Chiesa tradizionalista d’Italia e d’Europa

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Ghergon
00sabato 7 giugno 2008 18:03
Intervista a Monsignor Joseph Kramer, il sacerdote chiamato alla guida della prima Chiesa tradizionalista d’Italia e d’Europa: “Il Motu Proprio di Benedetto XVI un atto di giustizia e libertà”

di Bruno Volpe







CITTA’ DEL VATICANO
- Con l’istituzione della cinquecentesca Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini in Roma a prima Parrocchia d’Italia e d’Europa in cui sia possibile assistere solo ed esclusivamente alla Messa celebrata con il rito tridentino di San Pio V, il 56enne Monsignor Josef Kramer, cui è stata affidata la guida pastorale del noto complesso religioso, si è assunto l’onere, e l’onore, di far riscoprire la luminosa e gloriosa liturgia pre-conciliare nella Capitale della cristianità. Un compito avvincente, sicuramente impegnativo, affidatogli dal Vicariato alla luce del Motu Proprio ‘Summorum Pontificum’ di Benedetto XVI.

Monsignor Kramer, qual è il Suo programma?

“Intanto di celebrare degnamente la Santa Messa; poi, di far diventare la Parrocchia un punto di riferimento per i fedeli tradizionalisti. Voglio una Chiesa disponibile e aperta 24 ore su 24, corsi di direzione spirituale, aggiornamenti per sacerdoti che vogliano apprendere la celebrazione della Messa secondo il rito antico, corsi di catechismo. Ecco, punto a creare una Parrocchia viva”.

Le porte, dunque, sono aperte anche a quei presbiteri che non conoscono il messale di San Pio V ma vogliono imparare…

“Chiunque voglia imparare e collaborare è il benvenuto: la barca di Pietro non esclude mai nessuno”.

A Suo avviso, quale messaggio ha voluto trasmettere il Santo Padre con il Motu Proprio ‘Summorum Pontificum’?

“Il Papa ha voluto rivalutare un gioiello che mai era stato messo al bando. Personalmente, ritengo sia stato un atto di giustizia e libertà. E con la stessa convinzione considero sbagliate le critiche, sia interne che esterne alla Chiesa, al Motu Proprio. Il Pontefice ha lanciato in segno di unità, non di divisione; ha porto la mano ai tradizionalisti senza nulla togliere agli altri. Altro che Chiesa parallela, come temeva qualcuno…”.

Monsignore, comunque non c’è che dire, il rito tridentino ha un fascino tutto particolare: il sacerdote di spalle ai fedeli e l’intera assemblea rivolta verso la Croce, la Comunione in ginocchio, le orazioni in latino…

“E’ vero. Si tratta di un messale bellissimo, un tesoro che grazie alla lungimiranza del Papa ora ritrova forza e spazio nella Chiesa”.

Anche Lei pensa che ci siano stati troppi abusi con il Novus Ordo?

“Non voglio alimentare polemiche. Mi limito ad osservare che la liturgia dev’essere bellezza e non spettacolo; che essa è la contemplazione del Mistero di Cristo e non proprietà del celebrante. Tuttavia, è inutile nascondere che anche con il rito tridentino, in passato, ci siano stati degli abusi. Secondo me, il problema non è come si celebra, ma con quale animo il sacerdote si accosta all’altare”.

Fatto sta che dopo il Concilio Vaticano II, in omaggio al criterio della creatività liturgica, si sono verificati abusi e stravaganze di ogni tipo…

“Non lo scopriamo oggi, lo ha scritto lo stesso Papa Benedetto XVI nell’introduzione al Motu Proprio. Nel mio piccolo, resto convinto che la Messa non sia un passatempo e vada celebrata sempre con decoro, possibilmente da sacerdoti preparati”.

Monsignor Kramer, Lei è australiano: senza nulla togliere alla Sua preparazione e alle Sue capacità, come mai il Vicariato di Roma ha scelto per la prima parrocchia tradizionalista un sacerdote straniero? I presbiteri italiani sono impreparati?

“Anche io mi sono meravigliato. Per rispondere alla sua domanda, credo che la scelta sia ricaduta su di me perché i sacerdoti, in particolare quelli giovani, non importa se italiani o stranieri, non conoscono bene il latino e la liturgia del rito tridentino. Ora, se vogliono imparare, la mia Parrocchia è a loro completa disposizione”. Cosa aggiungere? Introibo ad altare Dei.
Ghergon
00lunedì 9 giugno 2008 17:56
Epolis di oggi.


Grandiosa notizia!

Ghergon
00lunedì 9 giugno 2008 21:57
Prima messa in latino e arrivano in 500

Inaugurata ieri la parrocchia dedicata al rito antico

Inaugurata ieri la prima parrocchia in latino di tutta Italia: messa solenne con tanti giovani alla «SS. Trinità dei pellegrini»


Carlotta De Leo Ester Palma

Una messa solenne (e affollatissima) alle 10 e una più raccolta alle 18,30, tutte rigorosamente in latino. Cronaca del primo giorno della nuova parrocchia «SS. Trinità dei Pellegrini », nella piazza omonima vicino Campo de' Fiori.
La chiesa del '600 che ospita anche una «Ss. Trinità» di Guido Reni, è da ieri ufficialmente la prima parrocchia italiana dedicata alla celebrazione in latino, secondo la forma antica del Rito Romano preconciliare, con il prete di spalle ai fedeli e canti gregoriani. Un esempio per la Chiesa di tutto il mondo nelle intenzioni del cardinal Ruini, che ne ha fatto una parrocchia personale, ovvero un luogo di culto legato al servizio pastorale e non al territorio.
Tutto nasce dall'ormai celebre Motu proprio «Summorum Pontificum», con cui nel 2007 Benedetto XVI ha ridato slancio e legittimità al rito in latino. «Mi auguro che qui nasca una vera comunità parrocchiale e incoraggio tutti ad assecondare questa iniziativa», ha detto ieri dall'altare monsignor Ernesto Mandara, vescovo ausiliare per il centro.
Ad ascoltarlo oltre 500 persone: per la maggior parte giovani
, molte famiglie con bambini e gente rimasta fuori.
«E' stato emozionante vedere tante facce nuove e scoprire che conoscevano il rito antico commenta padre Joseph Kramer, il neoparroco australiano, trapiantato a Roma dal 1977 Per noi, più che una vittoria si tratta di una conferma. In questi ultimi 30 anni la nostra congregazione, la Fraternità sacerdotale San Pietro, ha scelto la strada giusta. Abbiamo iniziato nell'oscurità, ma grazie al Santo Padre siamo finalmente qui».
Padre Kramer punterà sui giovani (per loro ci saranno corsi per comunioni e matrimoni) e sui pellegrini: nei confessionali si parleranno più lingue. «So che la nostra esperienza viene seguita con molto interesse anche all'estero - aggiunge - e spero che nascano in tutto il mondo altre parrocchie come la nostra».
Fino all'altro ieri la chiesa veniva utilizzata solo da S. Egidio, ma è stato lo stesso Ruini a stilare un regolamento interno che definisce orari e spazi per la coabitazione.

© Copyright Corriere della sera (Roma), 9 giugno 2008
Ghergon
00lunedì 9 giugno 2008 22:06
A Roma inaugurata la prima parrocchia personale per i fedeli che si riconoscono nel rito romano antico. Nella diocesi di Novara-Verbania tre parrocci perdono le loro parrocchie perchè recitavano la messa in latino.

(http://kattolikamente.splinder.com) Stamattina a Roma è stata inaugurata con la Santa Messa in latino la chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini, voluta da Benedetto XVI come parrocchia personale per quei cattolici che si riconoscono nel rito romano antico.

La Chiesa era affollata da circa cinquecento persone, le quali hanno assistito alla celebrazione cantata, durata circa un'ora e mezzo, e presieduta dal sacerdote australiano Joseph Kramer della Fraternità Sacerdotale San Pietro. Questi è stato nominato titolare della chiesa in applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum.

Padre Kramer ha celebrato rivolgendo le spalle ai fedeli, tra cui la scrittrice e principessa Alessandra Borghese, e rivolto verso la Croce come prevede la forma liturgica antica. I canti erano tratti da un repertorio rinascimentale e barocco, ed erano intonati dal coro dall'alto di uno dei balconcini della navata centrale.

Monsignor Ernesto Mandara, vescovo ausiliario di Roma settore centro, ha rivolto un discorso ai fedeli ad avere fiducia nel loro nuovo parroco cui è stato affidato un compito non facile: "Sono consapevole dell'importanza della mia missione, - ha detto padre Kramer - spero di esserne all'altezza, ma chiedo l'impegno di tutti voi per aiutarmi a creare una vera comunità".

Invece, don Renato Corti, vescovo della diocesi Novara-Verbania, ha rimosso i parroci di Santa Maria Maggiore, don Alberto Secci, di Crevoladossola, don Stefano Coggiola e di Nibbiola, don Marco Pizzocchi. Motivo:celebravano la messa in latino.

Un "licenziamento" che era nell'aria da mesi; da quando le celebrazioni in latino erano state introdotte con l'entrata in vigore del "Motu proprio" di Papa Benedetto XVI, i tre preti hanno infatti celebrato sempre le messe in latino, scatenando la reazione della Curia che li ha richiamati più volte.
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