Falsi scientifici...cosa nasconde la scienza ufficiale?

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Ghergon
00giovedì 2 marzo 2006 13:52
ECCO IL VERO INVENTORE DELLA FAMOSA FORMULA E=mc2


Olinto De Pretto

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Olinto De Pretto (Schio, 1857-1921) fu un industriale e fisico italiano.

Laureato in agraria, fu assistente alla Scuola di agricoltura di Milano e amministratore della società "Ing. Silvio De Pretto & C" fondata dal fratello e divenuta nel 1920 la "De Pretto-Escher Wyss". Nel tempo libero si dedicava allo studio della fisica e della geologia. Coltivava l'ideale irredentistico a favore delle terre venete, all'epoca sotto il dominio asburgico.

Il 23 novembre del 1903 venne pubblicato dal Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, un articolo dal titolo "Ipotesi dell'etere nella vita dell'universo" in cui De Pretto sosteneva che la materia di un corpo contiene una quantità di energia rappresentata dall'intera massa del corpo, che si muovesse alla medesima velocità delle singole particelle. Egli si riferiva alla velocità delle particelle di etere, supposta pari a quella della luce.

Gli studiosi veronesi Zorzi e Speri affermarono che sarebbe stato il primo ad arrivare all'intuizione della celebre formula E=mc² e che anche Albert Einstein si sarebbe ispirato ai suoi lavori nel concepire la teoria della relatività.

Nel 1999 Umberto Bartocci, docente di storia della matematica all'Università di Perugia, pubblicò su tale teoria un libro dal titolo Albert Einstein e Olinto De Pretto - La vera storia della formula più famosa del mondo. Lo studioso scledense Ignazio Marchioro, che nei "Quaderni di Schio" ha pubblicato un saggio su De Pretto, riconosce il valore del contributo scientifico di De Pretto, definendolo geniale, ma mette in discussione il legame con Einstein e sostiene che le formule hanno solo una somiglianza casuale.
Ghergon
00giovedì 2 marzo 2006 14:02
OLINTO DE PRETTO
tratto da "Ipotesi dell'etere nella vita dell'universo"

...Le particelle dell'etere sono soggette ad un continuo movimento vibratorio rapidissimo.

La velocità di propagazione di tali vibrazioni, deve essere certamente almeno uguale a quella della luce, che fu calcolata di 300.000 chilometri per secondo, quando non sia anche superiore a tale cifra, visto che l'elettricità è ritenuta ancora più veloce, come risulterebbe da esperienze di W[h]eatstone, cioè di chilometri 460.000 per secondo.

Non si è misurato soltanto la velocità di tali vibrazioni, ma si è anche calcolato il numero e l'ampiezza delle vibrazioni, che variano a seconda dei varii fenomeni, elettrici, luminosi[,] caloriferi ecc. Le cifre che esprimono la quantità di vibrazioni per ogni secondo di tempo, sono tali che la nostra mente non può farsene un'idea: per esempio le vibrazioni luminose son rappresentate da numeri di 15 cifre.

Le particelle dell'etere non obbedendo a fenomeni d'attrazione e perfettamente libere a loro stesse, per l'impulso della forza iniziale inesauribile ed eterna, sono soggette a vibrazioni rettilinee, non interrotte che dall'incontro d'altre particelle provenienti da altre direzioni. In seguito all'urto riprendono nuove direzioni e ciò senza alcuna perdita della forza viva iniziale.

Ogni particella d'etere ha un impulso proprio, indipendente dalle altre; l'urto che determina contro le particelle della materia,


è rappresentato dalla forza viva, cioè dal prodotto della massa pel quadrato della velocità, secondo la formula mv2.


Le particelle d'etere per la loro estrema piccolezza, si possono considerare come infinitamente piccole; ma tali in realtà non possono essere e quindi una massa m pur estremamente piccola, devono ad ogni modo rappresentare. Data l'enorme velocità di movimento di tali particelle, non inferiore certamente a quella della luce che è di trecento milioni di metri per secondo, essendo in tal modo il termine v2 della formula rappresentato da un 9 seguito da 16 zeri, si comprende che

m x v2 cioè la forza viva di ogni particella, possa risultare abbastanza sensibile e che la somma di tutte le infinite spinte possa dar ragione dell'attrazione e della coesione e perciò si intuisce quanta energia si celi in questo fluido universale.

Si può immaginare che ogni particella d'etere rappresenti un raggio proveniente in linea retta dall'infinito e che lo spazio si trovi tutto intersecato da un numero infinito di particelle in movimento, cioè di tali raggi provenienti da ogni punto dello spazio e secondo infinite direzioni.

Tale sarebbe l'etere che riempie tutto lo spazio fin negli infiniti abissi, origine e serbatoio inesauribile di tutte le forze, anzi la sola vera forza dell'universo che irradia perennemente in tutti i sensi.

@Yoghurt@
00giovedì 2 marzo 2006 15:08
Questo dimostra che la scienza e la conoscenza...
umana non sono altro che un insieme di piccoli passi portati avanti da tanti individui.....cioe non c´e nessuno che ha inventato o intuito o scoperto tutto ma tanti hanno usufruito del supporto del lavoro di altrettanti....poi magari si hanno avuto simili intuizioni in parti diversi del mondo in periodi relativamente vicini.....bell e marconi e un´altro conflitto scientifico che e da anni che si sta cecando di risolvere....cosa che la bell non vuole perche gli costerebbe un fottio di quattrini.....ma e inutile pensare alla persona se poi dietro non ci sono stutture governi enti sufficentemente efficenti e capaci di supportare il lavoro dei singoli...fa indignare sapere che in italia ci sono menti che non possono esprimere e portare a frutto il risultato del loro lavoro perche non c´e una nazione interessata a supportarli con strutture e risorse economiche....come indigna il fatto che ci possono essere chissa quanti potenziali geni in paesi del terzo mondo dove la gente muore di fame e quindi se a malapena puo campare figurarsi permettersi delle scuole univerisita centri di ricerca etc.....e inutile cercare il vanto nazionale in qualche genio del passato....bisogna pensare al futuro e sopratutto al presente....ma visto l´ultimo referendum sulla ricerca genetica e chiaro che qualche paese non ha capito un beneamato su cosa e il futuro.....e tantomeno il presente....
Ghergon
00giovedì 2 marzo 2006 15:34
@Yoghurt@
Non si tratta di vanto nazionale, si tratta solamente di ridare il merito a una persona geniale che ha cambiato il mondo...Olinto de Pretto.
Quando Einstein divenne famoso, la sua teoria, nella quale era predominate l'aspetto di E=MC2, veniva presentata come..."la teoria che forse solo uno o due persone al mondo sono in grado di comprendere"!
Era una montatura e molti lo sapevano...
LiviaGloria
00giovedì 2 marzo 2006 16:30
Ghergon
Secondo te perché volevano privilegiare uno scienziato invece di un altro?Come é giá successo tante volte?
Ghergon
00giovedì 2 marzo 2006 17:03
Livia
Mah, forse perchè incominciavano allora quegli esperimenti "mediatici" nei quali si tentava di imporre al pubblico nuovi modelli sociali...(la strategia massonica)
Si voleva creare la figura del "Genio", che prima di allora non era ancora ben delineata nella nostra cultura.

Einstein era la persona giusta: propose una teoria puramente matematica a dispetto di quella di altri scienziati di allora, che erano più orientati verso la metafisica e su un approccio più comprensibile e umano dei fenomeni che ci circondano...

Proponendo solo approcci matematici tutta la comprensione della natura si perde nell'astratto...difatti oggi gli scienziati(per i quali LA MATEMATICA è UN DOGMA INTOCCABILE ) letteralmente annaspano nel nulla...e la fisica è ferma da cent'anni...

Inoltre( e più importante) Einstein eliminava in un colpo solo la teoria dell'ETERE (al contrario del De Pretto) e questo era INDISPENSABILE per eliminare ogni ipotizzabile collegamento fra questo e lo SPIRITO DIVINO e poter dare così contro ai dogmi della Chiesa...
LiviaGloria
00venerdì 3 marzo 2006 11:10
Ghergon
Quindi si puo dire che la scienza invece di cercare di svilupparsi in tutte i tipi di "teorie",ne ha selezionate alcune a scapito di altre...quindi portando la scienza in una sola direzione,invece che in piu "variabili".Cosí?

Anche queste sono "selezioni" fatte da altri uomini che potrebbero aver sbagliato nella scelta...o no?
LiviaGloria
00venerdì 3 marzo 2006 11:15
Yoghurt
Credo che quello che dici riguardo ad oggi e il futuro sia vero,ma ...qui il discorso sia per cercare di capire il coinvolgimento scentifico ad un eventuale gioco del new giá iniziato tempo fa,cercando di deviare alcune ricerche a scapito di altre per un obbiettivo futuro.
Credo che chiarire,o provarci,alcune "strade" e scelte del passato ci possa far individuare un possibile disegno.
@Yoghurt@
00venerdì 3 marzo 2006 12:44
Interessante.....
quindi la comunita scientifica ha usato la matematica per annullare dio.....pero....io pensavo l´avesse usata in quanto e l´unico strumento che gli uomini sono stati in grado di creare per quantificare e poter misurare ,spiegare e gestire un fenomeno altrimenti complesso da comprendere......la formula e=mc2 ha contribuito a semplificare e a portare su di un piano comprensibile a tutti (cioe terreno) qualcosa che era fino ad allora solo teorizzato e quindi riamsto astratto...non viceversa....Einstein non si e mai definito un genio, non ha mai fatto tutto da solo e non era sicuro nemmeno lui di tutte le teorie che aveva esposto...come scienziato non ha dato mai nulla per scontato e sicuro....se poi gli latri lo hanno fatto genio, beh questo e un discorso che non conosco...ma di sicuro Einstein ha dato un gran contributo nel rendere misurabile e quantificabile qualcosa che poi e stato utilizzato grazie a cio per nuove scoperte....tra cui purtroppo la creazione della bomba atomica.....
Ma secondo voi c´e stata una specie di congiura contro la chiesa....che nel passato e tuttora oggi ha al suo interno una delle schiere di persone piu antiscientifiche che esista.......
Ora vorrei esattamente capire cosa e in grado di calcolare L´ETERE....sarei curioso.....
LiviaGloria
00venerdì 3 marzo 2006 13:14
Yoghurt
http://www.nuovaricerca.org/tod.htmSicuro Ghergon ti puo dire di piu,comunque se cerchi ci sono altri scienziati esclusi dai circoli perché le loro teorie(che non escludono le conoscenze giá esistenti)si sviluppavano anche in ambiti diversi dove,forse,era possibile dimostrare l esistenza dell anima.
Per adesso ti do un link...puoi leggerlo se ti interessa,cosí questa sera,forse c é Ghergon per poter chiarire di piu.

Il discorso non é annullare le teorie esistenti,cioé non radicalmente.
E come che la direzione che si é presa é di colore blu...e c é un altra di color azzurrro che é esclusa.
Blu e azzurro non sono colori opposti...ma non sono la stessa cosa.

@Yoghurt@
00venerdì 3 marzo 2006 14:19
Ho letto qualcosa del sito...
quindi l´etere e un´altro mezzo attraverso il quale si manifestano i fenomeni fisici.....mi pare che il professore descriva tutto in maniera molto scientifica....non vedo riferimenti a concetti spirituali o di anima etc etc....vedo piu che latro il tentativo di spiegare i fenomeni fisici cercando di completare le attuali teorie aggiungendo un nuovo elemento....non vedo il tentativo di dare una spiegazione spirituale al tutto.....
se poi queste teorie non stanno andando avanti con grande impeto ripeto questo e un problema di "supporto" non solo di credibilita o no.....
Il fatto di muovere la scienza verso una direzione piuttosto che un´altra e dettata da motivi economici sicuramente....investire nella ricerca costa e ad un certo punto si vogliono vedere i risultati....altrimenti il costo diventa insopportabile o poco redditizio....tentare una nuova strada significa maggiori rischi e maggiori incognite...chiaro si tende a favorire cio che gia si conosce.....
Introdurre cambiamenti radicali significa cambiare anche usi costumi e stile di vita...cioe cambiare la societa....quindi l´introduzione di nuove tecnologie viene fatto in maniera che la societa lo possa assorbire in maniera meno traumatica possibile.....una innovazione in quanto tale non assicura immediata affidabilita perche anche se in grado di fornire una prestazione eccezzionale nell´immediato non e garantito ci riesca a lungo termine....oltre al fatto che non se ne conoscono bene gli effetti a lungo termine su ambiente e uomo....chi paga i danni poi?.....
CE L´INTERESSE anche di paesi forti a mantenere una leadership tecnologica militare ed economica per cui se la scienza rende tutto piu facile a tutti questa egemonia si perde e questo non va nell´interesse di questi paesi....se poi un paese non e sufficentemente forte da far valere le sue ragioni....questa e solo responsabilita di quel paese....
Nuove teconologie potrebbero essere usate da altri paesi per scopi bellici....andando ad aggravare la gia precaria situazione internazionale.....
Che poi la scienza voglia annullare dio e l´anima....questa e una gran menzogna visto che ci sono tanti scieziati credenti di ogni religione e che molti scienziati stiano cercando di trovare forme scientifiche di spiegazione a questi concetti per ora non "visibili".....

LiviaGloria
00venerdì 3 marzo 2006 14:59
Yoghurt
Credo che la "censura" non sia solo a livello di fisica...ma a tanti livelli della scienza,medicina, etutto il resto che in questo topic non c entrano.

Di questo link...mi chiedo perché....
http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=81649&idd=49

Invece per Todeschini ho letto tutto e a me sembra invece di capire bene il collegamento...direi che sono rimasta fulminata,quando ho letto!!!eh,eh
Tetsuya1
00venerdì 3 marzo 2006 20:53
SCLERAMENTI
"..Proponendo solo approcci matematici tutta la comprensione della natura si perde nell'astratto...difatti oggi gli scienziati(per i quali LA MATEMATICA è UN DOGMA INTOCCABILE ) letteralmente annaspano nel nulla...e la fisica è ferma da cent'anni...

Inoltre( e più importante) Einstein eliminava in un colpo solo la teoria dell'ETERE (al contrario del De Pretto) e questo era INDISPENSABILE per eliminare ogni ipotizzabile collegamento fra questo e lo SPIRITO DIVINO e poter dare così contro ai dogmi della Chiesa... "..

Tu, stolidissimo bigotto IGNORANTE COME LE CAPRE DI EZECHIELE, cosa cazzo ne sai di scienza?

LA MATEMATICA E' LA CONOSCENZA PURA. Una forma suprema di indagine e conoscenza dell'Universo (multiverso).

IL LINGUAGGIO DI DIO: E A DIRLO ERA GALILEI.

VOI, BIGOTTONI IGNORANTI SIETE IL CANCRO DELLA CIVILTA'. PARLI DI FISICA FERMA DA CENT'ANNI..

MA TU SEI TALMENTE IGNORANTE DA NON CAPIRE NEANCHE COSA E' IL COMPUTER CHE USI PER POSTARE TUTTE LE TUE STRONZATE. TU NON SAI NIENTE. TU SEI IGNORANTE. IN MODO IMBARAZZANTE. LA TUA SAPIENZA TALEBANA RAPPRESENTA QUALCOSA DI CUI DOVRESTI VERGOGNARTI.

ESSERI DELLA RISMA SONO LA VERGONA DEL GENERE UMANO. TU SEI UN CIUCCIONE. UNA BESTIA.

MA FAI IL FAVORE. RELATIVITA'? MA CHE CAZZO VUOI CAPIRE TU DI RELATIVITA'. TU NON CONOSCI NEANCHE COSA E' UN SEMPLICE NUMERO COMPLESSO.

TU, TROGLODITA IGNORANTONE, CONFONDI LA SCIENZA CON I TUOI SCONCLUSIONATI VANEGGIAMENTI BIGOTTI.

TU SEI ESATTAMENTE COME QUEI CIUCCIONI, BESTIE, ZOTICONI, IGNORANTI, INSULSI, VISCIDISSIMI VERMI, CHE UMILIARONO IL GENIO DI GALILEO GALILEI, SOLO PERCHE' LE LORO STUPIDISSIME E PIDOCCHIOSISSIME MENTI NON POTEVANO CAPIRE.

LA SCIENZA FERMA DA CENT'ANNI?

E IL TUBO CATODICO?
I LASER?
L'ELETRONICA?
E I SATELLITI GEOSTAZIONARI? QUALE TEORIA CREDI CHE SFRUTTINO? QUELLA DELL'ETERE? :D :D :D :D :D

DA DOVE CREDI VENGANO FUORI LE PUTTANATE CHE LEGGO SULLO SCHERMO DEL MIO PC?
DALL'ETERE????????? :D :D :D

MA VA A CAGARE SOMARO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

[Modificato da Tetsuya1 03/03/2006 20.57]

[Modificato da Tetsuya1 03/03/2006 21.00]

Ghergon
00venerdì 3 marzo 2006 21:52
il genio del forum... test..uia

Vedi sei talmente un poveretto, e lo hai dimostrato ampiamente nei tuoi ridicoli post che non ti accorgi nemmeno che la tanto decantata tecnologia che ami tanto e del quale ti riempi la bocca è la stessa che potenzialmente c'era già agli inizi del secolo scorso....(sai cosa vuol dire potenzialmente o hai problemi di lingua)

Ma sai non mi devo stupire tu sei la classica vittima per costituzione , l'ipnotizzato di turno, il beota primo della classe pieno di nozioni imparate a memoria come un pappagallo che non ha neanche la forza interiore, perchè è un debole mentale, di rendersi conto che quello che apprende sono solo un mare di scemenze...
sai cos'è lo spirito critico?...no, non credo...perchè tu possiedi una dote particolare certo!!...il vuoto mentale...

Allora visto che sei uno scienziato spiegaci la relatività, forza .....EVIDENTEMENTE NON NE SARAI CAPACE...
non saprai neanche da che parte iniziare....con le tue formulette
LiviaGloria
00venerdì 3 marzo 2006 22:26
Tetsuya
Come vedi Yogurt...si accusa gli altri di deviare i discorsi,di essere bigotti e ottusi....

Purtroppo test é una di quelle persone che puo difendersi solo a suon di parolacce e offese perché si sa che quando non c é altro nella mente e nel cuore...l unica difesa rimane l attacco piu ignorante,superficiale,stupido che ci sia.
Il sig testuia,non solo offende,come sempre,ma non porta nessuna prova del suo infinito sapere e neanche le motivazioni tangibili che lo portano a certe obiezzioni verso idee differenti.
E il tipico caso di un essere umano accecato dalle sue stesse accuse.

Caro tet dopo di faccio un po di contro informazione su Galilei e la favola raccontata da quelli che giocano con quelli come te e cioé con quelli che ascoltano,cercano solo le informazioni che lo portano ad essere con la coscienza in pace....sí...perché poter usare la macchina,la tecnologia,il sesso...e tanto altro senza il peso della coscienza...bisogna non avere un minimo di dubbio rispetto a cio che ci propinano nella nostra "cultura",cosí il sig. test.si é lavato da responsabilitá,ripensamenti di coscienza,pensieri che possono turbare il suo delicato equilibrio psichico.

Il sigre qui presente invece sa tutto della scienza,dell arte,della politica,della religione...lui sa assolutamente tutto ed é cosí pieno di infornmazioni che non riesce neanche piu a distinguere da quali parti provengano.

Se non sai niente di relativitá,ti puo insegnare qualcosa guardare te stesso...perché sei molto relativo sia nelle spiegazioni che come persona...non so se mi hai capito...

Tutte le tue accuse verso cattolici e altro non sono altro che tue paure di scoprire qualcosa che potrebbe turbare il tuo delicatissimo equilibrio,anche molto precario.

Sicuramente il tuo attaccamento alla scienza ufficiale fa di te un soldatino pronto per l uso nel momento del bisogno.

Si vede che ti fermi alle apparenze senza conoscenza di studio quando porti ad esempio il tubo catoddico,....perché per te quelle sono rappresentazioni visive dello sviluppo scentifico...cioé non conosci la scienza...non vedi piu in la del tuo naso...pardon,dei tuoi occhi.

Sai...tanto tempo fa inventarono la plastica e da quella hanno creato tante cose...ma sempre plastica é...cioé,la sostanza non é cambiata...solo la fornma...ma siccome tu valuti solo dalla forma che vedi...é logico che per te la plastica é in continua evoluzione....mentre non vedi all involuzione nel tuo livello di coscienza.
Con tutto questo scrivere spero che avrai capito qualcosa di piu a parte il fatto che sono cattolica.

Sogni d oro...anzi ...tecnologici...AH?AH?AH?
LiviaGloria
00venerdì 3 marzo 2006 22:35
Tetsuya
Forse per te é inutile...ma siccome tanti leggono il forum...ci tengo a fare un pochino di contro informazione...sai i passa parola non sono sempre veri...anche che tu ci vuoi credere perché fanno comodo...

"
Galileo Galilei: un po’ di verità
di Vittorio Viccardi


E' il paladino della libertà scientifica e il testimone dell'oscurantismo religioso cattolico. Questo nell'immaginario popolare e sui libri di testo scolastici. Ma la verità storica è un'altra. "Eppur si muove!". Chi non ricorda questa celebre frase attribuita a Galileo Galilei che volle così rispondere, ci viene detto, con fiero cipiglio, alla lettura della sentenza di quei feroci inquisitori che lo condannavano per le sue scoperte scientifiche? Gran parte degli studenti ne sono persuasi. Processato, condannato, torturato, incarcerato e, cosi' credono in buona percentuale, anche bruciato sul rogo: questo l'insieme delle cognizioni che la scuola e i mass media ci propinano a proposito dello scienziato pisano. Solo una minoranza esigua, più preparata, risponderà che Galileo è giustamente famoso per aver applicato per primo il metodo sperimentale, tipico della scienza moderna, per aver perfezionato e utilizzato a fini scientifici il cannocchiale, per aver scoperto il termometro, la legge che regola le oscillazioni del pendolo, la montuosità della luna, la natura stellare della Via Lattea, i 4 satelliti di Giove, le anomalie di Saturno, le macchie solari e le fasi di Venere. Diciamo la verità: più che per la sua opera scientifica.

Galileo è noto per i due processi subiti dall'Inquisizione nel 1616 e nel 1633, che lo hanno fatto diventare un paladino della scienza moderna e del progresso ed una vittima dell'oscurantismo religioso e conservatore della Chiesa cattolica. Eccoci dunque di fronte ad una vittima innocente immolata sull'altare di quel cattolicesimo che pretendeva di possedere verità assolute anche in materie scientifiche, ad un martire della scienza, ad un testimone dell'irriducibile contrapposizione tra la Fede religiosa e la scienza. Senza pretesa di esaurire l'argomento, qualche considerazione ci aiuterà ad avere le idee più chiare. In primo luogo: Galileo non si considero' mai avversario della Chiesa, come tenta di convincerci una delle più grandi menzogne che ci siano mai state propinate. Conservo' la fede cattolica fino alla morte, fu amico per lungo tempo di papi e di cardinali, (il cardinale Maffeo Barberini, poi eletto Papa con il nome di Urbano VIII, fu suo grande ammiratore) e da molti religiosi fu protetto e incoraggiato nelle sue ricerche. Quando nel 1611 si reco' a Roma fu molto ben accolto dal padre Cristoforo Klaus (Clavio) e dai gesuiti del Collegio Romano. Fu ricevuto persino da Papa Paolo V, con il quale ebbe un lungo e caloroso colloquio. Qualche mese prima, si era convinto delle fasi di Venere analoghe a quelle della Luna, segno che il pianeta girava intorno al Sole dal quale riceveva la luce. Il sistema tolemaico era cosi' confutato, quello eliocentrico non era certamente dimostrato, e tutto questo non sembrava pregiudicare i suoi rapporti con il mondo ecclesiale. Anzi, mentre i colleghi scienziati, con in testa il famoso Cremonini, accusavano Galileo di vedere "macchie sulle lenti del telescopio", non mancava al pisano l'appoggio dei potentissimi astronomi e filosofi della Compagnia di Gesù (gesuiti), capitanati da san Roberto Bellarmino, generale dell'Ordine dei Gesuiti e consultore del Sant'Uffizio. E ancora. Quando padre Cavini attaccherà Galileo a Firenze, nella chiesa di santa Novella, lo scienziato verrà difeso dal padre Benedetto Castelli, suo discepolo e professore di matematica a Pisa, e dal maestro Generale dei Domenicani, padre Luigi Maraffi. Sara' poi il cardinale Giustiniano ad ordinare al Cavini di ritrattare pubblicamente le sue accuse. Senza dimenticare che a Napoli, un altro religioso, il padre Foscarini, pubblicava un elogio di Galileo e del sistema copernicano (che molti gesuiti dotti approvavano) ottenendo l'approvazione ecclesiastica. E ancora. Anche dopo la sentenza del 1633, che, oltre all'abiura, lo "condannava" a recitare una volta la settimana i sette salmi penitenziali per un periodo di tre anni, fu ospitato nella villa del cardinale di Siena, Ascanio Piccolomini, "uno dei tanti ecclesiastici che gli volevano bene" (Messori).

Quindi, si trasferì nella sua villa di Arcetri, detta "il gioiello", alla periferia di Firenze. Morì con la benedizione del Papa e ricevendo l'indulgenza plenaria, segno che la Chiesa non lo considerava certamente un avversario né lui considerava tale la Chiesa. Proprio una favola quella dell'inimicizia, della contrapposizione invincibile, dell'insanabile rottura tra lo scienziato pisano e la Chiesa cattolica. Una favola che per primo contesterebbe proprio lo scienziato pisano. Non va dimenticato, infatti, che al termine della sua vita movimentata, lasciò scritto che "in tutte le opere mie, non sarà chi trovar possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla riverenza di Santa Chiesa". In secondo luogo: la teoria eliocentrica (la Terra e i pianeti ruotano attorno al sole) non fu inventata da Galileo. Già Aristarco di Samo e la scuola pitagorica, cinque-sei secoli prima di Cristo avevano sostenuto fosse la Terra a ruotare annualmente intorno al sole. Questa teoria venne ripresa da Copernico, sacerdote polacco, morto 21 anni prima della nascita di Galileo. Se Copernico decise di pubblicare i suoi studi solo l'anno della sua morte fu per timore di essere dileggiato dai colleghi di studi, non certo da uomini di Chiesa (i papi Clemente VII e Paolo III, cui l'opera di Copernico era dedicata), dai quali ebbe favori e incoraggiamenti. Proprio come accadde a Galileo, che ebbe tra i suoi più fieri avversari i colleghi, peraltro irritati dal carattere tutt'altro che facile dello scienziato pisano, non i religiosi. In terzo luogo: Galileo non porto' alcuna prova scientifica che potesse sostenere senza ombra di dubbio la teoria eliocentrica. Per "provare" che la Terra ruotava intorno al sole sosteneva che le maree erano dovute allo "scuotimento" delle acque causato dal movimento terrestre. Ma questo argomento era scientificamente insostenibile. Avevano ragione i suoi "giudici inquisitoriali", i quali sapevano bene che le maree sono dovute all'attrazione lunare. Sentiamo Messori: "In quel 1633 del processo a Galileo, sistema tolemaico (Sole e pianeti ruotano attorno alla Terra) e sistema copernicano (Terra e pianeti ruotano attorno al Sole) non erano che due ipotesi quasi in parità, su cui scommettere senza prove decisive. E molti religiosi cattolici stessi stavano pacificamente per il "novatore" Copernico, condannato invece da Lutero". Il Cardinale Bellarmino sosteneva che la teoria eliocentrica, considerata come "ipotesi" scientifica (e ipotesi doveva correttamente considerarsi, fino a quando non fosse stata dimostrata vera) non era da scartare a priori, ma bisognava portare le prove. La posizione del Bellarmino è assai più corretta di quella di Galileo, che senza prove la spacciava per tesi inconfutabile. Anzi, in questo specifico caso, proprio il Bellarmino aveva assunto allora una posizione che la fisica moderna, quella dei nostri tempi, dà per scontata. In quarto luogo: nel processo del 1616 di Galileo non si parla nemmeno. Ma, successivamente convocato al Sant'uffizio, gli fu reso nota la condanna della tesi copernicana e imposto di non insegnarla prima che venisse corretta (quattro anni dopo la teoria fu corretta e qualificata come ipotesi e non come tesi). L'ingiunzione gli venne comunicata privatamente per non esporlo al dileggio dei colleghi. Galileo promise di obbedire (e non lo fece) e venne ricevuto dal Papa in persona. Una "condanna" straordinariamente mite.

Come mite fu la "condanna" subita nel processo del 1633. Galileo non passò nemmeno un minuto in carcere, non venne mai torturato, non gli fu impedito di incontrare colleghi e religiosi (vanno a trovarlo uomini del calibro di Hobbes, Torricelli e Milton), di scrivere, di studiare e di pubblicare, tant'è che il suo capolavoro scientifico - Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze - risale al 1638, cinque anni dopo la condanna. Ci manca ancora un punto. La famosa frase "Eppur si muove" con la quale abbiamo aperto queste considerazioni. Un altro falso storico. Fu inventata a Londra, nel 1757, dal brillante e spesso inattendibile giornalista Giuseppe Baretti. Come si vede, nel caso Galilei abbiamo bisogno di un po' di verità.

BIBLIOGRAFIA "
Tetsuya1
00sabato 4 marzo 2006 01:37
L'IGNORANZA CHE UCCIDE
Ghergon: "..sai cos'è lo spirito critico?...

Si. E' quella capacità di metere tutto in discussione.

A cominciare da se stessi.
Se non capisci la matematica pazienza. Non è la fine del mondo.

Faresti xrò una + bella figura a dire: siccome la teoria della relatività viene costruita sugli spazi astratti e più precisamente sulla geometria di Riemann e siccome io non so cosa è un vettore, una norma, uno spazio metrico (anche se spero tu conosca almeno la metrica euclidea), uno spazio vettoriale, una distribuzione ecc.. siccome, dicevo uno potrebbe tranquillamente ammettere di non sapere tutte queste belle cosine, senza sentirsi necessariamente ignorante (magari uno che si occupa di letteratura) allora non può neanche sentirsi colpevole per non capire la relatività.

Non può xrò (xchè è un attegiamento scorreto e talebano) neanche dire: siccome io senza matematica vivo lo stesso.....allora gli scienziati vogliono solo rompere le palle.

Perchè usare un pc, e progettarlo, costruirlo (componente principale dei chip? il silicio, ovvero....la sabbia!!!!!)sono cose molto diverse.

Quanto alle scoperte che non vengono divulgate, eccotene una (basata sulla teoria della relatività di EINSTEIN ;)

In un esperimento fatto per eliminare quel problema che nelle trasmissioni audio-video satellitari si chiama DELAY (hai presente quel ritardo-sfasamento che spesso si vede tra le immagini e l'audio?), hanno provato ad effettuare una "triangolazione satellitare", facendo cioè passare il segnale audio non da uno, ma da tre satelliti. Lo sai quale è stato il risultato?

LA VOCE IN STUDIO, ARRIVAVA PRIMA DELLE IMMAGINI!!!!!

CAPISCI? CI troviamo di fronte, cioè, ad una teoria le cui applicazioni sono solo in minima parte note ed in parte ancor più piccola, divulgate.

Quanto all'affermazione che solo due persone al mondo avrebbero capito la relatività essa è in buona parte vera: e la ragione sta nel fatto che lo spazio di Riemann, in cui Einstein cala la relatà fisica, è molto diverso, del normale spazio euclideo cui siamo abituati. Le funzioni che hanno come dominio gli spazi di Riemann, sono molto, molto complicate: ma stai tranquillo, che se non capisci gli spazi di Riemann, non c'è niente che non và. Sei solo un comune mortale.

Se xrò non capisci che la MATEMATICA è il linguaggio di DIO, allora sei proprio un idiota.


Quanto allo "spiegare la relatività" capisci una cosa: la matematica è un linguaggio. Spiegare la teoria della relatività, o i processi stocastici, o qualsiasi altra teoria matematica con le parole, è impossibile. Non è questione di sapere o meno. E' una questione di lingua. L'alfabeto non è adatto. Ci vuole il linguaggio matematico.

Ad ogni modo consolati. Anche se non capisci la matematica, persino una CAPRA come te può usare il pc.

[Modificato da Tetsuya1 04/03/2006 1.45]

[Modificato da Tetsuya1 04/03/2006 1.50]

[Modificato da Tetsuya1 04/03/2006 2.03]

Tetsuya1
00sabato 4 marzo 2006 01:58
Livia posta: "Galileo non si considero' mai avversario della Chiesa, come tenta di convincerci una delle più grandi menzogne che ci siano mai state propinate..."

Senti Livia. Io non so quale cazzo di scuola tu abbia mai frequentato. Ma io non ho mai letto da nessuna parte di un Galileo nemico della chiesa.

Egli infatti fù, è verissimo ed è anche scritto su tutti i libri di Storia, un profondo credente (credente in DIO, non certo nel clero).

Smettila di sobbalzare ogni volta che si dice che la Chiesa fà cagare. La Chiesa è un centro di potere, un'organizzazione sociale autonoma, fatta di uomini. Quindi in essa ci sono, nè più ne meno, che tutte le miserie che si riscontrano nelle altre organizzazioni sociali (aziende, partiti, Stati): e questo ragionamento (obiettivo), con la fede nel signore...non ha nulla a che spartire.

[Modificato da Tetsuya1 04/03/2006 1.58]

[Modificato da Tetsuya1 04/03/2006 2.04]

LiviaGloria
00sabato 4 marzo 2006 12:23
Tetsuya
Il testo che ho postato sono studi di vari storici anche laici,non cattolici perché per fortuna ci sono persone oneste anche che non credono nella chiesa,ma sono oneste verso se stesse.
Quando io ti posto un informazione come quella...tu mi parli di senso critico,pero ugualmente non vuoi mettere minimamente in dubbio cosa ti insegnano a scuola...questo non vuole dire che devi credere cecamente ne a quel post,ne a quello che ti insegnano a scuola...il discorso é andare a fare ricerche non in un senso solo,ma in tutti i sensi e sviluppare un proprio convincimento.
Galileo era cattolico,a dispetto dei passa parola e per fortuna ci sono storici che scrivono in base hai documenti cercati direttanmente alla fonte e non seguono libri scitti su altri libri.
Purtroppo questi stirici non vengono "publicizzati",non dai media...chissá perché...sehai senso critico dovresti porti la domanda e certo non per dare ragione a una o l altra teoria.

Io sobbalzo quando si fanno discorsi pieni di insulti e basta senza basi costruttive di sviluppi di pensiero...per questo io sobbalzo...
Che la chiesa sia un centro di potere non c é sicuramente dubbio...ma molti non vogliono capire che corpo e spirito sono una cosa unica,cosí come la gestione della spiritualitá nella materialitá(mia opinione)

Poi,riguardo questo topic il discorso non é annullare le conoscenze fino ad ora ottenute dalla scenza,ma cercare di andare a vedere perché certi grandi scienziati sono stati esclusi,o perché non sono resi noti...il senso critico sta anche nell andare a "cercare" il perché di certe teorie sono state fatte passare n sordina.Andare a vedere il perché il merito di certe scoperte sono state date a uomini che non avevano questo merito,ma che hanno usufriuto di altre scoperte di altri scienziati.
Tu dici spirito critico...questo é spirito critico...non dare per scontato che cosa insegnano nelle scuole sia tutto oro colato.Questo non significa annullare la scienza di adesso,ma di cercare di "vedere" anche ALTRE strade.

Poi tu puoi esporre le tue opinioni,ma é sempre lo stesso problema...come esponi le opinioni.....non credo sia con le offese che riuscirai a farti capire...
trojan.ll
00sabato 4 marzo 2006 12:42
tetsuya
...mi fai morire dal ridere sei un grande!! :) :) :)
LiviaGloria
00sabato 4 marzo 2006 14:16

Galileo Galilei /1
di Vittorio Messori


Stando a un'inchiesta dei Consiglio d'Europa tra gli studenti di scienze in tutti i Paesi della Comunità, quasi il 30 per cento è convinto che Galileo Galilei sia stato arso vivo dalla Chiesa sul rogo. La quasi totalità (il 97 per cento) è comunque convinta che sia stato sottoposto a tortura. Coloro - non molti, in verità - che sono in grado di dire qualcosa di più sullo scienziato pisano, ricordano, come frase "sicuramente storica", un suo "Eppur si muove!", fieramente lanciato in faccia, dopo la lettura della sentenza, agli inquisitori convinti di fermare il moto della Terra con gli anatemi teologici. Quegli studenti sarebbero sorpresi se qualcuno dicesse loro che siamo, qui, nella fortunata situazione di poter datare esattamente almeno quest'ultimo falso: la "frase storica" fu inventata a Londra, nel 1757, da quel brillante quanto spesso inattendibile giornalista che fu Giuseppe Baretti.

Il 22 giugno del 1633, nel convento romano di Santa Maria sopra Minerva tenuto dai domenicani, udita la sentenza, il Galileo "vero" (non quello del mito) sembra mormorasse un ringraziamento per i dieci cardinali - tre dei quali avevano votato perché fosse prosciolto - per la mitezza della pena. Anche perché era consapevole di aver fatto di tutto per indisporre il tribunale, cercando per di più di prendere in giro quei giudici - tra i quali c'erano uomini di scienza non inferiore alla sua - assicurando che, nel libro contestatogli (e che era uscito con una approvazione ecclesiastica estorta con ambigui sotterfugi), aveva in realtà sostenuto il contrario di quanto si poteva credere. Di più: nei quattro giorni di discussione, ad appoggio della sua certezza che la Terra girasse attorno al Sole aveva portato un solo argomento. Ed era sbagliato. Sosteneva, infatti, che le maree erano dovute allo "scuotimento" delle acque provocato dal moto terrestre. Tesi risibile, alla quale i suoi giudici-colleghi ne opponevano un'altra che Galileo giudicava "da imbecilli": era, invece, quella giusta. L'alzarsi e l'abbassarsi dell'acqua dei mari, cioè, è dovuta all'attrazione della Luna. Come dicevano, appunto, quegli inquisitori insultati sprezzantemente dal Pisano.

Altri argomenti sperimentali, verificabili, sulla centralità del Sole e sul moto terrestre, oltre a questa ragione fasulla, Galileo non seppe portare. Né c'è da stupirsi: il Sant'Uffizio non si opponeva affatto all'evidenza scientifica in nome di un oscurantismo teologico. La prima prova sperimentale, indubitabile, della rotazione della Terra è del 1748, oltre un secolo dopo. E per vederla quella rotazione, bisognerà aspettare il 1851, con quel pendolo di Foucault caro a Umberto Eco. In quel 1633 del processo a Galileo, sistema tolemaico (Sole e pianeti ruotano attorno alla Terra) e sistema copernicano difeso dal Galilei (Terra e pianeti ruotano attorno al Sole) non erano che due ipotesi quasi in parità, su cui scommettere senza prove decisive. E molti religiosi cattolici stessi stavano pacificamente per il "novatore" Copernico, condannato invece da Lutero.

Del resto, Galileo non solo sbagliava tirando in campo le maree, ma già era incorso in un altro grave infortunio scientifico quando, nel 1618, erano apparse in cielo delle comete. Per certi apriorismi legati appunto alla sua "scommessa" copernicana, si era ostinato a dire che si trattava solo di illusioni ottiche e aveva duramente attaccato gli astronomi gesuiti della Specola romana che invece - e giustamente - sostenevano che quelle comete erano oggetti celesti reali. Si sarebbe visto poi che sbagliava ancora, sostenendo il moto della Terra e la fissità assoluta del Sole, mentre in realtà anche questo è in movimento e ruota attorno al centro della Galassia.

Niente frasi "titaniche" (il troppo celebre "Eppur si muove!") comunque, se non nelle menzogne degli illuministi e poi dei marxisti - vedasi Bertolt Brecht - che crearono a tavolino un "caso" che faceva (e fa ancora) molto comodo per una propaganda volta a dimostrare l'incompatibilità tra scienza e fede.

Torture? carceri dell'Inquisizione? addirittura rogo? Anche qui, gli studenti europei del sondaggio avrebbero qualche sorpresa. Galileo non fece un solo giorno di carcere, né fu sottoposto ad alcuna violenza fisica. Anzi, convocato a Roma per il processo, si sistemò (a spese e cura della Santa Sede), in un alloggio di cinque stanze con vista sui giardini vaticani e cameriere personale. Dopo la sentenza, fu alloggiato nella splendida villa dei Medici al Pincio. Da lì, il "condannato" si trasferì come ospite nel palazzo dell'arcivescovo di Siena, uno dei tanti ecclesiastici insigni che gli volevano bene, che lo avevano aiutato e incoraggiato e ai quali aveva dedicato le sue opere. Infine, si sistemò nella sua confortevole villa di Arcetri, dal nome significativo "Il gioiello".

Non perdette né la stima né l'amicizia di vescovi e scienziati, spesso religiosi. Non gli era mai stato impedito di continuare il suo lavoro e ne approfittò difatti, continuando gli studi e pubblicando un libro - Discorsi e dimostrazioni sopra due nuove scienze - che è il suo capolavoro scientifico. Né gli era stato vietato di ricevere visite, così che i migliori colleghi d'Europa passarono a discutere con lui. Presto gli era stato tolto anche il divieto di muoversi come voleva dalla sua villa. Gli rimase un solo obbligo: quello di recitare una volta la settimana i sette salmi penitenziali. Questa "pena", in realtà, era anch'essa scaduta dopo tre anni, ma fu continuata liberamente da un credente come lui, da un uomo che per gran parte della sua vita era stato il beniamino dei Papi stessi; e che, ben lungi dall'ergersi come difensore della ragione contro l'oscurantismo clericale, come vuole la leggenda posteriore, poté scrivere con verità alla fine della vita: "In tutte le opere mie, non sarà chi trovar possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla riverenza di Santa Chiesa".

Morì a 78 anni, nel suo letto, munito dell'indulgenza plenaria e della benedizione del papa. Era l'8 gennaio 1642, nove anni dopo la "condanna" e dopo 78 di vita. Una delle due figlie suore raccolse la sua ultima parola. Fu: "Gesù!".

I suoi guai, del resto, più che da parte "clericale" gli erano sempre venuti dai "laici": dai suoi colleghi universitari, cioè, che per invidia o per conservatorismo, brandendo Aristotele più che la Bibbia, fecero di tutto per toglierlo di mezzo e ridurlo al silenzio. La difesa gli venne dalla Chiesa, l'offesa dall'Università.

In occasione della recente visita del papa a Pisa, un illustre scienziato, su un cosiddetto "grande" quotidiano, ha deplorato che Giovanni Paolo II "non abbia fatto ulteriore, doverosa ammenda dell'inumano trattamento usato dalla Chiesa contro Galileo". Se, per gli studenti del sondaggio da cui siamo partiti, si deve parlare di ignoranza, per studiosi di questa levatura il sospetto è la malafede. Quella stessa malafede, del resto, che continua dai tempi di Voltaire e che tanti complessi di colpa ha creato in cattolici disinformati. Eppure, non solo le cose non andarono per niente come vuole la secolare propaganda; ma proprio oggi ci sono nuovi motivi per riflettere sulle non ignobili ragioni della Chiesa. Il "caso" è troppo importante, per non parlarne ancora.


LiviaGloria
00sabato 4 marzo 2006 14:49

Chi ha condannato Galileo?
di Federico Di Trocchio

Tratto dal capitolo V, Scienza e senso comune, di F. Di Trocchio, Il genio incompreso, Mondadori 1997.

La padronanza dei principi della dinamica dava insomma a Galilei una netta superiorità sugli scienziati suoi contemporanei che tentavano di sostenere le ragioni del sistema tolemaico contro il copernicanesimo avanzante. Lo scontro, inevitabile, era destinato a risolversi necessariamente, almeno sul piano scientifico, a suo favore, anche se Galilei non era in grado di fornire una prova definitiva della validità del sistema copernicano, non sapeva ancora spiegare quale fosse la forza che muoveva la Terra e, oltretutto, rimaneva fedele all'antiquato pregiudizio secondo il quale la Terra e gli altri pianeti si muovono attorno al Sole in orbite rigorosamente circolari. Dopo l'insuccesso di Aristarco e la disattenzionè riservata a Copernico, Galileo poteva insomma finalmente imporre l'eliocentrismo. Ma nonostante tutto non vi riuscì. La responsabilità di questo insuccesso viene in genere attribuita alla Chiesa che, pur non avendo competenza in materia, con una decisione non solo scientificamente scorretta, ma anche azzardata e compromettente sul piano teologico, condannò l'eliocentrismo come una teoria eretica. Dopo l'umiliazione di un'abiura pubblica Galilei venne posto agli arresti domiciliari "come veementemente sospetto di eresia", una formula di compromesso che consentì di evitare il rogo al "colpevole".

Le indagini storiche hanno però accertato che fu un gruppo di scienziati pisani e fiorentini a suscitare il fatale scontro tra Galileo e la Chiesa, mossa che costituiva l'ultima possibilità di arrestare il co-pernicanesimo, vista l'impossibilità di contrastarlo sul piano scientifico. L'ostilità de la comunità scientifica nei confronti dì Galilei fu infatti, almeno all' inizio, generale. L'amico Paolo Gualdo gli scriveva da Padova nel 1612: "Che la Terra giri, sinhora, non ho trovato né filosofo né astrologo che si voglia sottoscrivere all'opinione di Vostra Signoria, pensi adunque bene prima che asseverantemente pubblichi questa sua opinione per vera". I più accaniti oppositori furono però un gruppo di studiosi di Pisa e di Frenze: Giorgio Coresio, professore di greco all'università di Pisa, Vincenzo di Grazia, che insegnava invece filosofia, nonché Arturo Pannocchieschi, rettore della stessa università. Altro importante membro del gruppo era Cosimo Boscaglia, professore a Pisa prima di logica e poi di filosofia, che fu molto apprezzato da Ferdinando I e Cosimo II de' Medici. Il più agitato del gruppo era però un filosofo dilettante di Firenze, Lodovico delle Colombe, che viene descritto da un contemporaneo come un individuo "lungo, magro, nerastro e di fisionomia sgradevole". Galilei lo chiamava Pippione, che in toscano vuol dire sia "piccione" che "coglione" nel duplice senso, sia letterale sia metaforico. Tutto il gruppo veniva perciò indicato neile sue lettere come "la lega del Pippione". Il luogo dì ritrovo di questi "malotichi et invidiosi", come li chiamava Lodovico Cigoli, amico di Galilei, era la casa fiorentina dell'arcivescovo Marsimedici, dove si incontravano talora con due frati domenicani: Nicolò Lorini e Tommaso Caccini.

I motivi di risentimento dei membri di questa "lega" nei confronti di Galilei erano molteplici. Essi erano innanzitutto umiliati per la propria manifesta incapacità di controbattere le sue argomentazioni contro il sistema tolemaico e la filosofia aristotelica, della cui attendibilità scientifica si sentivano garanti e custodi. Galilei, oltretutto, aveva un modo di argomentare molto più logico, razionale e lucido del loro, e in più era arguto e sottile, sicché si divertiva a imbarazzarli con i paradossi impliciti nelle loro stesse asserzioni, il che finiva per renderli ridicoli. Accanto a questi motivi di carattere scientifico e psicologico esistevano però anche delle ragioni personali di invidia. I risultati clamorosi ottenuti con le osservazioni rese possibili dal cannocchiale e la pubblicazione del Sidereus Nuncius avevano reso Galileo rapidamente famoso, sicché per tornare dall'università di Padova a Pisa aveva preteso delle condizioni di privilegio. Per essere libero di fare ricerca, non aveva infatti alcun obbligo di insegnamento: il suo stipendio veniva però pagato con i fondi dell'università e si trattava, oltretutto, di uno stipendio superiore a quello degli altri professori, i quali erano tenuti, oltre che a insegnare, anche ad abitare a Pisa, obbligo dal quale Galilei era invece esentato. Questi e altri privilegi, accordati a chi si contrapponeva così direttamente all'ortodossia scientifica del tempo, apparivano ampiamente ingiustificati al mondo accademico pisano.

Una tale situazione di notevole animosità nei suoi confronti costituì un motivo determinante nell’evoluzione e nell’origine del dramma personale di Galilei. Fu infatti in seguito alla verificata impossibilità di arrestarlo con argomentazioni di carattere scientifico che i suoi oppositori si decisero a usare argomentazioni di carattere teologico, che consistevano essenzialmente nel mettere in evidenza la natura eretica di ogni teoria che affcrmasse l'immobilità del Siole e la mobilità della Terra, perché contraria a ciò che sostiene la Bibbia. Questo tipo di argomentazione compare per la prima volta, tra la fine del 1640 e l'inizio del 1614, in una dissertazione dal titolo Contro il moto della Terra che fu fatta circolare manoscritta da Lodovico delle Colombe. L'attacco preludeva alle denunce verbali e scritte di Lorini e di Caccini, coordinate in una sorta di piano di congiura, denunciato già dallo stesso Galilei e ricostruito, in un libro famoso, da Giorgio de Santillana. Secondo questo piano, Galileo doveva essere provocato sul problema del rapporto tra teoria copernicana e testo biblico in modo da attirare l'attenzione dei teologi sulla necessità, da parte dei copernicani, di interpretare in senso non letterale i vari passi nei quali la Bibbia, accogliendo il senso comune, affermava chiaramente che è il Sole a muoversi e che la Terra sta ferma. L’inizio dell'Ecclesiaste dice ad esempio: "Una generazione va e l'altra viene; ma la Terra rimane sempre. lì Sole sorge e tramonta e torna al suo luogo; da qui, rinascendo, gira a mezzogiorno e poi piega a settentrione". C'era poi il famoso passo del Libro di Giosuè che narrava il miracolo dell'arrestarsi del Sole, prodotto da Dio dopo la pressante richiesta di Giosuè: "O Sole, fermati a Gabaon, e tu, o Luna, alla valle di Aialon. E il Sole si fermò, e la Luna ristette finché la nazione ebbe vendetta dei suoi nemici".

Se i copernicanì avevano ragione, i casi erano due: o si ammetteva che la Bibbia aveva accettato una teoria sbagliata sulla costituzione dell'universo, oppure quei passi andavano reinterpretati. Si doveva supporre cioè che, affidandosi al senso comune e non essendo un astronomo, Giosuè avesse chiesto a Dici di fermare il Sole, e che questi avesse arrestato o rallentato il moto di rotazione della Terra per produrre il miracolo richiesto. La situazione era effettivamente molto imbarazzante per la Chiesa, che però avrebbe volentieri evitato il problema se non fosse stata costretta a prendere posizione dal clamore suscitato dagli attacchi della "lega".

Galilei capì che se voleva far trionfare il copernicanesimo doveva affrontare questione e, con l'aiuto di due preti suoi allievi, Benedetto Castelli (che fu anche un ottimo matematico) e un frate barnabita, si improvvisò teologo. In due lettere comunemente note come Lettere copernicane trovò una via d’uscita che poteva servire, non solo in quel caso specifico ma anche in futuro, a evitare contrasti e contrapposizioni tra verità di fede e verità scientifica. Si trattava semplicemente di ammettere che, in molti caso, e in particolare in rapporto a questioni scientifiche, la Bibbia non poteva essere presa alla lettera. Il suo ragionamento era semplice e facilmunte condivisibile: la verità non può essere che una ma è scritta in due libri diversi, la Bibbia e la Natura, che usano linguaggi altrettanto diversi. La Bibbia è scritta in funzione dell'uomo e mira essenzialmente a fornire all'uomo quelle indicazioni morali che gli possono consentire di vivere, con piena consapevolezza e con tranquilla berenita, la propria vicenda esistenziale. Il libro della Natura, invece, non contiene verità di carattere morale, ma solo descrizioni fedeli dei fenomeni naturali esposte in un linguaggio tecnico: quello matematico. La comprensione delle leggi di natura richiede dunque una competenza diversa da quella del teologo: bisogna essere buoni matematici ma anche buoni sperimentatori, in altri termini bisogna essere scienziati. La conclusione era che, secondo Galilei, nei casi in cui la scienza scopriva leggi o fenomeni che le Scritture presentavano in modo diverso, i teologi non dovevano, non essendo competenti, contestare le conclusioni degli scienziati, ma piuttosto prenderne atto e affrettirsi a cambiare l’interpretazione dei testi sacri.

Il ragionamento era plausibile e facilmente condivisibile. Del resto il principio dell'interpretazione non letterale era stato già utilizzato da vari Padri della Chiesa, tra i quali sant'Agostino, e venne poi definitivamente sancito, nel 1893, con un'apposita enciclica emanata da papa Leone XIII. Ma le cose non erano così semplici come poteva apparire a prima vista. Esisteva un problema che rendeva (e rende ancor oggi) inevitabile il contrasto tra scienziati è teologi: prima di modificare l'interpretazione di un passo delle Scritture o, più in generale, di abbandonare un principio morale in conseguenza di un progresso scientifico o tecnico, è saggio e prudente accertarsi in modo definitivo dÙl'attendibilìtà della nuova visione scientifica. Ora, la conoscenza scientifica è fallibile, non offre verità definitive, anzi si distingue dalla magia, come dalla religione, proprio per la capacità di modificare continuamente i propri principi e di progredire in virtù della revisione critica dì vecchie idee. Giustamente il teologo non vuole essere ridotto a passacarte dello scienziato e correre il rischio di avallare precipitosamente teorie che la stessa comunità scientifica potrebbe domani scartare come errate, o comunque modificare. Se deve cambiare idea deve avere buoni motivi, e vuole essere lui a valutarlo.

Nel caso di Galilei, ad esempio, anche gli scienziati hanno sempre ammesso che egli non era stato in grado di fornire una prova definitiva della validità del sistema copernicano, poiché quella che egli riteneva certa (la sua spiegazione del fenomeno delle maree) non era affatto corretta, e appariva errata anche ai contemporanei. L'atteggiamento dei teologi, da questo punto di vista, fu più cauto di quello di Galilei: prima le prove, dicevano in sostanza, poi la revisione teologica.

Questo in effetti poteva portare a un accordo. E fu infatti su questa base che il problema venne provvisoriamente risolto nel 1615, all'epoca del cosiddetto primo processo a Galilei, che fu in realtà un'indagine segreta, una sorta di perizia teologica, nata da una denuncia di Tommaso Caccini, nel corso della quale Galilei non venne neppure disturbato per essere interrogato. La commissione del Sant'Uffizio, a conclusione dei suoi lavori, decretò a quell'epoca che la teoria eliocentrica era scientificamente errata ed eretica dal punto di vista teologico. Ma a proposito della posizione personale di Galilei, che pure sosteneva ormai pubblicamente quella teoria, non si pronunciò. Lo scienziato contro il quale era diretta la denuncia non venne insomma né assolto né condannato. Venne invece convocato, il 26 febbraio 1615, a casa del cardinai Bellarmino, che non faceva parte della commissione ma era il vero ispiratore della linea adottata dalla Chiesa. Nel corso di quel colloquio, che nell'intenzione di Bellarmino doveva essere amichevole e fu invece un po’ teso a causa della presenza e dell'intransigenza del commissario generale del Sant'Uffizio, Michelangelo Segizzi, Galileo venne informato che la Chiesa riteneva eretica la teoria eliocentrica e venne invitato a considerarla da allora in poi solo come ipotesi.

Questo, almeno provvisoriamente, metteva le cose a posto. Se l'eliocentrismo era solo un'ipotesi, non c'era motivo di affrettarsi a cambiare l'interpretazione della Scrittura. Più o meno esplicitamente si ammetteva inoltre che la soluzione proposta da Galilei per i casi di accertato contrasto era valida. Per il momento la questione si poteva considerare chiusa: i teologi avevano indubbiamente commesso un errore dando una valutazione di merito scientifico sull'eliocentrismo ma, nonostante ciò, si rifiutavano di fare il gioco dei nemici di Galileo, al quale intendevano accordare ogni libertà di indagine sull'argomento e anche la possibilità dì discuterne sul piano strettamente tecnico con i propri colleghi.

Sotto l'apparente disponibilità si celava però una posizione ben più intransigente. Bellarmino, che non era certamente un genio scientifico (e che forse non meritava di essere fatto santo perché aveva sulla coscienza varie condanne a morte per eresia, non ultima quella di Giordano Bruno), aveva tuttavia una mente molto più sottile e e una cultura più raffinata di quella di Galilei. Fu un teologo forse troppo rigido, ma la sua lucidità può suscitare ancora oggi invidia in molti dottori della Chiesa. Egli riteneva che, se non si voleva aprire una grave falla nelle basi teologiche della religione, si doveva tenere fermo che anche nelle questioni scientifiche l’ultima parola dovesse spettare al teologo, per un principio molto semplice: nel bene e nel male la Scrittura è opera dello Spirito Santo e dunque la distinzione tra questioni di fede e questioni scientifiche non regge. Tutto è questione di fede. Con una formula latina un po' scolastica Bellarmino diceva che una cosa scritta nella Bibbia "se non è materia di fede ex parte objecti [cioè considerando l'oggetto o l'argomento] è materia di fede ex parte dicentis [cioè considerando colui che parla, vale a dire lo Spirito Santo]".

Tutti i commentatori, sia laici sia cattolici, sono oggi concordi nel ritenere questa posizione eccessivamente intransigente, il che ha portato a considerare, almeno sul piano teorico, Bellarmino come il principale responsabile della sfortunata condanna di Galilei all'epoca del secondo processo, quando il teologo era già morto. La Chiesa però non ha mai ufficialmente avallato queste critiche anzi, persino negli atti nei quali normalmente si presume che abbia fatto ammenda e riabilitato Galilei, in realta ha sempre ribadito la posizione di Bellarmino. Prendiamo ad esempio l'enciclica Providentissimus Deus di Leone XIII. Essa dice: "Nessuna vera contraddizione potrà interporsi tra il teologo e lo studioso delle scienze naturali, finché l'uno e l'altro si manterranno nei propri confini, guardandosi bene, secondo il monito di sant'Agostino, «di non asserire temerariamente alcunché né di presentare una cosa certa come incerta»". I casi di possibili contrasti possono essere regolati, secondo l'enciclica, proprio come suggeriva Galilei: "Se poi vi fosse qualche dissenso, lo stesso santo dà sommariamente le regole di come debba diportarsi in tali casi il teologo: «Tutto ciò che i fisici, riguardo la natura delle cose, potranno dimostrare con documenti certi, è nostro compito provare non essere nemmeno contrario alle nostre lettere»". Il teologo insomma deve essere pronto a reinterpretare il testo della Scrittura per seguire l'evoluzione delle conoscenze scientifiche. Esattamente come sosteneva Galilei. Ma, come c'era da attendersi, c'è un ultimo codicillo che ribalta completamente la situazione. Continuando la citazione di sant'Agostino l'enciclica prosegue: "Ciò che poi presentassero nei loro scritti di contrario alla fede cattolica, o dimostriamo con qualche argomento essere falso ciò che aaseriscono o crediamolo falso senza alcuna esitazione". Nel caso in cui il teologo si trovasse insomma di fronte ad affermazioni scientifiche che ritiene senz’altro contrarie alla fede e alla morale, non solo è autorizzato ma addirittura è sollecitato a condannarle come false, indipendentemente dalla loro validità scientifica.

Espressa in questo modo, la posizione ufficiale della Chiesa potrebbe sembrare non solo eccessivamente intransigente ma anche acritica e ottusa. Se si considera però il modo in cui, più di recente, essa è stata espressa da papa Wojtyla nei due discorsi fatti in apertura (10 novembre 1979) e in chiusura (31 ottobre 1992) del processo di riabilitazione di Galilei, appare sotto tutt'altra luce e, se non condivisibile, almeno giustificata dal punto di vista morale. Partendo dalla considerazione, incontestabile, che "l'uomo d'oggi sembra essere sempre minacciato da ciò che produce" e auspicando, come tutti, che "l'uomo deve uscire vittorioso da questo dramma, che minaccia di degenerare in tragedia, e deve ritrovare la sua autentica regalità sul mondo e il pieno dominio sulle cose che produce", Giovanni Paolo II ritiene che l'unico modo per riuscirvi è quello di riaffermare "la priorità dell'etica sulla tecnica, il primato della persona sulle cose, la superiorità dello spirito sulla materia". In buona sostanza il papa afferma, e non ci si poteva aspettare diversamente, che ciò che può garantire la salvezza esistenziale dell'umanità è la religione, assunta come criterio di valutazione degli interventi tecnici resi possibili dalla scienza.

Questo modo di presentare la questione appare meno intransigente e meno offensivo di quello impiegato da Bellarmino o da Leone XIII. Innanzitutto esso sposta il discorso dalla scienza all'applicazione tecnica delle scoperte scientifiche, il che rende possibile, ad esempio, condannare l'uso delle armi nucleari senza scomunicare Fermi, Oppenheimer e compagni. In secondo luogo fa appello a un diffuso sospetto nei confronti del reale significato del progresso tecnico e scientifico, che costituisce anche il minimo comun denominatore dell'ideologia dei movimenti ambientalisti, pacifisti, antivivisezionisti e di tutti i fenomeni di recupero dei valori mistico-religiosi, come reazione e fuga dalla civiltà tecnologica. Si tratta, più che di un insieme coerente di idee, di un atteggiamento culturale genericamente definibile come progressista e originatosi nel Sessantotto, che percorre trasversalmente anche tutti i fenomeni di presa di coscienza e di rivendicazione sociale da parte di gruppi emarginati, dal femminismo ai movimenti omosessuali e ai comitati per la difesa dei diritti del malato. La linea della Chiesa pare in gran parte convergere con questa ideologia progressista, e appare solo un po’ troppo rigida e retrò per le posizioni che assume in rapporto al divorzio e alle questioni sessuali, al problema del controllo delle nascite o alla bioetica. Oggi ìnsornma le argomentazioni dì Bellarmino potrebbero apparire addirittura più ragionevoli e condivisibili di quanto non fossero nel 1615.

La sostanza del discorso però non è cambiata. La Chiesa ritiene di avere il dovere di tutelare il valore e l'integrità dell'esistenza umana, e per farlo pretende il controllo finale su tutte le decisioni che possono influenzare il destino di individui e società. L'unico sostanziale cambiamento verificatosi dai tempi di Gailei a oggi è che la Chiesa ha perso il potere temporale e non può più quindi usare la forza per esercitare realmente questo controllo, ed emarginare o eliminare come eretici coloro che, non avendo interesse a essere salvati, si oppongono a questa volontà di controllo. Sfortunatamente, nel Seicento il potere temporale della Chiesa era ancora molto forte e il papa dell'epoca, Urbano VIII, non seppe resistere alla tentazione di farne uso. I motivi contingenti che coinvolsero Galilei nel secondo, definitivo, processo ci appaiono, da questo punto dì vista, fin troppo prosaici e personali. Lo scienziato, nel comporre il Dialogo sopra i due massimi sistemi, aveva offeso, non si sa se per caso o per inavvertita arroganza, papa Urbano VIII, che gli aveva sempre mostrato grande benevolenza. Lo scienziato aveva messo le opinioni del papa in bocca a Simplicio, il personaggio che nel Dialogo fa la figura, se non dello sciocco, almeno dell'ignorante; nel frontespizio del libro figuravano poi tre delfini, che sembravano alludere al nepotismo un po' eccessivo del papa. È probabile, anche se non del tutto provato, che due gesuiti, padre Grassi e padre Scheiner, che avevano motivi di cisentimento nei confronti di Galileo, abbiano sfruttato questi elementi per provocare il processo.

I lavori furono lunghi e segnati da alterne vìcende ed è anche possibile che gli accusatori abbiano fatto ricorso a un documento falsificato (o comunque non valido legalmente). Nonostante tutto, a un certo punto si tentò di nuovo una soluzione compromissoria; purtroppo in questa fase Galilei commise degli errori che irritarono l'ala intransigente del tribunale che il 22 giugno 1633, su pressione del papa, emise la sentenza dì condanna. Tre dei giudici, in evidente segno di disapprovazione, non furono presenti alla lettura della sentenza.

Si trattò di una condanna manifestamente ingiusta e di un grave errore, come ha voluto definitivamente chiarire Giovanni Paolo II. Quel che ancora oggi non è chiaro è quale sia il senso di questa intricata e sfortunata vicenda e che insegnamento se ne possa trarre. È evidente innanzitutto che Galilei fu condannato prima dalla scienza e poi dalla Chiesa. Si trattò insomma di una duplice condanna i cui motivi, pur essendo diversi, erano collegati dal desiderio di tutelare il più possibile il senso comune. Gli scienziati non volevano allontanarsi dalle opinioni di senso comune, perché erano state incorporate da Aristotele e Tolomeo in una teoria che tutti ritenevano assolutarnonte certa e inattaccabile. I teologi, per parte loro, difendevano il senso comune perché la Bibbia, se presa alla lettera, sembrava avallarlo. Va sottolineato tuttavia che i secondi erano più concilianti e, in fondo, più che a difendere il senso comune, erano interessati a rinsaldare l'autonomia e la supremazia del giudizio etico-religioso anche nelle questioni scientifiche. I teologi insomma avevano già capito, o intuivano, che la scienza poteva costituire un rischio per l'uomo e, per scongiurare il pericolo, volevano soprattutto riaffermare (difendendo il primato della teologia) il diritto prioritario di valutare sul piano morale i progressi che la scienza prometteva sul piano della conoscenza e della tecnica. A sbagliare, dunque, non furono soltanto i teologi ma anche gli scienziati, E sia gli uni che gli altri potevano imparare qualcosa dall'errore commesso. Purtroppo, mentre la Chiesa, seppure con grande ritardo, ha riconosciuto le proprie responsabilita' e corretto, per quanto possibile, il proprio atteggiamento, la scienza, almeno finora, non è stata in grado di fare altrettanto

TOLLERANZA RELIGIOSA E INTOLLERANZA SCIENTIFICA

Dalla vicenda di Galilei la Chiesa ha tratto un grande insegnamento: che non è né giusto né saggio tentare di chiudere la bocca agli scienziati quando dicono cose contrarie alle convinzioni religiose. Si rischia di negare l'evidenza e di compromettere la credibilità degli stessi fondamenti della religione. Meglio tollerare e lasciare alla scienza e agli scienziati la libertà più completa, e anche la responsabilità delle loro affermazioni. Quando giungono a conclusioni incompatibili con la fede o con la morale è inutile contestare la validità scientifica di quello che fanno e dire, come si azzardarono a fare i giudici di Galileo, che l'eliocentrismo è eretico sia scientificamente che logicamente. Se una teoria è scientificamente giusta o sbagliata può dirlo solo la scienza, la quale pure, nel farlo, trova talora notevole difficoltà e impiega molto tempo. Ma, come sosteneva sant'Agostino, i teologi hanno in definitiva tutto il diritto di rifiutare, per ragioni teologiche e morali, anche una teoria che la scienza ritiene ufficialmente vera.

Perciò, di fronte a un problema spinoso la strategia migliore per ogni movimento confessionale è quella di prendere tempo e pronunciarsi ufficialmente solo quando le cose sono abbastanza chiare. A questo punto si integra, per quanto possibile (e soprattutto se è possibile), la nuova teoria con il corpo delle convinzioni religiose altrimenti si ammette molto francarnante che la cosa, per quanto plausibile e accertata possa essere sul piano scientifico, urta contro principi e valori fondamentali, e dunque deve essere rifiutata per ragioni morali. Il problema del contrasto tra religione e scienza non viene risolto perché, come tutti i grandi problemi, non ammette soluzione, ma almeno viene evitato il conflitto frontale. Il vantaggio maggiore di questo cauto atteggiamento è, paradossalmeiìte, proprio quello di non risolvere ma anzi di riproporre continuamente il problema, tenendo però aperto il dialogo e il confronto dialettico. Pur non potendo più aspirare a ricostituire l'antica identità la scienza e la religione hanno bisogno l'una dell'altra. Il loro continuo confronto è infatti uno dei meccanismi fondamentali di crescita della cultura umana. Dal caso Galilei la Chiesa ha insomma imparato a rispettare i diritti della scienza e a controntarsi con essa francamente, da pari a pari, senza più ricorrere alla violenza, di qualsiasi tipo essa sia.

Anche la scienza avrebbe dovuto, dallo stesso caso, imparare qualcosa di analogo. Non tanto a rispettare la religione, che ha abbastanza forza per far valere i propri diritti, quanto a rispettare le opinioni scientifiche minoritarie o emergenti e rivoluzionarie come era quella di Galilei agli inizi del Seicento. Per essere più chiari la comunità scientifica doveva capire a) che arroccarsi a difesa del senso comune era stata un'iniziativa del tutto inopportuna e controproducente; b) che ogni teoria scientifica corre il rischio di trasformarsi (anzi quasi sicuramente si trasformerà) in una forma evoluta di senso comune o di opinione pregiudiziale; c) che, come ha fatto la Chiesa, bisognava mettere a punto una strategia che evitasse il ripetersi in futuro dello stesso incidente. E proprio per non aver capito questo che la scienza si ritrova oggi a dover affrontare e risolvere, al suo interno, il problema dell'eresia, che per lungo tempo ha considerato come un problema esterno che la vedeva sempre come vittima e mai come diretta responsabile di un'ingiustificabile emarginazione. L'ortodossia scientifica è chiamata oggi a dimostrare quella stessa apertura al dialogo che ha consentito alla Chiesa di evitare un secondo clamoroso incidente nel caso dì Darwin.










Ghergon
00sabato 4 marzo 2006 14:58
Yoghurt
Sembrerà strano ma il compito dichiarato della fisica non è quello di scoprire la realtà, ma solamente quella di sfruttarla tecnologicamente e da questo punto di vista la matematica è l'ausilio perfetto...ma qui siamo nel campo della quantificazione.
Invece non è adatta per qualificare la natura dei fenomeni...la matematica non permette di creare nessun "modello" pratico ,visivo e concreto che sia d'ausilio alla mente umana per comprendere i fatti.

Se chiedi a un fisico di spiegarti a parole una formula lo metterai in crisi...e difatti la maggior parte di loro accetta di buon grado la teoria della Relatività per il semplice motivo che non l'hanno mai assolutamente compresa...esattamente come i paradossi della fisica quantistica che esulano dal buon senso comune e che viene accettata con approvazione generale delle stesse inconsapevoli vittime...i poveri studenti universitari che sono costretti ad impararla...
Tetsuya1
00sabato 4 marzo 2006 16:27
Insisti??allora te lo ripeto.

Senti Livia. Io non so quale cazzo di scuola tu abbia mai frequentato. Ma io non ho mai letto da nessuna parte di un Galileo nemico della chiesa.

Ne tanto meno che sia stato arso vivo!!! :D :D

[Modificato da Tetsuya1 04/03/2006 16.28]



Quanto a te, cialtrone:"..la matematica non permette di creare nessun "modello" pratico ,visivo e concreto che sia d'ausilio alla mente umana per comprendere i fatti. """

Te lo ripeto. Se non capisci la matematica, non insistere. Avrai magari altre qualità. Xrò veramente, evita di scrive queste stronzate. Xchè lo scopo della matematica...è proprio quello di creare modelli (matematici) della realtà!!!!!!!!!!

P.S. senza scomodare il grande Einstein (che come tutti i talebani tuoi pari odi xchè non lo capisci) ti propongo un giochino:

DESCRIVI (A PAROLE) IL CONCETTO DI DISTANZA TRA DUE PUNTI.

[Modificato da Tetsuya1 04/03/2006 16.30]

[Modificato da Tetsuya1 04/03/2006 16.33]

LiviaGloria
00sabato 4 marzo 2006 16:32
Tetsuya
Il problema é che lui era CATTOLICO cosa che hai negato nel post precedente...
LiviaGloria
00sabato 4 marzo 2006 16:33
Tetsuya
Quale relatá parli tet?Quella che vedi?
Tetsuya1
00sabato 4 marzo 2006 16:38
QUESTO è estratto del mio precedente post: "..Egli infatti fù, è verissimo ed è anche scritto su tutti i libri di Storia, un profondo credente (credente in DIO, non certo nel clero). ..

Questo è quello che ora posta Livia a proposito dell'argomennto Galilei-inquisizione:Il problema é che lui era CATTOLICO cosa che hai negato nel post precedente..."


La domanda è: ma sono io che non mi so spiegare o tu hai varamente problemi mentali?

Livia:"Quale relatá parli tet?Quella che vedi? "

No. Quella della Bibbia. :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D

[Modificato da Tetsuya1 04/03/2006 16.39]

LiviaGloria
00sabato 4 marzo 2006 16:42
Tetsuya
Poi il vero problema che vorrei si capisse non é che era o no cattolico...ma la negazione delle veritá...le propagande fatte contro veritá storiche...cose occultate per programmare le ment in certe direzioni e pregiudizi...questo é il problema e purtroppo é un problema che non riguarda solo in cattolicesimo o Galileo...
Ghergon
00sabato 4 marzo 2006 16:48
... la matematica è un opinione.
Con questi mezzi la puoi rivoltare come vuoi, basta dare una dimostrazione matematica et voilà i giochi sono fatti...chi può negarlo?..

La migliore manipolazione mentale è mettere al posto della realtà una formula(finta) che la descrive...poi se solo pochi la capiscono, ancora meglio...deve essere per forza vera!!

CON LA MATEMATICA SI PUO' DIMOSTRARE TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO...non male come tecnica dimostrativa!!

LA RELATIVITA' EINSTEINIANA DIPENDE ESCLUSIVAMENTE DA UNA SEMPLICE FORMULA INVENTATA APPOSTA PER FAR QUADRARE I CONTI che all'inizio del novecento non tornavano...

LA RELATIVITA' DI EINSTEIN NON E' LA REALTA, E' SOLO UN ESCAMOTAGE SCIENTIFICO.

La vicenda del "vento d'etere" venne accantonata sbrigativamente dal fazioso esperimento di Michelson e Morley e un modo di fare così sospetto, poteva dare solo ad intendere che l'argomento scottava.

...da allora, una volta scoperto che con l'ausilio spinto della matematica si possono nascondere molte cose, questa è diventata il totale modo di concepire la fisica...Todeschini era un ingegnere, oggi nell'Olimpo della fisica costoro non sono ammessi...solo i puri matematici possono(poveretti) ed è così da Einstein in poi...

LA MATEMATICA E' E RESTA SOLO UNA FILOSOFIA DAGLI ASPETTI CONTROVERSI E MOLTE DELLE PROPOSIZIONI IN ESSE CONTENUTE ESULANO TOTALMENTE DALLA REALTA' DEI FENOMENI UMANI..SENZA VOLER PARLARE DELLA LOGICA...POVERI NOI!

TRANNE CIANCIARE A VUOTO NON SEI MINIMAMENTE IN GRADO DI DIMOSTRARE UN BEL NULLA A PAROLE, PERCHE' EVIDENTEMENTE SEI TALMENTE IPNOTIZZATO CHE HAI PERSO IL CONTATTO CON LA REALTA'...BRAVO, PENSA ALLE RETTE, CHE LA COMPRENSIONE DELLA RELATIVITA' PER TE' E' ANCORA LONTANA...!!!
LiviaGloria
00sabato 4 marzo 2006 17:13
Tetsuya
Sai il problema é che invece di tirare fuori discorsi logici,documenti,...tu hai sempre in bocca la bibbia come unica difesa...e dire che dovrebbe essere la mia difesa...non é che sei un prete mancato?
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