Animali, è legge la norma che vieta laboratori come Green Hill

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
wheaton80
00giovedì 1 agosto 2013 23:40
Un anno fa la liberazione di oltre 2500 beagle. Verrà applicata la direttiva europea 2010/63 “sulla protezione degli animali utilizzati per scopi scientifici”. Tra questi il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati ai laboratori, norma sostenuta da un gruppo di parlamentari bipartisan



“Mai più Green Hill”. Con l’approvazione definitiva, mercoledì, alla Camera, del disegno di legge di delegazione europea, acquistano forza di legge i criteri individuati dal Parlamento per l’applicazione della direttiva europea 2010/63 “sulla protezione degli animali utilizzati per scopi scientifici”. Tra questi il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati ai laboratori, norma bispartisan sostenuta tra gli altri dai senatori Amati, Cirinnà, De Petris, Fissore, Granaiola, Repetti, Silvestro, Uras e i deputati Brambilla, Di Vita, Mantero e Sbrollini. Il governo ha anche accolto un odg che lo impegna, indicando dove attingere le risorse, a favorire lo sviluppo di metodi alternativi e ad un più stringente controllo sulla sperimentazione animale. A poco più di un anno dalla liberazione dei 2.600 beagle (poi affidati dalla Procura) arriva l’approvazione della norma. Oltre al divieto di allevamento, sono dunque confermati, tra gli altri criteri di cui l’esecutivo dovrà tener conto, l’obbligo di impiegare l’anestesia e l’analgesia per tutti gli esperimenti che causano dolore (eccetto i test su anestetici e analgesici); il divieto di utilizzare gli animali “per gli esperimenti bellici, per gli xenotrapianti e per le ricerche su sostanze d’abuso, negli ambiti sperimentali e di esercitazioni didattiche ad eccezione dell’alta formazione dei medici e dei veterinari”. La norma dà anche impulso alla validazione di metodi sperimentali che non richiedano l’utilizzo di animali. Impone, cioè, di “sviluppare approcci alternativi idonei a fornire lo stesso livello o un livello superiore di informazioni rispetto a quello ottenuto nelle procedure che usano animali, ma che non prevedono l’uso di animali o utilizzano un numero minore di animali o comportano procedure meno dolorose, nel limite delle risorse finanziarie”.

1 agosto 2013
www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/01/animali-e-legge-norma-che-vieta-laboratori-come-green-hill...
wheaton80
00mercoledì 6 novembre 2013 23:40
Grande risultato contro la vivisezione in Brasile! L'istituto Royal dichiara che non farà più sperimentazione su animali!

fbcdn-sphotos-c-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/1422469_564091066995144_5327529...

In questa immagine la straordinaria catena umana che il 18 ottobre ha portato alla liberazione di più di 200 animali tra cani di razza beagle e conigli. Dopo una settimana di protesta i manifestanti avevano fatto irruzione nell'istituto salvando questi animali da morte certa. In seguito alla liberazione si sono aperte delle indagini su presunti maltrattamenti riscontrati sugli animali. La storia di Green Hill si ripete. Da una straordinaria azione di disobbedienza civile nonviolenta nasce una forte richiesta di rinnovamento per la ricerca scientifica. La sperimentazione animale è eticamente inaccettabile e scientificamente fraudolenta e in tutto il mondo la richiesta di innovazione è travolgente. Ci uniamo alla gioia degli attivisti brasiliani in un grande ed affettuoso abbraccio.

Fonte: noticias.terra.com.br/brasil/menos-de-1-mes-apos-invasao-instituto-royal-encerra-atividades-em-sp,928e4bad9fd22410VgnVCM3000009af154d0R...

www.facebook.com/CoordinamentoAntispecistaOnlus
wheaton80
00lunedì 25 novembre 2013 19:37
Allevamento di visoni: vittoria animalista. No all’allevamento più grande d’Italia



Il più grande allevamento di visoni d’Italia non sarà costruito. La battaglia degli animalisti contro la Mavical srl, già proprietaria di un altro allevamento italiano, ha portato ad una significativa vittoria, il no all’allevamento di visoni che sarebbe stato il più grande d’Italia. Nel nostro paese ci sono 16 allevamenti di visoni, circa 170.000 visoni vengono uccisi ogni anno per diventare pellicce e inserti. Dalla primavera all’autunno sopravvivono (insisto con il dire che per gli animali d’allevamento non possiamo parlare di vita) in condizioni atroci, fin quando la loro pelliccia non sarà sufficientemente folta, allora arriverà il momento di essere uccisi o di essere scelti come fattori e fattrici (riproduttori).

Documentandomi sugli allevamenti e guardando i video girati di nascosto dalle associazioni animaliste ho inizialmente pensato di condividere con voi le atrocità di cui ero stata passiva, allibita, addolorata, spettatrice; avrei voluto raccontarvi dei graffi sulle pareti delle stanze dove vengono giustiziati per un crimine mai commesso, disperati graffiti testimoni di terrore ed ingiustizia, ma poi, riflettendo, ho pensato che non può e non deve essere necessario tutto questo per convincere le persone di questa ingiustizia. La perversione degli allevamenti per animali da pelliccia nasce dalla folle idea che la Vanità possa contare più della Vita di un altro essere vivente. Questa assoluta non considerazione della vita in nome del guadagno, dello status symbol, del lusso, questo tentativo di esorcizzare la mortalità e la fragilità dell’essere umano somministrando morte agli altri esseri viventi è un macabro rituale che va avanti da secoli e che non ha a che fare solo con la relazione tra essere umano ed animale, ma anche con la relazione tra l’essere umano ed i suoi simili.

Nelle fabbriche di morte per visoni gli animali muoiono per la vanità di ancor troppe persone ed altre persone si prestano al lavoro di boia per l’ambito salario che permette la sopravvivenza. Non dev’essere necessario raccontare le atrocità che questi e molti altri animali subiscono negli allevamenti per rendere le persone più consapevoli. Come possono una pelliccia o un inserto valere la vita di un essere vivente? Non voglio raccontarvi gli orrori delle gabbie, ma vorrei raccontarvi come vivono i visoni in natura, liberi, selvaggi, velocissimi e scattanti, abili nuotatori, solitari animali delle praterie, amanti dell’acqua dolce vicino alla quale costruiscono le loro tane, vorrei usare le immagini per raccontarvi la meraviglia e non il terrore e per chiedervi, come può una pelliccia valere la fine di tutto questo? Quando smetteremo di chiudere la Natura e i suoi figli in gabbia probabilmente smetteremo di chiudere anche noi stessi nella grande invisibile gabbia delle sovrastrutture e dei bisogni indotti.

La petizione per fermare gli allevamenti di visoni è attualmente conclusa, ma il più potente strumento è il boicottaggio di pellicce e prodotti con inserti, dobbiamo guardare con attenzione quello che stiamo comprando, leggere le etichette ed informare a nostra volta più persone possibile e soprattutto, non dimenticarci mai della dignità della vita di ogni essere vivente. Concludo con un augurio tradizionale hindu:“Che ogni essere vivente possa essere libero dal dolore”.

Dott.ssa Giordana Pagliarani
25/11/2013
www.eticamente.net/16243/16243.html
wheaton80
00mercoledì 25 giugno 2014 00:21
Allevatori di visoni aggrediscono attivisti durante investigazione



Giovedì 15 agosto per noi doveva essere una delle tante giornate in cui andiamo a documentare gli allevamenti, a vedere il loro stato, a filmare e fotografare le condizioni degli animali. Ma la giornata non è affatto finita normalmente. Approfittando della festività abbiamo fatto un giro di tutti i nuovi allevamenti di visoni aperti in Lombardia e di quelli con progetti di ampliamento. Ma a Dovera, nel Cremasco, siamo stati inseguiti in auto dall’allevatore e due amici, armati di bastoni, che ci hanno ripetutamente tamponato, speronato, tagliato la strada e fatto perdere il controllo dell’auto a velocità folli, spingendoci quasi dentro a dei fossati nelle curve. Poteva finire in tragedia ma ce la siamo cavata solo con tanta paura e lesioni di lieve entità. Quello che abbiamo vissuto in quei minuti non è facile da raccontare e anche il video che siamo riusciti a fare non rende giustizia alla follia di queste tre persone, tra le quali era presente Moroni Giorgio, proprietario dell’allevamento di visoni a Cascina Pomina, Dovera. Purtroppo per la paura e per la speranza che la cosa durasse poco e finisse tra le strade sterrate adiacenti l’allevamento, non abbiamo iniziato subito a filmare la scena. Ma quello che si vede poi è sufficiente per far capire che queste persone erano fuori di senno e hanno continuato a tamponarci e inseguirci minacciose per quasi 10 chilometri, lasciandoci solo quando siamo riusciti ad entrare nella città di Lodi e a seguire indicazioni per Ospedale e Questura.

www.youtube.com/watch?v=7nUpY2Cn_3A

Tutto è cominciato con un signore che da lontano ci ha scorti, fuori dalla recinzione, mentre filmavamo e scattavamo fotografie. Ci ha inveito urlando e noi pacati, senza dire parola, abbiamo chiuso le telecamere e ci siamo incamminati verso la macchina, parcheggiata a una certa distanza, oltre ad un fossato, guardandoci sempre dietro le spalle che non ci seguisse. Non scorgendo movimenti abbiamo pensato fosse tutto tranquillo e alla macchina ci siamo anche cambiati. Ma quando abbiamo messo in moto per uscire verso la statale abbiamo visto sbucare un’auto che da una sterrata perpendicolare andava ad alta velocità per tagliarci la strada. Non riuscendo a uscire dal bivio prima di loro abbiamo sterzato bruscamente nel campo, passandogli da dietro e prendendo la strada da cui venivano loro. Da quel momento hanno cominciato a seguirci, incalzandoci a tutta velocità, suonando il clacson e urlandoci minacciosi, intimandoci di fermarci. Arrivati su via San Rocco, piccola stradina asfaltata di campagna, con fossi da ambo le parti, l’inseguimento è proseguito, tanto che al primo slargo su un campo ci hanno tagliato la strada sterzando davanti a noi, ma anche in questo caso con una rapida inversione nel campo li abbiamo aggirati tornando in direzione opposta. Poi è venuto il peggio. Ci tallonavano costringendoci ad andare a velocità folli su questa strada pericolosa, con curve a gomito e fossati. Prima abbiamo rischiato di investire un ciclista e poi, poco prima di una curva, ci hanno tamponato e speronati, spingendoci a tutta velocità, mentre noi con il freno tirato cercavamo di rallentare la corsa. Il volante non rispondeva, la macchina sbandava. E’ stato un attimo, potevamo essere dentro a quel fossato a quasi cento chilometri orari se la macchina avesse sbandato poco di più e non fossimo riusciti a chiudere bene quella curva. E allora forse non saremmo stati qui a poterne parlare, a scrivere di questa terribile esperienza.


Gli allevatori scherzano mentre mettono a repentaglio la vita degli attivisti tamponandoli a folle velocità

Ma i tamponamenti e lo speronamento per farci perdere il controllo dell’auto sono continuati, altre tre volte. Ai lati di questa stretta strada avevamo pali della luce, che abbiamo sfiorato più volte. Solo da quel momento abbiamo cominciato a riprendere il tutto con la telecamera, e si vede uno di questi folli che agita un bastone e un altro che ci fa le corna divertito mentre noi rischiavamo la vita. Arrivati poi sulla statale 235, quella che collega Crema con Lodi, pensavamo di essere più tranquilli, non più invisibili sulle piccole strade di cui questi signori si sentivano padroni. Speravamo di trovare persone, auto, un luogo affollato, ma il ferragosto non ci ha aiutati da questo punto di vista. E così l’inseguimento è continuato, a tutta velocità, passando anche con semafori rossi e con altri tre tentativi da parte loro di sbarrarci la strada sterzandoci davanti. Sembrano quelle scene dei film d’azione, con i rumori delle ruote che stridono sull’asfalto e le macchine che fanno repentini testacoda. Ma vissute di persona hanno un altro sapore, soprattutto quando durante una di queste manovre, in piena statale, uno di loro è sceso dalla macchina, ci ha raggiunti e mentre ultimavamo la nostra ennesima inversione è riuscito per fortuna solo a prendere a calci e pugni l’auto. Da lì il loro ultimo tentativo è stato fatto sulla tangenziale di Lodi, bloccandola mettendosi di traverso, e solo per la presenza di un’altra auto, o forse temendo che per passare ad ogni costo avremmo sfasciato anche la loro, è rimasto sulla destra della carreggiata lo spazio sufficiente per farci passare oltre, riuscendo fortunatamente in questo modo ad entrare in città, mettendoci in salvo.


La radiografia della colonna della ragazza a lato passeggero, con distorsione rachide cervicale e dorsale dovuta ai ripetuti tamponamenti

Il resto del pomeriggio lo abbiamo passato tra Pronto Soccorso e Questura, dove avevamo chiamato terrorizzati, quando temevamo di essere bloccati e massacrati. Oltre a vari danni su tutti i lati della nostra auto, ce ne siamo tornati a casa con 7 e 10 giorni di prognosi e ancora sotto shock per quanto accaduto, ma risoluti a utilizzare questa loro follia contro di loro, in ogni modo possibile. Quanta che sarà solo un’arma in più nella nostra campagna e un’esperienza in più nel nostro bagaglio, ci rende più determinati a vedere la fine di tutti i lager dove questi animali sono prigionieri. Quanto abbiamo vissuto ieri fa parte dei mille rischi che comporta fare attivismo in prima persona. Il movimento di liberazione animale è purtroppo ricco di storie di attiviste e attivisti aggrediti, investiti di proposito, presi a fucilate o perfino uccisi da allevatori e cacciatori. Stiamo affrontando persone che abitudinariamente uccidono e infliggono sofferenza ad altri esseri viventi, persone che possono rivelarsi senza scrupoli nel difendere le loro attività e dobbiamo essere pronti a farci i conti, preparati a reagire sempre nel modo migliore. Quanto abbiamo vissuto noi non è veramente nulla in confronto a quanto vivono ogni giorno gli animali, eppure creerà scalpore e farà notizia. Quello che speriamo è che possa essere uno stimolo, una spinta che dia maggiore forza alla campagna VISONI LIBERI. Possiamo abolire per sempre gli allevamenti di visoni in Italia. Ma questo dipende da tutti e tutte voi, dall’impegno che sapremo metterci assieme.

17 agosto 2013
www.visoniliberi.org/allevatori-di-visoni-aggrediscono-attivisti-durante-investi...
wheaton80
00mercoledì 25 giugno 2014 00:25
Nuovo allevamento di visoni a Dovera non verrà costruito

Abbiamo conferma da fonti certe che il progetto di un secondo allevamento di visoni a Dovera (CR) è stato abbandonato. Si tratta di una grande vittoria per gli animali: le 240 gabbie che erano già state acquistate, di seconda mano, non saranno utilizzate e non diventeranno fonte di agonia per nessun visone destinato a farne pellicce. Per bloccare la costruzione di questo allevamento avevamo lanciato una petizione online e avuto incontri con il sindaco, dopo l’ormai famoso inseguimento con aggressione subito da un altro allevatore di visoni dello stesso paese. Abbiamo anche diffuso volantini in ogni casella della posta di Dovera e organizzato proteste, trovando in questo modo anche molte persone sensibili e alleate alla nostra causa. Questa buona notizia si somma ad altri successi come quello di Modena (http://www.essereanimali.org/vittoria-allevamento-di-visoni-a-modena-non-verra-realizzato/), dove abbiamo dapprima bloccato un enorme progetto e poi ottenuto un impegno dal Comune e di Rivarolo del Re (CR), dove nell’allevamento da noi fermato sarebbero stati imprigionati fino a 40.000 visoni nelle gabbie. Soprattutto ogni risultato positivo ci sprona a mettere ancora più impegno per fermare altri progetti in corso e abolire questa pratica che ancora uccide 200.000 visoni in Italia e decine di milioni nel mondo. Riuscirci dipende anche da ognuno di voi.

24 giugno 2014
www.essereanimali.org/pellicce-non-verra-costruito-nuovo-allevamento-di-visoni-a...
wheaton80
00mercoledì 25 giugno 2014 00:29
Petizione online



Una proposta di legge che introdurrà anche nel nostro paese il divieto di allevamento di “animali da pelliccia” è già stata presentata e assegnata da tempo alle commissioni referenti di Camera e Senato. Tocca a loro adesso decidere se farla calendarizzare e discutere in Parlamento. Nel gennaio 2014 Essere Animali ha lanciato una nuova petizione per chiedere un impegno da parte di queste Commissioni, in modo da ottenere anche in Italia un cambiamento etico e di rispetto degli animali.

Firma qui: www.essereanimali.org/e-ora-di-abolire-gli-allevamenti-di...

La prigionia negli allevamenti stravolge completamente le esigenze e le necessità dei visoni, animali amanti dell’acqua e di lunghe nuotate, capaci in natura di percorrere chilometri in un solo giorno, costretti invece a vivere in gabbia e privati dell’acqua, del contatto con il terreno e l’erba, della libertà.

www.visoniliberi.org/petizione/
wheaton80
00giovedì 18 dicembre 2014 20:56
Buone notizie dalla Norvegia: eliminati i sussidi per l’industria dei prodotti derivati dalle foche



Finalmente un ulteriore passo avanti nella dura battaglia contro l’annuale massacro delle foche. Il governo norvegese ha infatti votato per porre fine ai sussidi destinati all’industria commerciale dei prodotti derivati dalle foche, sferrando un duro colpo agli introiti dei cacciatori che derivano per l’80% proprio dagli aiuti statali. La storica decisione segue il ricorso, poi respinto, che proprio la Norvegia insieme al Canada aveva presentato alla World Trade Organization per chiedere l’illegittimità del divieto di importazione di prodotti di foca all’interno dei Paesi dell’Unione Europea: anche chi fino ad ora ha sostenuto il massacro, sta iniziando quindi a prendere le distanze. E’ ormai evidente che l’industria che si regge su questo drammatico commercio è in declino, ma la pressione delle grandi campagne internazionali non deve allentarsi.

16/12/14
www.oipa.org/italia/2014/foche.html
wheaton80
00sabato 24 gennaio 2015 01:51
Condannati penalmente responsabili dell' allevamento lager ''Green Hill''

BRESCIA - Il Tribunale di Brescia ha condannato per uccisione di animali e maltrattamenti i "vertici" dell' allevamento Green Hill di Montichiari: i giudici hanno stabilito una pena di un anno e sei mesi per il veterinario Renzo Graziosi e per il cogestore dell'allevamento Ghislaine Rondot, mentre il direttore Roberto Bravi è stato condannato a un anno. Assoluzione invece per Bernard Gotti, consulente della Marshall Bioresources. Il Tribunale ha stabilito infine un risarcimento di 30mila euro, la sospesione delle attività per due anni per i condannati e la confisca definitiva di tutti i cani beagle che erano già stati affidati.

23 gennaio 2015
www.ilnord.it/b4892_CONDANNATI_PENALMENTE_RESPONSABILI_DELLALLEVAMENTO_LAGER_GR...
wheaton80
00martedì 5 gennaio 2016 19:46
Il 2015 degli animali: ecco le vittorie e i risultati raggiunti nel corso dell’anno

L’anno che è appena finito ha portato con sé alcune importanti vittorie nella lunga e complessa battaglia dei diritti degli animali non umani. Vi basterà comunque leggere con attenzione la lista che segue per scoprire che l’Italia, anche quest’anno, si pone come fanalino di coda in tantissime iniziative e che vittorie, nel nostro Paese, sono poche, limitate, momentanee e spesso frutto esclusivamente del buon senso degli amministratori locali. Al contrario, diversi Paesi spesso erroneamente considerati di serie B continuano a racimolare vittorie importantissime in grado di impattare positivamente a livello internazionale:

· Italia: nella Regione Veneto scatta il divieto di detenere i cani a catena
· Argentina: per la prima volta, un orango (Sandra) viene dichiarato “persona non umana”
· Paesi Bassi: il Governo abolisce l’utilizzo di animali esotici e selvatici nei circhi
· India: si verifica un aumento della popolazione delle tigri, con 800 esemplari in più negli ultimi sette anni
· Italia: viene emessa la condanna per i gestori e il veterinario di Green Hill, accusati di animalicidio
· Svezia: dodici ore prima del suo inizio, viene bloccata la caccia al lupo
· Messico: scatta il bando all’utilizzo di animali selvatici nei circhi e il divieto agli spettacoli itineranti che impiegano delfini e altri mammiferi marini
· Italia: vengono condannati per il reato di uccisione e maltrattamento di animali il responsabile del “canile degli orrori” di Cremona e due volontarie
· Lussemburgo: il concilio governativo mette uno stop alla caccia alla volpe in tutto il Paese
· Spagna: a Madrid, per la prima volta, vengono vietate le soppressioni degli animali senza casa ospiti dei rifugi
· Italia: il Consiglio di Stato sospende la mattanza delle volpi voluta dai vertici della Provincia di Treviso
· Stati Uniti: il famigerato circo Ringling Brothers decide, dopo pressioni durante decenni, di rinunciare all’utilizzo di elefanti
· Italia: la città di Milano fa divieto di utilizzo di animali negli spettacoli circensi su tutto il territorio comunale
· Italia: viene bloccata la cattura e il trasferimento dei gatti della storica colonia felina marina di Su Pallosu, in provincia di Oristano
· Italia: la Regione Lombardia stanzia 2 milioni di euro per gli animali a seguito dell’approvazione del Piano Triennale d’Intervento per l’educazione sanitaria e zoofila, il controllo demografico degli animali e la prevenzione del randagismo
· Nuova Zelanda: scatta il bando ai test cosmetici sugli animali
· Italia: viene annullata a Roma la trentatreesima edizione del Palio di Sant’Anastasio
· Danimarca: colmando un gap istituzionale, viene finalmente approvata una legislazione che mette al bando la pratica della zooerastia, ossia gli abusi sessuali nei confronti degli animali
· Stati Uniti: in Florida, un uomo viene condannato a 25 anni di carcere per i reati di maltrattamento di animali e combattimenti clandestini tra cani. Si tratta di una delle pene più severe emesse per offese nei confronti di animali non umani
· Stati Uniti: l’FBI annuncia l’intenzione di classificare i reati contro gli animali come “offese specifiche” all’interno dei suoi database, così da ottenere statistiche precise e riconoscendone la gravità
· Francia: la corrida viene radiata dal “patrimonio culturale immateriale” del Paese
· Norvegia: dopo decenni di lotte, ma di fatto solo al venir meno dei sussidi statali, viene abolita la caccia alla foche
· Italia: cessa ogni attività il laboratorio del Mario Negri Sud. 188 dei roditori in esso imprigionati vengono salvati e affidati all’associazione La Collina dei Conigli
· Brasile: San Paolo firma la legge che vieta la produzione e la vendita di foie gras, e che include anche il bando all’immissione in commercio di prodotti realizzati con pelle di animali allevati per la produzione di cuoio e pellicce
· Brasile: il Paese sarà il primo dell’intera America Latina ad ospitare un santuario destinato agli elefanti, a gravissimo rischio di estinzione
· Spagna: la città di Saragozza chiude lo stanziamento di denaro pubblico per feste e attività che comportano maltrattamento animale
· Nepal: in uno straordinario colpo di coda, il Gadhimai Temple Trust annuncia lo stop al sacrificio di animali durante il quinquennale Festival di Gadhimai. Si trattava del più grande e spaventoso sacrificio animale collettivo al mondo
· Spagna: la Catalogna proibisce l’utilizzo di animali selvatici negli spettacoli circensi
· Italia: a Treviglio, in provincia di Bergamo, nuove disposizioni autorizzano l’ingresso in ospedale per gli animali domestici
· Stati Uniti: la California propone un disegno di legge per bandire l’avorio di elefante e i corni di rinoceronte
· Stati Uniti: viene abolito l’utilizzo degli scimpanzé per la ricerca scientifica nei laboratori americani
· Italia: per la prima volta nella zona, sulla spiaggia di Zingarello, in provincia di Agrigento, si verifica a sorpresa la schiusa di decine e decine di uova di tartaruga marina Caretta Caretta
· Italia: in provincia di Pistoia viene annullata l’annuale edizione del Palio dei Ciuchi di Cireglio
· Stati Uniti: viene inflitta una pesantissima pena detentiva a un uomo accusato di aver rapito, mutilato, torturato e ucciso diversi cani. Dovrà scontare 28 anni di prigione
· Nepal: la mucca viene insignita dell’onorificenza di “animale nazionale” e la sua macellazione viene vietata
· Spagna: nel comune di Escanuela, il tradizionale encierro di tori vivi viene sostituito con una festa popolata di pupazzi gonfiabili
· Spagna: il Consiglio di Valencia fa divieto dei circhi con animali e di fiere espositrici di animali selvatici
· Portogallo: una nuova legge dispone che, agli aguzzini di animali, venga vietata la detenzione di animali per 5 anni
· Brasile: nello Stato di Paranà viene fatto divieto di sperimentazione sugli animali per i prodotti cosmetici e igienici
· Finlandia: chiude, finalmente, l’ultimo delfinario rimasto nella nazione
· Europa: l’Unione Europea mette finalmente fine allo stanziamento di finanziamenti per la tauromachia
· Spagna: le Isole Baleari aboliscono le corride
· Spagna: la provincia di Pontevedra si dichiara “territorio libero da corride”
· Hawaii: viene lanciata una proposta di legge per mettere fine ai circhi con animali esotici
· Olanda: la Corte d’Appello dell’Aia conferma lo stop agli allevamenti di visoni nel Paese, dando seguito a un ricorso già ratificato nel Parlamento nel 2013

1 gennaio 2016
www.all4animals.it/2016/01/01/il-2015-degli-animali-ecco-le-vittorie-e-i-risultati-raggiunti-nel-corso-d...
wheaton80
00sabato 30 gennaio 2016 02:16
Studio: sostanze tossiche per l'uomo, "i test sugli animali non servono"

D'ora in poi niente più sperimentazione sugli animali per verificare se pesticidi, additivi alimentari o farmaci sono tossici per l'uomo. Per individuate le sostanze nocive basta analizzare soltanto colture di cellule. È questa la conclusione a cui portano i risultati del lavoro di Ruili Huang, dell'Istituto Nazionale per la Salute USA (NIH), pubblicato su Nature Communication, fatto analizzando i dati di Tox21, un vasto progetto americano nato per sviluppare metodi più efficienti per testare la pericolosità delle sostanze chimiche sull'uomo. Da tempo si discute sulla necessità o meno di sperimentare sugli animali la tossicità di molte sostanze chimiche che possono entrare in contatto con l'uomo, come i pesticidi, oppure usate per la produzione del cibo o dei farmaci. Per questo una serie di enti USA, in particolare NIH, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e l'Agenzia del farmaco, hanno sviluppato l'ambizioso progetto Toxicology in the 21st Century (Tox21). Nel corso degli anni hanno analizzato gli effetti di oltre 10.000 sostanze chimiche sia con tecniche in vitro, ossia su colture di cellule umane, che in vivo, sugli animali. Comparando gli oltre 50 milioni di dati raccolti sui diversi tipi di test, i ricercatori affermano che i modelli in vitro sono capaci di predire con grande precisione gli effetti tossici sia su animali che uomini. Anche se i risultati dovranno essere ulteriormente analizzati, gli autori dello studio spiegano che i test tossicologici possono essere fatti con successo usando colture cellulari in vitro.

26 gennaio 2016
www.repubblica.it/ambiente/2016/01/26/news/sostanze_tossiche_non_serve_piu_fare_test_sugli_animali-13...
wheaton80
00domenica 12 novembre 2017 02:10
Stop agli animali nei circhi

Ok definitivo per la legge delega di riordino del settore dello Spettacolo, che è stata approvata con 265 voti, 13 i no. La nuova legge prevede il graduale superamento della presenza degli animali nei circhi e nelle attività dello spettacolo viaggiante. “Dopo decenni di silenzio sul tema da parte di Governo e Parlamento, salutiamo positivamente la trasformazione in legge di questo impegno, un importante passo in avanti verso la tutela degli animali e il rilancio di uno spettacolo davvero umano”, commenta la Lega Antivivisezione. “Anche in Italia non si potranno più utilizzare animali in circhi e spettacoli viaggianti, come già succede in oltre 50 Paesi di tutto il mondo”, dice la LAV. “Sarà un 'graduale superamento' e su questo impegno, oggi diventato legge, il Governo in carica o il prossimo dopo le elezioni di marzo, sono tenuti a formulare, entro la fine del prossimo anno, un decreto legislativo". La LAV, “che pure si è battuta per una formulazione più netta”, assicura che vigilerà “affinché questo principio venga applicato dal Ministro Franceschini o dal suo successore, senza scappatoie e con una data certa per la salvezza definitiva degli animali”. “Il bicchiere del provvedimento è mezzo pieno”, osserva la LAV, “grazie all'estensione non solo ai circhi ma anche agli spettacoli viaggianti, come da noi proposto, della previsione del graduale superamento dell'utilizzo degli animali. La parte più retriva del mondo circense ha provato a far cancellare questo importante comma fino all'ultimo, senza riuscirci”. “Vigileremo perché il 'superamento' sia effettivo e perché 'graduale' non diventi il pretesto per lasciar tutto com'è a tempo indeterminato”, avverte l'on. Michela Vittoria Brambilla, Presidente del Movimento animalista. “Il progetto di legge approvato dall'assemblea di Palazzo Madama”, ricorda l'ex Ministro, “è arrivato 'blindato' nell'aula della Camera, dove sono stati respinti tutti gli emendamenti e qualsiasi tentativo di rendere più stringente l'impegno anche attraverso un ordine del giorno. Resta quindi”, commenta la deputata, “la fiacca e ambigua formulazione adottata e difesa dal governo nel corso della discussione al Senato, che lascia spazio ad equivoci e non corrisponde alla reale esigenza di tutela degli animali: c'è il rischio concreto che esseri senzienti continuino a soffrire nei circhi chissà per quanto tempo ancora. Il prossimo passo sarà un decreto legislativo, che l'esecutivo (verosimilmente il prossimo) dovrà predisporre. In quell'occasione stabiliremo tempi e modi certi per metter fine davvero a questa vecchia barbarie".

Ma secondo il Presidente dell'Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni, la legge approvata dalla Camera “non introduce alcun divieto ai circhi con animali”. Le nuove norme, spiega, “prevedono il 'graduale superamento dell’utilizzo degli animali nello svolgimento delle attività circensi e dello spettacolo viaggiante', per dirla con le parole del Ministro Franceschini, e il concetto di 'graduale superamento' (per ora una scatola vuota) dovrà essere riempito, in forza della delega dal Governo ricevuta, sulla base di diverse valutazioni di sostanza, scientifiche, di risorse, di modi e di tempi". Fra gli ordini del giorno approvati, “uno - aggiunge Buccioni - impegna il Governo a 'promuovere un rigoroso confronto scientifico sulla attuale situazione degli animali nei circhi sotto il profilo delle condizioni di vita degli animali stessi e sui traumi conseguibili al loro possibile allontanamento dall’attività e dalle famiglie circensi'. Che è sempre stata una delle richieste fondamentali della categoria”. L’Ente Nazionale Circhi riafferma “un giudizio complessivamente negativo su quanto la legge approvata ha previsto nell’ambito della propria sfera di attività. Non solo per il metodo ideologico col quale è stato affrontato il tema degli animali, ma anche perché nessuna delle urgenze da anni segnalate per un significativo rilancio del settore è stata presa in considerazione, aumentando così il solco che separa l'Italia dalle altre Nazioni europee, per storia e tradizione maggiormente affini alla nostra, in materia di arte circense”. “Il nostro settore”, rileva Buccioni, “è fermamente convinto che il Paese legale abbia rivelato nelle proprie determinazioni sul tema una lontananza galattica dal Paese reale, che continua a frequentare e con ciò a rendere possibile la sussistenza dei circhi”, conclude Buccioni, annunciando che l'Ente “continuerà a battersi in ogni sede politica e, qualora necessario, di giustizia costituzionale, nazionale ed europea, per il proprio diritto all’esistenza, al lavoro, e per la riaffermazione della libertà di espressione artistica”.

08 novembre 2017
www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/animali/2017/11/08/stop-agli-animali-nei-circhi_0d831465-9b1a-4f7c-b6fb-306c876fa...
wheaton80
00giovedì 1 febbraio 2018 23:34
L’acquario giapponese chiude perché i visitatori non vogliono più vedere gli animali soffrire

Il parco marino di Choshi City, in Giappone, sta per chiudere definitivamente dopo 63 anni di attività. La ragione? Il tracollo dei visitatori nell’arco degli ultimi sette anni, passati da 300mila l’anno a 50mila nelle annate migliori. Meno interesse per il parco e per le sue “attrazioni” viventi (pesci e delfini) ha prodotto però l’incapacità di gestire le strutture e ora il pericolo è sia per i poveri animali, costretti a vivere in luoghi non adatti, ma anche per il pubblico. “Non c’è denaro per apportare le migliorie necessarie e rendere il parco a prova di terremoto e per sostituire le vasche”, ha fatto sapere l’amministrazione. Sicuramente, tuttavia, il calo di visitatori è anche dovuto al fatto che le persone sono diventate più attente e percepiscono come gli animali tenuti in cattività conducano vite tristi e di sofferenza. Questo ha portato alla diminuzione di pubblico pagante non solo in Giappone, ma in moltissimi acquari in giro per il mondo. Grazie a documentari come “Blackfish” e “The Cove”, le persone hanno iniziato a vedere come i delfini, trattati come attrazioni, non siano felici e sani. I delfini catturati, infatti, vengono separati dalle loro famiglie, costretti a vivere in acquari grandi la metà del loro habitat naturale e a fare giochi con i cerchi. Il mondo sta iniziando ad avere una diversa sensibilità e a condannare l’esposizione di animali in cattività in tutte le sue forme: circhi, zoo, parchi marini, eccetera. Gli animali non sono più visti solo come attrazioni ma come parte di un patrimonio naturale da salvare e preservare, e con cui vivere in armonia.

Giulia Merlo
01/02/2018
www.lastampa.it/2018/02/01/societa/lazampa/animali/lacquario-giapponese-chiude-perch-i-visitatori-non-vogliono-pi-vedere-gli-animali-soffrire-sMc9WrrHkMSzdTNnrGpjyI/pag...
wheaton80
00domenica 25 novembre 2018 03:35
Chiude il più grande mattatoio di cani della Corea del Sud, diventerà un parco pubblico

Le tradizioni hanno indubbiamente una grande importanza e concorrono alla definizione dell’identità di popoli e culture, sono una sorta di ponte con il passato e ci aiutano a mantenere un legame con le generazioni che ci hanno preceduto. Esistono tuttavia tradizioni fondate su presupposti sbagliati e abbandonarle è segno di progresso morale; una di queste, ad esempio, è il consumo di carne di cane. In diversi Paesi dell’Asia orientale la carne di cane è ritenuta una prelibatezza e viene consumata da secoli, soprattutto in Cina. Questa tendenza sta però cambiando e molti asiatici, anche grazie alla crescente diffusione dei cani come animali d’affezione, non vuole più mangiare questi animali. Solo il 30 per cento dei sudcoreani, secondo un sondaggio dello scorso giugno, mangia ancora pietanze a base di cane e circa il 40 per cento ritiene che la loro macellazione dovrebbe essere vietata. Un segno inequivocabile di questo cambiamento è la chiusura del più grande macello per cani della Corea del Sud.

Un cambiamento storico
Il 22 novembre sono iniziati i lavori di demolizione del complesso di Taepyeong-dong, nella città di Seongnam, che ospitava almeno sei macelli e dove ogni anno venivano uccisi migliaia di cani, la cui carne riforniva la maggior parte dei ristoranti del Paese. Il provvedimento segue la chiusura del mercato di Moran, nel 2016, anch’esso situato a Seongnam e nel quale veniva venduto circa un terzo della quantità annua di carne canina consumata in Corea del Sud. “È un momento storico”, ha commentato la notizia la ONG per i diritti degli animali Korea Animal Rights Advocates (Kara). “Potrebbe favorire la chiusura di altri macelli in tutto il Paese, accelerando il declino dell’industria della carne di cane”.

L’inferno di Taepyeong-dong
Nell’ormai ex mattatoio, secondo quanto riferito dagli attivisti della Humane Society International (HSI), gli animali “vivevano” in condizioni terrificanti. I cani venivano uccisi con scariche elettriche sotto gli occhi degli altri animali e durante un’ispezione numerose carcasse sono state trovate abbandonate sul pavimento. “Sia come cittadina coreana che come attivista per i diritti degli animali”, ha affermato Nara Kim, attivista della HSI Corea, “sono profondamente commossa per aver contribuito alla storica chiusura di questo famigerato mattatoio per cani che costituiva una macchia per l’intera città”.

Da mattatoio a parco
Lo stabilimento di Taepyeong-dong, hanno fatto sapere i funzionari della città di Seongnam, verrà riqualificato e trasformato in un parco pubblico. In quest’area, nella quale hanno trovato la morte centinaia di migliaia di cani, potranno un giorno, forse, correre e giocare altri cani, ormai considerati amici e non più cibo.

Lorenzo Brenna
23 novembre 2018
www.lifegate.it/persone/news/sud-corea-chiude-grande-mattat...
wheaton80
00mercoledì 2 gennaio 2019 05:03
Sea Shepherd:“Il Giappone lascia l’IWC? Le balene hanno vinto”

La decisione del Giappone di abbandonare la Commissione baleniera internazionale, l’IWC, non è una cattiva notizia. Tutt’altro. A pensarla così è il comandante Paul Watson, fondatore di Sea Shepherd. Lui e i suoi «pirati» sono stati a lungo i «nemici» per la flotta baleniera nipponica, coloro che si opponevano fisicamente alle attività di caccia ai cetacei, di cui per contro erano gli amici. “Questa decisione”, spiega Watson, “significa che la guerra per le balene nell’Oceano del Sud è finita. E che noi e le balene abbiamo vinto”. La spiegazione è semplice: uscendo dall’IWC, il Giappone non potrà più porre veti all’istituzione di un santuario dei cetacei nell’area antartica. E una volta realizzata l’area protetta, la flotta di Tokyo non vi potrà operare.

«Più facile combatterli»
Il Giappone per anni ha inviato le proprie navi nei mari del sud per cacciare balene e cetacei di vario genere, mascherando la caccia commerciale, vietata nelle acque internazionali da una moratoria su scala globale, con fantomatici scopi di ricerca scientifica. Ora Tokyo intende uscire allo scoperto rivendicando il diritto di esercitare alla luce del sole quella che considera una pratica ittica come tutte le altre. E per farlo è pronto a lasciare l’IWC, che ancora a settembre aveva detto no alla ripresa delle catture. “In realtà non hanno mai smesso di cacciare balene a scopi commerciali”, fa notare il leader di Sea Shepherd, “soprattutto nel Pacifico Nord Occidentale. Il Giappone andrà ora ad aggiungersi a Norvegia, Islanda e Danimarca, le ultime nazioni baleniere sul pianeta. La caccia alle balene per scopi commerciali continua ad essere illegale nel mondo e senza più il pretesto della ricerca sarà più facile contrastare chi la fa. Tokyo e gli altri potranno dunque cacciare cetacei solo nelle proprie acque territoriali”. Il che significa poter contare su un territorio di caccia molto più ridotto e su un numero limitato di potenziali catture, con la conseguenza che l’attività diventerà via via sempre meno sostenibile dal punto di vista economico.

«Salvate 6 mila balene»

Sea Shepherd, del resto, rivendica il fatto di avere costretto il Giappone ad investire negli anni sempre più risorse e personale per consentire alla flotta baleniera di operare nell’Oceano del Sud. Mezzi ingenti, tecnologie di sorveglianza di tipo militare addirittura, necessari per contrastare gli equipaggi dell’associazione ecologista, che tra il 2005 e il 2017 ha inviato regolarmente i propri equipaggi a contrastare le navi nipponiche, con azioni spregiudicate (è passata alla storia la manovra della nave «Bob Barker» che, frapponendosi tra l’ammiraglia Yushin Maru e la nave cisterna che la doveva rifornire, ha finito con l’essere speronata: il may day lanciato subito dopo la collisione ha di fatto costretto i giapponesi a bloccare ogni attività di caccia nell’area) finalizzate a ostacolare fisicamente le operazioni di caccia: navi e gommoni si sono frapposti, non senza rischi, tra le navi baleniere e i cetacei. “Nel corso degli anni”, spiegano all’associazione, “abbiamo salvato dagli arpioni oltre 6 mila balene. Ma, soprattutto, abbiamo causato un aumento dei costi operativi dei balenieri e abbiamo reso noto al mondo intero, compreso il popolo giapponese, le attività illegali da loro compiute”.

01 gennaio 2019
www.corriere.it/animali/19_gennaio_01/sea-shepherd-paul-watson-giappone-balene-iwc-fe265b58-0cf3-11e9-965f-3cea3a1727...
wheaton80
00venerdì 15 febbraio 2019 18:03
TAR Toscana rigetta il ricorso del circo Orfei: non ci sarà nessun circo con gli animali

Il TAR Toscana ha ribadito il no ai circhi che prevedono spettacoli con l’uso degli animali a Lucca. “Finalmente si privilegia l’antica arte circense fatta di svago, abilità, arte, rispettando invece gli animali e le loro propensioni naturali. Dietro lo sfruttamento degli animali non c’è nulla di educativo e di divertente. Nei circhi, gli animali, oltre a essere prigionieri, sono costretti ad addestramenti umilianti”. Così in una nota Walter Caporale, Presidente di Animalisti Italiani ONLUS. Il Comune di Lucca, con una delibera del 2017, ha vietato i circhi con gli animali in città. Dopo il circo Medrano, che l’anno scorso aveva presentato un ricorso al TAR della Toscana, è stato presentato un altro ricorso, ma questa volta dal circo Orfei, il Millennium, che doveva arrivare in città a marzo. “Dopo anni di battaglie”, spiega, “siamo arrivati al graduale superamento dell’utilizzo degli animali nello svolgimento delle attività circensi e dello spettacolo viaggiante. Un passo importante verso la tutela degli animali, per i quali il 27 dicembre 2018 il Governo avrebbe dovuto emanare un decreto attuativo della ‘Legge delega per il riordino del settore dello Spettacolo’. Con quella legge l’Italia si sarebbe messa al passo con la maggioranza dei Paesi europei che hanno già vietato forme di intrattenimento basate sullo sfruttamento degli animali.

Purtroppo si dovrà ripartire da zero, e iniziare un nuovo iter legislativo che possa portare a questo risultato attraverso una nuova legge delega. In assenza di proroghe, i tempi per mettere in pratica e attuare l’articolo 2 della legge sono scaduti, e, non essendo più modificabile, sul punto rimangono per ora solo promesse disattese. Invitiamo con urgenza il Governo ad annullare i finanziamenti pubblici annuali ai circhi con animali. Solo nel 2018 sono stati stanziati, per le attività di circo e spettacolo viaggiante, ben 4.957.722,57 di euro. Uno spreco di soldi pubblici”. Nella stessa nota Claudia Corsini, Responsabile Toscana degli Animalisti Italiani ONLUS ha commentato:“Oggi siamo soddisfatti: la città di Lucca ha dimostrato ancora un grande segno di civiltà! Abbiamo dato voce agli ultimi, a chi non può difendersi. Un lavoro lungo durato molti mesi, ma siamo stati ripagati. Il circo è meraviglioso senza gli animali, gli artisti sono la vera e unica risorsa, come dimostra il Cirque du Soleil. Ci auguriamo che tutto questo possa essere di esempio in tutte le città Italiane”.“Un ringraziamento speciale a Francesco Battistini, Presidente del Consiglio Comunale di Lucca, che ringraziamo doverosamente per la sua grande sensibilità e il coraggio dimostrato nel portare avanti questo progetto, insieme a Lucca per l’Ambiente e Riscatto Animale”.

9 Febbraio 2019
www.nonsoloanimali.com/tar-toscana-rigetta-il-ricorso-del-circo-orfei-non-ci-sara-nessun-circoconglianimali/fbclid=IwAR2x3Ehm8F60j_4PJV7dPZbe6o5J2Ah86K5CQ7hpyXP3TkpTdby...
wheaton80
00sabato 1 giugno 2019 15:42
Prada abbandona le pellicce e sceglie materiali alternativi

Libero spazio alla creatività e all’innovazione per scovare nuovi materiali alternativi alla pelliccia di origine animale. Dopo Michael Kors e altri marchi famosi, anche il Gruppo Prada ha deciso di affrontare questa sfida abbandonando l’uso della pelliccia all’interno delle collezioni dei marchi di sua proprietà Prada, Miu Miu, Church’s e Car Shoe a partire dal 2020.

Niente più pellicce per Prada

“L’innovazione e la responsabilità sociale sono parte dei valori fondanti del Gruppo Prada e la decisione di sottoscrivere la politica fur free rappresenta un importante traguardo nell’ambito di questo nostro impegno”, ha dichiarato Miuccia Prada. “La ricerca e lo sviluppo di materiali alternativi consentirà all’azienda di esplorare nuove frontiere della creatività e di rispondere, allo stesso tempo, alla domanda di prodotti più responsabili”. È con queste parole che il Gruppo Prada ha diffuso la notizia di voler abbandonare l’impiego della pelliccia a partire dal 2020. La decisione arriva dopo un lungo dialogo costruttivo che ha coinvolto il famoso marchio di moda e tre grandi organizzazioni che lottano per difendere i diritti animali, Fur Free Alliance, LAV e The Humane Society of the United States.

Le associazioni animaliste festeggiano
Insieme a Jean Paul Gaultier, Giorgio Armani, Versace, Gucci, Ralph Lauren, Vivienne Westwood, Michael Kors, Donna Karan e molte altre case di moda, d’ora in poi anche Prada figurerà nell’ormai lunga lista di marchi che hanno rinunciato alle pellicce a favore di una condotta più etica ed ecosostenibile. Ne vanno fieri Peta e tutti i suoi affiliati internazionali, che lottano da oltre dieci anni per limitare l’uso di questo materiale tanto pregiato quanto contaminato da violenze sugli animali e processi di lavorazione altamente impattanti sull’ambiente. L’organizzazione annuncia che il suo prossimo obiettivo è quello di convincere Prada a seguire le orme di Chanel mettendo al bando anche le pelli esotiche ottenute crudelmente da struzzi, coccodrilli, lucertole e serpenti.

27 mag 2019
Chiara Riccio
www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/prada-abbandona-le-...
wheaton80
00venerdì 18 ottobre 2019 17:34
Il Canada vieta la detenzione dei cetacei

Il Canada vieta la detenzione e l'allevamento dei cetacei. La Camera dei Comuni canadese ha approvato il DDL che rende illegale la prigionia di cetacei come delfini, balene e focene. La legge "Free Willy", che prende il nome dal titolo di un celebre film del 1993 in cui il protagonista libera un'orca da un parco acquatico, prevede quindi che i delfinari canadesi non potranno più acquistare mammiferi marini da rinchiudere nelle loro strutture, pena una multa fino a 150mila dollari. “Niente di fantastico accade in fretta”, si legge in un Tweet dell’associazione animalista Humane Canada, “ma oggi festeggiamo la fine della prigionia per balene e delfini”. Per il Partito Verde del Canada, guidato da Elizabeth May, “questi mammiferi intelligenti e sociali ora potranno vivere nel luogo a cui appartengono, l’oceano”.

12 giugno 2019
marevivo.it/news/il_canada_vieta_la_detenzione_dei_cetacei-1200/?fbclid=IwAR3yRF9D0IawlLMyzi69e4mGzewiSmdKEc7R4YYRh4GFA5r2Ya9...
wheaton80
00mercoledì 23 ottobre 2019 04:17
Danimarca vieta utilizzo di animali nei circhi e compra e libera gli ultimi elefanti rimasti

A fine 2019 sarà prevista l’approvazione della legge che prevede il divieto di utilizzo di animali per gli spettacoli dei circhi, una legge già approvata in molto Stati europei; la decisione è stata presa sulla scia di una sempre maggiore tutela del benessere e della salute degli animali selvatici, che spesso, per essere utilizzati per il piacere di chi va a vedere uno spettacolo del circo, passano la vita in piccole gabbie, stressati e maltratti. Nel mondo sono già 26 i Paesi, di cui circa la metà in Europa, che hanno approvato leggi per limitare fortemente o vietare l’uso degli animali selvatici nei circhi o zoo, tra cui Austria, Bolivia, Croazia, Singapore, Colombia, Messico, Paraguay, Perù e Scozia. Il governo danese intanto, come misura preventiva, ha deciso di prendersi direttamente in carico la tutela della vita degli ultimi quattro esemplari di pachiderma rimasti in due dei circhi presenti sul territorio. Così, per salvaguardare gli animali, il governo ha deciso di comprarli direttamente ai circhi e mandarli in pensione, assicurandosi che dopo decenni di sfruttamento e gabbie possano trovare una casa definitiva in cui trascorrere il resto della vita. Il governo utilizzerà 11,9 milioni di corone danesi, circa 1,6 milioni di euro, per la presa in carico dei 4 pachidermi, Ramboline, Lara, Djunga e Jenny. L’annuncio è stato fatto da Mogens Jensen, il Ministro danese dell’Alimentazione, che ha spiegato che al momento il governo non ha ancora un piano immediato per stabilire dove mandare gli animali a vivere il loro pensionamento; la protezione degli animali in Danimarca si occuperà degli elefanti fino a quando non troveranno una casa permanente ed in grado di offrire loro il massimo livello di benessere. Mogens Jensen, Ministro danese dell’Alimentazione, dell'Agricoltura e della Pesca, ha anche aggiunto:“La fauna selvatica non appartiene a un’arena stabile o circense. Il prima possibile presenterò una proposta per una nuova legge sul benessere degli animali”. L’orientamento del Ministro danese ha già raccolto un ampio consenso in Parlamento, per cui sembra che l’approvazione della legge non incapperà in particolari problematiche, una passo avanti importante per la tutela degli animali selvatici, in attesa dell’approvazione di una legge che speriamo venga discussa e approvata da sempre più Paesi del mondo.

Fonte: www.bbc.co.uk/newsround/49607433

9 ottobre 2019
www.positizie.it/2019/10/09/danimarca-vieta-utilizzo-di-animali-nei-circhi-e-compra-e-libera-gli-ultimi-elefanti-rimasti/?fbclid=IwAR0zZnTMZc4S-TLZYlCJY5UtDLR8STtNTBht3JM-LxtOCgXPJM2...
wheaton80
00giovedì 21 novembre 2019 23:56
Il coniglio è un animale da compagnia, chiusi 60 allevamenti su 100

Negli ultimi cinque anni 60 allevamenti di conigli su 100 hanno chiuso i battenti. Una crisi dovuta soprattutto al mutato atteggiamento del consumatore verso gli animali in altre parti d'Europa, tenuti in casa come fossero cani o gatti. Il tema è stato al centro di un incontro di Confagricoltura Treviso con il nuovo vescovo, Michele Tomasi, Presidente regionale dell'organizzazione Lodovico Giustiniani, dedicato al benessere animale. “Molti stanno chiudendo gli allevamenti dei conigli”, ha detto Giustiniani, “che sono visti sempre più come animali da compagnia. Noi in realtà da molti anni poniamo una grandissima attenzione al benessere animale, ma chi vive nella realtà urbana ha una conoscenza sempre meno approfondita delle dinamiche della campagna".

Un'attività poco redditizia
Per Cristiano Diotto, Presidente dei Cunicoltori di Confagricoltura Treviso, la flessione del consumo della carne di coniglio si deve tuttavia solo in parte all'accresciuta sensibilità animalista. “Stiamo parlando di un comparto di nicchia”, spiega, “rivolto ad un animale non facile da allevare e che richiede investimenti importanti. Quindi di un'attività che è stata progressivamente abbandonata a favore di attività agricole più redditizie". In Italia la moda del coniglio come animale da compagnia si è diffusa nei primi anni 2000, ma senza vederlo mai escluso dal piatto. Negli anni '80 in USA era già adottato come animale domestico: risale al 1988 la House Rabbit Society, l'associazione fondata in California considerata un modello per tutti gli appassionati. La specie, Oryctolagus cuniculus, conta almeno una sessantina di razze, dal nano al gigante, passando per angora, ariete, rex, testa di leone e molti altri, tutte razze selezionate artificialmente che vengono spesso accolte in casa, anche grazie alle dimensioni contenute. Pur non esistendo un'anagrafe, si stima che nel nostro Paese il coniglio sia tra i primi posti nella classifica degli animali da affezione preferiti, dopo pesci, cani e gatti, rientrando così nella conta (assieme ai rettili) degli oltre 3 milioni nel mercato del pet care.

Le abitudini del coniglio

Spesso lo si preferisce a cane o gatto in casa, perché apparentemente autonomo, facile da accudire, si pensa, magari senza particolari cure mediche. Ma non è così. Il coniglio è un animale sociale, abituato a vivere in colonie, ed è quindi raccomandabile non lasciarlo sempre solo, optando magari per l'adozione di due esemplari tra i tanti abbandonati e reperibili presso le associazioni zoofile. Inoltre, non può vivere in gabbia e ha bisogno di cure e attenzioni per adeguarsi alla convivenza "in famiglia", dall'uso della cassetta igienica fino alla dieta corretta. Si tratta di un animale erbivoro, appartenente alla famiglia dei lagomorfi, e non dei roditori come si è soliti pensare, che può arrivare a dieci anni ma in casa spesso non sopravvive oltre i 3-4. Ha bisogno di scavare ed esplorare lo spazio, cosa che non sempre in casa può avvenire, sotto l'occhio attento del padrone, evitando danni a oggetti e arredi.

20 novembre 2019
www.repubblica.it/ambiente/2019/11/20/news/il_coniglio_e_un_animale_da_compagnia_chiusi_60_allevamenti_su_100-241485633/?ref=fbpr&fbclid=IwAR1EHaeDgufXl0iDIQPOFNXeYhfChVLwTuK7SLwnZXi-zfy86eI...
wheaton80
00venerdì 13 dicembre 2019 23:25
La Norvegia vieta gli allevamenti di animali da pelliccia e chiuderà tutti quelli esistenti

Il governo della Premier conservatrice Erna Solberg annuncia la decisione di chiudere tutti gli allevamenti di animali da pelliccia entro il 2025. Si va così a rafforzare la scelta ecologista della Norvegia, che ha accolto la richiesta fatta dal partito liberale norvegese, contrario all’allevamento di animali da pelliccia per motivi ecologisti e umanitari. Dopo molte proteste e campagne mediatiche da parte dei cittadini contrari a questo tipo di business fatto sulla pelle degli animali, come le volpi, i conigli e gli ermellini, festeggiano gli animalisti e i politici per cui le considerazioni economiche nulla possono rispetto alla necessità di porre fine ad una strage di animali innocenti. La leader del gruppo Noah, Siri Martinsen:“Siamo lieti che finalmente venga fermato un business crudele e fuori dal tempo, in un mondo di crescente sensibilità dei consumatori verso l’esigenza di rispettare le specie animali e la natura in generale”. Un piccolo shock per lo Stato che in passato è stato il primo produttore mondiale di pellicce di volpi e che ha floride ditte produttrici di pellicce che hanno un fatturato annuale attorno ai 46 milioni di dollari. Ma attualmente la quota norvegese del mercato mondiale di pellicce d’allevamento è scesa al 3%, ed il mercato è in mano alla Cina, col 69% del totale, e la Finlandia. Proprio per questo motivo l’esperto di finanza Sveinung Fjose ha commentato la notizia dicendo che “non è un settore molto lucrativo. La chiusura degli allevamenti non danneggerà molto l’economia”. La Norvegia è il 14° Paese mondiale a decidere di mettere al bando gli allevamenti di animali da pelliccia. Prima di lei ci sono Paesi come Olanda, Austria, Croazia, Inghilterra, Serbia, Slovenia, Macedonia, Repubblica Ceca e Bosnia. La Germania sta andando verso la chiusura degli ultimi allevamenti rimasti, la Spagna e la Svizzera hanno reso impossibile aprirne di nuovi, mentre la Svezia e la Danimarca hanno chiuso quelli di volpi. Si viaggia verso una moda sempre più cruelty-free; infatti anche alcune case di moda e catene di abbigliamento, come Gucci, hanno ormai cancellato articoli in pelliccia dai loro cataloghi.

Nicola Gwyer
18 gennaio 2018
Fonte: www.telegraph.co.uk/news/2018/01/18/norway-set-become-first-nordic-country-ban-fur-...

www.positizie.it/2018/01/19/la-norvegia-vieta-gli-allevamenti-di-animali-da-pelliccia-e-chiudera-tutti-quelli-esistenti/?fbclid=IwAR1C-OvfkcIW9baMKi0cDAbsoGzJ-6bSWDHVAbjTrNnCyqitE20...
wheaton80
00giovedì 26 dicembre 2019 19:55
Raccolgono 600mila euro e si comprano uno zoo in Francia per liberare gli animali

Ce l'hanno fatta: sono riusciti a raccogliere con una colletta ben 600mila euro in cinque giorni per comprare uno zoo nella Bretagna, nel nord-ovest della Francia, per liberare gli animali e trasformare la struttura in centro di riabilitazione veterinario. La proposta è stata lanciata sul sito WEB gofundme.com dalla ONG Rewild e oggi ha superato i 648.000 euro grazie alla partecipazione di oltre 22.200 persone. Il donatore più generoso è stato l'uomo d'affari francese Marc Simoncini, creatore del sito WEB dei contatti Meetic, che ha contribuito a raggiungere la cifra con una donazione di 250mila euro. Rewild ha lanciato la colletta pubblica cinque giorni fa per acquisire lo zoo di Pont-Scorff, rilasciare i suoi 560 animali selvatici per essere portati nel loro ambiente originale e, dopo i lavori necessari, rendere quel luogo un centro per riabilitare gli animali dal traffico illegale e sequestrati dalla giustizia. Il contratto per la vendita della struttura è stato firmato con il proprietario il 16 dicembre e la ONG aveva un anno e mezzo per ottenere 600.000 euro. L'organizzazione ha dichiarato che manterrà la raccolta aperta per poter disporre dei fondi necessari per il funzionamento immediato dello zoo fino a quando non sarà in grado di avviare il progetto pianificato. Rewild stima che dovrà versare circa 100mila euro al mese per pagare dipendenti, cibo e cura degli animali, alcuni dei quali, ha dichiarato, sono in uno stato «preoccupante».

23 dicembre 2019
www.lastampa.it/la-zampa/altri-animali/2019/12/23/news/raccolgono-600mila-euro-e-si-comprano-uno-zoo-in-francia-per-liberare-gli-animali-1.38246611?ref=fbpp&fbclid=IwAR1Zz8ObWwIGpwKq8NtECihypb3n3VRIrsBSVy-ix8CUiVuH4Cq...
wheaton80
00venerdì 17 gennaio 2020 15:21
Moda e pellicce: fine di una storia d’amore?

Lo scorso maggio il Gruppo Prada ha annunciato che non farà più uso di pellicce. Rinnovando l’impegno verso i temi della innovazione e della responsabilità sociale, Miuccia Prada ha infatti dichiarato che i brand del gruppo, compresi Prada e Miu Miu, non faranno più uso di pellicce animali a partire dalle collezioni Primavera/Estate 2020. Negli ultimi anni molti altri brand del settore luxury hanno annunciato iniziative analoghe (Burberry, Gucci, Chanel, Phillip Lim, Coach, Diane Von Furstenberg, DKNY, Michael Kors, Versace, Armani) che hanno detto stop all’uso di pellicce di visone, volpe, cincillà, coniglio e altri animali. Solo alcuni di loro smetteranno di utilizzare pellami esotici e angora. Ma non sono solo i brand a dare uno stop alle pellicce. Nel 2018 il British Fashion Council si è impegnato a rendere la London Fashion Week “fur free” (l’Inghilterra ha chiuso gli allevamenti nel 2000, ma l’importazione di pellicce è ancora legale, ad esempio nel 2017 ne sono state importate per un valore di quasi 75 milioni di sterline). Fra i retailer, il Gruppo Yoox Net-a-Porter ha annunciato lo stop alla vendita di pellicce nel 2017, mentre Farfetch si è impegnata a eliminare i prodotti che contengono pelliccia o pelli di animali in pericolo d’estinzione entro la fine del 2019. Lo scorso mese, il colosso del retailing Macy’s, che prima vendeva pellicce a centinaia e persino a migliaia di dollari, ha dichiarato la propria intenzione di eliminarle entro il 2021. Sempre a ottobre la California ha votato una legge che vieta la manifattura e la vendita di nuovi prodotti che contengono pelliccia in tutto lo Stato, dopo i divieti individuali di San Francisco e Los Angeles. Persino la Regina Elisabetta ha rinunciato alle pellicce: Buckingham Palace ha infatti confermato che i nuovi abiti confezionati per la sovrana conterranno solo eco pelliccia.

Breve storia dell’attivismo anti-fur
È un brutto colpo per un settore che, negli ultimi anni, aveva avuto un vero e proprio boom. Fra il 2000 e il 2010 le vendite di pellicce in tutto il mondo erano aumentate del 70%, mentre nel 2014 il settore aveva generato un fatturato di 40 miliardi di dollari, secondo le stime della International Fur Federation (più o meno lo stesso valore del mercato wi-fi globale di quell’anno). Cosa è successo? Qual è il motivo di questa nuova e improvvisa avversione alle pellicce? In realtà, la protesta stava montando da decenni. La nascita di PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) negli USA nel 1980 aveva generato già a quei tempi un’ondata di attivismo, anche grazie ad azioni mirate di cui si parla ancora oggi, come le proteste fuori dalle sfilate, quando si sono visti gli attivisti lanciare sangue finto sugli stilisti o l'organizzazione no-profit ingaggiare persone famose facendole posare senza veli e dichiarare «Piuttosto che indossare una pelliccia, vado in giro nuda». A metà degli Anni '90, top come Naomi Campbell e Christy Turlington sono state protagoniste delle campagna PETA, anche se poi Campbell ha fatto dietrofront e ha persino posato per le ADV del produttore di pellicce Dennis Basso nel 2009.


Christy Turlington per PETA



Altre campagne si sono servite di immagini altrettanto scioccanti: nel 1984 Greenpeace aveva collaborato con l’organizzazione animalista Lynx con lo slogan:“It takes up to 40 dumb animals to make a fur coat. But only one to wear it” (“Ci vogliono fino a 40 animali “dumb” - senza voce, e quindi senza vita - per fare una pelliccia e solo un animale stupido - altro significato di dumb - per indossarla). Le parole accompagnavano un’immagine in bianco e nero scattata da David Bailey che mostrava la silhouette di una donna ritratta dalla vita in giù che trascinava un cappotto di pelliccia, lasciando dietro di lei una scia di sangue rosso vivo. L’anno seguente, Bailey realizzò uno spot televisivo altrettanto forte: una sfilata di moda che diventava la scena di un film dell’orrore, con le modelle in pelliccia che, volteggiando in passerella, schizzavano di sangue il pubblico VIP presente alla sfilata.


Toni Vernelli e Elke Schmoegner di PETA protestano a Zurigo, Svizzera

La reazione a quel tempo fu immediata: Calvin Klein smise di utilizzare pellicce nel 1994. A novembre di quell’anno, Cindy Crawford era apparsa sulla cover del New York Magazine indossando solo un berretto di pelliccia finta disegnato da Todd Oldham in collaborazione con PETA. La scelta di indossare pelliccia veniva considerato in generale un atto discutibile, e le vendite calarono.

Il ritorno dell’attivismo anti-fur. Perché proprio adesso?
All’inizio del nuovo millennio, però, la vendita delle pellicce è di nuovo aumentata, nonostante le nuove piattaforme digitali offrissero la possibilità di constatare in modo diretto l’orrore degli abusi contro gli animali. A quel tempo pochi altri stilisti avevano smesso di utilizzare le pellicce (come Vivienne Westwood nel 2007, ad esempio), ma è solo in tempi recenti che l’opinione pubblica ha ricominciato a dichiararsi apertamente e fortemente “anti-fur”. E le ragioni sono molteplici. Se è vero che l’attivismo animalista ha sicuramente riaperto il dibattito, alcune delle campagne shock contro l’uso delle pellicce vengono considerate troppo estreme. Sono quindi gli addetti ai lavori i veri fautori del cambiamento. Le organizzazioni animaliste come Humane Society International (HSI) hanno avviato il dialogo, fino ad oggi positivo, con brand come Prada e Gucci. “La nostra è una politica di apertura a tutte le aziende e abbiamo alla spalle anni di esperienza con una miriade di retailer e stilisti, e ovviamente, siamo forti della discrezione per cui siamo noti, che credo aiuti a costruire un rapporto di fiducia”, ha detto a Vogue PJ Smith, Director of Fashion Policy di HSI. Il disagio della fashion industry nei confronti delle pellicce è indicativo di un mondo che sta cambiando e di un pubblico che chiede più trasparenza, sostenibilità e responsabilità da parte delle aziende, in modo trasversale. “Le aziende finalmente iniziano ad ascoltare i loro clienti, che non intendono sostenere le pratiche crudeli e la distruzione dell’ambiente che sono associate alla produzione di pellicce”, continua Smith. “I brand creano nuove politiche allineate con questi valori, e i consumatori premiano il comportamento di queste aziende facendo loro pubblicità positiva”. Ma non tutti i brand che hanno detto no alle pellicce hanno accusato il colpo, economicamente parlando. Secondo un rapporto di Business of Fashion, prima dell’annuncio di Gucci di eliminarla dalle proprie collezioni, le vendite di pellicce rappresentavano solo lo 0,2 % del fatturato totale del brand.

In cerca di nuove alternative faux fur

Molti brand hanno sottolineato la loro intenzione di investire in materiali alternativi alle pellicce. Maison Atia è una griffe di NY diretta da Chloé Mendel, pellicciaia di sesta generazione che vuole riprodurre la stessa qualità artigianale deluxe di solito associata alla pelliccia vera nelle sue creazioni interamente “faux”. Shrimps, il brand londinese di Hannah Weiland, ha avuto grande successo, sfoggiato da modelle, fashion editor e celeb. Weiland ha detto a Vogue che lavorare con la pelliccia finta le ha aperto nuove strade creative:“Si possono usare tante tecniche ed effetti diversi, è un materiale molto versatile. In particolare mi piace molto creare fantasie jacquard, il tessuto soffice dà dimensione, un effetto quasi 3D”. Una delle critiche che vengono di solito mosse alla pelliccia “faux” è che è dannosa per l’ambiente, perché deriva dalla plastica e rilascia microfibre, in molti casi è meno durevole e non è biodegradabile. Ma va detto che anche la pelliccia vera è trattata con prodotti chimici aggressivi che la rendono indossabile, e alcune alternative contemplano comunque l’uso di sottoprodotti animali come lo shearling e il mohair. È un argomento farraginoso, con le lobby pro e contro la pelliccia che continuano a sostenere che la loro opzione è quella più sostenibile. Stella McCartney, il cui brand vegetariano, dal 2001, anno del lancio, di recente ha proposto una soluzione che potrebbe rassicurare coloro che si preoccupano per l’impatto sull’ambiente delle pellicce finte. A settembre la stilista ha lanciato Koba Fur Free Fur, la prima pelliccia biologica che mette d’accordo la questione etica e quella morale, creata con un mix di poliestere riciclato e ingredienti di origine vegetale.

È davvero finita l’era delle pellicce?
Eppure, non tutti hanno deciso di rinunciare alle pellicce. Saga Fur, il brand finlandese di pellicce e casa d’aste sostiene che i consumatori giovani di pellicce stanno aumentando velocemente. La fashion business director di Saga Tia Matthews ha detto a Vogue:“I consumatori non vogliono solo acquistare un prodotto ma anche la sua storia e tutto quello che rappresenta. Sono interessati ai processi produttivi, vogliono capire da dove arrivano i materiali, come funzionano la produzione e la distribuzione, oltre a tutte le informazioni sugli attori coinvolti, e questo vale in particolare per i Millennial e per la Generazione Z”. Matthews sottolinea che se negli ultimi anni c’è stato un grosso impatto sulla reputazione del settore, le vendite restano comunque alte. «Perdere i brand che hanno scelto di eliminare le pellicce è stato un duro colpo, certo, ma più per l’immagine del settore che per la domanda: l’anno scorso il 60% delle collezioni contenevano pelliccia. E anche i designer emergenti scelgono di farne uso, sia in passerella che nelle collezioni che mettono in vendita”. Non abbiamo ancora a disposizione i dati relativi al 2019, ma sappiamo per certo che la vendita di pelliccia è calata del 18% dal 2015, passando da 40 a 33 miliardi di dollari di fatturato. Anche il numero di pelli in circolazione è diminuito, e la Kopenhagen Fur prevede che la produzione globale di pelli di visone scenderà dai 90 milioni del 2015 ai 60 del 2019 (va comunque sottolineato che questi numeri hanno registrato un aumento costante per anni). La moda, un giorno, sarà completamente “fur free”? È ancora tutto da vedere, ma quello che è certo, viste le continue news su brand e negozi che stanno cambiando il loro rapporto con la pelliccia, è che questo è un momento di cambiamento consapevole.

Rosalind Jana
3 gennaio 2020
www.vogue.it/moda/article/moda-pellicce-ecologiche-tendenza-futuro-...
wheaton80
00sabato 18 gennaio 2020 17:27
La crudeltà verso gli animali diventa un crimine federale negli USA. Il Presidente Trump ha firmato la nuova legge

Un disegno di legge bipartisan che trasforma la crudeltà verso gli animali in un crimine federale ha superato il voto del Congresso statunitense e il Presidente Trump ne ha messo la firma. Il “Prevent Animal Cruelty and Torture (Pact) Act” è una legge federale che combatte e punisce gli atti di crudeltà verso gli animali, vietando di schiacciare intenzionalmente, di bruciare, annegare, soffocare impalare o altre violenze che causano gravi lesioni fisiche agli animali. Le persone ritenute colpevoli verranno condannate con l’accusa di reati federali, con pesanti multe e fino a sette anni di carcere. “La maggior parte della gente è scioccata nello scoprire che gli Stati Uniti non hanno una legge federale contro la crudeltà verso gli animali”, ha dichiarato Holly Gann, Direttore della Animal Wellness Foundation, in un comunicato stampa di ottobre. Il Pact, promosso dal repubblicano Ted Deutch e il democratico Vern Buchanan, è nato per colmare una lacuna della legge del 2010 nell'Animal Crush Video Prohibition Act, che punisce solo gli abusi mostrati nei video. In particolare questa spinta è nata dall’onda di indignazione legata al “Fetish crush”, una pratica perversa che prevede che una donna calpesti con la scarpa piccole creature. “La tortura di animali innocenti è ripugnante e dovrebbe essere punita nella misura massima consentita dalla legge”, ha dichiarato Buchanan prima della cerimonia della firma del presidente Trump. “Firmare questa legge è una pietra miliare e significativa per i proprietari di animali domestici e per gli amanti degli animali in tutto il Paese”.

26 novembre 2019
www.lastampa.it/la-zampa/cani/2019/11/26/news/la-crudelta-verso-gli-animali-diventa-un-crimine-federale-negli-usa-il-presidente-trump-ha-firmato-la-nuova-legge-1....
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:59.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com