Il Pontefice giano bifronte

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BAGAVAN
00martedì 15 maggio 2007 20:10
tratto da alcuni saggi di Massimo Mazzucco

BENEDETTO MICA TANTO

Se avessi detto io quello che dice Ratzinger nel suo nuovo catechismo, sarei già finito in galera da un pezzo: «Il cittadino non deve obbedire quando le leggi delle autorità civili si oppongono alle esigenze dell’ordine morale». Ovvero, io non dovrei obbedire, ad esempio, ...

Siccome infatti l'ordine morale - contrariamente alle leggi - non sta scritto da nessuna parte, il mio me lo decido io, e tu non puoi dirmi niente.

Si tratta quindi, in tutto e per tutto, di un incitamento alla sovversione dei poteri dello stato che sta scritta, nero su bianco, su un documento ufficiale della segreteria di un altro stato. Abbastanza da scatenare una crisi internazionale come quella dei missili di Cuba, durante la guerra fredda.

Invece cosa faranno, i nostri eroi parlamentari che hanno giurato di difendere la Costituzione, pur di ricevere il profumato stipendio che noi gli versiamo (per fare l’esatto contrario di quello che dovrebbero)? Ma soprattutto cosa faranno gli altri veri eroi all’incontrario di quest’incubo di inizio millennio, i giornalisti di tutta Italia? Faranno finta di non aver sentito, ecco cosa faranno. Oppure abbozzeranno, faranno un sorrisino, o al massimo – quelli VERAMENTE coraggiosi - diranno che il tedesco con la kippah può blaterare finchè vuole, ma “lo stato e le istituzioni sono solide, e non temono ingerenze da parte di nessuno”. E così, nel farlo, gli avranno dato un’ulteriore picconata.

La verità, ovviamente, è che il dolce Ratzinger non intende assolutamente demandare a noi l’ordine morale secondo il quale decidere se ubbidire o meno alle leggi, ma intende imporci lui il suo, non appena noi si abbia ripudiato quello secolare.

Curioso infatti come Ratzinger, a colloquio con Ciampi, si sia premurato di dirgli che lui “non ha nessuna mira di potere sul nostro paese”. Chi gli aveva mai chiesto niente?

Io nel frattempo ho deciso che la prossima volta che pago le tasse trattengo l’8 per mille, poiché lo ritengo altamente immorale. E quando verranno ad arrestarmi, dirò che me l’ha detto il Papa. Che dite, mi difenderà, lui, a quel punto?

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BENVENUTI NEL MEDIOEVO

Il capo dell'Inquisizione è diventato papa. Non è una battuta gratuita, non è una metafora, è la letterale, nuda e cruda verità:il Tribunale dell'Inquisizione, nonostante la triste fama che raggiunse nel medioevo, non fu mai abolito dalla Chiesa, gli fu solo cambiato il nome. Da allora si chiama "Sacra Congrega per la Dottrina della Fede", ed il suo attuale direttore, Joseph Ratzinger, è da poche ore stato eletto papa.

Qualche avvisaglia l'avevamo avuta, quando vedemmo il cardinale Law di Boston, protettore dei preti pedofili americani, dire messa durante i Novenali appena trascorsi. Un ritorno dalla palude della vergogna, chiaramente voluto da Ratzinger, che aveva talmente offeso gli stessi americani che alcuni di essi erano saliti su un aereo per venire a Roma a protestare. Ma la cosa era servita a poco.

La Chiesa verrà restaurata, per la felicità di tutti coloro che nei decenni scorsi hanno troppo sofferto per le "modernizzazioni" dei papi post-conciliari, ed alla faccia di quel terzo mondo che tante speranze aveva posto ...

... sul nuovo papato per non vedersi ributtato nell'oblio della storia a cui la stessa Chiesa, nei secoli scorsi, aveva contribuito a condannarlo.

Nei prossimi giorni avremo modo di valutare con maggior calma le implicazioni che una tale scelta comporta, ma di certo possiamo già dire che questo conclave non ha fatto che confermare la grande legge dei corsi e ricorsi storici: siamo in un periodo di profonda restaurazione, e questo nuovo millennio non è certo partito con la marcia in avanti.

Chi aveva lamentato l'antimodernismo di Papa Woytila avrà ora la misura di quello che la Chiesa era stata fino alla morte di Pio XII.

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Un pubblico peccatore fu scomunicato e gli fu proibito di entrare in chiesa. Egli andò a lamentarsi con Dio. «Non mi fanno entrare, Signore, perché sono un peccatore». «Di che ti lamenti? - disse Dio - Non lasciano entrare neanche me!»" (Anthony de Mello, minacciato di scomunica e messo all'indice da Ratzinger).

I nomi Ivone Gebara, Tissa Balasuriya, Hans Kung, Jacques Gaillot, Charles Curran, Leonardo Boff, Bernhard Haering, vi dicono forse qualcosa? Molto probabilmente no, ed il motivo c'è eccome: sono nomi - di prelati, vescovi, studiosi, suore, teologi - che il cardinale Ratzinger, nei suoi lunghi anni al vertice della Congrega per la Dottrina della Fede, ha voluto far cadere nel silenzio dell'oblio. Sono i pericolosi, gli eretici, gli scomunicandi più scomodi dei tempi più recenti, che vanno ad aggiungersi alla lunghissima lista di nomi iniziata con il vescovo Ario, "scomunicato" dalla nascente Chiesa di Roma nel terzo secolo dopo Cristo, e che è giunta a noi carica di tutti i Bogomili, gli Albigesi ed i Giordano Bruno di ogni epoca storica.

Oggi non li mandano più al rogo, ma la ferita morale, ...

--- per gente profondamente identificata con la propria missione come loro, brucia altrettanto. Il più importante di tutti, storicamente almeno, è il francescano Leonardo Boff, uno dei fondatori della cosiddetta "Teologia della Liberazione", il movimento social-religioso che ebbe la pretesa, nel Sudamerica dei dittatori degli anni 70/80. di riportare la Chiesa dalla parte della gente. Boff fu "silenziato" da Ratzinger senza troppi giri di parole, e fu obbligato a ritirarsi in un monastero, dal quale ha rilasciato soltanto più qualche intervista isolata. (In una di queste riuscì a suggerire che il vero eretico, in casa cattolica, fosse proprio Ratzinger).

Sempre con forti connotazioni sociali, improntate inoltre al femminismo rampante di quegli anni, fu il messaggio di Ivone Gebara, la suora brasiliana che Ratzinger obbligò a soggiornare a Roma per due anni, affinchè "purificasse" il suo pensiero cristiano inquinato di eresia latino-americana.

Oltre ai teologi della liberazione, le vittime più illustri di Ratzinger si possono dividere in due gruppi: quelli che hanno osato suggerire un diritto da parte dei cattolici nel mondo di contestare certe decisioni prese da Roma, e quelli che hanno voluto allargare, soprattutto in Oriente, il concetto di spiritualità cristiana fino ad includere anche altre religioni. Non si può non notare come ambedue le tendenze avrebbero signifcato per Roma una decisa perdita di potere su scala globale.

Nel primo gruppo di eretici, il teologo tedesco Hans Kung propose di rivedere il principio di infallibiltà papale, stabilito da Leone XIII a fine '800 [prima i papi era fallibili?], ma si scontrò con l'infallibilità, appunto, di Ratzinger, il quale gli fece togliere la cattedra in teologia all'università di Tubinga.

L'americano Charles Curran fece una fine molto simile, per aver dato voce al dissenso - mai sopito, in realtà - del clero americano verso le posizioni di Roma sulla contraccezione e sul diritto a risposarsi dei cristiani divorziati.

Bernard Hearing, uno dei più grandi teologi del secolo scorso, finì dimenticato da tutti dopo che Roma gli chiese "ufficialmente" di non esprimere più il suo dissenso sulla posizione ufficiale della Chiesa, in delicate questioni di magistero ecclesiastico.

Jaques Gaillot, vescovo di Evreux, fu destituito nel '95 per aver espresso posizioni troppo favorevoli ad una più libera sessualità dei cristiani.

Karl Lehmann, vescovo di Magonza, provò a sostenere il diritto delle persone divorziate a risposarsi, ma si scontrò contro il doppio muro di cemento Woytila-Ratzinger.

L'intera Conferenza Episcopale austriaca provò, nel '96, a spezzare una lancia in favore di una scelta popolare dei vescovi (elezioni), dell'accesso al matrimonio per i divorziati, e della possibilità per uomini divorziati di diventare prete. Fu allora lo stesso Woytila che si preoccupò di ricordare ai colleghi austriaci che "nella Chiesa la democrazia non esiste".

Sul fronte teologico le preoccupazioni maggiori per Ratzinger sono giunte dall'Oriente. E' di qualche anno fa la messa all'indice "postuma" dell'intero corpus degli scritti di Anthony de Mello, il gesuita indiano, morto nel 1987, che lottò a lungo con Roma per cercare di gettare un ponte fra il cristianesimo ufficiale e la dimensione spirituale dell'Oriente.

Stesso percorso per il teologo dello Sri-Lanka Tissa Balasuriya, che finì addirittura scomunicato da Ratzinger per aver suggerito che certi elementi dell'insegnamento cristiano, soprattutto riguardanti la figura della Madonna, andassero rivisti secondo categorie filosofiche e culturali più consone alla tradizione orientale. La scomunica fu poi revocata a Balasuriya quando questi, dopo circa un anno, ebbe deciso di "rivedere" profondamente le sue posizioni in merito. (E' curioso come un essere umano possa arrogarsi il diritto di decidere se un altro essere umano può "comunicare con Dio" oppure no).

Questi solo i casi più eclatanti, noti a tutti, della lunga gestione di Ratzinger al timone dell'ex Tribunale dell'Inquisizione, che si è forse rifatto il trucco per stare alla pari coi tempi, ma che non ha mutato assolutamente nulla nella sua più profonda essenza ipocrita, repressiva ed autoritaria - ovvero anti-cristiana per eccellenza.

Se c'è infatti un esempio, fra i mille prelati "rimessi in riga" da Ratzinger in tutti questi anni, che li può sintetizzare tutti, è forse quello del vescovo Raymond Hunthausen di Seattle, il quale fu aspramente redarguito da Roma per il semplice fatto di aver amministrato la comunione a degli omosessuali. Hunthausen doveva infatti essersi scordato che il protetto di Ratzinger, cardinale Law di Boston, può tranquillamente giostrare centinaia di preti pedofili per tutte le parrocchie d'America, ma che l'omosessualità è condannata dalla Bibbia, e quindi il gay va respinto e tenuto lontano ad ogni costo dall'altare di Cristo, anche se non ha mai fatto niente di male a nessuno. Dura lex, sed lex.

Ecco un "classico" firmato da Joseph Ratzinger:

NOTIFICAZIONE UFFICIALE DEL VATICANO
SUGLI SCRITTI DI PADRE ANTHONY DE MELLO SJ

CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

Il Padre Gesuita indiano Anthony de Mello (1931-1987) è molto noto a motivo delle sue numerose pubblicazioni che, tradotte in diverse lingue, hanno raggiunto una notevole diffusione in molti paesi, anche se non sempre si tratta di testi da lui autorizzati. Le sue opere, che hanno quasi sempre la forma di brevi storie, contengono alcuni elementi validi della sapienza orientale che possono aiutare a raggiungere il dominio di sè, rompere quei legami ed affetti che ci impediscono di essere liberi, affrontare serenamente i diversi eventi favorevoli e avversi della vita. Nei suoi primi scritti in particolare, P. de Mello, pur rivelando evidenti influssi delle correnti spirituali buddiste e taoiste, si è mantenuto ancora all'interno delle linee della spiritualità cristiana. In questi libri egli tratta dei diversi tipi di preghiera: di petizione, di intercessione e di lode, nonché della contemplazione dei misteri della vita di Cristo, ecc.

Ma già in certi passi di queste prime opere, e sempre di più nelle sue pubblicazioni successive, si avverte un progressivo allontanamento dai contenuti essenziali della fede cristiana. Alla rivelazione, avvenuta in Cristo, egli sostituisce una intuizione di Dio senza forma né immagini, fino a parlare di Dio come di un puro vuoto. Per vedere Dio non c'è che da guardare direttamente il mondo. Nulla si può dire su Dio, l'unica conoscenza è la non conoscenza. Porre la questione della sua esistenza, è già un nonsenso. Questo apofatismo radicale porta anche a negare che nella Bibbia ci siano delle affermazioni valide su Dio. Le parole della Scrittura sono delle indicazioni che dovrebbero servire solo per approdare al silenzio. In altri passi il giudizio sui libri sacri delle religioni in generale, senza escludere la stessa Bibbia, è anche più severo: esse impediscono che le persone seguano il proprio buonsenso e le fanno diventare ottuse e crudeli. Le religioni, inclusa quella cristiana, sono uno dei principali ostacoli alla scoperta della verità. Questa verità, d'altronde, non viene mai definita nei suoi contenuti precisi. Pensare che il Dio della propria religione sia l'unico, è, semplicemente, fanatismo. "Dio" viene considerato come una realtà cosmica, vaga e onnipresente. Il suo carattere personale viene ignorato e in pratica negato.

De Mello mostra apprezzamento per Gesù, del quale si dichiara "discepolo". Ma lo considera come un maestro accanto agli altri. L'unica differenza con gli altri uomini è che Gesù era "sveglio" e pienamente libero, mentre gli altri no. Non viene riconosciuto come il Figlio di Dio, ma semplicemente come colui che ci insegna che tutti gli uomini sono figli di Dio. Anche le affermazioni sul destino definitivo dell'uomo destano perplessità. In qualche momento si parla di uno "scioglimento" nel Dio impersonale, come il sale nell'acqua. In diverse occasioni si dichiara irrilevante anche la questione del destino dopo la morte. Deve interessare soltanto la vita presente. Quanto a questa, dal momento che il male è solo ignoranza, non ci sono regole oggettive di moralità. Bene e male sono soltanto valutazioni mentali imposte alla realtà. Coerentemente con quanto esposto finora, si può comprendere come secondo la logica dell'Autore qualsiasi credo o professione di fede sia in Dio che in Cristo non può che impedire l'accesso personale alla verità. La Chiesa, facendo della parola di Dio nelle Sacre Scritture un idolo, ha finito per scacciare Dio dal tempio. Di conseguenza essa ha perduto l'autorità di insegnare nel nome di Cristo. Al fine pertanto di tutelare il bene dei fedeli, questa Congregazione ritiene necessario dichiarare che le posizioni suesposte sono incompatibili con la fede cattolica e possono causare gravi danni. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell'Udienza accordata al sottoscritto Prefetto, ha approvato la presente Notificazione, decisa nella Sessione ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 24 giugno 1998, Solennità della Natività di San Giovanni Battista. + Joseph Card. Ratzinger, Prefetto + Tarcisio Bertone, Arcivescovo emerito di Vercelli, Segretario


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