una ragione di adesione e di attaccamento per molti seguaci dello scisma. I problemi, tuttavia, sono più complessi e più profondi, tanto che la disponibilità della Santa Sede a concedere alla Fraternità l’uso della liturgia preferita (naturalmente in lingua latina e secondo le rubriche pre-conciliari) non ha evitato lo scisma.

Il disagio nei confronti del Concilio Vaticano II, nell’ambiente “lefebvriano”, ha il suo centro nella nozione di libertà religiosa. Secondo la Fraternità Sacerdotale San Pio X, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II la Chiesa cattolica predicherebbe, attraverso l’idea di “libertà religiosa”, la tesi secondo cui tutte le religioni sono più o meno uguali, con un progressivo scivolamento verso il relativismo che porta fuori dalla fede cattolica e dalla stessa nozione naturale di verità. L’ecumenismo e il dialogo interreligioso sono interpretati come ulteriori manifestazioni di relativismo. In questa stessa chiave sono criticati: il codice di diritto canonico del 1983, che non riconoscerebbe più la Chiesa cattolica come l’unica vera Chiesa; la riforma liturgica, in quanto avrebbe lo scopo di sfumare le differenze con il mondo protestante; la politica concordataria della Santa Sede, che non rivendicherebbe più per i cattolici i diritti che spettano ai seguaci dell’unica religione vera. Queste obiezioni di fondo al modello di relazioni fra la Chiesa cattolica, la società contemporanea, le altre comunità religiose e i moderni Stati laici trascendono, evidentemente, le semplici controversie liturgiche. Nel marzo 2001 la Santa Sede ha confermato che sono stati avviati “contatti formali” in vista di una auspicata riconciliazione, i quali peraltro risultano allo stato attuale ancora fermi a una fase preliminare.

B.: Bernard Tissier de Mallerais (uno dei quattro sacerdoti ai quali mons. Lefebvre ha conferito la consacrazione episcopale nel 1988) è autore della più accurata biografia disponibile del vescovo francese: Marcel Lefebvre, Clovis, Étampes 2002. Fra i diversi libri di monsignor Marcel Lefebvre, alcuni sono stati tradotti in lingua italiana; fra questi: Un vescovo parla, Rusconi, Milano 1975; Il colpo da maestro di Satana, Società Editrice Il Falco, Milano 1978; Accuso il Concilio, Il Borghese, Roma 1977; Lettera aperta ai cattolici perplessi, Fraternità San Pio X - Priorato Madonna di Loreto, Spadarolo (Rimini) 1987; e Un vescovo cattolico, Edizioni San Francesco di Sales, Montalenghe (Torino) 1989. Una raccolta di documenti in Mons. Lefebvre e il Sant’Uffizio, Giovanni Volpe Editore, Roma 1980; sulle consacrazioni episcopali del 1988 e il conseguente scisma, una raccolta di documenti in Fideliter, numero fuori serie, 29-30 giugno 1988. La rivista ufficiale della Fraternità Sacerdotale San Pio X in Italia – oltre alla lettera mensile di informazioni Roma felix (dal 1999) – è La Tradizione Cattolica.



I sedeprivazionisti: l’Istituto Mater Boni Consilii
Istituto Mater Boni Consilii
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Il padre Michel Guérard des Lauriers (1898-1988, religioso domenicano con il nome di frà Louis-Bertrand), già docente presso la Pontificia Università del Laterano e professore a Ecône, nel seminario della Fraternità Sacerdotale San Pio X, abbandona monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991) – che aveva raggiunto alla fine del 1970 – nell’autunno 1977 ed è consacrato vescovo il 7 maggio 1981 dall’arcivescovo emerito di Hué, il vietnamita Pierre-Martin Ngô-Dinh Thuc (1897-1984), che si trova alle origini – direttamente o indirettamente – di oltre un centinaio di consacrazioni episcopali illecite nel mondo ultra-tradizionalista (ma che muore dopo essere rientrato in comunione con Roma).

Nel frattempo, monsignor Guérard des Lauriers ha già elaborato, nel 1979, la cosiddetta “tesi di Cassiciacum” – dalla rivista in cui la tesi è pubblicata, Les Cahiers de Cassiciacum – secondo la quale almeno a partire dal 7 dicembre 1965, con la promulgazione della dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa Dignitatis humanæ, ritenuta in contrasto col magistero precedente, Paolo VI (1897-1978) e i suoi successori, pur occupando legalmente la sede di Pietro in seguito a una valida elezione, non godrebbero più della autorità pontificia e non sarebbero più divinamente assistiti. In altre parole, essi sarebbero Papi solo “materialmente” ma non “formalmente” (e, in parallelo, quanto al potere di giurisdizione, i vescovi nominati dagli “occupanti della Sede Apostolica” – da Paolo VI in poi – non hanno l’autorità, esattamente come non hanno l’autorità i suddetti occupanti). Spetterebbe allora ai cardinali o ai vescovi residenziali rivolgere all’occupante della Sede Apostolica (attualmente Benedetto XVI, che l’Istituto Mater Boni Consilii ha reputato non potere essere “vero successore di Pietro” in un comunicato emanato il giorno successivo l’elezione al soglio pontificio, e il cui nome non è dunque menzionato dai sacerdoti dell’Istituto nel canone della Messa) delle “monizioni canoniche”. Se il Papa persiste nel suo errore, non lo è più neppure materialmente e il “concilio generale imperfetto” (cardinali o vescovi residenziali) dovrebbe procedere a un nuovo conclave. Nel caso abiuri i suoi errori, egli diverrebbe Papa anche formalmente.

Naturalmente, allo stato attuale delle cose, nessun cardinale o vescovo residenziale è disposto a iniziare il processo canonico ipotizzato da padre Guérard des Lauriers, per cui i sostenitori della sua tesi (sedeprivazionisti) si oppongono sia a chi riconosce la legittimità del Papa (è la posizione della Fraternità San Pio X), sia a chi non lo considera Papa neppure materialmente (sedevacantisti), sia ancora a chi vuole convocare un conclave ed eleggere un Papa senza previe monizioni canoniche (conclavisti). Conseguentemente, “l’Istituto Mater Boni Consilii, sostenendo che la Sede Apostolica è formalmente (…) vacante almeno dal 7 dicembre 1965, ritiene che tutti i libri liturgici promulgati dopo quella data non sono libri liturgici della Chiesa cattolica e pertanto (…) che la Messa celebrata secondo il nuovo rito e i sacramenti confezionati e amministrati secondo il rito post-conciliare sono da considerarsi (…) come praticamente nulli e invalidi. Questo vale anche per il nuovo rito di consacrazione episcopale” (Sodalitium, anno XXI, n. 58, aprile 2005, p. 42).

Il 25 novembre 1987, a Raveau (in Francia), monsignor Michel Guérard des Lauriers conferisce la consacrazione episcopale a don Franco Munari (dopo averla già conferita a Gunter Storck, il 30 aprile 1984, e a Robert McKenna, il 22 agosto 1986), un sacerdote italiano che – assieme a don Curzio Nitoglia, don Giuseppe Murro e don Francesco Ricossa – ha lasciato la Fraternità Sacerdotale San Pio X, il 18 dicembre 1985, considerando le sue posizioni dottrinali (all’epoca: “Giovanni Paolo II [1920-2005] è realmente Papa, ma può sbagliare e gli si deve disobbedire”) ambigue e nocive. Intorno a don Munari e i suoi collaboratori sorge così l’Istituto Mater Boni Consilii – con sede prima a Nichelino, poi a Verrua Savoia, entrambi in provincia di Torino –, che riunisce i seguaci italiani della “tesi di Cassiciacum”. Per ragioni personali, don Munari abbandona l’istituto – e, a quanto è dato di sapere, il sacerdozio – il 26 ottobre 1990.

Dopo oltre un decennio di assenza di un proprio vescovo, avendo perciò fatto ricorso per le ordinazioni sacerdotali e le cresime a vescovi stranieri (a loro volta non in comunione con il Papa), che condividono posizioni analoghe sul “problema dell’autorità nella Chiesa” e del Papa e che periodicamente visitano l’Italia, il 16 gennaio 2002 il vescovo statunitense domenicano Robert McKenna – come abbiamo visto, elevato all’episcopato da Michel Guérard des Lauriers, nel 1986 – ha conferito la consacrazione episcopale a un giovane membro dell’Istituto, il sacerdote belga Geert Stuyver – nato a Gand il 14 maggio 1964 e ordinato al sacerdozio dallo stesso McKenna nel 1996 –, residente a Dendermonde (Belgio), da dove svolge il suo ministero per conto dell’Istituto Mater Boni Consilii anche in Francia e nei Paesi Bassi.

A vent’anni dalla propria nascita, l’Istituto Mater Boni Consilii – che oltre alla casa di Verrua Savoia dispone di residenze di propri sacerdoti a Roma e San Martino dei Mulini (Rimini), oltre che in Francia e Belgio – dispone di una decina di sacerdoti e complessivamente di ventiquattro membri, e svolge il proprio apostolato in diverse città italiane – Bologna, Chieti, Ferrara, Loro Ciuffenna (Arezzo), Maranello (Modena), Milano, Modugno (Bari), Padova, Potenza, Roma, Rimini, Rovereto (Trento), Torino, Valmadrera (Lecco) – e straniere. Dal 2004, inoltre, l’Istituto segue la cura pastorale di un distaccamento italiano delle suore francesi di Cristo Re a Moncestino (Alessandria), presso le quali è ospitata la prima novizia del ramo femminile dell’Istituto Mater Boni Consilii.

B.: La “tesi di Cassiciacum” è esposta da padre Guérard des Lauriers in “Le Siège Apostolique est-il Vacant?”, Cahiers de Cassiciacum, n. 1, Association St. Herménégilde, Nizza 1979; un numero monografico dedicato alla memoria del religioso domenicano in Sodalitium, anno V, n. 18, novembre-dicembre 1998. L’Associazione Mater Boni Consilii pubblica a Verrua Savoia il periodico Sodalitium (dal 1983 al 1985 bollettino del Distretto Italia della Fraternità Sacerdotale San Pio X), e negli anni 1990 ha iniziato anche attività editoriali nel settore librario, pubblicando fra gli altri titoli: don Anthony Cekada, Non si prega più come prima..., Cooperativa Editrice Sodalitium, Verrua Savoia (Torino) 1994. Sul fenomeno del sedevacantismo in generale, cfr. l’articolo di Massimo Introvigne, “The Pope's Question in Fringe Catholicism: A Note on ‘Sedevacantism’, ‘Sedeprivationism’, and ‘Antipopes’”.



I sedevacantisti: l’Associazione Santa Maria “Salus Populi Romani”
Associazione Santa Maria “Salus Populi Romani”
Via Luigi Chiala, 8
10080 Feletto (Torino)
E-mail: info@osservatorecattolico.com
URL: www.osservatorecattolico.com
Nel 1991 Stefano Filiberto, già seminarista a Ecône, in Svizzera, della Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), fonda a Torino – assieme ad altre persone – l’Associazione Santa Maria “Salus Populi Romani” e la rivista Il Nuovo Osservatore Cattolico, che intende distinguere la sua posizione da quella di altri gruppi con cui pure condivide la convinzione che l’attuale Papa e i suoi predecessori da Paolo VI (1897-1978) – se non da Giovanni XXIII (1881-1963) – siano formalmente eretici e apostati dalla dottrina cattolica tradizionale. L’Associazione si riferisce all’insegnamento teologico secondo cui “chi è fuori della Chiesa non può esserne il capo” (così san Roberto Bellarmino, 1542-1621); quindi, non solo il Papa non è più tale quando cade in eresia, ma chi è già eretico prima del conclave non può essere validamente eletto al pontificato. Un eretico che non condivide la fede cattolica – come una donna, o un bambino – non può validamente ricevere la forma del pontificato. Paolo VI – con qualche dubbio – e Giovanni Paolo II (1920-2005) – con certezza – hanno, secondo l’Associazione, professato eresie già prima della loro elezione, dunque non sono mai diventati veramente Papi.

Questa tesi contrasta sia con quella della Fraternità San Pio X (secondo cui Paolo VI e i successivi Pontefici sono cattivi Papi, ma rimangono formalmente veri Papi), sia con la cosiddetta “tesi di Cassiciacum” del religioso domenicano mons. Michel Guérard des Lauriers (1898-1988) secondo cui il Pontefice è Papa materialmente anche se non formalmente. Siccome Giovanni Paolo II non è mai stato Papa, né lo è diventato Benedetto XVI, la sede è vacante (da molto tempo, giacché l’Associazione ritiene che Paolo VI sia caduto comunque in eresia almeno dal 7 dicembre 1965, quando ha promulgato la dichiarazione conciliare Dignitatis humanae sulla libertà religiosa), a nulla rilevando l’occupazione “materiale” da parte di chi deve essere considerato un usurpatore. L’obiezione più seria a questa tesi – integralmente sedevacantista – è, riconosce la stessa Associazione, quella secondo cui la Chiesa avrebbe così perso la sua visibilità. La risposta di Filiberto e dei suoi sostenitori è che la visibilità si esprime ordinariamente, ma non obbligatoriamente, attraverso il Sommo Pontefice e può permanere nei vescovi e sacerdoti fedeli (sedevacantisti) che ancora esistono nel mondo. Rimane il problema di come uscire da questa situazione.

L’Associazione rigetta la soluzione di un conclave futuro da parte dei cardinali oggi “ratzingeriani”, pure se (come altri ipotizzano) si ravvedessero, perché la loro stessa valida successione apostolica è dubbia. Accusata di “conclavismo” dai suoi critici, manifesta in realtà molti dubbi su chi potrebbe costituire un valido conclave (non necessariamente, comunque, un corpo di cardinali) e ritiene la convocazione di un conclave allo stato non opportuna – iniziative recenti sono giudicate “inconcludenti” – finché nella Chiesa i tempi non saranno maturi, non si sarà – cioè – manifestato un diffuso consenso sull’esistenza di una situazione di sede vacante. Anche sulla prassi di ordinare vescovi al solo scopo di perpetuare l’amministrazione dei sacramenti, diffusa in alcuni gruppi sedevacantisti, l’Associazione è perplessa: un vescovo, afferma, non è una semplice “macchina” per produrre sacramenti, e non è opportuno consacrare vescovi che non vogliano avere alcuna autorità (né altri che, in forza di una semplice consacrazione episcopale, ne pretendano al contrario una su tutta la Chiesa).

In periodo di sede vacante i vescovi dovrebbero avere poteri reali ma limitati (con esclusione del potere giudiziario, che non potrebbe che rimanere sospeso in assenza di conferma pontificia) e potrebbero essere eletti dal clero e dal popolo fedele (il che è cosa diversa dall’affermare che la loro autorità proviene dal basso, dal “gregge”, posizione che, beninteso, l’Associazione considera eretica). I candidati dovrebbero essere quindi non solo persone pie e di buona dottrina, ma anche dotate di capacità giuridiche e di gestione. Alla domanda su “dov’è dunque [oggi] la vera Chiesa?” l’Associazione risponde che “c’è una notevole difficoltà nel trovare la risposta” e che “vi è del misterioso in ciò che sta accadendo”; comunque “la Chiesa è visibile in coloro che si oppongono all’eresia e che hanno ancora la fede” (Un paladino della Fede, “La questione dell’autorità”, Il Nuovo Osservatore Cattolico, anno IV, n. 2 [6], ottobre-novembre 1994, pp. 3-7 [p. 7]). Quanto al futuro, la convocazione del conclave essendo “praticamente inopportuna”, si afferma che “lasciamo alla Divina Provvidenza trovare la soluzione pratica” per il problema di come porre fine alla situazione di sede vacante (don Francesco Maria Paladino, “Obiezioni al sedevacantismo. Don Paladino e la Tesi di Cassiciacum”, Il Nuovo Osservatore Cattolico, anno IX, n. 1 [16], novembre-dicembre 1999, pp. 4-11 [p. 8]).

Peraltro, pur non mancando un interesse per profezie apocalittiche, è criticato anche chi attende fatalisticamente gli eventi. Occorre invece operare per preservare e diffondere la fede; in questa chiave, l’Associazione diffonde le sue pubblicazioni e quelle della collegata Éditions Delacroix di Chateauneuf (Francia) e mantiene contatti con una rete di centri sedevacantisti in Francia, Belgio, Germania, Stati Uniti, Canada e Messico, il più importante dei quali è il Seminario Maggiore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a Hermosillo (Sonora, Messico), fondato dal vescovo Moisés Carmona-Rivera (1912-1991) – consacrato il 17 ottobre 1981, a Tolone, dall’arcivescovo emerito di Hué, il vietnamita Pierre-Martin Ngô-Dinh Thuc (1897-1984), che si trova alle origini, direttamente o indirettamente, di oltre un centinaio di consacrazioni episcopali illecite nel mondo ultra-conservatore (ma che muore dopo essere rientrato in comunione con Roma) –, e fondatore dell’Union Católico Trento insieme a un altro vescovo della “linea Thuc”, Adolfo Zamora Hernandez (1910-1987) – e oggi diretto da Martin Davila Gandara (nato nel 1965), a sua volta consacrato vescovo l’11 maggio 1999 da Mark Anthony Pivarunas (nato nel 1958), che era stato consacrato il 24 settembre 1991 dallo stesso Carmona Rivera ed è l’attuale superiore generale della Congregatio Mariae Reginae Immaculatae, un ordine di sacerdoti, religiosi e suore sorto nel 1967 e su posizioni sedevacantiste.

B.: Si consulterà la collezione de Il Nuovo Osservatore Cattolico, e – per la critica alla tesi detta di Cassiciacum – Don Francesco Maria Paladino, Petrus es tu?, Éditions Delacroix, Chateauneuf 1997. Sul fenomeno del sedevacantismo in generale, cfr. l’articolo di Massimo Introvigne, “The Pope's Question in Fringe Catholicism: A Note on ‘Sedevacantism’, ‘Sedeprivationism’, and ‘Antipopes’”.



I sedevacantisti apocalittici: Seibo no Mikuni
Seibo no Mikuni – Il Regno di Nostra Signora
33-2 Aza Ubasaku Oaza, Matuzuka, Sukagawa-shi
Fukushima 969-04 – Giappone
Tel. e fax: (0081) 248-76-4555
Seibo No Mikuni è fondato in Giappone l’11 febbraio 1970 per opera di Yukio Nemoto (1925-1988) e costituisce un caso particolare di movimento sedevacantista che insiste particolarmente sul carattere di segno apocalittico dell’attuale diffusione dell’aborto (un tema che si ritrova peraltro anche in nuove religioni giapponesi non cristiane). Non si conoscono molti particolari della vita del fondatore: convertitosi alla fede cattolica all’età di venticinque anni, nel 1965 aderisce alla Milizia di Maria Immacolata, prima di dare vita al nuovo sodalizio – la cui autentica fondatrice è considerata la Madonna (il motto del movimento è “Vittoria della Beata Vergine Maria”) –, nel quale diventa noto come Giuseppe di Gesù e Maria Yukio Nemoto.

Le cinque condizioni considerate necessarie per appartenere a Seibo No Mikuni – e che almeno in parte descrivono la peculiare dottrina del gruppo – possono essere così sintetizzate: credere ai dogmi dei tre privilegi mariani dell’Immacolata Concezione, Assunzione e Mediazione di tutte le grazie (il 6 gennaio 1981, infatti, Giuseppe di Gesù e Maria Yukio Nemoto ha proclamato il dogma della “Beata Vergine Maria mediatrice di tutte le grazie”, la cui festività è onorata nella seconda domenica di maggio); riconoscere in Seibo No Mikuni la vera Chiesa cattolica dei tempi ultimi; professare che dal Concilio Vaticano II la Chiesa di Roma è diventata la “grande prostituta” di cui è detto nell’Apocalisse (Ap 17, 1); dichiarare che i Papi (da Giovanni XXIII [1881-1963] in poi) sono l’Anticristo e la “bestia” apocalittica (Ap 13, 11); uscire dall’attuale Chiesa cattolica.

Una parte cospicua delle dottrine di Seibo No Mikuni hanno origine nell’interpretazione al libro giovanneo dell’Apocalisse fornita da Giuseppe di Gesù e Maria Yukio Nemoto, il quale ha pure realizzato un’opera in più volumi a proposito. Da questa Spiegazione dell’Apocalisse si evince, fra l’altro, il ruolo messianico del movimento che, con il fondatore, sono considerati i “due testimoni” che rendono testimonianza alla verità negli ultimi tempi (Ap 11, 3). Questo genere di interpretazioni bibliche, unite al fermo e spesso virulento attacco all’attuale gerarchia ecclesiale e a speculazioni apocalittiche sulla fine dei tempi, caratterizzano un movimento che non gode di ampia diffusione: i membri ufficiali di Seibo No Mikuni – riuniti in una congregazione religiosa femminile guidata dal successore di Giuseppe di Gesù e Maria Yukio Nemoto (la giapponese suor Maria Immacolata), e alla quale appartiene anche la figlia del fondatore, suor Maria Assunta – non sono più di una decina, tutti dislocati a Fukushima, nella zona settentrionale del Giappone; a queste religiose si affianca l’apostolato di un sacerdote che vive in Guatemala. Sembra potersi dire che il movimento abbia qualche penetrazione nel contesto latino-americano, come dimostra un comunicato emesso da Guadalajara l’11 settembre 2002 – a un anno di distanza dalla tragedia dell’attentato alle Twin Towers –, nel quale il movimento puntualizza la propria posizione in merito alle cronache recenti del terrorismo ultra-fondamentalista islamico.

Seibo No Mikuni non conta fedeli in Italia, ma il materiale illustrativo è regolarmente inviato a tutti i sacerdoti cattolici e a quanti hanno preso contatto con il movimento; visite periodiche al nostro paese sono compiute dalla giapponese suor Maria Passione, al secolo Nobuko Hojo.

B.: Seibo No Mikuni stampa periodicamente la rivista The Morning Star (due numeri usciti: 1989 e 1992) e il bollettino anti-abortista Abortion in the World, oltre a volantini in varie lingue, compreso l’italiano. L’opera in quattro volumi di Giuseppe di Gesù e Maria Yukio Nemoto Spiegazione dell’Apocalisse circola solo in versione privata in lingua giapponese, e sono in preparazione edizioni in lingua inglese, francese, spagnola e portoghese. In lingua inglese, cfr. l’articolo di PierLuigi Zoccatelli, “Seibo No Mikuni, a Catholic Apocalyptic Splinter Movement from Japan”.

LiviaGloria
00lunedì 10 aprile 2006 16:14
Ancora
pretendenti a un futuro ruolo di Papa

La Chiesa del Magnificat
(L’esistenza del gruppo è discreta, e l’indirizzo – nel Bresciano – è tenuto riservato)
Michel-Auguste-Marie Collin (1905-1974), sacerdote lorenese favorito da visioni sulla fine dei tempi e sul prossimo avvento di un “Gran Monarca” (un tema cui corrisponde tutta una tradizione mistica ai margini del cattolicesimo francese), riceve nel 1950 straordinarie rivelazioni in cui Dio stesso gli conferisce un’autorità pari a quella del Papa. Nel 1951 il Sant’Uffizio lo riduce allo stato laicale; nel 1960 il vescovo di Nancy lo colpisce con la scomunica e l’interdetto. Alla morte di Papa Giovanni XXIII (1881-1963) Collin è nominato Papa dal Cielo stesso per rivelazione e consacrato in una cerimonia dai seguaci che ha raccolto nella sua residenza di Clémery con il nome di Clemente XV. Il 23 ottobre 1966 si assicura la successione apostolica dal vescovo Cyprien Damgé de Lannoy (allo stato civile Jean Damgé, nato nel 1914) – ancora nel 1972 suo nunzio apostolico in Germania –, una figura nota nel mondo delle “piccole Chiese”, già sacerdote della Chiesa Cattolica Liberale e a sua volta consacrato vescovo, il 24 giugno 1961, da Henri Engel-Plantagenet. Il movimento, chiamato “Chiesa del Cristo Rinnovata” si estende e, alla morte di Collin nel 1974, conta un collegio apostolico di quattro cardinali francesi, cinque italiani, cinque tedeschi, due olandesi, uno svizzero, un americano e un canadese. La dottrina di Collin, negli ultimi anni della sua vita, si era fatta sempre più originale, con riferimenti agli extraterrestri e un culto della Madonna spinto fino alla vera e propria mariolatria.

Dopo il 1974 la Chiesa del Cristo Rinnovata si è scissa in varie branche, in conflitto fra loro: la più numerosa ha seguito gli Apostoli dell’Amore Infinito canadesi, che già nel 1968 avevano rotto con Collin. Un buon numero di seguaci italiani – con il nome di Chiesa del Magnificat, nota anche come Chiesa di Gloria o Chiesa degli Apostoli dell’Amore Infinito degli Ultimi Tempi – rimangono invece leali all’eredità spirituale dello stesso Collin. Il gruppo è presente nella provincia bresciana e con contatti nel veronese, per un totale stimato di circa duecento aderenti. Leader del movimento è stato a lungo un agricoltore bresciano, chiamato “Rabbi” dai seguaci e che sarebbe stato considerato il Pontefice di una struttura gerarchica sacerdotale, alla quale possono accedere sia gli uomini sia le donne.

Aspetto peculiare della Chiesa del Magnificat è la “doppia appartenza” dei fedeli, i quali, pur continuando a partecipare alle iniziative e alle liturgie parrocchiali cattoliche, celebrano nuovamente i riti in forma pre-conciliare presso cappelle allestite in abitazioni private. Non è dato conoscere molto altro di questo movimento, che ha sempre svolto le proprie attività con riservatezza, divenuta estrema negli anni 1990, dopo gli interventi delle autorità ecclesiali e inquirenti. L’influenza di Collin può essere stata una componente scatenante di quest’esperienza, che non pare però essere semplice frutto dell’ambiente di Clémery; essa sembra piuttosto sorgere alla confluenza di tendenze diffuse nell’ambiente rurale bresciano – pratiche devozionali e taumaturgiche, dottrine apparizioniste e millenariste, e così via –, con la presenza di una guida carismatica alla quale i seguaci riconoscono prerogative di elezione divina.

Il 15 gennaio 1990 il vescovo di Brescia, monsignor Bruno Foresti, prende posizione nei riguardi di questo movimento “semiclandestino” nella rivista della diocesi segnalandolo per “il carattere equivoco che porta con sé, oltreché per il suo aberrante contenuto oggettivo”.

B.: Antoine Delestre, Clément XV: prêtre lorrain et pape à Clémery, Presses Universitaires de Nancy, Nancy e Éditions Serpenois, Metz 1985; Paolo Maggi, Movimenti religiosi paracattolici nel Bresciano: “Chiesa del Magnificat” e “Missione Divina”, Tesi di Magistero in Scienze Religiose, Istituto Superiore di Scienze Religiose - Università Cattolica del Sacro Cuore, Brescia (anno accademico 1992-1993); e Idem, “Pseudocattolicesimo e paracattolicesimo nella vita dei fondatori di due nuovi gruppi religiosi”, in Religioni e Sette nel mondo, anno 3, n. 4 (12), dicembre 1997, pp. 105-120.



Gli Apostoli dell’Amore Infinito
Apostoli dell’Amore Infinito – Ordine del Magnificat della Madre di Dio
(I seguaci italiani non hanno sede propria, ma sono visitati periodicamente da missionari canadesi)
Monastero degli Apostoli
P.O. Box 308, St. Jovite, Québec
Canada J0T 2H0
Fax: +1 (819) 688-6548
Tel.: (819) 688-5225
Gaston Tremblay (padre Jean-Grégoire de la Trinité) nasce a Rimouski – nel Québec – l’8 settembre 1928. Entrato nel 1944 nella congregazione cattolica dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni, vi rimane per otto anni; nel 1952 elabora il progetto di un nuovo ordine religioso, la Congregazione di Gesù e Maria (poi eretta il 13 maggio 1953), e nel 1961 lascia la Chiesa cattolica per aderire alla Chiesa del Cristo Rinnovata di Michel-Auguste-Marie Collin Collin (1905-1974), di cui si tratta in altra parte di questa sezione, che Tremblay riconosce come “il Papa di Fatima”. Collin lo ordina sacerdote e vescovo l’anno successivo.

L’Ordine del Magnificat della Madre di Dio nasce, secondo l’interpretazione del movimento, perché richiesto espressamente dalla Santissima Vergine a La Salette (Francia). La fondazione avviene in Canada nel 1962. I fini dell’Ordine sono: la conservazione del deposito della fede, la lotta contro tutti gli abusi che hanno portato alla decadenza del clero, dello stato religioso e della società cristiana, la realizzazione dell’unità tanto desiderata da Gesù Cristo e dai suoi veri discepoli. Il Monastero di St. Jovite fiorisce e gli Apostoli dell’Amore Infinito aprono missioni in diversi paesi, con un particolare successo nelle Antille Francesi. Nel 1968 gli Apostoli di Tremblay rompono con Collin e il primo è proclamato Papa con il nome di Gregorio XVII. Gli scontri con ex-membri che lasciano il movimento e con organizzazioni anti-sette sono particolarmente violenti, e portano, già alla fine degli anni 1960, a una serie di iniziative legali e di arresti; Tremblay è ancora arrestato, nel 1980, per non avere riconsegnato al marito (divorziato) di una seguace i figli che vivevano a St. Jovite; nel 1999 è nuovamente posto agli arresti, accusato questa volta anche di abusi sessuali su minori, che da parte sua nega recisamente.

Nel frattempo il monastero di St. Jovite è cresciuto, la diffusione del movimento si è estesa negli Stati Uniti, Guadalupe, Portorico, Guatemala, Santo Domingo ed Ecuador – oltre a presenze minori in Francia e Italia. L’ordine è composto da religiosi, religiose, “discepoli” – laici celibatari o sposati che vivono presso il monastero – e terziari degli Apostoli dell’Amore Infinito. Tutti hanno una regola comune, quella che il movimento ritiene sia stata dettata dalla Madre di Dio a La Salette nel 1846 e approvata da Leone XIII (1810-1903) nel 1879. L’Ordine del Magnificat della Madre di Dio fa parte della Chiesa Cattolica degli Apostoli degli Ultimi Tempi. Questa Chiesa è “autonoma e universale, essa esiste ed opera sotto la propria Gerarchia. È di fede, dottrina, tradizioni e pratiche cristiane cattoliche”. Si reclama fedele alla purezza evangelica dei primi tempi della cristianità e vuole seguire gli insegnamenti dottrinali e dogmatici trasmessi, attraverso i secoli, dai santi e dottori della Chiesa cattolica romana. L’Ordine, che diffonde le sue pubblicazioni in francese, inglese, italiano e spagnolo, mette insieme elementi di una pietà cattolica assolutamente tradizionale (del tutto peculiare il costante riferimento alle apparizioni mariane de La Salette) e riforme introdotte da Tremblay, come il sacerdozio femminile, che vanno perfino al di là del pur criticato Vaticano II.

B.: Tra i numerosi testi di Gregorio XVII (Gaston Tremblay): Pierre parle au monde, Éditions Magnificat, St. Jovite (Quebec) 1975; Escaping the Shipwreck, Éditions Magnificat, St. Jovite (Quebec) 1980. Un testo dedicato a rispondere alle più frequenti domande sulla fondazione, le attività e l’orientamento dell’Ordine è Domande e risposte sugli Apostoli dell'Amore Infinito, l’Ordine del Magnificat della Madre di Dio, Éditions Magnificat, St. Jovite (Quebec) 1989. Sulle difficoltà giudiziarie, cfr. Le procès de la “justice”, Éditions Magnificat, St. Jovite (Quebec) 1984; e Jean Côté, Prophète parmi les hommes, pro-manuscripto s.l. 1991.



La Chiesa Palmariana
Chiesa Cattolica, Apostolica e Palmariana
(I fedeli italiani non hanno sede propria, ma sono visitati periodicamente da missionari posti sotto l’autorità di un vescovo missionario per l’Italia e Malta; indirizzo internazionale:)
Abad Gordillo, 5
Apartado 4058
41080 Siviglia (Spagna)
Clemente Domínguez y Gómez (1946-2005) – nato il 23 aprile 1946, a Siviglia – è uno dei molti visitatori del luogo in cui sarebbe apparsa la Vergine Maria (con il titolo di Madonna del Carmelo), il 30 marzo 1968, presso Palmar de Troya, in provincia di Siviglia. Il 15 agosto 1969 il giovane Clemente Domínguez si sente profondamente trasformato dal luogo mariano, e il successivo 30 settembre diventa egli stesso un veggente, assumendo ben presto la guida spirituale delle apparizioni, che consistono in un richiamo alla preghiera e penitenza, nonché contro l’eresia e il progressismo che desolerebbero la Chiesa cattolica, in gran parte apostata, contrariamente all’allora Papa Paolo VI (1897-1978), vittima innocente della massoneria e del comunismo.

La gerarchia cattolica si rifiuta di riconoscere le apparizioni – che proseguono nel luogo ormai noto come Monte di Cristo-Re, annunciando guerre atomiche e ogni sorta di distruzione e miseria. L’11 gennaio 1976 il vescovo vietnamita Pierre-Martin Ngô-Dinh Thuc (1897-1984), che si trova alle origini – direttamente o indirettamente – di oltre un centinaio di consacrazioni episcopali illecite nel mondo ultra-tradizionalista (ma che muore dopo essere rientrato in comunione con Roma), consacra “per ordine della Madonna” cinque vescovi (qualche giorno prima da lui già ordinati al sacerdozio), fra cui Clemente e il suo amico Manuel Alonso Corral, un avvocato che aveva preso il nome di padre Isidoro Maria e aveva fondato – il 23 dicembre 1975 –, insieme a Domínguez, l’Ordine dei Carmelitani del Volto Santo, all’inizio noto anche come Ordine dei Tempi Ultimi, finalizzato alla salvezza della Chiesa e alla preparazione della seconda venuta di Cristo.

Il 6 agosto 1978, alla morte di Paolo VI, il Signore appare a Domínguez – nel frattempo cieco per i postumi di un incidente stradale, occorsogli il 29 maggio 1976, nonché chiamato con il nome (ricevuto direttamente dalla Madonna) di Ferdinando, per la missione futura di Imperatore che dovrà svolgere congiuntamente a quella di Papa –, che si trova in Colombia, e lo consacra Papa con il nome di Gregorio XVII, sulla base di una locuzione che gli aveva trasmesso il 4 agosto 1976, ponendogli sul capo la tiara pontificia assieme agli apostoli Pietro e Paolo. L’elezione al soglio pontificio è confermata dal nuovo collegio apostolico, il 15 agosto 1978, al rientro di Gregorio XVII a Palmar de Troya. Da questo momento la Chiesa cattolica non è più “romana” ma “palmariana”.

Gregorio XVII lancia scomuniche contro i suoi avversari, proclama nuovi dogmi mariani (fra cui uno che impone di credere alla presenza della Vergine nell’eucarestia), canonizza numerosissimi santi. Non mancano tuttavia i problemi: dall’esterno, ma anche dall’interno del movimento. Gregorio XVII – particolarmente negli anni 1990 – è accusato di immoralità. Nel 1997, chiede perdono alla Chiesa palmariana per “avere scandalizzato in passato” sia “quanto all’eccesso nelle bevande” sia “quanto ad alcune questioni che attentano alla castità” e si proclama convertito. Il 24 ottobre 2000, con sacro Decreto Apostolico, nomina direttamente il futuro Papa, il già citato Manuel Alonso Corral, che gli succederà immediatamente all’atto della morte. Questa nomina si inserisce all’interno del conflitto che oppone Gregorio XVII a padre Isacco Maria del Santo Volto e della Santissima Trinità, figura autorevole nella Chiesa palmariana, aspirante a sua volta alla successione e già confessore personale del Papa palmariano, dal 1984 al 1992.

In segreto, scrivendo con lo pseudonimo di “Fan”, padre Isacco Maria ritorna sugli scandali di Gregorio XVII, contesta la scelta del successore, raduna seguaci per uno scisma. Il 5 novembre 2000, Gregorio XVII scomunica padre Isacco Maria, altri diciassette vescovi e sette religiose, dichiarando che hanno fondato una “antichiesa o setta tenebrosa dentro la nostra Santa Chiesa Palmariana” (questo gruppo, talora denominato “la Tribù”, continua un’attività separata). Il 18 novembre 2000 il Papa palmariano rinuncia al promesso miracolo della guarigione dalla cecità, in cambio della grazia della perpetua castità (che afferma comunque di mantenere dall’ottobre 1997); il 1° gennaio 2001 è consolato da una gloriosa visione paradisiaca che assicura il trionfo della Chiesa palmariana. Nonostante lo scisma, i seguaci restano qualche migliaio in Spagna (ma solo qualche decina in Italia).

Gregorio XVII è morto il 21 marzo 2005 a Utrera, in provincia di Siviglia, e il 25 marzo dello stesso anno è stato incoronato come suo successore Manuel Alonso Corral (precedentemente noto come padre Isidoro Maria), con il nome di Pietro II.

B.: La Chiesa Cattolica, Apostolica e Palmariana diffonde molti opuscoli (spesso contenenti sermoni di Gregorio XVII), fra i quali in lingua italiana: Sua Santità il Papa Gregorio XVII. Breve biografia. Habemus Papam! Definizioni dogmatiche e costituzione apostolica, s.d.n.l.; Documenti pontifici di Sua Santità il Papa Gregorio XVII, Ordine dei Carmelitani del Santo Volto, Palmar de Troya 1987; 1997 Anno Santo di Nostra Madre del Palmar Coronata. Messaggi trascendentali dati dalla Santissima Vergine Maria al veggente Clemente Domínguez y Gómez, oggi Sua Santità il Papa Gregorio XVII, Ordine dei Carmelitani del Santo Volto, Palmar de Troya 1997. Si legga inoltre l’articolo sul sito Internet del CESNUR: “Another Pope Dies: Clemente Dominguez of Palmar de Troya, 1946-2005”.



La Byzantine Catholic Community
Byzantine Catholic Community
9 Cygnet Court, Stort Road
Bishops Stortford
Hertsfordshire CM23 3EG
England
(Non esiste rappresentanza ufficiale in Italia, ma vi è un Incaricato d’Ufficio per gli Affari Italiani e una Segreteria di Stato: fax 0044-1-273-683992; e-mail: dr.elisabeth.gerstner@gmx.de)
Nei giorni 25-29 giugno 1994 – dopo alcune riunioni preparatorie tenute a Spokane (Washington) – delegati che rappresentano gruppi sedevacantisti di dodici paesi si riuniscono in un conclave ad Assisi. Notifiche relative all’imminenza del conclave sono inviate a tutti i cardinali della Chiesa cattolica “conciliare”, e sono invitati alcuni cardinali e vescovi conservatori della stessa Chiesa, nonché i superiori e altri prelati della Fraternità Sacerdotale San Pio X, di cui si parla in altra sezione di questo progetto. Né gli uni né gli altri partecipano, mentre non sono invitati i sostenitori della cosiddetta “tesi di Cassiciacum”, la cui posizione appare incompatibile con la proposta restaurazione della gerarchia cattolica. Alcuni degli invitati appartengono alla “linea apostolica” di Pierre-Martin Ngô-Dinh Thuc (1897-1984), che si trova alle origini – direttamente o indirettamente – di oltre un centinaio di consacrazioni episcopali illecite nel mondo ultra-tradizionalista (ma che muore dopo essere rientrato in comunione con Roma), ma non è corretto parlare di un “conclave di vescovi della linea Thuc”, dal momento che non tutti i partecipanti hanno questa provenienza.

I partecipanti al conclave di Assisi – che si tiene in un’antica cappella sita nel parco dell’Hotel Europa – eleggono Papa il sacerdote sudafricano Victor Von Pentz, nato nel 1953 in Sud Africa da una famiglia di origine mista irlandese e tedesca, che attualmente vive in Inghilterra. Ha studiato negli Stati Uniti nel seminario della Società San Pio X a Winona (Minnesota), ma è stato ordinato da un vescovo cattolico ucraino e appartiene alla Chiesa cattolica di rito bizantino di S. Giovanni Crisostomo. Poiché, al momento della sua elezione, non è stato possibile reperire i documenti ufficiali della sua ordinazione, egli è stato ordinato sub conditione dal vescovo sudafricano Richard Bedingfeld. Victor Von Pentz accetta e assume il nome di “Lino II” solo all’undicesimo ballottaggio (dopo che già dieci volte era stato eletto con ampio margine e aveva declinato). Fra gli elettori c’è monsignor José Ramon Lopez-Gaston, un vescovo della “linea Thuc” successivamente creato cardinale da Lino II, carica che ricopre tuttora: una voce secondo cui Von Pentz sarebbe stato successivamente consacrato vescovo da tale prelato è decisamente smentita dai rappresentanti di Lino II.

Al conclave segue la messa di incoronazione nella cappella di Assisi, dove Lino II è incoronato con la tiara pontificia. Il 29 giugno i partecipanti al conclave si recano a Roma, dove desiderano acclamare Lino II come Papa nella basilica del Laterano. L’ingresso nella basilica è però loro impedito dalla polizia italiana. Lo stesso giorno della sua elezione Lino II firma due documenti apostolici: uno per l’abolizione del Novus Ordo Missae e l’altro riguardante il nuovo collegio cardinalizio composto da alcuni cardinali che riceveranno l’investitura in un futuro concistoro e che potranno eleggere un nuovo Papa in caso di morte, incapacità o abdicazione di Lino II. Von Pentz è consacrato vescovo soltanto nel novembre 1998 a Londra, dopo il suo trasferimento in Inghilterra. È circolata la voce secondo cui la consacrazione del 1998 sarebbe stata effettuata da un vescovo italiano in pensione, monsignor Arrigo Pintonello: ma il vescovo in questione ha smentito energicamente, così come hanno smentito fonti ufficiali di Lino II. Tali fonti fanno riferimento a un vescovo in comunione formale con Roma il cui nome è taciuto per ragioni di discrezione. Lino II ha successivamente nominato numerosi cardinali, uno dei quali in pectore. Fedeli che riconoscono Lino II sono presenti in diversi paesi, tra cui l’Inghilterra, la Germania e l’Italia.

B.: Informazioni su Lino II (non sempre precise) si trovano sul seguente sito Internet: www.tboyle.net/Catholicism/Unknwn_%20bp's_Consecrations.html. Un documento sulla elezione di Lino II si trova sul seguente sito Internet: www.geocities.com/prakashjm45/contrapentzite.html.



La Chiesa Novella di Gavinana
Chiesa Novella del Sacro Cuore di Gesù
c/o Don Sergio Melani
Via Maresca - Gavinana, 9
51028 San Marcello Pistoiese (Pistoia)
Tel.: 0573-66025
La Chiesa Novella del Sacro Cuore di Gesù è fondata nel 1974 a Gavinana, in provincia di Pistoia, da don Gino Frediani (1913-1984), parroco del paese, in seguito a un “fatto mistico” avvenuto il 12 Ottobre 1973. Mentre è seduto in una stanza egli sente una “ventata” colpirlo in fronte, ma non vede nessuno. Subito dopo si forma nella sua mente l’immagine del profeta Abacuc che pone la mano sul suo capo e dice di essere stato inviato per consegnargli il suo Libro e rivelargli la grande Missione: quella di “costruire una Santa Chiesa al Cuore Divino di Gesù”, nell’approssimarsi del tempo in cui “la sventura” si sarebbe abbattuta sulla Terra. Subito dopo Abacuc, altri profeti si sono presentati a don Frediani, cominciando da Naum, Neemia e Baruc. Le “voci celestiali” svelano al sacerdote molti segreti nascosti nei libri profetici dell’Antico Testamento e nell’Apocalisse di san Giovanni; uno di questi è relativo all’elezione (da parte di Dio stesso) di don Gino Frediani a Sommo Pontefice con il nome di Emmanuel I.

In seguito a questi avvenimenti, nel 1983, il vescovo di Pistoia decide di allontanarlo dalla parrocchia. Don Frediani si trasferisce quindi nell’albergo “Le Dolomiti”, in Via Maresca 9, che diventa la sede del suo gruppo di fedeli. Alla sua morte, il 28 aprile 1984, gli succede alla guida dell’opera don Sergio Melani, già sacerdote della Diocesi di Fiesole e suo collaboratore da alcuni anni. Il 6 febbraio 1989 le curie vescovili di Pistoia e Fiesole emanano un comunicato nel quale si precisa che la Chiesa Novella Universale del Sacro Cuore di Gesù non ha nulla a che vedere con la Chiesa cattolica, essendosi separata dalla comunione ecclesiale quale ente indipendente che rifiuta l’autorità del Papa e dei vescovi locali, modifica alcuni testi sacri, crea una propria liturgia senza autorizzazione, esaspera gli elementi escatologici della fede, si basa su rivelazioni non attendibili, sconfina nella eresia vera e propria e diffonde minacce e offese contrarie allo spirito evangelico. Per questi motivi si avvertono i cristiani che non è lecito prendere parte ai riti – invalidi per la Chiesa cattolica – e alle riunioni della comunità religiosa, e che essi possono costituire un pericolo per l’integrità della fede cattolica. Circa sessanta fedeli si recano ogni domenica a Gavinana per una giornata di studio e preghiera, e si ritrovano mensilmente per due o tre giorni di ritiro spirituale.

La dottrina della Chiesa Novella del Sacro Cuore di Gesù è trasmessa dalle “voci celestiali” udite da don Gino Frediani: profeti, angeli, la Madre di Dio, san Giovanni evangelista e lo stesso Dio. Esse annunciano “le ultime volontà di Dio per la Terra nascoste nei Profeti dell’Antico e del Nuovo Testamento”, nel tempo in cui “è suonata la settima tromba dell’Apocalisse per il Vaticano e per il Mondo”. Nella dottrina della Chiesa Novella si realizza la Parola di Gesù secondo la quale “tutto sarebbe stato rivelato negli ultimi tempi”: essa è, infatti, depositaria di verità e misteri ancora non conosciuti poiché la Chiesa cattolica “ha chiuso la bocca a Dio” affermando che, con il libro dell’Apocalisse di san Giovanni, la Rivelazione ha avuto termine.

Nella Chiesa Novella sono istituiti nuovi riti e dettati trentatré nuovi Salmi, insieme a una “Appendice scritturale ai profeti dell’Antico e Nuovo Testamento”, con appositi commenti. Fra le “ultime volontà di Dio” c’è quella dell’elezione di don Gino Frediani a Sommo Pontefice con il nome di Emmanuel I. Egli è vicario della Chiesa Novella del Sacro Cuore di Gesù, fondata da Dio negli “ultimi tempi”, quando “dilagano il peccato e il dolore” per guidare l’umanità verso la salvezza universale, riservata anche ai demoni, poiché Dio non può permettere la perdita di nessuno dei figli usciti dal suo cuore. È Dio stesso che guida la Chiesa Novella servendosi dei suoi “strumenti eletti”, fra i quali il prescelto è Emmanuel I; ma ci sono anche altri membri della comunità – gli “strumenti-veggenti” – incaricati da Dio di spiegare e completare le Scritture, nonché di fornire “dettati di formazione e correzione”. Affinché la Chiesa Novella compia la sua missione è necessario passare attraverso la grande tribolazione, dopo la quale si manifesterà l’Eterno Giorno di Dio nella Nuova Era dello Spirito Santo.

Nelle rivelazioni, infatti, predomina lo stile apocalittico con l’annuncio dei castighi di Dio, alcuni dei quali avrebbero dovuto verificarsi in date precise, ma sono stati “rimandati”. Oggetto di tali castighi è, in particolare, la Chiesa cattolica di Roma. Essa sarà totalmente “annullata dall’Ira Iratissima del Padre” che umilierà il Vaticano davanti a tutta la Terra, poiché durante venti secoli non ha mai ascoltato la voce del suo fondatore e ha compiuto delitti infiniti. La sede di Roma è divenuta “sede obbrobriosa di satanasso: l’avversario di Dio”, e per questo Dio la ridurrà a un “campo arato”, ma la sede della Chiesa di Dio non è distrutta nella sua essenza, poiché egli ne ha trasferito la dimora in “Gavinana-Emmanuela”. Al castigo riservato al Vaticano si aggiunge quello inflitto all’intero pianeta, ma tutti coloro che rimarranno dopo la distruzione (un piccolo “resto” di umanità) “verranno in “Emmanuela” per “ricevere dai Due profeti latte e miele”. Dio stesso, per mezzo del suo rappresentante, instaurerà una teocrazia universale ed eterna.

È l’umanità che, a causa dei suoi peccati, ha determinato il fallimento della misericordia di Dio, e per questo egli decide di salvarla esercitando unicamente la sua giustizia e agendo con severità. Le modalità scelte da Dio per realizzare gli ultimi tempi sono svelate a don Gino Frediani dal Padre Altissimo in un commento al quarto capitolo dell’Apocalisse di san Giovanni. Don Frediani è colui che, nella visione di san Giovanni, è assunto sul trono di Dio; i ventiquattro vegliardi stanno a indicare l’intero creato; i quattro viventi sono i quattro tempi della fine. Il leone indica il primo tempo in cui, dopo una serie di catastrofi naturali, sono abbattuti tutti gli Stati (la sua durata è di dieci anni); il secondo tempo (altri dieci anni) è quello della “riflessione” concessa al popolo d’Israele “paurosamente decimato”; il terzo tempo è quello della ricostruzione del Regno Santo; nel quarto e ultimo tempo il Padre costruisce in questo mondo e nell’universo il “Regno Eterno di Suo Figlio”.

Vescovo e cardinale della Chiesa Novella è don Sergio Melani, l’eletto grande del Signore, definito il “notaio dei notai dell’universo”. Egli è a capo della Chiesa solo temporaneamente, in attesa che Emmanuel I ritorni dai Cieli. Nel frattempo la sua autorità è infallibile sul piano della direzione spirituale, per cui i dettami inviati ai vari “strumenti”, se da lui convalidati, sono da considerarsi dettami divini. A lui spetta il compito di vigilare “per Dono di Luce Divina” affinché nei “Dettati” non si infiltrino ombre di errore. Gli “strumenti” trasmettono i comandi alla comunità e ai singoli in nome di Dio, dal quale li ricevono. Dopo qualche anno dalla morte di don Gino Frediani, le rivelazioni hanno indicato nel gruppo la presenza di un altro “strumento” nelle mani di Dio: una donna che sarebbe il “Corpo Umanitario” e rappresenterebbe tutta l’umanità. Il suo corpo, a disposizione della Trinità, è come un tabernacolo vivente che, una volta purificato, e in un tempo stabilito, conterrà il corpo della Madonna. Come, infatti, in un mistero di fede e amore, la seconda persona della Trinità si è incarnata, così “in un futuro Mistero di Fede e di Amore la Mamma Santa verrà a compiere una grandiosa e meravigliosa Missione sulla terra nell’ambito della salvezza universale”.

Nei riguardi dei suoi membri il compito della Chiesa Novella è quello di formare il “perfetto figlio di Dio”, attraverso l’obbedienza totale ai comandi ricevuti senza opporre a essi alcuna resistenza, poiché Dio vuole che la sua legge sia osservata con perfezione in modo che i fedeli raggiungano i più alti livelli di purificazione e perfezione, tanto da essere inferiori solo alla Madonna. Secondo l’interpretazione che le “voci celestiali” fanno delle sacre Scritture, l’umanità sarà alla fine sottoposta alla “grande crocifissione”, che prenderà il posto di tutti i sacramenti tranne l’eucaristia, nella quale tutti i membri della Chiesa Novella saranno immolati insieme a Gesù, capo del corpo di cui essi sono le membra. Durante la liturgia le parole della consacrazione sono “Questo è il nostro corpo, questo è il nostro sangue” perché la Terra stessa si trasforma in un “Grande Altare dove si completa il Sacrificio di Gesù”.

B.: Elementi dottrinali del movimento in Le ultime volontà di Dio per la Terra nascoste nei Profeti dell’Antico e del Nuovo Testamento, Casa Editrice Aggeo, Gavinana (Pistoia) 1984 (edizione fuori commercio).



Little Peeble e l’Ordine di San Charbel
Ordine di San Charbel
(In Italia è presente un recapito privato in provincia di Asti; ci si riferirà all’indirizzo internazionale:)
161B Koloona Drive
Cambewarra, N.S.W. 2540 (Australia)
Tel. e fax: (61) 0244-460263; 460832
E-mail: mwoa@shoal.net.au
URL: www.shoal.net.au/~mwoa/index.html
William Kamm – un laico sposato – nasce nel 1950 a Colonia, in Germania, e si trasferisce assieme alla famiglia in Australia, nel 1954. A 18 anni, nel 1968, comincia ad avere esperienze mistiche e a raccogliere seguaci. Nel 1970 fonda in Australia – il paese dove ha il maggior numero di seguaci – la sua prima organizzazione, chiamata Marian Work of Atonement. Nel 1982 “riceve” per rivelazione il suo nome di Little Pebble (“Sassolino”, o “Piccola Roccia”), fino a quando, nel 1983 – nei pressi di Nowra (nella Nuova Galles del Sud, in Australia) –, a rivelarsi è Nostra Signora dell’Arca, Maria Madre Nostra, Aiuto dei Cristiani (questo il titolo con il quale si presenta la Madonna), che lo mette a parte della più straordinaria fra le rivelazioni da lui ricevute (da allora i messaggi si moltiplicano, fino a raggiungere il numero attuale di oltre seicento, diffusi nel mondo da cinquanta promotori), secondo cui sono in vista eventi apocalittici.

Secondo le rivelazioni, Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) avrebbe consacrato Kamm come vescovo, sarebbe stato martirizzato, e “Little Pebble” lo avrebbe sostituito sul soglio pontificio. Nel maggio 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II, Kamm pubblica un messaggio nel quale afferma che il Papa “non è morto, ma dorme in Dio e risorgerà in un nuovo corpo preternaturale al momento giusto”. Il neoletto Papa Benedetto XVI è il vero Papa e completerà la missione di Giovanni Paolo II. Quando Benedetto XVI morirà sarà intronizzato un antipapa e Giovanni Paolo II tornerà per smascherarlo. Sarà solo allora che William Kamm prenderà il suo posto sul soglio pontificio.

Kamm ha fondato diverse organizzazioni, fino al 1985, data di nascita dell’Ordine di San Charbel, dal nome del santo maronita libanese Charbel Maklouf (1828-1898), canonizzato dalla Chiesa cattolica. Naturalmente la fiducia di Kamm sul suo ruolo di prossimo Papa non è condivisa dalla gerarchia cattolica, particolarmente quella australiana, che considera la sua organizzazione – nonostante le sue proteste – un nuovo movimento religioso non in comunione con la Chiesa di Roma, come dimostra un comunicato stampa (datato 28 settembre 1999) dell’allora vescovo della Diocesi di Wollongong, monsignor Philip Wilson, in cui è fermamente contestata la natura cattolica del movimento di William Kamm. Quest’ultimo aveva accreditato un riconoscimento gerarchico da parte del tedesco Bartholomew Schneider – consacrato dal vescovo Athanasius Maria Seiwert-Fleige nella linea dell’arcivescovo emerito di Hué, il vietnamita Pierre-Martin Ngô-Dinh Thuc (1897-1984), che si trova alle origini, direttamente o indirettamente, di oltre un centinaio di consacrazioni episcopali illecite (ma che muore dopo essere rientrato in comunione con Roma) – e già ammonito come impostore da L’Osservatore Romano in data 19 settembre 1995. Il fatto che molti seguaci si impegnino a tempo pieno nel movimento ha provocato notevoli controversie, alimentate anche da tutta una serie di profezie su imminenti catastrofi, spesso accompagnate da date precise (fra cui il 1998 e il 1999).

Il 16 giugno 2002 il vescovo di Wollongong, mons. Peter William Ingham, ha emanato un decreto nel quale si afferma che le visioni di William Kamm non sono soprannaturali, che egli diffonde insegnamenti in contrasto con la fede e la morale cattolica, si ordina a tutti coloro che lo sostengono di cessare di diffondere false dichiarazioni sulla loro legittima appartenenza alla Chiesa cattolica. Il direttore spirituale di William Kamm è il sacerdote cattolico statunitense Malcolm L. Broussard, ordinato nella diocesi di Galveston-Houston (U.S.A.) il 20 maggio 1978 e sospeso a divinis il 20 settembre 1989 dal suo vescovo, Joseph A. Fiorenza. Malcolm L. Broussard ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 30 marzo 2003 in Germania da Bartholomew Schneider e attualmente è vescovo dell’Ordine San Charbel. L’8 dicembre 2004 ha proceduto all’ordinazione del secondo vescovo dell’ordine, James Charles Duffy. Il 10 giugno 2003 il vescovo di Wollongong ha emanato un decreto nei suoi confronti nel quale si afferma che, in seguito alla sua ordinazione episcopale, egli è incorso nella scomunica latae saententiae. Il 16 maggio 2004 William Kamm è stato ordinato diacono.

L’Ordine di San Charbel conta alcune migliaia di membri diffusi in vari paesi del mondo, i più attivi dei quali residenti presso le venticinque comunità dell’ordine (presenti, oltre che in Australia, negli Stati Uniti d’America, Canada, Nuova Zelanda, Reunion, Giappone, Africa, Irlanda, Francia, Filippine, Belgio e Polonia ), le maggiori delle quali sono le australiane Comunità del Getsemani (Cambewarra, Nuova Galles del Sud) – fondata l’8 febbraio 1988, casa madre dell’ordine, dove vive lo stesso Little Pebble assieme ai circa centotrenta residenti –, Comunità Sacro Cuore (Tyaak, Victoria), Comunità Sacra Famiglia (Seymour, Victoria), Comunità Prezioso Sangue (Meredith, Victoria), Comunità Spirito Santo (Ormeau, Queensland), Comunità Santo Cuore di San Giuseppe (Revens Plains, South Australia), Comunità Nostra Signora Ausilio dei Cristiani (Lethbridge, Victoria). Da un punto di vista organizzativo, l’Ordine di San Charbel è suddiviso in quattro rami (sacerdoti; religiosi e religiose; famiglie e laici residenti in comunità; e laici consacrati che vivono nel mondo) e una confraternita.

B.: Come fonte interna, si vedano i tre volumi pubblicati di The Testament and Mystical Life of William Kamm, dal titolo The ‘Little Pebble’. The Last Pope. A Man of Contradiction. Petrus Romanus. Sinner or Saint?, presso l’autore (William Kamm), Nowra (N.S.W., Australia) 1999. L’Ordine di San Charbel pubblica la rivista The Apocalyptic Ark Magazine.

LiviaGloria
00lunedì 10 aprile 2006 16:16
Ancora
Basilio Roncaccia e a Luigia Paparelli

La Missione Divina è fondata a Roma – nel 1936 – da Basilio Roncaccia (1876-1959), il quale, convinto di ricevere rivelazioni e visioni soprannaturali, si sente investito di una missione divina, ossia mettere a disposizione dei fratelli i doni celesti ricevuti, fra cui quello di sanare dai mali. Roncaccia, il cui apostolato si svolge nella zona di Trastevere, si presenta come il nuovo Pietro con il compito di rifondare la Chiesa cattolica, corrotta dal potere politico ed economico per farla tornare alla purezza originaria. La sua predicazione si diffonde anche tra gli sfrattati e gli immigrati del Meridione, sistemati da Benito Mussolini (1883-1945) nei sobborghi sud-occidentali della capitale. Sentendosi investito della “missione” di ricostituire il Collegio Apostolico, Basilio, nel 1946, invia i suoi seguaci – gli “apostoli della fede” – a due a due, in alcune città, nelle quali fanno un certo numero di proseliti. Nel numero del 22-23 settembre 1952 L’Osservatore Romano pubblica in prima pagina un monito in cui, a proposito del movimento degli “Apostoli della fede” si dichiara che “i promotori, vantando straordinari poteri di guarigione”, cercano di diffondere il movimento anche in altre diocesi d’Italia. Nel monito si fa presente che “i princìpi e la prassi di detti Apostoli della Fede sono in parecchi punti in contrasto con la dottrina della Chiesa. Pertanto le competenti Autorità Ecclesiastiche mettono in guardia i fedeli affinché non aderiscano a tale movimento, e invitano a uscire coloro che vi siano stati comunque attratti”.

Luigia Paparelli (1907-1984) e Basilio Roncaccia si incontrano a Roma negli anni 1940. Inizialmente accomunati dalla devozione alla Trinità e dal desiderio comune di soccorrere i sofferenti, si separano successivamente per divergenze riguardo alla prassi. Il frazionamento del movimento degli “Apostoli” in gruppi maggiori e minori si accentua dopo la morte di Roncaccia, avvenuta il 7 dicembre 1959. Tra essi sono da segnalare, al Nord, i gruppi guidati da Rino Celin a Torre di Padova e la comunità di Saverio Casarin a Scorzè (in provincia di Venezia). Nella zona intorno alla capitale sopravvivono piccoli gruppi di “apostoli della fede” che, in alcuni casi, danno vita a riti e credenze anche molto lontani dagli insegnamenti di Basilio.

Un caso emblematico è quello della cosiddetta “setta di Acilia”, le cui vicende sono venute alla luce nel giugno del 1987. Si trattava di un gruppo costituito da nove membri dediti al culto di una “Trinità” personificata da tre abitanti di una villetta di Acilia: Lola Fagiolo (nata nel 1921) era il “profeta Elia” e riceveva messaggi divini, e i suoi simboli erano il candelabro a sette bracci e la stella di Davide; Nello Maggi (il “Cristo”), il cui simbolo era la croce; e sua moglie Augusta Piergirolami (lo “Spirito Santo”), il cui simbolo era la colomba. Un’altra entità superiore venerata dal gruppo era l’Aquila, simbolo della divinità creatrice. In una stanza della villa, su un letto sormontato da un baldacchino, erano custoditi e venerati il corpo (imbalsamato dieci anni prima) di Augusta Piergirolami (1919-1977) e quello di suo marito Nello Maggi (1916-1987). I coniugi avevano chiesto di non essere sepolti, per attendere il giorno del giudizio nella loro casa. Entrambi molto malati avevano rifiutato le cure mediche, perché “per guarire basta la fede”.

Altri gruppi minori, derivati dalla predicazione di Roncaccia, hanno mescolato alle idee della Missione Divina anche pratiche di magia e divinazione. I gruppi derivati dall’opera di Roncaccia non sempre sono collegati fra loro, e vivono e interpretano l’insegnamento del fondatore aggiungendovi ulteriori peculiarità derivate dagli insegnamenti e dai doni particolari ricevuti dai rispettivi leader.

È difficile quantificare il numero complessivo degli appartenenti al vasto movimento originato dagli insegnamenti di Basilio Roncaccia a causa della sua frammentazione e diversificazione. Sappiamo, tuttavia, che nei dati statistici pubblicati dalla Chiesa cattolica nel 1955 sulla diffusione delle “sette protestanti in Italia”, nella diocesi di Roma veniva censita, tra le altre, la “Chiesa di Don Basilio denominata anche Chiesa del Maestro o degli Apostoli o Missione della Fede”, con tre sale di culto e tre pastori: la sede centrale guidata da “Don Basilio” con 7.000 seguaci, una sede dipendente da quella centrale, con 7.000 membri, e la terza, in Via Achille Grandi, guidata da Luigia Paparelli, con 18.000 membri. Un’altra chiesa di “Don Basilio” veniva censita ad Accadia, in provincia di Foggia, con un altro pastore e 65 membri. Una cifra approssimativa, riferita a oggi, che comprende sia i gruppi minori sia quelli maggiori, potrebbe aggirarsi intorno alle tredicimila unità. Il movimento si è diffuso in tutta Italia (Lazio, Toscana, Umbria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Sicilia) e all’estero (Norvegia, Danimarca, Svezia, Svizzera, Francia, Stati Uniti).

Il compito che la Missione Divina si riconosce è quello di far rivivere in modo genuino l’insegnamento originario di Gesù, la sua opera e quella dei suoi apostoli. Roncaccia dichiara di essere Pietro e di avere ricostituito il collegio apostolico. Si sente inoltre investito del potere di guarire per grazia di Dio in virtù della superiorità della fede sulla medicina. La guarigione avviene però solo se il malato pratica la penitenza, il digiuno e la preghiera. I doni spirituali provenienti da Dio vanno elargiti al fine di riportare l’esercizio della fede alla semplicità dei primi cristiani, smantellando l’apparato burocratico della Chiesa, che avrebbe privato la religione cristiana delle sue finalità esclusivamente spirituali. La colpa imputata al clero è anche quella di non avere sostenuto l’opera di Roncaccia e degli “apostoli della fede” per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini. Coloro che accettano di aderire e ricevere assistenza spirituale dagli apostoli hanno la certezza di ottenere la salvezza, e i malati guariti grazie al “Dono dell’Apostolo” ricevono a loro volta il medesimo potere di guarigione.

B.: Non esistono fonti riconducibili al fondatore in cui sia esposta la sua dottrina, ma documenti e opuscoli pro manuscripto diffusi privatamente dai suoi seguaci. Alcune notizie si possono rintracciare in Veritas. Nella capacità di credere in Dio è contenuta la salvezza dell’uomo. L’opera di Basilio Roncaccia e degli Apostoli della Fede, Pubblicazioni “Veritas”, Roma 1946. Il monito de L’Osservatore Romano cui si è fatto cenno nel corso del testo è comparso a p. 1 del numero del 22-23 settembre 1952. Per i dati statistici sulla presenza in Italia dei gruppi ispirati a Roncaccia, cfr. Pia Società San Paolo, Chiese e sette protestanti in Italia, Edizioni Paoline, Roma 1956. Fonte secondaria: Raffaella di Marzio, “Movimenti cattolici di Frangia in Italia: dalla Missione Divina di Basilio Roncaccia a Luigia Paparelli”, in Mario Aletti - Germano Rossi (a cura di), Identità religiosa, pluralismo, fondamentalismo, Centro Scientifico Editore, Torino 2004. In chiave critica, si veda Paolo Maggi, “Pseudocattolicesimo e paracattolicesimo nella vita dei fondatori di due nuovi gruppi religiosi”, in Religioni e Sette nel Mondo, Rivista Trimestrale di Cultura Religiosa a cura del GRIS, 12 (1997), pp. 105-120.



La Libera Comunità degli Apostoli della Fede
Libera Comunità degli Apostoli della Fede
Via Emilio Faà di Bruno, 34
35129 Padova
Tel.: 049-626187
La Libera Comunità degli Apostoli della Fede è uno dei tronconi del movimento originato alla morte del fondatore della Missione Divina, Basilio Roncaccia (1876-1959). È un’associazione di persone che – ispirandosi ai principi della Missione Divina – ha pensato di impegnarsi personalmente ad attuarli nel proprio quotidiano. Non ha altra valenza che quella spirituale poiché l’Opera della Missione Divina degli Apostoli della Fede è un movimento che persegue unicamente scopi di interesse spirituale ed è “rivolto a quelle persone che si interessano alla vita interiore che solo dalla fede trae origine e sostentamento”. La comunità si è costituita in associazione, con il nome di “Il Raggio - Società di Mutuo Soccorso”, con lo scopo di dare mutuo aiuto ai soci in stato di bisogno. Leader del gruppo è stato Rino Celin (1923-2003) fino al giorno della sua morte, avvenuta il 6 dicembre 2003 nella sua casa di Torre di Padova.

Celin aderisce al movimento di Basilio Roncaccia in occasione della missione degli Apostoli della Fede iniziata nel 1946, quando il fondatore invia nove coppie di Apostoli a visitare le principali città italiane per diffondere ovunque l’opera di Dio. Dopo avere ascoltato gli Apostoli della Fede, Rino Celin si reca a Roma per conoscere di persona Basilio Roncaccia, che gli affida copia dei messaggi ricevuti dal 1936 fino al 1942. Tornato in Veneto, Celin comincia a divulgare quanto appreso, raccogliendo intorno a sé numerose persone. I messaggi venivano letti in riunioni serali che si svolgevano settimanalmente. Dopo la lettura Celin invitava i presenti a esporre i “pensierini”, cioè commenti personali su quanto era stato ascoltato e lui stesso offriva ulteriori spunti di riflessione. Questi messaggi erano considerati “celesti” perché ricevuti da Roncaccia direttamente dal “cielo”: erano visioni, spiegazioni evangeliche o, comunque, di argomento spirituale. Secondo gli Apostoli della Fede, attraverso Rino Celin Dio operava guarigioni miracolose, trasmetteva messaggi, elargiva benedizioni.

Alcune dichiarazioni ufficiali della diocesi di Padova – a cominciare dal Bollettino Diocesano del 1952 e, successivamente, dichiarazioni più recenti come quelle del 12 agosto 1989 e del 18 maggio 1992 – diffidano i fedeli dall’aderire al Movimento degli Apostoli della Fede. Un’ulteriore dichiarazione ammonitoria sul movimento è stata divulgata dalla curia diocesana di Vicenza il 24 marzo 1999. In essa si precisa che nessun sacerdote diocesano, extradiocesano o religioso può celebrare l’eucaristia nel territorio della diocesi di Vicenza in occasione del raduno annuale della Pasqua dell’Angelo effettuato dagli Apostoli della Fede. Il movimento, che definisce “inconsistenti” le dichiarazioni dei vescovi appena menzionate, ha continuato a svolgere le sue consuete attività anche dopo la morte di Rino Celin. Questa continuità trova il suo fondamento nella convinzione che Cristo è l’unico Maestro e il Vangelo l’unico insegnamento spirituale. Gli Apostoli della Fede non svolgono un proselitismo attivo, poiché solo Dio può risvegliare la fede degli uomini: l’Apostolo si preoccupa piuttosto di dare testimonianza e lenire il dolore, anziché di parlare. Chi aderisce è generalmente contattato attraverso qualche membro, spesso all’interno di ambienti cattolici, che gli Apostoli frequentano regolarmente, anche partecipando ai riti ufficiali della Chiesa cattolica.

Gli Apostoli della Fede si riuniscono in diverse località nelle province di Padova, Roma, Brescia, Vicenza e altre. È difficile quantificare il numero di Apostoli della Fede presenti in Italia perché migliaia di persone, nel tempo, hanno conosciuto Rino Celin e hanno partecipato alle iniziative e agli incontri del movimento. Una stima approssimativa può essere quella che individua circa un migliaio di aderenti sparsi su tutto il territorio nazionale.

La Missione Divina afferma di collocarsi all’interno del “movimento religioso” fondato da Cristo. Essa è intesa così come l’opera di Dio che si manifesta all’umanità per mezzo dell’Apostolo, cioè colui che compie la volontà di Dio e mette a disposizione degli altri i doni ricevuti, in modo particolare quello di guarigione. Assieme a Basilio Roncaccia, Dio avrebbe chiamato molti altri Apostoli, alcuni dei quali hanno tradito i principi del fondatore. Nonostante il tradimento, essi si servono ancora del nome della Trinità per operare: per costoro vale il monito di Gesù, il quale aveva messo in guardia dai falsi profeti.

Gli Apostoli della Fede, uomini e donne di qualsiasi ceto e religione che desiderano imitare Gesù e mettersi al servizio della Missione Divina per raggiungere la salvezza eterna, operano nel nome di Gesù Cristo e secondo i suoi insegnamenti. Essi sono stati a loro volta guariti per la loro fede e hanno ricevuto doni soprannaturali: è la fede, infatti, che sana sia l’anima sia il corpo. Per risvegliare la fede negli uomini l’Apostolo opera, su chi lo richiede, tracciando un segno di croce in nome della Trinità e imponendo la mano destra sulla fronte. Egli così trasmette l’opera divina e poi lascia la persona libera, anche se si preoccupa di indicarle la via maestra delle regole evangeliche. I principi ispiratori della vita dell’Apostolo della Fede sono desunti dai Vangeli, sia quelli canonici sia apocrifi. In modo particolare si fa riferimento al Vangelo di Giovanni nei capitoli che esaltano la figura di Cristo come Figlio di Dio, la sua missione salvifica e quella affidata agli apostoli per continuare la sua opera e rimanere uniti nel suo nome. Per quanto riguarda l’Antico Testamento, la dottrina fa riferimento solo ad alcuni capitoli del Genesi. La lettura del testo biblico, che precedentemente era svolta in sintonia con le indicazioni di Rino Celin (il quale affermava di essere in relazione diretta con Dio Padre), oggi continua a svolgersi con modalità simili, anche in assenza del leader.

Nella dottrina degli Apostoli della Fede sono presenti anche elementi dell’antroposofia di Rudolf Steiner (1861-1925), degli insegnamenti di Jiddu Krishnamurti (1895-1986) e delle comunicazioni medianiche di Jakob Lorber (1800-1864). L’anima è la parte decaduta dell’uomo che deve risalire. Essa è uno spirito preesistente caduto nella materia, nel corpo, che è come un vestito. L’anima cambia diversi vestiti fino a quando riesce a liberarsi completamente della materia. Anche i demoni sono spiriti diventati materia, e quindi non vanno esorcizzati, ma esiliati. Essi, comunque, hanno la possibilità di redimersi e smaterializzarsi. Di reincarnazione si parla solo in alcuni casi, come per esempio nel caso di Giovanni Battista, che sarebbe la reincarnazione di Elia. Nella prospettiva sincretistica degli Apostoli è presente anche la dottrina del karma, intesa come necessità di espiare e pagare le proprie colpe. La vita spirituale degli Apostoli è libera e non soggetta ad alcuna autorità, se non quella del Vangelo, che diventa il loro “pane quotidiano”. Poiché Cristo ha portato nuova vita anche nella materia, l’Apostolo desidera purificare, oltre allo spirito, anche il proprio corpo, affinché sia idoneo a manifestare la volontà di Dio su questa Terra. Per questo motivo egli non altera in alcun modo l’equilibrio stabilito da Dio nella natura; si ciba con alimenti naturali, soprattutto vegetali, e si cura con medicine naturali.

Grande importanza nella vita spirituale dell’Apostolo ha la ricezione della santa comunione – l’unico mezzo per ringraziare e invocare Dio –, ricevuta in stato di digiuno fisico-spirituale dalla mezzanotte. L’Apostolo vive nell’osservanza rigorosa dei dieci comandamenti e considera la scienza dell’uomo solo come un piccolo dono di Dio, una parziale manifestazione della sua Sapienza. Per questo motivo egli sa che, dove non arriva la scienza, può arrivare il potere della fede. Anche un solo dubbio sull’onnipotenza di Dio è mancanza di fede: per questo è indispensabile credere ciecamente alla propria guarigione. Nella Missione Divina non esistono riti, ma solo fede, dialogo e opere. La confessione e la comunione si intendono come “comune-unione” che ogni uomo deve stabilire con Dio Padre dopo essersi pentito dei propri peccati. I sacramenti sono raccomandati o permessi a coloro che sono all’inizio del cammino spirituale, ma l’opera della Missione Divina supera i sacramenti, che non sarebbero di istituzione divina. L’Apostolo non fonda alcuna Chiesa e non costituisce una gerarchia; non è depositario di verità segrete, ma è in continuo ascolto della verità interiore e si avvicina anche ad altri insegnamenti, poiché Dio non si racchiude in forme e regole materiali, ma si manifesta in una dimensione unicamente spirituale.

B.: L’unico documento che gli Apostoli della Fede riconoscono come esplicativo dei principali concetti della Missione Divina è Missione Divina, un testo firmato da Rino Celin, nel quale egli commenta alcuni versetti dei Vangeli e indica il significato della missione affidata agli Apostoli della Fede. Gli altri documenti dai quali sono tratte le notizie sulla dottrina e la prassi degli Apostoli della Fede sono: Libera Comunità degli apostoli della fede, pubblicazione interna a cura degli A.d.F., Torre (Padova) 1984; Libera Comunità degli Apostoli della Fede. Regolamento interno, pubblicazione interna, s.d.n.l.; e nel volantino Missione Divina. Rino Celin ha curato la raccolta di rivelazioni ricevute da altri nell’opuscolo I Dieci santi Comandamenti, s.e., Padova 1972. Notizie e interviste sul movimento in Delia De Menech, Gli Argonauti della Luce, La Rosa Editrice, Crescentino (Vercelli) 1992, pp. 118-120. In chiave critica, si veda Paolo Maggi, “Pseudocattolicesimo e paracattolicesimo nella vita dei fondatori di due nuovi gruppi religiosi”, in Religioni e Sette nel Mondo, Rivista Trimestrale di Cultura Religiosa a cura del GRIS, 12 (1997), pp. 105-120.



Saverio Casarin e Luce di Vita
Luce di Vita
Via Olmara, 1
30037 Scorzè (Venezia)
Tel.: 041-446608
Il gruppo di ricerca spirituale e promozione sociale “Luce di Vita” è guidato da Saverio Casarin (da non confondersi con Roberto Casarin – con il quale è assente anche ogni legame di parentela –, all’origine del movimento Anima Universale, di cui si tratta in altra sezione del presente progetto). All’età di diciannove anni Saverio Casarin conosce il beato Padre Pio da Pietralcina (1887-1968). Da quel momento inizia una serie di colloqui spirituali che continueranno fino alla sua morte. Subito dopo aver conosciuto Padre Pio attorno a Saverio Casarin si forma un gruppo di preghiera e di ricercatori spirituali attratti dalla sua fede. Successivamente egli incontra Rino Celin (1923-2003) che lo mette al corrente dell’esistenza di un’Opera Divina iniziata per mezzo di Basilio Roncaccia (1876-1959). Secondo quanto riferisce Saverio lo stesso Padre Pio, al quale egli chiede consiglio, lo rassicura dicendo di essere stato lui a fare in modo che egli conoscesse l’Opera Divina di Roncaccia. Saverio Casarin comincia così a frequentare, con altre persone del suo gruppo, le riunioni degli Apostoli della Fede di Rino Celin. Nel momento in cui Rino Celin fonda la Libera Comunità degli Apostoli della Fede con un suo proprio regolamento, Saverio Casarin smette di frequentare le sue riunioni.

Oggi l’associazione “Luce di Vita” è del tutto autonoma rispetto agli Apostoli della Fede di Rino Celin e si riunisce nei fine settimana presso l’abitazione di Saverio Casarin a Scorzè, in un locale adibito a luogo di riunione. Saverio svolge la funzione di “moderatore” durante gli incontri, mentre esprime la sua fede attraverso “ispirazioni” e “rivelazioni interiori”. Saverio Casarin si definisce “figlio spirituale del beato Padre Pio e Apostolo della fede della Missione divina”. La sua missione è quella di rendere testimonianza alla verità. La devozione particolare verso il beato Padre Pio da Pietralcina lo ha spinto a frequentare per un certo tempo, alla fine degli anni 1970, anche Luigi Gaspari (1926-1995), di cui si tratta in altra sezione del presente progetto. I due si incontravano alcune volte a San Giovanni Rotondo e altre volte in forma privata nelle rispettive abitazioni.

Nel suo insegnamento Saverio Casarin afferma che l’Opera della Missione Divina, manifestatasi con doni soprannaturali nel 1936 a Roma grazie a Basilio Roncaccia, rappresenta la seconda venuta di Gesù che si manifesta nel cuore dell’uomo. Chiunque creda nella presenza del Regno di Dio nel proprio cuore può diventare profeta. Per ricevere benefici spirituali e materiali è necessario prima di tutto avere fede, inoltre bisogna ricevere una benedizione nel nome della Santissima Trinità a digiuno dalla mezzanotte, partecipare alla Messa, ricevere la santa comunione rigorosamente in ginocchio e rispettare sempre i dieci comandamenti. Saverio Casarin manifesta la sua fede in Gesù e Maria, invita tutti alla preghiera, a una vita sana, a non rispondere al male con l’odio.

Sotto la guida di Saverio si svolgono riunioni di lettura e meditazione sui Vangeli. Al termine dell’incontro tutti fanno il segno della croce e Saverio Casarin “benedice” con semplicità i presenti. Ogni giorno decine di persone si recano a Scorzè per essere ricevute e ascoltate da Saverio, che dispensa consigli di tipo spirituale e materiale, sulla salute fisica e psichica. Molti dichiarano di aver ritrovato, grazie a lui, la fede in Dio. Provengono da tutte le province del Veneto e da altre parti d’Italia. Saverio Casarin ha svolto il suo apostolato anche in Australia presso emigrati italiani e presso di lui si recano persone provenienti da diverse nazioni.

Riguardo a Saverio Casarin e alle sue attività valgono le medesime dichiarazioni ufficiali emanate dalla diocesi di Padova – a cominciare dal Bollettino Diocesano del 1952 che si riferiva in generale al movimento originato dall’opera di Basilio Roncaccia e, successivamente, dichiarazioni più recenti come quelle del 12 agosto 1989 e del 18 maggio 1992 –, in cui si diffidano i fedeli dall’aderire al Movimento degli Apostoli della Fede. Un’ulteriore dichiarazione ammonitoria sul movimento è stata divulgata dalla curia diocesana di Vicenza il 24 marzo 1999. In essa si precisa che nessun sacerdote diocesano, extradiocesano o religioso può celebrare l’eucaristia nel territorio della diocesi di Vicenza in occasione del raduno annuale della Pasqua dell’Angelo effettuato dagli Apostoli della Fede. All’inizio degli anni 1990, una disposizione emanata dal vescovo di Treviso, mons. Paolo Magnani, vieta ai parroci della sua diocesi di concedere l’eucaristia alle persone che frequentano il gruppo di Saverio Casarin. In quell’occasione Saverio Casarin invia una lettera circolare al vescovo e ad altre autorità della gerarchia cattolica nella quale afferma, tra le altre cose, l’importanza della distribuzione dell’eucaristia in ginocchio come espressione di un’antica tradizione cattolica e si difende dalle accuse di non ortodossia che gli vengono rivolte. In seguito a questi contrasti con i parroci della zona, per evitare il ripetersi di episodi incresciosi nel momento della distribuzione dell’eucaristia ai fedeli, Saverio consiglia ai membri del suo gruppo di fare con devozione la comunione spirituale oppure di frequentare la Chiesa cattolica secondo le indicazioni dell’ordinario diocesano.

B.: Le notizie su Saverio Casarin e il suo apostolato sono tratte dalla lettera circolare che lo stesso Saverio Casarin ha inviato, l’8 dicembre 1992, al Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) e al vescovo di Treviso, mons. Paolo Magnani. In chiave critica, si veda Paolo Maggi, “Pseudocattolicesimo e paracattolicesimo nella vita dei fondatori di due nuovi gruppi religiosi”, in Religioni e Sette nel Mondo, Rivista Trimestrale di Cultura Religiosa a cura del GRIS, 12 (1997), pp. 105-120.



La Missione di Luigia Paparelli
Associazione La Missione – Luigia Paparelli
(indirizzo di una delle branche; come qui di seguito accennato, ne esistono altre:)
Via Montefalcone, 36
50050 Gambassi Terme (Firenze)
La Missione - Luigia Paparelli è l’associazione nata dopo la morte di Luigia Paparelli (1907-1984) allo scopo di “contribuire alla diffusione, conoscenza e pratica della religione Cattolica, Apostolica, Romana”. Fra le attività dell’associazione vi è anche l’organizzazione di manifestazioni a carattere religioso e commemorativo, la salvaguardia e valorizzazione di luoghi e opere a carattere religioso con valore artistico e storico, e la promozione di attività di tipo assistenziale.

Luigia Paparelli nasce a Scranton, in Pennsylvania (USA), l’8 dicembre 1907. Figlia di genitori umbri emigrati negli Stati Uniti, vive la sua infanzia all’interno di una famiglia, lontana dal paese d’origine, che trova nella fede un modo per rimanere ancorata alle proprie radici culturali, morali e religiose. Luigia Paparelli cresce, dunque, in un ambiente culturalmente povero, ma ricco di spiritualità e sensibilità religiosa. Orfana di padre, torna in Italia ancora bambina, insieme alla madre e al patrigno, che si stabiliscono in provincia di Perugia. Nel 1924 sposa Salvatore Becchetti (1905-1963) e l’anno successivo la coppia si trasferisce a Roma, nel quartiere di Monte Mario. Quando il marito è assunto come giardiniere in Vaticano, i due si trasferiscono in Via Ottaviano 43. L’11 giugno del 1931 nasce il primo e unico figlio di Luigia e Salvatore: Orlando. È in quegli anni che Luigia ha occasione di conoscere la Missione Divina fondata da Basilio Roncaccia (1876-1959), movimento piuttosto attivo nella capitale.

Dotata di grande carisma diviene, nel corso degli anni, una figura significativa nel movimento raccogliendo intorno a sé, gradualmente, un numero considerevole di seguaci. Secondo i dati statistici diffusi all’epoca dalla Chiesa cattolica, nel 1955 il numero dei seguaci di Luigia Paparelli, che si riunivano a Roma in Via Achille Grandi, si aggirava intorno alle 18.000 unità. Il primo segno della sua futura missione si verifica nel 1937, quando – colpita da una misteriosa malattia – è ricoverata nell’Ospedale Umberto I di Roma. Contrariamente all’indicazione dei medici che vogliono operarla, Luigia afferma che il Signore le è apparso e le ha annunciato la sua miracolosa guarigione. Il giorno successivo all’apparizione rifiuta di sottoporsi all’intervento chirurgico e lascia l’ospedale. In seguito la malattia si ripresenta, ma dopo la ricaduta i sintomi scompaiono del tutto e definitivamente. Da quel momento Luigia Paparelli inizia sette anni di penitenza, e il 13 ottobre 1944 descrive una nuova esperienza mistica: si sente “pervasa da una forza misteriosa e violenta”, percepisce “una energia passare dal cuore ai polpastrelli delle dita, come il flusso benefico di una nuova vita”. Si convince così che in lei sta avvenendo un miracolo e vede il sacro Cuore di Gesù affidarle una missione: quella di “risanare i corpi per recuperare le anime”.

La prima guarigione attribuita ai poteri taumaturgici di Luigia si verifica in via Ottaviano 43 nell’ottobre del 1944, anno della fondazione della Missione Luigia Paparelli. Luigia, da quel momento, chiama coloro che la seguono i “Fratelli della Missione”. Segno di appartenenza alla Missione è un anello che i fedeli portano al dito sul quale è raffigurata la Trinità. Luigia diviene così agli occhi dei suoi fedeli “La Maestra” e si sente investita del potere di guarire ed esorcizzare. Nella sua casa in Via Achille Grandi 9, dove si trasferisce nel 1951, ogni mattina, dalle 6 alle 9.30, riceve dalle cento alle duecento persone, molte delle quali sostengono di essere state guarite sia nel corpo sia nello spirito. Per ottenere la guarigione il malato deve presentarsi a digiuno dalle 23 della sera precedente, senza rossetto, né avere fumato e lavato i denti, oppure ingerito medicinali. Nella casa c’è anche una cappella dedicata alla Trinità alla quale i fedeli accedono per pregare dopo avere tolto le scarpe in segno di rispetto. Luigia “segna” il malato con un segno di croce sulla fronte, sulle labbra, sul cuore e sulla parte malata nel nome della Trinità e recita una breve preghiera: “Signore, scaccia da queste membra gli spiriti maligni”. Infine, in segno di ringraziamento, il fedele bacia la mano destra di Luigia.

La “segnatura” di Luigia, tuttavia, non basta per ottenere la guarigione corporale e spirituale: è necessaria anche la collaborazione del malato che deve digiunare, pregare e fare penitenza. Coloro che sono “segnati” da Luigia sono da lei invitati ad andare in una chiesa cattolica per ricevere dal sacerdote l’assoluzione per i peccati commessi e l’eucarestia. Alla fine degli anni 1940 la Missione si è diffusa in molte regioni d’Italia. Le guarigioni avvengono anche attraverso i “Fratelli” che, in stato di purezza e grazie alla loro scelta di dedicarsi completamente alla Missione nel celibato, ricevono da Luigia il “dono” di “segnare” e si recano in sua vece presso i malati. Il fenomeno delle guarigioni attira l’attenzione anche della magistratura, e nel 1950 Luigia è accusata di esercizio abusivo della professione medica (ma è successivamente scagionata dal Tribunale di Orvieto). Nel 1970, quando la celebrità di Luigia si accresce notevolmente, il Vicariato di Roma, in una lettera del 27 febbraio 1970, dichiara che in seguito all’aumento di “manifestazioni superstiziose” di gente intorno alla persona di Luigia Paparelli e dei suoi collaboratori che, da lei inviati, si recano a “segnare” i malati, si verificano inconvenienti gravi come “l’incremento della superstizione a scapito della religione”, il “declassamento” dei sacramenti a “formule magiche in ordine a pretese guarigioni”, “la deformazione dei riti”, “lo svuotamento del contenuto sacro” dei sacramenti. La lettera conclude affermando come “certo che non c’è nulla di soprannaturale” e invitando i vescovi del Lazio a dissuadere prudentemente i fedeli dal recarsi presso la guaritrice.

Nel frattempo la Missione continua a diffondersi fino al giorno della morte di Luigia, avvenuta il 28 Agosto 1984 a Valmontone (Roma), mentre è circondata dai “Fratelli della Missione”. I centri in cui Luigia e i suoi collaboratori risiedono sono dislocati nel Lazio, in Umbria e in Toscana. A Roma, in Via Achille Grandi, c’è la casa nella quale Luigia operò in modo particolarmente efficace in ordine alla diffusione della Missione. Altri due centri sono in una casa colonica a San Venanzo (Terni), in Umbria (dove è edificato anche un “santuario” nella pineta del paese, il “bosco sacro”, acquistato da alcuni membri della Missione), e in una villa con tenuta circostante (sulla quale è costruito un altro “tempio”) di Gambassi Terme (Firenze), lasciata in eredità alla Missione da uno dei più vicini collaboratori di Luigia: Cesare Banti (†1985), di Castelfiorentino (Firenze), un altro “miracolato” che ha diffuso la Missione assieme alla moglie, Maria Russi, nella zona della Valdelsa. A Pistoia e nella provincia è presente un altro nucleo della Missione, e altri gruppi di diversa consistenza sono sparsi su tutto il territorio nazionale e all’estero.

Nei luoghi di preghiera di Gambassi e San Venanzo sono presenti statue e immagini che raffigurano Gesù, la Madonna, la Trinità e Luigia Paparelli. Nel “tempio” di Gambassi campeggia inoltre la bandiera con la “L” di Luigia al centro. Poiché tutti i luoghi in cui la maestra è passata e ha svolto la sua missione rivestono un’importanza e una sacralità loro propria e divengono “luoghi di guarigione”, i Fratelli della Missione si recano periodicamente nei “santuari” di San Venanzo e Gambassi dove festeggiano le ricorrenze tradizionali della Missione: il giorno 8 dicembre, festa della nascita di Luigia; il 28 agosto, ricorrenza della sua morte; e il 13 ottobre, festa della fondazione della Missione. A queste festività sono aggiunte quelle propriamente cattoliche.

A causa delle controversie legate alla sua “successione”, dopo la morte di Luigia Paparelli emergono incomprensioni e si delineano divisioni all’interno della Missione. Secondo alcune testimonianze la maestra, prima di morire, avrebbe chiamato a sé Rina Menichetti Frizza (1928-2002), una fedele residente a Orvieto che avrebbe “raccolto” le sue ultime parole. Questi “Fratelli” (chiamati anche “Apostolini”) riconoscono in Rina l’erede “spirituale” di Luigia, e alcuni di essi fondano, a Gambassi, l’associazione “La Missione - Luigia Paparelli”. La casa di Orvieto è stata luogo di accoglienza e incontro di questi fedeli fino al giorno della morte di Rina, il 6 ottobre 2002. Gli altri Fratelli della Missione non hanno mai riconosciuto Rina Menichetti come leader del movimento dopo la morte di Luigia. Una parte di essi risiede a Roma nell’edificio di Via Achille Grandi 9, mentre altri sono presenti a Gambassi Terme e accettano come figura di riferimento Maria Russi.

È da precisare, comunque, che le “divisioni” nate dopo la morte di Luigia si ritrovano in modo particolare ai vertici del movimento, e non nella base, che spesso sorvola sulla validità o meno dell’una o dell’altra leadership. Le persone che entrano nella Missione cercano la guarigione e l’aiuto spirituale dai Fratelli e si rivolgono agli uni o agli altri che hanno ricevuto il “dono di segnare” poiché, sostanzialmente, riconoscono in essi il carisma della “Maestra”.

Dopo la scomparsa di Rina Menichetti, la maggior parte dei fedeli a lei legati in modo particolare, ritiene che non possa esserci alcun successore con il suo stesso carisma; una piccola minoranza del movimento sarebbe invece incline a identificare una possibile continuità attraverso una persona in grado di portare avanti l’opera di Rina. C’è da rilevare, comunque, che queste differenziazioni, verificatesi in seguito alla perdita di Rina Menichetti, sono vissute all’interno del movimento con tolleranza e non impediscono la partecipazione compatta di tutti i “Fratelli” e “Sorelle” della Missione agli incontri di preghiera e ricordo che si svolgono presso i luoghi sacri, come la pineta di San Venanzo e il Tempio di Gambassi.

I “Fratelli della Missione” e gli “Apostolini” non svolgono alcuna forma di proselitismo attivo. La diffusione del movimento, invece, avviene di solito grazie a un “miracolato” che “sposa” la Missione di Luigia Paparelli e comincia a diffondere la notizia della sua capacità di guarire. La persona che si sente riconoscente verso Luigia segue le sue direttive e non solo comincia a svolgere un’intensa attività di preghiera, ma invita anche altri a pregare con lui. Il “Fratello” che ritiene di essere stato miracolato coglie anche l’occasione offerta da una malattia di un parente o di una persona vicina per invitare quest’ultima a recarsi presso la maestra. Nelle case private dove si svolgono gli incontri di preghiera (solitamente la recita del Rosario) campeggia sempre un ritratto di Luigia Paparelli (considerata “santa”) e quasi sempre anche una statua di Gesù. In alcune occasioni era presente anche Rina, la quale, dopo le preghiere, accoglieva i fedeli e li “benediceva”. I “Fratelli della Missione” in Italia (Lazio, Toscana, Umbria, Marche, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia) e all’estero (Norvegia, Danimarca, Svezia, Svizzera, Francia, Stati Uniti) sono circa 10.000.

Luigia Paparelli non ha inteso fondare una nuova religione e ha espressamente manifestato la sua fede nell’“unica religione di Gesù Cristo fondata sull’osservanza dei 10 comandamenti”. Luigia sostiene che, per credere, le persone hanno bisogno di prove della bontà del Signore. Anche una guarigione può essere una prova della bontà di Dio, ma non basta: dopo la guarigione del corpo bisogna guarire lo spirito e questo è il miracolo più grande. Da parte sua non ha affermato di compiere miracoli, quanto piuttosto di averli chiesti al Signore che glieli ha concessi. I suoi fedeli dicono che Luigia insegna a pregare con il cuore, risolve i loro problemi umani, aiuta a scegliere la persona giusta da sposare. Luigia, secondo i suoi seguaci, è “una speranza per i sofferenti, una guida per l’uomo smarrito, un aiuto per ritrovare la fede”. Per esprimere questa grande riconoscenza e venerazione verso di lei la chiamano “la Maestra”. A questi “Fratelli” la maestra comunica volentieri il “dono”, cioè il potere di “segnare” i malati a sua imitazione. Sono questi i Fratelli più giovani che dicono di ricevere “messaggi” e favori straordinari nei luoghi di preghiera come il “bosco sacro” di San Venanzo, dove la Madonna o Gesù sarebbero apparsi per chiedere preghiere, penitenze e digiuni. Non esiste, comunque, una “dottrina” della Missione. Piuttosto, gli insegnamenti di Luigia e i fenomeni soprannaturali di cui era convinta di essere protagonista hanno dato vita a una vasta comunità di fedeli che si sentono cattolici, il cui “vissuto spirituale” si differenzia a seconda della sensibilità religiosa individuale, dell’influenza più o meno consistente di una mentalità “superstiziosa”, della religiosità ricca di segni e devozioni popolari tipiche dei luoghi in cui la Missione si è radicata. Una di esse è quella rivolta alla Trinità.

In particolare, nella Missione è diffusa un’immagine molto simile a quella venerata nel santuario di Vallepietra (Roma), chiamata anche “la Santissima”. Questa immagine raffigura le tre persone divine in tre forme umane. La rappresentazione dello Spirito Santo in forma umana è stata vietata, nel 1921, dal Sant’Uffizio, e tuttavia la Santa Sede ha approvato il culto dell’immagine venerata nel santuario, limitatamente a quella immagine e a quel luogo. Molto venerate sono anche le immagini della Madonna, di Gesù, santa Rita da Cascia (1347-1380) e Luigia Paparelli (sempre presente nelle case dei membri della Missione). Altre pratiche devozionali diffuse sono la processione, la Via Crucis e la recita del Rosario in gruppo o individualmente. In alcuni gruppi di preghiera della Missione per ogni “grano” della corona sono recitati, oltre all’Ave Maria, anche un Padre Nostro e un Gloria. I membri della Missione prediligono in genere la liturgia cattolica nella sua forma “tradizionale”, non sono propensi a ricevere la comunione sulle mani, ricevono l’eucarestia in ginocchio e solo se digiuni dalla mezzanotte. Questi atteggiamenti manifestati durante la liturgia cattolica (di per sé non contrari alle disposizioni della Chiesa cattolica) sono spesso gli unici “segni di riconoscimento” che distinguono i membri della Missione dagli altri fedeli.

I “Fratelli della Missione” sono portati a vedere nel benessere materiale, nella salute fisica e nell’esercizio della purezza e del rigore morale elementi fondamentali della loro appartenenza alla Missione e una “benedizione” di Dio. Molto amate sono le feste della Missione (che spesso si concludono con spettacolari fuochi d’artificio), durante le quali si raccolgono molte centinaia di Fratelli nei luoghi dove sono eretti i “santuari”. I rapporti con la gerarchia cattolica non sono sempre facili poiché Luigia, fra l’altro, si è proposta come guida e punto di riferimento spirituale per tutti quei cattolici che considerano la Chiesa come comunità sostanzialmente spirituale e che non sempre sono disponibili a seguire le direttive dell’autorità ecclesiastica. È facile comprendere, quindi, come i motivi di contrasto con la gerarchia cattolica si siano acuiti dopo il 1948, quando Luigia Paparelli è diventata un punto di riferimento per alcuni cattolici colpiti dalle prese di posizione di Pio XII (1876-1958) sull’inconciliabilità fra comunismo e appartenenza alla Chiesa cattolica (sulla base di un ampio magistero pregresso). La frattura creata all’epoca in una parte, per quanto non ampia, del mondo cattolico ha fatto sì che il movimento di Luigia Paparelli si radicasse profondamente soprattutto nelle regioni dell’Italia centrale (Umbria, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio) dove più forte era la presenza comunista. Quando i contrasti con la gerarchia cattolica e i parroci si aggravano – anche a causa del numero considerevole di persone che Luigia inviava in chiesa a confessarsi e comunicarsi – i sacerdoti si rifiutano talora di amministrare i sacramenti ai “miracolati” di Luigia. È in questo periodo che Luigia invita i propri seguaci a riunirsi nei luoghi di preghiera fuori dalle chiese e a compiere la confessione e la comunione spirituale in sostituzione di quella sacramentale.

Pur rimanendo uniti nel considerare unico e irripetibile il “carisma” di Luigia, dopo la sua morte la maggioranza dei “Fratelli” riconosce in una delle sue più vicine fedeli, la già citata Rina Menichetti Frizza, una figura che prosegue la sua Missione. Rina si convince dei poteri taumaturgici di Luigia ed entra nella Missione in seguito alla guarigione del figlio gravemente malato. Ben presto, comunque, le è impedito l’accesso alla casa di Via Achille Grandi, dove ci sono gli altri Fratelli della Missione. La casa di Orvieto diventa così il luogo in cui accoglie le persone, mentre gli incontri di preghiera si svolgono preferibilmente nella pineta di San Venanzo. Rina viveva un rapporto privilegiato con la maestra, che “vedeva” e dalla quale era convinta di ricevere messaggi che trascriveva per i “Fratelli”. I messaggi sono dattiloscritti su fogli nei quali è indicato sempre il luogo (Orvieto), la data (il giorno 8 di ogni mese) ed è presente un simbolo: una “L” sormontata da un triangolo (fino al giugno 1987), oppure da una stella. Nelle visioni Luigia raccomanda di leggere regolarmente il messaggio e di metterlo in pratica con la massima fedeltà possibile. I “colloqui” fra Rina e Luigia avvenivano la sera del settimo giorno di ogni mese. In essi Rina si rivolgeva a Luigia pregandola di realizzare la concordia fra tutti i Fratelli della Missione e la Pace Universale.

Rina racconta i suoi incontri con la maestra che la “fa salire sul suo cocchio” e la porta nel “suo Regno” insieme al Padre e a Maria. Nel “regno” di Luigia, che è il Paradiso, Rina (che non è la maestra, ma solo un suo strumento) descrive un “Castello” pieno di luci e un momento particolare nel quale ai membri della Missione è assegnato un “punteggio”. In Paradiso il Padre apre di tanto in tanto un libro ed esamina i “voti” dei Fratelli. Egli ha il potere di “cancellare” chi dovesse tradire la Missione, ma è ricorrente l’“intercessione” della maestra e di Maria perché il Padre non “cancelli” nessuno. Tutti i Fratelli sono esortati ad accrescere il loro “punteggio” intensificando la preghiera, l’amore e la fratellanza. In questo modo potranno raggiungere sul loro “cocchio” il “Castello” preparato in Paradiso per loro. Luigia – che Rina chiama nelle visioni “la Stellina” – benedice anche le “fedine” (di valore inestimabile in quanto segni di un “legame” che unisce chi la riceve alla maestra per l’eternità) di coloro che diventeranno suoi “sposi”. La “fedina” è sacra e gli sposi fanno parte del “paradiso della nuova generazione”.

Nelle visioni di Rina Menichetti, Luigia Paparelli afferma di essere il Figlio del Padre e che i Fratelli della Missione devono attendere il suo ritorno: “Il mio ritorno sarà la vostra vera liberazione”. Alla fine di ogni “colloquio” Rina riceve la seguente “benedizione” da parte del “Trio Santo”: “Nel nome del Padre, del Figlio Luigia, dello Spirito Santo e di Maria santissima”. Al termine dell’incontro Luigia raccomanda a Rina di scrivere tutto quello che è accaduto e di non pensare a null’altro: “Scrivi, poi penso io”.

I “Fratelli della Missione” dichiarano di essere cattolici. Tuttavia, nel variegato e composito movimento originato da Luigia Paparelli, i fedeli, pur accomunati da una grande riconoscenza e venerazione verso la fondatrice, si differenziano quanto alle modalità e alla misura in cui vivono tale venerazione. Si segnalano, così, atteggiamenti che vanno dalla semplice e profonda riconoscenza verso Luigia, alla sua equiparazione a santa Rita da Cascia, fino a giungere alla sua “divinizzazione”. Ciò avviene nei casi in cui il fedele vede in lei non solo una maestra, una guaritrice o una mediatrice fra sé e Dio, ma una “Maestra Divina” chiamata anche “Figlio-Luigia”, la “reincarnazione” del Figlio di Dio, o la “donna dell’Apocalisse”. È comunque controversa la questione se sia stata la stessa Luigia a definirsi “Figlio di Dio” ovvero si tratti di un’attribuzione arbitraria da parte di una certa parte dei suoi seguaci.

In alcuni casi la fede nei poteri taumaturgici di Luigia spinge i seguaci più intransigenti alla sfiducia nei riguardi della medicina tradizionale. Queste frange del movimento tendono a separarsi dal resto della società e, talvolta, dalla loro stessa famiglia. All’interno del movimento alcuni “Fratelli” scelgono di fare voto di castità e purezza perpetue (anche all’interno del matrimonio), o a vivere nel celibato, per potersi dedicare totalmente al servizio della maestra e della Missione. Naturalmente il rapporto fra i vari gruppi della Missione e la gerarchia cattolica risente di questa diversità di atteggiamenti e della diversità di approccio pastorale prescelto dalla gerarchia o dai parroci. Pertanto si assiste al verificarsi di contrasti forti ed evidenti (fino al rifiuto di amministrare i sacramenti) in alcune diocesi o parrocchie, mentre in altre la convivenza con i rappresentanti della Chiesa cattolica è serena. In alcuni casi i membri della Missione si sono avviati nel corso del tempo a un riavvicinamento concreto e significativo alla Chiesa cattolica, con il conseguente abbandono degli atteggiamenti e credenze più lontani dal cattolicesimo, e in altri casi l’appartenenza alla Missione non ha comportato alcun allontanamento dalla prassi e dalla dottrina cattolica.

B.: Le visioni di Rina Menichetti, diffuse fra i membri del gruppo in forma privata, si riferiscono unicamente al periodo che va dall’8 luglio 1986 all’8 aprile 1988. Per i dati statistici sulla presenza in Italia dei gruppi ispirati a Basilio Roncaccia e, tra essi, il gruppo guidato da Luigia Paparelli, cfr. Pia Società San Paolo, Chiese e sette protestanti in Italia, Edizioni Paoline, Roma 1956. Fonte secondaria: Raffaella Di Marzio, “Movimenti cattolici di Frangia in Italia: dalla Missione Divina di Basilio Roncaccia a Luigia Paparelli”, in Mario Aletti - Germano Rossi (a cura di), Identità religiosa, pluralismo, fondamentalismo, Centro Scientifico Editore, Torino 2004, pp. 161-167; Eadem, “La Missione – Luigia Paparelli”, in J. Gordon Melton - Martin Baumann (a cura di), Religions of the World: A Comprehensive Encyclopedia of Beliefs and Practices, IV voll., vol. III, ABC-Clio, Santa Barbara (California) 2002, pp. 872-874.

LiviaGloria
00lunedì 10 aprile 2006 16:18
Ancora
dissenso cattolico-progressista
Il Movimento Concilio Vaticano II
Movimento Concilio Vaticano II
Via Vecchia Ospedale, 2
70043 Monopoli (Bari)
Tel.: 080-747159
Fax: 080-748130
E-mail: info@mocova.it
URL: www.mocova.it
Il MO.CO.VA. (Movimento Concilio Vaticano II) nasce nel 1986 per opera di don Franco Ratti, nato a Monopoli (Bari) nel 1940. Figlio spirituale del beato Padre Pio da Pietralcina (1887-1968), che conosce personalmente, nel 1963 è ordinato al sacerdozio cattolico; allievo di Emanuele Severino e di Italo Mancini, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nel 1973 vi consegue la laurea in Storia e Filosofia con una tesi di Filosofia della Religione. In seguito a un’esperienza interiore occorsagli nel 1983 (quando, mentre si trova in preghiera davanti al tabernacolo, nella chiesa di San Francesco – a Monopoli –, la voce di Cristo gli rivela con potenza interiore: “Ti consacro profeta e antagonista di Satana”) don Ratti si autoriduce allo stato laicale per assolvere la sua singolare vocazione, consapevole di essere stato “consacrato direttamente e personalmente Profeta dal Signore Gesù per la Riforma della Chiesa”.

Definitosi “polo ecclesiale di tutti i cattolici progressisti e riformisti”, soprattutto italiani e in modo particolare del Sud, il Movimento Concilio Vaticano II collabora con il movimento austro-tedesco Wir Sind Kirche (“Noi siamo Chiesa”, autore di una raccolta di firme su temi cattolici progressisti, cui hanno aderito otto milioni di persone), mentre divulga nel mondo il messaggio profetico di don Franco Ratti, che comprende, fra l’altro, i seguenti punti: donazione dello Stato Vaticano all’Italia e instaurazione del Papa come vescovo di Gerusalemme; consacrazione dei laici per la celebrazione della cena eucaristica (laddove manchino i sacerdoti); battesimo degli adulti e assorbimento della cresima. Sul tema del “cairo-battesimo” (battesimo in età matura) in luogo del “pedobattesimo” (battesimo dei bambini), il Movimento Concilio Vaticano II – che ha avuto occasione di presentare i propri temi in un ciclo di conferenze sul tema “La Chiesa cattolica come il Titanic”, anche presso l’Università di Tubinga, in Germania, grazie alla mediazione di Norbert Greinacher, autore di uno studio sui profeti neotestamentari – ha introdotto il “rito della rosa bianca”, mediante il quale i genitori segnano con una rosa bianca il piccolo nell’ambito di un apposito rito di benedizione, sempre in vista del futuro battesimo da adulto, da ricevere regolarmente in parrocchia.

Dal punto di vista dottrinale, il Movimento Concilio Vaticano II vena il suo progressismo di accenti sobriamente escatologici, sottolineando serenamente la vicinanza progressiva e incalzante dell’umanità alla parusia, con accenti polemici nei confronti dello stile ecclesiale di Giovanni Paolo II (1920-2005) e della Chiesa cattolica come è stata da lui guidata (“Questa la mia profezia – suggerisce don Ratti – la mentalità settaria di Roma soccomberà”). In tal senso, il cattolicesimo dovrebbe aprirsi, fra l’altro, a quello che è definito “Umanesimo del Sesso”: dall’automasturbazione (purché sana) ai rapporti prematrimoniali, dal divorzio (purché in casi gravi) alle coppie gay adulte (purché monogamiche, stabili e aperte all’impegno adottivo), al sacerdozio femminile. Riguardo le questioni inerenti la procreazione medicalmente assistita, il MO.CO.VA. si dichiara favorevole all’uso del preservativo, alla pillola contraccettiva, alla fecondazione omologa in vitro, alla fecondazione eterologa in vitro – in caso di necessità –, all’utilizzo degli embrioni umani purché non siano né feriti né uccisi. Si dichiara invece contrario all’aborto, salvo i casi limite. Il movimento ha diffuso, dopo la morte di Giovanni Paolo II, alcuni comunicati nei quali, pur “unendosi al cordoglio della chiesa universale”, auspica “come successore un papa evangelico e moderno sulle orme di papa Giovanni, il papa della luna, della fraternità, del Concilio”.

Il Movimento Concilio Vaticano II è diffuso sul territorio nazionale con un nucleo operativo di circa venti persone (fra Monopoli, Avellino, Como e Taranto), e un numero superiore di simpatizzanti, in Italia e all’estero. Degno di attenzione è il rapporto particolarmente intenso del MO.CO.VA. – che gode la simpatia di alcuni vescovi, sacerdoti e religiosi di tendenza progressista, nonché del teologo Hans Küng (che nel 1995 scrive al fondatore: “Coraggio, don Franco. La storia è con te”) – con Vocatio, movimento italiano di preti sposati, Noi Siamo Chiesa, le comunità cristiane di base e altri movimenti.

B.: Non esiste bibliografia sul movimento, tranne numerosi articoli giornalistici. Un’ampia presentazione del MO.CO.VA. (con intervista al fondatore) è rinvenibile in un articolo, dal taglio apologetico, di Maria Angela Mastronardi: “Riformare la Chiesa”, Portanuova, XIV (aprile 1995), pp. 32-33.



L’Opera Cenacolo Familiare
Opera Cenacolo Familiare
c/o don Salvatore Paparo
Parrocchia di San Giovanni
V. Giacchetti, 12
10080 Cintano (Torino)
Tel.: 0124-699858
E-mail: salvatore.paparo2@tin.it
URL: www.geocities.com/operacefa/
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”. Secondo il racconto dello stesso don Salvatore i suoi superiori, ai quali riferisce l’accaduto, gli consigliano di terminare gli studi e gli promettono che non ostacoleranno la volontà di Dio. Dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 21 gennaio 1954, nel 1959 lascia la Società di Maria per svolgere il suo ministero nella diocesi di Ivrea (Torino).

L’Opera Cenacolo Familiare acquista la sua fisionomia definitiva nel 1967, quando, durante un corso di esercizi spirituali, don Salvatore si convince di essere favorito dalle rivelazioni della “misericordia divina”. Egli viene a sapere che Dio è Amore, che “in quanto Amore non è un solitario ma una Famiglia felicissima composta da tre Persone: da Dio Padre, da Dio Figlio, da Dio Spirito Santo”, che creò l’uomo a sua immagine e somiglianza come “Famiglia”. Egli si sente chiamato dalle “Due Famiglie Trinitarie di Dio e di Nazaret” a essere profeta dell’Opera Cenacolo Familiare. Riceve anche la rivelazione riguardante l’avvento dell’“Età Aurea del Cristianesimo” che coinciderà con l’“Età Aurea della Famiglia”. Evento straordinario di questa “Età” sarà l’abolizione dell’obbligatorietà del celibato sacerdotale in seguito alla quale le famiglie dei vescovi sposati e dei preti sposati sarebbero diventate “fari luminosi per le altre famiglie cristiane”. A partire dal 1998 don Salvatore annuncia che la “Famiglia Trinitaria” desidera che tutto il clero italiano venga a conoscenza dell’esistenza dell’Opera Cenacolo Familiare affinché “i chiamati ne facciano parte e ne diventino apostoli e profeti”. Il 21 febbraio 2004, giorno del cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Salvatore, egli scrive una lettera al Papa, ai vescovi, ai sacerdoti e ai fedeli cristiani nella quale racconta la sua vita, descrive le fasi della nascita dell’Opera e le idee fondanti delle profezie ricevute. Nella lettera egli chiede al Papa di abolire l’obbligatorietà del celibato sacerdotale per il clero cattolico latino. Attualmente all’Opera Cenacolo Familiare aderiscono una decina di sacerdoti.

Il Cenacolo Familiare, secondo i suoi aderenti, oggi può mostrare il suo vero volto di “profezia del prossimo avvenire della Chiesa”. Alla base di quest’Opera c’è l’Età Aurea del Cristianesimo che è imminente, anche se questa imminenza va considerata tenendo presente che i tempi di Dio non sono i tempi degli uomini. Nel momento in cui l’Età Aurea si realizzerà tutto il mondo riconoscerà Gesù come suo unico Salvatore e si convertirà a Lui entrando a far parte dell’unica Chiesa. In quel momento inizierà per l’umanità un’era straordinaria di pace e benessere (preannunciata secondo il movimento nella terza parte del segreto rivelato dalla Madonna a Fatima). Sarà anche l’Età Aurea della Famiglia, creata a immagine e somiglianza della Famiglia Trinitaria e redenta con la morte e resurrezione di Gesù, Sposo della Chiesa. Gesù si è incarnato per “ricostruire l’immagine della Famiglia Trinitaria di Dio nella Famiglia umana”. Poiché la Chiesa si fonda sugli Apostoli e i Profeti (Efesini 2, 20), i Profeti del Cenacolo Familiare (che attingono la loro autorità direttamente da Dio) affermano che oggi, dopo secoli di silenzio, è giunto il momento di essere ascoltati. Essi propongono alla Chiesa (della quale si sentono figli a pieno titolo) delle riforme urgenti e la supplicano di accettarle. Poiché Cristo è l’unico che ha edificato la Chiesa e lo Spirito distribuisce liberamente i suoi carismi, rifiutano l’“uniformismo”, all’interno della Comunità Cristiana, poiché esso mortifica la manifestazione dei doni dello Spirito. Sostengono che la Chiesa locale, guidata dal vescovo, realizza la Chiesa di Gesù in tutta la sua interezza e che la Chiesa universale è costituita dalla comunione delle Chiese particolari.

Per salvaguardare l’autonomia delle Chiese locali è necessario che il Papa non intervenga in modo autoritario, se non in casi eccezionali, e che il Codice di Diritto Canonico si riduca a poche leggi essenziali. Secondo il messaggio diffuso dal Cenacolo Familiare la funzione del Papa all’interno della Chiesa va considerata nella prospettiva evangelica. Ciò significa che va evitato il rischio deleterio di tributare al Papa una sorta di “culto della personalità” ed è necessario che siano accettate, da parte dell’autorità ecclesiastica, alcune posizioni critiche del Popolo di Dio su opinioni e decisioni papali. Il ministero principale che il Papa deve svolgere è quello di confermare la Chiesa nella fede e non di essere “padrone della Rivelazione” (per cui è bene evitare di dichiarare l’infallibilità del Papa). Egli, prima di definire una verità, ha l’obbligo di accertarsi che la Chiesa Universale la confessi già. Quando è venuto meno a questo compito egli, in realtà, non ha definito una “verità”, ma una “falsità”. Una di queste “falsità” è la “definizione infallibile” che nega il sacerdozio ministeriale alle donne.

Riguardo la situazione dei divorziati, il Cenacolo richiede che essi (se sinceramente pentiti), anche se risposati, siano riammessi dalla Chiesa ai sacramenti; i fidanzati, quando hanno seri motivi per procrastinare il matrimonio, devono avere la possibilità di celebrare il loro matrimonio in due tempi (matrimonio coram Deo, dopo il quale possono compiere l’atto intimo, e, appena possibile, il matrimonio coram Ecclesia). Il Cenacolo Familiare afferma la liceità della contraccezione, il valore sacramentale dell’assoluzione collettiva durante il rito penitenziale della Messa, lasciando libera la pratica della confessione auricolare o rendendola obbligatoria solo per l’assoluzione dai peccati più gravi, come l’aborto. I “profeti” del Cenacolo chiedono, inoltre, l’abolizione della legge canonica che impone ai sacerdoti di rito latino l’obbligo del celibato poiché lo Spirito desidera “una moltitudine di preti sposati per la prossima Era di amore e di pace basata sulla santità della famiglia”, nella quale il “ministero di coppia” opererà con grande efficacia. Finché ci sarà la legge di obbligatorietà del celibato, che sarebbe stata istituita senza alcun diritto dalla gerarchia – poiché la Scrittura afferma che i vescovi e i preti possono sposarsi –, si attuerà la “Nuova Strategia”. Essa consiste nel “diritto divino” dei vescovi e dei preti a “sposarsi validamente e lecitamente in segreto” mediante il consenso reciprocamente espresso dai due contraenti.

Secondo i “profeti” del Cenacolo la “Nuova Strategia” non è uno scisma poiché i vescovi e i preti sposati segretamente “sono gelosi della loro qualifica di cattolici. Essi accettano la Chiesa cattolica, riconoscono la sua Gerarchia, rimangono sottomessi ad Essa, eccetto nei punti in cui si stacca dalla volontà di Dio” e “come Paolo si oppongono a Pietro quando, in coscienza, ritengono che Egli sbagli”.

B: L’Opera Cenacolo Familiare rendeva pubbliche le sue proposte di riforma alla gerarchia cattolica attraverso Hoc Facite - OR.MA., periodico trimestrale del Centro proposte ecclesiali alla Santa Sede su sacerdozio cattolico coniugato e dell’Unione Sacerdoti Cattolici Sposati (U.S.C.S.). Nel dicembre del 2000 il periodico cessa le sue pubblicazioni, che erano a cura dell'Editrice Tutmonda Ekumena Ligo (T.E.L.).



Don Franco Barbero e l’Associazione Viottoli
Associazione Viottoli – Comunità cristiana di base
Corso Torino, 288
10064 Pinerolo (Torino)
Tel.: 0121-322339; 0121-500820
E-mail: info@viottoli.it
URL: www.viottoli.it
L’Associazione Viottoli nasce nel 1998 dall’iniziativa della comunità cristiana di base di Pinerolo fondata – nel dicembre 1973 – da don Franco Barbero insieme con alcune persone provenienti da esperienze parrocchiali.

Don Franco Barbero nasce a Savigliano (Cuneo) nel 1939. Nel 1963 è ordinato sacerdote. Il suo impegno teologico e pastorale nel movimento delle comunità cristiane di base e di “Noi siamo Chiesa” ne fa un itinerante in Italia e all’estero. Di don Franco e della comunità cristiana di base di Pinerolo sono note le prese di posizione teologiche e pastorali contro il devozionalismo, a favore di separati e divorziati per il loro diritto alle seconde nozze, a sostegno dell'impegno di gay e lesbiche per vivere liberamente la loro condizione nella Chiesa e nella società. A causa di queste sue attività don Franco Barbero, con un decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede del 25 gennaio 2003, è dimesso dallo stato clericale e dispensato dagli obblighi (Prot. N. 26/82).

In seguito al provvedimento preso a carico del suo presbitero la comunità di base di Pinerolo emana un comunicato nel quale riafferma la sua fiducia e il suo sostegno a don Franco, prendendo atto “che la chiesa gerarchica, maschilista e patriarcale, rimane uno dei pochi stati assoluti che esercita il proprio potere senza sentire il parere dei suoi fedeli”. La comunità non si sente fedele alla gerarchia ma ai poveri, all’evangelo di Gesù e a Dio e continua a sentirsi parte del popolo di Dio all’interno della Chiesa di base. In seguito all’elezione del cardinale Joseph Ratzinger al soglio pontificio, con il nome di Benedetto XVI, la comunità di base ha emanato un comunicato nel quale afferma che i cardinali “hanno scelto il rappresentante più significativo dell’assoluta continuità con papa Wojtyla, un uomo che metterà tutte le sue energie in una direzione autoritaria, omofobica, sessuofobica, antidemocratica, accentratrice”.

L’Associazione Viottoli opera in stretta collaborazione e in piena unità d’intenti con la comunità cristiana di base la cui storia va collocata all’interno del vasto movimento del dissenso cattolico che prende avvio negli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II. Mentre fiorivano in America Latina e in Europa le teologie “politiche” e le teologie della liberazione, il movimento delle comunità cristiane di base in Italia è stato parte attiva nell’elaborazione di una prassi ecclesiale, di una teologia e di una spiritualità che s’ispirano e vanno al di là delle istanze presenti nel Concilio, individuando i riferimenti “cardine” per la sua attività nelle Scritture e nel mondo dei poveri.

L’Associazione Viottoli ha carattere volontario, non ha scopo di lucro e si regge esclusivamente sull’autofinanziamento. Si dichiara apartitica, democratica, liberale, pacifista, ecologista, antirazzista, antitotalitaria, antifascista. Si propone di costruire un collegamento fra comunità e singole persone interessate a un’esperienza di liberazione umana e di ricerca di fede attraverso uno stile di vita fondato su valori di solidarietà e uguaglianza, nel rispetto del creato. Per realizzare questi fini l’Associazione organizza iniziative culturali, formative, ricreative, sociali, editoriali, per soddisfare le esigenze di conoscenza e partecipazione dei soci, della cittadinanza, delle istituzioni e delle forze sociali. La comunità è in costante dialogo con l’Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi (e altre comunità ecclesiali protestanti) poiché la dimensione ecumenica gli è costitutiva, tanto che attualmente ne fanno parte alcuni fratelli e sorelle valdesi. Ha partecipato alla lotta contro il Concordato e alla campagna a favore del ministero delle donne nella Chiesa.

Nelle riunioni mensili del gruppo donne trovano accoglienza ed elaborazione le pratiche e le ricerche delle teologie femministe. È, inoltre, parte viva ed integrante della vita comunitaria il gruppo “La scala di Giacobbe”: momento d’incontro, amicizia, studio e confronto gay e lesbico. Centrale, nella vita della comunità, fin dal 1973, è la celebrazione settimanale dell’eucaristia, che si svolge ogni domenica presso il “Centro comunale di S. Lazzaro” in via dei Rochis 3, a Pinerolo. La predicazione viene svolta a turno dai vari gruppi biblici e il testo della preghiera eucaristica viene preparato in comunità. L’eucaristia si celebra anche nelle “veglie” di Natale e Pasqua. La confessione auricolare personale, tipica della Chiesa cattolica, è sostituita da una celebrazione comunitaria, poiché “Dio ci perdona non perché noi lo ‘meritiamo’, non perché noi ci siamo pentiti/e dei nostri peccati, ma perché è un Dio di amore e di bontà”. La celebrazione dei matrimoni o l’inizio di una convivenza, si svolgono all’interno di un’eucaristia comunitaria normalmente presieduta dal presbitero oppure, in sua assenza, da un fratello o da una sorella ritenuti idonei. A turno, ogni settimana, uno dei gruppi biblici della comunità (oppure una persona singola in talune ricorrenze) sceglie i testi biblici su cui svolgere la predicazione, la prepara e “costruisce” tutta la celebrazione liturgica. In questo modo sono nati i “canoni”, cioè le oltre 200 preghiere eucaristiche che sono state composte nell’arco di trent’anni. Molti genitori si impegnano a testimoniare la fede senza conferire il battesimo ai loro figli, anche se la scelta di amministrare il sacramento del battesimo ai bambini è facoltativa e la comunità non l’ha mai esclusa, qualora venga presentata una motivata richiesta.

B.: La rivista Viottoli, semestrale di formazione comunitaria, che rispecchia la ricerca teologica e il cammino della comunità, è edita dall’omonima Associazione. Vengono pubblicati anche: la collana Quaderni di Viottoli e i libri di Franco Barbero. La comunità documenta le sue attività attraverso il Foglio di comunità, un mensile di collegamento nel quale sono riportati gli appuntamenti della vita comunitaria, le iniziative, gli incontri pubblici e gli interventi su fatti d’attualità, politica, religione.

LiviaGloria
00lunedì 10 aprile 2006 16:20
in fine
Ci sono i massoni e taaaaaanti altri "movimenti"

OGNIUNO HA UN PERCHÉ PER NON SEGURE LE PAROLE CHE CRISTO CI HA LASCIATO SULLA SUA CHIESA.

"pasci le mie pecore" "saro con voi fino la fine"
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