Dossier Tradizionalismo

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Ghergon
00mercoledì 25 giugno 2008 21:05
Visto le importantissime novità che si stanno susseguendo in questi giorni crediamo sia giusto e doveroso aprire un thread apposito per poter seguire passo dopo passo gli avvenimenti e raccoglierli tutti qui.
Ghergon
00mercoledì 25 giugno 2008 21:07
Accordo tra S.Sede e lefebvriani, conto alla rovescia

lefebE’ iniziato il conto alla rovescia per l’accordo tra la Fraternità San Pio X fondata dal vescovo francese Marcel Lefebvre e la Santa Sede, come scrivo sul Giornale di oggi. I lefebvriani, che hanno chiesto la revoca della scomunica, dovranno rispondere entro il 28 giugno alle proposte presentate per conto di Benedetto XVI dal cardinale Dario Castrillòn Hoyos, presidente della pontificia commissione “Ecclesia Dei”. Si tratta di cinque punti da sottoscrivere, chiariti i quali la Fraternità potrà rientrare nella piena comunione con Roma. E’ un’occasione irripetibile: i lefebvriani da tempo chiedevano la liberalizzazione del messale antico - e Papa Ratzinger con il Motu proprio “Summorum pontificum cura” ha ridato piena cittadinanza al rito preconciliare - ed è innegabile la “catechesi” che negli ultimi tempi proviene dalle messe papali, con il recupero di alcuni elementi tradizionali. La Fraternità dovrà accettare il Concilio Vaticano II e la piena validità del rito liturgico post-conciliare (entrambi i punti furono già sottoscritti dallo stesso monsignor Lefebvre nel 1988) e per quanto riguarda la sua sistemazione canonica, potrebbe essere configurata come una “prelatura”. E’ noto però che vi sono resistenze interne: queste dovrà cercare di superare il vescovo Bernard Fellay, superiore dei lefebvriani, nei prossimi giorni, in occasione del capitolo generale. Ora che l’antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più.

blog.ilgiornale.it/tornielli
[Edited by Ghergon 6/24/2008 8:41 PM]
Ghergon
00mercoledì 25 giugno 2008 21:08
Ecco le cinque condizioni della lettera a Fellay

Sono venuto in possesso delle cinque condizioni poste a monsignor Fellay in vista del rientro nella piena comunione con Roma. Al contrario delle iniziali indiscrezioni, non si parla di accettazione del Concilio o della nuova messa: sono condizioni generali previe. Di fatto la Santa Sede, mostrando una grande generosità, chiede di non attaccare la persona del Papa. Monsignor Fellay ha invocato da Benedetto XVI la revoca della scomunica, la richiesta di rispettarne l’autorità senza più pretendere essere destinatari di un magistero “superiore” a quello del Pontefice regnante mi sembra una condizione di buon senso! Questo il testo della lettera che porta la firma del cardinale presidente di Ecclesia Dei:
Condizioni risultanti dall’incontro del 4 giugno 2008 tra il cardinale Dario Castrillon Hoyos e il vescovo Bernard Fellay:
1) L’impegno a una risposta proporzionata alla generosità del Papa.
2) L’impegno ad evitare ogni intervento pubblico che non rispetti la persona del Santo Padre e che possa essere negativo per la carità ecclesiale.
3) L’impegno a evitare la pretesa di un magistero superiore al Santo Padre e di non proporre la Fraternità in contrapposizione alla Chiesa.
4) L’impegno a dimostrare la volontà di agire onestamente nella piena carità ecclesiale e nel rispetto dell’autorità del Vicario di Cristo.
5) L’impegno a rispettare la data - fissata alla fine del mese di gigno - per rispondere positivamente. Questa sarà una condizione richiesta e necessaria come preparazione immediata all’adesione per avere la piena comunione.


blog.ilgiornale.it/tornielli
Ghergon
00mercoledì 25 giugno 2008 21:08
15 Giugno 2008

Messa Tradizionale per tutte le parrocchie




Ieri il Cardinale Dario Castrillon Hoyos, Presidente della Commissione Pontificale Ecclesia Dei, ha annunciato a Londra che Papa Benedetto XVI vuole introdurre il “Rito Gregoriano” – in precedenza conosciuto come Rito Tridentino – in ogni parrocchia della Chiesa d’Occidente.

Il Papa vuole introdurre il ‘Rito Gregoriano’ in tutte le parrocchie
Questo è un annuncio così importante che tanti cattolici non crederanno alle loro orecchie. Io ero uno dei quattro giornalisti presenti. Ecco degli estratti dalla conferenza stampa diffusa, nella quale il Cardinale demolisce completamente le interpretazioni liberali del Summorum Pontificum:


Elena Curti (The Tablet): Eminenza, vorrei chiederLe la sua opinione sulla risposta dei Vescovi dell’Inghilterra e del Galles al Motu Proprio del Papa.


Cardinal Dario Castrillon Hoyos: Penso che sia positiva. Ci sono alcuni problemi perché è un modo nuovo di celebrare la liturgia ed hanno bisogno di tempo per preparare preti e catechisti sui contenuti della Forma Straordinaria.

Reuters: In alcune parti del mondo sembra esserci della resistenza da parte dei vescovi locali nel lasciare ai fedeli piena libertà di celebrare la Forma Straordinaria. Che suggerimenti ha per i fedeli?

CC: Di informarsi. Tante difficolta sorgono perche’ non conoscono la realtà del Rito Gregoriano – questo è il nome giusto [corretto] della Forma Straordinaria, perché questa Messa non è mai stata vietata, mai.
Oggi per tanti vescovi è difficile perché essi non hanno preti che conoscono il latino.
Tanti seminari insegnano poche ore di latino – non abbastanza da dare la preparazione necessaria per celebrare bene la Forma Straordinaria.

Altri pensano che il Santo Padre stia andando contro il Concilio Vaticano Secondo. Questa è ignoranza assoluta.
I Padri Conciliari, non celebrarono mai un’altra Messa che non fosse quella Gregoriana. L’altra [il Novus Ordo] venne dopo il Concilio… Il Santo Padre, che è un teologo e che fece parte della preparazione del Concilio, sta agendo esattamente in linea con il Concilio, offrendo con libertà i modi diversi di celebrare.
Questa celebrazione, quella Gregoriana, è stata la celebrazione della Chiesa per più di mille anni... Altri dicono che uno non può celebrare con la schiena rivolta alle persone. Questo è ridicolo. Il Figlio di Dio si è sacrificato al Padre, con la faccia verso il Padre. Ciò non è contro le persone. E’ per le persone...

Damian Thompson (Telegraph): Eminenza, il Santo Padre vorrebbe che le parrocchie ordinarie in Inghilterra che non hanno conoscenza del Rito Gregoriano vengano introdotte ad esso?

CC: Sì, certo.
Non possiamo celebrarlo senza conoscere il linguaggio, i segni, ed i modi del Rito, ed alcune istituzioni della Chiesa stanno aiutando in questo senso. [Quindi, introdurre per insegnare ai fedeli. Questo mi ricorda quanto chiese il Concilio, e cioé, che i pastori insegnano al loro gregge a cantare e parlare sia in latino che nella loro madrelingua. Entrambe. Quindi anche adesso si usano entrambi!]

DT: Quindi il Papa vorrebbe vedere tante parrocchie ordinarie far spazio per il Rito Gregoriano?

CC: Tutte le parrocchie. Non tante – tutte le parrocchie [Tutte. Tutte. Tutte. Ripetete con me.perché questo è un regalo di Dio.
Egli offre queste ricchezze, ed è molto importante per le nuove generazioni conoscere il passato della Chiesa. Questo tipo di celebrazione è così nobile, così bella – il modo di esprimere la nostra fede è quella dei teologi più profondi.
La celebrazione, la musica, l’architettura, la pittura, crea un insieme che è un tesoro.
Il Santo Padre vuole offrire a tutti questa possibilità, non solo a pochi gruppi che la chiedono, così che tutti vengano a conoscenza di questo modo di celebrare l’Eucaristia nella Chiesa Cattolica.

Anna Arco (The Catholic Herald): Riguardo a ciò, vorreste vedere tutti i seminari in Inghilterra e Galles insegnassero ai seminaristi come celebrare nella Forma Straordinaria?

CC: Mi piacerebbe, e sarà necessario. Stiamo scrivendo ai seminari, ed abbiamo presente che dobbiamo fornire una preparazione approfondita non solo per il Rito, ma anche per [insegnare] la teologia, la filosofia, la lingua Latina...


DT: Quali sarebbero i passi pratici per le parrocchie ordinarie [in preparazione per il Rito Gregoriano]?

CC: Il parroco dovrebbe scegliere un ora, di Domenica, per celebrare la Messa, e preparare la comunità con la catechesi per capirla, per apprezzare il valore del silenzio, il valore del modo sacro di stare davanti a Dio, la teologia profonda, per scoprire come e perché il sacerdote rappresenta la persona di Cristo e di pregare con il prete. [Questo sottolinea anche il motivo per cui dico che SP è un gran dono per i preti. Nel cambiare il punto di vista che il prete ha della Messa e di se stesso come prete che dice la Messa, la parrocchia cambierà]

EC: Eminenza, penso che tanti cattolici siano piuttosto confusi da questa continua enfasi sul Rito Tridentino, principalmente perché ci hanno insegnato che il nuovo Rito ha rappresentato un vero progresso, e molti di noi che siamo cresciuti con esso lo vediamo come vero progresso, perché ci sono Ministri dell’Eucaristia, donne sul santuario, perché siamo tutti sacerdoti, profeti e re. A molti di noi questa nuova enfasi sembra negare tutto ciò. [buzzzz]

CC: Cos’e` il progresso?"Progredire" vuol dire [offrire] il meglio a Dio... Sono sorpreso, perche’ tanti giovani sono entusiasti della celebrazione del Rito Gregoriano...

EC: Nel Motu Proprio, l’enfasi del Papa é su un Rito e due forme, ed egli descrive il Rito Tridentino come “straordinario”. Straordinario quindi vuol dire un’eccezione, non qualcosa che celebriamo tutte le domeniche.

CC: Non “un’eccezione”. Straordinario vuol dire “non ordinario”, non “un’eccezione”. [Clap. Questo è corretto.]

EC: Dovrebbe quindi superare il nuovo Rito? Dovremmo tornare indietro? [Notate il cliche’… “torniamo indietro”. Per questa gente questo è uno spettacolo????? A somma zero ?????]

CC: Non è tornare indietro: è prendere un tesoro che è presente, ma non era offerto… Ma ci vuole tempo. L’applicazione delle riforme del Concilio Vaticano Secondo richiesero anni. Ci vuole tempo per comprendere la profondità del vecchio Rito. Il Santo Padre non sta tornando al passato; sta prendendo un tesoro dal passato per offrirlo fiano a fianco con la celebrazione ricca del nuovo Rito. La seconda preghiera Eucaristica del nuovo Rito è una delle più antiche [nell’intera liturgia della Chiesa]. Non è il caso di uno scontro ma di un dialogo fraterno.

DT: Ci sarà una chiarificazione del Motu Proprio?

CC: Non una chiarificazione del Motu Proprio stesso, ma di cose trattate nel Motu Proprio, come il calendario, l’ordinazione al sottodiaconato, il modo di usare i paramenti, il digiuno Eucaristico. [QUANDO?]

DT: Cosa ci dice del “gruppo stabile”?

CC: E` una questione di buon senso... Intorno ad ogni Vescovo ci sono forse tre o quattro persone. Questo è un gruppo stabile. Non è possibile dare la Messa a due persone, ma due qui, due lì, due da un’altra parte – loro possono averla. Sono un gruppo stabile.

DT: Da parrocchie diverse?


CC: Non c’è problema! Questo è il nostro mondo. I manager delle imprese non vivono tutti insieme, ma sono un gruppo stabile.
Ghergon
00mercoledì 25 giugno 2008 21:09



E' ufficiale: d'ora in poi Comunione in ginocchio per i fedeli che riceveranno l'Eucaristia dalle mani del Santo Padre


CITTA’ DEL VATICANO - L’abitudine del Papa di distribuire la comunione ai fedeli in ginocchio, cosi' come e' accaduto nella recente visita a Santa Maria di Leuca e a Brindisi, anche per recuperare il ''senso della devozione e del mistero''. Lo ha annunciato, in un'intervista all'Osservatore Romano, Monsignor Guido Marini, Maestro delle cerimonie liturgiche pontificie. Alla domanda se Benedetto XVI continuera' a distribuire l'ostia consacrata ponendola nella bocca dei fedeli inginocchiati, il cerimoniere ha risposto: ''penso proprio di sì''. ''Al riguardo - ha spiegato - non bisogna dimenticare che la distribuzione della comunione sulla mano rimane tuttora, dal punto di vista giuridico, un indulto alla legge universale, concesso dalla Santa Sede a quelle conferenze episcopali che ne abbiano fatto richiesta''. ''La modalita' adottata da Benedetto XVI tende a sottolineare la vigenza della norma valida per tutta la Chiesa. In aggiunta si potrebbe forse vedere anche una preferenza per l'uso di tale modalita' di distribuzione che, senza nulla togliere all'altra, meglio mette in luce - osserva Monsignor Marini - la verita' della presenza reale nell'Eucaristia, aiuta la devozione dei fedeli, introduce con piu' facilita' al senso del mistero. Aspetti che, nel nostro tempo, pastoralmente parlando, e' urgente sottolineare e recuperare''. Quanto alla possibilita' che Benedetto XVI celebri una Messa in latino secondo il messale di San Pio V, il cerimoniere al momento non si pronuncia: ''Si tratta - afferma - di una domanda a cui non so dare risposta''.

petrus on line
Ghergon
00mercoledì 25 giugno 2008 21:12
Introibo ad Altare Dei - Inserito il primo sacerdote tradizionalista nella Diocesi di Verona



CITTA’ DEL VATICANO - La diocesi di Verona, una delle prime in Italia a celebrare la Messa secondo il rito romano antico, ora puo' vantare un sacerdote di formazione tradizionalista inserito a pieno titolo nel clero scaligero. Si tratta di don Vilmar Pavesi, brasiliano di origini lombarde, da un anno naturalizzato italiano. Ad annunciarlo e' Maurilio Cavedini, presidente di ''Una voce'', l'associazione che raccoglie i cattolici tradizionalisti. ''La sua nomina - sottolinea - e' una delle tante aperture di Papa Benedetto XVI: qualche anno fa non sarebbe stato possibile neppure pensarla''. Gia' da vari anni nella Chiesa di Santa Toscana ogni mattina alle 9:15 viene celebrata una messa - alla presenza di una cinquantina di persone - secondo i dettami del rito romano antico, che impone, oltre all'uso del latino, una ritualita' rigorosa per l'officiante, che volta le spalle ai fedeli e si muove seguendo regole precise. ''Purtroppo in altre parti del Veneto, come nel bellunese e nel vicentino - rileva Cavedini - non vi e' stata la stessa 'apertura' e la richiesta di poter avere un sacerdote tradizionalista non e' stata ancora accolta''.
Ghergon
00venerdì 27 giugno 2008 19:24
Castrillon Hoyos: la Messa in latino










27 giugno 2008
Quel che segue è la traduzione per i lettori del discorso tenuto dal cardinale Dario Castrillon Hoyos (presidente della Commissione Ecclesia Dei) alla Latin Mass Society di Londra, prima della messa a Westminster.

Maurizio Blondet


(...) La prima cosa che voglio dirvi è che ho apprezzato il lavoro che la Società della Messa Latina d’Inghilterra e del Galles ha compiuto in questi quattro decenni. Voi avete agito a fianco dei vostri vescovi e rispettando la loro autorità, a volte senza ottenere tutti i risultati che desideravate. E intanto, in tutto quel che avete fatto, siete rimasti fedeli alla Santa Sede e al successore di Pietro. E siete rimasti fedeli in un tempo molto difficile per la Chiesa – un tempo che è stato di prova particolare per coloro che amano e stimano le ricchezze dell’antica liturgia.

Evidentemente questi anni non sono trascorsi senza numerose sofferenze, ma il nostro Signore amato le conosce e, nella sua divina provvidenza, trarrà per voi grandi benefici dai vostri sacrifici e dai sacrifici dei membri della Latin Mass Society che non hanno vissuto fino a questo giorno. A voi tutti, a nome della Chiesa, dico grazie per essere restati fedeli alla Chiesa e al Vicario di Cristo, grazie di non aver permesso che il vostro amore della liturgia classica di Roma vi conducesse fuori dalla comunione con il vicario di Cristo.

E vi dico anche: in alto i cuori! Perchè è evidente dai giovani d’Inghilterra e del Galles che amano l’antica liturgia, che voi avete ben lavorato per conservare e trasmettere questa liturgia ai vostri figli.

In secondo luogo, voglio parlare del Motu Proprio «Summorum Pontificum» del nostro amato santo padre, papa Benedetto XVI. So quale grande gioia la pubblicazione del Summorum Pontificum ha dato ai vostri membri e, d’altra parte, a tanti fedeli cattolici nel mondo. In risposta a tente sofferenze e preghiere di tante persone al corso di quattro decenni, Dio onnipotente ha suscitato per noi un sovrano pontefice che è molto sensibile alle vostre preoccupazioni. Il papa Benedetto XVI conosce e sente profondamente l’importanza dei riti dell’antica liturgia per la Chiesa, sia per la Chiesa di oggi che per la Chiesa di domani. Per questo ha pubblicato un documento giuridico, un Motu Proprio, che instaura la libertà legale degli antichi riti nella Chiesa. È importante comprendere che il Summorum Pontificum instaura una nuova realtà giuridica nella Chiesa.

Esso dà ai fedeli ordinari e ai sacerdoti dei diritti, che devono essere rispettati da coloro che hanno la funzione d’autorità. Il Santo Padre sa che in certi luoghi del mondo, molte richieste di sacerdoti e fedeli laici che volevano celebrare secondo gli antichi riti, spesso non sono state accolte. Ecco perchè ha ora stabilito, con la sua autorità, che celebrare secondo la forma più antica di liturgia – tanto il santo sacrificio della Messa quanto i sacramenti e gli altri riti liturgici – è un diritto giuridico, e non un semplice privilegio accordato.

Certo, questo deve essere fatto in armonia sia con la legge ecclesiastica che son i superiori ecclesiali, ma i superiori devono anche riconoscere che questo diritto è adesso fermamente stabilito nella legge della Chiesa dal vicario di Cristo stesso. Si tratta di un tesoro che appartiene a tutta la Chiesa cattolica e che deve essere a disposizione di tutti i fedeli di Cristo. Questo significa che i sacerdoti parrocchiali e i vescovi devono accettare le suppliche e le richieste dei fedeli che lo chiedono, e che i preti e i vescovi devono fare tutto il possibile per dare ai fedeli questo tesoro liturgico eminente della tradizione della Chiesa.

In questo periodo che segue immediatamente la pubblicazione del Motu Proprio, il nostro compito più urgente è di far sì che la celebrazione della forma straordinaria del rito romano sia celebrata là dove è più desiderata dai fedeli e là dove le loro legittime aspirazioni non sono ancora state soddisfatte. Da una parte, nessun sacerdote deve essere costretto, contro la sua volontà, a celebrare secondo questa forma straordinaria. D’altro canto, questi preti che non deisedrano celebrare secondo il messale romano del 1962 devono essere generosi a rispondere alle richieste dei fedeli che lo desiderano.

Da come vedo le cose, due fattori sono necessari.
1) Anzitutto è importante trovare una chiesa in una zona centrale, che vada bene al maggior numero di fedeli che hanno richiesto questa messa. Naturalmente deve essere una chiesa il cui parroco accetta di accogliere questi fedeli, della sua parrocchia e delle parrocchie vicine.
2) E’ essenziale che ci siano dei preti che desiderino celebrare secondo il Messale romano del 1962 e rendano questo importante servizio pastorale ogni domenica. Spesso possono esserci uno o più sacerdoti, in un decanato o settore diocesano, che posasonov olere, o anche desiderare, di celebrare questa messa. I vescovi devono essere molto sensibili a queste disposizioni pastorali e devono facilitarle. E’ obbiettivo fondamentale della Summorum Pontificum.

E’ molto triste vedere dei preti a cui si vieta di celebrare questa forma straordinaria della Messa a causa di misure restrittive che sono state prese contro le intenzioni del Santo Padre, e dunque contro la legge universale della Chiesa (...).

Permettetemi di dirlo con franchezza: il Santo Padre vuole che l’antica forma di messa divenga un caso normale nella vita liturgica della Chiesa, in modo che gli antichi riti diventino familiari a tutti i fedeli di Cristo – giovani e anziani – affinchè attingano alla loro bellezza tangibile e alla loro trascendenza. Il Santo Padre lo vuole per ragioni pastorali come per ragioni teologiche. Nella lettera che accompagna il Summorum Pontificum, papa Benedetto scrive:

«La storia dellla Chiesa è fatta di crescita e progresso, mai di rottura, Ciò che era sacro per le generazioni precedenti resta grande e sacro oggi, e non può all’improvviso trovarsi completamente vietato, se non considerato come nefasto. È bene per noi tutti, conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e dare loro il giusto posto».

Questo mi porta al terzo punto. Voi siete a buon diritto convinti che l’usus antiquior non è un pezzo da museo, ma l’espressione vivente del culto cattolico. Se è vivente, noi dobbiamo credere anche che si sviluppi. Il Santo Padre ha questa stessa convinzione.

Come sapete, ha scelto «motu proprio», ossia di sua iniziativa, di modificare il testo della preghiera «Pro Judaeis» nella liturgia del Venerdì Santo. L’intenzione della preghiera non è in alcun modo indebolita, ma si è concepita una formulazione che rispetta le sensibilità.

Allo stesso modo, come sapete, Summorum Pontificum ha disposto che la liturgia della parola sia proclamata in lingua vernacorale, senza essere letta prima dal celebrante in latino. Nella messa pontificale (che celebrero) oggi, ovviamente, le letture saranno solennemente cantate in latino, ma per delle celebrazioni meno solenni la liturgia della parola può essere proclamata direttamente nella lingua del popolo.

(...)

Le due forme d’uso del Rito Romano possono arricchirsi reciprocamente: nell’antico messale potranno e dovranno essere inseriti i nuovi santi, e alcuni dei nuovi prefazii. La Commissione Ecllesia Dei, insieme alle diverse entità dedicate all’usu antiquior, studierà le possibilità pratiche.

Naturalmente, saremo felici del vostro contributo in questa importante questione. Vi domando solo di non opporvi per principio ai necessari adattamenti che il nostro Santo Padre richiede. (...) è un sacrificio che vi chiedo di fare con gioia, come segno della vostra unità con la Chiesa cattolica del vostro paese.

Dario Castrillon Hoyos
www.effedieffe.com/content/view/3732/175/
Ghergon
00domenica 14 settembre 2008 21:18
Appello alla Conferenza episcopale francese per l'unità della Chiesa
Monito contro le leggi sule unioni civili che "relativizzano" la natura della famiglia



Il Papa a Lourdes: "I vescovi
accettino la messa in latino"

Il Papa a Lourdes: "I vescovi accettino la messa in latino"

Il Papa a Lourdes
LOURDES - Un appello ai vescovi affinché accettino la messa in latino per l'unità della Chiesa e un monito contro la "relativizzazione" della famiglia. Questi i cardini del discorso che Benedetto XVI ha pronunciato alla Conferenza espiscopale francese riunita a Lourdes per i 150 anni delle apparizioni mariane.

Il Papa spera che, grazie anche ad "alcuni frutti già manifestati" dal "motu proprio" che ha liberalizzato la messa in latino, si realizzi finalmente "l'indispensabile pacificazione degli animi". I vescovi francesi sono stati tra i più risoluti nel contrastare la liberalizzazione della messa tridentina, fino ad arrivare allo scisma dei seguaci di monsignor Lefebvre. Rivolgendosi ai seguaci del prelato ultratradizionalista, il Pontefice ha affermato che "occorre giungere in tempi ragionevoli a soluzioni soddisfacenti per tutti, così che la tunica senza cuciture del Cristo non si strappi ulteriormente. Nessuno è di troppo nella Chiesa. Ciascuno, senza eccezioni, in essa deve potersi sentire 'a casa sua', e mai rifiutato".

Il Papa è poi tornato sul tema della famiglia. Scagliandosi ancora una volta contro quelle leggi che secondo la Chiesa ''da vari decenni'' ''relativizzano in molti Paesi la sua natura di cellula primordiale della società''. Parole non nuove per il Pontefice ma che acquisiscono un valore particolare in quanto pronunciate davanti ai vescovi della Francia, paese che ha legalizzato (con i Pacs) le unioni civili già nel 1999.

E proprio su quest'ultime Benedetto XVI ha affondato il suo attacco. La Chiesa, ha ribadito, deve opporsi alle leggi che favoriscono le unioni civili, attenendosi "con fermezza, anche a costo di andare controcorrente, ai principi che fanno la forza e la grandezza del Sacramento del matrimonio". "Spesso - ha proseguito - le leggi cercano più di adattarsi ai costumi e alle rivendicazioni di particolari individui o gruppi, che non di promuovere il bene comune della società".

Ratzinger ha osservato quindi come oggi un problema che ''appare dappertutto di una particolare urgenza'' sia ''la situazione della famiglia'' che si trova ad affrontare delle ''vere burrasche''. ''I fattori che hanno generato questa crisi - ha proseguito - sono ben conosciuti'' e, pur senza soffermarsi ad elencarli, il Pontefice non ha mancato di notare come ''da vari decenni le leggi hanno relativizzato in molti Paesi la sua natura di cellula primordiale della società''.

''L'unione stabile di un uomo e di una donna, ordinata alla edificazione di un benessere terreno, grazie alla nascita di bambini donati da Dio, non e' più, nella mente di certuni, il modello a cui l'impegno coniugale mira'', ha ammonito ancora, aggiungendo: ''Tuttavia l'esperienza insegna che la famiglia è lo zoccolo solido sul quale poggia l'intera società''.

Malgrado la durezza dell'attacco, il Papa ha voluto comunque affermare che "la Santa Sede desidera rispettare l'originalità della situazione francese" riguardo alla distinzione tra Stato e Chiesa. "Sono convinto - ha spiegato - che le Nazioni non devono mai accettare di veder sparire ciò che costituisce la loro specifica identità".

(14 settembre 2008)


la repubblica
Ghergon
00domenica 14 settembre 2008 21:22
Il Papa a Lourdes: no alla benedizione di unioni illegittime



Lourdes - Oltre duecentomila persone hanno partecipato nella Prairie di Lourdes alla messa celebrata dal Papa in occasione dei 150 anni delle apparizioni della Vergine a Bernardette Soubirous. Benedetto XVI, giunto in papamobile nella spianata dove un gruppo di giovani aveva issato la croce della Giornata mondiale della gioventù, ha celebrato con accanto il vescovo di Lourdes Jacques Perrier e con il segretario di Stato Tarcisio Bertone, presenti numerosi vescovi, l'episcopato francese quasi al completo, e i cardinali francesi nel seguito papale, Roger Etchegaray, Jean-Louis Tauran e Paul Poupard.

Papa Ratzinger ha indirizzato ai presenti una omelia fortemente spirituale, in cui ha indicato il messaggio di Lourdes per una "umanità nuova": "presentandosi in una dipendenza totale da Dio, Maria - ha detto - esprime in realtà un atteggiamento di piena libertà, fondata sul pieno rispetto della sua dignità". Il Pontefice ha anche invitato la Chiesa di Francia a un nuovo "spirito missionario", sulle orme, ha detto, dei "grandi evangelizzatori del vostro Paese". Rivolto ai giovani li ha esortati a non avere paura "dire 'si'' alle chiamate del Signore", sia al matrimonio che al sacerdozio, e ha ricordato "tutta la felicità che vi è nel donare totalmente la propria vita al servizio di Dio e degli uomini".

Nei saluti in italiano dopo l'Angelus il Papa ha invitato ad accogliere il messaggio della Vergine a Bernardette: "Preghiera e conversione del cuore - ha detto - sono la via per rinnovare il mondo. La Madonna - ha aggiunto - vegli sempre su di voi, sulle vostre famiglie, specialmente sui malati e i sofferenti, e sull'intera nazione italiana".

Mentre il Papa distribuiva la comunione ai cardinali, si è verificato un piccolo incidente perché un'ostia è caduta per terra, prontamente raccolta dal cerimoniere pontificio monsignor Camaldo. I cardinali si sono comunicati dal Papa in piedi, mentre il gruppo di fedeli che ha preso la comunione dal Pontefice lo ha fatto inginocchiandosi. Le varie parti del rito sono state celebrate nelle lingue usate comunemente nei santuari di Lourdes: francese, italiano, spagnolo, inglese, tedesco e olandese. Il credo è stato cantato in latino, e le preghiere dei fedeli sono state prounciate in francese, tamil, arabo, portoghese, moré - la lingua di alcuni paesi africani, soprattutto il Burkina Faso, - polacco e cinese.

Unioni illegittime Pur dovendo attenzione pastorale alla situazione dei divorziati risposati, la Chiesa sappia che "non si possono dunque ammettere le iniziative che mirano a benedire le unioni illegittime". Ha poi detto il Papa davanti alla Conferenza episcopale francese riunita a Lourdes. La questione dei divorziati risposati, ha osservato il Papa, è "particolarmente dolorosa" ma anche in questo "la Chiesa non può opporsi alla volontà di Cristo" e "conserva con fedeltà il principio della indossolubilità del matrimonio, pur circondando del più grande affetto gli uomini e le donne che, per ragioni diverse, non giungono a rispettarlo". In alcune parrocchie francesi è diffusa la benedizione di coppie di divorziati risposati.

Messa in latino Il Papa spera che, grazie anche ad "alcuni frutti gia' manifestati' dal 'motu proprio' che ha liberalizzato la messa in latino, si realizzi finalmente 'l'indispensabile pacificazione degli animi". I vescovi francesi sono stati tra i più risoluti nel contrastare la liberalizzazione della messa tridentina.

"Misuro le difficoltà che voi incontrare - ha detto Benedetto XVI - ma non dubito che potrete giungere, in tempi ragionevoli, a soluzioni soddisfacenti per tutti, così che la tunica senza cuciture del Cristo non si strappi ulteriormente". "Nessuno - ha sottolineato - è di troppo nella Chiesa, ciascuno, senza eccezioni, in essa deve potersi sentire 'a casa sua', e mai rifiutato da Dio...".



Il giornale
Ghergon
00domenica 14 settembre 2008 21:33
Il Papa questo pomeriggio ha invitato i vescovi francesi a fare tutto il possibile per evitare divisioni, accogliendo i tradizionalisti, e ha citato il motu proprio con il quale l’anno scorso ha liberalizzato l’antico rito preconciliare: «Alcuni frutti di queste nuove disposizioni si sono già manifestati, e io spero – ha detto – che l’indispensabile pacificazione degli spiriti sia, per grazia di Dio, in via di realizzarsi. Misuro le difficoltà che voi incontrate, ma non dubito che potrete giungere in tempi ragionevoli, a soluzioni soddisfacenti per tutti, così che la tunica senza cuciture di Cristo non si strappi ulteriormente. Nessuno – ha aggiunto – è di troppo nella Chiesa. Ciascuno, senza eccezioni, in essa deve potersi sentire a casa sua, e mai rifiutato».

Tornielli
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