DECRIPTARE LA BIBBIA...

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LiviaGloria
00giovedì 29 giugno 2006 14:01
DECRIPTARE LA BIBBIA...



VANGELI, PROFEZIE ATTUATE DAL CRISTO
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


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INTRODUZIONE »
FATTI, TESI E DIMOSTRAZIONI »

1 - IL PROLOGO E GIOVANNI BATTISTA
Procedo ad una lettura particolare dei segni del primo versetto del Genesi riferendomi a Gesù Cristo.

Gen. 1,1 "In principio Dio creò il cielo e la terra."






"In principio ( vedi Ez. 37,11) fu il tutto dal Figlio Unigenito di Dio ad uscire . Fu la vita a venire (). Uscì la Luce che la vita è dei viventi . E venne in terra ."

Di seguito, togliendo i segni si ha:

"In principio fu il tutto dal Figlio Unigenito di Dio ad uscire.
Fu la vita a venire.
Uscì la Luce che la vita è dei viventi.
E venne in terra."

Il primo versetto della Genesi, come la tradizione si attende e come Giovanni, nel Vangelo che prende da lui il nome, ha ben inteso, contiene nei segni la profezia del prologo, infatti:

"In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio; tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini" (Gv. 1,1-3)

San Giustino, nato a Sichem in Samaria nel 100 d.C., filosofo cristiano, martirizzato a Roma sotto Marco Aurelio tra il 163 ed il 167 d.C., evidentemente in relazione a questo versetto del Cap. 1° del Genesi, nella II Apologia, al Cap. VI scrive: "Il Padre dell'Universo, essendo non generato, non ha nome: dargli un nome equivale ad ammettere uno più antico di lui, che abbia imposto il nome stesso. I vocaboli di Padre, Dio, Creatore, Signore, padrone, non sono nomi, ma designazioni suggerite dai benefici e dalle opere di lui. Il figlio poi di lui, il solo chiamato figlio, il Verbo, coesistente generato prima della creazione allorquando al principio Dio per mezzo di lui creò e ordinò tutte le cose, è chiamato il Cristo per essere stato unto e per avere Iddio per mezzo suo ordinato l'universo."

Provo un’altra variante di decriptazione del 1° versetto del Genesi:





"Da dentro la mente/testa originò la luce . Fu per il segno/disegno il Figlio Unigenito da Dio ad uscire . Fu la vita a venire (). Uscì la Luce che la vita è dei viventi . E venne in terra ."

"Da dentro la mente originò la luce. Fu per il disegno il Figlio Unigenito da Dio ad uscire. Fu la vita a venire. Uscì la Luce che la vita è dei viventi. E venne in terra."
Questa variante ha stretti collegamenti teologici con l'ultimo versetto del prologo di Giovanni (Gv. 1,8.18): "Dio nessuno l'ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito che sta nel seno del Padre, lui lo ha rivelato."

Qui di seguito li evidenzio:


Giovanni 1,18 e 8
Genesi 1,1 decriptato

- il Figlio Unigenito
- il Figlio Unigenito

- che sta nel seno del Padre
- Da dentro la mente originò la luce dell'Esistenza

- lui lo ha rivelato
- da Dio uscì (cioè lo rivela)

In Lui era la vita
- Uscì la Luce

E la vita era la luce degli uomini
che la vita è dei viventi



Il prologo di San Giovanni su cui si basa la teologia della rivelazione del Figlio Unigenito, di fatto, si apre e si chiude con la lettura con il metodo dei segni di Gen. 1,1.

Applico, ora, il metodo dei segni al versetto dopo il prologo del Vangelo di Giovanni, in cui cita Isaia (40,3) cui si rifanno anche altri Evangelisti

Is. 40,3 "Una voce grida: Nel deserto preparate la via al Signore appianate nella steppa la strada per il nostro Dio."






Esame della forma:
Isaia è grande profeta, cultore della parola e rispetta i canoni formali della Torah. Si vede il Nome Iahwèh e s’intravedono 4 titoli costituiti da 4 perciò si parla del capo dei Serpenti di Dio; è Dio in terra, è l'emanazione di Iahweh, è Iahweh in terra. Teologicamente c'è una sola sostanza e due persone.

Esame con i segni:
"Si versi il Servo (In Egiziano il bastone girato è il servo) Potente . Si versi portandosi in un corpo del Padre in un vivente la Parola . Il Verbo degli angeli rechi d’aiuto in un corpo la rettitudine . Il Signore che è la Luce in un corpo la porti ad accendere . Dentro vi entri la vita piena . Del Potente entri la potenza . La divinità nel mondo sia a dimorare ()."

E, senza interruzioni:

"Si versi il Servo Potente.
Si versi portandosi in un corpo del Padre in un vivente la Parola.
Il Verbo degli angeli rechi per aiutare in un corpo la rettitudine.
Il Signore, che è la Luce, in un corpo la porti ad accendere.
Dentro v’entri la vita piena; del Potente entri la potenza.
La divinità nel mondo sia a dimorare."

Il Vangelo di Marco lo fa precedere da un versetto del profeta Malachia (3,1), che ho letto con i segni:

"Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti."








Si vede il Nome Iahwèh , si vede il Nome A'don . Si intravedono 6 titoli costituiti dagli ideogrammi di potenza ; in definitiva due presenze, perciò anche in questo caso si parla di Dio e del capo dei Serpenti di Dio, cioè Dio in terra.
È sostanzialmente come in quel versetto di Isaia appena esaminato; teologicamente c'è una sostanza e due persone.
Questo versetto è richiamato nel Vangelo di Matteo (11,10) in cui Gesù, indicando Giovanni Battista, dice che quel versetto di Malachia parla del precursore.

Riporto la decriptazione, ma ometto per snellezza la dimostrazione.

"Uscì un energico inviato (Giovanni Battista) che era l’illuminazione del Potente a racchiudere; ambasciatore era,
si portò a parlare energicamente per aprire il cammino del Potente.
(Che) in una persona era a portarsi la Parola indicò (disse che):

l'Unigenito in vita era venuto;
Dio al mondo era;
della rettitudine la potenza portava al mondo.
Il Signore, l'Unigenito, il Principe dell’Unico, puro, all'acqua dentro si rovesciò (Battesimo di Gesù). Ad illuminare furono i viventi portati dal messaggero.
Uscì, che il Figlio era; l'indicò l'Unico.Il Principe dell’Unico puro innocente sceso era in un vivente, uscì inviato al mondo da casa; l'Unico lo disse. (Sul fatto che) il Signore veniva giù dentro, l'Unico recò il segno."

Il Vangelo di Marco sottolinea: "E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto." (Mc. 1,11)


LiviaGloria
00giovedì 29 giugno 2006 14:16
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VANGELI, PROFEZIE ATTUATE DAL CRISTO
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


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2 - NATIVITÀ E SACRA FAMIGLIA
Numerosi sono i ritrovamenti nel decriptare su tale tema, ma per attenermi strettamente alle citazioni evangeliche presento il seguente episodio a titolo esemplificativo.
Al momento della presentazione di Gesù al Tempio nel Vangelo di Luca (2,22ss) sono citati i versetti Es. 13,1s e Lv. 12,8:

"Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come... (Es. 13,1s e Lv. 12,8) ... la Legge del Signore..."

Riporto i versetti dell’A.T. citati:

Es. 13,1s "Il Signore disse a Mosè: Consacrami ogni primogenito il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti - di uomini o di animali - esso appartiene a me."

Lv. 12,8 "Se non ha mezzi da offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per olocausto e l’altro per sacrificio espiatorio. Il sacerdote farà il rito espiatorio per lei ed essa sarà monda."

In tutte due queste citazioni lette con i segni si trovano precise profezie della venuta di Dio nella carne.
Queste sono le decriptazioni che se ne ricavano:

Es. 13,1s "A portarsi è la Parola, il Signore Dio in un vivente sorge nel mondo, il Potente lo fa originare da madre il corpo, il Santo con potenza l'Essere tutto dentro il vaso porta il corpo, parola, cuore e mente, con tutta la misericordia dentro del Figlio l’esistenza. Si è acceso in un corpo Dio, dentro un uomo si porta nell'intimo per entrare da vivente nel mondo; del Potente è nel mondo portato l’Unigenito."

Lv. 12,8 "Si portò col primogenito la Madre.
Con il potente Unigenito perfetto salì per il primo celebrare.
In mano era la Luce del mondo e prese due tortore.
L’Unico portò un’illuminazione ad un inviato (Simeone): è il Figlio, è la colomba dell’Uno che il Potente dall’alto al mondo portò per i fratelli liberare.
Il peccato in croce portò a purgare.
Innalzato fu . Entrò nel mondo il Sacerdote; portò il bene per rigenerarlo."


GEBURAH
00giovedì 29 giugno 2006 14:58
Livia

Scritto da: LiviaGloria 29/06/2006 14.01
DECRIPTARE LA BIBBIA...



E, senza interruzioni:

"Si versi il Servo Potente.
Si versi portandosi in un corpo del Padre in un vivente la Parola.
Il Verbo degli angeli rechi per aiutare in un corpo la rettitudine.
Il Signore, che è la Luce, in un corpo la porti ad accendere.
Dentro v’entri la vita piena; del Potente entri la potenza.
La divinità nel mondo sia a dimorare."

Il Vangelo di Marco lo fa precedere da un versetto del profeta Malachia (3,1), che ho letto con i segni:

"Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti."




A chi è riferito questo a san giovanni battista o ad un'angelo? [SM=x268939] [SM=g27828]
LiviaGloria
00giovedì 29 giugno 2006 16:10
Quello che hai riportato si riferisce a Gesu...quello su Giovanni il Battista é quello dopo. [SM=g27823]
GEBURAH
00giovedì 29 giugno 2006 16:12
Livia

Scritto da: LiviaGloria 29/06/2006 16.10
Quello che hai riportato si riferisce a Gesu...quello su Giovanni il Battista é quello dopo. [SM=g27823]

Sicura?
quidi il battista è l'angelo dell'alleanza!?
Il famoso angelo di Abramo, Noè?
[SM=g27833]
LiviaGloria
00giovedì 29 giugno 2006 16:39
Geburah
Non ti capisco...dove sei?? [SM=x268919]

Appena si parla di angeli ti infuochi!!! [SM=g27824] [SM=g27824] [SM=g27828]
LiviaGloria
00giovedì 29 giugno 2006 20:39
- BATTESIMO E TENTAZIONI
La tradizione cristiana è concorde nell’associare il sacramento del battesimo alle pagine bibliche del diluvio ed in quell’ambito vado a verificare, perciò richiamo il contenuto di "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?"
Alla base di questo racconto c’è il pentirsi, ripetuto due volte:

"E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con lui anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti. Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore." (Gen. 6,6-8)

Questo è il racconto prototipo della salvezza.
La salvezza dell'uomo ha inizio quando il Signore si pentì e la parola chiave è "pentimento - pentirsi", ma nel contempo in ebraico indica "consolare - consolazione".
Nella parola pentimento c’è insito che Noè non sarà sterminato, infatti, = + , "Noè viva "; ancora una volta, un racconto che si sviluppa da una parola!
In effetti, questa parola NHM, in egiziano significa "prendere via, raggiungere da distante, salvare, liberazione, salvezza".
Può anche dividersi in N+HM e la biconsonante HM, in Egiziano antico è "il servo", quindi Dio pensa di inviare N (di emettere, di promanare, di inviare) il servo HM.
La parola NHM è ripetuta due volte, cioè: "La salvezza N H M la promanerà N il servo H M"; questa è una profezia che si comprende in Gesù Cristo.
Dall'ebraico si ottengono con le lettere le due seguenti letture di : "emetterà dal chiuso acqua (di vita)";
"li guiderà () alla vita ".
Considerato, perciò, che il Signore si pentì due volte per gli egiziani (unisco i due messaggi in egiziano) e due volte anche per gli ebrei nella lettura esterna (i due significati di ) ed in quella criptata (unisco i messaggi con le lettere dall'ebraico) e si ha:

Pentitevi (Primo significato ebraico di )
la salvezza, (egiziano)
la promanerà il servo. (egiziano)
Vi consolerà (Secondo significato ebraico di )
emettendo dal chiuso acqua (viva - dall’ebraico con i segni)
per guidarvi alla vita. (dall’ebraico con i segni)

Si può anche leggere:

Pentitevi! (Primo significato ebraico di )
Vi consolerò (Secondo significato ebraico di )
guidandovi alle acque, (dall’ebraico con i segni)
(ove) promanerà il Servo (egiziano)
dall’energia racchiusa nelle acque (dall’ebraico con i segni)
la salvezza, (egiziano).

San Giovanni Battista, così, predicava e chiamava le persone a pentirsi e li "inviava a chiudersi nell'acqua " - (chiudersi nell’acqua equivale ad essere battezzato, cioè racchiuso sommerso nelle acque); - e San Pietro predicava: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel Nome di Gesù Cristo..." (At. 2,38) il che è tutto calzante e sembra seguire da presso il pensiero degli evangelisti.

Il Vangelo di Giovanni evidenzia che i farisei al Battista:

"Lo interrogarono e gli dissero: Perché, dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose loro io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete..." (Gv. 1,25.26)

Da questo colloquio si ha conferma che a quei tempi s’attendeva l'attuazione d’una profezia che i farisei evidentemente conoscevano, d’un battesimo per immersione, da parte del Cristo e Giovanni precisa che quel battesimo non sarà con l'acqua, ma col fuoco, energia di Dio.
Era perciò atteso il Servo di Iahwèh che avrebbe sommerso il mondo dell'acqua viva di Iahweh, cioè con lo Spirito Santo (Gv. 1,33); perché "invierà nelle tombe la vita ".
Dopo il diluvio, raccontato dalla Genesi, nasce un popolo nuovo tutti figli di Noè, come prima erano tutti figli di Adamo.
Il diluvio rappresenta le acque del parto.
L'arca è la placenta, Noè e la testa, e tutto il resto il corpo: "Noè tolse la copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta." (Gen. 8,13b)
Sotto quest’aspetto è un vero e proprio battesimo e quindi è da trovarvi la prima profezia del battesimo di Gesù.
Noè che "l’energia racchiude ", (l’energia ovviamente di Dio) è figura di Gesù Cristo, il capostipite degli "uomini nuovi".
Al momento opportuno il bambino esce con la testa dopo la rottura della placenta, "la scopertura dell'arca".
Il pensiero è che Dio stava con Noè nell’arca; è un’idea dei Rabbini e prende forza dal versetto Gen. 7,16b "...Il Signore chiuse la porta dietro di lui." E non dice Lui da quale parte della porta stava.
Il brevissimo versetto decriptato con riferimento a Gesù descrive pienamente il suo battesimo, il che certamente non è sfuggito agli Evangelisti:

Gen. 8,15 "Dio ordinò a Noè"





"Il Servo (dall’Egiziano) sarà ad aiutare , (quando) il figlio di Dio ad uscire sarà dall'acqua che di Dio l'emanazione racchiude ; la potenza dell’Unico gli vivrà sulla testa (o gli vivrà nel corpo)."

"Il Servo sarà ad aiutare (cioè comincerà la sua missione) quando il figlio di Dio ad uscire sarà dall'acqua che di Dio l'emanazione racchiude; la potenza dell’Unico gli vivrà sulla testa."

La potenza dell’Unico gli vivrà sulla testa, avranno anche letto la seguente variante "la potenza avrà inizio dall’acqua sul capo"; cioè da quel momento inizierà ad operare inizierà la vita pubblica.
(Esisteva nel I-II d.C. la setta degli ebioniti, condannata d’eresia, che credeva in Cristo uomo investito da Messia al momento del battesimo.)

Agli antichi scrutatori non sarà poi di certo sfuggito che tutto inizierà quando uscito "sarà dall'acqua che di Dio l'emanazione racchiude" e si saranno domandati in Palestina dove si trova?
La risposta è semplice, certamente il fiume Giordano , "scende l’energia " che nasce dal monte "Ermon" monte "consacrato" a portare l’energia di Dio che mette là in comunicazione le acque di sopra con le acque disotto; quindi l’uscire dalle acque del Giordano (Vedi: "Il giardino dell'Eden") da parte di Gesù, (che proviene dall’alto) attesta una nascita dal cielo in terra ed allora quel versetto riletto con questo pensiero diviene:

"La Parola (egiziano) di Dio sarà ad aiutare (quando) il Figlio di Dio ad uscire sarà dall'acqua viva . Di Dio un torrente inizierà a vivere in un corpo ."

Ho, allora, provato a spezzare con i segni, con riferimento a Gesù Cristo, sia il versetto da cui siamo partiti che il seguente, cioè Gen. 6,6.7 in modo diverso da quanto già fatto nelle pagine sul Diluvio, pensando ai Vangeli del Battesimo di Gesù ed ho ottenuto anche questa variante.

"Si porta l'Essere ad iniziare a vivere nel corpo.
Il Signore da primogenito in una matrice si chiude.
Vi entra per (di)venire uomo.
Da donna il corpo del Figlio viene.
È vita dall'alto per bocca d’un inviato
(storicamente possiamo pensare a Giovanni Battista).
È uscito ad Adamà dall'acqua, l'uomo.
Dall’Eterno dentro entrato nel vivente, esce testimonianza alla mente/testa che a salvare si porta per sempre dal peccare.
Una parola esce dal cielo: "Della rettitudine è l’energia racchiusa (in questo) uomo dall’Essere il vaso è stato fatto per essere il perfetto."

Il risultato è notevole!
Il luogo del battesimo di Gesù è prima dello sbocco del Giordano nel Mar Morto in località non individuata, ma che potrebbe essere proprio Adama dove vi sono dei guadi del fiume. (Vedi: "I cherubini alla porta dell'Eden")
Il testo di quel criptato concorda con il Vangelo di Luca (3,22b): "Vi fu una voce dal cielo Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto."
Il battesimo di Gesù, infatti, è l'atto di nascita per il mondo del Figlio di Dio, la prima "epifania - manifestazione" secondo il Vangelo di Giovanni, che non si cura di descrivere la nascita fisica e dell’infanzia.
In luogo del racconto degli episodi della nascita e dell’infanzia di Gesù, Giovanni trasla le radici all’origine della creazione, addirittura ai tempi antecedenti a quelli dei primi due versetti del libro della Genesi.
Uscito Gesù dalle acque del battesimo, esce subito l'avversario il tentatore come i Sinottici concordemente sottolineano riportando l’episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto.
Marco risolve l'episodio con due versetti: "Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano." (Mc. 1,12.13)
Appena il "perfetto" esce dalle acque il tentatore è alle porte; e questa è una storia che si ripete, è la storia del libro della Genesi.
C’era un mondo perfetto, creato da Dio, ma sopra v’aleggiavano le tenebre (Gen. 1,1.2), c’era un uomo (Adamo) perfetto, creato da Dio, ma arriva (Gen. 3) il serpente astuto, c’è Gesù che esce dalle acque del Giordano e arriva il tentatore!
Torniamo allora alla lettura con i segni di quei primi due versetti della Genesi, a cui si riferisce appunto il prologo di Giovanni con questo pensiero.
Otteniamo una delle 70 facce della Torah riferendo i segni di quei due versetti alla creazione del corpo del "perfetto".

Gen. 1,1 "In principio Dio creò il cielo e la terra."





"Da dentro il corpo di una donna (), che fu indicata/scelta dal Figlio , dell’Unico la divinità ad entrare fu in un vivente , per venire dal cielo portando dell’Unico un segno ad uscire in terra ."

Gen. 1,2 "Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lospirito di Dio aleggiava sulle acque."






"Ma esce l'origine che i corpi fa scendere/cadere , che al mondo porta confini , dell'aperto limita il campo e conduce dentro la perversità () che porta a chiudere l’illuminazione ai retti . Agisce da serpente , dalla bocca emette una forza che finisce entrando , portandosi nei viventi , il recato spirito divino . Al mondo (così) esiste la vita amara , i puri finiscono . Agisce il serpente con un soffio che promana un’essenza per cui esce dai viventi la forza per vivere ."

Gen. 1,1 "Da dentro il corpo d’una donna, che fu scelta dal Figlio, dell’Unico la divinità ad entrare fu in un vivente per venire dal cielo, portando dell’Unico un segno ad uscire in terra."

Colui che si contrappone però appare subito nel versetto seguente:

Gen. 1,2 "Ma esce l'origine che i corpi fa scendere, che al mondo porta confini, dell'aperto limita il campo e conduce dentro la perversità che porta a chiudere l’illuminazione ai retti.
Agisce da serpente, dalla bocca emette una forza che finisce entrando, portandosi nei viventi, il recato spirito divino.
Al mondo così esiste la vita amara, i puri finiscono.
Agisce il serpente con un soffio che promana un’essenza per cui esce dai viventi la forza per vivere."

I due campioni (onde ha possibilità che esista un mondo creato secondo la cabbalah, altrimenti non esisterebbe equilibrio - Vedi: "La Bibbia segreta cercata dalla cabbalà ebraica" in "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta", sono in campo; poi si svilupperà la lotta che tutt’oggi sussiste, ma di cui si conosce l’esito con la risurrezione del Cristo.

Nei Vangeli di Matteo (4,1-11) e di Luca (4,1-12), scritti da Matteo per i provenienti dall'ebraismo e da Luca anche per i molti proseliti dell'ebraismo stesso, l'episodio delle tentazioni di Gesù è riportato in modo ampio e con citazioni bibliche (Marco invece che scrive per i convertiti provenienti dal paganesimo che non conoscevano le scritture non le indica).

Matteo 4,1-11
Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: Se sei il Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane. Ma gli rispose: Sta scritto - Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Allora il diavolo lo condusse nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se sei Figlio di Dio gettati giù, poiché sta scritto: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede." Gesù gli rispose: Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo. Di nuovo il diavolo lo condusse con se sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: Tutte queste cose io ti darò, se prostrandoti, mi adorerai. Ma Gesù rispose: Vattene Satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco gli angeli gli si accostarono e lo servivano."

Luca 4,1-12
Gesù pieno di Spirito Santo si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni: ma quando furono terminati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane . Gesù gli rispose: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo. Il diavolo lo condusse in alto e mostrandogli in un istante tutti i regni della terra gli disse: Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo. Gesù gli rispose: Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai. Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se tu sei Figlio di Dio buttati giù; sta scritto infatti "Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano e anche: essi ti sosterranno con le mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra."
Gesù gli rispose: È stato detto: Non tenterai il Signore tuo Dio.

Marco, nell'episodio chiama l'avversario Satana; Matteo per evitare di chiamarlo per quattro volte diavolo, dopo la terza volta lo chiama "il tentatore" poi Gesù gli intima "Vattene Satana!"
Luca, lo chiama tre volte diavolo e poi a al versetto 13 precisa: "Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato."; quindi la quarta volta che lo nomina e per dire che il nemico si allontana e che tornerà per prendere la batosta finale.
Dio in Gesù Cristo darà la pariglia al serpente, perché là, quando verrà il tentatore non troverà Adamo ed Eva caduti nel suo inganno, ma Gesù e Maria che stanno ben fermi nella loro storia.
Tre è il numero di tentazioni di Gesù cui risponde proclamando per tre volte il nome di Dio (Gesù + tre volte il Nome; Gesù è il Signore).

Le tentazioni di Gesù sono le tentazioni proposte dal serpente ad Adamo ed Eva, come si può costatare da un confronto serrato con quella pagina della Genesi (3,1b-3,7): "Egli disse alla donna: È vero che Dio ha detto 'Non dovete mangiare di nessun albero del giardino'? Rispose la donna al serpente: Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete. Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! Anzi Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male. Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per avere saggezza; prese dl suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture."

I Tentazione sul mangiare.
Nella Genesi: "Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?"
Nei Vangeli: "... ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane."

II Tentazione sulla vita e sul cambiare la propria storia.
Nella Genesi: "... il serpente disse ... non morirete affatto!"
Nei Vangeli: "Se sei Figlio di Dio gettati giù."

III Tentazione del potere.
Nella Genesi: "... si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio."
Nei Vangeli: "... gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: Tutte queste cose io ti darò"

Risultando in quei Vangeli alcune citazioni dell'A.T. vediamo se quei versetti letti con il metodo dei segni risuonino.
La prima citazione è del seguente versetto del Deuteronomio.

Dt. 8,3 "Egli dunque, ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore."

La decriptazione che s’ottiene, di cui ometto la dimostrazione è:

"Portata è azione all'inviato retto.
La reca la forza del male.
Dentro l’arde forte col mangiare.
L’affligge che con il segno esca della manna.
Dell’Unico il principe rifiuta d’essere d’aiuto nel tempo, ma da rifiuto è per sbarrare il peccato.
Dal Padre scelto è che con la rettitudine al serpente che nei viventi agisce con l’energia entrata, porti un basta agendo rettamente, perché il serpente all’origine dall’alto uscì per la guerra.
Nei cuori da malattia per vivere entrò nell'uomo.
Così fu ad agire il serpente in tutti i viventi portando sozzura.
Parlò che è di Iahweh l’essenza del vivere entrata nell’uomo!"

Nel versetto successivo poi c’è un cenno ai 40 anni nel deserto, messi appunto in parallelo ai 40 giorni di tentazione di Gesù nuovo Israele: "Il tuo vestito non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant'anni." (Dt. 8,4)
I Vangeli di Matteo e Luca citano altri due versetti in bocca a Gesù tratti dallo Shemah, "Ascolta Israele, il Signore è nostro Dio, il Signore è uno. Amerai il Signore tuo Dio...", il credo d'Israele (Dt. 6,13 e Dt. 6,16); ci sono poi due versetti della Scrittura riportati da entrambi tali Vangeli in bocca al diavolo.
Questi versetti sono inseriti da Luca tra i due citati da Gesù dal Deuteronomio, mentre in Matteo quei versetti, messi in bocca al demonio, precedono le due risposte di Gesù tratte dallo Shemah.
Seguo l'ordine di Matteo per vedere cosa dicono con i segni i due versetti del demonio; certamente la parola di Dio è in grado di smascherarlo; controllando si notano nel testo ebraico sei serpenti , perciò i segni, aldilà della versione ebraica esterna, parlano di lui, del serpente:

Sal. 91,11-12 "Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede."






"Così per esistere tra i viventi in cammino fu a portarsi . Fu a venir giù a portarsi nel mondo . Cammina il serpente col nome cavaliere , tutto calpesta , è vaso che s’esalta come parla , è tra i viventi essenza della menzogna . Ha fame di tutti i corpi (ove) fa ingresso ( = ) per abitarvi . Con gli angeli (ribelli) nei corpi corse per camminare ."

"Così per esistere tra i viventi in cammino fu a portarsi.
Fu a venir giù a portarsi nel mondo.
Cammina il serpente col nome cavaliere, tutto calpesta, è vaso che s’esalta come parla, è tra i viventi essenza della menzogna.
Ha fame di tutti i corpi (ove) fa ingresso per abitarvi.
Con gli angeli (ribelli) nei corpi corse per camminare."

Sta parlando il "padre della menzogna" di cui Giovanni dice:

"...voi che avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice del falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna." (Gv. 8,44)

Il termine "col nome di cavaliere" l’ho lasciato così perché è termine escatologico in quanto indica il nemico per eccellenza; infatti, la prima vittoria di Dio è contro il "cavaliere" ed avviene in occasione dell'apertura del Mar Rosso; l’attesta il Cantico di Mosè (Es. 15,1b):

"Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere."

Questa vittoria prepara una vittoria finale in cui il Cavaliere di Dio vincerà e questo momento delle tentazioni è il primo round dell'incontro in cui il "cavaliere" ed il Cavaliere di Dio s’incontrano.
Nell’Apocalisse (19,11), rivelazione di ciò che deve venire, dopo la visione del Cavaliere sul cavallo bianco, continua (19,19-21):

"Vidi allora la bestia di re della terra ... radunati per muovere guerra contro colui che era seduto sul cavallo ... Ma la bestia fu catturata e con essa il falso profeta ... Tutti gli altri furono uccisi dalla spada che usciva dalla bocca del cavaliere..."

Vediamo ora i versetti del Deuteronomio citati da Gesù.
Il primo risponde alla tentazione del potere:

Dt. 6,13 "Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome."
Poi Gesù col versetto Dt. 6,16 risponde alla tentazione della vita e della storia: "Non tenterete il Signore vostro Dio come lo tentaste a Massa."

Raccolgo con essenziali commenti tutti i versetti citati da Gesù nel brano delle tentazioni dei Vangeli, tradotti con i segni, per far notare l’assoluta congruenza delle risposte interne che fornisce il decriptato con il complesso tema trattato.

Dt. 8,3 "Portata è azione all'inviato retto.
(L'inviato retto è Gesù, l’inviato dal Padre.)
La reca la forza del male.
Dentro l’arde forte col mangiare.
L’affligge che con il segno esca della manna.
(La stessa tentazione del popolo e poi di Gesù è nel deserto)
Dell’Unico il principe rifiuta d’essere d’aiuto nel tempo, ma da rifiuto è per sbarrare il peccato.
(Cioè, non è lì per far miracoli, ma per una guerra radicale)
Dal Padre scelto è che con la rettitudine al serpente - che nei viventi agisce con l’energia entrata - porti un basta agendo rettamente, perché il serpente all’origine dall’alto uscì per la guerra, nei cuori da malattia per vivere entrò nell'uomo.
Così fu ad agire il serpente in tutti i viventi portando sozzura.
(Gesù) parlò che è di Iahweh l’essenza del vivere entrata nell’uomo!"
(L’uomo cioè non deve temere; Dio saprà portare a buon fine la storia dell’uomo!)

Dt. 6,13 "Per primo ti indico il Signore Dio.
(Cioè, tu satana non hai il potere! Cioè il potere viene da Dio)
Al mondo c’è così il segno che c’è nei corpi la sua origine e verrà a portarsi alla fine a vedersi.
Dentro dell’essere impuro con la risurrezione dalla morte ne brucerà dentro l’azione."

Dt. 6,16 "Il serpente venne a tentare, ma venne dal Signore maledetto.
Sarà la rettitudine la piaga con cui l’Unico lo brucerà nei corpi.
Il tentatore sarà a finire nei viventi; dentro la vita in pienezza rientrerà!"

GEBURAH
00venerdì 30 giugno 2006 14:56
Livia

Scritto da: LiviaGloria 29/06/2006 16.39
Non ti capisco...dove sei?? [SM=x268919]

Appena si parla di angeli ti infuochi!!! [SM=g27824] [SM=g27824] [SM=g27828]

ahahahahahahah.....
ok, ma cosa centra?
penso che Quello che la bibbia dice si riferisca a due tempi.
Il primo è di cristo, e il secondo all'angelo che farà da precursore alla seconda venuta di Cristo. [SM=g27828]
LiviaGloria
00martedì 4 luglio 2006 13:01
DECRIPTARE LA BIBBIA...



VANGELI, PROFEZIE ATTUATE DAL CRISTO
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


parti precedenti:

INTRODUZIONE »
FATTI, TESI E DIMOSTRAZIONI »
1 - IL PROLOGO E GIOVANNI BATTISTA »
2 - NATIVITÀ E SACRA FAMIGLIA »
2a - GIUSEPPE »
2b - MARIA »
3 - BATTESIMO E TENTAZIONI »
4 - IL PADRE ABRAMO »

5 - NAZARENO
Nella trattazione ho fatto spesso ricorso alla figura del serpente e potrebbe dar fastidio questo concetto riferito a Gesù; ma è da ricordare che da se stesso s’è ad esso paragonato (Gv. 3,14).
Sul testo di geroglifici (A concise Dictionary of Middle Egyptian di Raymond O.Faulkner del Griffith Institute Ashmolean Musum-Oxford 1986) si trovano geroglifici egiziano per NSRT o NZRT che indicano il "Serpente Reale".
Col determinativo d’un fiore che sta appassendo vogliono dire "fiamma" e poi c’è NSRY che indica "fiamma dalla bocca del serpente reale contro i re nemici"; infine, NSR, con il braccio, determinativo di agire, indica "ungere, consacrare".
NSRT o NZRT è perciò l’equivalente di Messia in ebraico!
Il "Nazir" era perciò come una guardia del corpo del Faraone di cui da giovane Mosè avrà fatto parte, termine poi assunto per l’incarico di guardia scelta del vero Re d’Israele, Iahwèh.
Giuseppe, lo sposo di Maria, avvertito in sogno della morte di Erode ritornò dall'Egitto e si ritirò con Maria ed il bambino nelle regioni della Galilea (Mt. 2,23): "e, appena giunto andò ad abitare in una città chiamata NaZaReT, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: Sarà chiamato Nazareno.", ma non è indicata una profezia specifica (forse c’è allusione all’annuncio della nascita di Sansone in Gc. 13,5.7); di solito gli Evangelisti riportano i testi, ma qui ne consegue che ciò non poteva essere fatto, perché forse si trattava solo d’una lettura delle lettere senza alcun riferimento esterno.
Ho decriptato, allora, il testo d’Isaia del "virgulto di Iesse" e l'ho letto con i segni in quanto c’è virgulto Naser parola che s’avvicina a Nazar(et).

Is. 11,1 "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse un virgulto germoglierà dalle sue radici."






"La Parola (dall’egiziano) di Iahweh scende . L’Unigenito si chiude in un utero . In un corpo vive . Camminano armati per agire . È alla luce . È portato a Nazar(et) . All'acqua s’accende il corpo di luce . La forza porta di Iahwèh . Parla al popolo apertamente ."

Is. 11,2 "Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore."






"Portano l'inviato in prigione/al chiuso . Uscì ad agire un serpente . Fu portato il corpo su un’asta . Dalla vita uscì . E dal monte lo portarono alla tomba . Dalla tomba per la rettitudine vivo riuscì . E a casa dagli apostoli rientrò . Lo spirito per agire scese . Fuori si portarono in cammino . I corpi porterà dalle tombe per l’aiuto che agirà alla fine . Portati saranno con i corpi dall’Unico alla fine dal Signore ."

Questa più d’una profezia sono titoli dei capitoli d’un vangelo.
Lo riporto per intero e procedo a brevi commenti:


Annunciazione
La Parola di Iahweh scende

Concepimento
L’Unigenito si chiude in un utero

Gestazione
In un corpo vive

Soldati di Erode
Camminano armati per agire

Nascita
È alla luce

Infanzia
È chiamato Nazareno. È portato a Nazaret

Battesimo
All'acqua s’accende il corpo di luce

Fa miracoli
La forza porta di Iahwèh

Annuncia la parola
Parla al popolo apertamente

Imprigionato
Portano l'inviato in prigione

Tradito
Uscì ad agire un serpente

In croce
Fu portato il corpo su un’asta

Morte
Dalla vita uscì

Sepoltura
E dal monte lo portarono alla tomba

Risurrezione
Dalla tomba per la rettitudine vivo riuscì

Ritorno a casa
E a casa dagli apostoli rientrò

Pentecoste
Lo spirito per agire scese

Evangelizzazione
Fuori si portarono in cammino

Risurrezione finale
I corpi porterà dalle tombe per l’aiuto che agirà alla fine

Tutti in cielo
Portati saranno con i corpi dall’Unico alla fine dal Signore



Nel Vangelo di Giovanni, che non parla dell’infanzia di Gesù, la parola Nazaret si trova ripetuta 2 volte nell’episodio (1,45-49) relativo all’incontro con Natanaele, episodio che riporto.

Gv. 1,45 "Filippo incontrò Natanaele e gli disse: Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret."

Gv. 1,46 "Natanaele esclamò da Nazaret può mai venire qualcosa di buono? Filippo gli rispose: Vieni e vedi."
Questo episodio del Vangelo di Giovanni relativo all'incontro di Gesù con Natanaele (forse il Bartolomeo dei Sinottici) è molto particolare e tento di spiegarmelo; ne riporto i versetti:

Gv. 1,47 "Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità."

Gv. 1,48 "Natanaele gli domandò: Come mi conosci? Gli rispose Gesù: Prima che Filippo ti chiamasse ti ho visto quando eri sotto il fico."

Gv. 1,49 "Gli replicò Natanale: Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!"

Gv. 1,50 "Gli rispose Gesù: Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico credi? Vedrai cose maggiori di queste!"

Gv. 1,51 "Poi gli disse: In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo."

Questo brano che presenta aspetti che incuriosiscono al versetto Gv. 1,51 rimanda ad un episodio del libro della Genesi relativo al sogno di Giacobbe (Gen. 26,10-17).
Il nome di Natanaele viene ripetuto 4 volte, troppe perché non sia voluto, il che ci indirizza ad esaminarlo.
Natanaele vuole dire "dono di Dio ."
Non so se sia rilevante, ma le lettere centrali del nome Natanaele cioè sono anagramma della parola fico che in ebraico è .
Natanaele che sente l’invito di Filippo: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge ed i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret.", evidentemente conosce le Scritture, non trova mentalmente un immediato collegamento con profezie relative a un personaggio che viene da là, è persona di spirito e spezza dentro di sé la parola Nazaret in modo ironico ( può considerare derivato dal radicale "andare in rovina" in cui entra anche "sterco" e pensando ai singoli il segni nome Nazaret prefigura "andrà in rovina il corpo in croce") poi risponde a Filippo con un battuta conseguenza della riflessione: "da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?"
Filippo gli rispose: Vieni e vedi.
Natanaele evidentemente si mosse e Gesù, per primo, visto "che gli veniva incontro, disse di lui: Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità."
Natanaele dopo quanto detto a Filippo, avendo già detto male di Gesù, rimane sorpreso di quest’uscita sulla falsità domandò subito: Come mi conosci?
Gesù, ispirato, segue il pensiero di Natanaele e con lo stesso procedimento gli parla delle lettere del nome Natanaele iniziando così: "Prima che Filippo ti chiamasse ti ho visto quando eri sotto il fico."
Natanae avrà molte volte letto in vari modi il proprio nome ed il fico lo aveva visto anche lui e comprende che la risposta di Gesù ha vari aspetti:

Gesù sa spezzare le parole ed ha letto nell'intimo del suo nome;
anche lui nel proprio nome v’aveva letto del fico;
comprende che gli ha sinteticamente risposto anche sul fatto di Nazaret, che ha reagito con il bene al male, infatti capisce che Gesù legge le lettere e che allora poteva attendersi una su ironia sull’origine da Nazaret;
rapidamente pensa, ma anche il mio nome se si prende da un verso cattivo come io ho preso il suo è negativo:
= "inviato del drago maledetto ()"

quindi menzognero forse per questo e mi dice che non ho falsità; cioè usa la stessa ironia con cui ho pensato della sua origine, però mi parla del fico albero sotto cui la tradizione popolare poneva l’evento della tentazione di Adamo ed Eva; cioè l’albero della conoscenza che stava nel giardino sotto cui c’era il serpente maledetto.
(Dizionario Usi e Leggende ebraiche A. Untermann: "Il frutto proibito fu variamente identificato in un fico..."; forse per il fatto che le nudità di Adamo ed Eva furono coperte con foglie di fico.)

sente che i suoi pensieri sono come scoperti;
comincia a guardare a Gesù con occhi nuovi;
conclude che Gesù è un Rabbì;
dalla risposta di Gesù sul fico si sente portare nel giardino dell'Eden e come Adamo è nudo davanti al Signore, pensa alle foglie di fico di cui si coprirono i progenitori e conclude: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!"
E Gesù gli risponde: Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico credi?; cioè Gesù è cosciente di tutto il pensiero che ha travagliato Natanaele e prosegue: "Vedrai cose maggiori di queste! E gli disse: In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo."
(Natanaele diviene discepolo di Gesù e lo ritroviamo che lo incontra - Gv. 21- con altri discepoli dopo la risurrezione sul mare di Galilea.)
Gesù alla fine dell’episodio non negando la dichiarazione di Figlio di Dio fatta da Natanaele cita, il versetto Gen. 28,12 che sta nel brano del sogno di Giacobbe e lo riferisce al Figlio dell'uomo; si dichiara vero uomo e vero Dio.
L’incontro di Gesù con Natanaele, che San Giovanni presenta praticamente all'inizio del suo vangelo, è allora anche un modo, rafforzato poi dall’idea cabbalistica (i 153 grossi pesci) dell’incontro con Natanaele al mare di Galilea, per dire al lettore, guarda che:

le profezie sul Figlio dell'uomo si leggono nella Torah, ma per leggerle occorre fare come Natanaele e come i Rabbi, spezzando le parole.

Questo vangelo, che inizia con "In principo...", da San Giovanni è pure volutamente messo in parallelo al primo capitolo del libro della Genesi; infatti, pure scandisce il tempo della prima settimana della creazione con l’inserimento più volte del non sempre necessario "Il giorno dopo..." per asseverare la creazione nuova operata dal Cristo e precisamente:


Prologo
Gv. 1,1-18 - "In Principio...
1° giorno
Domenica

Il Battista
Gv. 1,19-28 - "E questa è...
2° giorno
Lunedì

Battesimo
Gv. 1,29-34 - "Il giorno dopo...
3° giorno
Martedì

I primi due discepoli
Gv. 1,35-39 - "Il giorno dopo
(Con Gesù alle 4 pomeridiane)
4° giorno
Mercoledì

Andrea incontra Pietro
Gv. 1,40-42 - "Uno dei due...
5° giorno
Giovedì

Incontro con Natanaele
Gv. 140-42 - "Il giorno dopo...
6° giorno
Venerdì



L’episodio dell’incontro di Gesù con Natanaele si sarebbe perciò verificata proprio nel giorno 6° corrispondente a quello della creazione dell’uomo e il parallelo d’Adamo, il serpente, e il fico calzano bene e confermano d’essere sulla traccia giusta.
Non resta che spezzare quel versetto Gen. 28,12 citato da Gesù; ho tradotto perciò l’intero Cap 28 e n’ho ricavato un bel racconto conseguente, la cui decriptazione riporto di seguito, per brevità, senza dimostrazioni:

Gen. 28,1 E fu a versarsi in un corpo l’Unigenito per stare giù nascosto per rovesciare il maledetto che fu con inganno a portarsi a stare dentro i corpi.
(Questi) ad affliggere tutti si portò e fu giù a recare la perversità ed è origine d’amarezza.
Il Potente recò al serpente l’Unigenito per finire che prendesse dalle donne la vita. Il Figlio recò nell’oppressione dell’angelo (ribelle) da misero.

Gen. 28,2 L’atteso re, per riscattare dall’angelo (ribelle) il mondo, che dall’origine nei corpi vive, in una casa che fu a scegliere, entrò.
Sulla casa la scelta portò Dio per il padre (doveva esser d’una famiglia di re), di cui sarebbe stato il primogenito, che nella vita da retto si portava.
Aveva preso nel cammino una matrice illuminata con la quale viveva, donna che Madre del Figlio porterà.
Le indicò del Potente nella casa un angelo che l’Unigenito a chiudersi sarà nella matrice da primogenito in modo retto.

Gen. 28,3 E Dio, l’onnipotente, per aiutare fu a stare dentro da fiacco.
Venne della rettitudine a recare nell’esistenza il soffio.
In un corpo la rettitudine recò.
Sarà nelle moltitudini ad ardere.
Sarà a stare in tutti la potenza.
Un’assemblea di popoli sarà in vita.

Gen. 28,4 E fu un segno d’angeli nel cammino a venire benedicendo indicavano che dal Padre in un corpo entrava il Re.
E del Potente il seme della rettitudine venuto nella sposa un corpo aveva acceso al termine la rettitudine veniva in terra a vivere.
In pellegrinaggio era con il retto (il marito) la Donna (quando) il corpo donò per la divinità al mondo; fu in pienezza dentro il corpo ad entrare a vivere.
(Cioè c’è un cenno del fatto che Gesù nacque mentre la coppia andava verso Gerusalemme.)

Gen. 28,5 E fu mandato a stare giù.
Al (tempo) fissato venne.
Per spazzarlo si versò in casa.
A portare fu dal serpente la rettitudine per liberare dall’angelo (ribelle) di cui entrò all’origine il verme del maledetto nei cuori.
L’energia dentro l’angelo ad abitare in tutti recò con la maledizione che dall’origine nei corpi a vivere fu.
Dalle moltitudini lo rovescerà fuori l’Unigenito.
Dai viventi lo spazzerà dal grembo e nell’azione il fuoco gli recherà.

Gen. 28,6 E sarà nel corpo dell’Unigenito in azione la risurrezione che porterà la retta esistenza.
Da dentro i corpi con la rettitudine sarà in prigione a vomitare finalmente chi fu ad ingannare.
E della risurrezione il vigore verrà e libererà dall’angelo (ribelle) che uscirà.
L’origine del verme del serpente rovescerà, strappandolo via.
Dal serpente porterà a salvare i viventi l’Unigenito.
La risurrezione entrando, dentro la benedizione riporterà delle origini per tutti e porterà la forza per rialzarsi.
Sarà a recare la potenza delle origini a rivivere nei corpi.
Il serpente verrà rovesciato in prigione (ove) l’Unigenito lo brucerà.
I viventi a casa tra gli angeli condurrà tutti, avendo soggiogato l’angelo (ribelle).

Gen. 28,7 E sarà della risurrezione in seno la forza ad agire.
In grembo la divinità del Padre sarà a recare.
E Dei l’Unigenito i viventi porterà.
Li condurrà a stare dal Potente.
Così, riscattati, con gli angeli entreranno nell’Unico con il corpo a vivere.

Gen. 28,8 E saranno con il corpo l’Unico a vedere (in quanto) per la risurrezione che porterà la rettitudine sarà stato il male portato a finire.
Figli li avrà portati tutti la rettitudine per l’energia che in azione avrà inviato.
Dentro una sorgente d’esistenza ci sarà.
Giù nell’assemblea si verserà.
Il Padre sarà a recarla.

Gen. 28,9 E riessendoci la potenza della rettitudine in azione, la similitudine a Dio sarà a riaccendersi in seno.
Il maledetto a portare fu versando di nascosto all’origine in tutti la malattia che finita dentro sarà completamente dalla forza della risurrezione.
Nei viventi, agendo la divinità, del Figlio la forza entrerà.
I viventi fratelli porterà tutti per l’energia che dentro sarà riportata.
Alla fine, in alto tra gli angeli i risorti saranno condotti.
L’accompagnerà dal Potente l’Unigenito; nella luce entreranno.

Gen. 28,10 E saranno su dall’Unico a stare.
Si vedranno in grembo a vivergli dentro.
Dall’Unico con il corpo saliranno dentro alla vista a portarsi.
Essendo la potenza spenta, dal nascosto dei corpi l’angelo (ribelle) uscirà.

Gen. 28,11 E sarà il soffio a scorrere in azione dentro, che risorti li a portati, essendo stata dal Potente l’energia riaccesa nei viventi.
Per la rettitudine che ci sarà, a casa l’Unigenito dal mondo in cielo li porterà e saranno versati nell’assemblea per vivere dal Padre.
L’angelo (ribelle) fu nel mondo alla putredine a portare i viventi portando l’esistenza una desolazione.
Si vedrà a bruciare completamente ad essere portato.
E sarà il fuoco dalla rettitudine che dentro abiterà nei viventi a rovesciarlo e dai viventi uscirà la perversità che originò.

Gen. 28,12 E saranno nell’assemblea del Potente i viventi portati dal mondo.
Tra gli angeli entreranno nei giri, perché vivranno tra le schiere.
Con il corpo saliranno dal mondo, portati nel corpo dell’Unigenito.
Risorti, ma vivi, camminando, saranno a vedere, entrandovi, i cieli, per la calamità dell’angelo (ribelle) usciti.
I viventi, che dal serpente afflitti sono, in Dio rientreranno, essendo stato, chi male operava stando nei viventi, portato a scendere.
Saranno i viventi a casa riportati.

Versetto citato da Gesù nel Vangelo di Giovanni al Gv. 1,51
(La dimostrazione la riporto solo per il versetto citato da Gesù).

Gen. 28,12 "Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa."







E saranno nell’assemblea del Potente i viventi portati dal mondo . Tra gli angeli entreranno nei giri , perché () vivranno tra le schiere . Con il corpo saliranno dal mondo , portati nel corpo dell’Unigenito . Risorti , ma vivi , camminando , saranno a vedere , entrandovi , i cieli , per la calamità dell’angelo (ribelle) usciti . I viventi , che dal serpente afflitti () sono , in Dio rientreranno , essendo stato , chi male operava stando nei viventi , portato a scendere . Saranno i viventi a casa riportati .

Gen. 28,13 Ed entrata degli angeli l’esistenza, portati dal mondo, al cospetto dell’Altissimo si porteranno.
E saranno l’Unico da vivi a vedere tra gli angeli stare.
Sarà (colui che) dal mondo li portò fuori, (in cui) di Dio entrò a stare la forza.
Al mondo, ai viventi, del Padre fu la rettitudine a recare.
Dio nel mondo fu a stare.
Giù (come) fissato entrò in terra.
Da una Donna dal corpo venne alla luce.
Per la rettitudine, che dentro dell’Altissimo c’era, il serpente l’afflisse.
In croce l’inviò l’angelo (ribelle).
Fuori portò da dentro dal ferito/colpito corpo in azione la rettitudine.

Gen. 28,14 Portò nell’esistenza il seme della rettitudine che così si vedrà far frutto in terra.
E al soffio dal corpo scese dal Crocifisso.
Fu con l’acqua fuori portata a versare con il sangue.
Al mondo portò giù a parlare gli apostoli.
Alla perversità dell’angelo superbo portò gli apostoli che la benedizione recano dentro della rettitudine.
Per la rettitudine potente in vita risorse il Verbo; dalla tomba il Crocefisso riuscì. Agli uomini del mondo aveva portato dentro il seme della rettitudine!

Gen. 28,15 Ed usciti gli apostoli per il mondo, ad incontrare con la rettitudine furono i popoli.
Con la rettitudine portarono d’illuminati viventi un corpo.
Che nel Crocifisso c’è la rettitudine dentro tutta dell’Unico, che ne risorse il corpo, indicano.
Nel cammino portarono per il mondo la risurrezione.
Da dentro il Crocifisso fu la rettitudine di Dio ad entrare nell’umanità.
Entrando questa vennero bruciature al serpente dall’Unigenito.
Ricominciò la forza dentro per la rettitudine ad agire.
L’aiuto dell’Unico a liberare iniziò i viventi.
In azione il dono del Crocifisso fu a venire.
La felicità s’insinuò nel corpo del Crocifisso che è in cammino.

Gen. 28,16 A riportarsi sarà nell’esistenza alla fine.
Sarà visto riversarsi nella casa dei viventi.
Per rinnovarli tutti si porterà.
E sarà l’Unigenito dei viventi alla vista.
La rettitudine invierà con la forza della risurrezione.
Il Signore dentro il risorgere porterà. L’Unigenito ad uccidere sarà il serpente, (per il quale) la calamità del tempo c’è.

Gen. 28,17 E sarà la forza nei corpi desiderata a riesserci.
L’origine dell’amarezza dai viventi uscirà per il fuoco che dall’Unigenito uscirà. La putredine portata nei viventi uscirà colpita.
Fuori annullata questa uscirà dalla rettitudine che sarà a ricominciare nei viventi dentro a stare in tutti.
La divinità entrando sarà la vita a riportare.
Da questa uscirà bruciato il nemico.
Per l’entrata risurrezione i viventi risaranno a vivere.

Gen. 28,18 E sarà la risurrezione anelata a spazzare il maledetto un mattino e sarà a rovesciarlo in prigione (ove) l’Unigenito finirà.
Del Padre l’energia della felicità si riaccenderà nei viventi.
Vivo vedranno risorto il Crocifisso portarsi e saranno i viventi a venirvi a vivere; vi saliranno dentro.
Dal mondo li porterà a stare su. Li verserà l’ottavo (giorno) in alto.
Con il corpo dall’Unigenito i risorti usciranno.

Gen. 28,19 Porterà il diletto all’Unico a venire i risorti viventi del mondo a vivere la sperata vita.
Entreranno con Lui nella Casa di Dio i portati con il corpo; i viventi accompagnerà.
Questi per luce ai viventi uscirà per la città del Potente alla vista. Luminosi tra gli angeli entreranno.

Gen. 28,20 E sarà dalle generazioni spazzata dal grembo l’impurità.
Dai corpi il serpente che dall’origine l’essere ribelle originò, che nei viventi è una calamità uscirà per la divinità che ad entrare sarà nei viventi.
Ai popoli d’aiuto sarà portandosi a bruciare l’essere ribelle.
L’angelo (ribelle) sarà da solo nei corpi spento.
Questi uscito, la felicità delle origini per l’energia della rettitudine sarà a rientrare. E la potenza dell’essere retto finirà l’angelo.
Di notte, nelle tombe, (ove) vive, il serpente mangerà e la perfidia del serpente nei cuori brucerà.

Gen. 28,21 E di sabato (nel settimo giorno) sarà a casa bruciato il serpente e i viventi da Dio a casa saranno alla fine (del sabato).
Dal Padre saranno portati dal mondo a stare.
Usciranno con il Signore di notte.
Da Dio entreranno a stare i viventi.

Gen. 28,22 Riporterà dal mondo all’Unico i figli ad entrare.
Questi riverranno felici.
Risorti dai morti, saranno i viventi su dentro ad entrare.
Saranno ad entrare da carico per stare nel Crocifisso che a Dio dal mondo sarà i viventi a condurre.
Dalla prigione i risorti nel corpo il Crocifisso tutti invierà dal Potente.
Saranno a vedere che li ha liberati l’Unigenito che della risurrezione dei corpi l’energia recò.

Ovviamente tutto ciò, senza la base della scrittura, con cui la decriptazione ha stretta corrispondenza biunivoca, con le singole lettere tutte rispettate non avrei saputo immaginarlo.


GEBURAH
00martedì 4 luglio 2006 13:22
grazie
Devo dire che ancora una volata non cambierò le mie opinioni. [SM=g27828]
Sei una cara persona, e ti ringrazio perchè sei un'ottima guida per me. Davvero sei riflessiva e intelligente.
Ma quello che ho nel mio cuore non puoi comprenderlo.
potrei parlare all'infinito di profezie, ma chi mi ascolterebbe.
Purtroppo molti hanno il paraocchi e non ascoltano la ragione.
L'uomo è sempre stato di dura cervice.
Ma tu, sento che un pochino credi a quello che dico.
ecco perchè non mi espongo a nessuno, anche perchè non mi interessa, lascio a dio la decisione.
Ultimamente non intervengo al forum perchè ho esaurito gli argomenti, e poi molte discussioni sono monotone e mi annoio.
Forse anche questo forum non fa per me.
Non lo lascio per gli amici che ho trovato. [SM=g27822]
LiviaGloria
00martedì 4 luglio 2006 13:46
Geburah
[SM=g27823] [SM=g27822]

"Ma tu, sento che un pochino credi a quello che dico. "

Io credo a te...al tuo cuore...che é piu delle parole. [SM=g27823] [SM=g27822]
GEBURAH
00martedì 4 luglio 2006 14:16
Livia - Ghergon
Mi dispiace per Ghergon, magari lo hanno caziato a causa mia.
Ti chiedo scusa, ma sono fatto così. Di pure a loro che mi dispiace e non volevo offendere nessuno, tantomeno lo spirito santo.
Dio mi fulmini se dovessi offenderlo profondamente. [SM=g27813]
LiviaGloria
00martedì 4 luglio 2006 14:31
Geburah
Non ti preoccupare...Dio é nei nostri cuori...e Lui sa! [SM=g27823]
LiviaGloria
00venerdì 21 luglio 2006 20:33
DANIELE 12: LA GRANDE VISIONE (10-12)
Daniele 12,1 "Li porterà da dentro il tempo ad uscire per entrare a stare nell'Unico.
Spazzato dai viventi dal sangue sarà stato dalla rettitudine il maledetto.
La risurrezione dei corpi avrà scacciato l'impuro serpente fuori. Risorti in alto figli saremo.
Ci vedremo dalla piaga portati ad entrare per stare nel Crocefisso ad uscire dal tempo che ci innalzerà col corpo dal mondo.
Beati per il Potente incontrare saranno tutti gli entrati a vivere nel mondo.
Saranno portati tutti i popoli stranieri nell'eternità ad entrare.
Si vedranno alla fine del mondo ad uscire per stare dall'Unico. Saranno i viventi a guizzargli nel cuore.
Si vedranno dalla piaga tutti uscire, inviati a vivere su dall'Unico; scrissero così nel Libro."

Daniele 12,2 "Portato dal corpo dentro nell’acqua bollente ove c’è il fuoco l’angelo (ribelle) starà.
Adamo finito nella polvere ove era stato rovesciato, sarà a rialzarsi. Per il maledetto uscito, potente rivivrà.
A spazzare porterà il serpente, che nei viventi si portò all’origine. Per il serpente uscito il vigore nei corpi il Verbo riporterà.
Finirà del serpente l'infamia per sempre."

Daniele 12,3 "Riporterà dal mondo liberati dal maligno i viventi.
Essendo da questi uscito, sarà nei corpi portata la rettitudine.
Questi rigenerati usciranno, un firmamento si porterà di viventi giusti.
Saranno ad entrarvi le moltitudini che saranno a vivere come stelle.
Saranno i viventi potenti fanciulli in festa."

Daniele 12,4 "Porterà l'Unigenito alla fine fuori giudicata l'esistenza del primo serpente che in un buco lo finirà; dalla vita uscirà dalla porta.
La purità sarà ai viventi riportata.
Strappato via dai viventi uscirà distrutto dai corpi per sempre il superbo che scenderà per la forza della risurrezione/fuoco nei cuori.
Nei cuori la porterà delle moltitudini che erano morte; le moltitudini riusciranno.
Usciranno dalla porta del tempo ."

Daniele 12,5 "E col corpo con l'Unigenito saranno alla fine a stare da 'Io sono'.
Alla porta dagli angeli saranno da Dio portati dal mondo.
Tra gli angeli uscirà vermiglio il primo che chiuso nel corpo fu in vita risorto.
È il Vivente l’Unico che incontrò il serpente sul monte calvo (Calvario) in croce!
Entrati erano nell'Unigenito nel corpo, vi si portarono i fratelli.
Per mano dal mondo avrà guidati i risorti; sul Calvo nel Crocifisso n’entrò un fiume."

Daniele 12,6 "Recati saranno dall'Unico vivi nel corpo potente.
Il primo che fu risorto nel cuore li porterà.
I risorti entreranno in lini bianchi, saranno i viventi beati a vivere la vita in alto.
Dal Potente a vivere i giorni saranno dal mondo con l'Unigenito che prossimo di sangue per il Crocifisso è.
Alla fine a compimento li porterà il Crocefisso."

Daniele 12,7 "Portò ad espiare la pena l'azione dell'Unigenito in croce.
Uscì dall'uomo del serpente la vergogna, in lini bianchi saranno i viventi tra i beati.
La vita del male operare del serpente dal vivere dai giorni uscirà. Sarà la luce a riportarsi, saranno col corpo il viventi alla destra portati risorti a vivere da Dio.
Li porterà il potente Unigenito ad entrare in cielo e saranno il settimo (giorno) dentro a vivere in eterno.
Così saranno portati all'eternità, all'assemblea di festa saranno a vivere portati.
Dalle strette su saranno retti tutti condotti, dal drago salvati.
Saranno alla conoscenza i viventi del Santo.
La perfezione che è degli angeli entrerà in tutti; l'aveva giurato!"

Daniele 2,8 "Portati da 'Io sono' ad ascoltare alla fine saranno portati.
Il negativo dal Padre sarà stato ricusato.
L'essere ribelle dall'Unigenito giudicato sarà stato.
I viventi a dimorare saranno finalmente da Dio entrati."

Daniele 12,9 "E sarà per l'Unigenito l’essere ribelle ad andar via.
Giudicato sarà da Dio con bruciature in un buco finirà di vivere chi s’era nei viventi portato a chiudere; integri saranno i viventi ad uscirne.
Per l’aiuto puri saranno i viventi per l'eternità; il tempo finito!"

Daniele 12,10 "E il Crocifisso puri i corpi riporterà e gli saranno tutti nel cuore che ai pascoli li porterà.
Saranno su nel corpo dal Verbo portate le moltitudini.
E i viventi condurrà rigenerati, col fuoco a spazzare porterà l'empio. Sarà reciso il nemico.
Angeli porterà tutti
col corpo. Dalla rovina i viventi porterà fuori.
Libererà dal maligno i viventi, che era dentro l'opprimere a recare."

Daniele 12,11 "E i viventi dal tempo fuori porterà dalle angustie tutti vivi.
Sarà l'essere impuro del serpente finito, finirà l'abominio della desolazione dai giorni dei viventi.
Del primo serpente dal Verbo nei viventi verrà l'esistenza in vita portata alla fine; brucerà la rovina dei viventi."

Daniele 12,12 "Dall'Unigenito risorti i corpi saranno.
Usciranno vivi dalle tombe, retti fuori li porterà in forza della potenza della rettitudine che spazzerà con potenza dai giorni dei viventi il primo serpente.
Al superbo serpente il fuoco vivo l'Unigenito porterà, finirà il delitto.
La risurrezione sarà ai viventi a portare; dalla quinta costola uscirà."

Daniele 12,13 "Li porterà l'Unigenito in processione dal Potente.
Li verserà su, li porterà finalmente a riposarsi.
Porterà tutti i popoli liberati.
La sorte per tutti alla fine sarà di vivere l'esistenza degli angeli."

TRADUZIONE CEI:
Daniele 12 - La grande visione (10-12)
12,1 "Ora in quel tempo sorgerà Michele, il grande principe, che vigila sui figli del suo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro."
12,2 "Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna."
12,3 "I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotti molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre."
12,4 "Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorreranno e la loro conoscenza sarà accresciuta."
12,5 "Io, Daniele, stavo guardando ed ecco altri due che stavano in piedi, uno di qua sulla sponda del fiume, l'altro di là sull'altra sponda."
12,6 "Uno disse all'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume: Quando si compiranno queste cose meravigliose?"
12,7 "Udii l'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume, il quale, alzate la destra e la sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno che tutte queste cose si sarebbero compiute tra un tempo, tempi e la metà di un tempo, quando sarebbe finito colui che dissipa le forze del popolo santo."
12,8 "Io udii bene, ma non compresi, e dissi: Mio Signore, quale sarà la fine di queste cose?"
12,9 "Egli mi rispose: Va', Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine."
12,10 "Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno empiamente; nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno."
12,11 "Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione, ci saranno mille duecento novanta giorni."
12,12 "Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a mille trecento trentacinque giorni."
12,13 "Tu, va pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni."

Così finisce il testo aramaico ed ebraico.
Il capitolo 13 "la storia di Susanna" e il capitolo 14 "Bel e il drago" sono aggiunte in greco.

a.contipuorger@tin.
LiviaGloria
00venerdì 21 luglio 2006 20:35
LE PROFEZIE DEL LIBRO DI DANIELE
Questo libro presenta nell’usuale lettura importanti esplicite profezie, che innegabilmente, per l’inserimento del libro nei due canoni, appartengono all’ebraismo, al cristianesimo ed all’Islam.
Accenno solo alle più importanti.

Nella seconda parte c’è una visione del Figlio dell’uomo che è un richiamo esplicito agli ultimi tempi e palesa che al riguardo vi erano idee consolidate: "Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e quel suo regno è tale che non sarà mai distrutto." (Daniele 7,13-14)
Questa figura è da connettere certamente al Messia.
I Vangeli riferiscono che Gesù più volte nella predicazione ne ha fatto cenno.
In ultimo davanti al sommo sacerdote Caifa, nel Sinedrio, alla richiesta se era il Cristo, il figlio di Dio, con autorità "Tu l’hai detto - rispose Gesù - anzi io vi dico d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’Uomo seduto alla destra di Dio e venire sulle nubi del cielo." (Mt. 26,64), con chiaro riferimento a quel brano di Daniele.

Prima della lapidazione le ultime parole del diacono Stefano, riportate dagli Atti degli apostoli ricordano anch’esse quella figura: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio." (At. 7,56)
Nell'articolo "Geroglifici: Gesù primo figlio dell’uomo e non di Satana" ho già avuto modo di soffermarmi su questo titolo per chiarirne la genesi del significato.
Questa profezia palesa come se vi fosse una teologia preesistente, data per scontate nelle parti apocalittiche, il cui cuore però, poi e con fatica, verrà ripescata dalle tre religioni monoteistiche con variate valenze.

Questo libro di Daniele ha poi importanza fondamentale, in quanto riporta una delle rare profezia sulla risurrezione dai morti, dei libri del canone ebraico della Bibbia col versetto "Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna." (Daniele 12,2)
Analoghe espressioni di fede su tale atteso evento si trovano anche nel 2° libro dei Maccabei che, scritto in greco non è accolto nel canone ebraico (7,9 e 14,46) mentre è molto importante per la fede cattolica anche per i temi delle pene dell’aldilà 46,26), delle preghiere per i defunti 12,41-46), dei meriti dei martiri (6,18-7,41), dell’intercessione dei santi (15,12-16).

Il capitolo 9 del profeta Daniele, infine, è di grande importanza per la profezia biblica in quanto riconosciuto profezia esatta della venuta del Messia.
Negli anni del regno di Nabucodonosor, iniziato nel 606 a.C., soprattutto con la presa di Gerusalemme, (il tempio di Dio e i palazzi furono rasi al suolo o incendiati - 2 Cronache 36), nel 587 a.C. molti giudei furono portati in cattività a Babilonia e l’esilio durò settant’anni, come predisse Geremia (25:11-12).
Dal primo verso del nono capitolo di Daniele risulta che la seguente profezia in vista del Messia è fatta risalire al 536 a.C. (I anno di regno del sovrano dei Medi Dario, figlio di Assuero, tempo in cui Gerusalemme giaceva distrutta).
"Sappi e intendi bene, da quando uscì la parola sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme fino a un principe consacrato, vi saranno sette settimane. Durante sessantadue settimane saranno restaurati, riedificati piazze e fossati, e ciò in tempi angosciosi. Dopo sessantadue settimane, un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui; il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario; e la sua fine sarà un'inondazione e, fino alla fine, guerra e desolazioni decretate." (Daniele 9,25-26)
È, però, da leggere così: ... fino a un principe consacrato, vi saranno sette settimane e sessantadue settimane. Saranno restaurati, riedificati piazze e fossati, e ciò in tempi angosciosi ...; cioè da quando ci fu l'ordine di restaurare e riedificare la città fino al Principe Messia lì citato, devono trascorrere 69 settimane d’anni, ossia 483 anni.
Per Neemia le prime 7 settimane erano fatto certo, la durata della ricostruzione di Gerusalemme e 62 erano di attesa.
Per i cristiani, un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui, è Gesù.
È da ricordare che i Vangeli ne sottolineano l’origine regale dalla famiglia di Davide, e concordi, ricordano che Gesù fu festeggiato dal popolo ebraico come re e Messia al momento dell’ingresso a Gerusalemme in occasione della sua ultima Pasqua.
Cioè Gesù viene collocato nell’ambito di tale profezia anche perché di fatto unto a furor di popolo.
A tale proposito, in altra occasione, il Vangelo di Giovanni dopo una moltiplicazione di pani riporta anche che "La gente, visto il segno che aveva compiuto, cominciò a dire: Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo! Ma Gesù, sapendo che stavano venendo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna tutto solo." (Gv. 6,14s)
Ci fu un decreto di Ciro dell'anno 536 a.C. (Is. 44,28; Esra 1), ma Daniele dice che nei primi 49 anni seguenti il decreto che lui intende Gerusalemme dovrà essere ricostruita, e ciò porta ad un altro decreto, quello che sancì il ritorno, ricordato in Neemia 2,1-8, la cui data risulta già nel 1° versetto del 1° Capitolo: "Parole di Neemia figlio di Akalià. Nel mese di Casleu dell’anno XX mentre ero nella cittadella di Susa", ma poi lo ripete in modo più chiaro al versetto 2,1 "Nel mese di Nisan dell’anno XX del re Artaserse...".
Ora, il re Artaserse I, Longimano, regnò dal 465 al 423 a.C. L'anno ventesimo del suo regno corrisponde all'anno 445 a.C. e il mese di Nisan corrisponde al mese della Pasqua ebraica, marzo-aprile.
L'anno dal punto di vista delle profezie della Bibbia è contato di 360 giorni come risulta da Ap. 11,3 e 12,14, ove 3 anni e mezzo corrispondono a 1260 giorni, cosicché le 69 settimane di anni corrispondono a 69x7x360 = 173.880 giorni.
Gesù cominciò il suo operare pubblico nel 15 anno di regno dell'imperatore Tiberio (Luca 3,1), che regnò dal 19 Agosto del 14 al 37 d.C.; quindi il 15°. anno del suo regno iniziò il 15 Agosto del 28 d.C.
L'attività pubblica di Gesù durò tre Pasque (Giovanni 2,13; 6,4; 11,55) perciò risultano due anni abbondanti di missione pubblica e per la crocifissione è comunemente ammessa la data dell’8 Aprile del 30 d.C.
Tenuto conto di tutto ciò la concordanza della profezia delle 69 settimane è notevole e lo scandire delle date nei Vangeli tende a considerarla come attuarla; infatti di certo la crocifissione di Gesù fu nell’ambito della 69 settimana d'anni.
Nella profezia, "... il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario ..." si riferisce ai Romani, che distrussero la città e il tempio di Gerusalemme nel 70 d.C.
Il rabbino Salomone Jarchi o Raschi (1070-1105), commentatore del Talmud e della Bibbia asserì che in Daniele 9 erano preannunciati i dolori sopportare nell'anno 70, all'atto della distruzione di Gerusalemme sotto il generale Tito, figlio di Vespasiano.
Maimonide, ossia Mosè Ben Maimon (1135-1204) sul calcolo delle settimane di anni in "Iggereth hatteman 13" ha scritto: "Daniele spiegò la scienza profonda del tempo, ma poiché essa c’è nascosta, i santi trapassati ci hanno vietato di calcolare i tempi dell'avvenire, perché la gente comune può irritarsi e cadere in errore, vedendo che i tempi son passati ed Egli (il Messia) non è ancora venuto." il che conferma l’attesa escatologica e l’esattezza di quei conteggi, risultati disattesi per gli Ebrei stante il rifiuto di Gesù di Nazareth quale Cristo.
Tra l’altro anche nel libro del Genesi tra le benedizioni di Giacobbe c’è una profezia messianica: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone di comando tra i suoi piedi finché verrà colui al cui esso appartiene e a cui è dovuta l’ubbidienza dei popoli." (Gen. 49,10)
La tribù di Giuda però era rimasta coesa pur sotto il dominio straniero nonostante l’esilio, come vi è traccia in Ezechiele 8,1 e 20,1 ed in Esdra 1,5. Di fatto Giuda perse però ogni possibilità di preminenza con la distruzione di Gerusalemme del 70 d.C.; quindi il Messia in quell’occasione doveva ormai esser venuto e i messia successivi, che alcuni fin nel XVI secolo hanno considerati possibili, anche in base a questa profezia non erano accettabili
LiviaGloria
00venerdì 11 agosto 2006 22:24
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DECRIPTARE LA BIBBIA...



VANGELI, PROFEZIE ATTUATE DAL CRISTO
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


parti precedenti:

INTRODUZIONE »
FATTI, TESI E DIMOSTRAZIONI »
1 - IL PROLOGO E GIOVANNI BATTISTA »
2 - NATIVITÀ E SACRA FAMIGLIA »

2a - GIUSEPPE
Profezia sull'incarnazione con annuncio a Giuseppe.
Nel decriptare a spot la Genesi (48,17-18) ho trovato questa perla.

Gen. 48,17-18 "Giuseppe notò che il padre aveva posato la destra sul capo di Efraim ciò gli spiacque. Prese dunque la mano del padre per toglierla dal capo di Efraim e porla sul capo di Manasse. Disse al padre: Non così padre mio: è questo il primogenito, posa la destra sul suo capo."

Questa ne è la decriptazione:

"E vide Giuseppe il vaso essere stato forzato.
(Giuseppe sta pensando)
Lampante è l'indicazione che iniziò dentro un’esistenza per portata forza alla porta.
È la vita da forza emessa portata con azione da serpente.
La testa inizia ad accendersi d'ira.
Nella mente è che in vita portato è stato da un cattivo che dentro ha agito con forza.
A (ri)inviarLa è portato, ma è pura (Maria).
Retta è, afflitto è, portato a far guizzar fuori (colei della quale) pieno è il corpo.
(A Giuseppe viene l'ispirazione)
Inizia l’indicazione ad aprirsi che prevaricherebbe.
In testa comincia l’illuminazione dell'origine del frutto di vita dall'alto, che la testa il peccare dimenticasse.
(Ed ora a Giuseppe viene la conferma da Dio)
E disse a Giuseppe Dio che il Padre era e che il Potente Unigenito rettamente Inviato dal Padre era stato.
Retta è quella (dalla quale) gli uscirà al mondo il primogenito.
Posasse la destra sul suo capo."

Dio dà mandato della paternità a Giuseppe, perché, in pratica, gli dice: "consideralo pienamente il tuo primogenito"; infatti, "dentro la mano a coppa la testa" è il significato con i segni di "primogenito".

Il decriptato calza benissimo con il racconto di Matteo (1,18-20):

"Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe che era giusto e non voleva ripudiarla decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù; egli, infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati."

(Il Vangelo di Matteo riferisce, l'annunciazione ad un Giuseppe della casa di David, quindi di Giuda, mentre il criptato è stato dedotto da un brano che parla di Giuseppe, figlio di Giacobbe e padre delle tribù egiziane di Manasse e d’Efraim . Nella tradizione ebraica si parla di due Messia uno della casa di Giuseppe che guiderà le armate d’Israele contro Gog e Magod ed uno della famiglia di Davide. Gesù Cristo invece figlio putativo di Giuseppe della casa di David assume in sé entrambe le idee.)

Dopo quella descrizione, l'evangelista al versetto 23, fa il seguente esplicito riferimento che rimanda al profeta Isaia, Capitolo 7, perché ne cita il versetto 14: "Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta; Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi."

L'interessante è che nell'episodio che inizia dal versetto 10, in cui è inserito il versetto Is. 7,14, "Il Signore parlò ancora ad Acaz" (Mt. 7,10) pur non sembrando dalla traduzione tradizionale che vi sia traccia di Giuseppe, si ha che proprio la prima parola è , che tradotta in italiano è "e aggiunse" o "ancora", ma ha le consonanti identiche al nome Giuseppe.
Ciò a Matteo, che scrive essenzialmente per gli Ebrei, non è certo sfuggito, come pure è un’indicazione che non può essere sfuggita agli scrutatori Cristiani dei primi tempi che cercavano tracce di profezie per Gesù della famiglia di Giuseppe da Nazaret e che hanno certamente sondato a fondo il brano detto dell’Emmanuele.
Leggo, allora con i segni questo brano Is. 7,10-17 per verificare eventuali utilità per la ricerca e per comprendere lo spirito che ha animato l’evangelista Matteo, l’unico dei quattro che riferisce dell’annunciazione a Giuseppe.
Il brano si presenta di per sé interessante dal punto di vista formale, perché contiene 4 volte la parola Iahwèh e 4 , perciò parla intensamente della salvezza, e d’un fatto positivamente concluso in tale direzione.
Riporto i singoli versetti e per ciascuno, dopo un breve commento sulla forma, fornisco direttamente la decriptazione.

Is. 7,10 "Il Signore parlò ancora ad Acaz."

Is. 7,11 "Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto."

Is. 7,12 "Ma Acaz rispose: Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore."

Is. 7,13 "Allora Isaia disse: Ascoltate casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio."

Is. 7,14 "Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele."

Is. 7,15 "Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene."

Is. 7,16 "Poiché prima ancora che il bimbo impari a rigettare il male e a scegliere il bene, sarà abbandonato il paese di cui temi i due re."

Is. 7,17 "Il Signore manderà su di te, sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non vennero da quando Efraim si staccò da Giuda: manderà il re di Assiria." (Is. 7,10-17)

Raggruppo tutta la profezia, costituita dagli 8 versetti, spostando soltanto alcune parole per rispettare il succedersi dell'analisi logica in italiano rispetto alla costruzione ebraica e tutti i verbi li metto al futuro, trattandosi di profezia.

Is. 7,10 "Si porterà a Giuseppe il Signore in mano da Figlio.
La divinità dell’Unico nel petto guizzerà del primogenito che vivrà nel corpo."

Is. 7,11 "L’illuminerà Dio che la potenza della rettitudine nel primogenito ha portato con pura azione.
Dalla madre del Signore di Dio al mondo sarà la rettitudine ad uscire, si vedrà vivo versarlo alla luce.
Di Dio uscirà l’Unigenito, si porterà apertamente a camminare dentro al mondo; potente la vita dall'alto si aprirà."

Is. 7,12 "A portarsi sarà l’Unigenito della madre nel corpo.
Nel primogenito nasconderà questi la potenza.
Da una donna Dio recherà il rifiuto dell'Unico all’angelo (ribelle) per riempirne il mondo.
L'Unigenito, finirà per essergli da calamità."

Is. 7,13 "La madre porterà l'Essere Unico dal corpo.
Sorgerà alla vita un esser forte dal primogenito.
La casa sarà scelta di Davide per entrare tra i viventi, (in quanto) agì bene in vita.
Della rettitudine ai viventi del mondo il potente primogenito porterà il segno.
Il primogenito energico alla luce sarà a vivere.
Con bruciature segnerà il serpente (quando) inizierà a portarsi in cammino.
Ai viventi l’Unigenito indicherà che Dio al mondo c’è."

Is. 7,14 "Che in cammino inviato è l’indicheranno gli angeli del Signore stesso.
Che in cammino vive, l’Unico porterà un segno nel mondo con angeli che usciranno.
Nel mondo dall'alto tra i viventi uscirà partorito.
Un fanciullo sul fieno porterà, lo verserà alla vista.
D’indicazione una luce ai viventi, porterà alla vista nei pascoli che di Dio..."

Is. 7,15 "...uscito in vita (è) l’Unigenito.
Uscirà di portarsi protezione alla casa l’illuminazione, - inizierà perché il serpente potente del male segno, si porterà la vita del primogenito ad accerchiare, alla casa il male vorrà portare - dentro a nascondere per far crescere l’amato portandolo (via) dalla casa."

Is. 7,16 "Così sarà alla casa amata.
Ad un verme sarà la conoscenza ad entrare, invierà il nemico viventi che inizieranno ad accerchiare la casa.
Il malvagio a scannare porterà i corpi della casa belli, portando alla casa segno di desolazione. (la strage degli innocenti, quasi tutti della casa di Davide, perché abitanti nella Sua città, Betlemme).
Uscirà dei primogeniti sangue.
Agli usciti l’Unico illuminerà le menti di rivenire, in quanto finita la vita - da bocca d’un angelo sarà l'illuminazione - l'energica forza dal re che li opprimeva sarà uscita."

Is. 7,17 "Risaranno a casa in forza dell’Unico, che sarà stato per la perversità ad agire sul potente che sarà stato così a portare dall’alto in azione le piaghe. (È morto Erode)
Sentirà l’Unigenito in cuore d’essere stato scelto dal Padre in quanto in forza della rettitudine nei giorni vivrà.
All’Unigenito illuminerà la mente il Potente Padre.
Il corpo all'acqua un giorno accosterà; l’Unico a parlare sarà dall’alto: 'vita dall'alto di Yahwèh reca per aiutare il mondo; è l’Unigenito.' (Battesimo al Giordano)
Indicato ai viventi in cammino inizierà luce a recare al popolo."

È bella, è compatta, è di Isaia, ed è richiamata nei Vangeli!
Vi è chiara anche una profezia sulla strage degli innocenti e la necessità d’una fuga della famiglia.
Isaia, di fatto, riprende la profezia del Messia della casa di Davide (del profeta Natan in 2 Sam. 7) e trasferisce la profezia ad un "Giuseppe" il cui nome di per sé con i segni è profetico "Sarà a portarsi in pienezza il Verbo ", che in Is. 7,10 c’è e non c’è, in quanto si legge non leggendo, perché appartiene al criptato.
Gli autori della Genesi, nei cui versetti Gen. 48,17.18 col criptato sembra legata la profezia che ho riportato per prima in questo paragrafo su Giuseppe, equivalente al Vangelo di Matteo, evidentemente si rifanno ad ai libri del profeta Isaia, che com’è noto erano stati scritti prima.
Questi autori, nel contempo, sapendo che la famiglia di Davide era originaria di Betlemme, che si chiamava originariamente Efrata, dove era la tomba di Rachele, madre di Giuseppe, hanno immaginato di collocare al Giuseppe padre di Efraim e di Manasse il supporto alla profezia interna.
(Gli scribi migliori tra l’altro provenivano proprio da Efraim e da Manasse oltre che dai Leviti. Non ci si deve poi dimenticare della preminenza alle origini di queste tribù sulle altre per il maggiore "potere" acquisito in Egitto; Giosué che guiderà il popolo alla conquista della terra promessa sarà, infatti, un Efraimita e Giosuè si chiamerà anche nei criptati il figlio di Dio fattosi uomo.)

Quanto trovato è ulteriore importante e sostanziale prova:


dell'efficacia del metodo;
dei messaggi nascosti dagli antichi e palesa la fede e la tensione dei sapienti e dei profeti alla manifestazione auspicata, invocata ed attesa del Messia uomo, ma figlio di Dio;
della presenza di profezie in questa forma che i vangeli registrano compiuti con aggiunte storiche (nel caso specifico quello di Matteo).
LiviaGloria
00venerdì 11 agosto 2006 22:30
Nazareno
DECRIPTARE LA BIBBIA...



VANGELI, PROFEZIE ATTUATE DAL CRISTO
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


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3 - BATTESIMO E TENTAZIONI »
4 - IL PADRE ABRAMO »

5 - NAZARENO
Nella trattazione ho fatto spesso ricorso alla figura del serpente e potrebbe dar fastidio questo concetto riferito a Gesù; ma è da ricordare che da se stesso s’è ad esso paragonato (Gv. 3,14).
Sul testo di geroglifici (A concise Dictionary of Middle Egyptian di Raymond O.Faulkner del Griffith Institute Ashmolean Musum-Oxford 1986) si trovano geroglifici egiziano per NSRT o NZRT che indicano il "Serpente Reale".
Col determinativo d’un fiore che sta appassendo vogliono dire "fiamma" e poi c’è NSRY che indica "fiamma dalla bocca del serpente reale contro i re nemici"; infine, NSR, con il braccio, determinativo di agire, indica "ungere, consacrare".
NSRT o NZRT è perciò l’equivalente di Messia in ebraico!
Il "Nazir" era perciò come una guardia del corpo del Faraone di cui da giovane Mosè avrà fatto parte, termine poi assunto per l’incarico di guardia scelta del vero Re d’Israele, Iahwèh.
Giuseppe, lo sposo di Maria, avvertito in sogno della morte di Erode ritornò dall'Egitto e si ritirò con Maria ed il bambino nelle regioni della Galilea (Mt. 2,23): "e, appena giunto andò ad abitare in una città chiamata NaZaReT, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: Sarà chiamato Nazareno.", ma non è indicata una profezia specifica (forse c’è allusione all’annuncio della nascita di Sansone in Gc. 13,5.7); di solito gli Evangelisti riportano i testi, ma qui ne consegue che ciò non poteva essere fatto, perché forse si trattava solo d’una lettura delle lettere senza alcun riferimento esterno.
Ho decriptato, allora, il testo d’Isaia del "virgulto di Iesse" e l'ho letto con i segni in quanto c’è virgulto Naser parola che s’avvicina a Nazar(et).

Is. 11,1 "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse un virgulto germoglierà dalle sue radici."






"La Parola (dall’egiziano) di Iahweh scende . L’Unigenito si chiude in un utero . In un corpo vive . Camminano armati per agire . È alla luce . È portato a Nazar(et) . All'acqua s’accende il corpo di luce . La forza porta di Iahwèh . Parla al popolo apertamente ."

Is. 11,2 "Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore."






"Portano l'inviato in prigione/al chiuso . Uscì ad agire un serpente . Fu portato il corpo su un’asta . Dalla vita uscì . E dal monte lo portarono alla tomba . Dalla tomba per la rettitudine vivo riuscì . E a casa dagli apostoli rientrò . Lo spirito per agire scese . Fuori si portarono in cammino . I corpi porterà dalle tombe per l’aiuto che agirà alla fine . Portati saranno con i corpi dall’Unico alla fine dal Signore ."

Questa più d’una profezia sono titoli dei capitoli d’un vangelo.
Lo riporto per intero e procedo a brevi commenti:


Annunciazione
La Parola di Iahweh scende

Concepimento
L’Unigenito si chiude in un utero

Gestazione
In un corpo vive

Soldati di Erode
Camminano armati per agire

Nascita
È alla luce

Infanzia
È chiamato Nazareno. È portato a Nazaret

Battesimo
All'acqua s’accende il corpo di luce

Fa miracoli
La forza porta di Iahwèh

Annuncia la parola
Parla al popolo apertamente

Imprigionato
Portano l'inviato in prigione

Tradito
Uscì ad agire un serpente

In croce
Fu portato il corpo su un’asta

Morte
Dalla vita uscì

Sepoltura
E dal monte lo portarono alla tomba

Risurrezione
Dalla tomba per la rettitudine vivo riuscì

Ritorno a casa
E a casa dagli apostoli rientrò

Pentecoste
Lo spirito per agire scese

Evangelizzazione
Fuori si portarono in cammino

Risurrezione finale
I corpi porterà dalle tombe per l’aiuto che agirà alla fine

Tutti in cielo
Portati saranno con i corpi dall’Unico alla fine dal Signore



Nel Vangelo di Giovanni, che non parla dell’infanzia di Gesù, la parola Nazaret si trova ripetuta 2 volte nell’episodio (1,45-49) relativo all’incontro con Natanaele, episodio che riporto.

Gv. 1,45 "Filippo incontrò Natanaele e gli disse: Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret."

Gv. 1,46 "Natanaele esclamò da Nazaret può mai venire qualcosa di buono? Filippo gli rispose: Vieni e vedi."
Questo episodio del Vangelo di Giovanni relativo all'incontro di Gesù con Natanaele (forse il Bartolomeo dei Sinottici) è molto particolare e tento di spiegarmelo; ne riporto i versetti:

Gv. 1,47 "Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità."

Gv. 1,48 "Natanaele gli domandò: Come mi conosci? Gli rispose Gesù: Prima che Filippo ti chiamasse ti ho visto quando eri sotto il fico."

Gv. 1,49 "Gli replicò Natanale: Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!"

Gv. 1,50 "Gli rispose Gesù: Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico credi? Vedrai cose maggiori di queste!"

Gv. 1,51 "Poi gli disse: In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo."

Questo brano che presenta aspetti che incuriosiscono al versetto Gv. 1,51 rimanda ad un episodio del libro della Genesi relativo al sogno di Giacobbe (Gen. 26,10-17).
Il nome di Natanaele viene ripetuto 4 volte, troppe perché non sia voluto, il che ci indirizza ad esaminarlo.
Natanaele vuole dire "dono di Dio ."
Non so se sia rilevante, ma le lettere centrali del nome Natanaele cioè sono anagramma della parola fico che in ebraico è .
Natanaele che sente l’invito di Filippo: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge ed i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret.", evidentemente conosce le Scritture, non trova mentalmente un immediato collegamento con profezie relative a un personaggio che viene da là, è persona di spirito e spezza dentro di sé la parola Nazaret in modo ironico ( può considerare derivato dal radicale "andare in rovina" in cui entra anche "sterco" e pensando ai singoli il segni nome Nazaret prefigura "andrà in rovina il corpo in croce") poi risponde a Filippo con un battuta conseguenza della riflessione: "da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?"
Filippo gli rispose: Vieni e vedi.
Natanaele evidentemente si mosse e Gesù, per primo, visto "che gli veniva incontro, disse di lui: Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità."
Natanaele dopo quanto detto a Filippo, avendo già detto male di Gesù, rimane sorpreso di quest’uscita sulla falsità domandò subito: Come mi conosci?
Gesù, ispirato, segue il pensiero di Natanaele e con lo stesso procedimento gli parla delle lettere del nome Natanaele iniziando così: "Prima che Filippo ti chiamasse ti ho visto quando eri sotto il fico."
Natanae avrà molte volte letto in vari modi il proprio nome ed il fico lo aveva visto anche lui e comprende che la risposta di Gesù ha vari aspetti:

Gesù sa spezzare le parole ed ha letto nell'intimo del suo nome;
anche lui nel proprio nome v’aveva letto del fico;
comprende che gli ha sinteticamente risposto anche sul fatto di Nazaret, che ha reagito con il bene al male, infatti capisce che Gesù legge le lettere e che allora poteva attendersi una su ironia sull’origine da Nazaret;
rapidamente pensa, ma anche il mio nome se si prende da un verso cattivo come io ho preso il suo è negativo:
= "inviato del drago maledetto ()"

quindi menzognero forse per questo e mi dice che non ho falsità; cioè usa la stessa ironia con cui ho pensato della sua origine, però mi parla del fico albero sotto cui la tradizione popolare poneva l’evento della tentazione di Adamo ed Eva; cioè l’albero della conoscenza che stava nel giardino sotto cui c’era il serpente maledetto.
(Dizionario Usi e Leggende ebraiche A. Untermann: "Il frutto proibito fu variamente identificato in un fico..."; forse per il fatto che le nudità di Adamo ed Eva furono coperte con foglie di fico.)

sente che i suoi pensieri sono come scoperti;
comincia a guardare a Gesù con occhi nuovi;
conclude che Gesù è un Rabbì;
dalla risposta di Gesù sul fico si sente portare nel giardino dell'Eden e come Adamo è nudo davanti al Signore, pensa alle foglie di fico di cui si coprirono i progenitori e conclude: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!"
E Gesù gli risponde: Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico credi?; cioè Gesù è cosciente di tutto il pensiero che ha travagliato Natanaele e prosegue: "Vedrai cose maggiori di queste! E gli disse: In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo."
(Natanaele diviene discepolo di Gesù e lo ritroviamo che lo incontra - Gv. 21- con altri discepoli dopo la risurrezione sul mare di Galilea.)
Gesù alla fine dell’episodio non negando la dichiarazione di Figlio di Dio fatta da Natanaele cita, il versetto Gen. 28,12 che sta nel brano del sogno di Giacobbe e lo riferisce al Figlio dell'uomo; si dichiara vero uomo e vero Dio.
L’incontro di Gesù con Natanaele, che San Giovanni presenta praticamente all'inizio del suo vangelo, è allora anche un modo, rafforzato poi dall’idea cabbalistica (i 153 grossi pesci) dell’incontro con Natanaele al mare di Galilea, per dire al lettore, guarda che:

le profezie sul Figlio dell'uomo si leggono nella Torah, ma per leggerle occorre fare come Natanaele e come i Rabbi, spezzando le parole.

Questo vangelo, che inizia con "In principo...", da San Giovanni è pure volutamente messo in parallelo al primo capitolo del libro della Genesi; infatti, pure scandisce il tempo della prima settimana della creazione con l’inserimento più volte del non sempre necessario "Il giorno dopo..." per asseverare la creazione nuova operata dal Cristo e precisamente:


Prologo
Gv. 1,1-18 - "In Principio...
1° giorno
Domenica

Il Battista
Gv. 1,19-28 - "E questa è...
2° giorno
Lunedì

Battesimo
Gv. 1,29-34 - "Il giorno dopo...
3° giorno
Martedì

I primi due discepoli
Gv. 1,35-39 - "Il giorno dopo
(Con Gesù alle 4 pomeridiane)
4° giorno
Mercoledì

Andrea incontra Pietro
Gv. 1,40-42 - "Uno dei due...
5° giorno
Giovedì

Incontro con Natanaele
Gv. 140-42 - "Il giorno dopo...
6° giorno
Venerdì



L’episodio dell’incontro di Gesù con Natanaele si sarebbe perciò verificata proprio nel giorno 6° corrispondente a quello della creazione dell’uomo e il parallelo d’Adamo, il serpente, e il fico calzano bene e confermano d’essere sulla traccia giusta.
Non resta che spezzare quel versetto Gen. 28,12 citato da Gesù; ho tradotto perciò l’intero Cap 28 e n’ho ricavato un bel racconto conseguente, la cui decriptazione riporto di seguito, per brevità, senza dimostrazioni:

Gen. 28,1 E fu a versarsi in un corpo l’Unigenito per stare giù nascosto per rovesciare il maledetto che fu con inganno a portarsi a stare dentro i corpi.
(Questi) ad affliggere tutti si portò e fu giù a recare la perversità ed è origine d’amarezza.
Il Potente recò al serpente l’Unigenito per finire che prendesse dalle donne la vita. Il Figlio recò nell’oppressione dell’angelo (ribelle) da misero.

Gen. 28,2 L’atteso re, per riscattare dall’angelo (ribelle) il mondo, che dall’origine nei corpi vive, in una casa che fu a scegliere, entrò.
Sulla casa la scelta portò Dio per il padre (doveva esser d’una famiglia di re), di cui sarebbe stato il primogenito, che nella vita da retto si portava.
Aveva preso nel cammino una matrice illuminata con la quale viveva, donna che Madre del Figlio porterà.
Le indicò del Potente nella casa un angelo che l’Unigenito a chiudersi sarà nella matrice da primogenito in modo retto.

Gen. 28,3 E Dio, l’onnipotente, per aiutare fu a stare dentro da fiacco.
Venne della rettitudine a recare nell’esistenza il soffio.
In un corpo la rettitudine recò.
Sarà nelle moltitudini ad ardere.
Sarà a stare in tutti la potenza.
Un’assemblea di popoli sarà in vita.

Gen. 28,4 E fu un segno d’angeli nel cammino a venire benedicendo indicavano che dal Padre in un corpo entrava il Re.
E del Potente il seme della rettitudine venuto nella sposa un corpo aveva acceso al termine la rettitudine veniva in terra a vivere.
In pellegrinaggio era con il retto (il marito) la Donna (quando) il corpo donò per la divinità al mondo; fu in pienezza dentro il corpo ad entrare a vivere.
(Cioè c’è un cenno del fatto che Gesù nacque mentre la coppia andava verso Gerusalemme.)

Gen. 28,5 E fu mandato a stare giù.
Al (tempo) fissato venne.
Per spazzarlo si versò in casa.
A portare fu dal serpente la rettitudine per liberare dall’angelo (ribelle) di cui entrò all’origine il verme del maledetto nei cuori.
L’energia dentro l’angelo ad abitare in tutti recò con la maledizione che dall’origine nei corpi a vivere fu.
Dalle moltitudini lo rovescerà fuori l’Unigenito.
Dai viventi lo spazzerà dal grembo e nell’azione il fuoco gli recherà.

Gen. 28,6 E sarà nel corpo dell’Unigenito in azione la risurrezione che porterà la retta esistenza.
Da dentro i corpi con la rettitudine sarà in prigione a vomitare finalmente chi fu ad ingannare.
E della risurrezione il vigore verrà e libererà dall’angelo (ribelle) che uscirà.
L’origine del verme del serpente rovescerà, strappandolo via.
Dal serpente porterà a salvare i viventi l’Unigenito.
La risurrezione entrando, dentro la benedizione riporterà delle origini per tutti e porterà la forza per rialzarsi.
Sarà a recare la potenza delle origini a rivivere nei corpi.
Il serpente verrà rovesciato in prigione (ove) l’Unigenito lo brucerà.
I viventi a casa tra gli angeli condurrà tutti, avendo soggiogato l’angelo (ribelle).

Gen. 28,7 E sarà della risurrezione in seno la forza ad agire.
In grembo la divinità del Padre sarà a recare.
E Dei l’Unigenito i viventi porterà.
Li condurrà a stare dal Potente.
Così, riscattati, con gli angeli entreranno nell’Unico con il corpo a vivere.

Gen. 28,8 E saranno con il corpo l’Unico a vedere (in quanto) per la risurrezione che porterà la rettitudine sarà stato il male portato a finire.
Figli li avrà portati tutti la rettitudine per l’energia che in azione avrà inviato.
Dentro una sorgente d’esistenza ci sarà.
Giù nell’assemblea si verserà.
Il Padre sarà a recarla.

Gen. 28,9 E riessendoci la potenza della rettitudine in azione, la similitudine a Dio sarà a riaccendersi in seno.
Il maledetto a portare fu versando di nascosto all’origine in tutti la malattia che finita dentro sarà completamente dalla forza della risurrezione.
Nei viventi, agendo la divinità, del Figlio la forza entrerà.
I viventi fratelli porterà tutti per l’energia che dentro sarà riportata.
Alla fine, in alto tra gli angeli i risorti saranno condotti.
L’accompagnerà dal Potente l’Unigenito; nella luce entreranno.

Gen. 28,10 E saranno su dall’Unico a stare.
Si vedranno in grembo a vivergli dentro.
Dall’Unico con il corpo saliranno dentro alla vista a portarsi.
Essendo la potenza spenta, dal nascosto dei corpi l’angelo (ribelle) uscirà.

Gen. 28,11 E sarà il soffio a scorrere in azione dentro, che risorti li a portati, essendo stata dal Potente l’energia riaccesa nei viventi.
Per la rettitudine che ci sarà, a casa l’Unigenito dal mondo in cielo li porterà e saranno versati nell’assemblea per vivere dal Padre.
L’angelo (ribelle) fu nel mondo alla putredine a portare i viventi portando l’esistenza una desolazione.
Si vedrà a bruciare completamente ad essere portato.
E sarà il fuoco dalla rettitudine che dentro abiterà nei viventi a rovesciarlo e dai viventi uscirà la perversità che originò.

Gen. 28,12 E saranno nell’assemblea del Potente i viventi portati dal mondo.
Tra gli angeli entreranno nei giri, perché vivranno tra le schiere.
Con il corpo saliranno dal mondo, portati nel corpo dell’Unigenito.
Risorti, ma vivi, camminando, saranno a vedere, entrandovi, i cieli, per la calamità dell’angelo (ribelle) usciti.
I viventi, che dal serpente afflitti sono, in Dio rientreranno, essendo stato, chi male operava stando nei viventi, portato a scendere.
Saranno i viventi a casa riportati.

Versetto citato da Gesù nel Vangelo di Giovanni al Gv. 1,51
(La dimostrazione la riporto solo per il versetto citato da Gesù).

Gen. 28,12 "Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa."







E saranno nell’assemblea del Potente i viventi portati dal mondo . Tra gli angeli entreranno nei giri , perché () vivranno tra le schiere . Con il corpo saliranno dal mondo , portati nel corpo dell’Unigenito . Risorti , ma vivi , camminando , saranno a vedere , entrandovi , i cieli , per la calamità dell’angelo (ribelle) usciti . I viventi , che dal serpente afflitti () sono , in Dio rientreranno , essendo stato , chi male operava stando nei viventi , portato a scendere . Saranno i viventi a casa riportati .

Gen. 28,13 Ed entrata degli angeli l’esistenza, portati dal mondo, al cospetto dell’Altissimo si porteranno.
E saranno l’Unico da vivi a vedere tra gli angeli stare.
Sarà (colui che) dal mondo li portò fuori, (in cui) di Dio entrò a stare la forza.
Al mondo, ai viventi, del Padre fu la rettitudine a recare.
Dio nel mondo fu a stare.
Giù (come) fissato entrò in terra.
Da una Donna dal corpo venne alla luce.
Per la rettitudine, che dentro dell’Altissimo c’era, il serpente l’afflisse.
In croce l’inviò l’angelo (ribelle).
Fuori portò da dentro dal ferito/colpito corpo in azione la rettitudine.

Gen. 28,14 Portò nell’esistenza il seme della rettitudine che così si vedrà far frutto in terra.
E al soffio dal corpo scese dal Crocifisso.
Fu con l’acqua fuori portata a versare con il sangue.
Al mondo portò giù a parlare gli apostoli.
Alla perversità dell’angelo superbo portò gli apostoli che la benedizione recano dentro della rettitudine.
Per la rettitudine potente in vita risorse il Verbo; dalla tomba il Crocefisso riuscì. Agli uomini del mondo aveva portato dentro il seme della rettitudine!

Gen. 28,15 Ed usciti gli apostoli per il mondo, ad incontrare con la rettitudine furono i popoli.
Con la rettitudine portarono d’illuminati viventi un corpo.
Che nel Crocifisso c’è la rettitudine dentro tutta dell’Unico, che ne risorse il corpo, indicano.
Nel cammino portarono per il mondo la risurrezione.
Da dentro il Crocifisso fu la rettitudine di Dio ad entrare nell’umanità.
Entrando questa vennero bruciature al serpente dall’Unigenito.
Ricominciò la forza dentro per la rettitudine ad agire.
L’aiuto dell’Unico a liberare iniziò i viventi.
In azione il dono del Crocifisso fu a venire.
La felicità s’insinuò nel corpo del Crocifisso che è in cammino.

Gen. 28,16 A riportarsi sarà nell’esistenza alla fine.
Sarà visto riversarsi nella casa dei viventi.
Per rinnovarli tutti si porterà.
E sarà l’Unigenito dei viventi alla vista.
La rettitudine invierà con la forza della risurrezione.
Il Signore dentro il risorgere porterà. L’Unigenito ad uccidere sarà il serpente, (per il quale) la calamità del tempo c’è.

Gen. 28,17 E sarà la forza nei corpi desiderata a riesserci.
L’origine dell’amarezza dai viventi uscirà per il fuoco che dall’Unigenito uscirà. La putredine portata nei viventi uscirà colpita.
Fuori annullata questa uscirà dalla rettitudine che sarà a ricominciare nei viventi dentro a stare in tutti.
La divinità entrando sarà la vita a riportare.
Da questa uscirà bruciato il nemico.
Per l’entrata risurrezione i viventi risaranno a vivere.

Gen. 28,18 E sarà la risurrezione anelata a spazzare il maledetto un mattino e sarà a rovesciarlo in prigione (ove) l’Unigenito finirà.
Del Padre l’energia della felicità si riaccenderà nei viventi.
Vivo vedranno risorto il Crocifisso portarsi e saranno i viventi a venirvi a vivere; vi saliranno dentro.
Dal mondo li porterà a stare su. Li verserà l’ottavo (giorno) in alto.
Con il corpo dall’Unigenito i risorti usciranno.

Gen. 28,19 Porterà il diletto all’Unico a venire i risorti viventi del mondo a vivere la sperata vita.
Entreranno con Lui nella Casa di Dio i portati con il corpo; i viventi accompagnerà.
Questi per luce ai viventi uscirà per la città del Potente alla vista. Luminosi tra gli angeli entreranno.

Gen. 28,20 E sarà dalle generazioni spazzata dal grembo l’impurità.
Dai corpi il serpente che dall’origine l’essere ribelle originò, che nei viventi è una calamità uscirà per la divinità che ad entrare sarà nei viventi.
Ai popoli d’aiuto sarà portandosi a bruciare l’essere ribelle.
L’angelo (ribelle) sarà da solo nei corpi spento.
Questi uscito, la felicità delle origini per l’energia della rettitudine sarà a rientrare. E la potenza dell’essere retto finirà l’angelo.
Di notte, nelle tombe, (ove) vive, il serpente mangerà e la perfidia del serpente nei cuori brucerà.

Gen. 28,21 E di sabato (nel settimo giorno) sarà a casa bruciato il serpente e i viventi da Dio a casa saranno alla fine (del sabato).
Dal Padre saranno portati dal mondo a stare.
Usciranno con il Signore di notte.
Da Dio entreranno a stare i viventi.

Gen. 28,22 Riporterà dal mondo all’Unico i figli ad entrare.
Questi riverranno felici.
Risorti dai morti, saranno i viventi su dentro ad entrare.
Saranno ad entrare da carico per stare nel Crocifisso che a Dio dal mondo sarà i viventi a condurre.
Dalla prigione i risorti nel corpo il Crocifisso tutti invierà dal Potente.
Saranno a vedere che li ha liberati l’Unigenito che della risurrezione dei corpi l’energia recò.

Ovviamente tutto ciò, senza la base della scrittura, con cui la decriptazione ha stretta corrispondenza biunivoca, con le singole lettere tutte rispettate non avrei saputo immaginarlo.

LiviaGloria
00martedì 15 agosto 2006 11:54
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DECRIPTARE LA BIBBIA...



NUMERI NEI VANGELI E NELL'APOCALISSE
ANNUNCI DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb

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GLI INDEMONIATI
Collegabili ai discorsi precedenti sulla liberazione dal male sono i vari episodi dei Vangeli di Gesù con indemoniati, cioè con persone in cui l’azione demoniaca è particolarmente evidente; infatti figure del genere sono esemplificative della presenza del male in tutti gli uomini.
Sono catechesi battesimali, come l’episodio (Mt. 8,28-34; Mc. 5,1-20; Lc. 8,36-39) del Geraseno indemoniato dal quale per la grazia che emana da Gesù fuoriescono i demoni che si precipitano nei porci.
Questi, precipitatisi nel mare, vi affogano e galleggiarono nei pressi della riva mentre l'indemoniato, rinato, annuncia il Regno.
L'evangelizzazione è come il diluvio, cade una pioggia di grazia, ai demoni non resta che rifugiarsi nelle acque, ma ora nell’acqua c’è Cristo che ha vinto la morte, vi è entrato, è morto ed è risorto, così l'uomo vecchio affoga (se ne trovano i resti sulla spiaggia) e l'uomo nuovo sorge dalle acque.
Da dove ha origine e si può trarre l'idea che vi sia un potere demoniaco che prende possesso delle persone?
Muniti del nuovo strumento per scrutare portiamoci alla Genesi, ove si raffigura la creazione del primo uomo, che Dio impastò nel fango e in cui soffiò l’alito vitale.
Nello scritto in ebraico notiamo che balzano in evidenza i due volti di Dio (1) e dell’uomo (2), faccia a faccia e, all’uomo ancora inerte, Dio: "soffiò nelle sue narici un alito di vita" (Gen. 2,6b)





Le decripto con i criteri del mio metodo.

"Portò Iahveh la bocca , per chiudere dentro l’origine soffiò . La colomba () (dell’esistenza recò l’energia ) che accese nell’uomo la vita ; fu un vivente ."

Riporto di seguito le due letture:

A) Portò Iahwèh la bocca, per chiudere dentro l’origine soffiò.
Dell’esistenza recò l’energia che accese nell’uomo la vita; fu un vivente.

B) Portò Iahwèh la bocca, chiuse dentro l’origine nella bocca.
La colomba accese nell’uomo la vita; fu un vivente.

Ecco qui nella forma B) di lettura l’Adam Kadom in quanto con la colomba gli Ebrei hanno colto l’invio nell’uomo dello Spirito dell’Adam Kadmon, origine della ricerca della cabbalah.

Passiamo ora al capitolo 4 della Genesi che è il parallelo rovesciato della creazione del Capitolo 2.

Alla creazione del figlio dell'uomo - figlio di Dio del Capitolo 2, nel Capitolo 4 si sviluppa l'opera iniziata dal demonio nel Capitolo 3 nell'episodio della tentazione portata a buon fine.
Qui il demonio - la scimmia di Dio - cerca di scimmiottare Dio e lo stesso soffio (in Gen. 4,6b) avviene dal serpente su Caino:

E perché è abbattuto il tuo volto?




Per decriptazione s’ottiene:

l'emanazione dalla bocca (1) il serpente portò alla bocca (2) inviò per l’esistenza spengere () (esistenza piatta).

Il maligno prova a far concludere la vicenda della creazione dell’uomo trasformandone lo spirito per renderlo "figlio del serpente"; risultato visivo di tali operazioni sono gli indemoniati.
È riportato nella Bibbia che Elia ed Eliseo, ciascuno nel corso del proprio ministero, contribuirono a far risorgere un bambino.
Quanto accaduto con Eliseo è particolarmente calzante con quanto si va dicendo; vediamo se si comprende di più con i segni:

2Re 4,34 "Quindi salì, si distese sul ragazzo; pose la ...





"Porta l'Essere azione potente ed è a riaccendere il vaso da dentro si vede del serpente far uscire la forza con la potenza della malattia . Dal Nome ...

... bocca sulla bocca di lui, gli occhi sugli occhi di lui, le ...




... alla bocca è portata azione , il potente soffio è recato . La portata azione dell’esistenza emette forza e si vede con potenza agire ; dell'Essere l'energia è riportata

... mani nelle mani di lui e si curvò su di lui.




E così , per il soffiò che è stato recato in azione , il serpente del vaso alla bocca si porta ed è fatto camminare fuori dal corpo . Dall'alto l'esistenza si riporta ...

Il corpo del bambino riprese calore."





... e l'Essere racchiude la vita dentro (ri)accende il corpo che esce (ri)generato .

Raggruppando si legge:

"Porta l'Essere azione potente, ed è a riaccendere il vaso; da dentro si vede del serpente far uscire la forza con la potenza della malattia.
Dal Nome alla bocca è portata azione, il potente soffio è recato.
La portata azione dell'esistenza emette forza e si vede con potenza agire; dell'Essere l'energia è riportata.
E così, per il soffiò che è stato recato in azione, il serpente del vaso alla bocca si porta ed è fatto camminare fuori dal corpo.
Dall'alto l'esistenza si riporta e l'Essere racchiude la vita dentro; riaccende il corpo che esce rigenerato."

È evidente l'elaborazione dell'autore che ha preso a riferimento la creazione dell'uomo della Genesi e spiega come può avvenire la rigenerazione.
Il versetto successivo poi contiene un numero sette (7) che è senz’altro forzato:

"Quindi (Eliseo) si alzò e girò qua e là per la casa; tornò a curvarsi su di lui, il ragazzo starnutì sette volte, poi aprì gli occhi." (2Re 4,35)

Strano, no?
Con quanto detto è ora evidente che indica i sette spiriti maligni usciti dopo che era uscito il capo, come indica Gesù:

"Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova. Allora dice, ritornerò ... si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora ... " (Mt. 12,43-45)

Vale a dire, quel ragazzo fu guarito da Eliseo completamente, sia nel corpo sia nell’anima, in quanto il soffio portato fece uscire anche ciò che all’interno lo ammalava, quindi, il demonio con i suoi sette compagni, che potrebbero essere i sette peccati capitali del catechismo.

Gesù nei Vangeli ripete i gesti della creazione di Dio Padre, infatti:

- A un cieco "Rispose Gesù ... Finché sono nel mondo sono la luce del mondo. Detto questo sputò per terra fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: và ... " (Gv. 9,5)

- a un sordomuto Gesù: "gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua (faccia a faccia, bocca a bocca) guardando quindi verso il cielo (verso il Nome), emise un sospiro (soffiò) e disse Effatà, cioè apriti..." (Mt 7,33b.34)

(Peccato che non abbiamo quel Vangelo in ebraico altrimenti vedremmo i p () di Effetà di jtp () che vuol dire anche " liberalo")

Da qui ha origine il rito dell’esorcismo con il soffio dello Spirito - l'"Effetà" ne è espressione sintomatica, atti sacramentali di trasmissione d’una nuova filiazione, bocca a bocca come per tornare alle origini.

LiviaGloria
00martedì 15 agosto 2006 12:03
LA CHIESA A ROMA
Torniamo a:

"Il Cesare di Roma Caligola"

Ne fornisco tre letture pensando a Caligola:

1) Entra sul trono () con il corpo il serpente a Roma con Caligola .
(Cioè Caligola è incarnazione della bestia = il serpente)

2) Esce la rettitudine per il ribelle serpente che per superbia () primeggia ; del maligno l’orgoglio () con la potenza entra .
(È l’angelo ribelle per orgoglio)

3) Nel mondo così il ribelle del serpente innalza ; inizia da tutti ad essere il gioire fuori .
(È empio, adora il maligno e porta la tristezza)

C’è anche una lettura positiva:

4) Entrerà sul trono () la testa del Potente a Roma , tutti sarà nel cammino a condurre. , Il serpente uscirà .

"La testa del Potente" fa venire a mente Cefalus, Cefa, Pietro ed allora la profezia prende consistenza.

"Entrerà sul trono Pietro a Roma.
Tutti sarà nel cammino a condurre.
Il serpente uscirà."

Questa profezia esplica la tensione di costituire a Roma la sede della Chiesa di Cristo, segno della vittoria sul serpente, rappresentato allora da Caligola che abitava a Roma, primo di tutti gli imperatori che poi gli succedettero con le grandi persecuzioni.
Quella era la riva del mare, la trincea, la punta avanzata del combattimento contro il male rappresentato dalla gran prostituta dell’Apocalisse, il via all’evangelizzazione per della vittoria che s’irradierà a tutte le genti.
Si rendeva concreta così la profezia d’Isaia (765-701 a.C.) che non poteva certo pensare a Roma in quei tempi (Is. 2,2):

"Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti."





"Si porta al mondo la forza che uscì da dentro l’Unigenito . Dal Principe fu dalla croce ad uscire . Fu ai viventi dalla destra della rettitudine a portare l’energia che sarà l’esistenza a rigenerare (). Dentro sono segnati dal Signore , ricreati , illuminati escono per il mondo . Un corpo/Chiesa è dall’acqua . Portano gli apostoli , illuminati dall’Unigenito , i viventi in cammino ; dentro a vedere portano segni , e (altri) inviati generano (). E Dio è portato a tutti nel mondo alle genti ."

"Si porta al mondo la forza che uscì da dentro l’Unigenito.
Dal Principe fu dalla croce ad uscire.
Fu ai viventi dalla (sua) destra della rettitudine a portare l’energia che sarà l’esistenza a rigenerare. Dentro sono segnati dal Signore, ricreati, illuminati escono per il mondo. Un corpo/Chiesa è dall’acqua.
Portano gli apostoli, illuminati dall’Unigenito, i viventi in cammino; dentro a vedere portano segni, e (altri) inviati generano.
E Dio è portato a tutti nel mondo alle genti."

Le ultime parole del versetto
sono un anagramma di:


Sarà a Roma (= ) a portarsi Caligola !

Cioè avranno interpretato, quegli eventi degli ultimi tempi di cui parla il profeta Isaia si effettueranno con inizio dal tempo in cui Sarà a Roma a portarsi Caligola! Lo strano è che quanto era nascosto nel criptato s’è di fatto verificato.

Negli anni in cui regnava a Roma Caligola (37-41d. C.) la Chiesa in Palestina era in crescita e nel 37 d. C. accadde che "ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani." (At. 11,26b)

Quel richiamo nell’Apocalisse (12,6) del rifugiarsi della donna nel deserto, "ove Dio le aveva preparato un rifugio" (proprio per 3 anni e mezzo) letta anche come indicazione geografica fa andare la mente che in quegli anni 37-41 d.C. colonne e seguaci della Chiesa si siano rifugiati nella zona del monastero Esseno di Qumran, ove recenti scoperte hanno fatto trovare traccia di Vangeli qualche tenue traccia e dove sapienti ebrei convertiti possono aver aperto le profezie alla Chiesa nascente.

Quando S. Paolo si portò a Roma, nel 61 d. C., trovò già una comunità cristiana; di questa alcuni fratelli gli andarono incontro, come riferiscono gli Atti degli Apostoli. (At. 28,15)

Il Cristo, a seguito dello stabilirsi della Chiesa a Roma può fregiarsi dei titoli apocalittici - Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici: Io sono re ... (18,37) - si è avverato il titulus sulla croce, Lui è il Re, non Cesare; ora, a pieno titolo: "Gesù, l’Agnello, è Cesare".

Vi saranno colpi di coda del male per riprendersi il potere, ma la vittoria finale è assicurata dal ritorno glorioso dell’Agnello sgozzato.
L’Autore della storia ha risposto a Pilato.

Questo titolo ha la stessa pienezza del titulus sulla croce; infatti:



"Gesù, l’Agnello, è Cesare"


Gesù = ( = 70) + ( = 300) + ( = 10)
380

l’Agnello = ( = 200) + ( = 20) + ( = 5)
225

è = ( = 300) + ( = 2)
310

Cesare = ( = 200) + ( = 60) + ( = 20) + ( = 50)
285

Totale:
1200



In definitiva il titulus è una bandiera su cui è scritto:

Gesù Nazareno il re dei Giudei,

ma per la gimatria equivale a:

"Questi è Figlio di Dio"

come vedemmo, ma anche:

"Gesù, l’Agnello, è Cesare"

Ci sono infine tre letture che profetizzano una festa particolare:


1) - * Rientrerà con la rettitudine la pienezza nei corpi , la potenza nei corpi si riporterà delle origini , da tutti l’affliggere () portato dal serpente uscirà .

È profezia della redenzione finale Messianica.

2) - * Usciranno i bicchieri (); del corpo del serpente si sazieranno () i viventi, lo mangeranno , saranno nella gioia ad entrare .

È profezia del banchetto messianico.

3) - * Entrata con la rettitudine () con i corpi potenti in alto dall’Unico tutti saranno nel gioire ad entrare .

È profezia della domenica eterna.

In un anno giubilare, tra Pasqua e Pentecoste, avverrà la risurrezione, la santa cena e la partenza per il seno del Padre col Cristo che avrà definitivamente vinto il male.

Il Talmud afferma: Il Messia verrà da Roma.

Il Talmud (Tehillim 95,7; Talmud Sanhedrìn 98a e Ràshi 1.cit.) racconta che rav Yehoshù’a ben Levì chiese una volta al profeta Elia: Quando verrà il Messia? Elia rispose: Vai a chiederglielo, lo troverai seduto tra i malati poveri alle porte di Roma...
Rav Yehoshù’a andò dal Messia e gli chiese: Quando verrai? Il Messia rispose: Oggi.
Rav Yehoshù’a il giorno dopo andò da Elia e si lamentò del Messia perché ieri: Egli ha detto che sarebbe venuto oggi, ma non è affatto venuto.
Elia spiegò che il Messia intendeva: Oggi se ascolterete la sua voce!

In "Nétzach Israèl" - cap. 28, Maharàl spiega:
Andare dal Messia indica occorre elevarsi nel livello spirituale; Porte di Roma rappresenta il confine dell’impero di Edom, il confine del male; cioè il Messia è là. Il Messia siede tra i poveri e i malati che sono separati e rifiutati dal mondo come lui lo è.

Il Messia sarebbe venuto a Roma, perché là c’era la frontiera della lotta contro il male; si legge, infatti, nella prima lettera di Pietro (1Pt. 5,13): "Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia", cioè in Roma.

a.contipuorger@tin.it

LiviaGloria
00giovedì 4 gennaio 2007 19:25
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DECRIPTARE LA BIBBIA...



ALFABETO EBRAICO, TRONO DI ZAFFIRO DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


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ALFABETO EBRAICO »
DECRIPTAZIONE DEL SALMO 45 »
CAPITOLO 15 DEL GENESI - Promessa e alleanza con Abramo »

DECRIPTAZIONE DEL CAPITOLO 15 DEL GENESI
Gen. 15,1
L'Unigenito in una caverna uscì.
Per aiutare dentro il corpo fu d'un vivente.
Entrò Dio nel mondo.
Nell'esistenza s'insinuò.
In un corpo fu ad entrare.
Ed entrò con l'Unigenito il rifiuto a casa al verme che abita nei viventi.
Dal petto il rifiuto all'essere ribelle maledetto completamente gli lanciò con l'Unigenito il Padre.
Nel corpo d'un vivente lo incontrerà.
La rettitudine gli sarà da scudo nel cammino.
Con il fuoco della rettitudine nel corpo spengerà nei corpi dentro il bestiale che all'origine si sbarrò.

Gen. 15,2
E fu all'origine l'essere ribelle ad iniziare dentro i corpi a vivere.
Dall'Unico giudicato fu per la forza della perversità che nei viventi entrò.
In tutti da drago il serpente fu a portarsi.
E l'Unico per ucciderlo fu al mondo a recare al serpente la rettitudine.
Dal nemico, stando in un corpo fu a recare il Figlio che per salvare vi si versò.
Dentro fu completamente ad essere Lui nel sangue.
Ad accendere per vomitare il serpente fu la forza in un corpo.

Gen. 15,3
A recare fu l'Unigenito nel corpo a vivere il Padre (onde) il verme finisse, fosse (così) il rifiuto ad inviargli finendolo in tutti.
Nel mondo colpirà il male ed uscirà l'angelo (ribelle) dal mondo.
Il Figlio in una famiglia che fu scelta fu a stare ed in un povero venne a stare.

Gen. 15,4
Ed al mondo da inviato entrò per aiutare.
Da cibo portò al mondo la divinità che sarà a riportare la potenza delle origini ai viventi nel corpo.
Al serpente guai lancerà (in quanto) con il fuoco della rettitudine lo colpirà.
Così fu l'Unigenito un vivente.
Da una donna il corpo fu a scendere.
Da primogenito dalla madre dal seno fu così ad uscire.
E l'Unigenito fu a stare in un povero retto.

Gen. 15,5
E fu a portarsi giù l'Unigenito.
L'Unico un segno recò al mondo per annunciare che giù al mondo si portava, che era l'Unigenito tra i viventi in un corpo ad uscire in una casa per amore.
Angeli dell'Unico uscirono in cielo apertamente si portarono numerosi; usci una stella dov'era la Madre dell'Unigenito.
Ai viventi segni si portarono del compimento delle scritture che veniva tra i viventi a portarsi a stare l'Unigenito per vivere nel corpo.
Il serpente portava a spengere; c'era (così) nell'esistenza il seme della rettitudine.

Gen. 15,6
Ed usciva l'Amen!
In una famiglia fu ad entrare per portarsi al mondo.
A recare fu di nascosto il fuoco dentro al mondo.
Al serpente lo porterà un giusto ad uscire.

Gen. 15,7
E fu ad iniziare a vivere in un corpo la divinità.
Fu a portarsi "Io sono il Signore!" da una donna.
In un corpo nel mondo si portò.
Giù venne a stare la rettitudine in un vivente.
L'Unico recò alla fiacchezza del demonio ad esistere la parola fine, (in quanto) la fine in cammino gli verrà in terra.
Al mondo con Questi verrà la potenza ai corpi con la risurrezione che per tutti uscirà.

Gen. 15,8
E fu l'Unigenito in un vivente in vista per sbarrare l'angelo (ribelle per cui) fu nell'esistenza la perversità dentro i viventi.
Uscirà dall'Unigenito la conoscenza della rettitudine che c'è nell'Unico che lancerà per rinnovare.

Gen. 15,9
A recare è l'Unigenito ai viventi nel corpo la divinità, forza che rovescerà dal nascosto fuori il serpente spazzandolo.
Rivelerà ai viventi che li salverà dal serpente.
A bere recherà la forza nei viventi; libererà risorgendoli tutti.
A portare l'Unigenito sarà la potenza nei viventi.
Accenderà la potenza la risurrezione che porterà, che a finire porterà l'orgoglio colpendo il serpente.

Gen. 15,10
E sarà rovesciato l'ammalare portato all'origine da oppressione dal serpente maledetto, e sarà tagliato dall'Unigenito; tutti si rivedranno integri.
Dentro tutti recherà la rettitudine e sarà il drago dagli uomini diviso ed il serpente si verserà dai corpi.
L'Unigenito finirà il male, la perversità porterà a venir fuori.
Scendendo il soffio dai corpi con la potenza del Padre segnerà i corpi.

Gen. 15,11
Sarà dai corpi per l'aiuto ad uscire la rovina dai cuori.
Si rialzeranno i cadaveri riessendo vivi per la portata forza della risurrezione dentro.
Riverranno i viventi dal Padre con il corpo a vivere.

Gen. 15,12
Portati dal mondo saranno ad uscire i risorti salvati.
Nel cuore li porterà dell'Unico.
Li porterà il Crocifisso nel corpo che aiutò dai viventi ad uscire l'aborto.
Entreranno in alto dal Padre con il corpo vivi; ed entreranno tra gli angeli dell'Unico per starvi a vivere.
Entreranno nell'assemblea dei risorti retti.
Uscirà nella gloria degli angeli, meraviglioso il Crocifisso!
L'Altissimo li portò!

Gen. 15,13
Ed era l'Unigenito che dell'essere ribelle per il potente Padre il verme fu a sbarrare nel tempo.
Con azione retta fu a muovere lite con forza nel mondo (ove) fu ad entrare per colpire il male spengendolo dalla terra.
Il serpente maledetto fuori dai viventi avrà portato servendoli portandosi da vivente e con l'agire lo rifiutò.
Integri dall'insidiatore i popoli all'Unico portò tutti rinnovati.

Gen. 15,14
Ed anche verranno i popoli stranieri nella felicità in forza del Servo per il portato l'aiuto.
Per l'angelo, che l'Unigenito avrà ucciso, saranno portati fratelli nei corpi riessendoci la rettitudine.
Dell'angelo sarà la sozzura, che portavano dentro i corpi, dalla rettitudine bruciata con la fuga dell'essere impuro del serpente.

Gen. 15,15
E verranno tutti a casa portati dall'Unigenito; da Dio Padre tutti risaranno così ad abitare in pace.
Tutti dal sepolcro a casa torneranno; nel cuore gli si porteranno, dentro v'entreranno.

Gen. 15,16
Porterà delle generazioni le moltitudini ad essere, dalla rovina ove erano, risorte e portate a casa ed entreranno tra gli angeli per l'entrata rettitudine per cui saranno potenti.
Dall'Unico in pace, per l'iniquità uscita, ricominceranno a vivere con i corpi l'esistenza per l'eternità.
Dal mondo entreranno tra gli angeli.

Gen. 15,17
E sarà ad uscire con forza fuori il sole della casa: l'Unigenito che dal mondo li ha portati a vedere l'incantesimo apertamente dell'esistenza!
Avrà portato (questi) fuori l'angelo (ribelle) che entrerà per la fine in una fornace fumante che recherà al serpente la sciagura.
L'Unigenito l'avrà ridotto in desolazione.
Brucerà il cattivo che da dentro i corpi sarà per l'energia entrata a venir meno; sarà ad uscire dai viventi il maledetto.

Gen. 15,18
E quel giorno, uscita la perversità, all'Unico retti nel corpo il Crocifisso, il Signore, verranno dal Padre.
Il verme dentro i corpi sarà finito per il rifiuto all'essere ribelle con potenza colpito per il male.
La rettitudine l'angelo (ribelle) avrà finito in tutti.
Saranno a venire dalla terra per entrare con Questi (il Crocifisso) nell'Unico integri tra gli angeli rigenerati.
A vivere su con i corpi Gli saranno in seno, li aiuterà ad entrare, un fiume n'entrerà per correre liberi con gli angeli, uscendo guariti dal corpo del Crocifisso.

Gen. 15,19
Verranno versati per stare tra gli angeli.
Saranno portati all'Unico; tutti v'entreranno riformati.
Questi verranno allo stato di prima per l'energia che ci risarà.

Gen. 15,20
E verranno nell'assemblea tutti a stare a stare (ove) li porterà l'Unigenito.
Il Crocifisso uscirà; il Verbo con il corpo questi era!
Lo portò a venire per guarire dai guai i viventi.

Gen. 15,21
Lo portò a venire l'Unico dal ribelle per portargli per l'Unico la fine nel mondo con la rettitudine che inviò in azione.
L'angelo (ribelle) fu a portare l'Unigenito in croce; v'entro per gli stranieri.
In cammino risorto fu a riportarsi.
Riverrà al mondo a ristare dentro per portare alla pienezza l'esistenza.




LiviaGloria
00mercoledì 10 gennaio 2007 13:10
DECRIPTARE LA BIBBIA...



ALFABETO EBRAICO, TRONO DI ZAFFIRO DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


parti precedenti:

INTRODUZIONE »

ALFABETO EBRAICO
La tradizione fa risalire l'idea delle lettere ebraiche direttamente a Dio stesso, che scrisse col suo dito sulle due Tavole sul monte Horeb, detto Sinai.
Le ispirò così a Mosè per i successivi scritti, come si ricava dal libro dell'Esodo quando "Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli" (Es. 24,12).
Se ne ricava che nei cieli quella "legge", che il versetto definisce "Torah ", era già stata scritta nei cieli prima della creazione.
Mosè, perciò in quei famosi 40 giorni e 40 notti (Es. 24,18) sentì le parole del Signore e "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli dette le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio." (Es. 31,18), ma non gli dette la Torah scritta; di scritto gli consegnò solo le tavole, quindi il codice della scrittura.
A quei tempi, XIII secolo a.C., l'alfabeto fenicio, cananeo, ebraico, non erano ancora nati e così poi "Mosè scrisse tutte le parole del Signore" (Es. 24,4a)





Mosè scrisse tutte le "parole" udite e le "scrisse" , cioè "portò ad esistere in piano i segni dentro ", evidentemente con i segni del codice delle tavole, che è da pensare sia stato anche oggetto dell'istruzione ricevuta in quella lunga teofania.
La vicenda del vitello d'oro poi provocò la rottura delle tavole, e per le seconde, fu detto "Taglia due tavole di pietra come le prime: io scriverò su queste tavole le parole () che erano sulle tavole di prima, che hai spezzate." (Es. 34,1)
Il libro dell'Esodo (34,28b) riferisce d'altri 40 giorni e 40 notti col Signore con la conclusione "… scrisse sulle tavole le parole dell'alleanza le dieci parole."
In questo caso però "parola" non è quella che intendiamo nei nostri scritti; infatti sulle Tavole c'erano molte di più di 10 parole in senso stretto.
Le parole di cui è detto perciò sono nel senso di punti del patto d'alleanza "le parole dell'alleanza " che fu stabilito; cioè furono scritte sulle seconde tavole "le dieci parole " i punti del patto.
Nella tradizione ebraica le Tavole della Legge, di fatto si chiamano "Le due Tavole del Patto".
C'è molta differenza tra subire una legge ed accettare volontariamente un patto d'alleanza; beh la questione è più nel secondo senso che nel primo.
Se invece della traduzione usuale s'utilizzano in modo diverso le lettere e si recide il testo lasciando a ciascuna lettera di esplicitare tutta la propria potenzialità si ha che:

- "le parole dell'alleanza " si possono interpretare "per aiutare sceglierà () di essere nel mondo , dentro un corpo sarà in croce ";

- "le dieci parole " portano a "si vedrà per servire per l'aiuto dentro il corpo , sarà tra i viventi ."

Per aiutare sceglierà di essere nel mondo, dentro un corpo sarà in croce; si vedrà per servire per l'aiuto dentro il corpo, sarà tra i viventi.

Un'alleanza comporta l'esistenza di un nemico di una guerra che si combatte in cielo ed in terra.
L'idea è che in una "alleanza" c'è la parità tra i contraenti, perciò l'uomo sarà aiutato in terra se combatterà su quel fronte il nemico.
L'uomo allora sarà incorporato nella divinità e, a garanzia di reciprocità, Dio si farà uomo.
Questa è l'idea che trovo in tutte le decriptazioni.
Il senso di patto di reciprocità è già in Es. 24 quando Mosè, a conclusione dell'alleanza, offrì olocausti e giovenchi in sacrifici di comunione e col loro sangue asperse il popolo.
Come si faceva un patto del genere è chiarito in Genesi 15, quando Dio fa alleanza con Abramo.
Tale pagina è importante in quanto Dio si rivela ad Abramo col nome di Iahwèh, lo stesso con cui si presenterà poi a Mosè al roveto ardente.
Per il rito dell'alleanza si dividevano a metà degli animali ed i due contraenti vi passavano in mezzo a modo di giuramento, col sottinteso che a chi non lo rispettava sarebbe accaduta una fine simile a quella.
Dopo un'attesa che fece cadere Adamo nel torpore Dio, quale fornace ardente, passò tra quegli animali e li consumò.
L'uomo però non rispetta l'alleanza, ma "Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti." (1Tim. 2,3b-6a)

Per non spezzare il discorso rinvio alla lettura in questo stesso articolo della decriptazione dell'intero Cap 15 del Genesi. Il capitolo, infatti, inizia con una visione di Abramo, il che è segnale di un particolare interesse alla decriptazione del testo.

La parola alleanza spezzata con la lettere, peraltro, ci racconta:

- "uscirà cibo () per tutti ";

- "uscirà da dentro irrigazione per tutti ".

Ciò, pare fornire ulteriore retroterra al senso della alleanza di Gesù che più di una nuova alleanza è il pieno compimento della antica.
Gesù quella notte dopo la cena, prese il pane vino e pronunciate le benedizioni rituali li diede ai discepoli:

- sull'azzima disse: "Prendete e mangiate questo è il mio corpo" (Mt. 26,26b);

- sulla coppa del vino: "Bevetene tutti perché questo è il mio sangue dell'alleanza versato per molti, in remissione dei peccati" (Mt. 22,19).

Confermava così che Dio da parte sua aveva rispettato il patto.

Secondo il racconto biblico Dio, tramite Mosè e la sua scuola, ha lasciato, agli eletti che fece uscire dalla schiavitù dell'Egitto, la Torah, specchio di quella del cielo, in cui c'è la Sua parola autentica scritta con quelle lettere.
In Esodo 24,4-7 è detto che "Mosè scrisse tutte le parole del Signore … quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo" e per libro dell'alleanza è scritto , perciò un libro solo, non i cinque libri del il Pentateuco - Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio - che però affermano che corrispondono alla originaria scritta da Mosè, da lui ricevuta sul monte, infatti:

- il Levitico, all'ultimo versetto dice: "Questi sono i comandi che il Signore diede a Mosè per gli Israeliti, sul monte Sinai." (Lev. 27,34);

- i Numeri che riporta ulteriori norme, a conclusione precisa che "Questi sono i comandi e le Leggi che il Signore diede agli Israeliti per mezzo di Mosè, nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gerico." (Num. 36,13);

- il libro del Deuteronomio afferma: "Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, ordinò ai Leviti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore. Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell'arca del Signore vostro Dio …" (Deut. 31,24-26a)

Se ne ricava che Mosè di fatto scrisse, e che comunque quanto arrivatoci con gli attuali cinque libri detti "la Torah" è fedele trasmissione di tutto come originariamente ricevuto, sia pure con evidenti inserimenti successivi, ritenuti però in linea con quella tradizione.
Per la tradizione mistica - Maaseh Bereshit, Maaseh Merkavah e Kabbalah - le lettere dell'alfabeto ebraico nella forma liturgica hanno potenza creatrice.
A conferma d'un pensiero più antico, meditando su quelle 22 lettere che costituiscono l'alfabeto, il Sefer Yesirah asserisce che Dio "le incise, le intagliò, le soppesò, le permutò, le combinò e con esse formò l'anima di tutto il creato e l'anima di tutto ciò che è formato e di tutto ciò che è destinato ad essere formato."
È noto, peraltro, che tale idea fu portata a conseguenze estreme tanto che alcuni di quei mistici tentarono di creare animali ed esseri umani, detti Golem, grazie alla combinazione di quelle lettere, come se magicamente potessero creare, guidando la volontà divina con formule contenenti il suo Nome.
In tale ambiente è anche sostenuto che nel deserto Bezaleel avrebbe costruito l'arca e gli arredi della tenda della testimonianza combinando le lettere dell'alfabeto (Es. 31,1-11), perché lì al versetto n° 6 Dio di Bezaleel dice che "gli infuse saggezza" e le lettere sono espressione di questa.

La parola di Dio perciò, seguendo il pensiero della parabola antropomorfica, uscita dalla Sua bocca, divenne, così ai tempi di Mosè, messaggio recepibile per gli uomini e prese un corpo vestito dalle lettere che formano quel sacro scritto della Torah.
Le lettere sacre sono perciò per gli uomini araldi e corrieri di chi ha ispirato il messaggio, sempre pronti a partire per compiere la missione di trasferirlo al fedele che abbia occhi, cuore e mente aperti e desiderosi d'accoglierlo.
Tali lettere per questi provengono perciò direttamente da Dio che le ha ispirate per formare le parole dell'usuale lettura e nel contempo per visioni tramite decriptazione, operazione questa ultima ammessa nell'ebraismo e dai mistici della Cabbalà.
Per la stessa tradizione Dio poi ha continuato a suscitare profeti, giudici salmisti e cultori della parola, cui si fece presente con teofanie, angeli, visioni e sogni, e questi autori sacri tramite le lettere le sigillarono nei testi sacri.
Le lettere di quegli scritti perciò sono da vedere vere manifestazioni di Dio che a sua volontà si presentano al lettore, alla stregua d'angeli inviati a portare la sua parola, per correggere, aiutare, guidare, suggerire, prevenire e provocare il corretto operare.
Come i sogni profetici nella Bibbia per la tradizione sono accettati quali ispirati da Dio, anche quanto agitato nella mente da quelle lettere, visioni e discorsi collegati al Creatore, possono col dono della fede entrare nei messaggi ispirati, perché tramite le lettere per volontà divina si personalizzano nella mente figure capaci d'indurre chi le riceve ad operare secondo quella volontà che l'ha originate.
Il pio ebreo, peraltro, nello scorrere il rotolo sacro per evidenziare la singola lettera, usa un asticella che termina con una manina con l'indice teso, la YAD.
Il dito stesso di Dio, come fece per Mosè sulle due tavole al Sinai, è come se stesse scrivendo in quel momento quella lettera per chi sta leggendo.
Quanto alle lettere, leggendo la parola "dito" di "Scritte col dito = di Dio" di Esodo 31,18, si può attribuire "l'Unico scende dentro per agire ."
Provengono perciò dall'alto e tutto ciò che è stato creato in basso è estratto da quanto il Signore aveva predisposto e "… creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora …" con quel che segue (Prov. 8,22s).
Le lettere, come i numeri che ciascuna di quelle 32 vie rappresentano, sono perciò ritenute dono della Sapienza divina; ecco perché, come accennato, i mistici della Cabbalà ritengono che Bezaleel abbia prodotto gli arredi con le lettere.

Il Creatore del cielo e della terra riprende possesso del mondo, da cui per spinta del maligno sugli uomini era come se fosse stato cacciato.
Per far ciò intende entrare dal cuore degli uomini con la voce che esce dalla Torah che è il trattato d'alleanza d'un Re con gli abitanti del mondo.
In tale allegoria l'alfabeto, con le lettere che Lui ha usate e che servono da corrieri, ha in sé la Sua impronta.
La sequenza delle lettere riconosciuta esatta è quella qui sotto riportata, perché risulta la stessa degli scritti detti "alfabetici" della Bibbia canonica ebraica, ove ogni versetto inizia con una parola contenente una diversa lettera ebraica dell'alfabeto secondo tal successione; lo riporto, ma con scrittura da sinistra a destra e con sotto i numeri che ciascuna lettera indica.




Sono testi alfabetici vari Salmi (9-10, 25, 34, 37, 111, 112, 119, 145), Naum 1,2-8, Siracide 51,13-29, Proverbi 31,10-31 ed il libro delle Lamentazioni.
In quest'ultimo libro lo sono in senso stretto il I, II e IV capitolo, mentre il III è pure alfabetico, ma con 66 versetti, cioè la prima lettera che ritma la sequenza alfabetica è ogni tre versetti e la stessa lettera è ripetuta come inizio per ciascuno dei tre versetti, infine il V capitolo del libro, pur non essendo alfabetico, contiene 22 versetti.
Questi voluti particolari riferimenti all'alfabeto ed al numero dei suoi segni sono tracce d'una criptatura interna, vale a dire della predisposizione del testo anche ad una lettura segreta sulla base delle singole lettere.
Nel contempo, per proprietà transitiva, è pure indicazione che lo stesso alfabeto per comune ammissione contiene un significato per lettura interna e che in quello vi è una storia in embrione che è sviluppata in modo particolare in quei salmi e quegli scritti alfabetici e tale storia non può perciò che riferirsi al Messia, cui tende tutta la costruzione delle Sacre Scritture.
In "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta" nel dire della Cabbalà o tradizione ricevuta, ho accennato che tale mistica apparve in Francia e Spagna alla fine XII secolo d.C. con insegnamenti esoterici, che secondo i cabbalisti farebbero parte della Torah orale consegnata a Mosè sul Sinai unitamente alla Torah che poi Mosè scrisse.
I primi testi della Cabbalà sono:

- il "Sefer ha-bahir" che, pur se attribuito ad un sapiente - Nechonia ben ha-Qana - della Mishnah del I secolo, fu divulgato in Provenza alla fine del XII secolo da allievi d'Isaac il Cieco;

- il "Sefer Jezirah" o "Libro della creazione" che, pur se può avere precedente formazione, apparve nel X secolo e descrive in modo sintetico l'origine e la costruzione del mondo;

- nel libro "Zòhar o dello Splendore", attribuito a Simòn bar Yocày, saggio del II secolo d.C., allievo d'Aqiva (di cui abbiamo già detto), alcune parti del libro dello Splendore - forse tutte - sono state scritte però nella seconda metà del XIII secolo d.C. da altri autori ed in particolare da Moshen ben Shem Tob de Leon vissuto in Spagna (sosteneva che lo scritto era stato nascosto in Palestina in una grotta e che fu inviato in Spagna da Nachmanide).

L'idea è che Dio ha creato tutte le cose e si manifesta al mondo con 32 vie della conoscenza o vie del cuore ( = cuore = 30+2 = 32), costituenti emanazioni ipostatiche di Dio o aspetti della sua azione. Queste 32 vie della saggezza sono costituite dalle:

- 10 potenze, manifestazioni, o "sfere" d'emanazione, dette "shefirot", che sono anche potenze creatrici del mondo, quali i 10 numeri naturali, corrispondenti all'insieme dei 4 elementi - Spirito di Dio, etere, acqua e fuoco - e delle 6 direzioni corrispondenti alle tre semidimensioni dello spazio, cioè le 4 direzioni terrene e le 2, alto e basso;

- 22 lettere dell'alfabeto ebraico, cioè le consonanti mattoni base di tutto il creato e della stessa Torah (Gùnter Stemberger "Introduzione al Talmud e al Midrash" Città Nuova 1995).

Le lettere sono da quella tradizione divise in tre gruppi:

- le 3 lettere madri, come i lati d'un triangolo; (l'Unico), e (di Nome);

- le 7 doppie (avendo doppia pronuncia), come i sette lumi del candelabro ;

- le 12 semplici (quanti i pani della Presentazione) .

Nel senso criptografico però non ha senso la suddivisione tra lettere doppie e semplici, perché i testi antichi erano senza indicazioni di pronuncia, cioè senza puntature di vocalizzazione, di raddoppio o d'altro tipo.
Il termine shefirot nella Bibbia è usato nel Salmo 71, "Preghiera di un vecchio", per "lettere, numeri, misure", viene dal radicale "scrivere, contare, numerare" da cui discendono "libro" e "scribi" .

In quel Salmo 71 si trova al versetto 15 ove, nella traduzione CEI, dice "La mia bocca annunzierà la tua giustizia, proclamerà sempre la tua salvezza, che non so misurare" (Sal. 71,15), ma il testo Masoretico in luogo di "che non so misurare" propone "io non ho compreso le lettere".
Cioè la salvezza di Dio annunciata nella Torah è sigillata con lettere da interpretare.
Le lettere che costituiscono il radicale si possono interpretare come "dal rotolo parlano alla mente/testa e quindi le sefirot dicono "dal rotolo parlano alla mente/testa i portati segni ".

Nella tradizione le shefirot sono immaginate come ampolle riempite d'energia divina, infatti dividendo il radicale si ha "coppe per la mente ".
Tra le parafrasi possibili di shefirot c'è anche: "girando la parola alla mente portano indicazione " e seguendo questo pensiero, girando la parola, si ottiene che si spezza in Torah , in quanto nello spazio tra una lettera e l'altra può sempre pensarsi una , segno di spazio aperto, e , perciò "la Torah parla dal rotolo ".
Interessante è che la parola zaffiro contiene le lettere di quel radicale più la lettera di IHWH.
Nelle teofanie Dio è, infatti, su pavimenti o trono di zaffiro.
In relazione a quanto detto è ora chiaro che lo zaffiro sta a rappresentare la Sacra Scrittura ed in particolare le lettere che la costituiscono:

- "Videro il Dio d'Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento di zaffiro, simile in purezza al cielo stesso." (Es. 24,10)

- "Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane", nella visione del carro di fuoco di Ezechiele 1,26.

La nuova Gerusalemme è fondata sugli zaffiri:

- "Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata, ecco io pongo sulla malachite le tue pietre e sugli zaffiri le tue fondamenta" (Is. 54,11);

- "Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose … di zaffiro …" (Ap. 21,19).

Il cielo, appunto, credevano gli antichi era è una gigantesca pietra di zaffiro immacolato del blu più puro in cui è incastonata la terra.
Blu o azzurro detto "tekhlet", originariamente era un filo che usciva dalle frange o tzitzit, degli scialli da preghiera ebraici detti "tallit", che s'indossano per ricordare il rispetto dei comandamenti di Num. 15,38s e, così, il legame col cielo.
Azzurro è anche il colore che è stato scelto dallo stato d'Israele della stella di David sullo sfondo bianco della bandiera.

Fu osservato "Nella corona del Buon Nome" da Keter Sem Tov, che la lettera Yod , la prima lettera del sacro tetragramma = IHWH, l'impronunciabile Nome Santo, è anche una della quattro lettere mediane dell'alfabeto ebraico.

Scrivendo le 22 lettere dell'alfabeto da destra a sinistra, com'è l'uso ebraico, in effetti, quattro risultano le lettere mediane - - contornate da nove lettere a destra e nove a sinistra.
Se l'alfabeto si scrive alla rovescia, come ho fatto, ma le lettere si leggono ancora da destra a sinistra, com'è l'uso ebraico, si può scorgere , cioè del "mio RE" o "RE I(hwh) ".




Questa è stata vista come una particolarità, cioè una firma di Dio ritenuto l'ispiratore dell'alfabeto, onde le stesse lettere Gli danno gloria.
Leggendole nei due sensi per quelle quattro lettere si può avere la combinazione:

- "Il Re IHWH ha il potere della vita ".

- , "Saranno spose () i viventi del Re Ihwh ".

Il testo Masoretico della Bibbia pare ricordare questo fatto nel salmo Messianico n° 45, definito un epitalamio regale.
Agli inizi, al versetto 2, annuncia il canto lo "scriba dallo stilo veloce" che porta ad evocare nella mente l'arte della scrittura e le singole lettere che la costituiscono.
Inizia infatti con "io canto al re".

Il seguente testo è la traduzione CEI di tale Salmo 45.

"Al maestro del coro. Su I gigli... Dei figli di Core. Maskil. Canto d'amore.
Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema.
La mia lingua è stilo di scriba veloce.
Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre.
Cingi, prode, la spada al tuo fianco, nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.
La tua destra ti mostri prodigi: le tue frecce acute colpiscono al cuore i nemici del re; sotto di te cadono i popoli.
Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
Ami la giustizia e l'empietà detesti: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.
Le tue vesti sono tutte mirra, aloe e cassia, dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre. Figlie di re stanno tra le tue predilette; alla tua destra la regina in ori di Ofir. Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; al re piacerà la tua bellezza.
Egli è il tuo Signore: prostrati a lui.
Da Tiro vengono portando doni, i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.
La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.
È presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte; guidate in gioia ed esultanza entrano insieme nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; li farai capi di tutta la terra.
Farò ricordare il tuo nome per tutte le generazioni, e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre."

Il Re è la Parola di Dio, il Verbo dei Vangeli, e le lettere danzano attorno a Lui.
Per la tradizione, quanto è conoscibile della Sua essenza è incorporato nella Torah e le lettere sono il suo vestito.
La parola di Dio sarà sulla bocca del Messia, "il più bello dei figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia" (Sal. 45,3) in quanto il Messia, che gli ebrei attendono è la manifestazione in un vivente della Parola, fatto concretatosi per i cristiani in Gesù di Nazareth.
Nel corpo del Salmo, infatti, di Lui è detto "cingi, prode, la spada al tuo fianco", spada richiamata dall'Apocalisse nel capitolo del combattimento escatologico quale arma del cavaliere sul cavallo bianco dalla cui "bocca esce una spada affilata per colpire con essa le genti" (Ap. 19,15).
Al versetto 10 del Salmo 45 si legge "Figlie di re stanno tra le tue predilette; alla tua destra la regina in ori di Ofir."

Nasce l'idea di guardare alla destra del Re I(hwh) nell'alfabeto e la lettera che si trova sulla destra è la lettera che graficamente è la lettera che proviene dal segno egiziano di bellezza NFRT rappresentato da un cuore che indica graficamente l'amore, un cuore, l'utero.
Ancora dopo al versetto 13 dice "Da Tiro vengono portando doni" forse cenno al fatto che la scrittura ha là, a Tiro, trovato una grande fucina, tanto che l'alfabeto dalla fenicia, con modifiche, s'è esteso a tutto il mondo allora conosciuto, ma in effetti il merito non è proprio.
Al versetto14 poi il testo Masoretico recita: "La figlia del re è tutta splendore dentro" e poi continua "gemme e tessuto d'oro è il suo vestito", vale a dire la La Parola di Dio che si esplica nelle Sacre Scritture e si rende visibile agli uomini in quegli scritti grazie alle lettere è la figlia del re, e questa si trova all'interno dell'alfabeto perciò le sue lettere sono il Suo vestito.
Accade così che l'alfabeto con le sue lettere sono come il trono su cui è insediato il RE d'Israele che e quindi è un trono di ZAFFIRO per quanto detto prima.




Si sviluppa allora l'idea di guardare ancora in quella stringa dell'alfabeto, ove:

- a sinistra del Re si trova , leggibile come "il Verbo si vede tra le spine ()" o "La Parola si sentì dal roveto ()";

- alla destra del Re si trovano che con riferimento agli eventi sul Messia si leggono "il cuore nel petto () un'asta ".

Per completare la lettura di quei segni dell'alfabeto ora restano:

- all'estremità destra "in croce schernito salirà ";

- all'estremità sinistra "gli aprirà , l'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico ".

Riunendo tutto di seguito si ha:

- "in croce schernito salirà ";

- "il Verbo si vede tra le spine ()":

- "il Re è ";

- "il cuore nel petto () un'asta ".

- "gli aprirà , l'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico ".

Senza segni risulta così questo discorso sensato:

"In croce schernito salirà il Verbo.
Si vedrà tra le spine.
Il Re è.
Il cuore nel petto un'asta gli aprirà.
L'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico."

Tale profezia, insita nell'alfabeto, apparve in modo palese realizzata ai testimoni ai piedi della croce.
Effettivamente sulla Croce c'era scritto che Gesù era il RE.
Questa era la grande attesa dell'epoca (Vedi: "Numeri nei Vangeli e nell'Apocalisse: Annunci del Messia").

L'Evangelista Giovanni vide sul Calvario quando sgorgare dal costato di Cristo sangue ed acqua e ne diede testimonianza attestando con forza: "Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate." (Gv. 19,35)

Ho così voluto poi vedere cosa dica l'alfabeto ebraico letto nell'altro senso.




"Il Padre nel cammino sbarrerà la perversità.
Colpirà chi a nascondere era stato la vergogna.
Invierà in giro in azione il Verbo.
Giù verserà nei corpi la risurrezione.
Lo crocifiggeranno."

E si prosegue con la lettura già fatta nell'altra direzione:

"In croce schernito salirà il Verbo.
Si vedrà tra le spine.
Il Re è.
Il cuore nel petto un'asta gli aprirà.
L'aiuto scorrerà da dentro dell'Unico."

A questo punto ho allora decriptato l'intero Salmo 45 costituito da 18 versetti, quante sono le lettere ebraiche del trono, cioè le esterne alle quattro mediane che formano le lettere delle parole È IL RE. Prima di fornire tutto di seguito il testo decriptato riporto, a titolo esemplificativo di quanto faccio, la dimostrazione della decriptazione del primo versetto.

Sal. 45,1 "Al maestro del coro. Su 'I gigli...' Dei figli di Core. Maskil. Canto d'amore."



"Della potente vita il succo dall'alto con la risurrezione a rinnovare () sarà i viventi . Dal cuore l'invierà , sarà a rovesciare dal corpo dalla quinta costola la rettitudine che sarà la potenza che risorgerà nell'esistenza i corpi , forza d'amore del Crocifisso ."



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CAPITOLO 15 DEL GENESI - Promessa e alleanza con Abramo »
DECRIPTAZIONE DEL CAPITOLO 15 DEL GENESI »
IL TRONO DELLA GLORIA »


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LiviaGloria
00sabato 13 gennaio 2007 19:25
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DECRIPTARE LA BIBBIA...



ALFABETO EBRAICO, TRONO DI ZAFFIRO DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


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ALFABETO EBRAICO »

DECRIPTAZIONE DEL SALMO 45
Ecco di seguito il testo ottenuto dell'intero Salmo 45:

Sal. 45,1
Della potente vita il succo dall'alto con la risurrezione a rinnovare sarà i viventi.
Dal cuore l'invierà, sarà a rovesciare dal corpo dalla quinta costola la rettitudine che sarà la potenza che risorgerà nell'esistenza i corpi, forza d'amore del Crocifisso.

Sal. 45,2
I corpi dalle tombe risorgeranno.
La potenza dentro sarà ad insinuarsi nei corpi.
Nei cuori porterà dentro dell'Unico la vita.
Si vedrà l'angelo (ribelle) che sta in seno bruciato dalla forza dal potente re guizzata.
La risurrezione porterà l'angelo a spazzare dai cuori.
Dal foro portatogli, il Verbo dal corpo la vita nel mondo lancerà.

Sal. 45,3
Sarà il soffio del Verbo, che sarà nel Crocifisso a vivere da figlio l'esistenza d'uomo, che nel mondo porterà giù a riversare la grazia.
A casa risorto il Verbo Crocifisso si riporterà dalla croce ove sarà stato per la rettitudine innalzato.
La rettitudine invierà del Benedetto agli afflitti dal serpente nel mondo, che sono a vivere per il serpente nell'iniquità la vita.

Sal. 45,4
Per la Festa portarono il corpo nella tomba.
Nel corpo dentro per la rettitudine agì la potenza.
Fu la fiacchezza a scorrere da dentro riportando il corpo splendido ardente per via.

Sal. 45,5
Per recare al mondo l'aiuto nei corpi la rettitudine scese con la potenza nascosta in un corpo per spengere l'agire del serpente che s'insinuò nei corpi all'origine.
In un uomo si porterà in azione.
L'energia recherà al mondo, giù per aiutare la verserà.
Porterà della Torah la rettitudine.
Il fuoco dell'Unico porterà dalla croce nei giorni da ucciso.

Sal. 45,6
Dalla tomba a rialzarsi sarà.
Per la rettitudine della risurrezione l'energia gl'invierà.
Sarà in seno a rivivergli la forza.
Da morto nella tomba il Crocifisso risarà così bello.
Potente si riporterà a casa.
Nel cuore dell'Unico portava la forza dentro.
Era del mondo il RE.

Sal. 45,7
Alla luna piena l'affliggeranno i potenti del mondo.
Sarà dal seno a portare a guizzare acqua che reca l'eternità.
Da risurrezione dentro i cuori dei viventi sarà, risorgendone i corpi.
La risurrezione da dentro il cuore il re porterà da crocifisso da retto.

Sal. 45,8
Per amore in croce il giusto porteranno.
Lo crocifiggeranno per odio gli empi.
Dall'alto così l'inviato Messia afflitto dai potenti del mondo sarà.
L'acqua di Dio gli uscirà.
Saranno così risorti i viventi dall'energia della risurrezione.
Il Risorto porterà l'energia dalla piaga da dentro il corpo retto.

Sal. 45,9
I viventi sazierà di splendore.
Porterà dalla croce a rovesciare giù la forza per il peccare finire in tutti.
Per tradimento in croce sarà stato pur retto dai viventi inviato, nel mondo (però) sarà il maligno ad accenderli d'inviarvelo.
La vita degli angeli sarà stato con la risurrezione dei viventi ad annunciare ai retti.

Sal. 45,10
Il Figlio portato in croce il Re è dei viventi che dentro sarà stato a versarsi in un corpo.
Recherà a tutti la forza della rettitudine nel lordume dentro del mondo per bruciarne lo sterco.
Nei giorni ucciso tra i pianti, integro l'Unico lo riporterà.
Il Verbo stava in un corpo!

Sal. 45,11
Ad accendere in un vivente l'agire sarà dentro della Torah.
L'Unico sarà a recarla al mondo.
In un cuore sarà l'Unigenito di Questi.
L'angelo (ribelle) arderà col fuoco.
della rettitudine della vita che agirà dalla piaga.
Gli recherà dentro stando in croce del Padre la forza della rettitudine.

Sal. 45,12
A recare sarà il segno desiderato.
Tra i viventi in cammino starà la Parola.
Ci sarà così un retto.
Sarà della perversità l'origine dall'Unigenito giudicata, sarà nell'ardente fuoco. La fine delle tombe e nell'esistenza la potenza riporterà.

Sal. 45,13
Porterà dentro il Crocifisso su col corpo a casa i viventi tra gli angeli nell'assemblea.
Dal mondo al Volto l'invierà essendo retti.
Saranno all'assemblea accompagnati a vederLo.
Risorti saranno con i corpi.
Saranno a vederlo da vivi.

Sal. 45,14
Da sposa nella gloria entreranno in casa del Crocifisso che il Re in persona è dei viventi del mondo.
I viventi avrà salvato che giù lo portarono in croce.
In Questi dal mondo dentro al cuore li avrà portati risorti ad uscire.

Sal. 45,15
Il serpente, che nei corpi rovesciò il morire finirà col portato invecchiare, perché la potente rettitudine abiterà in tutti.
La potenza avrà recato il Crocifisso ai fratelli.
Dai corpi sarà ad uscire il male e tutti saranno a rientrare nella Vita ed a casa dell'Unico li porterà il Crocifisso tra i potenti retti.

Sal. 45,16
Il Crocifisso li porterà a casa del Potente.
Tra gli angeli entreranno ad abitare.
Nella gioia e nell'esultanza tutti dentro porterà.
Annullato uscirà dentro il mondo chi sarà stato la vergogna del cammino.

Sal. 45,17
Tutti nell'assemblea col Crocifisso dal Padre alla fine saranno tra i retti a stare chi nel mondo era, portando da figli l'esistenza.
Per la rettitudine del Crocifisso in dono integri per la recata potenza della risurrezione dei corpi saranno i viventi ad abitare; la sposa della terra.

Sal. 45,18
Per l'Unico innocenti saranno dal corpo usciti del Risorto, nella piaga dentro retti rinati nei corpi avendovi portato a sbarrare il cattivo serpente.
Retti invierà i popoli che saranno a vivere col Signore per l'aiuto portato tutti in eterno e per sempre.



LiviaGloria
00mercoledì 17 gennaio 2007 22:01
DECRIPTARE LA BIBBIA...



ALFABETO EBRAICO, TRONO DI ZAFFIRO DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger
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DECRIPTAZIONE DEL CAPITOLO 15 DEL GENESI
Gen. 15,1
L'Unigenito in una caverna uscì.
Per aiutare dentro il corpo fu d'un vivente.
Entrò Dio nel mondo.
Nell'esistenza s'insinuò.
In un corpo fu ad entrare.
Ed entrò con l'Unigenito il rifiuto a casa al verme che abita nei viventi.
Dal petto il rifiuto all'essere ribelle maledetto completamente gli lanciò con l'Unigenito il Padre.
Nel corpo d'un vivente lo incontrerà.
La rettitudine gli sarà da scudo nel cammino.
Con il fuoco della rettitudine nel corpo spengerà nei corpi dentro il bestiale che all'origine si sbarrò.

Gen. 15,2
E fu all'origine l'essere ribelle ad iniziare dentro i corpi a vivere.
Dall'Unico giudicato fu per la forza della perversità che nei viventi entrò.
In tutti da drago il serpente fu a portarsi.
E l'Unico per ucciderlo fu al mondo a recare al serpente la rettitudine.
Dal nemico, stando in un corpo fu a recare il Figlio che per salvare vi si versò.
Dentro fu completamente ad essere Lui nel sangue.
Ad accendere per vomitare il serpente fu la forza in un corpo.

Gen. 15,3
A recare fu l'Unigenito nel corpo a vivere il Padre (onde) il verme finisse, fosse (così) il rifiuto ad inviargli finendolo in tutti.
Nel mondo colpirà il male ed uscirà l'angelo (ribelle) dal mondo.
Il Figlio in una famiglia che fu scelta fu a stare ed in un povero venne a stare.

Gen. 15,4
Ed al mondo da inviato entrò per aiutare.
Da cibo portò al mondo la divinità che sarà a riportare la potenza delle origini ai viventi nel corpo.
Al serpente guai lancerà (in quanto) con il fuoco della rettitudine lo colpirà.
Così fu l'Unigenito un vivente.
Da una donna il corpo fu a scendere.
Da primogenito dalla madre dal seno fu così ad uscire.
E l'Unigenito fu a stare in un povero retto.

Gen. 15,5
E fu a portarsi giù l'Unigenito.
L'Unico un segno recò al mondo per annunciare che giù al mondo si portava, che era l'Unigenito tra i viventi in un corpo ad uscire in una casa per amore.
Angeli dell'Unico uscirono in cielo apertamente si portarono numerosi; usci una stella dov'era la Madre dell'Unigenito.
Ai viventi segni si portarono del compimento delle scritture che veniva tra i viventi a portarsi a stare l'Unigenito per vivere nel corpo.
Il serpente portava a spengere; c'era (così) nell'esistenza il seme della rettitudine.

Gen. 15,6
Ed usciva l'Amen!
In una famiglia fu ad entrare per portarsi al mondo.
A recare fu di nascosto il fuoco dentro al mondo.
Al serpente lo porterà un giusto ad uscire.

Gen. 15,7
E fu ad iniziare a vivere in un corpo la divinità.
Fu a portarsi "Io sono il Signore!" da una donna.
In un corpo nel mondo si portò.
Giù venne a stare la rettitudine in un vivente.
L'Unico recò alla fiacchezza del demonio ad esistere la parola fine, (in quanto) la fine in cammino gli verrà in terra.
Al mondo con Questi verrà la potenza ai corpi con la risurrezione che per tutti uscirà.

Gen. 15,8
E fu l'Unigenito in un vivente in vista per sbarrare l'angelo (ribelle per cui) fu nell'esistenza la perversità dentro i viventi.
Uscirà dall'Unigenito la conoscenza della rettitudine che c'è nell'Unico che lancerà per rinnovare.

Gen. 15,9
A recare è l'Unigenito ai viventi nel corpo la divinità, forza che rovescerà dal nascosto fuori il serpente spazzandolo.
Rivelerà ai viventi che li salverà dal serpente.
A bere recherà la forza nei viventi; libererà risorgendoli tutti.
A portare l'Unigenito sarà la potenza nei viventi.
Accenderà la potenza la risurrezione che porterà, che a finire porterà l'orgoglio colpendo il serpente.

Gen. 15,10
E sarà rovesciato l'ammalare portato all'origine da oppressione dal serpente maledetto, e sarà tagliato dall'Unigenito; tutti si rivedranno integri.
Dentro tutti recherà la rettitudine e sarà il drago dagli uomini diviso ed il serpente si verserà dai corpi.
L'Unigenito finirà il male, la perversità porterà a venir fuori.
Scendendo il soffio dai corpi con la potenza del Padre segnerà i corpi.

Gen. 15,11
Sarà dai corpi per l'aiuto ad uscire la rovina dai cuori.
Si rialzeranno i cadaveri riessendo vivi per la portata forza della risurrezione dentro.
Riverranno i viventi dal Padre con il corpo a vivere.

Gen. 15,12
Portati dal mondo saranno ad uscire i risorti salvati.
Nel cuore li porterà dell'Unico.
Li porterà il Crocifisso nel corpo che aiutò dai viventi ad uscire l'aborto.
Entreranno in alto dal Padre con il corpo vivi; ed entreranno tra gli angeli dell'Unico per starvi a vivere.
Entreranno nell'assemblea dei risorti retti.
Uscirà nella gloria degli angeli, meraviglioso il Crocifisso!
L'Altissimo li portò!

Gen. 15,13
Ed era l'Unigenito che dell'essere ribelle per il potente Padre il verme fu a sbarrare nel tempo.
Con azione retta fu a muovere lite con forza nel mondo (ove) fu ad entrare per colpire il male spengendolo dalla terra.
Il serpente maledetto fuori dai viventi avrà portato servendoli portandosi da vivente e con l'agire lo rifiutò.
Integri dall'insidiatore i popoli all'Unico portò tutti rinnovati.

Gen. 15,14
Ed anche verranno i popoli stranieri nella felicità in forza del Servo per il portato l'aiuto.
Per l'angelo, che l'Unigenito avrà ucciso, saranno portati fratelli nei corpi riessendoci la rettitudine.
Dell'angelo sarà la sozzura, che portavano dentro i corpi, dalla rettitudine bruciata con la fuga dell'essere impuro del serpente.

Gen. 15,15
E verranno tutti a casa portati dall'Unigenito; da Dio Padre tutti risaranno così ad abitare in pace.
Tutti dal sepolcro a casa torneranno; nel cuore gli si porteranno, dentro v'entreranno.

Gen. 15,16
Porterà delle generazioni le moltitudini ad essere, dalla rovina ove erano, risorte e portate a casa ed entreranno tra gli angeli per l'entrata rettitudine per cui saranno potenti.
Dall'Unico in pace, per l'iniquità uscita, ricominceranno a vivere con i corpi l'esistenza per l'eternità.
Dal mondo entreranno tra gli angeli.

Gen. 15,17
E sarà ad uscire con forza fuori il sole della casa: l'Unigenito che dal mondo li ha portati a vedere l'incantesimo apertamente dell'esistenza!
Avrà portato (questi) fuori l'angelo (ribelle) che entrerà per la fine in una fornace fumante che recherà al serpente la sciagura.
L'Unigenito l'avrà ridotto in desolazione.
Brucerà il cattivo che da dentro i corpi sarà per l'energia entrata a venir meno; sarà ad uscire dai viventi il maledetto.

Gen. 15,18
E quel giorno, uscita la perversità, all'Unico retti nel corpo il Crocifisso, il Signore, verranno dal Padre.
Il verme dentro i corpi sarà finito per il rifiuto all'essere ribelle con potenza colpito per il male.
La rettitudine l'angelo (ribelle) avrà finito in tutti.
Saranno a venire dalla terra per entrare con Questi (il Crocifisso) nell'Unico integri tra gli angeli rigenerati.
A vivere su con i corpi Gli saranno in seno, li aiuterà ad entrare, un fiume n'entrerà per correre liberi con gli angeli, uscendo guariti dal corpo del Crocifisso.

Gen. 15,19
Verranno versati per stare tra gli angeli.
Saranno portati all'Unico; tutti v'entreranno riformati.
Questi verranno allo stato di prima per l'energia che ci risarà.

Gen. 15,20
E verranno nell'assemblea tutti a stare a stare (ove) li porterà l'Unigenito.
Il Crocifisso uscirà; il Verbo con il corpo questi era!
Lo portò a venire per guarire dai guai i viventi.

Gen. 15,21
Lo portò a venire l'Unico dal ribelle per portargli per l'Unico la fine nel mondo con la rettitudine che inviò in azione.
L'angelo (ribelle) fu a portare l'Unigenito in croce; v'entro per gli stranieri.
In cammino risorto fu a riportarsi.
Riverrà al mondo a ristare dentro per portare alla pienezza l'esistenza.




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IL TRONO DELLA GLORIA »


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LiviaGloria
00sabato 17 marzo 2007 12:39

VINO NELLA BIBBIA:
CAUSA D'INCESTI E SEGNO DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


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PASSI DIFFICILI E PREMESSE PER UNA RICERCA ORTODOSSA »

IL MESSIA E LA VIGNA
Da ebrei e cristiani è riconosciuto al Messia il titolo di "Figlio dell'Uomo".
Questi per i cristiani è Gesù di Nazareth, il risorto, che tornerà nella gloria ed i Vangeli l'indicano in più occasioni con quel titolo, che nell'A.T. si trova in Giobbe (25,6), Ezechiele (2,3; 3,1) e Daniele (7,13), ma il primo inserimento di "Figlio dell'Uomo" è nel Salmo 8 che si autoreferenzia dei tempi davidici, con questa nota del versetto 1 gelosamente conservata: "Al maestro del coro. Sul canto: I TORCHI... SALMO DI DAVIDE".
Inizio la ricerca da quel Salmo, l'8° dei 150 del Salterio, inno d'esaltazione al Nome di Dio per l'opera del creato e di ringraziamento per la posizione d'eccellenza assicurata al figlio dell'uomo, collocato sia il Salmo che l'uomo, con intenzione nel posto della pienezza, ricordata, appunto, dal numero 8:

"O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra; sopra i cieli s'innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?
Eppure lo hai fatto POCO MENO DEGLI ANGELI.
Di gloria e di onore lo hai coronato, gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi." (Sal. 8,2-7)

La Masorah nel I-II a.C., il lodevole processo di un sistema qualità sui libri sacri, che divise i testi in versetti per richiamarli sinteticamente e confrontarli con quei prototipi più antichi ritenuti dagli esperti della parola i campioni più validi, stabilizzò quel numero 8 per tale Salmo, il che induce ad alcune considerazioni:


fa pensare all'8° giorno, la Domenica Eterna, finiti i 7 giorni della creazione di cui parla il Genesi, in cui s'aprirà il nuovo ciclo, ove ci porterà il Messia;
il tema del Salmo è il Nome di Dio e in ebraico Nome si scrive Sham e le prime due lettere sono nel numero 8=shemen in ebraico;
shemen è anche "olio", e con questo s'ungerà il Messia = l'Unto = il Cristo;
i TORCHI o tini all'introduzione, singolare = Get se vi si aggiunge il vocabolo che in ebraico indica il numero 8 = shemen si ha il Getsemani. Se ne ricava che il get-sheman, il Getsemani nei Vangeli (Mt. 26,36 - Mc. 14,32) non è indicato a caso, ma sottolinea che profeticamente Gesù è proprio il Messia, quello cantato nel Salmo n° 8.
"Allora Gesù andò con loro (i discepoli) in un podere, chiamato Getsemani"
"Uscito se n'andò, come al solito, al monte degli Ulivi". (Lc. 22,30)

"Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là del torrente Cedron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli". (Gv. 18,1.2)

e là, Gesù, subì l'ultima tentazione, sudò sangue ed accettò di bere il calice:

"Padre mio, se è possibile passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!" (Mt. 26,42)

Gli evangelisti Matteo (26,45) e Marco (14,41) in tale occasione, osservano:

"Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'Uomo sarà consegnato in mano ai peccatori";

perciò in quel giardino c'è un nuovo Adamo con i suoi discepoli che rappresentano la sposa, la nuova Eva.
Giovanni indica con intenzione quel posto quale giardino col particolare del torrente per evocare nel lettore l'idea del paradiso terrestre, ove ci fu il serpente tentatore nella figura di Giuda di cui sapeva l'intenzione.
L'idea non è peregrina, infatti, ad est di Gerusalemme, tra i monti del Tempio e degli Ulivi, nato dalla sorgente Ghicon, c'è il torrente Cedron, che a fondo valle dai tempi d'Ezechia tramite galleria alimentava in città la piscina di Siloe considerata prodigiosa (Gv. 9,7), ricordata da Isaia (7,3 e 8,6) e dal Vangelo di Giovanni (9,7) da cui s'attingeva acqua durante la Festa delle Capanne, simbolo delle benedizioni messianiche (nota Gv. 9,7 in Bibbia di Gerusalemme).
Il Ghicon poi è nome che ricorda un fiume del paradiso terrestre (Gen. 2,13).
Là il Figlio dell'Uomo subisce la tentazione e la vince e se il tentatore è stato vinto il disegno tessuto da Dio dall'origine è compiuto, "è il Messia"!

Un giardino con i torchi del Salmo 8, ossia una vigna , con nemici e ribelli (serpente ), quindi + , allora un giardino = , David della tribù di Giuda, la bocca dei lattanti sono riferimenti del Salmo 8 recepiti dai Vangeli che riportano la profezia su Cristo della Benedizione d'Israele a Giuda in Genesi 49,10-12, compiuta da Gesù di Nazareth:

"Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto; lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte."

L'asinello poi ci porta all'ingresso messianico di Gesù acclamato dalla folla a Gerusalemme (Mt. 21,9) e; "Osanna al figlio di Davide! Benedetto Colui che viene nel Nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli" ricorda il Salmo 8.

La vigna è suggestiva in quanto "l'Agnello vi vive ".

Questo è il giardino , dove porta i discepoli, è dove: "l'Agnello parla ()."

Il Cantico dei Cantici (8,12-14) si chiude proprio col canto della sposa nella vigna con i compagni in attesa:

"La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti ...Tu che abiti i giardini i compagni stanno in ascolto. Fammi sentire la tua voce. Fuggi mio diletto, simile a gazzella, o ad un cerbiatto sopra i monti degli aromi."

A questo punto è da osservare bene la parola "aromi".
Aromi in ebraico, senza vocalizzazione è che si può spezzare in "abita nei cieli "; e al singolare "aroma" evoca un "vi abita il Nome ".

Possiamo poi leggere Sopra i monti degli aromi "innalzato col corpo è dentro i cieli ".
È Lui, il Redentore, il Cristo, che darà piena dignità di "Figlio dell'Uomo" ai figli dell'uomo.


www.edicolaweb.net

www.edicolaweb.net/lett024b.htm

[Modificato da LiviaGloria 17/03/2007 12.40]

LiviaGloria
00mercoledì 4 aprile 2007 12:34
Gesu primo figlio dell uomo e non di satana
http://www.edicolaweb.net/lett010a.htm
LiviaGloria
00sabato 30 maggio 2009 14:27
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