Brasile, il grande accusatore della Rousseff sospeso dalla Camera. “Tentò di condizionare indagini per tangenti”

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wheaton80
00lunedì 9 maggio 2016 02:21

Alla fine il colpo di scena è arrivato. Eduardo Cunha, grande accusatore di Dilma Rousseff e abile tessitore della trama che ha portato all’avvio del procedimento per l’impeachment della Presidente brasiliana, è stato sospeso dalla carica di deputato federale e quindi dalla Presidenza della Camera. Per i giudici della Corte Suprema, l’uomo di punta del PMDB (Partito del Movimento Democratico Brasiliano), a giudizio in sei procedimenti giudiziari relativi all’inchiesta Lava Jato con accuse che vanno dall’aver creato conti segreti in Svizzera all’aver ricevuto milioni in tangenti, ha approfittato della sua posizione per tentare di condizionare a suo favore le indagini. Secondo i fedelissimi della presidenta, la decisione del Supremo Tribunal Federal darà un ultimo appiglio giuridico per tentare di evitare la messa in stato d’accusa, nonostante il suo destino sembri ormai segnato. In virtù della decisione dei giudici infatti, l’avvocato generale dell’Unione Josè Eduardo Cardozo chiederà in extremis l’annullamento del procedimento, perché l’avvio sarebbe stato viziato dalla cattiva fede di Cunha. Un tentativo disperato dopo che il 5 maggio, con 11 voti a favore e 5 contrari, la commissione speciale del Senato ha dato il via libera all’inizio delle discussioni che termineranno la prossima settimana con il voto della camera alta sull’impeachment. In caso di approvazione, Rousseff sarà immediatamente allontanata dall’incarico per sei mesi, durante i quali, sotto la reggenza del Vicepresidente, si svolgerebbe il processo vero e proprio di messa in stato di accusa. Il commento della Rousseff, arrivato subito dopo aver appreso della notizia dell’allontanamento di Cunha, è stato sibillino:“Meglio tardi che mai”, riferendosi al ritardo da parte del giudice nell’adottare la decisione, più volte stigmatizzato. Nei ben cinque mesi necessari per la valutazione, infatti, tra la richiesta di allontanamento protocollata a dicembre e la decisione di giovedì, il ruolo di Cunha nell’avvio del procedimento di impeachment di Dilma è stato fondamentale. E’ stato il Presidente della Camera ad aver accettato alla fine dello scorso anno la richiesta, adottando una procedura parlamentare di urgenza affinché il caso fosse votato alla camera già in aprile.

E la Rouseff non si è fatta scappare l’occasione di accusare ancora una volta l’ex alleato:“Alla base di questo impeachment c’è un ricatto del signor Eduardo Cunha, il quale aveva chiesto al governo un voto per impedire il suo processo davanti alla commissione etica della camera e, non avendolo ottenuto, aveva fatto andare avanti il procedimento. Un abuso di potere – ha dichiarato la Presidente – avendo sfruttato il suo incarico per vendicarsi”. La decisione di sospendere Cunha a tempo indeterminato è stata adottata giovedì all’unanimità dagli 11 giudici della Corte Suprema brasiliana su proposta del giudice del Supremo Tribunal Federal, Teori Zavascki. La misura straordinaria è stata richiesta e ottenuta per il coinvolgimento di Cunha nell’inchiesta sul maxi giro di tangenti tra politici, imprese private e Petrobras. Lo scorso dicembre il Procuratore Generale della Repubblica Rodrigo Janot aveva chiesto di allontanare Cunha perché, da Presidente della Camera, l’uomo di peso del PMDB avrebbe approfittato della sua posizione per cercare di condizionare a suo favore l’esito dell’indagine. Il che, scrive Teori nelle sue motivazioni, “oltre a rappresentare un rischio per le investigazioni penali a suo carico davanti a questo Supremo Tribunal Federal, la permanenza di Cunha va contro la stessa dignità dell’istituzione da lui presieduta. Non ci sono condizioni personali minime perché possa essere Presidente della Camera e non si qualifica minimamente per eventualmente sostituire il Presidente della Repubblica”. Chi presiede la Camera dei Deputati, secondo la Costituzione, è infatti il terzo in linea di successione in caso di impeachment, e in caso di impedimento del Vicepresidente, Michel Temer, e del Presidente del Senato, Renan Calheiros. Una possibilità non certo da escludere, essendo entrambi, come Cunha, indagati per corruzione e riciclaggio. E non solo loro. Chi assume la Presidenza della Camera al posto di Cunha è Waldir Maranhão del PP (Partito Progressista), al quale è stato già consigliato di mantenere un profilo basso e di agire con discrezione per evitare gli stessi problemi del suo predecessore. Anche Maranhão, insieme con altri 150 parlamentari, è indagato infatti nell’inchiesta “Lava Jato”.

Luigi Spera
7 maggio 2016
www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/07/brasile-il-grande-accusatore-della-rousseff-sospeso-dalla-camera-tento-di-condizionare-indagini-per-tangenti/...
wheaton80
00lunedì 9 maggio 2016 18:51
Brasile, “Presidente Camera annulla voto su impeachment contro Dilma Rousseff”

Annullato il processo di impeachment contro Dilma Rousseff, perché la votazione sul caso è andata al di là dei limiti della denuncia contro la Presidente, trattando la questione dello scandalo ‘Lava Jato’ oltre alle presunte irregolarità nei conti pubblici. Ad annunciarlo è stato il Presidente ad interim della Camera brasiliana, Waldir Maranhao, che ha chiesto l’annullamento della votazione del 17 aprile scorso. In quell’occasione è stata decisa l’apertura della procedura della messa in stato d’accusa della Rousseff, accogliendo una richiesta in tal senso dell’avvocato generale dello Stato, José Eduardo Cardozo. In una nota della Camera, Maranhao sostiene che “i partiti politici non potevano dichiarare un orientamento generale e impedire ai parlamentari di votare liberamente”. Non si conoscono i dettagli, ma oggi è attesa la pubblicazione ufficiale del documento. La messa in stato d’accusa di Rousseff, peraltro, era tornata in discussione dopo la sospensione dalla carica di deputato federale e dalla Presidenza della Camera di Eduardo Cunha, predecessore di Maranhao e abile tessitore della trama della messa in stato d’accusa della Presidente brasiliana. Per i giudici della Corte Suprema, Cunha ha cercato di influenzare a suo favore l’esito di un’inchiesta per corruzione a suo carico. La procedura di impeachment è approdata al Senato, dove era prevista una votazione il prossimo mercoledì. La decisione di Maranhao ha colto di sorpresa le istituzioni brasiliane e al momento non è ancora chiaro l’orientamento del Senato. In sostanza ora il Presidente della Camera chiede che il processo torni all’esame dei deputati, dopo essere già avanzato al Senato, dove la Commissione Speciale ha votato venerdì a favore del procedimento. Il voto alla Camera Alta sarebbe previsto per mercoledì 11 e non è chiaro se questo calendario sarà mantenuto.

F. Q.
9 maggio 2016
www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/09/brasile-annullato-il-processo-di-impeachment-contro-dilma-rousseff/...
wheaton80
00mercoledì 11 maggio 2016 00:50
Fallisce il tentativo di bloccare la destituzione di Dilma Rousseff

L’11 maggio il Senato brasiliano procederà con il voto sulla destituzione della Presidente Dilma Rousseff, accusata di aver manipolato i conti pubblici nel 2014. Il 9 maggio il Presidente ad interim della Camera Waldir Maranhão, che ha sostituito Eduardo Cunha, ha annullato per vizio di forma il voto del 17 aprile con cui i deputati avevano approvato la procedura di messa in stato d’accusa di Rousseff, ma poche ore dopo ha revocato la decisione dietro pressione del suo partito. Intanto nel Paese proseguono le manifestazioni a favore e contro la destituzione della Presidente.

10 maggio 2016
www.internazionale.it/video/2016/05/10/fallisce-blocco-destituzione-di-dilma-...
wheaton80
00mercoledì 11 maggio 2016 00:53
Brasile, governo ricorre a Corte Suprema contro 'impeachment' Rousseff

Il governo della Presidente brasiliana Dilma Rousseff ha presentato ricorso alla Corte Suprema per fermare l'apertura della procedura di impeachment, che domani dovrà essere votata in Senato. Secondo quanto riferiscono i media locali, gli avvocati che rappresentano la Presidente chiedono "l’annullamento della procedura" perché il voto per la messa in stato di accusa, che si è svolto alla Camera il 17 aprile, è stato influenzato dall’ex Presidente dell’Assemblea Eduardo Cunha.

10/05/2016
www.adnkronos.com/fatti/esteri/2016/05/10/brasile-senato-conferma-per-domani-voto-impeachment-rousseff_R3ZVcQGMTS3cVff1WDOBuM.html?re...
wheaton80
00giovedì 12 maggio 2016 21:56
Brasile: un modello di golpe che mostra come le democrazie possono sparire

Nel 2002, una formazione di centrosinistra del Brasile, il Partito dei Lavoratori (PT) salì alla presidenza quando Lula da Silva vinse a valanga travolgendo il candidato del partito di centro-destra del PSDB (per tutto il 2002, i "mercati" erano indignati per la mera prospettiva di una vittoria del PT). Il PT è rimasto al potere, quando Lula, nel 2006, fu rieletto in un'altra valanga contro un diverso candidato del PSDB. I nemici del PT pensavano di avere l'occasione buona per sbarazzarsi del PT nel 2010, quando la strada di Lula era sbarrata dai limiti dei mandati che gli impedivano di correre ancora, ma le loro speranze furono schiacciate quando il successore attentamente selezionato da Lula, la fin lì sconosciuta Dilma Rousseff, diede 12 punti di distacco allo stesso candidato PSDB che aveva perso con Lula nel 2002. Nel 2014, i nemici del PT versarono enormi quantità di denaro e di risorse per sconfiggerla, ritenendola vulnerabile e pensando di aver finalmente trovato un candidato PSDB stellare, ma persero di nuovo, questa volta con un margine più stretto, quando Dilma fu rieletta con 54 milioni di voti. In sintesi, il PT ha vinto quattro elezioni nazionali di fila: l'ultima appena 18 mesi fa. I suoi avversari hanno vigorosamente tentato di sconfiggerlo alle urne, senza riuscirci, in gran parte per via del sostegno di cui il PT godeva tra le classi povere e lavoratrici del Brasile.

Quindi, se sei un plutocrate e hai in mano la proprietà dei media più grandi e influenti della Nazione, cosa fai? Elimini del tutto la necessità della democrazia - dopo tutto, essa continua a mandare al potere candidati e politiche che non ti piacciono - e sfrutti le tue catene mediatiche per incitare disordini e quindi insediare un candidato che non avrebbe mai potuto farsi eleggere da solo, ma che servirà fedelmente la tua agenda politica e la tua ideologia. Questo è esattamente ciò che il Brasile sta facendo oggi. Il Senato brasiliano vota l'accettazione di un processo sulla base delle imputazioni di impeachment approvate dalla Camera bassa, il che si tradurrà automaticamente nella sospensione di Dilma dalla Presidenza in attesa della fine del processo. Il suo successore sarà il Vice Presidente Michel Temer del partito PMDB. Quindi, a differenza dell'impeachment presso la maggior parte degli altri Paesi con un sistema presidenziale, qui la messa in stato d'accusa metterà al potere una persona proveniente da un partito diverso da quello del Presidente eletto.

In questo caso particolare, la persona che deve essere insediata è impregnata di corruzione: accusato da informatori di un suo coinvolgimento in un sistema illegale di acquisto di etanolo, è stato appena dichiarato colpevole e conseguentemente multato per violazioni nelle spese elettorali e affronta un'interdizione per otto anni dai pubblici uffici. È profondamente impopolare: soltanto il 2% lo sosterrebbe come Presidente (http://folhadecondeuba.com.br/lula-tem-21-marina-19-aecio-17-diz-pesquisa-datafolha/) e quasi il 60% vuole che sia messo sotto accusa (lo stesso numero favorevole all'impeachment di Dilma). Ma servirà fedelmente gli interessi dei brasiliani più ricchi: ha intenzione di nominare funzionari di Goldman Sachs e del FMI per governare l'economia (https://theintercept.com/2016/04/22/to-see-the-real-story-in-brazil-look-at-who-is-being-installed-as-president-and-finance-chiefs/) e in caso contrario insediare una squadra totalmente non rappresentativa e neoliberista (composta in parte dallo stesso partito - il PSDB - che ha perso 4 elezioni di fila sotto il PT). Niente di tutto ciò è una difesa del PT. Questo partito - come lo stesso Lula ha ammesso in un'intervista che gli ho fatto (https://theintercept.com/2016/04/11/watch-exclusive-interview-with-former-brazilian-president-lula-da-silva/) - è pieno di gravi episodi di corruzione.

Quella di Dilma, per molti aspetti critici, è stata una presidenza fallimentare, ed è profondamente impopolare. I dirigenti del sì sono spesso allineati e assoggettati alle élites del Paese a scapito della loro base di sostenitori poveri (https://www.washingtonpost.com/world/the_americas/how-brazils-ruling-workers-party-lost-the-workers/2016/04/24/1b8f02f6-0358-11e6-8bb1-f124a43f84dc_story.html). Il Paese sta soffrendo sia dal punto di vista economico sia in quasi ogni altro aspetto. Ma la soluzione per tutto ciò è di sconfiggerli alle urne, non semplicemente di eliminarli e sostituirli con qualcuno più conveniente per i più ricchi del Paese. Qualunque sia il danno che il PT stia arrecando al Brasile, i plutocrati e i loro giornalisti-propagandisti nonché la banda di ladri di Brasilia che sta allestendo questa parodia sono assai più pericolosi. Stanno letteralmente smontando - frantumando - la democrazia del quinto Paese più grande del mondo. Perfino The Economist - che pure è ostile anche ai più moderati partiti di sinistra, odia il PT e vuole che Dilma si dimetta - ha denunciato l'impeachment (http://www.economist.com/news/leaders/21695391-tarnished-president-should-now-resign-time-go) come «un pretesto per cacciare un Presidente impopolare» e appena due settimane fa ha avvertito che «ciò che è allarmante è che coloro che stanno lavorando per la sua rimozione sono, in molti aspetti, peggiori».

Prima di diventare un congiurato molto attivo nella sua acquisizione del potere, lo stesso Temer aveva detto l'anno scorso che «l'impeachment è impensabile, creerebbe una crisi istituzionale. Non vi è alcun fondamento giuridico o politico per questo». La più grande truffa di tutte è che le élite dei media brasiliani stanno giustificando tutto questo in nome della "corruzione" e della "democrazia". Come può credere, chiunque sia minimamente razionale, che tutto questo avvenga per la "corruzione", quando stanno insediando come Presidente qualcuno molto più compromesso con la corruzione rispetto alla persona che stanno rimuovendo, e quando le fazioni alle quali si trasferisce il potere sono corrotte oltre ogni possibile descrizione? E se fossero veramente interessati alla "democrazia", perché non muovono l'impeachment anche a carico di Temer e non tengono nuove elezioni, lasciando che siano gli elettori a decidere chi dovrebbe sostituire Dilma? La risposta è ovvia: le nuove elezioni si tradurrebbero quasi certamente in una vittoria di Lula o di altri candidati che non amano, pertanto quel che temono di più è lasciare che la popolazione brasiliana decida chi la governerà. Questa è la definizione stessa della distruzione della democrazia.

Al di là del suo evidente significato globale, la ragione per cui ho speso così tanto tempo ed energie per scrivere di questi eventi è perché è stato sbalorditivo - e sconfortante - vedere tutto alla luce del sole, specialmente dato il modo in cui i media dominanti del Paese, di proprietà di un piccolo manipolo di famiglie ricche, non consente quasi alcuna pluralità di opinioni. Invece, come Reporter Senza Frontiere ha evidenziato all'inizio di questo mese:«In maniera poco velata, i principali media nazionali hanno invitato il pubblico a contribuire a rovesciare il Presidente Dilma Rousseff. I giornalisti che lavorano per questi gruppi di media sono chiaramente soggetti all'influenza di interessi privati e di parte, e questi conflitti di interesse permanenti sono chiaramente molto dannosi per la qualità delle notizie che riportano». Vivendo in Brasile da 11 anni, è stato stimolante e fortificante osservare un Paese di 200 milioni di persone spezzare le catene di una dittatura militare di destra durata 21 anni (sostenuta da Stati Uniti e Regno Unito) per portare a maturazione una democrazia giovane e dinamica vibrante e poi prosperare sotto di essa. Il vedere quanto rapidamente e facilmente essa possa venire ribaltata - abolita in tutto, tranne che nel nome - è allo stesso tempo triste e spaventoso da guardare. È anche una lezione importante per chiunque, ovunque nel mondo, presuma allegramente che le cose continuino così come sono o che ci sia stabilità garantita e un continuo progresso.

Glenn Greenwald
12 maggio 2016
Fonte: theintercept.com/2016/05/11/brazils-democracy-to-suffer-grievous-blow-today-as-unelectable-corrupt-neoliberal-is-in...

Traduzione: Pino Cabras
megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=125860&typeb=0&brasile-un-modello-di-golpe-che-mostra-come-le-democrazie-possono...
wheaton80
00sabato 14 maggio 2016 04:11
Brasile, Wikileaks: neo Presidente Temer “passava” informazioni a Intelligence USA

Il Presidente brasiliano ad interim Michel Temer ha fornito informazioni politiche al Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti in qualità di leader del partito di governo PMDB. Lo ha rivelato il sito investigativo Wikileaks, citando dei cablogrammi del 2006. “Il nuovo Presidente del Brasile #Temer era un informatore dell'ambasciata per l'Intelligence militare degli Stati Uniti”, si legge su Twitter (https://twitter.com/wikileaks/status/731128901574008832?ref_src=twsrc^tfw). In due cablogrammi spediti a gennaio e a giugno 2006, definiti “sensibili”, Temer aveva trasmesso le sue opinioni sull’unità del partito e le prossime elezioni presidenziali al Comando Sud degli Stati Uniti a Miami e al Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, tra gli altri, ha riferito Wikileaks:

wikileaks.org/plusd/cables/06SAOPAULO30_a.html#efmAJZAKWAKfAKARrASHAS1ATbCf0Cf9CgLCgZDOLDOVDWDD...

Temer, che ha assunto la Presidenza ieri a seguito della sospensione per impeachment del predecessore Dilma Rousseff, ha presieduto il PMDB dal 2001 al 5 aprile 2016.

13 maggio 2016
www.ilvelino.it/it/article/2016/05/13/brasile-wikileaks-neo-presidente-temer-passava-informazioni-a-intellig/57fc0148-4624-45ba-aa0f-80446...
wheaton80
00domenica 22 maggio 2016 02:42
Il Brasile ripiomba nel caos di trent’anni fa

Sono giorni molto duri per il Brasile. All’interno di una cornice economica decisamente poco incoraggiante (il PIL è a -3,8% e l’inflazione è al 10,6%), anche la situazione politica ed istituzionale appare infatti sempre più grave. Secondo l’ex Presidente Luiz Inacio Lula da Silva, il processo d’impeachment nei confronti della sua erede politica Dilma Rousseff è stato un abuso della democrazia, “un colpo di Stato” come ha testualmente dichiarato ai media che lo intervistavano:“Quello che hanno fatto alla democrazia brasiliana lo posso solo definire come un abuso, che ha costretto il Presidente Dilma Rousseff a dimettersi prima che il suo mandato scadesse”. Il nuovo Presidente ad interim, Michel Temer, s’è subito messo all’opera per disfare i quindici anni di lavoro del PT. La prima mossa del suo nuovo governo, infatti, è stata quella di cambiare i vertici della Banca Centrale: via il vecchio governatore Alexandre Tombini, è arrivato Ilan Goldfajn, attuale capo economista della banca privata Itau. Cinquantenne, nato in Israele, gode della massima fiducia della vecchia tecnocrazia liberista di Brasilia, quella che ha governato il Paese prima del trionfo di Lula. Henrique Meirelles, il nuovo Ministro delle Finanze, l’ha infatti presentato così:“Goldfajn è già stato Direttore della Banca Centrale dal 2000 al 2003 e ha lavorato con me”. Praticamente un’importante rassicurazione rivolta al bel mondo della finanza internazionale che si ritrova a Davos o al G7. Nel frattempo Dilma Rousseff è sospesa dalla carica presidenziale per 180 giorni. La sua temporanea rimozione ha destato vibranti proteste sia nel Paese che a livello internazionale, colpendo anche il mondo del cinema e delle arti. A Cannes, per esempio, la star Sonia Braga e il regista Kleber Mendonca Filho hanno indetto una manifestazione, con cartelloni dove si potevano leggere scritte come “Il Brasile non è più una democrazia” e “Fermate il colpo di Stato”. Dilma ha ringraziato via Twitter i due artisti. Temer rischia di portare a casa una vittoria di Pirro. Anche sul suo conto cominciano a piovere richieste d’impeachment. La Corte Suprema brasiliana, nella persona del giudice Marco Antonio Mello, avrebbe infatti accettato la richiesta dell’avvocato d’origini italiane Mariel Marley Marra, per il quale “Rousseff e Temer vanno processati insieme, perché hanno firmato gli stessi decreti sulla legge di bilancio federale”. Temer s’è difeso affermando di non aver mai partecipato alla stesura di tali documenti. In ogni caso il Presidente della Corte Suprema, Ricardo Lewandowski, andrà avanti per la sua strada: a breve sceglierà la data per la discussione.

La crisi istituzionale brasiliana, anche per questo motivo, va internazionalizzandosi. L’Unione Europea e l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) sono infatti già state chiamate in causa affinché esercitino pressioni diplomatiche sulle autorità di Brasilia. Ci s’attende che anche Temer faccia la stessa fine della Rousseff, ovvero che venga destituito, perché i giudici della Corte Suprema, nominati da Lula, sono pur sempre abbastanza vicini alla Rousseff, e per giunta la stima ed il sostegno popolari nei suoi confronti sono scarsissimi. Temer in passato è stato coinvolto nello scandalo delle tangenti che riguardavano il colosso brasiliano del petrolio, Petrobras, ed il suo nome compare decine di volte nell’inchiesta “Operaçao Castelo de Areja” (Castello di Sabbia), sulla corruzione all’interno dell’impresa di costruzioni Camargo Correa. Inoltre è coinvolto pure nell’inchiesta “Caixa de Pandora” (Vaso di Pandora), dove viene indicato come possibile beneficiario di una presunta tangente fissa mensile destinata ad alcuni deputati brasiliani. Ciò non ha comunque impedito a Temer di nominare, dopo il nuovo governatore della Banca Centrale, anche il nuovo Presidente di Petrobras, il forziere e la macchina da soldi del Brasile. Il nuovo padrone di Petrobras è il suo fedelissimo Pedro Parente, che sostituisce Aldemir Bendine, in quota PT. Anche questa nuova nomina, tuttavia, potrebbe venir annullata dal caos istituzionale in cui sta nuovamente precipitando il Paese, un caos che ricorda molto da vicino quello di trent’anni fa, quando il Presidente era Color de Mello. Intanto poche ore fa Dilma Rousseff s’è recata a Belo Horizonte, grande centro industriale del Paese, per partecipare ad una manifestazione contro il suo impeachment e dove Temer è stato espressamente definito come “golpista”. Alla manifestazione, organizzata dalla rete degli studenti, della società civile e dei sindacati, hanno partecipato diecimila persone, un vero bagno di folla per Dilma, che li ha salutati con queste parole:“Grazie per l’affetto, la forza e la lotta. Potete stare sicuri, non ci arrenderemo. Non possiamo lasciare che la democrazia sia ferita e che i nostri diritti finiscano nella spazzatura. Resisteremo, e vi ringrazio per l’immensa energia che mi trasmettete”. Quella di Belo Horizonte è stata, per il momento, l’ultima di una lunga serie di manifestazioni che soprattutto nella giornata di venerdì hanno coinvolto l’intero Brasile.

Filippo Bovo
21 maggio 2016
www.opinione-pubblica.com/il-brasile-ripiomba-nel-caos-di-trent...
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00giovedì 2 giugno 2016 18:16
Va in pezzi il governo Temer


Fabiano Silveira

Il governo a interim di Michel Temer, in Brasile, perde un altro pezzo e mostra una volta di più natura e interessi che guidano l’impeachment contro la Presidente Dilma Rousseff. Fabiano Silveira, nominato di recente Ministro di Trasparenza, fiscalità e controllo, si è dimesso dopo la diffusione di un nuovo audio che conferma le trame delle destre per fermare l’inchiesta Lava Jato. Nella registrazione, diffusa dalla rete Globo, Silveira consiglia ai suoi sodali implicati nella Lava Jato come liberarsi dell’indagine sui fondi neri dell’impresa petrolifera Petrobras, che coinvolge partiti, funzionari e uomini politici brasiliani. Silveira, nominato il 12 maggio per “combattere la corruzione”, dà consigli legali al Presidente del Senato, Renan Calheiros su come liberarsi dall’inchiesta in cui è coinvolto. Calheiros è l’uomo che ha presieduto al Senato l’impeachment contro Dilma. Nel quadro della Lava Jato, l’ex Senatore Delcidio Amaral, del Partito dei Lavoratori (PT), lo accusa di essere a capo di una rete di corruzione, insieme a Sergio Machado, ex Presidente di Transpetro (una società controllata dalla Petrobras): a vantaggio di numerosi membri del Partito del Movimento Democratico del Brasile (PMDB), a cui appartiene Temer. Al momento della registrazione, Silveira era assessore del Senato e membro del Consiglio Nazionale di Giustizia. Nell’audio, il Ministro parla di Lava Jato anche con Machado, inquisito dalla Procura di Stato. Per la diffusione di un’altra registrazione di analogo contenuto, una settimana fa ha rinunciato il Ministro della Pianificazione, Romero Juca. Rivolto a Machado, Juca affermava che per «fermare tutto», serviva «un cambio di governo per smettere di sanguinare».


Romero Juca

Dalle parole di Juca, registrate tre mesi fa, emergeva la strategia ordita per espellere Rousseff dal governo e applicare un “piano nazionale”: con l’appoggio delle forze più reazionarie come le cerchie militari coinvolte nella passata dittatura. Emergeva anche il sostegno finanziario erogato alla ONG che ha ufficialmente promosso l’impeachment da parte di quattro importanti partiti, tra i quali quello di Temer e Eduardo Cunha, il PMDB, ex alleato del governo. Cunha, un bandito politico che guida le potenti chiese evangeliche, è stato sospeso dalla Presidenza della Camera per rispondere alle numerose accuse a suo carico:“Ma è lui il vero capo del governo Temer”, ha detto Dilma. E anche Temer è a rischio di impeachment per corruzione. Il suo figlio minore, noto come Michelzinho, possiede almeno due proprietà di valore superiore ai 2 milioni di reales brasiliani (556.680 dollari). E ha solo 7 anni, compiuti il 2 maggio. Secondo un comunicato dell’attuale Presidenza del Brasile, si è trattato di un regalo di compleanno, come anticipo sull’eredità. A buon diritto, Dilma Rousseff ha definito l’impeachment “un circo grottesco”: ove una pletora di corrotti la stanno giudicando per un’accusa inesistente, quella di aver truccato il bilancio, facendosi anticipare dalla banca i soldi per i programmi sociali. Una pratica chiamata “pedalata” e frequente in Brasile. Silveira, che Temer avrebbe voluto mantenere nell’incarico, è stato “convinto” alle dimissioni anche dalla decisa protesta del personale del ministero, che gli ha impedito di rientrare nell’edificio:“Fabiano Silveria, per aver partecipato a oscure riunioni in cui ha dato consigli a persone indagate, ha dimostrato di non possedere i requisiti per dirigere un organismo che vigila sulla trasparenza pubblica e combatte la corruzione”, ha scritto il Sindacato Nazionale degli Analisti e dei Tecnici di Finanza e Controllo.

Movimenti e organizzazioni popolari mantengono la mobilitazione e condannano il golpe parlamentare contro la Presidente. Si moltiplicano le manifestazioni al grido di “Fuori Temer”. Il Frente Brasil Popular e la Central de Trabajadores y Trabajadoras de Brazil hanno convocato una marcia denominata Giornata Nazionale in Difesa della Sicurezza Sociale: con l’obiettivo di respingere il pacchetto di misure neoliberiste annunciate da Temer contro i piani sociali dei precedenti governi del PT a favore dei settori popolari. Da febbraio ad aprile del 2016, il Brasile ha registrato l’indice di disoccupazione più alto dal 2012 (quando hanno preso avvio le indagini di settore): 11,2%. Le persone rimaste senza lavoro sono state 11,4 milioni. Le organizzazioni popolari hanno rimproverato a Rousseff di aver contato troppo sulle fragili alchimie istituzionali e poco sulle sinistre e i movimenti, e ora premono per liberarsi del “governo di fatto” e dare avvio a un processo di riforme strutturali. Dopo il rovescio subito dal governo Rousseff, pugnalato alle spalle dai suoi alleati centristi, il PT ha fatto autocritica e promesso una svolta a sinistra. E quello dell’Assemblea costituente è un obiettivo che ha conquistato sempre più consensi a sinistra. Ma, intanto, domani il Senato decide se approvare il calendario presentato la settimana scorsa dal relatore della Commissione dell’Impeachment, il Senatore Antonio Anastasia, del Partido de la Social Democracia Brasileña (PSDB), che ha fissato per il 2 agosto il voto finale del processo.

Geraldina Colotti
31.5.2016
ilmanifesto.info/va-in-pezzi-il-governo-temer/
wheaton80
00giovedì 16 giugno 2016 02:02
Brasile, nuova crisi politica dopo richiesta arresto presidenti Camera e Senato. NYT:“Il governo Temer è illegittimo”

Un rapido sguardo alla lista dei ministri del governo interinale del Brasile, presentato pochi minuti dopo l’allontanamento della Presidente Dilma Rousseff dal vice Michel Temer, era stato già sufficiente per capire che la forzata discontinuità imposta alla guida del Paese con l’impeachment della Rousseff non muoveva in direzione del superamento della corruzione sistemica, come da mesi i nemici della presidenta cercavano di far credere. Con 15 ministri indagati su 24, era apparso evidente quanto la propaganda “giustizialista” contro Dilma, mai coinvolta negli scandali di corruzione, non aveva alcun seguito reale nella composizione del nuovo esecutivo. Con il passare dei giorni il quadro politico è progressivamente peggiorato, fino al colpo di scena di pochi giorni fa: la richiesta di arresto per i presidenti di Camera e Senato, Eduardo Cunha e Renan Calheiros, per l’ex Presidente della Repubblica, Josè Sarney e per il senatore Romero Juçà. Tutti accusati dal Procuratore Generale della Repubblica di ostacolare l’avanzata dell’inchiesta sul maxi giro di tangenti tra Petrobras, imprese private e politici Lava Jato (letteralmente in italiano Operazione Autolavaggio), che li vede tutti direttamente coinvolti, insieme a numerosi altri parlamentari e allo stesso Presidente Michel Temer. Il 6 giugno il New York Times, con un editoriale, è arrivato a definire “illegittimo” il governo in carica.

La prima breccia era stata aperta nell’esecutivo dieci giorni dopo il varo del governo, quando proprio il Ministro della Pianificazione Romero Juça era stato costretto alle dimissioni a seguito della pubblicazione di un audio nel quale, discutendo con l’ex Presidente della Transpetro (sussidiaria della Petrobras che si occupa del trasporto di idrocarburi) Sergio Machado, indagato come lui nell’ambito dell’inchiesta Lava Jato e passato tra le file dei collaboratori “premiati” della Procura, parlava dell’impeachment della Presidentessa come di un primo passo di un processo con fine ultimo l’indebolimento dell’inchiesta. Un modo forse per spingere Machado a chiudere la bocca. Pochi giorni poi e un altro Ministro aveva dovuto abbandonare la squadra. A lasciare l’incarico alla guida del Ministero della Trasparenza era stato Fabiano Silveira. Anche per lui galeotta era stata la diffusione di un’imbarazzante conversazione con il Presidente del Senato Renan Calheiros, nella quale si criticava pesantemente l’Operazione autolavaggio. La breccia è diventata squarcio pochi giorni dopo, quando il Procuratore Generale della Repubblica, Rodrigo Janot, ha chiesto al Supremo Tribunal Federal l’arresto per il Presidente del Senato Renan Calheiros, il Presidente della Camera già sospeso, Eduardo Cunha, del senatore Romero Jucá, e dell’ex Presidente José Sarney. Tutti esponenti del PMDB, partito che ha mosso i fili della manovra politica che ha portato all’impeachment della presidenta. Secondo l’accusa i quattro avrebbero tramato per combinare la versione da fornire agli inquirenti nell’ambito di una strategia strutturata per evitare di essere messi ancora nel mirino con l’avanzare delle indagini della Lava Jato.

L’idea era costruire una difesa comune e impedire che l’ex Presidente della Transpetro Sergio Machado, continuando a collaborare con gli inquirenti, li inguaiasse ulteriormente. Tra gli allegati del Procuratore alle richieste di arresto, ci sono infatti documenti che testimonierebbero una tentativo di nascondere le prove delle decine di milioni passati dalla Transpetro a Renan, Sarney e Juça. E non solo, tra le motivazioni della richiesta di arresto dei colonnelli del Partito del Movimento Democratico Brasiliano da parte della Procura Generale della Repubblica, ci sarebbe, secondo quanto riporta il quotidiano Folha “il tentativo di modificare la legge sulla collaborazione degli indagati con la giustizia”. Questo perché è da una relazione del collaboratore “delator” Sergio Machado che sono partite le indagini contro Renan, Juçà e Sarney, accusati di aver ricevuto tangenti milionarie. Accuse dalle quali cercano di difendersi a tutti i costi. Per il Procuratore infatti l’arresto dei quattro è stato giudicato necessario perché il solo allontanamento dalle cariche istituzionali, sorte già toccata a Eduardo Cunha, “non basterebbe a fermare il tentativo di inquinamento delle prove”. La notizia, rilanciata da tutti i giornali brasiliani, ha fatto materializzare i fantasmi evocati sin dal primo momento da Dilma e dai suoi.

Tutti sostenitori di una lettura differente del processo di impeachment ai danni della Presidente: e cioè una manovra per eliminarla con l’obiettivo di ostacolare la prosecuzione dell’operazione Lava Jato. Esattamente il contrario di quello che però hanno sostenuto per un anno e mezzo, aizzando la popolazione. Dopo oltre 18 mesi di proteste in piazza, lo scenario attuale finisce per confondere e non poco i brasiliani. Soprattutto quelli che per mesi, martellati da una campagna stampa senza precedenti, hanno finito per sostenere quanti chiedevano l’allontanamento di Dilma, ritrovandosi ora con un governo di corrotti. Quanto alla situazione economica, altra questione al centro del dibattito pro impeachement, dopo alcuni mesi di crescita, la borsa brasiliana ha segnato nel mese di maggio un secco -10%, maggiore calo da settembre 2014. Il dollaro invece ha continuato a guadagnare sul real. L’euforia pre-impeachment dei mercati sbandierata dagli oppositori di Dilma è svanita. Il governo Temer contava su numerosi investimenti esteri, pensando forse che bastasse garantire politiche neoliberiste spinte e annunciare privatizzazioni e riforme, per attirare capitali nel Paese, pesantemente colpito dalla recessione e reso tra i più instabili al mondo, proprio a causa dell’impeachment.

Luigi Spera
13 giugno 2016
www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/13/brasile-nuova-crisi-politica-dopo-richiesta-arresto-presidenti-camera-e-senato-nyt-il-governo-temer-e-illegittimo/...
wheaton80
00sabato 18 giugno 2016 01:50
Brasile, si dimette un altro Ministro


Henrique Eduardo Alves

Il governo ad interim guidato da Michel Temer e chiamato a sostituire Dilma Rousseff, attualmente sospesa perché messa in stato di accusa ed in attesa di conoscere il pronunciamento della Corte Suprema sul suo impeachment, perde un altro pezzo. Di oggi infatti la notizia delle dimissioni presentate da Henrique Eduardo Alves, Ministro del Turismo, che ha rimesso il mandato nelle mani del Presidente Temer dopo il suo coinvolgimento nell'inchiesta Petrobras. L'accusa, per lui come per moltissimi altri esponenti della politica brasiliana, è di aver intascato tangenti dal colosso di Stato dell'energia. Anche in questo caso gli inquirenti brasiliani che si stanno occupando della vicenda sono arrivati all'ormai ex Ministro dopo aver sentito Sergio Machado, ex dirigente del gruppo petrolifero nazionale, che ha parlato di tangenti per oltre un milione e mezzo di real, pari a circa 400mila euro, consegnate ad Alves. E' il terzo caso di dimissioni per il neonato governo ad interim guidato dal leader di centrodestra Michel Temer da poco più di un mese, dopo quelle del Ministro per la Trasparenza, Fabiano Silveira, e quello della Pianificazione, Romero Juca.

17.06.2016
it.sputniknews.com/politica/20160617/2913180/brasile-ministro-dimissioni-te...
wheaton80
00sabato 9 luglio 2016 18:52
Il Presidente della Camera dei Deputati del Brasile si è dimesso



Il Presidente della Camera dei Deputati brasiliana, Eduardo Cunha, ha rassegnato in lacrime le dimissioni giovedì 7 luglio. Il sistema politico brasiliano, tre mesi dopo il voto di impeachment per la Presidente Dilma Rousseff, resta agitato, ma in pochi probabilmente si lamenteranno per la decisione del capo della contestata istituzione. Cunha, un ultra-conservatore evangelista, era stato sospeso dall’incarico lo scorso maggio dal Supremo Tribunale Federale, dopo essere stato travolto da una serie di scandali di corruzione, tra cui l’accusa di aver nascosto conti segreti in Svizzera, di aver abusato del suo potere, di aver intimidito altri deputati e di aver ostruito la giustizia. Sebbene avesse negato le accuse e assicurato di non aver intenzione di dimettersi, negli ultimi mesi le pressioni politiche perché facesse un passo indietro erano cresciute. Lo stesso Presidente ad Interim del Brasile Michel Temer, compagno di partito all’interno del Movimento Democratico Brasiliano, gli aveva consigliato di dimettersi. Il discorso con cui Cunha ha annunciato le dimissioni è stato caustico:“Lascio perché, come è noto, la camera è acefala, a causa di un interim bizzarro che non è in linea con le esigenze del Paese, che invece aspetta da tempo il cambiamento del Presidente della Repubblica”.

Il dato politico fondamentale, tuttavia, è se Cunha perderà anche il suo seggio di deputato e con esso l’immunità parlamentare. Fonti giudiziarie sostengono che sia questione di tempo, perché le prove contro l’ex Presidente della Camera, coinvolto nello scandalo Lava Jato, sono schiaccianti. Infatti, sono molti gli alleati che temono ripercussioni nel caso di una condanna dell’ex Presidente della Camera, che secondo molti ha costruito la base del suo successo politico grazie alla conoscenza dei segreti di alleati e avversari. Alcuni media brasiliani hanno riportato la notizia che Cunha ha assicurato a Temer che, se andrà in prigione, non ci andrà da solo. Cunha aveva avuto un ruolo fondamentale durante la votazione per l’impeachment di Dilma Rousseff: secondo gli avversari era stata una vendetta contro il Partito dei Lavoratori della Presidente, che aveva rifiutato di appoggiarlo durante l’inchiesta della Commissione Etica del Parlamento. Ma il suo calcolo di spostare l’attenzione dal suo caso su quello della Presidente Rousseff o la speranza di avere una ricompensa da coloro che grazie a lui sono saliti al potere, alla fine si è rivelato sbagliato.

8 luglio 2016
www.tpi.it/mondo/brasile/presidente-camera-brasile-dimissioni
wheaton80
00mercoledì 27 luglio 2016 00:52
Dilma Rousseff scagionata da una commissione del Senato

Sono passati meno di tre mesi da quando Dilma Rousseff è stata sospesa dalle attività di Presidente, subendo l’impeachement da parte del parlamento brasiliano. L’accusa formale è stata quella di aver falsificato i conti dello Stato per mascherare la gravità della recessione nella quale il Brasile naviga dal 2014, a causa del calo dei prezzi del petrolio e delle materie prime, di cui è un forte esportatore, e quindi della domanda esterna. A fine giugno, nel silenzio più completo dei mass media, una commissione istituita dal Senato per indagare su questi capi di accusa ha prosciolto la Presidente da ogni sospetto di frode, rilasciando una documentazione di 224 pagine le cui conclusioni escludono la partecipazione della Rousseff nella presunta manipolazione dei bilanci di Stato. Tali risultati non sono di per sé vincolanti, nel senso che un processo avrà comunque luogo – forse in agosto – dal momento che l’attuale sospensione da Presidente è solo temporanea, ma queste evidenze accrescono i dubbi che diversi analisti e media brasiliani e internazionali hanno avanzato circa la reale causa scatenante dell’impeachement. Di per sé l’accusa di falsificazione dei conti è solo una delle tante, insieme a quelle di corruzione e di svariate attività illegali, ed è questo il punto: l’intero dibattito si è concentrato primariamente su quella ipotesi di reato, e non sulle altre. Per un motivo molto semplice: sugli accusatori di Dilma Rousseff pendono altrettante cause per frode, corruzione attraverso tangenti, finanziamenti illegali. Ecco il motivo per cui i suoi avversari hanno puntato sull’utilizzo distorto di un potere presidenziale e non sulle tradizionali corruttele.

Senza dilungarsi, è stupefacente notare come attualmente Eduardo Cunha, Presidente della Camera dei Deputati durante la procedura di impeachement, sia ora sospeso per avere mentito sulla natura dei suoi conti correnti svizzeri, carichi di soldi sporchi, e il facente funzione della Rousseff, Michel Temer, abbia perso in un mese tre dei suoi ministri prescelti per corruzione, sia fortemente sospettato di aver ricevuto fondi illegalmente e sia al centro di processi sulla ”Tangentopoli” brasiliana. In questo clima scandaloso, nel quale chi punta il dito contro Dilma Rousseff per corruzione è il primo dei corrotti, e il teorema accusatorio di base è stato smontato dall’investigazione parlamentare, in molti hanno gridato al golpe ”legale”, e le riforme macroeconomiche in senso neoliberista che Temer vuole portare avanti in sé lo confermano, con le fresche nomine di Henrique Meirelles, ex-Amministratore Delegato di Wall Street (e cittadino statunitense), a Ministro delle Finanze, e di Ilan Goldfajn, affiliato all’FMI (con cittadinanza israeliana), a nuovo Presidente della Banca Centrale del Brasile. Un ennesimo caso esemplare della penetrazione del “Washington Consensus” in America Latina. Nel mentre sta per cominciare la vera battaglia di Dilma Rousseff per il reinsediamento nei suoi uffici. Rigettando le accuse, la legittima Presidente del Brasile ha dichiarato di essere vittima di un complotto dell’estrema destra per rimuoverla dal governo senza passare dalle elezioni e per smantellare le conquiste sociali del binomio Lula-Rousseff, in anni che hanno elevato il Brasile a rango di potenza emergente e membro di punta dei BRICS.

Federico Pastore
26 luglio 2016
www.opinione-pubblica.com/dilma-rousseff-scagionata-da-una-commissione-del...
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00domenica 7 agosto 2016 04:38
Perché il Presidente del Brasile ad interim Temer è stato travolto dai fischi



Il Presidente del Brasile ad interim, Michel Temer, ha dichiarato ufficialmente aperti i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, i primi nella storia del Sudamerica, ma è stato travolto dai fischi di larga parte dello stadio Maracanà. Stretto collaboratore di Dilma Rousseff, di cui era il Vicepresidente dal 2011, Temer, nel maggio 2016 ha assunto la carica di Presidente facente funzioni, in seguito alla votazione dell'impeachment da parte del Parlamento nei confronti di Dilma. Atto che le forze progressiste brasiliane hanno subito definito "golpe". L'ex Presidente è stata sospesa dalla carica per 180 giorni, in seguito ad accuse di manipolazione dei dati del deficit di bilancio nazionale, ma gode di notevole popolarità in Brasile e i fischi a Temer si spiegano anche per questo motivo. Contestazioni e risposta della polizia militare con gas lacrimogeni si sono avute all'esterno del complesso carioca in cui aveva luogo la cerimonia olimpica. Alcuni atleti, all'interno hanno portato la frase "Fora Temer" scritta a penna sulla mano per testimoniare il loro dissenso verso il "golpe".

06 agosto 2016
www.askanews.it/top-10/perche-il-presidente-del-brasile-ad-interim-temer-e-stato-travolto-dai-fischi_71187...
wheaton80
00giovedì 1 settembre 2016 14:15
Sei domande sul Colpo di Stato contro Dilma Rousseff

Il Colpo di Stato contro la Presidente del Brasile Dilma Rousseff cominciò a prendere forma nel 2015, con il giudizio politico conosciuto come impeachment, per aver, secondo l’accusa, truccato i conti pubblici attraverso la cosiddetta ‘pedalata fiscale’.

Chi c’è dietro il colpo di stato contro la Presidente?
Il 12 febbraio 2015, Eduardo Cunha, allora Presidente della Camera dei Deputati e membro del Partito Movimento Democratico Brasiliano (PMDB), accettò la richiesta di apertura del processo di destituzione contro la Presidente Rousseff. (…) Successivamente, nel maggio del 2016, il Senato votò a favore del giudizio politico contro la Presidente, circostanza che comportò l’allontanamento dalla carica per un periodo di 180 giorni. Durante questo periodo sono state analizzate le prove che avrebbero collegato la Presidente alla ‘pedalata fiscale’ (…). Rousseff decide di non comparire davanti al Senato brasiliano, in quanto il presunto crimine di responsabilità a lei addebitato mancava di solide prove. In seguito, un rapporto presentato dai tecnici del Senato scagionava Dilma Rousseff dalle accuse sulle manovre fiscali, una delle cause che ha portato all’apertura del processo di impeachment. Secondo il rapporto, non vi è stata alcuna azione diretta che ha contribuito al ritardo del versamento di 3,5 milioni di reales alle banche pubbliche da parte del Tesoro brasiliano.

Quali sono le altre accuse contro Rousseff?
Oltre alla pedalata fiscale, una pratica che permette di migliorare in maniera ingannevole i conti del governo federale, aumentando la spesa pubblica per finanziare i programmi sociali, Rousseff è stata anche accusata di aver emesso tre decreti senza approvazione legislativa, ignorando gli obiettivi di bilancio precedentemente approvati dal Congresso, una strategia contabile che, secondo la difesa della Rousseff, è stata utilizzata in precedenza da esponenti di diversi governi che adesso sono all’opposizione. (…) La difesa ha affermato che Dilma Rousseff avrebbe vinto il processo in un tribunale ‘normale’.

Colpo di Stato o impeachment?

«Quando un Presidente eletto viene processato attraverso accuse per un crimine che non ha commesso il nome attribuito a questo nel mondo democratico non è impeachment, ma golpe», queste le parole proferite nello scorso mese di maggio dalla prima Presidente del Brasile. L’Avvocato Generale della Repubblica, José Eduardo Cardozo, ha ribadito che Dilma Rousseff non ha commesso alcun crimine di responsabilità, pertanto il processo non avrebbe dovuto avere luogo. Inoltre l’avvocato aveva in precedenza affermato che Dilma non avrebbe dovuto essere giudicata dal Congresso, dato il sistema presidenzialista del Brasile. Aggiungendo che solo la Corte Suprema avrebbe potuto giudicare la Presidente della Repubblica.

Quali sono adesso le prospettive per Dilma Rousseff?
Rousseff ha dichiarato che farà ricorso presso la Corte Suprema del Brasile per annullare la decisione che consente a Michel Temer di salire al potere senza un solo voto popolare a suo favore. (…) Secondo Dilma «ci sono ancora possibilità per il PT di tornare al potere». (…)

Quali sono i governi che rifiutano il giudizio politico in Brasile?
I governi di Venezuela, Ecuador e Bolivia hanno congelato le loro relazioni diplomatiche e politiche con il Brasile dopo aver ricevuto la notizia dell’estromissione dal potere di un Presidente democraticamente eletto. Il governo cubano ha respinto con forza quello che definisce un golpe parlamentare e giudiziario. (…).

Quali Presidenti hanno appoggiato il golpe parlamentare contro Dilma Rousseff?
Il Presidente argentino Mauricio Macri è stato il primo a mostrare il suo «rispetto» in relazione al giudizio politico. Il Presidente del Paraguay, Horacio Cartes, ha mantenuto il suo dialogo con Michel Temer circa la Presidenza temporanea del Mercosur da parte del Venezuela. (…) Attraverso un comunicato stampa, il governo del Cile ha manifestato il suo «rispetto» verso la Presidente, affermando di essere fiducioso che «il Brasile risolverà le proprie sfide attraverso le sue istituzioni democratiche». Gli Stati Uniti hanno affermato che «la destituzione della Presidente Rousseff si è prodotta nel quadro costituzionale del paese». (…)

Fonte: TeleSur
Traduzione: Fabrizio Verde
01/09/2016

www.lantidiplomatico.it/dettnewssei_domande_sul_colpo_di_stato_contro_dilma_rousseff/569...
wheaton80
00venerdì 6 gennaio 2017 20:12
Brasile, richiesta di impeachment per Temer


Il dimissionario Marcelo Calero

Proteste di piazza e scandali, pessimo gradimento e dimissioni dei suoi Ministri, e adesso anche una richiesta di impeachment per il Presidente brasiliano Michel Temer. Il suo governo, nato all’indomani della cacciata di Dilma Rousseff, è ritenuto golpista da molti brasiliani. Lo scandalo in questione riguarda le pressioni che l’ex Ministro Geddel Vieira Lima, incaricato delle relazioni con il Congresso, faceva sul Ministro della Cultura per approvare la costruzione di un edificio con appartamenti di lusso in una zona protetta di Salvador de Bahia. Due settimane fa, sul tavolo di Michel Temer, sono arrivate le dimissioni del Ministro della Cultura, Marcelo Calero, mentre al posto del centrista Vieira Lima è stato nominato il socialdemocratico Antonio Imbassahy. «Un golpe dentro il golpe», denunciano le opposizioni. E così, l’8 dicembre, i movimenti sociali brasiliani hanno protocollato alla Camera dei Deputati la richiesta di impeachment contro il Presidente Michel Temer: ha commesso un crimine di responsabilità, scrivono i firmatari, per non aver preso provvedimenti contro il Ministro Geddel Vieira Lima. «Abbiamo avuto un impeachment senza crimine, non possiamo permettere che un crimine rimanga senza impeachment». Il riferimento è al colpo di mano nei confronti di Dilma Rousseff, destituito dalla carica di Presidente della Repubblica Brasiliana.

Il pacchetto di riforme neoliberiste del governo Temer
Tagli indiscriminati all’educazione e alla sanità pubblica, riforma del lavoro, esternalizzazione dei servizi, riforma dell’istruzione secondaria e della sicurezza sociale, la proposta di emendamento costituzionale 241/2016, che stabilisce un tetto sulle risorse pubbliche da destinare alle politiche sociali per i prossimi vent’anni. Poi, l’imminente avvio di un ampio piano di privatizzazioni, in linea con le imposizioni di Washington: in altre parole, è prevista la svendita di quel patrimonio pubblico che fu il volano del boom economico brasiliano durante gli anni della presidenza Lula. E i provvedimenti in agenda hanno un’ampia maggioranza tra gli scranni del Parlamento: la prima approvazione in Senato è già avvenuta il 30 novembre: 61 favorevoli e 14 contrari. Ma non è così nel Paese. Da mesi le strade di San Paolo, di Rio e delle altre città carioca sono attraversate da imponenti manifestazioni contro il governo. L’ultima, oceanica, il 27 novembre, quando alla chiamata del Movimento dei Lavoratori, del Partito dei Lavoratori e dei Contadini Senza Terra, hanno risposto milioni di brasiliani. Cittadini, artisti e movimenti sociali latinoamericani continuano a protestare contro il processo golpista dei settori reazionari del Paese contro Dilma Roussef. Quel giorno, a San Paolo, al fianco dell’ex Presidente brasiliano Lula da Silva, c’è anche l’ex Presidente uruguayano José “Pepe” Mujica. È un chiaro monito ai leader progressisti latinoamericani al fine di ritrovare l’unità d’azione per fronteggiare l’avanzata feroce del neoliberismo nella Regione. Infine, a ribadire che con le nuove misure del governo Temer si rischia un forte arretramento dei diritti in Brasile ci sono anche i vescovi brasiliani della Commissione Episcopale per il Servizio alla Carità, Giustizia e Pace, organismo che opera nell’ambito della Conferenza Episcopale Brasiliana. “Le misure del governo”, scrivono i vescovi, “mettono a repentaglio i diritti sociali del popolo brasiliano, specialmente dei più poveri”.

Tiziana Barillà
9 dicembre 2016
www.left.it/2016/12/09/brasile-richiesta-di-impeachment-pe...
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00lunedì 6 febbraio 2017 00:07
Brasile - Nuova rivolta carceraria e dimissioni del Segretario della Gioventù di Michel Temer


Bruno Julio

Dopo la sanguinaria rivolta del primo gennaio nel penitenziario di Manaus in cui hanno perso la vita 56 detenuti, nel giorno dell’Epifania altri 33 morti sono stati ritrovati nel carcere “Agricola de Monte Cristo” di Boa Vista, città situata nel nord del Brasile e capitale dello Stato Roraima. Secondo quanto riporta il periodico brasiliano “O Globo”, la sommossa sarebbe scoppiata per una vendetta tra gang rivali, in particolar modo tra “Primeiro Comando Capital” di San Paolo, e il “Comando Vermelho” di Rio de Janeiro. Lo scenario a cui hanno assistito le autorità locali è stato raccapricciante: la maggioranza delle 33 vittime sono state decapitate con il corpo smembrato da cui hanno strappato il cuore. Pratiche disumane e aberranti! Nei soli primi giorni del 2017 hanno perso la vita ben 93 detenuti nelle carceri brasiliane. Nel mezzo di questa insopportabile crisi carceraria in cui versa il paese sudamericano, il Presidente Michel Temer ha annunciato nuove misure di contrasto alla violenza all’interno del sistema penitenziario puntando sulla rieducazione dei detenuti, e sulla costruzione di nuovi presidi. E mentre il Ministero dell’interno avverte su nuovi focolai di rivolte in altri cinque penitenziari, arrivano le dimissioni di Bruno Julio, Segretario del movimento giovanile filo-governativo “Secretaria de Juventude”, che all’indomani della strage nella prigione di Manaus aveva auspicato “un massacro a settimana” dispiaciuto per i “pochi morti”. Julio era stato nominato Segretario nel mese di giugno dallo stesso Temer che, stando alle informazioni de “O Globo”, avrebbe chiesto e ottenuto le sue dimissioni irrevocabili.

Antonello Tinelli
7 gennaio 2017
www.opinione-pubblica.com/brasile-nuova-rivolta-carceraria-dimissioni-del-segretario-della-gioventu-miche...
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00sabato 29 aprile 2017 01:38
Brasile, sciopero generale contro la riforma del lavoro, il primo dopo 20 anni

RIO DE JANIERO - Il Brasile è paralizzato. Per 24 ore il Paese si ferma: senza trasporti, ospedali, scuole, uffici pubblici e amministrativi. Persino la polizia, nonostante una legge lo vieti, ha intenzione di incrociare le braccia. Decine di migliaia di persone, già in queste prime ore di una giornata che si annuncia carica di tensione, si stanno concentrando in centinaia di città del Paese. È la prima, grande protesta contro il governo di Michel Temer; il primo sciopero generale, a cui ha aderito anche la Conferenza Episcopale, degli ultimi vent'anni. Un centinaio di sigle sindacali ha deciso di paralizzare ogni attività per protestare contro una riforma, varata martedì scorso alla Camera, che cambia radicalmente il mondo del lavoro. Un colpo di penna che cancella i principi fondanti dello Statuto Nazionale dei Lavoratori varato nel 1943. Una mobilitazione imponente che metterà a durissima prova l'intero Brasile e la stessa tenuta del governo. Città come San Paolo, Rio de Janiero, Natal, Fortaleza, Belo Horizonte, architrave dell’industria nazionale, appaiono deserte. Uomini e donne, lavoratori e studenti, ma anche impiegati e dipendenti di società private, hanno aderito in massa allo sciopero. Gruppi di manifestanti hanno chiuso le principali arterie che collegano gli Stati. Girano poche auto. Moltissimi hanno scelto di restare in casa. Quelli costretti a raggiungere i posti di lavoro faticano a muoversi. Si registrano i primi incidenti con la polizia militare che cerca di sciogliere i blocchi con gas lacrimogeni e cariche.

In alcuni punti del Paese sono stati appiccati incendi alle barricate. Le fiamme e il fumo nero che si alzano verso il cielo rendono ancora più difficili gli spostamenti. C’è chi ne approfitta per assaltare negozi e razziare le merci. Il clima è pesante. Anche perché proprio oggi sono usciti gli ultimi dati sulla disoccupazione: 14,2 milioni sono senza lavoro. È un record: rispetto al marzo scorso ci sono a spasso ben 1,8 milioni di persone in più. L’incremento, in 12 mesi, è stato del 27,8 per cento, secondo le cifre diffuse dall’IBGE, l’istituto di statistica ufficiale. È la prima volta, dal 2012, anno in cui è entrato in funzione l’organismo di rilevazione, che è stata superata la soglia di 14 milioni in cerca di lavoro. “Sarà il più grande sciopero nella storia del Brasile”, pronostica Paulo Pereira da Silva, il leader di Forca Sindacal, il più rappresentativo tra le tantissime sigle sindacali. Il breve giro che abbiamo fatto a Rio de Janeiro lo conferma. Le arterie che collegano la città sono chiuse. I manifestanti bloccano gli ingressi e le uscite. Per una metropoli di 12,5 milioni di abitanti significa il collasso. Contrastata e boicottata con centinaia di emendamenti, la riforma del lavoro è passata alla Camera con 226 voti a favore e 117 contrari. Adesso dovrà affrontare il Senato.

Ma al di là di piccole modifiche è molto probabile che verrà approvata definitivamente. Abolisce le quote sindacali obbligatorie, fissa i termini dei negoziati tra le parti sociali, rende difficile il ricorso ai Tribunali del Lavoro, regola il sourcing house, il lavoro fatto a casa, esclude le rappresentanze sindacali nelle procedure di licenziamento. L’iter di approvazione è stato scandito da una vera battaglia parlamentare. L’opposizione ha agitato cartelli e manifesti, ha urlato, chiesto modifiche. Ha avvertito delle conseguenze che una riforma così radicale può provocare su un mondo del lavoro già logorato da licenziamenti e disoccupazione. Nelle scorse settimane, il livello di violenza e criminalità è aumentato in modo preoccupante. Si moltiplicano assalti e rapine. La gente reagisce e i morti aumentano. Il varo della riforma del lavoro è considerato un banco di prova per l’altra importante modifica al sistema previdenziale che verrà messa ai voti in Parlamento la prossima settimana. Prevede l’innalzamento a 65 anni (62 per le donne) dell’età pensionabile, rispetto agli attuali 52; il decurtamento di quella reversibile che adesso resta intera. Una fonte di reddito per milioni di donne e uomini. L’approvazione di entrambe è considerata vitale per le pessime condizioni dell’economia brasiliana e per il recupero del disavanzo pubblico. Si sa che le casse di moltissimi Stati sono vuote. Non si riescono a pagare gli stipendi di categorie essenziali, come i pompieri, dipendenti ospedalieri e la stessa polizia. Il Presidente Temer ha rinviato più volte il varo del disegno di legge. Non aveva i voti sufficienti. Ma le pressioni arrivate dalla Confindustria, dagli organismi internazionali, dalle strutture finanziarie del Paese, lo hanno spinto ad un passo che considera vitale per il suo esecutivo. Oggi c’è stata la prima risposta. Ma siamo solo all’inizio di un processo in cui si decide il futuro del Brasile.

Daniele Mastrogiacomo
28 aprile 2017
www.repubblica.it/esteri/2017/04/28/news/il_brasile_bloccato_da_uno_sciopero_generale_milioni_in_piazza_contro_la_riforma_del_lavoro-16...
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00mercoledì 24 maggio 2017 05:24
Brasile: Temer a un passo dall'abisso

(ANSA) - Il Brasile non trova pace. Nella giornata in cui Michel Temer finisce nel mirino della procura generale, la crisi politica e istituzionale del colosso sudamericano si aggrava e già si parla dei nomi del possibile successore del Presidente. Il Brasile pensa al dopo-Temer anche se non è chiaro il meccanismo tramite il quale il Presidente potrebbe gettare la spugna o essere obbligato a farlo nonostante il suo perentorio "non mi dimetto" e la smentita delle accuse. Gli scenari sono diversi (impeachment, dimissioni, destituzione, elezioni dirette oppure indirette in parlamento) e se ne continuerà a parlare per giorni. Le novità di oggi sono le accuse del procuratore generale del Paese, Rodrigo Janot, secondo il quale Temer ha cercato di fare ostruzionismo alla giustizia nell'inchiesta anti-corruzione 'Lava Jato'. Non solo, le accuse riguardano anche la corruzione passiva e l'associazione illecita. Intanto le manifestazioni anti-Temer continuano e altre ne sono previste nel fine settimana.

19 maggio 2017
www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2017/05/19/brasile-temer-a-un-passo-dallabisso_ce631042-cc40-4105-ba3b-40b43b0d6...
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00mercoledì 24 maggio 2017 22:05
Brasile, frode negli appalti per Mondiali e Olimpiadi: arresto consigliere del Presidente Temer, manifestazione a Brasilia



Nuovi guai per il Presidente del Brasile, Michel Temer, contro cui venerdì scorso è stato aperto un fascicolo di inchiesta per corruzione e ostruzione alla giustizia: il suo consigliere speciale alla Presidenza, Tadeu Filippelli, è stato arrestato stamane nel corso di un'operazione di polizia che ha scoperto uno schema di frode milionario nei lavori dello stadio Mané Garrincha di Brasilia, usato ai Mondiali di calcio del 2014 e alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.


Tadeu Filippelli

Insieme a Filipelli sono finiti in manette anche due ex governatori del Distretto federale, José Roberto Arruda e Agnelo Queiroz. Gli inquirenti sospettano che il costo delle opere per lo stadio sia stato “gonfiato” di quasi 900 milioni di reais (oltre 260 milioni di euro) rispetto al preventivo originale. Una singolare protesta è stata organizzata fuori del palazzo del Congresso, a Brasilia: sono state piantate a terra maschere, come tanti volti, a rappresentare la corruzione politica.

24 Maggio 2017
www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/brasile_corruzione_temer_protesta_olimpiadi_rio_2016-2458...
wheaton80
00giovedì 25 maggio 2017 16:16
Brasile, proteste contro Temer: un morto e feriti negli scontri. Il Presidente invia l’esercito a presidiare i ministeri



In 35mila sono scesi nelle strade di Brasilia per chiedere le dimissioni del Presidente Michel Temer, indagato per corruzione e ostruzione alla giustizia. Per sedare gli scontri – che hanno provocato un morto e 49 feriti – il Presidente ha inviato forze armate nella capitale: 1.300 soldati e 200 fucilieri navali. L’esercito è stato chiamato a proteggere i palazzi del governo, letteralmente presi d’assalto dai manifestanti. Le proteste contro il Governo Temer del 24 maggio, in particolare, avevano come obiettivo la proposta di riforma del lavoro, che prevede l’aumento delle ore della giornata lavorativa e la riduzione dei poteri dei sindacati. Gli oppositori scesi in piazza hanno cercato di appiccare il fuoco al Ministero dell’Agricoltura e infranto i vetri nell’Esplanadas dos Ministerios. Tutti i ministeri di Brasilia sono stati evacuati; la polizia ha risposto con gas lacrimogeni e granate stordenti. Sette persone sono state arrestate al termine degli scontri. Il Presidente del Brasile, vista l’insufficienza delle risorse di polizia, ha deciso di utilizzare “membri delle forze armate” fino al 31 maggio, come previsto dall’articolo 142 della Costituzione Federale. Lo ha annunciato in conferenza stampa, insieme al Ministro della Difesa Raul Jungmann, precisando che il decreto verrà revocato non appena verrà ristabilito l’ordine. La presenza dei militari nelle strade dovrebbe servire a “garantire l’integrità fisica delle persone, fornire un’evacuazione sicura di edifici, strade e ministeri e proteggere la proprietà pubblica, come è stato fatto in precedenza in diversi Stati brasiliani”, ma di certo a molti ricorda gli anni della dittatura militare di Goulart. Nel frattempo la squadra di governo del Presidente continua a perdere pezzi: il 24 maggio ha dato le dimissioni Sandro Mabel, assessore speciale di Michel Temer, finito nel mirino della polizia federale perché sospettato di corruzione.



Mabel è il quarto consigliere diretto di Temer a lasciare l’incarico dallo scorso dicembre.

25 maggio 2017
www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/25/brasile-proteste-contro-temer-un-morto-e-feriti-negli-scontri-il-presidente-invia-lesercito-a-presidiare-i-ministeri/...
wheaton80
00venerdì 16 giugno 2017 23:59
Temer resta in carica ma il Brasile è in crisi dopo l'assoluzione del Presidente

Dopo un voto da cardiopalma, con il parere di 4 giudici contro 3, venerdì sera il Tribunale Superiore Elettorale brasiliano ha assolto il Presidente Michel Temer dall’accusa di abuso di potere politico ed economico durante la campagna elettorale del 2014, quando corse come candidato alla vicepresidenza di Dilma Rousseff. Temer resta dunque in carica. Le accuse di aver ricevuto finanziamenti illegali dalla Odebrecht erano pesanti, ma nel dare il suo voto decisivo il Presidente del tribunale Gilmar Mendes ha detto:“Dobbiamo fare molta attenzione con le istituzioni”. Un chiaro riferimento alla ripresa economica appena iniziata, e che in caso di destituzione era gravemente a rischio. Non è però finita. Da una parte il Partito della Socialdemocrazia Brasiliana, principale partner di governo del Partito del Movimento Democratico Brasiliano di Temer, minaccia di rompere l’alleanza. Dall’altra il Procuratore Generale Rodrigo Janot starebbe per chiedere alla Camera di sospendere Temer, in modo da poterlo processare per ostruzione alla giustizia. Della situazione il Foglio ha parlato con il sociologo José Mauricio Domingues: docente all’Università Statale di Rio de Janeiro, ricercatore presso il Centro di Studi Strategici di Fiocruz, autore del volume “O Brasil entre o presente e o futuro. Conjuntura interna e inserção internacional” e tra i più autorevoli politologi del Paese. “Nel Paese c’è una grande delusione per questa decisione, anche se i suoi effetti immediati sono limitati, dal momento che sono in corso altri procedimenti. È possibile che Temer riesca a mantenersi al potere, ma la pressione su di lui è destinata ad aumentare, con nuove denunce e investigazioni che lo manterranno alle corde”.

Secondo la narrazione che ha fatto la sinistra brasiliana, l’operazione “Lava Jato” è stato un complotto della stampa legata ai grandi interessi, in particolare “O Globo”, per destabilizzare i governi a guida PT, colpevoli di voler combattere le grandi disuguaglianze del Paese ridimensionando i privilegi dei ricchi. Però è stato proprio “O Globo” ora a tirar fuori lo scandalo dei fratelli Joesley e Wesley Batista, con quella registrazione che ha messo Temer nei guai. D’altra parte, la Lava Jato ha mandato in galera anche l’ex-Presidente della Camera Eduardo Cunha, pur con tutto il ruolo che aveva avuto per portare alla destituzione di Dilma Rousseff.
“Il Pubblico Ministero in particolare, ma tutti i settori del giudiziario in generale, hanno il progetto di attaccare la corruzione sistemica del potere politico. Hanno colpito per primo il PT perché stava al potere, ma la loro meta è molto più ampia. “O Globo” per conto suo vuole liberarsi di Temer perché dopo le ultime rivelazioni ha deciso che è diventato a sua volta un problema, e non la sua soluzione”.

La narrazione della destra brasiliana, invece, è quella di un modello petista di corruzione che doveva essere tolto di mezzo per far ripartire il Paese. Ma la corruzione, a quanto pare, continua.

“Come ho già ricordato, la corruzione è sistemica. Il PT ha sofisticato e centralizzato la maniera in cui è fatta, ma essa esiste da sempre nel sistema politico brasiliano”.

Ma è vero che Temer è finito sotto accusa proprio nel momento in cui stava iniziando a rimettere a posto il Paese, tirandolo fuori da una lunga recessione? In particolare: è vero che è lui che sta finalmente iniziando a fare le riforme per far uscire il sistema produttivo da quel complesso di lacci e lacciuoli che molti economisti definiscono “Custo Brasil”? Ma esiste davvero poi questo “Custo Brasil”?
“L’economia a un certo punto ha già iniziato a riprendersi. Quanto all’idea di questo Costo Brasile, secondo me è falsa, se si pensa in termini di costo del lavoro o di troppe imposte. I nostri problemi sono piuttosto in termini di mancanza di produttività e di bassa tecnologia”.

Ma Lula ha davvero la possibilità di tornare a essere Presidente del Brasile? E Marina Silva?
“Effettivamente Lula ha ancora delle possibilità, ma secondo me non troppe, perché il suo tetto elettorale è basso. Marina ha fragilità personali, ma sfonda al centro. Se riesce davvero a allearsi con Joaquim Barbosa (Ndr: il nero popolarissimo ex-Presidente del Supremo Tribunale Federale) effettivamente ha grandi possibilità come candidata a Presidente o a vicepresidente”.

È vero che il giudice di Lava Jato Sérgio Moro si è ispirato al modello italiano di Mani Pulite?
“In parte sì. Ci ha scritto pure un articolo su questo”.

Ma Moro ha ambizioni politiche? È possibile una sua discesa in campo stile Di Pietro?
“Non credo che abbia ambizioni politiche, ma niente gli impedirebbe di coltivarle quando finirà l’operazione Lava Jato”.

In Italia c’è oggi una sempre più vasta percezione secondo cui Mani Pulite ha distrutto un sistema di partiti che, pur coinvolti in un ampio schema di corruzione, avevano ideologie strutturate e una storia antica e gloriosa, senza che la corruzione in realtà sia sparita. Si dice che prima i politici rubavano per il partito, ma ora rubano per sé. Il Brasile non corre lo stesso rischio?
“In Italia in quel momento non sembrava che ci fossero altre forze in grado di rinnovare il sistema politico. Il PCI, che avrebbe potuto farlo, stava in un momento di autodissoluzione. La sinistra in Brasile, e il PT in particolare, è molto fragile, ma ha forze sociali più vive, più energia, che possono continuare a dare impulso a un processo di democratizzazione di cui l’operazione Lava Jato e più genericamente la lotta alla corruzione sono appena un aspetto”.

Maurizio Stefanini
12 Giugno 2017
www.ilfoglio.it/esteri/2017/06/12/news/temer-resta-in-carica-ma-il-brasile-e-in-crisi-dopo-l-assoluzione-del-presidente...
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00domenica 2 luglio 2017 16:53
Brasile, il Presidente Temer accusato ufficialmente di corruzione

BRASILIA - Finisce in seri guai il Presidente del Brasile, Michel Temer. Prosciolto per un soffio appena due settimane fa dall’accusa di aver intascato contributi illegali durante la campagna elettorale del 2014, quando si candidava con la Rousseff alla guida del Paese, è stato formalmente accusato di corruzione passiva, con l'aggravante delle sue funzioni quale ‘Presidente della Repubblica’, come ha precisato il Procuratore Generale Rodrigo Janot. Il caso è stato spedito alla Corte Suprema Federale. Nella storia del Brasile moderno e democratico è la prima volta che la più alta carica dello Stato viene incriminata di un grave reato comune nell’esercizio delle sue funzioni. Il Procuratore Generale Janot ha accolto le richieste dell’ufficio della Procura. Ha sostenuto che Temer deve pagare anche una multa di 10 milioni di reais (3,5 milioni di euro) come risarcimento dei danni morali provocati alla collettività.

Il pool di magistrati guidati da Sergio Moro aveva supportato l’impianto accusatorio con un centinaio di foto e video, oltre a una registrazione audio nella quale Temer accettava in modo inequivocabile il versamento di una serie di tangenti per lui e il suo partito (PMDB) da parte di Joesley Batista, CEO della JSB, la più grande holding brasiliana dell’alimentazione, con filiali in 22 Stati del mondo. L’inchiesta era nata nel maggio scorso. Accusati a loro volta di corruzione attiva, i fratelli Batista avevano fatto un accordo di collaborazione con la polizia federale e avevano iniziato a raccontare il complesso sistema di tangenti destinato alla politica. Per sostenere la loro confessione e dimostrare come fossero stati per vent’anni i principali finanziatori occulti dei partiti, hanno raccolto una serie di prove inattaccabili. Una, in particolare: la registrazione audio nella quale, ai primi del maggio scorso, il Presidente Temer si fa aggiornare sull’andamento dei “contributi” e invita a “proseguire sulla stessa strada”. Dialogo carpito da Joesley Batista, presentatosi di sera nella residenza del Capo dello Stato con un registratore nella borsa.

Passato dal garage interno senza far annotare ufficialmente la visita, l'imprenditore si era intrattenuto per un paio d’ore con Temer. Scopo dell’incontro era di rassicurare il Capo dello Stato sul silenzio che il suo ex braccio destro, Eduardo Cunha, del PMDB-RJ, già Presidente della Camera, in carcere da un anno per corruzione, avrebbe mantenuto con gli inquirenti. Durante la riunione si era concordato che il silenzio di Cunha, preziosissimo per Temer, sarebbe stato comprato con tranches di 50 mila reais (circa 18mila euro) a settimana per 20 anni. La Procura aveva deciso di rendere pubblico il contenuto, finito su tutti i giornali e siti del Brasile. Una vera bomba che aveva messo in subbuglio l’intero Parlamento e che il Capo dello Stato ha sempre cercato di attenuare, negando qualsiasi suo coinvolgimento, definendo Batista un “noto fanfarone”, annunciando che la cosa non lo scalfiva e che, anzi, il suo governo avrebbe continuato dritto per la sua strada facendo varare le due contestatissime riforme sul lavoro e le pensioni.

Pochi giorni dopo la prova del nastro, l’uomo che doveva incassare le tangenti, Rodrigo Rocha Loures, ex deputato ed ex consigliere presidenziale, viene seguito, filmato e arrestato dalla polizia federale. Sorpreso con una grande valigia colma di denaro: 500mila reais (circa 135mila euro), il frutto dell’accordo stabilito nell’incontro tra Batista e Temer. Nella sua ordinanza di rinvio a giudizio, il Procuratore Janot scrive che “ci sono prove univoche e concrete” sulla promessa di una tangente di 38 milioni di reais”(10 milioni di euro) per lo stesso Temer. “Il Presidente e il gruppo del PMDB”, afferma ancora il Procuratore, “hanno ingannato i cittadini brasiliani e soprattutto gli elettori, che con oltre 54 milioni di voti hanno scelto l’imputato per la più importante carica politica del Paese”. Adesso la nuova bomba politica che compromette in modo irreparabile l’immagine della guida del Brasile passa nelle mani del Parlamento. Il giudizio deve essere approvato da 342 deputati su 513. Se verrà accolto anche dalla maggioranza dei consiglieri della Corte Suprema, Michel Temer verrà rimosso dal suo incarico fino a 180 giorni. E il Brasile si troverà di nuovo sull’orlo della più grave crisi politica e istituzionale della sua recente storia. Corsi e ricorsi della storia: furono proprio Temer e Cunha, solidi alleati della Rousseff, a guidare la campagna per la sua destituzione.

Daniele Mastrogiacomo
27 giugno 2017
www.repubblica.it/esteri/2017/06/27/news/brasile_il_presidente_temer_accusato_ufficialmente_di_corruzione-16...
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00mercoledì 16 agosto 2017 20:20
Brasile, riforme e austerità in stand-by: Presidente Temer di nuovo a rischio

Non ci sarebbero voti sufficienti per approvare le riforme sociali. A dirlo è stato lo speaker della Camera Bassa del Brasile, Rodrigo Maia, dopo avere incontrato i leaders dei partiti e il Ministro delle Finanze, Henrique Mereilles. “Sarebbe stato ideale approvarle oggi”, ammette il numero uno tra i deputati, il quale è costretto a prendere atto, però, dell’assenza di una maggioranza per varare quelle misure di cui si è fatto interprete il Presidente Michel Temer dallo scorso anno, quando ha ereditato la carica da Dilma Rousseff, rimossa dal Parlamento con una storica procedura di “impeachment”. Brutto colpo per l’immagine del Capo dello Stato, che pur non ambendo a ripresentarsi alle elezioni presidenziali in programma nell’ottobre dell’anno prossimo, affida le sue speranze di restare in carica alla sua capacità di completare il percorso riformatore avviato nella tarda primavera del 2016 e che dovrebbe alzare a 62 anni l’età pensionabile per le donne e a 65 anni quella per gli uomini dalla media attuale di 54 anni. Tra le misure ancora in programma, anche la flessibilità e la semplificazione delle leggi sul lavoro.

Si allenta il rigore fiscale

Il governo di Temer sta cercando di porre un freno ai meccanismi con cui ogni anno cresce la spesa pubblica, congelandola per un ventennio, grazie a una riforma costituzionale. Tuttavia, i tassi di approvazione di cui gode tra i brasiliani sono sprofondati al 5%, persino più bassi di quelli già infimi vantati dalla Rousseff sotto impeachment. La maggioranza di centro-destra punta a conservare la propria posizione, in vista delle elezioni, e a smarcarsi dall’impopolarità dell’esecutivo, frenando adesso anche sulle politiche di austerità. Ed ecco che, con qualche mese di anticipo, è stata annunciata una riduzione degli obiettivi sul deficit pubblico. Per quest’anno e il prossimo, si punterà a 159 miliardi di real dai 139 e 129 miliardi rispettivamente prima fissati, mentre per il 2019 si tenderà a un disavanzo di 139 miliardi dai 65 miliardi e al 2020 si scenderebbe a 65 miliardi dai 10 miliardi precedentemente ambiti. Nei 12 mesi al giugno scorso, il deficit primario è salito al 2,62% del PIL o a 167,2 miliardi di real, ben al di sopra del target.

Rischio nuova crisi istituzionale

E il governo ha anche tagliato dal +2,5% al +2% le stime di crescita del PIL per l’anno prossimo, gettando un’ombra sull’effettiva uscita dalla recessione della prima economia sudamericana, che tra il 2015 e il 2016 è arretrata di circa il 7,5%, il dato peggiore dall’inizio del secolo scorso. Senza riforme, la Presidenza Temer non avrebbe più molto senso. Per questo, il vero timore per il Capo dello Stato è di fare la fine del predecessore, dopo avere superato il primo test al Congresso di pochi giorni fa, quando è stata respinta una mozione delle opposizioni, che chiedevano l’assenso all’apertura delle indagini per corruzione davanti alla Corte Suprema. Il rischio è che la maggioranza non regga a un secondo voto, che si annuncia quale molto probabile, date le numerose ombre sull’amministrazione e le accuse dei giudici contro il Presidente. A 14 mesi dalle elezioni politiche e presidenziali, il Congresso non ha più voglia di sacrificarsi per difendere il governo, anche perché Temer non sarà certamente candidato. E l’economia brasiliana, pur appena uscita da un biennio disastroso, potrebbe ripiombare in una crisi di fiducia, a causa dello stallo politico in vista fino alla fine della legislatura.

Giuseppe Timpone
16 Agosto 2017
www.investireoggi.it/economia/brasile-riforme-austerita-stand-by-presidenza-temer-rischio-abbandono/?re...
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00martedì 3 aprile 2018 14:59
Brasile - Arrestati amici e collaboratori del Presidente Michel Temer, tra cui un ex Ministro


José Yunes e Joao Baptista Lima Filho rispettivamente alla sinistra e alla destra di Temer

La polizia federale brasiliana ha arrestato ieri sera a San Paolo due amici e stretti collaboratori del Presidente Michel Temer, l'avvocato José Yunes, ex consigliere speciale del Presidente della Repubblica, e Joao Baptista Lima Filho, un ex Colonnello della polizia militare di San Paolo, considerato il factotum di Temer. Lo riporta oggi il quotidiano brasiliano "Folha de S.Paulo". I due sono stati arrestati su richiesta del Procuratore Generale della Repubblica (PGR), Raquel Dodge, nel contesto dell'operazione Skala, iniziata giovedì dalla polizia federale a San Paolo e Rio de Janeiro, nella quale sono investigati supposti favori fatti ad aziende che operano nel settore portuale, legate a Temer.

30 marzo 2018
www.agenzianova.com/a/0/1871102/2018-03-30/brasile-arrestati-amici-e-collaboratori-del-presidente-michel-temer-tra-cui-un-ex-...
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00lunedì 4 giugno 2018 17:33
Brasile: si dimette Presidente Petrobras



Il Presidente dell'azienda petrolifera statale brasiliana Petrobras, Pedro Parente, ha formalizzato oggi le sue dimissioni "irrevocabili" al Presidente Michel Temer, consegnandogli una lettera che è stata diffusa dai media. Nella missiva, Parente ammette che lo sciopero dei camionisti (che ha paralizzato il paese per dieci giorni) "ha scatenato un intenso dibattito" sulla politica dei prezzi di Petrobras, aggiungendo che "è chiaro che in questo quadro la mia permanenza (nella Presidenza dell'azienda pubblica) ha smesso di aver un qualche valore positivo". Dal luglio scorso, Parente ha portato avanti una politica di prezzi che ha portato a un aumento totale del prezzo del diesel, che ha superato il 50%, mentre nello stesso periodo l'inflazione ha oscillato intorno al 4%, il che ha innescato la protesta dei camionisti, che hanno paralizzato il traffico in tutto il Paese, mettendo in ginocchio la sua economia. Il Presidente dimissionario ha comunque sottolineato che grazie alla sua gestione la Petrobras è riuscita a restaurare la sua reputazione, fortemente danneggiata dalla rivelazione di scandali di corruzione, ed ha chiesto a Temer di scegliere un suo successore senza interferenze politiche. Frattanto, le azioni della Petrobras sono crollate del 20% alla Borsa di San Paolo, dopo l'annuncio delle dimissioni di Parente. Alle 12.50 (le 17.50 in Italia) il prezzo delle azioni Petrobras sul mercato di San Paolo (Bovespa), la principale Borsa dell'America Latina, aveva perso il 20,7%. Immediatamente dopo l'annuncio delle dimissioni di Parente, i titoli Petrobras sono stati ritirati dal mercato per mezz'ora, dalle 12 alle 12.30 (le 17 e le 17.30 in Italia).

01 giugno 2018
www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2018/06/01/brasile-si-dimette-presidente-petrobras_04ac1ed533eb409e-b8ff-eb87d2250...
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00giovedì 13 settembre 2018 15:31
Brasile - Diffuse nuove prove su tangenti Odebrecht a Temer

La polizia federale brasiliana ha inviato al Supremo Tribunale Federale (STF) quattro registrazioni consegnate da un pentito dell'inchiesta anticorruzione Lava Jato. Le registrazioni confermerebbero che nel 2014 il Presidente Michel Temer ha ricevuto una tangente di 1,4 milioni di reais (poco più di 300mila dollari) da parte della multinazionale edilizia Odebrecht. Gli audio, diffusi da TV Globo, sono stati consegnati da Alvaro Novis, un "doleiro" (trafficante di valuta) che è diventato collaboratore della giustizia, e contengono conversazioni nelle quali il Colonnello Joao Baptista Lima, amico personale di Temer, discute della consegna del denaro delle tangenti. Lo scorso 6 settembre, la polizia ha consegnato al giudice Edson Fachin, che segue le inchieste Lava Jato nell'STF, una rapporto nel quale si accusa Temer di corruzione e riciclaggio, che deve ora essere trasmesso alla Procuratrice Generale, Raquel Dodge, la quale dovrà decidere se esistono gli estremi per una imputazione formale. Nel rapporto si ricostruisce una cena avvenuta nel maggio del 2014 nel Palazzo di Jaburù (residenza ufficiale del vicepresidente del Brasile, l'incarico occupato in quel momento da Temer) durante il quale Marcelo Odebrecht, allora Presidente della Odebrecht e ora condannato a 19 anni per corruzione, ha promesso di versare un totale di 10 milioni di reais (poco meno di 2,5 milioni di dollari) in tangenti. Di questa somma facevano parte gli 1,4 milioni di reais destinati a Temer, che sarebbero stati pagati in almeno tre consegne successive. Le stesse che sarebbero state coordinate nelle telefonate contenute negli audio rivelati oggi. Nel pubblicare le trascrizioni delle conversazioni, Globo sottolinea che, secondo i registri del suo cellulare, fra alcune delle telefonate registrate, il Colonnello Lima ha chiamato anche il numero personale di Temer.

11 settembre 2018
www.swissinfo.ch/ita/brasile--diffuse-nuove-prove-su-tangenti-odebrecht-a-temer/...
wheaton80
00sabato 3 novembre 2018 20:22
Brasile, polemiche per Moro Ministro di Bolsonaro. Rousseff:"Il re è nudo"

RIO DE JANIERO - Sergio Moro è raggiante. “Sì”, conferma entusiasta, “ho accettato la proposta del presidente Bolsonaro”. Il capo del pool della Mani Pulite versione carioca, l’uomo che ha scoperchiato il più grande scandalo nella storia del Brasile e le sue ramificazioni in altri 12 Paesi del Continente, il giudice che ha spedito in carcere l’ex Presidente Luiz Ignácio Lula da Silva, sarà un super Ministro. Avrà poteri illimitati: nella giustizia, nella sicurezza, negli appalti, con diramazioni nel fisco e tutto ciò che può essere contagiato dalla corruzione. E’ stato stregato dalle sirene del potere. Proprio lui che il potere lo ha combattuto attirandosi una valanga di critiche da parlamentari e imprenditori e che adesso accetta di assumere con un balzo di carriera che ha lasciato interdetti. Non tanto per le sue competenze, indubbie, ma per il fatto che fino a quattro mesi fa escludeva con forza il suo ingresso in politica. “Sono e resto un giudice”, aveva ripetuto a chi gli chiedeva cosa avrebbe fatto in vista del rinnovo elettorale. “Fa parte della mia formazione. Il mio mondo è la Legge, non la Politica”.

Adesso sono in molti a ricordagli le sue affermazioni e a temere che l’ingresso di un magistrato come Moro, con i suoi successi e i suoi limiti, i suoi modi sempre rispettosi ma anche le sue intemperanze, sia l’ennesimo segnale di una svolta autoritaria nel governo di Bolsonaro. Il PM dice che al contrario la sua presenza è “una garanzia per lo Stato di Diritto” e che questo “dovrebbe essere un motivo in più per rassicurare lo scetticismo che ancora pervade vasti strati della società” sulla tenuta democratica del Paese. Per chi ha combattuto la corruzione dilagante il suo arrivo nell’esecutivo è “un’opportunità”: conosce a fondo la materia, sa come agire, ha gli strumenti per contrastarla. Per molti giuristi, anche tra i suoi compagni di lavoro e di formazione, è una scelta sbagliata. Imprudente. “Lascia la magistratura in difficoltà”, dicono. “Ha fatto un passo verso un posto che può essere revocato in ogni momento. Punta al Supremo, quando nel 2020 si libererà il posto di consigliere di Celso de Mello”. Per la difesa di Lula è “la conferma definitiva che Lula è stato incriminato, processato, condannato e messo in carcere senza aver commesso un crimine, con la chiara volontà di estrometterlo politicamente”.

Gli avvocati a questo punto sono decisi “a intraprendere misure appropriate a livello nazionale e internazionale per rafforzare il diritto all’ex Presidente di ottenere un processo equo”. Moro è stato criticato in passato in almeno due occasioni: quando ha spiccato un ordine di comparizione nei confronti di Lula e lo ha trascinato con la polizia a deporre in aula; e quando ha diffuso un file audio con le conversazioni tra Lula e la Rousseff, secretate, che fecero infiammare la piazza per la spinta definitiva all’impeachment dell’allora Presidente del Brasile. Fernando Haddad si è limitato a dire che “la nomina di Moro alla Giustizia è una cosa che comprenderanno i media e i forum internazionali”. Dilma Rousseff è stata più caustica:“Il Re è nudo”, ha commentato. “Quello offerto da Bolsonaro a Moro non è il Ministero della Giustizia, si chiama regalo!”. In Brasile si respira un’aria di attesa. Attesa carica di speranze per molti, che vedono nel nuovo governo il possibile rilancio dell’economia e quindi il ritorno ai fasti del grande Brasile; e di angoscia per chi sa di dover affrontare un lungo periodo di incertezza, di censure e di misure sulla sicurezza a scapito delle libertà.

Le mobilitazioni più forti sono quelle degli studenti. Ci sono stati scontri a San Paolo e a Rio. Si spara di meno. E’ raro sentire i colpi delle armi automatiche che fino alla settimana scorsa ti svegliavano all’alba e annunciavano il buio della sera. Forse è solo apparenza. Ma colpisce questo silenzio. I Cartelli e il narcotraffico non sono spariti dall’oggi al domani. E’ la dimostrazione che anche nella favela si attende per capire le prossime mosse di Bolsonaro. C’è invece chi invita alla vigilanza. Come Caetano Veloso, uno dei grandi cantautori e chitarristi brasiliani, che ricorda bene la dittatura militare quando subì il carcere con Gilberto Gil e altri colleghi fino al suo esilio a Londra. “Attenti”, ha postato su Twitter, annunciando una nuova raccolta di testi e canzoni sue e di altri amici sotto il titolo “Politica”. "Tutto adesso è in pericolo, tutto è diverso, anche se resta meraviglioso”. Ha condiviso su Spotify la sua nuova playlist con testi di Chico Buarque, Carlinhos, Brown e Os Mutantes. “Dobbiamo essere vigili e forti”, incalza Veloso. “Non abbiamo tempo per la morte”, con un chiaro riferimento agli incubi della dittatura che soffocò il Brasile, e la sua musica considerata ribelle, dal 1967 al 1985.

Daniele Mastrogiacomo
02 novembre 2018
www.repubblica.it/esteri/2018/11/02/news/brasile_polemiche_per_moro_ministro_di_bolsonaro_rousseff_il_re_e_nudo_-21...
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00sabato 23 febbraio 2019 18:59
Brasile, la settimana nera di Bolsonaro: ministri cacciati e sotto accusa. Sindacati in piazza contro la riforma delle pensioni

Non sono ancora trascorsi due mesi dall’inizio del suo mandato, e già gli scandali hanno iniziato a mietere le prime vittime eccellenti nell’esecutivo di Jair Bolsonaro. Il neo Presidente brasiliano ha infatti dovuto affrontare la sua prima crisi di governo e licenziare all’inizio della settimana il Ministro Gustavo Bebianno, Segretario Generale della Presidenza, nonché suo uomo di fiducia, per una vicenda legata al finanziamento della campagna elettorale del suo schieramento, il Partito Sociale Liberale (PSL) e la presunta deviazione di fondi. Un ‘siluramento‘ che non è stato indolore: Bebianno ha infatti detto che Bolsonaro è diventato un uomo squilibrato. Il suo posto è stato preso dall’ex Generale in pensione Floriano Peixoto. Con il suo ingresso sale a otto la presenza di militari nell’esecutivo. Ma questo è stato solo l’inizio di una settimana difficile per Bolsonaro. Dopo la caduta di Bebianno, nuovi sospetti sono stati sollevati su un altro Ministro, il titolare del Turismo, Marcelo Alvaro Antonio, e su suo figlio Flavio. Il capo di Gabinetto di Brasilia, Onix Lorenzoni, ha dichiarato che il governo “osserva” e “segue” la situazione di Alvaro Antonio per un presunto coinvolgimento in uno scandalo di prestanome nella campagna del PSL nello Stato di Minas Gerais nel 2018.

Secondo la stampa brasiliana, Antonio avrebbe utilizzato candidati prestanome nella campagna del PSL, per i quali ha ricevuto soldi dallo Stato, che poi sarebbero stati utilizzati illecitamente. “Bisogna aspettare perché emergano tutti i chiarimenti e per vedere se c’è qualcosa di grave, che sia di diretta responsabilità del Ministro. Il Presidente analizzerà il caso e prenderà una decisione”, ha detto Lorenzoni. Bolsonaro ha incontrato il Ministro del Turismo per discutere la questione dei prestanome (detti anche 'naranjas' o arance), il cui uso nel PSL sembrerebbe essere un’irregolarità alquanto ricorrente. E’ probabile però che anche Antonio si veda obbligato a rinunciare al suo incarico, visto che gli indizi a suo carico paiono più consistenti di quelli emersi sul conto di Bebianno. E pare inoltre che anche uno dei figli di Bolsonaro, il senatore Flavio, sia coinvolto in queste irregolarità. Secondo quanto riferisce il quotidiano Folha de San Pablo, si sarebbe appropriato di migliaia di reais che, in base alle leggi, sarebbero serviti a finanziare il 30 percento di candidate donne nelle liste elettorali. Anche sul fronte giudiziario non è andata meglio a Bolsonaro, che ha ricevuto una doppia sconfitta nelle corti di giustizia.

Il Tribunale Supremo Federale ha infatti respinto il suo ricorso, confermando la condanna a risarcire la deputata Maria do Rosario, che aveva offeso dicendole che non l’avrebbe violentata perchè “molto brutta” e non lo meritava, mentre un giudice di Rio ha negato la sua richiesta di indennizzo per danni morali contro l’ex deputato federale, Jean Wyllys, che lo aveva definito un “fascista“, “disonesto”, “responsabile del riciclaggio di denaro”, “stupido”, “ignorante”, “razzista“, “corrotto”. L’ex deputato si è fatto scudo dell’immunità parlamentare e la giudice Márcia Hollanda ha negato la richiesta di risarcimento di Bolsonaro. Infine, ma non certo meno importante, il progetto di riforma del sistema pensionistico, presentato da Bolsonaro come la prima priorità per la sua amministrazione, che ha già fatto scendere in piazza a protestare sindacati e lavoratori. Gli utenti del WEB hanno usato i social network per criticare la riforma con l’hashtag “#ReajaOuSuaPrevidênciaAcaba” (reagisci o perderai la tua pensione). Il testo presentato al Congresso prevede che l’età minima di pensionamento sarà di 65 anni per gli uomini e 62 per le donne. Ci vorranno almeno 20 anni di contributi per poter andare in pensione, e 40 anni per ricevere l’intero importo del beneficio. Attualmente, il sistema brasiliano prevede due possibilità di pensionamento: con 15 anni di contributi e un minimo di 65 anni per gli uomini e 60 per le donne o con 35 anni di contributi, qualsiasi sia l’età o il sesso del lavoratore. Decisamente una settimana da dimenticare per Bolsonaro.

Adele Lapertosa
23 Febbraio 2019
www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/23/brasile-la-settimana-nera-di-bolsonaro-ministricacciati-e-sotto-accusa-sindacati-in-piazza-contro-la-riforma-delle-pensioni/...
wheaton80
00venerdì 22 marzo 2019 14:46
Brasile, arrestato l'ex Presidente Temer. Al via la "decontaminazione"

Michel Temer, l'ex Presidente brasiliano, è stato arrestato con le accuse di corruzione e appartenenza ad organizzazione criminale. Prende il via in Brasile la cosiddetta "decontaminazione". Temer è stato trattenuto a San Paolo dalla polizia federale a seguito dell'inchiesta Lava-Jato sulla corruzione nella compagnia petrolifera statale Petrobras, per la quale è stato condannato a 12 anni anche l’ex Presidente Luiz Inacio Lula da Silva. Il giudice Marcelo Bretas, del 7° Tribunale Penale Federale di Rio de Janeiro, ha mandato l'ordine d'arresto sulla base di testimonianze, tra cui quella dell’imprenditore Lucio Funaro, anch'egli coinvolto nel giro di corruzione della compagnia. Sono otto i mandati di arresto preventivo disposti dal giudice. Tra i destinatari anche l’ex Ministro delle Miniere e dell’Energia, Moreira Franco. Temer era diventato Presidente a seguito dell’impeachment di Dilma Rousseff, l’esponente del Partito dei Lavoratori che era succeduta a Lula nel 2010 e poi era stata rieletta nel 2014.

22 marzo 2019
www.affaritaliani.it/esteri/brasilearrestatoexpresidentetemeralvialadecontaminazione595...
wheaton80
00venerdì 12 aprile 2019 00:49
Brasile: nuovo rinvio giudizio per Temer

L'ex Presidente del Brasile, Michel Temer, il suo ex Ministro delle Miniere e dell'Energia, Moreira Franco, e altri 12 indagati sono stati rinviati a giudizio nell'ambito del processo riguardante un presunto schema di tangenti per la costruzione della centrale nucleare Angra 3 a Rio de Janeiro: lo rende noto il sito di notizie G1. La decisione è stata presa dal giudice federale Marcelo Bretas, responsabile a Rio dell'inchiesta 'Lava Jato', considerata la Mani Pulite verdeoro. Venerdì scorso l'ex capo dello Stato, che la settimana prima era stato arrestato in via preventiva e scarcerato quattro giorni dopo, è stato rinviato a giudizio anche in un altro processo, stavolta riguardante JBS, la più grande azienda di lavorazione della carne al mondo.

05 aprile 2019
www.ansa.it/sito/notizie/mondo/americalatina/2019/04/03/brasile-nuovo-rinvio-giudizio-per-temer_be32fc51-89f0-4bd5-b9b3-d3eee8a8b...
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