Dalla sceneggiata alla narrativa. Erdogan nei guai?

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
wheaton80
00mercoledì 30 marzo 2016 15:00

“Centinaia di ‘cadaveri’ sparsi lungo i treni della metropolitana; sette vagoni sono stati sepolti sotto tonnellate di macerie quando un edificio soprastante è crollato. Un orribile carnaio, è la scena che appare alle decine di soccorritori che hanno preso parte alla più grande esercitazione di pronto soccorso in Europa”. E’ il resoconto di un articolo del britannico Daily Mail. Datato 29 febbraio scorso, circa un mese prima dell’attentato al metrò di Bruxelles. Perché l’esercitazione di cui parla è cominciata il 29 febbraio, è durata quattro giorni, e non in Belgio ma nel Kent, in una vecchia stazione elettrica sotterranea dove è stata ricostruita la stazione di Waterloo del Tube. Solo dopo questa avvertenza potete guardare le foto che posto qui del terribile incidente falso. Sono raccapriccianti, ma sono finte. Sono crisis actors truccati per sembrare amputati, ustionati di terzo grado, travolti dalle macerie.







Il lato interessante è che questa esercitazione era pan-europea: una settantina di enti di 4 Paesi vi hanno preso parte, fra cui l’Italia, con 250 e più soccorritori. Le vittime previste nello scenario erano oltre duemila, altrettanti volontari (a Bruxelles è andata meglio, dopotutto). Significativo anche il titolo della simulazione: EUR – che sta per Exercise Unified Response.

Il resto delle foto le potete vedere qui: www.dailymail.co.uk/news/article-3469066/Dead-bodies-strewn-tube-trains-tower-block-collapses-station-emergency-services-carry-drill-Europe-s-biggest-disaster-response.html#ixzz4...

Niente di strano. Non c’è nulla da vedere, complottisti: è l’EUR che veglia su di noi, per la nostra sicurezza. Non domandatevi perché gli organizzatori europei hanno voluto immaginare uno scenario di distruzione e morte così enorme, duemila morti e feriti: sarebbe indelicato. E un mese dopo, accade qualcosa di simile a Bruxelles… Coincidenza. Non c’è niente da vedere. Circolare. Tutto normale quello che raccontano i media sulla “caccia” ai terroristi, tutto vero. Le certezze sulla cellula terrorista dell’IS che ha agito a Parigi prima che a Bruxelles, si fanno ogni giorno più solide. L’uomo col cappellino nero colto dalle telecamere è stato prontamente identificato in Faysal Cheffou, piccolo giornalista freelance, e altrettanto prontamente discolpato (ma non rilasciato): non è lui. Sicurissimo invece il colpevole algerino arrestato in provincia di Salerno, su mandato di cattura internazionale: è quello che fornisce i documenti falsi e tutte le cellule jihadiste. Non sapeva nemmeno di essere ricercato, tanto che si è presentato alla nostra polizia a chiedere il permesso di soggiorno. Sostiene di non essere un terrorista, non si oppone all’estradizione in Belgio: tutto ciò, come capite, lo inchioda alle sue gravissime responsabilità. Solo, dispiace un pochino sentire ripetutamente chiamare Salah Abdeslam “la mente degli attentati”. La mente? Che tenerezza. Un giovanottino che frequentava bar omosessuali. Si, era a Parigi a novembre, con una cintura esplosiva. Con suo fratello maggiore, Brahim, proprietario del bar Les Béguines a Molenbeek, un bar che la polizia gli aveva appena chiuso per spaccio. Uno a cui piaceva bere, fumare e dormire, secondo l’ex moglie. Ma Brahim, a novembre, entra in un bar a Parigi, il Comptoir Voltaire, e la sua cintura esplode.

Qualche ferito. Lui morto. Salah Abdeslam, invece, no. Per qualche motivo, capisce quel che è successo a suo fratello, si toglie in fretta la cintura da kamikaze e corre via con due complici terroristi (i media dicono che è lui che ha sparato alla pizzeria Cosa Nostra), scappa in auto: dove? In Siria, dicono i media. Macché: è scappato a casa, terrorizzato, si è nascosto, fino a quando si è fatto prendere a Molenbeek. Una “mente” che non sapeva dove andare, dove rifugiarsi se non a casa dei suoi. Ma tuttavia è importante, Salah. Non per sé, ma perché la sua cattura, forse involontaria, ha esibito certe smagliature nella “narrativa” ufficiale ed obbligato certi servizi a correre ai ripari. Per esempio, non unitevi troppo al coro dei media che deridono “l’incapacità di Bruxelles”, dei suoi servizi e della sua polizia; magari questa incapacità è aggravata dai depistaggi che le polizie e le spie dei paesi fratelli stanno fornendo ai poveri belgi. I greci, i francesi, persino i turchi avevano già segnalato i terribili terroristi a Bruxelles, e Bruxelles se n’è fregata. Loro sapevano tutto prima. Adesso ci si mette persino l’FBI: avevamo segnalato agli olandesi la presenza dei fratelli Bakraoui (uno kamikaze all’aeroporto, l’altro in metrò), ma Bruxelles non ha preso atto. Un particolare che la polizia di Bruxelles nega assolutamente: possibile che l’FBI menta? Ankara ha addirittura rimproverato i belgi: avete ignorato le informazioni che vi abbiamo trasmesso sul terrorista Ibrahim El Bakraoui quando l’abbiamo arrestato a giugno prima della frontiera siriana, per poi espellerlo in Olanda.

Il Belgio è depistato?
Ma un momento: da quando in qua Ankara arresta i terroristi e li espelle? Non li manda invece a combattere in Siria contro Assad e contro i curdi? Forse la campagna sull’incapacità di Bruxelles (“stato fallito”, addirittura) serve a giustificare un prossimo e decisivo esautoramento dello Stato belga; l’ordine pubblico gli verrà tolto e passerà alla NATO, alla UE direttamente? Visto che hanno lì le sedi? Del resto il Belgio è stato creato fin dall’inizio come un artificio, contro la volontà dei suoi popoli – valloni e fiamminghi – per “Non” funzionare; perché doveva essere la sede della Comunità. Gli “stati falliti”, si sa, richiedono un intervento umanitario e un regime change. Può essere il primo Stato non-Stato, l’avanguardia della a-sovranità che estenderanno a tutti noi. I depistaggi potrebbero anche servire a dissimulare certi malaugurati incidenti che accadono a servizi che usano guerriglieri, mercenari e terroristi – Al Qaeda, Al Nusra, il Califfato, che so – e poi li abbandonano. Quelli si sentono traditi e si vendicano, magari con attentati. Nel gergo delle spie, si parla di “blowback”, qualcosa come il ritorno di fiamma in un motore, o di un’arma. I servizi segreti pakistani, che insieme agli americani hanno letteralmente creato e indottrinato i talebani per lanciarli alla conquista dell’Afghanistan allora sovietico, ne sanno qualcosa. Vedi strage di Lahore.
Facciamo un esempio a caso: il Primo Ministro francese Laurent Fabius, nell’agosto 2012, dichiara: “Assad non merita di restare sulla terra”; e aggiunge:“Al Nusra, sul terreno, fa un bon boulot”, un ottimo lavoro. Erano i tempi in cui Parigi forniva ad Al Qaeda (Al Nusra) armi e giovanotti, dalle periferie francesi e belghe, per mandarli a combattere Assad. Se la intendeva benissimo con Erdogan: nel 2011, Juppé aveva incontrato Davutoglu e insieme avevano messo appunto il piano per distruggere la Siria, ma con l’accortezza di impedire la nascita di uno Stato curdo a cavallo di Turchia, Irak, Siria.

Secondo Thierry Meyssan, che qui è la nostra fonte, Hollande ha tradito Erdogan l’8 febbraio 2015: quel giorno ha ricevuto all’Eliseo il capo dei curdi che Erdogan detesta, Asya Abdullah, l’uomo di Ocalan, capo militare del PKK. I motivi del voltafaccia sono vari, la guerra si trascina, i curdi stanno vincendo a Kobane contro l’IS, gli americani – che non sono favorevoli al progetto Hollande-Erdogan – hanno ucciso un francese, David Drugeon, che comandava la fazione Khorasan di Al Nusra, molti soldati francesi sono stati catturati dalle truppe di Assad (“ex” legionari, naturalmente) mentre aiutavano i jihadisti… Fatto sta che Erdogan comincia a fare la guerra ai suoi curdi interni, e a quelli che si battono in Siria contro Daesh. Secondo Meyssan, è lui che commissiona a Daesh l’attentato alla pacifica manifestazione curda di Suruc, il 20 luglio. Seguono attentati di Daesh o non di Daesh a Istanbul, e di nuovo contro i curdi. Molti Paesi europei cominciano ad averne piene le scatole della politica francese sulla Siria – che è quella che Parigi ha obbligato l’Europa a seguire; l’interevento russo precipita il malumore. Il governo belga dimostra il suo malcontento dando asilo politico ad esponenti curdi di Turchia sgraditi ad Ankara; al vertice con la Turchia, dove devono sborsare i tre miliardi da dare ad Erdogan perché si tenga i profughi (quelli di cui ci ha inondato per dispetto), la resistenza dei Paesi europei diventa evidente. Il vertice ha luogo il 17-18 marzo. Qui, Erdogan dice profetico:“Non c’è alcuna ragione che la bomba che è esplosa ad Ankara, non esploda a Bruxelles o in un’altra città europea. Lancio un appello agli Stati che aprono le braccia e che, direttamente o indirettamente, sostengono le organizzazioni terroriste: voi nutrite un serpente nel vostro letto”. Quanto è vero, Hollande! Al Qaeda che faceva “un bon boulot” in Siria per voi, si sente abbandonata e tradita, e diventa il serpente che provoca attentati a Parigi. O il serpente che si sente tradito è Erdogan stesso. Chissà.

Cambio di regime ad Ankara?
Erdogan aveva di recente dichiarato:“Gli Stati Uniti devono scegliere tra la Turchia e le forze curde siriane”. E Washington ha perso la pazienza. Quando Erdogan ha abbattuto il Sukhoi russo, ha interpretato questo atto come un tentativo di forzare la mano alla NATO perché facesse la guerra di Erdogan in Siria. Washington non si lascia forzare la mano. Uno dei risultati è che nella visita di Erdogan in USA, di cinque giorni e programmata da tempo, Obama non vedrà il neo-ottomano. Cambio di programma, che viene con la conclusione che Erdo è “out of control”, pericoloso, ed urge un regime change ad Ankara. E proprio nei giorni scorsi l’implacabile procuratore di Manhattan Preet Bharara, ha fatto arrestate un miliardario turco, losco uomo d’affari ed amico della famiglia Erdogan Reza Zarrab (o Riza Sarraf in turco: il personaggio è anche iraniano-azero), sospettato di aver riciclato 2,8 miliardi di dollari per conto della famiglia del Presidente turco. Violando per giunta l’embargo contro l’Iran.

www.voltairenet.org/article190943.html

C’è chi dice che, per questo ed altro, il potere di Erdogan sia agli sgoccioli. Un indizio può venire da questo fatto: il re Abdallah di Giordania, in una recente riunione a Washington presso tre commissioni senatoriali (evidentemente, è di casa), ha accusato Erdogan di preparare il jihad in Europa, affollandola di terroristi finti profughi; di sostenere i gruppi islamisti non solo in Siria e Irak ma anche in Libia e in Somalia; e avrebbe confermato il coinvolgimento di Erdogan nel traffico di profughi e in quello del petrolio di Daesh… Insomma dando ragione a Mosca. Siccome re Abdullah non dice sillaba che non sia suggerita da Washington o che dispiaccia a Londra, per Erdogan si deve metter davvero male. La “narrativa” sta cambiando. Presto i media riveleranno la “verità”: Abdeslam, la mente, è turco.

www.middleeasteye.net/news/jordans-king-accusesturkeysendingterroristseurope16...

Maurizio Blondet
30 marzo 2016
www.maurizioblondet.it/dalla-sceneggiata-alla-narrativa-erdogan-n...
wheaton80
00mercoledì 30 marzo 2016 15:56
Palmira sotterra le ambizioni di Erdogan

La sconfitta dell’ISIS a Palmira ha presupposto una dura batosta per l’ISIS, tuttavia questo vale anche per tutti coloro che avevano scommesso sulla vittoria di questo gruppo terrorista per implementare i propri piani in Siria che tendono a smembrare e controllare detto Paese. Le successive vittorie dell’Esercito Siriano hanno portato l’ISIS ad una posizione di estrema debolezza e all’incertezza se l’annientamento definitivo sia in vista entro pochi mesi, tanto in Siria come in Iraq. Il 27 di marzo è quindi un capitolo glorioso della storia della Siria e dell’obbrobrio e della sconfitta per i suoi nemici. La Turchia è il Paese più influenzato dalla sconfitta. Il Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, si dimostra teso e nervoso davanti alle cattive notizie circa la sconfitta dei suoi alleati dell’ISIS ed ha affermato, in vari viaggi all’estero, che i negoziati di Ginevra sono “inutili” mentre la Russia continua ad aiutare l’Esercito Siriano. Ankara si dimostra anche irritata per il fatto che lo spiegamento russo dei missili S-400 a Latakia abbia messo fine al progetto turco di stabilire una zona di esclusione aerea e di una zona cuscinetto nel nord della Siria, come passi preventivi alla ricostruzione dell’Impero Ottomanno - che dovrebbe comprendere anche l’Iraq e la Siria fino al Magreb - che Erdogan perseguiva in collaborazione con i suoi alleati terroristi (e con il beneplacito USA). In questo senso, i progressi dell’Esercito Siriano hanno messo fine ai sogni espansionisti di Erdogan e del suo seguito provocando l’irritazione in un momento in cui lui stesso si trova sul punto di istituire una dittatura nella sua Turchia e di incrementare la persecuzione dei media critici, come dimostrano la recente confisca del giornale Zaman e le minacce contro gli altri giornali dell’opposizione.

Gli attacchi russi e l’avanzata dell’Esercito Siriano hanno tagliato la maggior parte delle rotte di rifornimento dei gruppi terroristi. Inoltre l’Esercito Siriano sembra prepararsi adesso per la presa di Yisr al Shugur, una città strategica situata nella provincia di Idlib, nel nord della Siria, la cui conquista in aprile del denominato “Esercito della Conquista” fu possibile grazie all’aiuto turco. La presa di Yish al Shugur sarà seguita da altre offensive destinate a recuperare la totalità della provincia di Idlib. La conquista di più zone nel nord taglierà definitivamente il cordone ombelicale che unisce i gruppi terroristi alla Turchia e diminuirà o annienterà l’influenza che questo Paese esercita sugli avvenimenti sul campo di battaglia in Siria. In questo senso, molti analisti militari ritengono che dopo la liberazione di Palmira, i feudi terroristi andranno a cadere uno per uno in rapida successione e che l‘ISIS ed il Fronte al Nusra potrebbero essere al limite del loro annichilimento entro pochi mesi. La vittoria di Palmira dimostra anche la fragilità e la bancarotta della denominata “opposizione armata” in Siria, che non combatte sotto la bandiera di un progetto nazionale ma soltanto in nome della ricerca di denaro e degli aiuti del regime saudita, di quello turco e dei vari Paesi occidentali.

Yusuf Fernandez
29 marzo 2016

Fonte: spanish.almanar.com.lb/adetails.php?eid=123803&cid=49&fromval=1&frid=49&seccatid...
Traduzione: Luciano Lago
www.controinformazione.info/palmira-sotterra-le-ambizioni-di-...
wheaton80
00lunedì 27 giugno 2016 16:46
Erdogan si scusa con Putin per l’abbattimento del jet russo in Siria

Stando a quanto dichiara la Tass, che cita il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, il Presidente russo ha ricevuto una lettera da parte del Presidente della Turchia, Recep Erdogan, in cui quest’ultimo esprime cordoglio e parla di dolore condiviso riguardo l’abbattimento del SU-24 russo sui cieli della Siria da parte dell’aviazione turca. La lettera si conclude con questa frase:“Accetta gentilmente le mie scuse”.

Massimiliano Greco
27 giugno 2016
www.opinione-pubblica.com/erdogan-si-scusa-con-putin-per-labbattimento-del-jet-russo-i...
wheaton80
00venerdì 15 luglio 2016 23:44
Turchia, colpo di stato contro Erdogan. Esercito:"Preso il potere". Premier:"La pagheranno"



Colpo di stato contro Erdogan da parte dell'esercito in Turchia. L'evoluzione del golpe è seguito con la massima attenzione dalla Russia (tra i due Paesi c'è da tempo una forte tensione), e dagli USA, essendo il Paese turco componente della NATO. Sospese le trasmissioni della rete radiotelevisiva statale TRT in Turchia. Aerei da guerra ed elicotteri stanno sorvolando la capitale turca. I due ponti sul Bosforo che collegano la parte orientale e occidentale di Istanbul sono stati chiusi. Carri armati dell'Esercito Turco sono stati dispiegati all'aeroporto internazionale Ataturk di Istanbul, cancellati tutti i voli. Una forte esplosione è risuonata in serata in un centro di addestramento delle forze speciali della polizia turca ad Ankara, situato nel quartiere di Golbasi.

Erdogan in salvo
Il comandante delle forze terrestri turche, il generale Hulusi Akar, Capo di Stato Maggiore fedele al Presidente, sarebbe ostaggio dei golpisti, mentre Recep Tayyip Erdogan risulta in salvo. Secondo il Ministro dell'Interno Angelino Alfano sarebbero in corso "conflitti a fuoco tra militari e polizia".

Esercito:"Preso il potere"

Lo Stato Maggiore dell'Esercito Turco ha annunciato sul suo sito:"Abbiamo preso il potere in Turchia per proteggere la democrazia e ristabilire i diritti civili". Non è tuttavia chiaro se la comunicazione arrivi da un gruppo militare che avrebbe tentato il golpe nel Paese anatolico, o se rifletta la posizione di tutto l'esercito, visto che proprio il Capo di Stato Maggiore sarebbe stato catturato dai golpisti. Le forze armate turche sono la seconda più grande forza armata permanente nella NATO dopo le forze armate statunitensi, con una forza combinata di poco più di un milione di persone in uniforme che servono i suoi cinque rami. La Turchia è considerata la più forte potenza militare della regione del Vicino Oriente oltre a Israele.

I social testimoni del golpe

Anche in queto caso i social diventato vettori di notizie e di immagini. Su Twitter sono stati pubblicate alcune foto e video. Alcune immagini sono relative al blocco dei ponti sul Bosforo, altre ai carri armati all'aeroporto. In un video ci sono le immagini di una sparatoria nella notte per le strade di Ankara.

Il Premier:"Golpisti la pagheranno"
La Turchia non consentirà mai "alcuna iniziativa che interrompa la democrazia". "Le nostre forze useranno la forza contro la forza". Lo ha detto ai media turchi il Premier Binali Yildirim, aggiungendo che gli autori del tentativo di golpe "pagheranno il prezzo più alto".

Sindaco Ankara:"Tutti in strada"
Il sindaco di Ankara Ibrahim Melih Gokcek ha lanciato attraverso Twitter un appello ai cittadini a scendere nelle strade della capitale turca. "Tutti in strada", ha scritto.

15 luglio 2016
www.repubblica.it/esteri/2016/07/15/news/turchia_istanbul_spari-14...
wheaton80
00sabato 16 luglio 2016 03:04
Fallito il golpe in Turchia, Erdogan rientra a Istanbul

E' fallito il tentativo di golpe da parte dei militari in Turchia. La prova finale è il ritorno a Istanbul del Presidente Erdogan. L'appello del Presidente fatto alla popolazione di scendere in piazza per fermare il tentativo dell'esercito ha funzionato.

15 luglio 2016
www.tgcom24.mediaset.it/mondo/speciale-golpe-in-turchia/fallito-il-golpe-in-turchia-erdogan-rientra-a-istanbul_3020539-20160...
wheaton80
00domenica 17 luglio 2016 03:13
Forze USA in Turchia in massima allerta

L'alta tensione tra Ankara e Washington dopo il fallito golpe in Turchia si riflette sulle forze USA dispiegate nel Paese. L'EUCOM, il Comando Militare Americano per l'Europa, ha posto in stato di massima allerta difensiva tutte le forze di stanza in Turchia: la prevenzione è stata innalzata al livello ‘Delta’, il più elevato tra quelli previsti, che coincide in genere con un attacco terroristico in corso o comunque ritenuto imminente. Il provvedimento riguarda nel complesso 2.200 effettivi tra soldati e dipendenti civili delle Forze Armate, 1.500 dei quali in servizio presso la base aerea di Incirlik, nell'Anatolia meridionale, al momento bloccata completamente dalle autorità di Ankara. L'ordine prevede l'adozione delle misure protettive estreme, con conseguente sospensione di tutte le attività a carattere non essenziale, mentre qualunque risorsa disponibile è riservata esclusivamente alle postazioni destinate alla difesa. "Il nostro impegno è fermo nel profondere ogni possibile sforzo per garantire l'incolumità e la sicurezza dei nostri effettivi, dei civili, delle loro famiglie e delle nostre infrastrutture", hanno sottolineato le fonti. Nel frattempo sono inoltre state bloccate le missioni in partenza da Incirlik contro le milizie dello Stato Islamico in Siria e in Iraq: lo spazio aereo sovrastante la base è stato chiuso senza spiegazioni dalle autorità di Ankara, che hanno addirittura disposto l'interruzione della fornitura di energia elettrica. Unica eccezione: è stato autorizzato il rientro dei pochi caccia che erano già impegnati in missioni anti-ISIS. Le fonti di Washington hanno precisato che si sta cercando di ottenere dal governo di Ankara spiegazioni sulla chiusura dello spazio aereo. Lo stesso scalo civile di Adana, pur se formalmente riaperto, non ha ancora ripristinato i collegamenti con la capitale turca né con Istanbul. L'EUCOM, il cui quartier generale si trova nella città tedesca di Stoccarda, ha comunque fatto sapere che al momento non sussistono problemi di sorta per il contingente.

16 luglio 2016
www.agi.it/estero/2016/07/16/news/forze_usa_in_turchia_in_massima_allerta...
wheaton80
00martedì 19 luglio 2016 00:03
Erdogan: la Russia è vicina

wheaton80
00sabato 30 luglio 2016 00:05
“Il disgelo tra Russia e Turchia è una sciagura per l'Occidente”

Le relazioni tra Turchia e Russia diventano sempre più calde, mentre allo stesso tempo tra Ankara e Washington sono sempre più fredde. Se la situazione non cambierà, geopoliticamente l'Occidente avrà grossi problemi, scrive il portale “Asia Times”. Anche prima del colpo di Stato, con le scuse del Presidente turco Erdogan a Mosca, era apparso chiaro che la linea della politica estera di Ankara aveva iniziato a prendere un'altra direzione. In aggiunta, il comportamento di Erdogan dopo il tentato golpe ha spazzato via ogni dubbio. Dopo le azioni dei cospiratori, le tensioni tra la Turchia e gli Stati Uniti sono notevolmente aumentate, soprattutto per il fatto che Washington non ha ancora consegnato in Turchia il predicatore islamico d'opposizione Fethullah Gülen, che Ankara ritiene essere il regista del tentato colpo di Stato, si afferma nell'articolo. In politica estera Ankara ha iniziato ad intraprendere un nuovo corso. Ora l'obiettivo principale di Erdogan non è la situazione nella regione, ma il benessere economico del proprio Paese. Il miglioramento delle relazioni con Mosca promette vantaggi significativi per la Turchia. Erdogan si aspetta che la Russia contribuisca a bloccare la formazione di uno Stato curdo indipendente se in cambio la Turchia diventerà lo snodo per la distribuzione del gas russo, sostiene il portale. "La Turchia, dimostrando di essere disponibile a diventare "l'hub meridionale" per il gas russo, garantisce il proprio fabbisogno energetico, anche se naturalmente questa situazione sarà vantaggiosa per la Russia.

Molto probabilmente tutto questo spianerà la strada alla Turchia per far parte di un "blocco regionale più ampio, in cui sul fronte politico guida la Russia, mentre sul fronte economico primeggia la Cina", scrive "Asia Times". "Per l'Occidente la perdita della Turchia e il suo avvicinamento alla Russia significherà una massiccia battuta d'arresto in termini geopolitici", si afferma nell'articolo. Inoltre per gli USA il riavvicinamento di Ankara alla Russia varrà come una grande sconfitta geopolitica in Medio Oriente, osserva "Asia Times". Se la Russia placherà i timori della Turchia riguardo la creazione di un Kurdistan indipendente, Ankara "non avrà la necessità di appoggiare lo "Stato Islamico" o qualsiasi altro gruppo terroristico in Siria o in Iraq". Inoltre Erdogan dimostra di aver ora una politica più conciliante e aperta rispetto al Presidente siriano Bashar Assad. "I cambiamenti drastici nella politica estera turca sono legati al cambio del punto di riferimento di Erdogan, dalla situazione nella regione agli interessi del proprio Paese. Tardi si è reso conto che la politica estera del suo Paese ha bisogno di pragmatismo. Inoltre non riusciva a liberarsi del sogno nostalgico di ricostituire l'impero Ottomano. Tutto sta cambiando ora", conclude "Asia Times".

24.07.2016
it.sputniknews.com/politica/20160724/3187857/Erdogan-curdi-USA-gas-golpe-energia-C...
wheaton80
00domenica 31 luglio 2016 17:07
Forze turche circondano la base NATO di Incirlik

Migliaia di uomini tra esercito e polizia turchi sarebbero nei pressi della base NATO di Incirlik a 10 km dalla città turca di Adana, non lontana dal confine siriano. La base ospita migliaia di addetti e rappresenta una pedina fondamentale nello scacchiere dell’Alleanza Atlantica sul fronte mediorientale ed euroasiatico. I movimenti di truppe pesantemente armate e il posizionamento della polizia in entrata e in uscita dalla base farebbero pensare a novità importanti. Tra le voci di cancelleria non confermate, si cita anche il tentativo di prevenire un secondo tentativo di colpo di Stato. In considerazione del velo calato sull’informazione nelle ore immediatamente successive al tentato golpe, non è facile capire l’attendibilità delle fonti. Con ogni certezza in questi giorni in Turchia sarebbero in corso rapidi cambiamenti in seno alle Forze Armate, tra cui una rivoluzione all’interno delle scuole militari, che non godrebbero più della fiducia del Presidente Erdogan. Non confermato il decreto secondo cui i Servizi turchi (Millî İstihbarat Teşkilâtı, Organizzazione Informazione Nazionale) risponderebbe non più al governo di Ankara ma direttamente al gabinetto presidenziale.

Giampiero Venturi
31/07/16
www.difesaonline.it/geopolitica/brevi-estero/forze-turche-circondano-la-base-nato-di-...
wheaton80
00mercoledì 18 gennaio 2017 22:52
Decine di generali turchi dimissionari dopo le sconfitte in Siria

Un giornalista turco ha rivelato che almeno una cinquantina di alti ufficiali dell’Esercito Turco si sono dimessi per le sconfitte nel corso dell’Operazione Scudo dell’Eufrate a nord di Aleppo. Ahmad Takan, giornalista del Yeni Chaq, ha scritto un articolo sulle pesanti sconfitte dell’Esercito Turco nell’operazione Scudo dell’Eufrate, nel nord della Siria, che hanno spinto 50 alti ufficiali a dimettersi. Aggiungeva che i 50 ufficiali si sono dimessi dal comando dell’esercito nella regione di al-Bab. Takan citava fonti dell’Esercito Turco, secondo cui il Free Syrian Army (FSA) sostenuto da Ankara vende allo Stato Islamico le armi e le munizioni che riceve dall’Esercito Turco. Inoltre aggiungeva che, l’8 gennaio, un gruppo di militanti turcomanni legati all’Esercito Turco arrestava un gruppo del FSA presso il villaggio di Aqtari, a sud di al-Bab, mentre inviava due camion di armi e munizioni nelle regioni occupate dal SIIL. Takan affermava che l’operazione Scudo dell’Eufrate è stata una sconfitta e le perdite vengono nascoste dai comandanti dell’operazione all’opinione pubblica. Gli ospedali di Dilouk e Kilis sono pieni di soldati turchi feriti, aggiungeva Takan, secondo cui Ankara è stata costretta a consegnare i cadaveri dei terroristi del SIIL al gruppo terroristico, per riprendersi quelli dei suoi soldati caduti. La Turchia ha anche aumentato la durata del servizio militare obbligatorio, per compensare la perdita di forze con la nuova ondata di dimissioni. La stampa comunicava che decine di soldati turchi sono stati sospesi dopo aver venduto armi ed equipaggiamenti tramite il cosiddetto Free Syrian Army (FSA) durante l’operazione Scudo dell’Eufrate nel nord di Aleppo. Il quotidiano al-Watan riferiva che i social media degli attivisti diffondevano notizie e immagini su “50 militari turchi sospesi e obbligati ad abbandonare le operazioni presso Scudo dell’Eufrate”. Nel frattempo, gli attivisti dissidenti a nord di Aleppo riferivano che “dopo l’operazione Scudo dell’Eufrate, abbiamo visto nuovi armamenti e mezzi nel nord della Siria, e dopo indagini è risultato chiaro che appartenevano alle forze dell’operazione stessa”. Fonti dell’opposizione rivelarono a settembre che i terroristi del FSA filo-turco ricevettero vari automezzi militari avanzati a nord di Aleppo. “Il gruppo terroristico al-Hamza, affiliato al FSA e sotto il comando del centro operativo dell’operazione Scudo dell’Eufrate, riceveva numerosi automezzi militari dagli ufficiali dell’Esercito degli Stati Uniti schierati a nord di Aleppo”, secondo le fonti. Fonti dell’opposizione pubblicavano anche diverse foto dei veicoli dell’Esercito degli Stati Uniti con l’emblema del gruppo terroristico al-Hamza, che in precedenza affermò di essere indipendente e di non lavorare per alcun Paese straniero.

17 gennaio 2017
Fonte: en.farsnews.com/newstext.aspx?nn=13951028000361

Traduzione: Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2017/01/17/decine-di-generali-turchi-dimessi-dopo-le-sconfitte-i...
wheaton80
00sabato 28 gennaio 2017 01:06
Accordo Russia-Turchia, G. Chiesa:"Svolta epocale di Erdogan. Enormi ripercussioni strategiche"

La Turchia riconosce la Siria di Assad. Per alcuni si tratta della grande vittoria di Putin; comunque la si analizzi, è una svolta epocale. IntelligoNews ha intervistato il giornalista ed esperto Giulietto Chiesa sull'accordo per il monitoraggio della tregua in Siria e sugli effetti geopolitici che una decisione del genere avrà anche rispetto all'America, che oggi con Trump sembra non guardare più così ad oriente...

La Turchia di Erdogan riconosce la Siria di Assad. Che significato ha questa mossa?

"Uno solo: la Turchia di Erdogan ha perso la guerra di Siria. E al contempo ha deciso di ricollocarsi a suo proprio interesse in una posizione più vantaggiosa nei confronti della Russia. E' un cambiamento che avrà enormi ripercussioni strategiche. Erdogan ha preso atto che non si può avere troppi nemici contemporaneamente. E’ un segno di rinsavimento".

Cosa cambia geopoliticamente e cosa cambia politicamente?
"L’attenzione si sposta a est. Anche la collocazione della Turchia nella NATO non sarà più la stessa. L’Asia diventa più importante dell’Europa anche per la Turchia".

Quanto dà fastidio all'America questa ritrovata unità fra Siria e Turchia nel segno di Putin?

"Dipende di quale America stiamo parlando. Dopo Trump dovremmo sapere che di Americhe ce n’è più d’una. E che queste due sono in lotta tra di loro. In un contesto di minore esposizione estera degli USA, come Trump lascia intravvedere, una Turchia meno aggressiva verso l’esterno non dovrebbe essere pericolosa".

L'America di Trump appare sempre più chiusa e isolazionistica rispetto alle questioni internazionali. Ci fosse stata la Clinton come avrebbe invece reagito?
"Mandando una squadriglia di aerei a bombardare Aleppo e preparando l’esercito di mercenari già pronto ai confini del Donbass ad un'offensiva contro le due repubbliche di Donetsk e di Luhansk. Cioé invece che fare un passo indietro dalla soglia della guerra ne avrebbe fatti due in avanti secondo me. Confermo il giudizio che diedi prima del voto americano. Con Trump, perlomeno, avremo qualche tempo in più per riflettere".

Americo Mascarucci
25 gennaio 2017
www.intelligonews.it/articoli/25-gennaio-2017/55608/siria-accordo-russia-turchia-g-chiesa-svolta-epocale-di-erdogan-enormi-ripercussioni-str...
wheaton80
00sabato 18 febbraio 2017 23:29
Siria, i turchi sconfitti ad al-Bab - I “ribelli” si ammazzano tra di loro

Questa settimana il Presidente turco Erdogan visitava gli Stati del Golfo, chiedendo altri investimenti in Turchia e contanti per il suo programma di occupazione della Siria. Una settimana prima Erodgan affermò:“Al-Bab sta per essere catturata. Manbij e Raqqa sono le prossime”, aggiungendo che la priorità numero uno era formare una zona sicura nel Paese”. E questa settimana il suo Capo di Stato Maggiore Araq dichiarava vittoria. Diversi media vicini ad Erdogan in Turchia (e chi altro è rimasto?) riferivano:“L’operazione Eufrate Shield è entrata in una nuova fase ad al-Bab, essendo l’offensiva finita ora che la città è stata presa in gran parte al SIIL”. “L’operazione di al-Bab è finita”, ha detto il Capo di Stato Maggiore Generale Hulusi Akar in una conferenza stampa in Qatar, durante il viaggio del Presidente Recep Tayyip Erdogan nei Paesi del Golfo… “Il silenzio ora domina la zona che un tempo era luogo di scontri pesanti. I carri armati turchi pattugliano le strade di al-Bab e l’opposizione siriana ha compiuto un grande passo avanti”. Tale affermazione era una bugia colossale. Mentre le forze turche avevano preso alcuni punti alla periferia di al-Bab e affermato di controllare il 40% della città, furono bloccate e successivamente erano in piena ritirata. Il 16 febbraio le forze turche perdevano l’ospedale al-Hiqma e la panetteria che avevano in precedenza occupato, e si ritiravano da tutti i quartieri interni di al-Bab. Almeno il 90% di al-Bab è ancora nelle mani dello Stato Islamico. Video di Stato Islamico e forze filo-turche mostrano che i turchi sono tornati al punto di partenza, alla periferia della città. Ben 430 civili siriani sono stati uccisi dalle forze turche e dai loro ausiliari. Proprio la scorsa settimana l’Osservatorio Siriano sponsorizzato dall’MI-6 ha detto che i bombardamenti turchi hanno ucciso più di 60 civili ad al-Bab, confermati dai video dello Stato Islamico, che mostrano bambini morti e case distrutte.

A differenza dei morti per gli scontri tra taqfiri ed Esercito Arabo Siriano, alcun media mainstream “occidentale” ne ha parlato. La Turchia ha invaso la Siria tra Aleppo e l’Eufrate esattamente sei mesi fa. L’obiettivo era evitare che i curdi siriani occupassero il corridoio est-ovest al confine con la Turchia. Una volta chiuso, la Turchia avrebbe perso influenza sulla Siria. I turchi avevano assunto alcuni “ribelli” che avevano sostenuto contro il governo siriano per combattere lo Stato Islamico e i curdi. I taqfiri di Ahrar al-Sham sono le loro truppe d’assalto. I primi tre mesi hanno visto rapidi progressi. Lo Stato Islamico veniva corrotto affinché lasciasse le aree nel nord della Siria e i turchi vi entrassero. Ma a dicembre arrivarono ad al-Bab, città ad est di Aleppo che aveva 60.000 abitanti. Ci fu resistenza da parte dello Stato Islamico e l’avanzata turca si fermò. I blindati turchi, spesso piazzati senza copertura sulla prima linea, venivano distrutti dai missili anticarro dello Stato Islamico. Le vittime aumentarono e i mercenari dell’ELS si rifiutarono di continuare a combattere. Al 16 febbraio, le perdite consistevano almeno in 64 soldati turchi uccisi e 386 feriti. Gli ausiliari dell’ELS ebbero almeno 469 uccisi e 1.712 feriti. Una dozzina di carri armati era andata perduta. Fonti non ufficiali affermano che oltre 30 carri armati turchi sono stati distrutti, così come più di 20 blindati per la fanteria, quasi 2 battaglioni sprecati senza alcuna avanzata significativa. I mercenari dell’ELS che Erdogan ha assunto per combattere curdi e Stato Islamico sono inutili. Non combattono in modo efficace, ma sprecano abbondantemente le munizioni per dare spettacolo. Per compensare ciò, la Turchia inviava le proprie forze speciali, consistenti in circa 3.000 soldati partecipi nell’operazione. Ma non è servito: le perdite continuavano e non si avevano progressi. Altri 5.000 soldati turchi vennero inviati per partecipare all’operazione.

Veniva anche annunciato che la Turchia prevede di costruire tre presidi in Siria. Oltre a prendere al-Bab, Erdogan ora vuole anche prendere Raqqa allo Stato islamico e Manbij ai curdi. Ma chi prende sul serio tali annunci? Dopo il presunto colpo di Stato subito, Erdogan ha cacciato ogni ufficiale che non gli fosse, a suo avviso, sufficientemente fedele. La sua aviazione è la più danneggiata. Presumibilmente solo lo 0,4 dei piloti qualificati per aereo sono disponibili invece dei normali 2-3. Ci vogliono dieci anni per addestrare nuovi piloti. L’esercito è in una forma leggermente migliore, ma anche se è il secondo più grande della NATO non è più la forza di una volta. L’intera operazione turca è allo sbando. Inoltre non c’è un piano a medio termine o una qualsiasi strategia di uscita. Decisioni e annunci cambiano di giorno in giorno. Gli attuali piani turchi contraddicono gli accordi di Astana conclusi con Russia, Siria e Iran. Solo un breve e temporaneo ruolo per le forze turche è stato concordato. Al-Bab doveva essere liberata dalle forze siriane. La Siria ha ufficialmente protestato presso le Nazioni Unite contro l’invasione turca. Ma né Siria, Russia o Iran combattono le forze turche. “Basta lasciare i turchi sanguinare”, sembra essere il loro pensiero attuale. Erdogan ha deciso la data del referendum in Turchia per la nuova costituzione. Il voto di aprile legalizzerebbe i suoi poteri quasi dittatoriali.

Ma il pantano in Siria e la situazione di stallo ad al-Bab gli costeranno: perché scegliere un dittatore incline a perdere le sue guerre? Voci non confermate sosterrebbero che Erdogan stia cercando di corrompere lo Stato Islamico affinché lasci al-Bab. Tale mossa si adatterebbe alle motivazioni di Erdogan, che avendo bisogno di una vittoria non si sottrarrebbe a metodi altrimenti illegittimi. A sud di al-Bab l’Esercito Arabo Siriano avanza verso l’Eufrate, tagliando la strada alle forze turche per Raqqa e Manbij. Nel nord-est della Siria, i taqfiri sponsorizzati dai turchi si combattono tra di loro. Jund al-Aqsa, alleato dello Stato Islamico, massacra i “ribelli moderati” alleati di al-Qaida. Centinaia di combattenti e prigionieri “ribelli” hanno perso la vita in tali lotte intestine. Nel sud, i “ribelli moderati” e al-Qaida cercano di attaccare Dara, tenuta dalle forze siriane regolari. Gli attacchi sono falliti e la Giordania ha chiuso i confini e non ricovera più i “ribelli” feriti. Il centro delle operazioni militari in Giordania ha chiuso rifornimenti e pagamenti alle forze antisiriane. Solo Israele ancora le aiuta in segreto. Le forze governative siriane eliminano le isolate roccaforti ribelli presso Damasco. Alcune forze dell’Esercito Arabo Siriano vanno riprendendosi Palmyra. La guarnigione siriana di Dayr al-Zur, isolata e attaccata dallo Stato Islamico, è ancora fuori portata. Le maggiori operazioni contro i taqfiri nel sud e nel nord-ovest sono già pianificate, ma la mossa intelligente ora è sedersi e lasciare che nemici, taqfiri e turchi, continuino ad autodistruggersi.

18 febbraio 2017
Fonte: www.moonofalabama.org/2017/02/syria-turks-fail-to-take-al-bab-rebels-die-in-infighting.h...

Traduzione: Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2017/02/18/siria-i-turchi-sconfitti-ad-al-bab-e-i-ribelli-si-ammazzano-tra-...
wheaton80
00martedì 10 ottobre 2017 01:58
Tensioni USA-Turchia, G.Chiesa:"Perché Erdogan ha mollato Trump. Ora cambierà il mondo"

La Turchia ha imposto a tutte le sedi consolari presenti negli Stati Uniti di interrompere i servizi relativi alla concessione di permessi di soggiorno temporanei, esclusi quelli per gli immigrati. La misura sarà applicata a tutti i tipi di visti, da quelli sul passaporto a quelli elettronici o ritirati al momento di ingresso nel Paese. Questa la risposta di Ankara all'analoga iniziativa statunitense adottata dopo che i turchi avevano arrestato un funzionario dell'ambasciata americana a Istanbul accusandolo di intrattenere rapporti con Fethullah Gulen, l'uomo che secondo Erdogan sarebbe stato il regista del tentato golpe contro di lui. Intelligonews ne ha parlato con il giornalista Giulietto Chiesa.

Cosa nasconde la guerra dei visti fra USA e Turchia?

"E' la logica conseguenza dell'uscita della Turchia dal campo occidentale. E' chiaro che Erdogan sta prendendo le distanze dall'Occidente, dal momento che la sua collocazione attuale non è più compatibile con la tradizione degli ultimi quarant'anni. I campi che furono contrapposti durante la guerra fredda si stanno frastagliando, sciogliendo, modificando. Il caso della Turchia si accompagna a quello dell'Arabia Saudita. Anche i sauditi stanno manifestando segni di autonomia crescente e questo trova ragione nello sfaldamento del sistema imperiale su cui gli Stati Uniti hanno contato per più di mezzo secolo".

Cosa comporterà questo?

"La modifica di tutti i rapporti internazionali ad alta velocità. La crisi interna agli USA è ormai visibile. Negli Stati Uniti si stanno combattendo fra di loro. A volte sembra prevalere la logica della lotta fra gli americani dei diversi gruppi dell'èlite interna, piuttosto che quella contro i nemici esterni. Mi sembra scontato che tutto il mondo guardi a questa situazione, e nel momento in cui il numero uno manifesta debolezze interne ed internazionali, tutti gli altri inevitabilmente ne prendono le distanze. Questi sono gli effetti che si stanno vedendo in Turchia, in Arabia Saudita, ma anche in Europa, dove si stanno prendendo sempre di più le misure di allontanamento dagli USA. Fra qualche anno vedremo ancora meglio gli effetti di questa evoluzione. Il risultato sarà un quadro internazionale radicalmente diverso rispetto all'attuale".

Quanto ha contato, nel raffreddamento dei rapporti fra USA e Turchia, l'avvicinamento di Erdogan a Putin?

"Sicuramente ha influito tantissimo. Del resto anche questo rientra nella logica che ho accennato. Se uno qualunque dei protagonisti della battaglia politica internazionale si accorge che il suo principale alleato è debole, insicuro, contraddittorio o non rispetta i suoi interessi, è logico che vada a cercare nuovi interlocutori e nuovi alleati. La Turchia, per esempio, è interessata non soltanto ad avere buoni rapporti con la Russia, ma in questo momento le interessa averli anche con la Cina, che sta avanzando una proposta gigantesca, che si traduce in soldi, posti di lavoro, sviluppo. In Asia tutti i Paesi cercheranno di diventare alleati di Pechino e la Turchia è fra questi. Ankara si trova a contatto diretto con due dei protagonisti dello sviluppo futuro del mondo e vuole essere parte integrante di quello che diventerà l'asse asiatico. L'America è sempre più lontana; avrà sempre la sua importanza a livello mondiale, ma non più la forza di un tempo. Ecco perché tutti andranno alla ricerca di nuovi e più vantaggiosi sbocchi".

Americo Mascarucci
09 ottobre 2017
www.intelligonews.it/le-interviste-della-civetta/articoli/9-ottobre-2017/69655/guerra-dei-visti-fra-usa-e-turchia-crisi-diplomatica-trump-erdogan-parla-giulietto...
wheaton80
00sabato 18 novembre 2017 20:53
Media - Putin ha stroncato le grandi ambizioni di Erdogan

“Il nostro lavoro congiunto con la Turchia e l'Iran come garanti del processo di Astana continua a portare risultati concreti”, ha detto Putin nel corso dell'incontro con Erdogan a Sochi. “Il livello di violenza è decisamente diminuito e sono state create condizioni favorevoli per promuovere il dialogo inter-siriano sotto gli auspici delle Nazioni Unite". La Turchia non può più svolgere un ruolo indipendente nella regione, perché il Cremlino e la Casa Bianca cooperano tra loro, spiega la pubblicazone. Inoltre, gli americani esercitano pressione su Erdogan, accusandolo di corruzione. Intervenendo in Siria, la Russia è riuscita a fermare le azioni di espansione territoriale di Ankara, che in un primo momento ha dichiarato la sua pretesa sulle aree settentrionali del Paese. Erdogan ha cercato di collegare questa iniziativa con l'idea di rilanciare l'Impero Ottomano. Ma l'interferenza russa ha violato i suoi piani, continua la pubblicazione. Insieme alle azioni militari, Putin e il suo Ministro degli Esteri Sergei Lavrov hanno fatto affidamento sulla diplomazia e la cooperazione economica per impedire che il conflitto degenerasse. Così sono stati in grado di stroncare sul nascere le ambizioni della Turchia. La Russia non ha mai appoggiato apertamente i ribelli curdi in Siria, sostenendo l'integrità territoriale del Paese, che era nell'interesse di Ankara e di Damasco. Le autorità turche temono infatti che la ripartizione della Siria possa portare all'emergere dello Stato curdo, con la conseguente destabilizzazione della situazione al confine. Con abili manovre politiche, la Russia ha fatto in modo che la Turchia abbandonasse le sue ambizioni di grande potenza. Ankara non è più per il rovesciamento del leader siriano Bashar Assad. Le autorità turche si sono concentrate sul rafforzamento delle loro frontiere, anche per pianificare l'acquisto degli S-400 russi. Includendo la Turchia nei negoziati di pace ad Astana, la Russia ha riconosciuto ufficialmente Ankara come una forza importante per la soluzione del conflitto siriano. In cambio, la Turchia ha intrapreso le operazioni militari contro i terroristi nella provincia di Idlib. L'aspetto economico ha influito anche sul cambiamento della politica estera di Ankara. Il ruolo principale è stato svolto dall'embargo russo sui beni turchi. A causa delle sanzioni, molte aziende agricole turche hanno dovuto affrontare una serie di difficoltà per la perdita del loro principale cliente.

14.11.2017
it.sputniknews.com/mondo/201711145279224-putin-ambizioni-ankar...
wheaton80
00sabato 17 marzo 2018 18:02
Si riduce la presenza militare degli USA in Turchia

L’Esercito Statunitense ha ridotto significativamente le operazioni dalla base aerea d’Incirlik in Turchia. Sono in corso riduzioni permanenti, mentre le tensioni tra i due alleati della NATO continuano a crescere. Ora che gli aerei da guerra sono spariti, rimangono quelli da rifornimento. Ci sono segnalazioni secondo cui gli A-10 Warthog siano partiti per l’Afghanistan. Il personale con i familiari è diminuito. I funzionari degli Stati Uniti si lamentano che la Turchia ostacoli le operazioni aeree. Va notato che voci che chiedono lo sfratto degli statunitensi da Incirlik si sono già sentite nel Paese. Ankara vede la base come leva da usare contro Washington. Senza operazioni ivi basate, gli statunitensi si troverebbe in una situazione difficile. Forse lo è già. L’articolo del WSJ sugli Stati Uniti che lasciano Incirlik apparve subito dopo che i gruppi di lavoro s’incontravano a Washington l’8-9 marzo per cercare di migliorare le relazioni declinanti. Non è stato detto molto sui risultati di quei colloqui, ma se fosse stato un successo, si sarebbe saputo. Washington fu sorpresa quando le forze turche lanciarono l’operazione per occupare Ifrin. Sembra lo sia ancora. Nel frattempo, il disaccordo sulla politica in Siria sembra irrisolvibile. La Turchia insiste ancora nel voler controllare la città siriana di Manbij, con una grande popolazione curda, imponendo a Washington la scelta tra Ankara e i curdi. La città è pattugliata dalle forze statunitensi e se le forze turche entrassero in azione, si avrebbe uno scontro molto serio.

Nelle osservazioni sugli incontri tra i gruppi di lavoro, il Dipartimento di Stato non menzionò Manbij. Sarebbe stato lieto di riferire dei progressi raggiunti, ma no, evitava la questione. Evidentemente la relazione è in bilico. La Siria non è l’unica irritazione in tale partnership. Il 12 marzo, Vladimir Kozhin, assistente per la cooperazione militare del Presidente Putin, annunciava che la Russia inizierà a consegnare i sistemi di difesa aerea S-400 Triumf alla Turchia nel 2020. La NATO ha espresso preoccupazione, perché l’S-400 non è compatibile con l’architettura della NATO. I funzionari degli Stati Uniti avvertirono Ankara di possibili conseguenze, come sanzioni, se l’acquisto dovesse avvenire. La spaccatura tra Turchia e NATO è davvero profonda. Almeno 19 membri dell’alleanza hanno agito per impedire ad Ankara di ospitare il vertice NATO del 2018, avendo successo. Lo scorso ottobre fu annunciato che il vertice si sarebbe svolto a Bruxelles l’11-12 luglio. L’anno scorso, l’Esercito Tedesco lasciò Incirlik mentre le relazioni bilaterali erano al limite del conflitto. La neonata coalizione di governo tedesca intende congelare i negoziati sull’adesione della Turchia all’Unione Europea col pretesto delle violazioni dei diritti umani. Nel 2017, il Presidente Erdogan disse che i governi di Germania e Paesi Bassi erano “nazifascisti” perché si rifiutavano di consentire manifestazioni a suo favore sul loro territorio prima delle elezioni parlamentari turche. La Turchia sospetta persino che la NATO abbia piani per attaccarla.

Alcuni analisti turchi ritengono che l’alleanza abbia lasciato Ankara da sola nella lotta al terrorismo. L’11 marzo, il capo turco lamentava il rifiuto degli alleati di sostenere l’offensiva su Ifrin. Ankara è imprevedibile. Persegue la propria agenda, mettendosi in conflitto coi propri obblighi con la NATO. Il Paese attualmente è semi-indipendente dal blocco. Ora che le forze turche si sono avvicinate ad Ifrin, i soldati curdi delle forze democratiche siriane (SDF) sostenuti dall’alleanza degli Stati Uniti lasciano le posizioni per difendere la città dall’offensiva turca. Alcune operazioni delle SDF sono state interrotte. Con i combattenti andati via, non ce ne saranno abbastanza per mantenere il territorio occupato nell’est del Paese. La politica statunitense in Siria va in rovina e gli USA subiranno una sconfitta se perderanno l’importante alleato turco nella NATO. Quindi Washington è in un vicolo cieco. Ci vorrà molto ingegno per risolvere il problema. La Turchia è sempre stata una pecora nera. L’invasione di Cipro nel 1974 causò una spaccatura nell’alleanza, spingendo la Grecia a ritirare le proprie forze dalla struttura di comando del blocco fino al 1980.

Oggi l’allontanamento da NATO e occidente è chiaro. Un matrimonio di convenienza è possibile su alcune questioni, ma la Turchia non è sicuramente un vero alleato di Stati Uniti, NATO ed UE. Troverà la sua strada mentre l’occidente si ritrova tra incudine e martello. Se gli Stati Uniti continueranno le attività militari in Siria, avranno bisogno dei curdi, rischiando di perdere la Turchia. Abbandonare le SDF per impedire un possibile scontro con Ankara ne danneggerebbe la credibilità nella regione. Le SDF fanno la loro parte mentre i loro combattenti vanno a difendere Ifrin. Non prendono ordini dai comandanti statunitensi. Gli Stati Uniti non hanno un attore importante che li affianchi in Siria. Sarebbe buona politica coordinarsi con la Russia, amichevole con tutti, ma Washington ha categoricamente respinto tale approccio. Oggi la manovrabilità degli USA in Siria è molto limitata. Non hanno interessi garantiti nel Paese. Perdere Incirlik ne indebolisce le capacità militari nella regione. Sarebbe un segnale minaccioso che avverte di possibili conseguenze ancor più gravi. La cosa migliore che gli Stati Uniti potrebbero fare è far uscire i militari dalla Siria. Con lo Stato Islamico sconfitto, non c’è più una guerra statunitense. Restando non hanno nulla da guadagnare, ma rischiano di perdere molto.

Peter Korzun
16.03.2018
Fonte: www.strategic-culture.org/pview/2018/03/16/us-military-cuts-presence-turkey-leaving-syria-best-way-out-predicam...

Traduzione: Alessandro Lattanzio (rivista da Wheaton80)
aurorasito.wordpress.com/2018/03/17/si-riduce-la-presenza-militare-degli-usa-in-...
wheaton80
00lunedì 7 maggio 2018 04:55
“La Turchia ritira il suo oro dagli USA per l'indipendenza dal dollaro”

La Turchia sta aumentando le sue riserve d'oro e si riprende i suoi lingotti conservati a New York, scrive il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine. Gli analisti vedono in questa mossa un'escalation dello scontro tra la Turchia e gli Stati Uniti, in particolare da quando il Presidente turco Erdogan parla esplicitamente della necessità di allontanarsi dal dollaro nella gestione del credito internazionale. Fino ad oggi la Turchia ha accumulato non poco oro, segnala il giornale tedesco Frankfurter Allgemeine. Secondo il World Gold Council (associazione industriale delle principali aziende minerarie aurifere — ndr), nel corso dell'anno la Banca Centrale Turca ha aumentato le sue riserve d'oro quasi raddoppiandole fino a 231,9 tonnellate. Se allo stesso tempo si tiene conto delle riserve auree detenute dalle banche commerciali, che possono mantenere una parte delle loro riserve presso la Banca Centrale sotto forma di oro e non nella debole lira turca, la quantità complessiva delle riserve auree in Turchia raggiunge le 595,5 tonnellate, pari a 25 miliardi di dollari, ovvero un quarto delle riserve valutarie a disposizione della Turchia, osserva il giornale. Rispetto alle riserve auree detenute dalle altre Banche Centrali nel mondo, la Turchia si posiziona al 10° posto, con la tendenza ad aumentare le proprie riserve d'oro. Dall'inizio dell'anno il Paese ha mostrato il secondo più grande tasso di aumento delle riserve auree nel mondo dopo la Russia, che segue più o meno la stessa strategia perseguita da Erdogan: attraverso gli acquisti d'oro, Mosca ed Ankara cercano di diventare più indipendenti dalle riserve di valuta estera, in particolare dal dollaro statunitense. La Turchia conferma ufficialmente l'aumento delle sue riserve auree. Inoltre si segnala che Ankara segue l'esempio della Germania, ritirando i suoi lingotti d'oro da New York. Attualmente si parla di circa 28 tonnellate, e in generale negli ultimi anni dall'estero sono ritornate in patria 200 tonnellate d'oro della Turchia. Alcuni vedono in questa situazione l'escalation del braccio di ferro tra la Turchia e gli Stati Uniti, soprattutto dopo che a New York è in corso un'inchiesta contro il vicepresidente di una delle banche turche, rileva il giornale tedesco.

E' accusato di aver agevolato l'aggiramento delle sanzioni contro l'Iran, per cui rischia una condanna a molti anni di carcere, mentre la sua banca andrà incontro a gravi multe e sanzioni. Erdogan, ripetutamente intervenuto a difesa del suo connazionale, ritiene questo processo una cospirazione contro la Turchia. Negli ultimi anni la Banca Centrale Tedesca ha ritirato da New York quasi 300 tonnellate doro, mentre da Parigi 374 tonnellate. Ora i lingotti sono conservati a Francoforte, si afferma nell'articolo. Questa decisione è stata presa nel 2012, dopo che erano nate discussioni accese in Germania sull'esistenza di queste riserve e sul reale accesso delle autorità tedesche a questo oro in caso di necessità. Con 3.372,2 tonnellate, la quantità delle riserve auree della Germania è la seconda più grande al mondo dopo gli Stati Uniti. Allo stesso tempo la Banca Centrale Tedesca è stata una delle poche al mondo ad aver ridotto le sue riserve d'oro nel primo trimestre di quest'anno di 1,4 tonnellate per la coniazione di monete d'oro. Allo stesso tempo la lira turca continua a perdere valore, raggiungendo un nuovo record negativo: il dollaro vale ora 4,29 lire: mai in passato si era registrato questo livello, sottolinea il giornale. Sullo sfondo della svalutazione della moneta, i cittadini turchi si mostrano interessati all'oro: la domanda di oro sotto forma di gioielli è aumentata di ben il 34% dall'inizio dell'anno nel Paese. Inoltre il Presidente Erdogan ha recentemente affermato di auspicare a gestire i crediti internazionali non in dollari, ma sulla base delle riserve auree. "Perché prendiamo tutti i prestiti in dollari? Dateci un'altra valuta. Propongo di fare i prestiti solo in oro", ha detto Erdogan in un'intervista con un media turco. Secondo il Capo di Stato turco, con il dollaro il mondo è costantemente sotto pressione per le variazioni dei tassi di cambio, cosa che serve eliminare al più presto, per quanto possibile, riporta Frankfurter Allgemeine.

06.05.2018
it.sputniknews.com/economia/201805065971350-finanza-geopolitica-Erdogan...
wheaton80
00domenica 1 marzo 2020 03:44
La Grecia pone il veto alla dichiarazione della NATO in sostegno alla Turchia

Ieri, la missione permanente della Grecia presso la NATO ha posto il veto su una dichiarazione che l'alleanza si preparava a fare a sostegno di Ankara, a seguito della recente eliminazione di 33 soldati turchi, ha riferito il quotidiano greco Vima, citando informazioni da fonti greche. Secondo il giornale, il Ministro degli Esteri della Grecia, Nikos Dendias, ha impartito istruzioni dirette ai rappresentanti di utilizzare un veto se il testo della dichiarazione congiunta non avesse incluso una proposta greca per fare riferimento al rispetto della dichiarazione UE-Turchia sui rifugiati del marzo 2016. Secondo quanto riferito, la domanda greca è stata accolta con resistenza da numerosi Paesi, tra cui Regno Unito, Germania, Stati Uniti e Francia. In precedenza, il Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu aveva chiesto di avviare le consultazioni politiche previste dall'articolo 4 del trattato di Washington, che consente a un Paese membro di chiedere l'assistenza dell'organizzazione se ritiene che la sua sicurezza, integrità territoriale o indipendenza politica siano minacciate. Ankara ha anche chiesto che i suoi alleati aiutino la difesa aerea e l'Intelligence in relazione alla situazione in Idlib, ma non sono stati raggiunti accordi sulla questione, secondo la pubblicazione.

29/02/2020
www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_grecia_pone_il_veto_alla_dichiarazione_della_nato_in_sostegno_alla_turchia/82_33341/?fbclid=IwAR1biKqIk83sx8oSUxll07tsq37MuUggvcWohEd_LFW9JrS0kGU...
wheaton80
00sabato 15 agosto 2020 17:16
È dura far rivivere l’impero ottomano oggi

Vedo presenza e coinvolgimento militare turco nella regione del Mediterraneo orientale e oltre. Quello che non riesco a vedere è dove l’esercito turco vinca.

In Siria?
Ogni volta che i turchi decidono di essere avventurosi, finiscono per essere umiliati dovendo implorare il governo di Damasco di consentire agli elicotteri turchi di evacuare i turchi morti e feriti. Tanto per “prendere” Damasco!

In Libia?
Per quanto cerchino di nasconderlo al popolo turco, arrestando e incarcerando giornalisti per tradimento quando rivelano le loro perdite, resta il fatto che i sistemi di difesa aerea turchi non resistono 5 minuti, distrutti dagli stessi aerei da cui dovrebbero difendersi. La notizia è che esauriscono i terroristi siriani da arruolare e attualmente reclutano somali pagati dal Qatar e coll’ulteriore promessa della cittadinanza qatariota… se sopravvivono. L’ultimatum di 10 giorni emesso da Erdogan all'LNA di consegnare Sirte e al Jufra senza combattere, è scaduto (da tempo) senza alcuna azione delle forze terroristiche guidate dalla Turchia e delle forze fedeli al regime islamista di Tripoli. L’aviazione dell'LNA ha imposto di fatto una “no-fly zone” ai tanto pubblicizzati droni turchi che avrebbero dovuto fare la differenza.

In Grecia?
Dopo il fiasco di cercare di spingere migliaia di migranti illegali oltre il confine greco nel tipico tentativo turco di “guerra ibrida”, mossa contrastata da guardie di frontiera, polizia e agricoltori greci, la frustrazione di Ankara è cresciuta. Tali migliaia di migranti musulmani erano volati in Turchia con voli speciali della Turkish Airlines, dall’Africa e dall’Asia Centrale, per tale azione che non ha avuto successo! Lo “scacco matto” di Erdogan, con la firma di un memorandum illegale col regime islamista di Tripoli, secondo cui le acque territoriali greche sarebbero state divise tra essi, è stato neutralizzato nel momento in cui Atene ha firmato un accordo conforme al diritto marittimo internazionale con Il Cairo, che tagliava le ambizioni di Ankara sulle isole greche. Ora c’è la “passeggiata” delle navi turche in acque internazionali, ma nella ZEE greca, fingendo di condurre una ricerca di risorse naturali al fine di istigare una risposta militare dalle forze armate elleniche, che la Turchia possa usare come “punto di crisi” per imporre “negoziati” alle proprie condizioni. Atene non ha abboccato e la Marina ellenica, col minimo sforzo, circondava quella turca e “senza interrompere il nemico mentre commetteva un errore”.

In Iraq?
Dopo il bombardamento dei villaggi curdi causando la morte di civili (donne e bambini), le forze (molto) speciali della Turchia erano bloccate sul terreno montagnoso impegnate a tenere la testa bassa per non perderla per mano dei cecchini curdi che conoscono la (loro) terra. Con una dimostrazione di incompetenza militare, due giorni fa i turchi hanno ucciso per errore due alti ufficiali iracheni, cosa non gradita a Baghdad, che ora chiede l’immediato ritiro delle truppe turche dal suo territorio.

In Azerbaigian?
Dopo aver dato grande spettacolo inviando F-16 turchi sul confine azerbaigiano-armeno in “solidarietà” coi “fratelli” azeri, tali uccelli sono dovuti tornare di nascosto in Turchia nel momento in cui gli armeni hanno semplicemente dichiarato di aver attivato i sistemi di difesa aerea S-300. È dura far rivivere l’impero ottomano oggi.

George Ades

Traduzione: Alessandro Lattanzio
15 agosto 2020
aurorasito.altervista.org/?p=13330&fbclid=IwAR3ZSDjYcrU_nQJwsrXMnWF7sUEK_j1xuoJRNA9kQFnDB9HI4_Y...
wheaton80
00venerdì 3 marzo 2023 19:13
Diana Șoșoacă, senatrice rumena: dichiarazione politica sul terremoto in Turchia, che ritiene artificiale

Traduco nel seguito e dai sottotitoli inglesi (non sempre comprensibili…) il video della senatrice rumena Șoșoacă, video che è diventato virale. Sono dichiarazioni e sfoghi della senatrice, che parte dall’assunto che i tragici terremoti siano stati provocati artificialmente in Turchia e siano una “punizione” fatta al Presidente turco Erdogan per le posizioni assunte con la NATO e la sua neutralità nella guerra in corso tra Ukraina e Russia



Cari Senatori, da tre anni viviamo una vera campagna di omicidio di massa, in tutto il mondo. Questo sia attraverso una presunta pandemia, con una urgente necessità di iniettare vaccini non testati che uccidono la gente, che attraverso guerre che riducono la popolazione mondiale ma riorganizzano le politiche internazionali, riallineano i poli di potere e alterano l’ordine. Abbiamo vissuto per testimoniare la produzione a comando di terremoti... In realtà il pù grande attacco alla Turchia, il più grande mai visto… Il Presidente della Turchia, Erdogan, nella sua posizione di neutralità e di mediazione nella guerra tra Ukraina e Russia, li ha disturbati. Soprattutto per il fatto che la Turchia, dal punto di vista militare, è il secondo grande potere all’interno della NATO. La posizione di Erdogan, di bloccare l’accesso della Svezia nella NATO, il suo discorso a Davos, nonchè il gesto di andarsene nel mezzo della conferenza stampa, sfidando Schwab… tutto ciò non è rimasto senza eco, nel freddo mondo dei leader mondiali. Ma nessuno pensava che avrebbero dovuto morire delle persone, cosi tante, in un modo cosi terribile. Ed è solo un avviso, perchè non si è trattato dell’area piu popolata della Turchia. 150 scosse di assestamento di un terremoto devastante, il secondo maggiore del primo, *senza l’esistenza di un epicentro* [*affermazione di cui non riesco a trovare documentazione in rete, ndt].

L’area è stata sollecitata artificialmente, le armi geologiche esistono da tanto tempo e sono state usate finora senza causare così tanti morti, probabilmente per fare degli esperimenti. Ora il tutto però è stato messo in pratica. Se guardiamo con attenzione alla mappa della Turchia, vediamo che è solcata da condotte di gas e petrolio, in realtà l’obbiettivo della distruzione. 10 minuti prima che accadesse il terremoto, i Turchi chiusero queste condotte. In aggiunta a questo, 24 ore prima del terremoto, 10 Paesi hanno ritirato i loro ambasciatori dalla Turchia. 5 giorni prima che questo accadesse, il Ministro Rumeno degli Affari Esteri emise un avvertimento di viaggio per i cittadini rumeni in Turchia, anche se non c’era nessun pericolo, e cosi fecero altri Paesi. Uccidendo le persone, hanno servito i loro interessi. Le mappe mostrate su tutti i canali televisivi mostrano che non c’è stato un epicentro, ma una linea con migliaia di scosse. I Servizi Segreti turchi stanno indagando su un possibile “intervento criminale”, leggasi un coinvolgimento di un altro Stato nello scatenare il primo terremoto: ciò che poi è seguito è stata una reazione a catena dopo la destabilizzazione delle placche tettoniche nella regione. E’ molto chiaro che il Presidente Erdogan è stato punito per il suo coraggio, dignità e onore e per la sua vicinanza alla Federazione Russa, di fatto una posizione di neutralità e mediazione per la pace.

Inoltre si vuole deviare l’attenzione della gente dall’Ucraina, dove i rappresentanti di molti Paesi hanno già iniziato ad urlare contro il dispotismo ed ordini dati dal Presidente Zelensky, come se stesse governando il mondo e si è obbligati a spedire armi e partecipare alla sua guerra. Una guerra in cui sacrifica la sua stessa gente e distrugge l’intero Paese. Chiunque parli di pace viene messo al palo dell’infamia e attaccato da tutti i fronti. Questo è ciò che accadde in Romania quando cominciai la singolare iniziativa “neutralità per la Romania. La pace di Bucarest”. Mi hanno dato addosso, sebbene, dopo un anno di guerra, quasi tutti stiano dicendo quel che ho detto e sostenuto dall’inizio, ma affermano ora di essere loro i proprietari di queste idee. E’ un plagio, un plagio. Siete dei Giuda. A causa vostra le persone sono morte e continuano a morire. Tutti voi avete le mani insanguinate, del sangue di milioni di morti per l’interesse di alcuni pazzi che vogliono governare il mondo. Purtroppo, a livello della leadership rumena, ci sono solo incompetenti, idioti, plagiatori, ladri, furfanti, criminali, codardi, traditori e la lista è lunga… Questi incompetenti, insigniti da Paesi stranieri per meriti speciali del loro sostegno, ma fatto alle spese della Romania. Ora stanno cercando di trasformare la Romania da Stato sovrano e neutrale in uno servile e offensivo, attraverso il quale grandi poteri possono esercitare le loro azioni bellicose per trasformare i Rumeni in carne da cannone, a beneficio di altri. Siete dei Giuda, vi fermeremo ad ogni costo. Lasciate la Romania sovrana e neutrale. Non siamo interessati alle guerre di nessuno, Abbiamo sempre difeso la nostra terra e Nazione e non abbiamo attaccato nessuno. Dovreste sapere che siamo sempre stati nel campo perdente, anche quando il campo vinceva. Abbiamo sempre pagato. Basta. Fermatevi. "La Romania manterrà la sua neutralità, ad ogni costo", voi traditori avete promesso ad altri. Abbiamo l’obbligo di mantenere buone relazioni con i vicini nella regione, al di là di cosa altri vi chiedano. Se non siete in grado di difendere la nostra pace, e non lo siete, andatevene o vi toglieremo noi.

Mi è molto chiaro che a questo punto le cose a livello internazionale sono scappate di mano. Gli stupidi stanno giocando a fare dio e pensano di aver vinto il gioco. A causa di questi dementi e psicopatici che provocano guerre e cataclismi usando armi non convenzionali, noi umani siamo solo numeri di cui si possono disfare. E’ imperativo che tutte le Nazioni, i popoli del mondo si sollevino insieme, si sveglino dal comfort quotidiano e dalla indifferenza e, come nel 1848, inizieremo la lotta di liberazione dal giogo degli psicopatici, dei dementi che rubano la nostra felicità e il mondo meraviglioso in cui viviamo. Questa la ragione per cui esorto tutti voi che ancora volete vivere in un mondo di Dio e non di Satana, vi esorto a sollevarvi in una rivolta mondiale per liberarci e distruggere questi nemici, perchè in questo momento siamo in legittima difesa. Giù le zampe dalla Turchia, giù le zampe dalla Romania! Giù le zampe dai popoli di Dio. Avviso agli psicopatici del mondo: se avete bisogno di gente che muoia, morite anche voi. Tutti o nessuno. Occhio per occhio, dente per dente. La legge del taglione. Grazie Senatori. Partito S.O.S Romania

Traduzione: Cristina Bassi (rivista da Wheaton80)
Fonte: davidicke.com/2023/02/12/romanian-senator-diana-iovanovici-sosoaca-production-of-earthquakes-on-...

12/02/2023
www.thelivingspirits.net/diana-sosoaca-senatrice-rumena-dichiarazione-politica-sul-terremoto-in-turchia-che-ritiene-arti...
wheaton80
00martedì 30 maggio 2023 19:15
Turchia, il secolo di Erdoğan

Nonostante le possibili implicazioni del voto più difficile per Erdoğan in due decenni alla guida del suo Paese, il dato forse di maggiore rilievo del ciclo elettorale appena concluso con il ballottaggio per le presidenziali di domenica in Turchia sembra essere piuttosto il fallimento della proposta di riorientamento strategico verso Occidente promosso dall’opposizione e dal suo candidato, Kemal Kiliçdaroğlu. Tutto ciò che ha dovuto fare il Presidente in carica per riconfermarsi dopo il risultato inaspettatamente positivo del primo turno è stato in definitiva ribadire l’impegno per una politica estera ed economica indipendente, nonché accentuare i toni populisti ed evitare gli eccessi xenofobi degli ambienti ultra-nazionalisti, sposati invece quasi del tutto dal suo rivale. I dati ufficiali del voto hanno assegnato a Erdoğan il 52,18% dei consensi e il 47,82% a Kiliçdaroğlu. Quest’ultimo ha incassato circa 830mila voti in più rispetto al primo turno, mentre Erdoğan ha chiuso con un saldo positivo di 600mila. La differenza non è stata sufficiente a spostare gli equilibri, visto che il presidente uscente ha sopravanzato il candidato dell’opposizione per oltre 2,3 milioni di voti. C’erano in realtà molti dubbi sul fatto che un’eventuale vittoria di Kiliçdaroğlu avrebbe portato, tra l’altro, alla rottura dei rapporti tra Ankara e Mosca o al riallineamento della Turchia alla NATO, visti gli interessi in gioco e i cambiamenti ormai consolidati degli equilibri strategici eurasiatici. Il candidato dell’Alleanza della Nazione aveva però accentuato gli aspetti filo-atlantisti della sua agenda elettorale, arrivando anche a denunciare un’inesistente interferenza russa nel voto in Turchia. La scelta si è dimostrata perdente e non poteva essere diversamente se si pensa all’attitudine della maggioranza della popolazione turca nei confronti degli Stati Uniti e dell’Occidente.

L’identificazione con la NATO equivale d’altronde a condividere e a partecipare alle provocazioni anti-russe nel quadro di un conflitto, come quello Ucraino, che ha causato gravissimi problemi economici e portato il pianeta sull’orlo di una conflagrazione nucleare. Allo stesso tempo, gli elettori turchi comprendono come i rapporti con la Russia abbiano contribuito in buona parte alla sicurezza energetica del loro Paese, così come a raccogliere una serie di benefici economici, quanto meno nel periodo precedente alla crisi in corso. L’altra iniziativa risultata perdente di Kiliçdaroğlu in vista del ballottaggio è l’abbraccio con il Partito della Vittoria di estrema destra di Ümit Özdağ per assicurarsi il sostegno dei suoi (pochi) elettori. Il leader di questo partito aveva acconsentito ad appoggiare lo sfidante di Erdoğan a patto di scrivere nel programma di governo l’impegno a deportare i milioni di rifugiati siriani ospitati dalla Turchia e ad abbandonare qualsiasi compromesso nella battaglia contro il “terrorismo curdo”. Quest’ultima promessa ha inevitabilmente causato una sensibile flessione dei consensi per Kiliçdaroğlu nelle province sud-orientali, dove è presente una consistente minoranza curda. Per quanto riguarda la questione dei rifugiati, anche Erdoğan minaccia da tempo di rimpatriarne il maggior numero possibile in Siria.

Non solo, il Presidente turco aveva a sua volta stipulato un’intesa elettorale per il ballottaggio con il candidato piazzatosi terzo al primo turno, Sinan Oğan, anch’egli attestato su posizioni ultra-nazionaliste e xenofobe. Oğan aveva offerto il suo appoggio al candidato che si sarebbe impegnato a espellere i rifugiati siriani, ma ha alla fine optato per Erdoğan nonostante i due non abbiano sottoscritto alcun accordo formale sulla questione, consentendo al Presidente in carica di presentarsi come alternativa relativamente più moderata sul tema dell’immigrazione. In linea generale, Kiliçdaroğlu ha provato dunque a recuperare terreno dopo il voto del 14 maggio con una strategia più aggressiva e “divisiva”, sopravvalutando probabilmente il desiderio di cambiamento dentro la società turca. L’opposizione e varie voci in Occidente non hanno mancato poi di denunciare brogli e irregolarità nelle operazioni di voto. Nel primo turno, ad esempio, era apparso insolito che nelle aree devastate dal terremoto di febbraio fosse stata registrata un’affluenza superiore all’80% o che l’alleato del partito Giustizia e Sviluppo (AKP) di Erdoğan, il partito del Movimento Nazionalista (MHP) di estrema destra, avesse fatto segnare risultati inaspettati nelle province foltamente popolate dalla minoranza curda.



È anche evidente che, come in molti altri Paesi, inclusi quelli occidentali, Erdoğan abbia beneficiato del fatto di essere il Presidente in carica, sia in termini di popolarità sia di controllo dei mezzi di comunicazione ufficiali. In ogni caso, la sterzata verso destra seguita al primo turno non ha giovato a un Kiliçdaroğlu già penalizzato dall’essere dipinto, in parte correttamente, come una sorta di burattino dell’Occidente. Populismo e anti-imperialismo sono state le carte vincenti di Erdoğan, anche se il secondo di questi due fattori ha nella realtà dei fatti contorni più sfumati. La retorica anti-occidentale di Erdoğan è in primo luogo un’arma elettorale. Non ci sono da parte sua ad esempio piani concreti per uscire dalla NATO. Inoltre, il suo governo ha acconsentito alla ratifica dell’ingresso della Finlandia nell’Alleanza. Gli ostacoli che Ankara continua a porre alla candidatura della Svezia sono invece motivati da questioni di natura politica da collegare soprattutto alla “minaccia” curda. Anche in merito al conflitto russo-ucraino, la Turchia, a differenza di quanto sostengono spesso i governi occidentali, non appoggia Mosca ma cerca di conservare una posizione neutrale o, per meglio dire, equidistante. A guidare le scelte di Erdoğan sono cioé gli interessi turchi.

Da un lato, Ankara fornisce armi, come i droni “Bayraktar”, all’Ucraina e dall’altro favorisce il consolidamento della partnership pressoché a tutto tondo con la Russia, rifiutando di adeguarsi al regime sanzionatorio occidentale. Questa “politica estera indipendente”, celebrata da Putin nel suo messaggio di congratulazioni inviato a Erdoğan dopo la vittoria al ballottaggio, rimarrà quindi con ogni probabilità uno degli elementi caratterizzanti anche del terzo mandato alla Presidenza della Turchia. Che le priorità di Ankara siano localizzate più a oriente che a occidente dipende poi dalle dinamiche che stanno rimescolando gli equilibri globali favorendo l’emergere di un ordine multipolare. Nel riassumere i fattori chstanno alla base del processo di riposizionamento internazionale della Turchia promosso in due decenni da Erdoğan, la giornalista turca Ceyda Karan, in un’analisi pre-elettorale pubblicata la settimana scorsa dalla testata on-line libanese The Cradle, ha ricordato che Ankara “necessita di almeno 200 miliardi di dollari di risorse”. Per questo motivo, “la direzione della politica estera di Erdoğan sarà determinata dalle opportunità economiche” e, di conseguenza, il Presidente turco “non verrà visto come un partner affidabile da nessun Paese”, sia nel campo atlantista sia in quello eurasiatico.

thecradle.co/article-view/25281/take-two-turkiyes-election-circus-gets-even...

Questa attitudine di Erdoğan resterà tale in funzione proprio della pesante crisi economica e monetaria che sta attraversando la Turchia e che rischia di mettere in discussione le aspirazioni da potenza regionale che il Presidente ha attentamente coltivato. Proprio in questa prospettiva, il rapporto con la Russia, al centro dell’attenzione di media e governi occidentali nel periodo pre-elettorale, continuerà ad avere una dimensione tutta particolare. Grazie al lavoro di Erdoğan e Putin, i due Paesi sono oggi legati da solide e crescenti relazioni che producono benefici per entrambi in molti settori, da quello turistico a quello energetico (gas, nucleare), dalle costruzioni al commercio, dall’industria agli investimenti, fino a quello militare (S-400) e diplomatico (Siria). L’inclinazione pragmatica di entrambi i governi fa tuttavia in modo che non manchino anche elementi di scontro o interessi divergenti, osservabili in vari ambiti. Un esempio recentissimo è appunto l’Ucraina e l’assistenza militare di Ankara al regime di Zelensky. A questo proposito, praticamente in concomitanza con il successo elettorale di Erdoğan e i complimenti espressi da Putin, si è diffusa la notizia della distruzione quasi competa da parte della Russia della flotta di droni “Bayraktar TB2” turchi in dotazione delle forze armate ucraine.

Michele Paris
29 maggio 2023
www.altrenotizie.org/primo-piano/9994-turchia-il-secolo-di-erdo...
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:56.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com