Così gli immigrati occuperanno il Paese

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wheaton80
00giovedì 23 ottobre 2014 22:20

Nel 2050 un terzo della popolazione italiana sarà composta da immigrati. Stranieri sbarcati nel Belpaese per lavorare e figli e nipoti dei migranti che in questi giorni il Mediterraneo sta rovesciando sulle nostre coste. Nello studio «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?», redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu vengono analizzati i movimenti migratori a partire dal 1995 e, attraverso modelli matematici, vengono prospettati diversi scenari che disegnano per l’Italia la “necessità” di far entrare tra i 35.088.000 e i 119.684.000 di immigrati per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Visto che tra 36 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione e presupposto che il tasso di natalità per donna resti fermo a 1,2 bambini (negli Anni Cinquanta la media era 2,3). Se c’è chi chiede se per far fronte ad un declino economico e sociale inevitabile non sarebbe meglio promuovere politiche a favore delle famiglie per supportare chi vuole far figli, dall’altra le Nazioni Unite stanno studiando come “sostituire” ai lavoratori italiani, francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli quelli provenienti dal Terzo Mondo per non far crollare l’economia e il sistema pensionistico. Nel 2050, secondo il dossier, saremo in 41.197.000, solo 194mila in più di quanti eravano 64 anni fa. Il livello demografico più alto dal dopoguerra l’Italia l’ha toccato nel 1995, con 57.338.000 residenti registrati. Da allora una lenta e progressiva discesa, accompagnata dal calo della natalità e dal costante invecchiamento della popolazione. Fenomeno che condividiamo con quasi tutti i paesi europei. Ad esempio la Francia, che nel 1901 vedeva nascere per ogni matrimonio 7,8 figli. Mezzo secolo dopo era già scesa a 2,7 per poi attestarsi a 1.7. In Germania per ogni coppia ci sono 1,30 bambini e in Gran Bretagna 1,78. Nell’Unione Europea la media è di 1,5 nascite per ogni donna. Troppo poco per mantenere gli attuali livelli di sviluppo. Meno nascite, alla lunga, significano meno lavoratori attivi che, quindi, non ce la faranno a sostenere con i contributi il peso delle pensioni. Come evitare che la «macchina» s’inceppi? Che milioni di anziani si ritrovino senza indennità? Come mantenere stabili le entrate per i tributi da tradurre in welfare, soldi da spendere per sanità, trasporti e servizi pubblici? Le soluzioni potrebbero essere molte. Le Nazioni Unite intravedono come via principale quello di «rimpiazzare» (come riportato nel titolo del dossier) l’Europa e l’Occidente che invecchia con una massiccia iniezione di immigrati da Asia, Africa e Oceania.

Lo studio prende in considerazione quelli in età lavorativa, tra i 15 e i 64 anni, che dopo lo sbarco molto probabilmente si stabiliranno dalle Alpi alla Sicilia. Vivranno con noi, si sposeranno, faranno figli e nipoti. Così che, anno dopo anno, l’Italia degli italiani si trasformerà in un «melting pot», un’insieme di razze, culture, religioni dove tra quarant’anni a stento saremo ancora maggioranza. Ventiseimilioni di immigrati e i loro discendenti risiederanno a Roma, Milano, Napoli e nei mille Comuni della Penisola nel 2050. Ora sono 4,4 milioni contro i 7,8 presenti in Germania. Il primo ministro inglese David Cameron ha annunciato misure restrittive per gli stranieri in materia di accesso ai sussidi di disoccupazione e alle liste d’attesa per le case popolari. Londra nello scenario più «spinto» dovrà farsi carico di altri 59 milioni di migranti nei prossimi 36 anni, per sostituire i lavoratori che andranno in pensione e quelli che moriranno. Dovranno sostituire pure i connazionali che verranno seppelliti all’ombra dell’Union Jack, che di fatto sono nati nel Regno Unito e lì resteranno. Così accadrà in Italia e nei 27 Stati dell’Ue. «In Francia, Germania e Gran Bretagna - scrive il Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu - il numero di immigrati necessari per mantenere costante sia la popolazione totale che la popolazione in età lavorativa varia irregolarmente nel tempo a causa di strutture di età specifiche . Questi numeri sono paragonabili al numero di immigrati ricevuto nel corso degli ultimi dieci anni. In Germania e in Italia, invece, lo scenario porterebbe tra il 30 e il 40 per cento la popolazione popolazione immigrata nel 2050, che è molto più alta di quella attuale». L’immigrazione, come testimoniano i dati della Guardia Costiera e della Marina Militare che hanno soccorso 150mila stranieri con l’Operazione Mare Nostrum, non segue modelli stabili di crescita ma esponenziali. Di tutti gli sbarchi segnalati negli ultimi vent’anni nel Mediterraneo il 45% è avvenuto nel 2014. E il 48% di chi non ce l’ha fatta, è morto tra le onde quest’anno. Chi è riuscito ad entrare in Italia, dopo mesi, anni di clandestinità pare riesca a trovare lavoro più facilmente degli italiani. Il 60,1% degli stranieri presenti nel Belpaese risulta occupato contro il 59,5% di lombardi, veneti, romagnoli, pugliesi e piemontesi. L’arrivo di nuovi migranti da Tunisia, Egitto, Siria, Cina, Afghanistan, Pakistan, Nigeria, Somalia, Marocco propugnato dalle Nazioni Unite potrebbe essere interpretato da più di qualcuno come uno schiaffo a quel 40,5% di italiani, nella stragrande maggioranza giovani, che non ha lavoro. Milioni di «invisibili» di cui non viene fatta menzione nel dossier. Come se la disoccupazione non esistesse. L’obiettivo che sembra preoccupare gli statisti che nel Palazzo di Vetro a New York disegnano scenari appare esclusivamente quello di far raggiungere all’Europa, sempre nel 2050, il rapporto di due lavoratori per ogni pensionato. Come modello vengono indicati gli Usa dove il rapporto è 2,8 occupati per ogni cittadino «a riposo». Nell’Ue la media è di 1,45. «L’immigrazione di rimpiazzo è tra le possibili politiche di risposta da considerare», insiste l’Onu, «per mantenere adeguati livelli di crescita». Schede zeppe di dati, analisi, grafici, tabelle. C’è di tutto nel dossier. Nemmeno una parola però, neppure un cenno, agli italiani e agli europei che ora sono senza lavoro e ci resteranno con l’arrivo di milioni di stranieri. Come se la crisi non esistesse. L’immigrazione di massa è destinata a rivoluzionare la realtà sociale, a (s)travolgere l’Europa che conosciamo, ma anche di questo non c’è traccia. Solo numeri e aride statistiche. Basta che i conti tornino.

Alessandra Zavatta
22/10/2014
www.iltempo.it/cronache/2014/10/22/cosi-gli-immigrati-occuperanno-il-paese-1...
Areoplano
00venerdì 24 ottobre 2014 09:28
Nessuno ha mai considerato che possa essere un modo per diciamo "iniettare" popolazione ignorante in mezzo a quella "colta" o comunque che ha fatto tanti passi avanti per allontanarsi dai meccanismi della manipolazione, in modo da fare passi indietro, farci lottare tra di noi e rallentare se non frenare il progresso spirituale individuale. Quest'ultimo è l'unico antidoto ad una globalizzazione malata e corrotta.
E l'altro antidoto è investire tantissimo sulla scuola e la sanità in modo educare queste nuove generazioni e mantenerle sane.
Ma ovviamente stanno cercando anche di toglierci i fondi proprio in questi settori. E se non riescono a toglierci i fondi cercano di fare in modo che la qualità dell'educazione e della sanità venga compromessa.

Dobbiamo migliorare l'istruzione. E spero che i professori combattano per far valere questo diritto ma soprattutto spero che siano tanto intelligenti da non pregiudicare la qualità del loro insegnamento. Ogni professore, singolarmente farà la differenza. Pertanto sarebbe bene che facesse il proprio lavoro con passione e dedizione, indipendentemente dall'appoggio o meno delle istituzioni.
Questo vale anche per dottori, infermieri, giudici, forze dell'ordine, sicurezza e... ovviamente i politici, dal più piccolo paesino alle più alte cariche dello stato.
wheaton80
00sabato 1 novembre 2014 18:07
Il piano Kalergi: il genocidio dei popoli europei



L’immigrazione di massa è un fenomeno le cui cause sono tutt’oggi abilmente celate dal Sistema e che la propaganda multietnica si sforza falsamente di rappresentare come inevitabile. Con questo articolo intendiamo dimostrare una volta per tutte che non si tratta di un fenomeno spontaneo. Ciò che si vorrebbe far apparire come un frutto ineluttabile della storia è in realtà un piano studiato a tavolino e preparato da decenni per distruggere completamente il volto del Vecchio Continente.

La Paneuropa
Pochi sanno che uno dei principali ideatori del processo d’integrazione europea fu anche colui che pianificò il genocidio programmato dei popoli europei. Si tratta di un oscuro personaggio di cui la massa ignora l’esistenza, ma che i potenti considerano come il padre fondatore dell’Unione Europea. Il suo nome è Richard Coudenhove Kalergi. Egli, muovendosi dietro le quinte, lontano dai riflettori, riuscì ad attrarre nelle sue trame i più importanti capi di stato, che si fecero sostenitori e promotori del suo progetto di unificazione europea. [1] Nel 1922 fonda a Vienna il movimento “Paneuropa” che mira all’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale basato su una Federazione di Nazioni guidata dagli Stati Uniti. L’unificazione europea avrebbe costituito il primo passo verso un unico Governo Mondiale. Con l’ascesa dei fascismi in Europa, il Piano subisce una battuta d’arresto, e l’unione Paneuropea è costretta a sciogliersi, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale Kalergi, grazie ad una frenetica e instancabile attività, nonché all’appoggio di Winston Churchill, della loggia massonica B’nai B’rith e di importanti quotidiani come il New York Times, riesce a far accettare il suo progetto al Governo degli Stati Uniti.


L’essenza del Piano Kalergi
Nel suo libro «Praktischer Idealismus», Kalergi dichiara che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti d’Europa” non saranno i popoli originali del Vecchio Continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale. Egli afferma senza mezzi termini che è necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’elite al potere. «L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità. [2] Ecco come Gerd Honsik descrive l’essenza del Piano Kalergi:“Kalergi proclama l’abolizione del diritto di autodeterminazione dei popoli e, successivamente, l’eliminazione delle nazioni per mezzo dei movimenti etnici separatisti o l’immigrazione allogena di massa. Affinchè l’Europa sia dominabile dall‘elite, pretende di trasformare i popoli omogenei in una razza mescolata di bianchi, negri e asiatici. A questi meticci egli attribuisce crudeltà, infedeltà e altre caratteristiche che, secondo lui, devono essere create coscientemente perché sono indispensabili per conseguire la superiorità dell‘élite. Eliminando per prima la democrazia, ossia il governo del popolo, e poi il popolo medesimo attraverso la mescolanza razziale, la razza bianca deve essere sostituita da una razza meticcia facilmente dominabile. Abolendo il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge ed evitando qualunque critica alle minoranze con leggi straordinarie che le proteggano, si riuscirà a reprimere la massa. I politici del suo tempo diedero ascolto a Kalergi, le potenze occidentali si basarono sul suo piano e le banche, la stampa e i servizi segreti americani finanziarono i suoi progetti. I capi della politica europea sanno bene che è lui l’autore di questa Europa che si dirige a Bruxelles e a Maastricht. Kalergi, sconosciuto all’opinione pubblica, nelle classi di storia e tra i deputati è considerato come il padre di Maastricht e del multiculturalismo. La novità del suo piano non è che accetta il genocidio come mezzo per raggiungere il potere, ma che pretende creare dei subumani, i quali grazie alle loro caratteristiche negative come l’incapacità e l’instabilità, garantiscano la tolleranza e l’accettazione di quella “razza nobile”. [3]



Da Kalergi ai nostri giorni
Benché nessun libro di scuola parli di Kalergi, le sue idee sono rimaste i princìpi ispiratori dell’odierna Unione Europea. La convinzione che i popoli d’Europa debbano essere mescolati con negri e asiatici per distruggerne l’identità e creare un’unica razza meticcia, sta alla base di tutte le politiche comunitarie volte all’integrazione e alla tutela delle minoranze. Non si tratta di princìpi umanitari, ma di direttive emanate con spietata determinazione per realizzare il più grande genocidio della storia. In suo onore è stato istituito il premio europeo Coudenhove-Kalergi che ogni due anni premia gli europeisti che si sono maggiormente distinti nel perseguire il suo piano criminale. Tra di loro troviamo nomi del calibro di Angela Merkel o Herman Van Rompuy.


La Società Europea Coudenhove-Kalergi ha assegnato alla Cancelliera Federale Angela Merkel il Premio europeo nel 2010


Il 16 novembre 2012 è stato conferito al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy il premio europeo Coudenhove-Kalergi 2012 durante un convegno speciale svoltosi a Vienna per celebrare i novant’anni del movimento paneuropeo. Alla sue spalle compare il simbolo dell’Unione Paneuropea: una croce rossa che sovrasta il sole dorato, simbolo che era stato l’insegna dei Rosacroce

L’incitamento al genocidio è anche alla base dei costanti inviti dell’ONU ad accogliere milioni di immigrati per compensare la bassa natalità europea. Un rapporto della “Population Division” (Divisione per la Popolazione), intitolato:“Migrazioni di ricambio: una soluzione per le popolazioni in declino e invecchiamento, l’Europa avrebbe bisogno entro il 2025 di 159 milioni di immigrati”, è stato diffuso all’inizio del nuovo millennio, il gennaio del 2000, dalle Nazioni Unite a New York. Ci si chiede come sarebbe possibile fare stime così precise se l’immigrazione non fosse un piano studiato a tavolino. È certo infatti che la bassa natalità di per sé potrebbe essere facilmente invertita con idonei provvedimenti di sostegno alle famiglie. È altrettanto evidente che non è attraverso l’apporto di un patrimonio genetico diverso che si protegge il patrimonio genetico europeo, ma che così facendo se ne accelera la scomparsa. L’unico scopo di queste misure è dunque quello di snaturare completamente un popolo, trasformarlo in un insieme di individui senza più alcuna coesione etnica, storica e culturale. In breve, le tesi del Piano Kalergi hanno costituito e costituiscono tutt’oggi il fondamento delle politiche ufficiali dei governi volte al genocidio dei popoli europei attraverso l’immigrazione di massa. G. Brock Chisholm, ex direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dimostra di avere imparato bene la lezione di Kalergi quando afferma:«Ciò che in tutti i luoghi la gente deve fare è praticare la limitazione delle nascite e i matrimoni misti (tra razze differenti), e ciò in vista di creare una sola razza in un mondo unico dipendente da un’autorità centrale» [4]



Conclusione
Se ci guardiamo attorno, il piano Kalergi sembra essersi pienamente realizzato. Siamo di fronte ad una vera terzomondializzazione dell’Europa. L’assioma portante della “Nuova Civiltà” sostenuta dagli evangelizzatori del Verbo multiculturale, è l’adesione all’incrocio etnico forzato. Gli europei sono naufragati nel meticciato, sommersi da orde di immigrati afro-asiatici. La piaga dei matrimoni misti produce ogni anno migliaia di nuovi individui di razza mista: i “figli di Kalergi”. Sotto la duplice spinta della disinformazione e del rimbecillimento umanitario operato dai mezzi di comunicazione di massa si è insegnato agli europei a rinnegare le proprie origini, a disconoscere la propria identità etnica. I sostenitori della Globalizzazione si sforzano di convincerci che rinunciare alla nostra identità è un atto progressista e umanitario, che il “razzismo” è sbagliato, ma solo perché vorrebbero farci diventare tutti come ciechi consumatori. È più che mai necessario in questi tempi reagire alle menzogne del Sistema, ridestare lo spirito di ribellione negli europei. Occorre mettere sotto gli occhi di tutti il fatto che l’integrazione equivale a un genocidio. Non abbiamo altra scelta, l’alternativa è il suicidio etnico.

Note
[1] Tra i suoi seguaci della prima ora si incontrano i politici cechi Masarik e Benes, così come il banchiere Max Warburg, che ha messo a sua disposizione i primi 60.000 marchi. Il cancelliere austriaco Monsignor Ignaz Seipel e il successivo presidente austriaco Karl Renner si incaricarono successivamente di guidare il movimento Paneuropa. Kalergi stesso indicava che alti politici francesi approvavano il suo movimento per reprimere la ripresa della Germania. Così il primo ministro francese Edouard Herriot e il suo governo, come i leaders britannici di tutti gli ambiti politici e, tra loro, il redattore capo del Times, Noel Baker, caddero nelle macchinazioni di questo cospiratore. Infine riuscì ad attrarre Winston Churchill. Nello stesso anno, quello che più tardi si trasformerà nel genocida ceco di 300.000 tedeschi dei Sudeti, Edvard Benes, fu nominato presidente onorario. Egli ha finora quasi disconosciuto Kalergi, ma negoziava anche con Mussolini per restringere il diritto di autodeterminazione degli austriaci e favorire ancora di più le nazioni vittoriose, ma fallì. Nell’interminabile lista degli alti politici del XX secolo, c’è da menzionare particolarmente Konrad Adenauer, l’ex ministro della giustizia spagnolo, Rios, e John Foster Dulles (EEUU). Senza rispettare i fondamenti della democrazia e con l’aiuto del New York Times e del New York Herald Tribune, Kalergi presentò al Congresso Americano il suo piano. Il suo disprezzo per il governo popolare lo manifestò in una frase del 1966, nella quale ricorda la sua attività del dopoguerra:”I successivi cinque anni del movimento Paneuropeo furono dedicati principalmente a questa meta: con la mobilitazione dei parlamenti si trattava di forzare i governi a costruire la Paneuropa”. Aiutato da Robert Schuman, ministro degli esteri francese, Kalergi riesce a togliere al popolo tedesco la gestione della sua produzione dell’acciaio, ferro e carbone e la trasferisce a sovranità sovranazionale, ossia antidemocratica. Appaiono altri nomi: De Gasperi, il traditore dell’autodeterminazione dei tirolesi del sud, e Spaak, il leader socialista belga. Finge di voler stabilire la pace tra il popolo tedesco e quello francese, attraverso gli eredi di Clemenceau, quelli che idearono il piano genocida di Versailles. E negli anni venti sceglie il colore azzurro per la bandiera dell’Unione Europea. Il ruolo guida di Kalergi nella creazione dell’Europa multiculturale e nella restrizione del potere esecutivo dei parlamenti e dei governi, è evidente ai giorni nostri, e si palesa col conferimento del premio “Coudenhove Kalergi” dal cancelliere Helmut Kohl come ringraziamento per seguire questo piano, così come l’elogio e l’adulazione del potente personaggio da parte del massone e politico europeo Juncker, il primo ministro del Lussemburgo. Nel 1928 si aggiunsero celebri politici e massoni francesi: Leon Blum (più tardi primo ministro), Aristide Briand, E. M. Herriot, Loucheur. Tra i suoi associati si incontrava gente molto diversa, come lo scrittore Thomas Mann e il figlio del Kaiser, Otto d’Asburgo. Tra i suoi promotori, a parte i già menzionati Benes, Masarik e la banca Warburg, si incontravano anche il massone Churchill, la CIA, la loggia massonica B’nai B’rith, il “New York Times” e tutta la stampa americana. Kalergi fu il primo a cui fu assegnato il premio Carlomagno nella località di Aachen; e quando lo ricevette Adenauer, Kalergi era presente. Nel 1966 mantiene i contatti con i suoi collaboratori più importanti. Tutti coloro che sono stati insigniti di questo premio fanno parte del circolo di Kalergi e della massoneria, o si sforzarono di rappresentare gli interessi degli USA in Germania. Nell’anno 1948 Kalergi riesce a convertire il “Congresso degli europarlamentari” di Interlaken in uno strumento per obbligare i governi a tornare a occuparsi della “questione europea”, vale a dire, a realizzare il suo piano. Proprio allora si fonda il Consiglio Europeo e in cima alla delegazione tedesca troviamo Konrad Adenauer appoggiato dalla CIA. (Gerd Honsik, “Il Piano Kalergi”)
[2] Kalergi, Praktischer Idealismus
[3] Honsik, op.cit.
[4] «USA Magazine», 12/08/1955

identità.com/blog/2012/12/11/il-piano-kalergi-il-genocidio-dei-popoli-...
wheaton80
00sabato 1 novembre 2014 18:49
Renzi toglie 100 milioni ai malati SLA e dimezza fondi per alluvione Genova, ma trova 180 milioni per gli immigrati

www.dailymotion.com/video/x28nopa_renzi-toglie-100-milioni-ai-malati-sla-e-dimezza-fondi-per-alluvione-genova-ma-trova-180-milioni-...
Areoplano
00lunedì 3 novembre 2014 11:37
Il piano Kalergi: il genocidio dei popoli europei
Molto interessante questa informazione. "Strano" che non se ne senta mai parlare pur essendo tutto alla luce del sole.

Non so bene le fonti di questa informazione e purtroppo non ho nemmeno letto il libro. Però, estraniandomi dal contesto, non mi sembra del tutto un ragionamento sbagliato a parte ovviamente le idee che spero siano personali sul genocidio, la schiavizzazione o la razza superiore.
E qui è difficile capire chi sono i "buoni" e i "cattivi", chi fa il doppio gioco e chi fa il doppio gioco nel doppio gioco ecc...

L'Europa ha vissuto migliaia di guerre, lotte di potere, lotte di classi, guerre di religione, confine, razza, ideologie ecc..
Alla fine credo che se si mescolassero tutte le razze, non ci sarebbe più nessuno che possa pensare di attaccare l'atro sapendo che in famiglia ha qualcuno di razza o ideologia mista.

Potrebbe invece essere un modo per impedire ulteriori genocidi come avvenuti nella seconda guerra mondiale non essendoci più una razza unica da "preservare".

L'integrazione, ci hanno insegnato molti paesi, se ben gestita può essere davvero una risorsa infinita.
Ma se gestita male può portare ad odio, razzismo e guerre.

Il confine è talmente sottile che nella confusione ci saranno sempre quelle elite di potenti che avranno il loro interesse.
Nell'ottica di un nuovo ordine mondiale ben gestito, ci sarà la corsa a chi si vorrà accaparrare una fetta di potere.

Tutto ciò che porta a scontrarci, porta solo a fare l'interesse dei più avidi e prepotenti.
Il problema non è l'immigrato, di che colore è, mentalità, credo ecc...
Un delinquente è un delinquente, punto e basta.

L'integrazione è una cosa seria ed importante, ed è un obbiettivo che va perseguito comunque, non ci sono più alternative.
wheaton80
00lunedì 3 novembre 2014 19:36
Anch'io sono d'accordo con un'integrazione, ma solo se l'intera élite mondialista venga prima rinchiusa da qualche parte e resa impotente. Altrimenti, come dicevi, si inserirebbe di sicuro con i propri scopi in qualsiasi tentativo di convivenza pacifica tra i popoli. Anche se è un mezzo drastico, questi criminali non lasciano ai Paesi altra scelta che chiudere i propri confini, volendo preservare il bene dei propri cittadini. Ma io spero che presto o tardi questa situazione si sbloccherà... ci sono già molti segni dell'indebolimento dell'influenza mondialista. Vedremo :)
Areoplano
00martedì 4 novembre 2014 10:28
A parte che Kalergi in quella prima foto del libro assomiglia tantissimo a Mario Draghi... :-) Saranno parenti...?

E' molto comune l'idea di isolare, rinchiudere, o esiliare i "cattivi", ma le metafore dalle fiabe dei bambini ai film più moderni spiegano bene quale sarebbe la strada più lunga ma sicura e duratura. Giustamente come dicevi anche tu, Wheaton è quella di renderli impotenti e credo ci stiamo muovendo sulla strada giusta. Ne è la prova che stanno cercando in tutti i modi, anche i più violenti e scorretti di ostentare la loro potenza e superiorità.

Se facessi parte dell'elite per così dire bene intenzionata, lavorerei proprio sulla popolazione in modo da istruirla, informarla, appacificarla e omogeneizzarla. Solo in questo modo, nelle difficoltà che cercherebbero di creare i "cattivi", l'umanità avrebbe una grande opportunità di unirsi pacificamente per un grande bene in comune ed immunizzarci definitivamente dai malintenzionati di oggi e di domani, facendo tesoro della storia e trasmettendo di generazione in generazione tutte le informazioni utili per prevenire una eventuale rivolta futura. Come ha sempre fatto l'uomo in quanto sua natura.

Credo anche che internet verrà considerato (e lo è già) quel mezzo decisivo che ha permesso questo cambiamento epocale dell'umanità.

Certo, siamo nel bel mezzo del cambiamento, dobbiamo lavorare molto perché non è così scontato che il "bene" avrà la meglio sul "male". Sarà una battaglia continua come nel migliore dei racconti, ma se "vinceremo" dovremmo avere un lungo periodo di tregua in cui l'umanità non dovrà mai abbassare la guardia, dare niente per scontato e ovviamente mai adagiarsi troppo sugli allori. Altrimenti, la storia ci insega che potremmo ricominciare da capo.
Stiamo scrivendo la storia più importante dell'umanità, solo alla fine sapremo chi firmerà il libro, intanto il contributo più grande che tutti possiamo dare è quello di condividere ciò che impariamo, fare chiarezza e mettere in guardia quante più persone possiamo dalle false informazioni e false illusioni!
wheaton80
00martedì 4 novembre 2014 16:13
Ahahah infatti sono uguali ora che me lo fai notare XD

Cmq penso che dovremmo in effetti costruire dal basso oltre che sperare che dall'alto qualcuno ponga fine ai loro progetti (e in effetti ci sono più di 180 Paesi che si sono schierati contro la cosiddetta Cabala sionista). Anche perché più persone prendono coscienza delle vere intenzioni di chi ha il potere al momento, più questi ultimi sono costretti ad agire avventatamente inscenando farse ridicole (tipo Ebola o Isis) o addirittura, come facevi notare tu, mostrando i muscoli (alla Netanyahu per intenderci); il tutto non li farà durare ancora a lungo :)
wheaton80
00mercoledì 18 febbraio 2015 01:12
wheaton80
00sabato 30 maggio 2015 04:47
Ban Ki-moon:"L'Europa invecchia, ha bisogno di migranti"

Le parole del segretario delle Nazioni Unite faranno discutere. E non poco. Alla vigilia degli incontri a Bruxelles con la leadership dell'UE Ban Ki-moon da Dublino lancia questo messaggio: l’Europa invecchia, se vuole mantenere il suo dinamismo economico, ha bisogno di migranti. Lo ha detto in un discorso pronunciato nel Castello della capitale irlandese, durante la celebrazione dei 60 anni dell’ingresso dell’Irlanda nelle Nazioni Unite. "I fattori di spinta includono guerre e sottosviluppo; quelli di attrazione includono il semplice miraggio di una fuga dalla povertà. L’Europa deve riconoscerne un altro: il suo deficit nella forza lavoro. Bassa crescita demografica e una transizione demografica ad un continente di vecchi. Se vuole mantenere il suo dinamismo, l’Europa ha bisogno di migranti". Se l'invecchiamento della popolazione europea è un dato di fatto oggettivo, resta da chiedersi per quale motivo l'Europa non dovrebbe porvi rimedio sviluppando le politiche sociali volte a aiutare le giovani coppie a fare figli. Ma su questo Ban non si sofferma. Si limita a dire che l'Europa deve accogliere i migranti perché ne ha bisogno. Ban si è occupato del piano che l'UE si è data per far fronte alla crisi. Poche ore prima, in un incontro con i profughi reinsediati in Irlanda da Paesi come Siria, Afghanistan, Congo, aveva espresso il proprio sostegno all’Agenda per le Migrazioni dell’Unione Europea. Ban ha sottolineato che "le Nazioni Unite e l’Alto Commissario per i Rifugiati sono pronti a collaborare con l'UE, i suoi stati membri e i paesi terzi interessati per sostenere e sviluppare ulteriormente le misure incluse nell’Agenda". Nel discorso a Dublino ha osservato che l’approccio deve essere complessivo, dai paesi di destinazione a quelli di transito, e soprattutto, di origine."Serve un giro di vite sui trafficanti, allo stesso tempo dobbiamo proteggere i profughi e rispettare i diritti umani e il diritto internazionale. Dobbiamo superare l’emergenza per andare alle radici".

Raffaello Binelli
26/05/2015
www.ilgiornale.it/news/mondo/ban-ki-moon-leuropa-invecchia-ha-bisogno-migranti-1133...
Areoplano
00sabato 30 maggio 2015 09:41
Re: Ban Ki-moon:"L'Europa invecchia, ha bisogno di migranti"
wheaton80, 30/05/2015 04:47:


Le parole del segretario delle Nazioni Unite faranno discutere. E non poco. Alla vigilia degli incontri a Bruxelles con la leadership dell'UE Ban Ki-moon da Dublino lancia questo messaggio: l’Europa invecchia, se vuole mantenere il suo dinamismo economico, ha bisogno di migranti. Lo ha detto in un discorso pronunciato nel Castello della capitale irlandese, durante la celebrazione dei 60 anni dell’ingresso dell’Irlanda nelle Nazioni Unite. "I fattori di spinta includono guerre e sottosviluppo; quelli di attrazione includono il semplice miraggio di una fuga dalla povertà. L’Europa deve riconoscerne un altro: il suo deficit nella forza lavoro. Bassa crescita demografica e una transizione demografica ad un continente di vecchi. Se vuole mantenere il suo dinamismo, l’Europa ha bisogno di migranti". Se l'invecchiamento della popolazione europea è un dato di fatto oggettivo, resta da chiedersi per quale motivo l'Europa non dovrebbe porvi rimedio sviluppando le politiche sociali volte a aiutare le giovani coppie a fare figli. Ma su questo Ban non si sofferma. Si limita a dire che l'Europa deve accogliere i migranti perché ne ha bisogno. Ban si è occupato del piano che l'UE si è data per far fronte alla crisi. Poche ore prima, in un incontro con i profughi reinsediati in Irlanda da Paesi come Siria, Afghanistan, Congo, aveva espresso il proprio sostegno all’Agenda per le Migrazioni dell’Unione Europea. Ban ha sottolineato che "le Nazioni Unite e l’Alto Commissario per i Rifugiati sono pronti a collaborare con l'UE, i suoi stati membri e i paesi terzi interessati per sostenere e sviluppare ulteriormente le misure incluse nell’Agenda". Nel discorso a Dublino ha osservato che l’approccio deve essere complessivo, dai paesi di destinazione a quelli di transito, e soprattutto, di origine."Serve un giro di vite sui trafficanti, allo stesso tempo dobbiamo proteggere i profughi e rispettare i diritti umani e il diritto internazionale. Dobbiamo superare l’emergenza per andare alle radici".

Raffaello Binelli
26/05/2015
www.ilgiornale.it/news/mondo/ban-ki-moon-leuropa-invecchia-ha-bisogno-migranti-1133...



Ragionando sono il termini economici il ragionamento è sensato. Incentivare le nascite in Europa non risolve il problema nell'immediato mentre l'immigrazione porterebbe "forza Lavoro" nell'immediato. (Questa parola "forza lavoro" ancor più in questo contesto mi suona come la parola "schiavo" o "sfruttamento" contrario alla ricerca del benessere)

Ciò che non capisco è perchè qualche anno fa avevo cominciato a leggere che avrebbero cambiato i criteri per considerare il "benessere" di una nazione non basandolo più sul PIL ma su valori che danno la felicità alle persone. Ma poi non ho mai più letto nulla...
Dovevamo rivedere i criteri del welfare e non più in termici solo economici. Nei criteri dovevano esserci la qualità della vita, l'assistenza sociale, l'ecologia, gli spazi verdi, la qualità dell'aria, il tempo da dedicare a se stessi e la famiglia, la cultura, la libertà di espressione, ma anche la corruzione, l'onestà, la meritocrazia, la sicurezza.... e ce ne sarebbero tantissimi... invece, ancora nel 2015 si parla sempre e solo di questa cavolo di economia!
Pensiero malato, soluzioni malate!

wheaton80
00giovedì 11 giugno 2015 00:40
Esatto, Ban Ki Moon pubblicizza soltanto il progetto ONU (stabilito a monte, prima di questi disastri) di rendere l'Italia in primis una nazione di gente più disposta di noi a rendersi schiava del sistema capitalistico.
wheaton80
00venerdì 4 settembre 2015 21:56
Fusaro:“Aylan usato per ideologia. E' l'emblema di una grande menzogna, Nietzsche diceva...”

Intervistato da IntelligoNews, il filosofo Diego Fusaro affronta il tema migranti ed entra nel dibattito sulla foto del bambino siriano trovato morto sulla spiaggia.

Si sta discutendo molto sull’opportunità di far vedere la foto shock di Aylan. Qual è la sua opinione?
«C’è un aforisma di Nietzsche molto significativo:“Nessuno mente tanto quanto l’uomo indignato”. Quella foto è l’emblema di una grande menzogna, di una falsa coscienza buonista, che mostra solo gli effetti e mai le cause, mostra solo le tragedie senza mai investigare sulle ragioni, per cui si mostra il bambino morto e non si spiegano che quelle morti sono prodotte dal bombardamento etico e dall’interventismo umanitario a stelle e strisce. Contano solo gli effetti, il rovesciarsi delle barche dei clandestini sembra quasi un evento naturale».

Purtroppo sono tantissimi i bambini morti durante le migrazioni. Perché proprio questa foto è diventato un simbolo anti-guerra?
«E’ diventata un simbolo perché l’hanno rilanciata tutti i giornali di destra e di sinistra, c’è proprio da essere dubbiosi quando tutti riportano la stessa immagine e danno la stessa visione univoca. Ci dobbiamo chiedere: cui prodest? Il Manifesto è stato il peggiore perché con quella foto non faceva altro che la difesa delle politiche migratorie, l’ha usata per fini propagandistici. Dopo l’uso ideologico di quella foto non sarà più possibile mettere in discussione il concetto di accoglienza senza riserve, senza limiti, quindi il capitale vince perché non ha più barriere che limitino l’arrivo voluto di questi schiavi senza diritti».

Il Pentagono ha detto che questa emergenza sui migranti durerà per 20 anni. Cosa ne pensa?
«Mi fido abbastanza di quello che dicono perché sono loro la causa, sono loro che hanno bombardato questi Paesi, come la Libia, provocando tutto questo. Quelli che oggi tanto si scompongono e si agitano contro le stragi in mare sono gli stessi che si agitavano affinché venisse bombardata la Libia di Gheddafi o la Siria, c’è una follia generalizzata in tutto questo».

Qual'è stato l’errore più grande dell’Europa sul fenomeno della migrazione?
«Non credo che si tratti di un errore ma di una strategia molto precisa. Il capitalismo ha sempre bisogno dell’esercito industriale, ha bisogno di schiavi per fare lavori umili e sottopagati, a questo servono le ondate migratorie, certamente non per integrare i migranti ma per avere un esercito di schiavi. Per questo non ha senso fare l’elogio dell’immigrazione, così come non ha senso prendersela con i migranti che sono sfruttati in maniera vergognosa. Bisogna comprendere la logica capitalistica».

Andrea Barcariol
04 settembre 2015
www.intelligonews.it/articoli/4-settembre-2015/30088/fusaro-aylan-usato-per-ideologia-e-l-emblema-di-una-grande-menzogna-nietzsche...
wheaton80
00sabato 19 settembre 2015 16:51
Diego Fusaro a “La Gabbia” - Gli immigrati, i nuovi schiavi del capitale


wheaton80
00sabato 26 settembre 2015 01:22
Claudio Messora a "La Gabbia - Il Piano Kalergi


wheaton80
00venerdì 2 ottobre 2015 19:42
La prova definitiva: ecco i progetti UE sull’immigrazione selettiva

Era il 23 febbraio 2007. Franco Frattini era vice-presidente della Commissione Europea (il vero governo della UE, composta da non eletti) nonché Commissario responsabile per la Giustizia, la Libertà e la Sicurezza dal novembre 2004. Quel giorno venne invitato dalla London School of Economics and Political Science, per una lezione sul Futuro dell’Europa (http://www.lse.ac.uk/publicEvents/events/2007/20061219t1706z001.aspx). In quell’occasione, disse cose che tagliano la testa al toro sui veri obiettivi degli euroburocrati circa il ruolo dei migranti nel nostro futuro demografico. Ecco un sunto delle sue parole. “La povertà deve essere contrastata, guidata e convertita in ricchezza. Questo a sua volta riflette il bisogno che l’Europa ha di immigrazione selettiva per continuare il suo sviluppo economico e dimostrarsi all’altezza della sfida della globalizzazione. […] L’Unione Europea ha bisogno di immigrazione. A dispetto del recente allargamento, che ha portato la popolazione circa a 490 milioni, il numero di persone che vivono nell’Europa Unita diminuirà nei prossimi decenni e entro il 2050 un terzo sarà sopra i 65 anni di età. Il bisogno di lavoratori in molti stati membri, incluso il Regno Unito, è già evidente in molti settori. La domanda crescerà quando perderemo 20 milioni di lavoratori entro il 2050. […] Dobbiamo convertire un fenomeno (l’immigrazione clandestina) organizzato dai trafficanti e dai terroristi in una campagna orchestrata dai governi. D’altro canto, un obiettivo chiave è una gestione migliore dell’immigrazione legale, con particolare attenzione ai bisogni dei diversi settori lavorativi degli Stati Membri. Questo comprende esplorare il potenziale dell’immigrazione per soddisfare qualunque bisogno di lavoro temporaneo e stagionale. […] Allo stesso tempo dobbiamo estendere le nostre politiche di integrazione per gli immigrati già legalmente residenti nella UE, perché non ci può essere immigrazione senza integrazione. Non possiamo pensare che il nostro lavoro sia finito una volta che abbiamo sotto controllo i flussi migratori. Dovremo integrarli. […] Un cambiamento molto significativo negli ultimi due anni è stata la fusione tra l’agenda dell’immigrazione e quella dello sviluppo, sia all’interno dell’Unione Europea sia a livello internazionale. In quest’area credo di poter dire che la Commissione europea ha avuto un ruolo da pioniere. […] Devo sottolineare che il problema dell’arrivo di migranti illegali sulle coste marittime degli stati membri non verrà risolto in una notte. Abbiamo bisogno di un’azione sul lungo periodo che miri alle cause dell’immigrazione e che sfrutti i collegamenti positivi che esistono tra l’immigrazione e lo sviluppo. Il controllo delle frontiere e la lotta all’immigrazione illegale deve essere parte di una strategia più ampia.

Questo spiega perché sia gli stati membri che la UE mettano particolare enfasi sul bisogno di un approccio globale. […] Dobbiamo preparare i potenziali migranti a fare una scelta consapevole. Da una parte, sottolineeremo la nostra offerta e, entro certi limiti, sceglieremo chi vogliamo portare qui. Ma dobbiamo anche pensare ad “essere scelti” a nostra volta e incoraggiare i potenziali migranti a diventare europei. Implementare un piano politico sull’immigrazione legale sarà una priorità dei prossimi anni. […] E’ necessario per mantenere e migliorare la crescita economica nella UE. E’ essenziale, ad esempio, per l’Europa diventare un vero e proprio magnete per immigrati altamente qualificati. Dobbiamo spingere sull’idea di essere gli unici attori a superare la sfida della globalizzazione”. Poi Frattini prosegue, indicando gli obiettivi che metterà immediatamente in essere per favorire l’immigrazione, come l’istituzione delle blue card per l’ingresso nella UE, la selezione degli impieghi che ogni stato membro metterà a disposizione dei migranti e così via. Dopo una frenata temporanea dovuta alla crisi, il resto è storia. Come l’apertura selettiva delle frontiere in Germania, con l’invito di Angela Merkel ai costruttori di auto di assumere i rifugiati siriani, o come le dichiarazioni della Repubblica Ceca circa l’assunzione di 5000 migranti nei propri gruppi industriali. Le parole dell’ex Ministro degli Esteri italiano, che testimoniano dei progetti della Commissione Europea molto tempo prima dell’attuale crisi siriana, sono rimaste a lungo nascoste in un pdf pubblicato nell’archivio della London School of Economics (www.lse.ac.uk/publicEvents/pdf/20070223_Frattini.pdf), che ha prodotto 37 capi di stato e alte personalità della finanza internazionale e dove ha studiato Friedrich Von Hayek, il padre del cosiddetto fondamentalismo di mercato che ha ispirato l’approccio all’economia di Margaret Thatcher e Ronald Reagan, e rappresentano la prova definitiva sulle intenzioni delle élite internazionali circa il modellamento attivo della composizione demografica della società nella quale vivranno i nostri figli.

Claudio Messora
30 settembre 2015
www.byoblu.com/post/2015/09/30/la-prova-definitiva-ecco-i-progetti-ue-sull-immigrazione-selett...
wheaton80
00lunedì 18 gennaio 2016 16:39
Da Svezia a Slovenia, Schengen sospesa. Juncker: così euro non ha senso

STOCCOLMA (WSI) – Svezia, Danimarca, Germania e, a breve, anche l’Austria e la Slovenia, sono i Paesi che hanno adottato criteri più restrittivi per i richiedenti asilo che vogliono passare la frontiera. “La prossima tappa potrebbe essere la Slovenia”, così lascia intendere un portavoce del Ministro dell’Interno austriaco. Un vero e proprio effetto domino è quello che sta investendo nelle ultime ore mezza Europa in merito al respingimento dei migranti, partito dalla Svezia e che sta via via contagiando sempre più Paesi. Così come la Germania, anche l’Austria, tramite il suo cancelliere Werner Faymnn, ha deciso la temporanea sospensione delle regole di Schengen per affrontare l’emergenza migranti:“L’Austria sta agendo in stretto contatto con i tedeschi ed esattamente come la Germania rafforzeremo le nostre frontiere e respingeremo dei profughi; abbiamo deciso di aumentare i controlli alle frontiere e di effettuare rimpatri. (…) Chiunque raggiungerà l’Austria verrà controllato. Chi non ha diritto all’asilo verrà rispedito indietro. Per passare la frontiera occorre una carta di identità valida e si dovrà presentarla su richiesta delle autorità austriache. Se l’UE non lo fa, non protegge le frontiere esterne di Schengen, ed è l’esistenza stessa dell’accordo a decadere”. Così, dall’Austria, l’emergenza profughi passa alla Slovenia: gli stessi austriaci hanno offerto di aiutare proprio la Slovenia ai confini, sempre se lo chiederà, mentre le direzioni delle polizie dei due Paesi stanno collaborando al fine di “evitare intasamenti” ai confini interni. E le mosse di austriaci e sloveni avvengono, inoltre, in accordo e con il consenso dei tedeschi. La stessa Angela Merkel e il Primo Ministro della Baviera, Horst Seehogfer, hanno previsto un respingimento più rapido per i migranti nordafricani, che il più delle volte arrivano dal territorio italiano. Obiettivo della cancelliera tedesca è di filtrare maggiormente gli arrivi verso l’esterno, unica via per salvare Schengen. E dopo la Slovenia non è escluso che anche la Croazia adotti la stessa linea, finendo così per contagiare mezza Europa. Ma cosa significa per l’Italia? Non certo notizie positive visto che tutto il confine nord-orientale potrebbe diventare un fronte caldo e rischia così di ritrovarsi i confini intasati di migranti. Sulla questione interviene anche il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker:“Senza Schengen, senza la libertà di movimento dei lavoratori, senza la libertà dei cittadini europei di viaggiare, l’euro non ha senso”.

Alessandra Caparello
18 gennaio 2016
www.wallstreetitalia.com/da-svezia-a-slovenia-schengen-sospesa-juncker-cosi-euro-non-h...
wheaton80
00domenica 24 luglio 2016 02:55
Negri e scafisti finanziati dagli USA?

Sarebbero gli Stati Uniti a finanziare il traffico di migranti africani dalla Libia verso l’Italia. Lo afferma l’austriaco InfoDirekt, che dice di averlo appreso da un rapporto interno dello Österreichischen Abwehramts (i servizi d’Intelligence militari di Vienna): ed InfoDirekt è un periodico notoriamente vicino alle forze armate. Il titolo dice:“Un Insider: gli Stati Uniti pagano i trafficanti (di immigrati) in Europa”. Il testo non dice molto di più. Dice che i servizi austriaci valutano il costo per ogni persona che arriva in Europa molto più dei 3mila dollari o euro di cui parlano i media. “I responsabili della tratta chiedono cifre esorbitanti per portare i profughi in Europa”. Si va dai 7 ai 14mila euro, secondo le aree di partenza e le diverse organizzzioni di trafficanti; e i fuggiaschi sono per lo più troppo poveri per poter pagare simili cifre. La polizia austriaca che tratta i richiedenti asilo sa questi dati da tempo; ma nessuno è disposto a parlare e fare dichiarazioni su questo tema, nemmeno sotto anonimato. Da parte dei Servizi, “Si è intuito che organizzazioni provenienti dagli Stati Uniti hanno creato un modello di co-finanziamento e contribuiscono a gran parte dei costi dei trafficanti”. Sarebbero “le stesse organizzazioni che, con il loro lavoro incendiario, hanno gettato nel caos l’Ucraina un anno fa”. Chiara allusione alle “organizzazioni non governative” americane, cosiddette “umanitarie” e per i “diritti civili”, bracci del Dipartimento di Stato o di Georges Soros.

L’articolo termina con un appello “a giornalisti, funzionari di polizia e di Intelligence”perché “partecipino attivamente nella ricerca di dati a sostegno delle accuse qui espresse. L’attuale situazione è estremamente pericolosa e il lavoro informativo può prevenire l’intensificarsi della crisi”. In un successivo articolo, il giornale austriaco rivela che “anche in Austria c’è il “Business dei profughi”, Una “azienda per i richiedenti asilo” ha ottenuto dallo stato 21 milioni per assissterli nelle pratiche e nutrirli. E’ una vera e propria azienda a scopo di lucro, con sede in Svizzera, la ORS Service AG, ed è posseduta da una finanziaria, la British Equistone Partners Europa (PEE), che fa capo a Barclays Bank: ossia alla potentissima multinazionale finanziaria nota anche come “La corazzata Rothschild”, che ha come principali azionisti la banca privata NM Rothschild e la loro finanziaria satellite Lazard Brothers. “Il Presidente di Barclays è stato per anni il figlio Marcus Agius Rothschild.

Questi ha sposato la figlia di Edmund de Rothschild, Katherine Juliette. Di conseguenza, ha il controllo anche della British Broadcasting Corporation (BBC), ed uno dei tre amministratori del comitato direttivo del gruppo Bilderberg”. I Rothschild non disdegnano nessun affare: e quello degli immigrati da “accogliere” e curare con denaro pubblico è certo l’industria di cui hanno previsto (sanno) che crescerà in modo esponenziale (http://www.info-direkt.at/rothschild-und-die-asyl-industrie/). Thierry Meyssan (Reseau Voltaire) rilancia l’informazione perché vi trova confermato un suo lungo e complesso articolo da lui postato quattro mesi fa, in cui fra l’altro sosteneva che l’ondata di rifugiati in Europa non è l’effetto collaterale accidentale dei conflitti in Medio Oriente, ma un obiettivo strategico degli Stati Uniti. Meyssan chiamava la strategia Usa “la teoria del Caos”, e la faceva risalire a Leo Strauss (1899-1973), il filosofo padre e guru dei neocon annidati nel potere istituzionale Usa. “Il principio di questa dottrina strategica può essere così riassunto: il modo più semplice per saccheggiare le risorse naturali di un Paese sul lungo periodo non è occuparlo, ma distruggere lo Stato. Senza Stato, niente esercito. Senza esercito nemico, nessun rischio di sconfitta. Da quel momento, l’obiettivo strategico delle forze armate USA e dell’alleanza che esse guidano, la NATO, consiste esclusivamente nel distruggere Stati.

Ciò che accade alle popolazioni coinvolte non è un problema di Washington”. “Le migrazioni nel Mediterraneo, che per il momento sono soltanto un problema umanitario (200.000 persone nel 2014), continueranno a crescere fino a divenire un grave problema economico. Le recenti decisioni della UE (…) non serviranno a bloccare le migrazioni, ma a giustificare nuove operazioni militari per mantenere il caos in Libia (e non per risolverlo)” (http://www.voltairenet.org/article187426.html). E’ proprio così: la strategia americana sembra effettivamente quella di trascinare gli europei in avventure militari in Libia come in Siria e in Ucraina; una volta impantanati fino al collo in quelle paludi del caos, per cui non abbiamo alcuna preparazione militare, dovremo implorare l’aiuto della sola superpotenza rimasta, a cui ci legheremo più che mai perché “ci difenda dal caos”. Una sola ultima considerazione: la sinistra dell’accoglienza, come sempre la sinistra, “fa l’interesse del grande capitale, a volte perfino senza saperlo”: ad essa s’è aggiunta, con Bergoglio, la Chiesa di Galantino.

Maurizio Blondet
14 agosto 2015
www.maurizioblondet.it/negri-e-scafisti-finanziati-dagli-usa/
wheaton80
00martedì 7 marzo 2017 02:46
George Soros, l'uomo che paga l'invasione dell'Europa

Solo ieri in Sicilia ne sono sbarcati 1.500, recuperati grazie al solerte impegno delle navi soccorso gestite da organizzazioni umanitarie (Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins sans frontières, Save the Children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye, Life Boat) che annoverano tra i propri finanziatori la Open Society e altri gruppi legati al milionario «filantropo» George Soros. Bruxelles, a questo punto, farebbe bene a spiegare che per fermare il traffico di uomini bisogna combattere non solo le organizzazioni criminali, ma anche la carità pelosa, e politicamente motivata, di Soros e della sua galassia buonista. Una galassia a cui l'ottuagenario filantropo ha promesso il 20 settembre scorso investimenti da 500 milioni di dollari per favorire «l'arrivo dei migranti». Investimenti destinati a contrastare le politiche europee sull'immigrazione e a mettere a rischio la sovranità dell'Italia e di altre Nazioni. Il primo a capirlo è il capo di Frontex, Fabrice Leggeri, intervenuto di recente per criticare la tendenza a soccorrere i migranti «sempre più vicino alle coste libiche», spiegando come questo incoraggi i trafficanti a stiparli «su barche inadatte al mare con rifornimenti di acqua e carburante sempre più scarsi rispetto al passato». Le parole di Leggeri rappresentano un'esplicita denuncia delle attività di soccorso marittimo finanziate da Soros. Dietro le operazioni di navi di grossa stazza come il Topaz Responder da 51 metri del Moas, il Bourbon Argos di MSF, o l'MS di Sea Eye, ci sono infatti quasi sempre i finanziamenti del filantropo. Finanziamenti che garantiscono il trasferimento nei nostri porti di migliaia di migranti illegali. L'aspetto più inquietante di questa vicenda è però come questa flotta di navi fantasma, battenti bandiera panamense (Golfo azzurro, della Boat Refugee Foundation olandese e Dignity 1, di MSF), del Belize (il Phoenix, di Moas) o delle isole Marshall (il Topaz 1, di Moas), punti a realizzare politiche dissonanti rispetto a quelle europee e italiane. Per capirlo basta spulciare i siti delle organizzazioni che gestiscono la flotta buonista. La tedesca Sea Watch, armatrice di due navi soccorso battezzate con il proprio nome, spiega di battersi per il «diritto alla libertà di movimento» e di non accettare «arbitrarie distinzioni tra profughi e migranti». Come dire che il rispetto di confini e sovranità nazionale non ha alcun senso. Come non lo ha distinguere tra chi fugge da guerre e dittature e chi invece cerca solo migliori condizioni di vita. Sea Eye, un'altra organizzazione tedesca conduttrice di una nave da 26 metri e di un barchino da soccorso, spiega invece di volere contrastare tutti i futuri piani europei per il trasferimento dei migranti in campi di accoglienza situati in Libia e Tunisia. Un articolo pubblicato sul sito dell'organizzazione maltese Moas da un giornalista ospitato sulla nave Topaz Responder descrive invece un'operazione con tutti i crismi dell'illegalità. L'articolo racconta il soccorso di 650 migranti recuperati «nella notte tra il 21 e 22 novembre a venti chilometri dalle coste libiche» e poi portati in Italia. Un'esplicita ammissione di come la «flotta umanitaria» operi ampiamente dentro il limite di dodici miglia (22,2 chilometri) delle acque territoriali. Un limite entro il quale sarebbe obbligatorio riportare i naufraghi a terra anziché traghettarli fino alle ospitali coste italiane.

Gian Micalessin
06/03/2017
www.ilgiornale.it/news/cronache/george-soros-e-i-migranti-1371...
wheaton80
00sabato 22 aprile 2017 17:12
Belpietro:“Li vedete questi due signori? Ci riempiono di immigrati”



La bella coppia che vedete nella foto qui sopra è responsabile di gran parte degli sbarchi di profughi sulle nostre coste. Sono loro, i coniugi Regina e Christopher Catrambone, imprenditori italoamericani trapiantati a Malta, a dirigere e finanziare le operazioni di «salvataggio» dei migranti a poche miglia dalla Libia. Sempre loro che, con navi, droni e da poco un aereo, pattugliano le acque del Mediterraneo alla ricerca di extracomunitari da portare in Italia. Nella sola giornata del sabato di Pasqua si vantano di avercene consegnati poco meno di 2.000, ma da quando operano nella zona, cioè dal 2014, il loro pallottoliere indica con orgoglio più di 33.000 persone. Certo, forse non tutte sono state sbarcate nei porti della Penisola, perché qualcuna è finita anche in Grecia, ma diciamo che il grosso dei «soccorsi» ci è stato donato da loro. La loro fondazione, quella che sta dietro a tutti i salvataggi, ha sede a La Valletta, isola di Malta, dove Regina e Christopher hanno messo le radici delle lucrose attività nel ramo assicurativo e della copertura di chi opera in zone di guerra o a rischio terrorismo. È da lì che partono le missioni nel Mediterraneo. Vi chiedete perché, se la nave della coppia esce dai porti della piccola repubblica mediterranea, non vi faccia poi ritorno dopo la pesca, cioè con il suo carico di migranti? Bella domanda. Forse perché la polizia maltese ha già dato prova di non gradire il traffico di profughi su una nave che batte bandiera del Belize e ha già respinto le imbarcazioni cariche di stranieri che si avvicinano alle coste dell’isola? La risposta non c’è, ma è molto probabile che sia così. Mentre Malta respinge, noi accogliamo e i coniugi Catrambone dunque fanno la spola tra le acque di fronte alla Libia e i porti della Sicilia. Negli ultimi tempi, quello in atto sembra un regolare servizio di traghetto a diposizione di chi voglia emigrare.

Naturalmente, i due italoamericani non lo fanno per soldi, ma per filantropia. Fatta una vacanza a Lampedusa e avvistata sulla rotta verso Tunisi una giacca a mare, forse appartenuta a qualche profugo, i signori Regina e Christopher, decisero che invece di comprarsi una casa avrebbero acquistato una nave che facesse avanti e indietro da una sponda del Mediterraneo all’altra. Detto fatto, con una ONLUS, cioè una fondazione che raccoglie finanziamenti senza dichiarare bene da dove arrivino, si sono fatti la navetta tra Libia e Italia. Risultato, in appena tre anni, 33.000 passeggeri. Bel traguardo e ovviamente gli italiani ringraziano, perché finalmente c’è qualcuno che porta un pò di extracomunitari a domicilio. Non ci bastava la nostra Guardia Costiera, comandata in servizio permanente non a pattugliare le nostre acque, ma a svolgere un servizio di trasporto di cui approfittano gli scafisti e i trafficanti di vite umane. No, ci volevano anche gli imprenditori privati, i quali da un lato vendono assicurazioni e dall’altro si assicurano un posto in paradiso soccorrendo i profughi.

Adesso l’andirivieni di imbarcazioni e l’aumento del flusso di migranti consegnatici direttamente a domicilio cominciano a insospettire le forze politiche e perfino gli inquirenti, che si interrogano sul ruolo di queste cosiddette organizzazioni non governative. Davanti agli esponenti della commissione parlamentare sono sfilati i procuratori che si occupano del fenomeno e anche alcuni dirigenti delle organizzazioni umanitarie. E dalle testimonianze è emerso il dubbio che dietro i salvataggi ci sia una struttura che si muove quasi in maniera militare, che i soccorsi non siano casuali, ma che ci sia una regia. Finalmente qualcuno comincia dunque a chiedersi che ruolo abbiano le ONG, chi siano i loro finanziatori e quali obiettivi si pongano, e soprattutto quali accordi abbiano preso e con chi per riuscire a esercitare la cosiddetta ricerca attiva. Non più cioè soccorsi in mare a persone che rischiano di affogare, ma ricerca di chi vuole emigrare. Il Direttore di Save the Children, la più nota delle ONG, pare che in commissione abbia dichiarato che «quando girano così tanti soldi, non si può escludere qualche affare sporco». Ecco, forse è il caso di fare un pò di pulizia. Perché, se ormai le flotte private ci consegnano più profughi di quelli raccolti dalla Guardia Costiera, c’è qualcuno che ha interesse a farlo. E non è detto che l’interesse sia solo guadagnarsi un posto in paradiso.

Maurizio Belpietro per “La Verità” del 21 aprile 2017
www.direttanews24.com/belpietro-li-vedete-questi-due-signori-ci-riempiono-di-immigrati-coniugi-catr...
wheaton80
00giovedì 27 aprile 2017 02:41
E' George Soros a finanziare l’invasione africana dell'Italia. Ecco nomi, organizzazioni, navi e piani criminali

Le principali ONG impegnate nel traffico di africani verso l'Italia sono: Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins Sans Frontières, Save the Children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye, Life Boat. Il principale finanziatore di questa galassia di organizzazioni che riversano orde immani di africani in Italia è la Open Society di George Soros. A queste ONG Soros ha promesso, e quindi iniziato a "donare", 500 milioni di dollari per organizzare l'arrivo dei migranti africani in Italia e dall'Italia in altre Nazioni europee. Il primo a svelare questo retroscena è stato il capo di Frontex, Fabrice Leggeri, che ha denunciato il fatto che le navi di queste ONG finanziate da Soros carichino a bordi gli africani sempre più vicino alle coste libiche, spiegando come questo comportamento criminale incoraggi i trafficanti a stiparli su barche inadatte al mare con rifornimenti di acqua e carburante sempre più scarsi rispetto al passato. Le parole di Leggeri, come ha scritto Il Giornale in un documentato articolo pubblicato lo scorso 2 febbraio, rappresentano un'esplicita denuncia delle attività di soccorso marittimo finanziate da Soros. Le navi impegnate in questo traffico di africani verso l'Italia sono: il Topaz Responder da 51 metri del Moas, il Bourbon Argos di MSF e l'MS di Sea Eye. I costi altissimi di gestione di queste grosse navi sono coperti totalmente dai finanziamenti di Soros. E' Soros il mandante dell'invasione dell'Italia. E c'è un aspetto oltremodo sospetto di un gigantesco piano criminale: questa è una flotta di navi fantasma. Battono bandiera panamense la Golfo Azzurro, della Boat Refugee Foundation olandese e la Dignity 1, di Medici Senza Frontiere. Batte bandiera del Belize il Phoenix, di Moas, e bandiera delle isole Marshall il Topaz 1, sempre di Moas. Tra le ONG che gestiscono questa flotta fantasma c'è la tedesca Sea Watch, armatrice di due di queste navi. E la Sea Watch dichiara di agire per il presunto diritto alla libertà di movimento (di chiunque senza rispettare la sovranità delle Nazioni come l'Italia) e di non accettare alcuna distinzione tra profughi e clandestini senza alcun diritto in base alle leggi internazionali di accoglienza. E ora, nessuno dica di non sapere chi paga l'invasione dell'Italia dalla Libia e che queste ONG operano nella più totale illegalità.

21 aprile 2017
www.ilnord.it/c5266_E_GEORGE_SOROS_A_FINANZIARE_LINVASIONE_AFRICANA_DELLITALIA_ECCO_NOMI_ORGANIZZAZIONI_NAVI_E_PIANI_C...
wheaton80
00domenica 30 aprile 2017 18:40
Contatti radio e GPS spenti. La rete segreta ONG-trafficanti

La base a terra chiama le imbarcazioni in mare. E ricorda che stanno operando in avversione al governo attuale riconosciuto. Loro rispondono. Scherzano. L'uomo ringrazia Allah per il buon esito della missione. Questo vuole dire, in parole povere, che un barcone carico di immigrati è stato avvicinato da un'unità navale dei soccorsi. Il lavoro è andato a buon fine. La conversazione avviene via radio. Ce ne sono alcune in possesso della Procura di Catania, che ha aperto un'indagine conoscitiva sull'operato delle ONG. I contatti tra alcune ONG e trafficanti di vite umane avverrebbero anche via radio. I satellitari sono intercettati e intercettabili, le frequenze radio utilizzate raggiungono un raggio meno ampio, quindi sono più sicure. “Siamo in possesso di alcune di queste registrazioni”, dice il Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. “Purtroppo non possiamo utilizzarle giudizialmente perché non sono state registrate dalla polizia giudiziaria. Per questo chiediamo uno sforzo investigativo enorme per potere tradurre in prove queste fonti di conoscenza non utilizzabili processualmente». Il Magistrato vuole vederci chiaro sull'operato e sui finanziatori di alcune ONG che raccolgono immigrati in mare anche a poche miglia dalle coste di partenza, di fatto incentivando, volenti o nolenti, le partenze anche su natanti fatiscenti, dal momento che le navi sostano sul confine delle acque territoriali e sono dunque pronte a trasbordare i passeggeri. Lo attestano alcuni screenshot AIS (Automatic Identification System), che immortalano le navi delle ONG sostare vicino al confine delle acque territoriali tunisine e libiche, stando anche parecchio tempo in attesa. A pattugliare le proprie acque c'è una motovedetta tunisina, e sta di fatto che, malgrado sia tunisino il porto più vicino dove secondo la convenzione di Amburgo andrebbero trasportate le persone soccorse in mare, le ONG prendono la via per l'Italia.

A spiegare cosa accade, e su cosa è forte l'interesse della procura, è il Procuratore Zuccaro: «Il Mediterraneo centrale è diviso in zone SAR di competenza delle Capitanerie di porto. Le più ampie sono la maltese e l'italiana. Né la maltese, né la vicina capitaneria di porto tunisina rispondono alle richieste di aiuto. Lo fa solo quella italiana, che dà alle ONG indicazioni verso un porto in Italia. Il punto, dunque, non è la violazione delle norme della Convenzione di Amburgo per quanto concerne il porto in cui sbarcare, quanto ciò che accade prima dell'evento SAR. Ovvero, il fatto che queste ONG si rechino nelle acque territoriali libiche e vadano fin quasi a riva a prendere gli immigrati, dunque in una situazione di non pericolo, come invece richiede la legge, e che sollecitino i libici a spedire le navi segnalando che tanto ci sono loro a prendere gli immigrati. Ci sono alcune navi che staccano i trasponder. È su questo che dobbiamo indagare». Ma chi sono queste ONG? Fanno parte di MSF la nave Aquarius e la Vos Prudence. Save the Children scende in campo con la Vos Hestia. La spagnola Pro Activa Open Arms ha la Golfo Azzurro, molto operativa in zona SAR nell'ultimo mese. Poi c'è la italo-franco-tedesca SOS Mediterranée, la Sea Watch Foundation, che ha a disposizione un aereo, Life Boat e, ancora, Sea Eye e la Jugend Retter. Quest'ultima ha acquistato il peschereccio Iuventa, visto sostare diverse volte al confine con le acque libiche. Pare che raccolga immigrati e li trasbordi su altre navi dirette poi in Italia. La MOAS, fondata da Christopher e Regina Catrambone, è maltese. Utilizza la Phoenix e la Topaz Responder, oltre a gommoni Rhib e alcuni droni.

Valentina Raffa
28/04/2017
www.ilgiornale.it/news/politica/contatti-radio-e-gps-spenti-rete-segreta-ong-trafficanti-1390...
wheaton80
00domenica 30 aprile 2017 21:13
Le ONG nel business del microcredito ai migranti

Dopo le dichiarazioni del Vicepresidente della Camera ed esponente del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, sulle responsabilità delle Organizzazioni Non Governative nel traffico di migranti, sono immediatamente cominciate sui media le esegesi alternative sul documento dell’agenzia europea Frontex che aveva dato origine a quelle stesse dichiarazioni. La parola d’ordine è “minimizzare”, ricondurre il rapporto Frontex al rango di lamentela per le inevitabili agevolazioni per il traffico di migranti che l’attività “umanitaria” delle ONG involontariamente determinerebbe. In questo senso si esprime, ad esempio, il quotidiano “La Repubblica”. Nulla di più prevedibile di questa levata di scudi dei media a favore delle ONG, se si considera che le stesse ONG, le fondazioni ed in genere il settore del cosiddetto “non profit” (ovvero della non tassazione), con il loro imperialismo “umanitario”, svolgono un ruolo decisivo e complementare al ruolo delle multinazionali, sia nella circolazione internazionale dei capitali, sia nella destabilizzazione dei Paesi attraversati da quella circolazione. L’ultima “manovrina” del governo Gentiloni riconferma tra i suoi provvedimenti persino una “immunizzazione” dall’IVA già decisa lo scorso anno a beneficio delle ONG; ciò a riprova del potere lobbistico del “non profit” ad alibi umanitario. La guerra è un effetto, una conseguenza diretta, della mobilità dei capitali, ma la povertà ne costituisce invece la precondizione essenziale. I capitali non possiedono alcuna vitalità economica intrinseca e la loro circolazione può esercitarsi soltanto in condizione di vantaggio assoluto nei territori che vanno a conquistare. Per questo motivo è così importante che esistano agenzie sovranazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale che impongano ai governi politiche di austerità, di privatizzazione dei servizi pubblici e di vincolo di bilancio in nome di un illusorio “sviluppo” futuro: è la pauperizzazione forzata dei popoli a conferire potere contrattuale agli investimenti esteri. L’analisi economica del capitalismo può arrivare solo sino ad un certo punto, oltre il quale diventa fuorviante, poiché il capitalismo va analizzato soprattutto come fenomeno criminale. Oggi il linguaggio moralistico è diventato pervasivo, perciò anche il termine “criminale” rischia di essere interpretato in questo senso morale. In realtà il capitalismo è criminale nel senso tecnico-giuridico del termine, in quanto si basa sulla svalutazione preventiva e fraudolenta di ciò che va a saccheggiare, sia il lavoro, sia i beni immobili, sia le attività produttive. La migrazione, ad esempio, viene presentata o come fuga dalle guerre (ed in parte è vero) o come fuga da condizioni economiche insopportabili.

Questo quadro viene spesso corredato da ipocrite recriminazioni sui Paesi sviluppati che non aiuterebbero abbastanza i Paesi sottosviluppati. Di fatto sono invece i vincoli imposti ai governi dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale ad imporre la disoccupazione; e questa stessa disoccupazione non serve solo ad abbassare i salari di chi ancora lavora, ma costituisce la materia prima per business finanziari come i prestiti in funzione della migrazione. In un Paese come il Bangladesh i “migration loans” costituiscono un business che avviene alla luce del sole, con agenzie come BRAC, specializzate nei prestiti ai lavoratori disoccupati per finanziare la loro migrazione. Popoli che vengono considerati ai margini dello sviluppo risultano in effetti integrati pienamente nel circuito dei “servizi” finanziari. BRAC agisce non solo in Asia ma anche in Africa, dove evidentemente fa un buon lavoro, viste le masse africane che spinge alla migrazione. Non ci si sorprenderà infine di sapere che BRAC è una Organizzazione Non Governativa che ostenta finalità umanitarie. Il coinvolgimento delle ONG nella migrazione va quindi ben oltre la quisquilia segnalata da Frontex sulle relazioni illecite con i famigerati scafisti. Il microcredito non è un “servizio” finanziario per chi vuole migrare, ma costituisce una vera spinta alla migrazione poiché per il disoccupato quel prestito rappresenta l’unica risorsa disponibile per coprire esigenze personali e familiari. Il microcredito ai migranti è uno di quei business “poveri” in cui sono coinvolte le grandi multinazionali finanziarie, a dimostrazione che la povertà è la fondamentale materia prima del capitalismo. Più si è poveri, più facilmente si diventa vittime del microcredito, cosicché la migrazione si rivela come uno dei comparti sociali più finanziarizzati. Si tratta di un business finanziario a basso rischio in quanto composto da milioni di piccoli prestiti; persino i casi di insolvenza rientrano nel business tramite il business collaterale delle agenzie di recupero crediti. In uno studio del Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sulla Immigrazione (FIERI) del 2013 proprio sul tema del sovraindebitamento dei migranti, è stata concentrata la ricerca sulla comunità filippina in Italia, scoprendo così che la situazione è drammatica: dopo essersi indebitati per poter emigrare, si continua ad indebitarsi per coprire i debiti, all’infinito. Lo studio si conclude proponendo come “terapia” al sovraindebitamento dei migranti l’offrire loro prestiti in condizioni di “maggiore tutela”. Quindi si prospetta altro indebitamento. Niente di strano se si considera che il FIERI è finanziato da fondazioni bancarie, prima di tutte la Compagnia di San Paolo. Ciò che poteva apparire come una ricerca finalizzata ad alleviare dei disagi sociali, era in effetti tutt’altro, cioè un’analisi di marketing per individuare un “target” per i propri servizi finanziari. Il “non profit” delle fondazioni private esiste solo in funzione di maggiore profit.

27/04/2017
www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=784
wheaton80
00sabato 6 maggio 2017 03:22
La Guardia costiera libica dà ragione a Zuccaro:“ONG responsabili dell'aumento del flusso migratorio”

Le organizzazioni non governative fanno credere ai migranti in Libia che verranno comunque soccorsi e questo li spinge a imbarcarsi aggravando la crisi. E le navi delle ONG hanno più volte violato le acque territoriali libiche senza avvertire le autorità competenti. Sono le accuse alle ONG formulate dal capo della Guardia Costiera libica per la regione centrale, Rida Aysa, che nel corso di un'intervista esclusiva ad Aki-Adnkronos International parla di “centinaia di migliaia di migranti clandestini” pronti a imbarcarsi per l'Europa, anche se “non esistono cifre precise. La maggior parte di questi migranti proviene dai Paesi dell'Africa orientale e occidentale, come Eritrea e Somalia”. Scrive Aki-Adnkronos International:“Aysa esprime ‘irritazione’ nei confronti di queste ONG affermando che “le organizzazioni presenti nel Mar Mediterraneo con la missione di salvare i migranti hanno dato loro ad intendere che saranno inevitabilmente soccorsi e questo ha aggravato la crisi, aumentando il numero di migranti”. Il funzionario libico spiega quindi che “abbiamo comunicato tutto questo sia all'UE sia ai comandanti dell'Operazione Sophia, che hanno manifestato irritazione verso queste organizzazioni, ma finora non hanno preso alcuna misura al riguardo””.

Il militare aggiunge che "la Guardia Costiera libica ha fermato alcuni gommoni all'interno delle acque territoriali libiche, per poi imbattersi in alcune organizzazioni umanitarie che si sono lamentate del fatto che quei gommoni appartenevano a loro, benché non l'avessero comunicato alla Guardia Costiera, violando così le acque territoriali libiche". Aysa ricorda l'episodio di un "gommone tedesco fermato a nord di al-Zawiyah (30 chilometri a ovest di Tripoli, ndr) che poi si è rivelato di proprietà di un'organizzazione umanitaria chiamata 'Sea Watch'", oppure del caso di "una nave allontanata con alcuni colpi di avvertimento per aver violato le acque territoriali libiche. Dopo essere saliti a bordo e averla ispezionata - prosegue Aysa - è emerso che apparteneva a 'Medici senza Frontiere'". Quanto alle accuse rivolte alla Guardia Costiera libica di aver attaccato le navi delle ONG, Aysa risponde che “tali imbarcazioni entrano in acque territoriali libiche senza avvisare la Guardia Costiera, che è l'organo preposto ad autorizzare questo e di conseguenza è logico rispondere per proteggere le nostre acque e le nostre coste”. “Quando le navi delle organizzazioni si fermano a 12 miglia dalla costa libica, in una zona visibile dalla costa, le loro luci notturne segnalano ai trafficanti che possono iniziare a imbarcare i migranti e questa è una delle cause delle ondate migratorie cui si assiste periodicamente”, conclude Aysa.

05/05/2017
www.huffingtonpost.it/2017/05/05/la-guardia-costiera-libica-da-ragione-a-zuccaro-ong-responsabi_a_22071142/?utm_hp_ref=it-...
wheaton80
00mercoledì 10 maggio 2017 00:28
Kill The Children

In mezzo alle polemiche sulle organizzazioni non governative internazionali che traghettano verso l'Italia i disperati raccolti sulle coste libiche, la mia attenzione è stata attratta dal profilo dei componenti del Consiglio Direttivo italiano di una di esse, Save the Children:

www.savethechildren.it/il-consiglio-direttivo

Nella lista ho notato in particolare un nome, quello di Marco De Benedetti, che - oltre ad essere il figlio dell'oligarca italiano naturalizzato svizzero Carlo De Benedetti - ricopre la carica di Managing Director e Co-Presidente Europa di The Carlyle Group. Ora, The Carlyle Group non è un'azienda qualsiasi, ma un gigante mondiale nella gestione degli attivi di aziende di tanti settori, incluse le industrie del complesso militare-industriale. Carlyle ha sede al centro dell'Impero, a Washington, e vive di una perenne commistione politica-affari, tanto che ha reclutato fra i suoi super-faccendieri anche ex direttori CIA ed ex presidenti USA come George Bush padre e l'ex Primo Ministro britannico John Major. Nel 2008-2016 il suo direttore dei servizi finanziari globali è stato un pezzo grosso di Wall Street, Olivier Sarkozy, fratellastro dell'ex Presidente francese Nicolas, mentre fra gli amministratori di Carlyle c'è anche il numero uno della General Motors, Dan Akerson. Insomma, parliamo di un’architrave del capitalismo globalizzato, che gestisce "asset" per centinaia di miliardi dollari, di quel capitalismo al centro delle rapine finanziarie, delle guerre mediorientali e di un'altra serie di fenomeni che potremmo ribattezzare "Kill The Children".

Vediamo così adesso i bambini fuggiti da una casa perduta per via di una bomba aeronautica o di una bomba finanziaria ricollegata a imprese partecipate da Carlyle, mentre sono raccolti in mare da un'azienda dell'assistenza che incrocia la sua orbita con la Carlyle, e magari fornirà loro farmaci e cibo di aziende partecipate da Carlyle. Il capitalismo è tentacolare, apre e chiude cicli, è completo, e si fa anche bello, con tanto di riviste patinate e siti cinguettanti che vantano i buoni rapporti dei pezzi grossi del non profit con le multinazionali quotate nelle grandi borse del generoso Occidente. Nel 2014, l'ex Primo Ministro britannico Tony Blair fu insignito di un premio istituito dall'influente ramo statunitense di Save the Children, il Global Legacy Award, durante una cena di gala a New York. Proprio lui, Blair, non esattamente il salvatore dei bambini iracheni e afghani. L'industria della filantropia compie gesti buoni. Ma la muovono salotti esclusivi che incrociano le loro strategie con quelle dei padroni della geopolitica, cioè i signori delle guerre e delle ondate di profughi. Nella statistica delle singole vite salvate, che fanno un bel rumore, scompaiono le masse sommerse e silenziate dai grandi media, a loro volta pilotati dagli stessi salotti.

Pino Cabras
3 maggio 2017
megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=127783&typeb=0&kill-the-...
wheaton80
00giovedì 11 maggio 2017 23:01
CODACONS: ONG paghino danni

“Le persone fisiche appartenenti alle ONG che hanno commesso illeciti devono risarcire la collettività per i danni provocati al Paese, anche sul fronte dell'immagine lesa”. Lo afferma il CODACONS, dopo i chiarimenti giunti dal Procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio, secondo cui le indagini sull'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina coinvolgono non le ONG come tali ma persone fisiche appartenenti alle Organizzazioni Non Governative. “Se esistono soggetti che approfittano delle ONG per trarre vantaggi personali e fare affari sulla pelle dei migranti, questi saranno chiamati a rispondere dei danni inflitti al Paese sul fronte dell'immigrazione”, spiega il Presidente Carlo Rienzi. “Non solo. Tutta la questione ha provocato un danno di immagine non indifferente all'Italia, screditata agli occhi del mondo. Per questo come CODACONS ci siamo costituiti parte offesa nell'indagine, in rappresentanza della collettività. Chi ha criticato e contestato la giusta attività della magistratura, a partire da Roberto Saviano, deve ora scusarsi pubblicamente, perché è evidente la presenza di presupposti che giustificano indagini a tutto campo, non certo contro le ONG, ma contro chi usa le ONG per fini personali”, conclude Rienzi. “E in caso di illeciti chiederemo un cospicuo risarcimento”.

11 maggio 2017
www.ilnord.it/i-6013_CODACONS_ONG_PAGHINO_DANNI
wheaton80
00venerdì 19 maggio 2017 19:34
Soros & Gentiloni, il Predatore e l’Arlecchino



E’ evidente lo sconcerto e la reticenza che – dalle inchieste giudiziarie sulle ONG, le “benefiche” Organizzazioni Non Governative dedite al trasferimento di masse di schiavi africani e del Terzo Mondo in Italia e sulle triangolazioni dei profitti sul business della cosiddetta “accoglienza”, tra lo Stato, con il CARA di Crotone, la ‘Ndrangheta e la pia cattolica “Misericordia” – in materia di immigrazione clandestina e pratiche negriere, dal trasporto all’accoglienza, vengono osservate da tutti i media italiani. Salvo qualche timida e forzata informazione sui vergognosi casi ormai emersi e giunti a conoscenza anche delle menti più ottenebrate dalla propaganda “umanitaria” – comunque subito annacquata da una controffensiva variegata (una roboante campagna di pubblicità gratuita e anche a pagamento, a reti televisive e stampa unificate, in favore delle “benemerite” ONG “che salvano vite umane” e una immediata visita a Roma del “mecenate e filantropo” per antonomasia, quel Georges Soros tanto caro ai predatori italioti della sovranità nazionale, da Andreatta-Prodi a D’Alema e giù giù fino a Gentiloni) – tutto l’apparato “dirittoumanista”, diretto dal papa Francesco, si è eretto a gran voce a favore delle povere vittime delle inchieste. Che, si badi bene, non sono i paria, i “poveri immigrati da accogliere”, ma chi li organizza, li trasporta e sfrutta: i negrieri, insomma. Riassumiamo.

Finite nel nulla le precedenti denuncie sul traffico globale di nuovi schiavi (inutile ricordare ad esempio quanto più volte ricordato da queste stesso giornale cartaceo sulle vergognose triangolazioni della Caritas fin dai tempi della crisi dei barconi dall’Albania, traffico di armi per i terroristi del Kosovo incluso, con tanto di sequestro di un carico Caritas finito negli archivi di qualche Procura politicamente corretta), il bubbone delle ONG è finalmente scoppiato grazie al giovane blogger Luca Donadel, che aveva pubblicato su Youtube i tracciati del vergognoso servizio-taxi che preleva i migranti a poche miglia delle coste libiche appena i barconi da lì salpano, e li porta nella “penisola dell’accoglienza”.

E’ ovviamente merito di quelle Procure della Repubblica che hanno avuto il merito di mettersi contro i poteri forti che sostengono l’invasione programmata dell’Italia. Nonostante il grande turacciolo posto dai media su una corretta informazione su quanto sta accadendo e su crimini connessi, queste inchieste iniziali possono rivelarsi la miccia per una deflagrazione storica. Politica, economica e sociale. Per adesso quello che è emerso, in Sicilia (ONG, negrieri e scafisti) o in Calabria (Cara di Crotone, Associazione “Misericordia” e parroco cattolico, ‘Ndrangheta) è soltanto la punta dell’iceberg. Tuttavia, come osserva Michele Rallo nelle sue “Opinioni Eretiche”, “la materia ONG è assai vasta, articolata, sorprendente, piena di angoli bui. E sono angoli bui da cui potrebbe venir fuori di tutto: a incominciare dall’operato di servizi segreti di potenti Nazioni (ogni riferimento alla nostra “grande alleata” non è puramente casuale) che spesso hanno agito dietro il paravento di qualche ONG di comodo per operazioni particolarmente sgradevoli, di quelle che comportavano una inammissibile ingerenza negli affari interni di un altro Paese. Altrettanto hanno fatto alcune entità private, riconducibili a singoli uomini d’affari che intendevano influire sulle scelte politiche ed economiche di Paesi stranieri. Da qui il sospetto che fra quei servizi, quei miliardari e quelle ONG ci sia un particolarissimo rapporto a tre, del tipo che farebbe la felicità di un regista di film alla 007”.

Come già per tutte le cosiddette rivoluzioni arancioni o primavere”, dalla Serbia alla Siria, soprattutto in Ukraina, per esempio, sembra che questa triade (servizi-miliardari-ONG) è praticamente stata la responsabile del colpo-di-Stato che ha portato al defenestramento del Presidente della Repubblica (filo-russo) democraticamente eletto ed alla sua sostituzione con altro elemento che godeva la fiducia degli americani (e dell’Unione Europea), con connesso rischio di terza guerra mondiale. Una crisi modellata sulla falsariga delle varie “primavere arabe” – dalla Tunisia all’Egitto, dalla Libia alla Siria – che hanno sempre visto la presenza di ONG particolarmente attive nel contrastare la politica dei governi che si volevano abbattere, magari con l’ausilio di “eserciti ribelli”, anch’essi munificamente finanziati dall’estero. Perché, allora, non considerare che qualcosa di losco possa nascondersi anche dietro quel misterioso fenomeno migratorio che di botto, a un dato momento – più o meno alla nascita dell’Unione cosiddetta Europea – ha cominciato a scodellare sul nostro Continente milioni e milioni di “richiedenti asilo”? Richiedenti asilo prontamente accolti da governi compiacenti che facevano finta di credere che si trattasse di “disperati in fuga da guerre e dittature”, mentre in realtà – fatte le debite eccezioni – erano e sono soltanto degli individui che vogliono partecipare al benessere dei popoli europei.

È una forzatura ritenere che alcune ONG possano avere parte in una operazione – illegittima e illegale – programmata all’estero per alterare l’identità (etnica, sociale, culturale, religiosa) dei popoli europei, e per scardinare il mercato del lavoro fornendo ai potentati economici una manodopera alternativa e a basso costo? Certamente no, considerato che alcune ONG sembrano disporre di capitali ingentissimi, la cui provenienza è tutt’altro che trasparente. Le ONG, infatti, solitamente non rendono pubblica la provenienza delle loro risorse, limitandosi ad affermare che queste derivano da donazioni di privati benefattori.

Ecco, dunque, far capolino certi strani “filantropi”, di quelli disposti a bruciare milioni di dollari nella campagna elettorale di Hillary Clinton o a profondere cifre da capogiro per sgambettare Putin. E, quando si parla di siffatti filantropi, il primo nome della lista è certamente quello di tale George Soros, membro dell’influente lobby finanziaria ebraico-americana, con un patrimonio personale di circa 25 miliardi di dollari, capo di una miriade di fondi e fondazioni che gestiscono altri miliardi di dollari, dal Soros Fund al Quantum Fund, alla Open Society Foundation, a una miriade di entità minori sparse nel mondo intero, dall’Ukraina in giù. George Soros – tanto per non restare nel vago – è quel gentiluomo che nel 1992 ha guidato la speculazione finanziaria contro la lira italiana (ma anche contro altre valute), guadagnando una barca di miliardi e facendone perdere un bastimento a noi tutti: si calcola che la nostra perdita valutaria sia stata in quell’occasione di circa 48 miliardi di dollari, la qual cosa portò allora ad una svalutazione della lira del 30% (ed a contrarre un debito gravato di interessi per coprire tale perdita).

Ai giornalisti che gli chiedevano se non si sentisse in colpa per avere disastrato l’economia di intere Nazioni, Soros – peraltro condannato a morte in Malaysia per gli stessi crimini, ma dall’Italia, con Prodi mentore, beneficato di una… laurea in economia dall’università di Bologna – rispose:«Nella veste di operatore di mercato non mi si richiede di preoccuparmi delle conseguenze delle mie operazioni finanziarie». Naturalmente, si è liberissimi di credere che un uomo che esprima una morale di tal fatta possa essere al contempo un filantropo, cioè una persona che faccia del bene senza un secondo fine. Io non ci credo. Così, quando apprendo che fra gli scopi dell’attività lobbistica del soggetto vi è il sostegno all’immigrazione (con le sue fondazioni “umanitarie” che, toh, lavorano esplicitamente per una “Open Society”…), non posso fare a meno di chiedermi quale motivazione possa essere all’origine di un tale fervore. E poiché, almeno per quanto riguarda l’Italia, l’immigrazione è un fattore non richiesto e non gradito (e così dovrebbe – ma non è – essere anche per un governo che deve pur reperire cifre ingentissime per farvi fronte…), e si tratta di un quid che ci viene di fatto imposto contro i nostri interessi oggettivi, non v’è dubbio che ogni attività “promozionale” dell’immigrazione costituisca una indebita ingerenza negli affari di uno Stato – si fa per dire – sovrano.

Tutto ciò premesso, anche a prescindere da eventuali rapporti fra ONG e scafisti, sarebbe utile conoscere i motivi e la trascrizione dei colloqui avuti nella recentissima visita del signor George Soros al nostro Presidente del Consiglio. I soliti pagnocconi affermano che si sia parlato soltanto di questioni economiche, magari con un occhio alla privatizzazione di quel poco di bene pubblico che c’è rimasto. E ciò è di per sé già gravissimo: la predazione delle nostre maggiori industrie strategiche decisa nel ’92 sul panfilo Britannia, voluta da Andreatta, Ciampi, Draghi e le Banche d’usura internazionale, ha condotto l’Italia sull’orlo della bancarotta… “Tuttavia – conclude il nostro Michele Rallo – non manca chi sospetta che la visita del finanziere al conte Gentiloni abbia avuto anche un altro scopo: quello di fare pressioni perché la fastidiosa inchiesta sull’affare ONG venga in qualche modo arginata. Fossi nei panni dei magistrati siciliani, qualche notizia sull’incontro Soros-Gentiloni la chiederei”.

Lorenzo Moore
16 maggio 2017
www.rinascita.net/1629/soros-gentiloni-il-predatore-e-lar...
wheaton80
00domenica 11 giugno 2017 01:39
Migranti, nuovo naufragio nel Canale di Sicilia, decine di dispersi. La Marina libica intima alle navi delle ONG di andare via

Giornata di tensione ieri nel Canale di Sicilia nella zona di ricerca e soccorso in cui incrociano diverse navi delle ONG. La Marina libica ha intimato a diverse imbarcazioni umanitarie di allontanarsi dalle acque territoriali libiche e di non schierarsi in attesa dei gommoni con i migranti. La circostanza è stata denunciata dalla stessa Marina libica, che ha apertamente accusato le ONG di essere lì in contatto diretto con persone a bordo delle imbarcazioni che sono state poi intercettate dalla Guardia Costiera. Complessivamente 570 migranti sono stati riportati indietro. In una nota ufficiale il portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem, sostiene che "chiamate wireless sono state rilevate, una mezz'ora prima dell'individuazione dei barconi, tra organizzazioni internazionali non-governative che sostenevano di voler salvare i migranti illegali in prossimità delle acque territoriali libiche. Sembrava che queste ONG aspettassero i barconi per abbordarli. Le Guardie Costiere - ha aggiunto Ghasem senza fornire nomi o altri dettagli - hanno preso contatto con queste ONG e hanno domandato loro di lasciare le acque territoriali libiche". I libici, dunque, rilanciano le accuse di Frontex che nei mesi scorsi hanno acceso la polemica sull’operato delle navi delle ONG, oggetto di alcune indagini della magistratura ma anche di commissioni del Parlamento italiano. “Il comportamento di queste ONG – ha aggiunto il portavoce della Marina libica - accresce il numero di barconi di migranti illegali e l'audacia dei trafficanti di esseri umani". Nel sottolineare il caso di un migrante ucciso ieri dai trafficanti, Ghasem ha aggiunto che questi ultimi "sanno bene che la via verso l'Europa è agevole grazie a queste ONG e alla loro presenza illegittima e sospetta in attesa di poveri esseri umani".

Quattro le navi umanitarie presenti ieri in quell'area: la Prudence di MSF e le imbarcazioni di Openarms, Jugendrettet e la Seawatch, che complessivamente hanno tratto in salvo 1129 persone e recuperato tre corpi senza vita. La Vos Prudence di MSF, che si dice all'oscuro dell'intervento della Marina libica, approderà domattina a Palermo con 716 persone, tra cui 50 bambini, 31 dei quali sotto i cinque anni. E ancora la Marina libica ha dato notizia di un nuovo naufragio che si sarebbe verificato davanti alle coste libiche con otto morti accertati e almeno 52 dispersi. I corpi dei migranti erano incastrati in un gommone sgonfio ritrovato a circa 9 km al largo della città, ha constatato un giornalista dell'agenzia di stampa France Presse, che ha accompagnato la Guardia Costiera sul luogo del naufragio. Medici Senza Frontiere, rispondendo alle affermazioni della Marina libica, rende noto di "avere effettuato soccorsi sotto il normale coordinamento della Guardia Costiera italiana e di non avere avuto alcun contatto con la Guardia Costiera libica". La Prudence - aggiunge MSF - sta ora rientrando verso l'Italia con 726 persone a bordo, tra cui 53 bambini e un corpo senza vita. L'arrivo è previsto lunedì mattina a Palermo. "Nel frattempo, altre persone hanno perso la vita in mare proprio in queste ore. Senza vie legali e sicure e un sistema dedicato di ricerca e soccorso in mare, queste morti non si fermeranno", conclude Medici Senza Frontiere.

Alessandra Ziniti
10 giugno 2017
palermo.repubblica.it/cronaca/2017/06/10/news/migranti_tensione_nel_canale_di_sicilia_la_marina_libica_intima_alle_navi_delle_ong_di_andare_via-16...
wheaton80
00sabato 1 luglio 2017 18:28
In crisi le donazioni alle ONG. In aumento quelle a chi sostiene i patrioti

Crisi di donazioni per le ONG che lavorano con i rifugiati. Lo dice l’autorevole quotidiano britannico Guardian, ravvisando come il mercato delle donazioni sia legato all’emotività che suscitano i fatti di cronaca. Sembra quindi che la pacchia sia finita per quanti lavorano con i rifugiati. Lo conferma Help Refugees, una sigla che riunisce oltre 70 ONG in tutto il mondo, impegnate a vario titolo nel soccorso e nell’accoglienza dei migranti, spiegando che prima dell’ondata di sbarchi sulle coste italiane entravano anche 20mila sterline a settimana, ora poche migliaia al mese. Le casse delle ONG non sono comunque vuote, dal momento che una realtà come Help Refugees gestisce qualcosa come 10 milioni di euro all’anno, grazie alle donazioni dei VIP del cinema e dello spettacolo. Ma quel che langue sono le donazioni della gente comune. Le varie raccolte fondi, però, hanno toccato picchi di successo in concomitanza con le tragedie che hanno avuto grande risalto sui mass media, in particolare quando a morire sono state vittime innocenti, come i bambini. È andata così quando venne ritrovato il corpicino del piccolo Aylan Kurdi, su una spiaggia di Bodrum, in Turchia. E lo stesso è avvenuto con l’incendio al campo profughi di Dunkirk. Ma quando l’emergenza e la copertura mediatica di queste tragedie vanno scemando, le ONG devono ingegnarsi per trovare altre fonti di finanziamento. O, come spiega al Guardian il responsabile del foundraising di Help Refugees Wayne Murray, lavorare per trovare altre storie da raccontare in modo da umanizzare ancora di più i rifugiati. La caduta libera delle donazioni alle ONG sembra sia il segno che la gente ha perso fiducia e si sente presa in giro da queste organizzazioni, soprattutto dopo lo scandalo legato ai profughi e alle collusioni di queste organizzazioni con gli scafisti e i trafficanti di uomini. Di pari passo, però, si registra un aumento di donazioni alle realtà sovraniste. Un esempio? La ONLUS “Io sono un patriota” (https://www.iosonounpatriota.it/) in pochissime settimane ha già raccolto centinaia di adesioni. Questo perché il principio di promuovere l’amore per l’Italia con l’idea che i suoi confini siano sacri e inviolabili e la visione di un popolo italiano unito e indirizzato in unico fine o scopo che riassume la grandezza della Nazione, risulta essere un tema molto sentito. Al di là dell’emotività di una notizia di cronaca, per quanto tragica essa sia.

Anna Pedri
30 giugno 2017
www.ilprimatonazionale.it/primo-piano/crisi-le-donazioni-alle-ong-aumento-quelle-sostiene-patriot...
wheaton80
00sabato 8 luglio 2017 15:37
Mario Mauro:"Renzi e Alfano hanno accettato di accogliere tutti i migranti in cambio di più soldi dall'UE"

Il governo di Matteo Renzi si è venduto l'Italia sui migranti. A sostenerlo, senza troppi giri di parole, è il senatore Mario Mauro, ex Ministro della Difesa con Enrico Letta Premier, ora di nuovo in Forza Italia. Intervistato da Il Giornale, il big del PPE ricorda come sia stato proprio Renzi, e il suo Ministro degli Interni (oggi agli Esteri) Angelino Alfano, a sottoscrivere con gli altri partner dell'Unione Europea un accordo "che ci garantisse maggiore flessibilità sui conti pubblici in cambio di una accoglienza unilaterale dei migranti". Tradotto: più soldi (spesso spesi per mance elettorali e iniziative di dubbio impatto sulla crescita) a patto che la patata bollente degli sbarchi fosse nelle mani della sola Italia. Mauro conferma dunque quanto rivelato anche dalla sua ex collega agli Esteri, Emma Bonino. "Sia Frontex Plus, sia Triton - spiega Mauro - sono accordi caratterizzati dall'impegno di una parte dei paesi europei a offrire assetti per il salvataggio in mare senza farsi carico dei migranti. Quella svolta è arrivata con i trattati siglati dal governo Renzi. Fino alla firma di Triton un migrante recuperato da una nave inglese risultava di fatto in territorio inglese. Con il governo Renzi si è accettato che tutti quelli recuperati dalle missioni europee arrivassero sul suolo italiano". La rotta delle navi delle ONG parlano chiaro:"I migranti non vengono mai portati né a Malta, né a Tunisi. Eppure molti recuperi avvengano più vicino a Malta che all'Italia, mentre la Tunisia non è affatto un Paese insicuro per i richiedenti asilo.

Se tutte le ONG, tutte le navi mercantili e tutte le navi militari straniere sbarcano migranti solo in Italia evidentemente esistono precisi ordini. E questi ordini sono figli della sottoscrizione da parte del Governo Renzi delle regole d'ingaggio previste da Frontex Plus e Triton". Sono tre, secondo Mauro, gli errori capitali di Renzi-Alfano che hanno condannato l'Italia a quello che sta succedendo in questi mesi (e al peggio che arriverà). Il primo:"Aver affidato la sicurezza e la tutela dei confini a Frontex Plus e a Triton accettando di fatto una cessione della sovranità nei confronti dell'Europa". Il secondo: aver acconsentito all'accordo con cui l'UE concede 6 miliardi di euro alla Turchia in cambio della chiusura della "rotta balcanica" dei migranti. "Renzi avrebbe dovuto approfittarne per chiedere di negoziare un accordo contemporaneo e parallelo con Tunisia ed Egitto per l'apertura nei due Paesi di centri di identificazione e campi di raccolta che rendessero più facile la distinzione tra richiedenti asilo e migranti economici". Non l'ha fatto, e così l'unico risultato è aver concentrato il traffico di migranti solo nel Mediterraneo. Il terzo errore è il non prendere in considerazione "atti di pressione militare" nei Paesi nordafricani, che potrebbero venir considerati indebiti "ma sono pienamente legittimati dalla situazione di guerra civile strisciante che mette a rischio non solo l'Italia, ma l'intera Europa".

07 Luglio 2017
www.liberoquotidiano.it/news/italia/12432101/mario-mauro-immigrati-renzi-alfano-venduta-italia-sbarchi-in-cambio-flessibilita-conti-pubbli...
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