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CAPITOLO XVI
Delle intelligenze e dei demoni, della loro ripartizione in tre generi differenti, dei loro soprannomi e dei demoni infernali e sotterranei.
Ora ci conviene parlare delle intelligenze degli spiriti e dei demoni. Una intelligenza è una sostanza intellettuale, spoglia d’ogni corporeità corruttibile, immortale, insensibile, presente ovunque e ovunque influente. Intelligenze spiriti e demoni sono della stessa natura, intendendosi qui per demoni non quelli che noi chiamiamo diavoli, ma esseri spirituali, così chiamati per la proprietà del vocabolo, quasi scienti intelligenti e saggi.
Come insegnano i magi, v’hanno tre sorta di tali spiriti. Quelli del primo ordine sono detti Supercelesti e sono menti profondamente separate dal corpo, pressoch’ sfere intellettuali, che adorano e servono l’unico Dio, come loro fermissima e stabilissima unità o centro. Perciò essi stessi vengono considerati divinità, essendo vivificati dal Nume sovrano e abbeverandosi del nettare celeste. Rivolti sempre e solo verso Dio, non hanno influenza sui corpi terreni, ma ricevono la luce suprema e la trasmettono all’ordine immediatamente seguente, cioè a quello delle intelligenze celesti.
Queste, dette anche demoni mondani, perché non si occupano del culto divino, ma sono assegnati alle sfere del mondo, presiedono a ciascun cielo e a ciascuna stella e non chiamate saturniane quelle che presiedono al cielo di Saturno e a Saturno stesso, gioviali quelle che presiedono al cielo di Giove e a Giove stesso e così via. Similmente davano soprannomi a vari demoni, secondo il nome e le virtù di altre stelle e, riconoscendo gli astrologhi antichi cinquantacinque movimenti celesti, altrettanti demoni sono preposti a regolarli. Altri demoni speciali governano i segni, le triplicità, i decani, i quinari, i gradi e le stelle fisse, perché, quantunque ogni scuola filosofica, non esclusa la peripatetica, abbia dato a ciascuna sfera celeste una sola intelligenza, nondimeno, come ogni stella ed ogni parte del cielo ha la sua propria forza ed influenza diversamente dalle altre, così ogni astro deve possedere una propria intelligenza capace di farlo agire, dato che ha movimenti propri e che esplica influssi su cose sottoposte. Dodici intelligenze principali presiedono pertanto ai dodici segni dello zodiaco; trentasei altre intelligenze presiedono a un egual numero di decurie, settantadue altre ad altrettanti quinari celesti, alle favelle umane e alle nazioni; quattro intelligenze presiedono alle triplicità e agli elementi; sette intelligenze ai sette pianeti. A ciascuna è stato conferito un nome e sono stati attribuiti segni chiamati caratteri, che gli antichi adoperavano nelle invocazioni e negli incantesimi e che incidevano sugli strumenti magici, sulle immagini, sulle lamine, sugli specchi, sugli anelli, sulle carte, sui ceri e simili, dimodoch’ quando operavano al Sole facevano le loro invocazioni coi nomi del Sole e coi nomi dei demoni solari e così per le altre.
In terzo luogo vengono i demoni, specie di ministri sottoposti alle intelligenze superiori e preposti al governo delle cose terrene, che Origene definisce virtù invisibili capaci di disporre le Cose di quaggiù; poiché difatti senza che le vediamo ci conducono spesso nei nostri viaggi ed affari e si trovano spesso nei combattimenti e fanno ben riuscire i loro amici con soccorsi che danno insensibilmente, perché si dice che possono dispensare a loro arbitrio la prosperità o l’avversità. Questi demoni sono distinti in piùspecie, sia secondo i quattro elementi, aria, acqua, fuoco e terra, sia secondo i quattro poteri delle anime celesti, mente ragione immaginazione e natura vivifica e motrice. Perciò i demoni del fuoco seguono la mente delle anime celesti e contribuiscono alla contemplazione delle cose più sublimi; i demoni dell’aria seguono la ragione e favoriscono la potenza razionale, allontanandola in qualche modo dalla potenza sensuale e vitale e indirizzando alla vita attiva, come quelli del fuoco indirizzano alla, vita contemplativa; i demoni dell’acqua seguono l’immaginazione e il senso e indirizzano alla vita voluttuosa; i demoni della terra seguono la natura e stimolano la facoltà vegetativa. Questa specie di demoni vengono altresì distinti in saturniani, in gioviali ecc. in rapporto cioè ai nomi degli astri; in orientali, occidentali, meridionali e settentrionali, in rapporto ai quattro punti cardinali. Infine non vi è alcuna parte del mondo che sia orbata dall’appropriata assistenza di questi demoni; non soltanto perché vi si trovano, ma principalmente perché ivi regnano, e invero sono ovunque, ma operano ed influiscono chi in un luogo ed altri altrove. Non bisogna però intendere ciò nel senso che essi sieno soggetti alle influenze delle stelle, ma nel senso che essi rispondono al cielo sopramondano, da cui precipuamente tutte le cose sono dirette ed a cui bisogna che tutte si conformino. Dimodoch’ come questi demoni si adattano alle varie stelle, così anche si adattano ai vari tempi e luoghi, non perché vengono coartati dal tempo e dal luogo, non più che dai corpi di cui hanno il governo, ma perché così ha decretato l’ordine della sapienza; perciò favoriscono e patrocinano di più in quei corpi, luoghi, tempi, stelle, e così alcuni sono stati detti notturni, altri diurni, altri meridiani. In simil modo vi sono i silvestri, alpestri, campestri e domestici, in rapporto ai luoghi, dai quali ultimi derivano i Silvani, i Fauni, i Satiri, i Pan, le Ninfe, le Naiadi, le Nereidi, le Driadi, le Pieridi, le Amadriadi, i Potamidi, gl’Hinnidi, gli Agapeti, i Pali, le Pareidi, le Dodone, i Fenili, le Faverne, le Parche, le Muse, gli Aonidi, i Castalidi, gli Eliconidi, i Pegasidi, i Meonidi, i Febiadi, le Camene, le Carite, i Geni, i Lemuri e simili altri demoni, detti il popolo delle divinità e anche semidei. Alcuni di tali demoni somigliano tanto all’uomo e tanto gli sono familiari, da essere perfino soggetti alle passioni umane. Platone crede che gli uomini possano spesso compire prodigi mercè gli ammaestramenti di tali demoni, proprio come certe bestie, scimmie, cani, elefanti, istruite dagli uomini, fanno cose sorprendenti e superiori alla portata della loro intelligenza. Le leggende della Danimarca e della Norvegia riferiscono che in quelle contrade v’hanno varie specie di demoni ai servigi degli uomini. Alcuni tra i demoni sono corporei e mortali e nascono e muoiono, quantunque vivano a lungo, come è credenza degli Egiziani e dei platonici, sostenuta principalmente da Proclo. Plutarco, Demetrio il filosofo, Emiliano il retore assicurano la stessa cosa, testimoniando pubblicamente che ai loro tempi Pane il gran demone e parecchi altri demoni, dopo aver pianto e levato alti lai, erano morti.
I platonici opinano esservi tante legioni di demoni di questo terzo genere per quante stelle esistano in cielo e tanti demoni in ciascuna legione per quante stelle sono contenute nel cielo. Alcuni, come ha scritto Attanasio e in relazione al numero degli uomini, secondo la parabola delle cento pecore, commisurano il numero reale degli spiriti benigni a novantanove parti. Altri, secondo la parabola delle dieci dracme, lo fanno ascendere a sole nove parti. Altri ancora stimano che il numero degli angeli sia eguale a quello degli uomini, dato che è scritto: Egli limita i popoli secondo il numero dei suoi angeli. E molti hanno scritto molte cose intorno al loro numero. I teologi piùrecenti, seguendo il maestro delle sentenze (Scoto), Agostino e Gregorio, opinano che il numero degli angeli oltrepassi il numero degli uomini e che al contrario vi sia un numero infinito di spiriti immondi nel mondo inferiore, esistendone tanti nel mondo inferiore quanti spiriti mondi sono nel mondo superiore, come alcuni teologi dicono avere appreso dagli oracoli. Sotto di questi pongono il genere dei demoni sotterranei e tenebrosi, che i Platonici chiamano angeli disertori, vendicatori dei delitti e dell’empietà, giusta la sanzione della giustizia divina; detti anche cattivi demoni o spiriti maligni, perché offendono e praticano volontariamente il male. Anche questi sono raggruppati in numerose legioni e vengono distinti secondo i nomi degli astri degli elementi e delle parti del mondo, attribuendo loro re principi e ministri dotati di nomi particolari. Alla testa di tutti stanno quattro re assai malefici, in corrispondenza delle quattro parti del mondo; alle loro dipendenza sono numerosi altri demoni capi delle varie legioni e a questi, con mansioni particolari, sono sottoposti altri capi in sott’ordine. Fra essi sono compresi le Gorgone, generate dalla notte, le Furie, Tisifone, Alecto, Megera e Cerbero e Porfirio ne parla così:
Essi abitano nelle viscere della terra e non v’ha cattiveria che non abbiano l’audacia di condurre a fine. Il loro umore è violento e insolente, tendono continue imboscate e durante le loro scorribande in parte si occultano, in parte manifestano mercè la violenza, esultando solo la dove regna l’ingiustizia e la discordia.
CAPITOLO XVII.
Degli stessi, secondo l’opinione dei teologhi.
I nostri teologhi, d’accordo con Dionisio, ripartiscono gli Angeli in tre classi dette Gerarchie, ciascuna suddivisa in tre Ordini, detti Cori. Anche Proclo li classifica secondo il numero nove.
La prima Gerarchia comprende i Serafini i Cherubini e i Troni, che sono demoni o spiriti supercelesti i quali contemplano l’ordine della divina provvidenza; i primi nella bontà di Dio, i secondi nell’essenza e nella forma di Dio, i terzi nella saggezza di Dio. La seconda Gerarchia comprende le Dominazioni le Virtù e le Potenze, demoni che cooperano al governo del mondo. Le Dominazioni impartiscono gli ordini, le Virtù amministrano i cieli e concorrono talora alla realizzazione dei miracoli, le Potenze tengono lontano tutto ciò che potrebbe turbare le leggi divine. La terza e ultima Gerarchia comprende i Principati gli Arcangeli e gli Angeli, ai quali tutti è confidata la vigilanza delle cose terrene. I Principati hanno cura delle cose pubbliche, dei re, dei magistrati, delle provincie e dei regni, a ciascuno dei quali è preposto un angelo, dal che provengono queste parole che si leggono in Daniele: il principe del regno Persiano mi ha fatto resistenza per ventun giorni. Gesùfiglio di Sirach testimonia che ogni nazione è confidata alle cure d’un angelo custode, cosa confermata da Mosè, il quale dice nel Deuteronomio che l’Onnipotente, nel separare in terra le nazioni, ha assegnato loro confini secondo il numero dei suoi angeli. Gli Arcangeli assistono ai sacrifici, dirigono in ogni uomo il culto divino e sottomettono a Dio le preci umane. Gli Angeli presiedono alle cose minori e sono i custodi di ciascun uomo in particolare, così da essersene alcuni preposti a infondere forze e virtù nelle più umili erbe e nelle pietre e da costituire una specie di mediatori fra l’umanità e la divinità.
Atanasio, oltre i Troni i Cherubini e i Serafini, i quali stanno vicini a Dio e lo magnificano con gli inni e i cantici, e pregano per la nostra salvezza, nomina sette altri ordini angelici che classifica sotto l’appellativo comune di milizia celeste. Il primo è l’ordine dei Dottrinari, nel numero dei quali è quell’angelo che disse a Daniele: Io son venuto a rivelarti quanto deve accadere al tuo popolo nelle età lontane. Segue l’ordine dei Tutelari, di cui è detto in Daniele: Ecco Michele, uno dei principi, che è venuto in mio soccorso... In quel tempo sorgerà il gran principe Michele, che parteggia pei figli del tuo popolo. Allo stesso ordine appartiene l’angelo che fu guida al giovane Tobia. Vien dopo l’ordine dei Procuratori, menzionato in Giobbe: Se sarà possibile trovare un angelo che patrocini per lui, egli pregherà il Signore e lo placherà. Ed a questi si riferisce anche quello che è detto nel 16ø capitolo dell’Ecclesiaste verso la fine: Nel giudizio di Dio egli distinse dall’inizio le opere di lui e le loro parti dall’istituzione degli uomini ed i loro inizi nelle loro genti, ornò in eterno le loro opere, né soffrirono la fame, ne faticarono, ne abbandonarono le loro opere, ciascuno di essi non angustiando il suo prossimo per l’eternità. Segue l’ordine dei Ministri, di cui così parla San Paolo nella Epistola agli Ebrei: Non sono essi forse altrettanti spiriti amministratori, inviati per coloro che raccolgono il retaggio di salvazione? Segue l’ordine degli Ausiliari, di cui è detto in Isaia: L’angelo del Signore è disceso e ha sterminato ottantacinquemila uomini nel campo degli Assiri. Segue l’ordine dei Ricevitori di anime, di cui è detto in Luca, che l’anima di Lazzaro fu portata da angeli in seno ad Abramo; e quivi ci viene insegnato a farci amici i Mammona di iniquità, che ci ricevono nei tabernacoli eterni. Infine v’ha l’ordine degli Assistenti, di cui è detto in Zaccaria: Ecco i due figli dell’olio di splendore, che sono assistenti del dominatore della terra universale.
Questi differenti ordini angelici sono divisi e chiamati in altro modo dai dottori ebrei. Il posto più elevato è occupato da coloro che chiamano Animali di Santità, a mezzo dei quali Dio distribuisce il dono di essere. Il posto successivo è occupato dagli Ophanim, vale a dire le forme o le ruote, a mezzo dei quali Dio dissipa il caos. Il terzo posto è occupato dagli Aralim, gli angeli grandi forti e robusti, con cui il Tetragramma Elohim pronunciato, o il Tetragramma congiunto con He dirige la forma del flusso della materia. In quarto luogo stanno gli Hasmalim, pei quali El modella le immagini dei corpi. In quinto luogo è collocato l’ordine dei Seraphin,a mezzo dei quali Elohim Gibor estrae gli elementi. Il sesto posto è occupato dai Malachim, vale a dire da quegli angeli di cui si avvale Eloha per produrre i metalli. Nel settimo posto stanno gli Elohim, vale a dire i numi, di cui si avvale il Tetragramma Sabaoth per produrre i vegetali. In ottavo luogo stanno i Bne Elohim, vale a dire i figliuoli dei numi di cui si avvale Elohim Sabaoth per procreare gli animali. Al nono posto stanno i Cherubim a mezzo dei quali Dio Sadai vigila sul genere umano.
Ultimo è l’ordine animastico degli Issim, vale a dire eroi o uomini forti e felici, di cui si avvale Adonai per rispandere il dono della profezia.