Il fenomeno New Age

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LiviaGloria
00martedì 2 gennaio 2007 15:46
Il fenomeno New Age
Così Giovanni Paolo II metteva in guardia i pastori statunitensi: “Le idee del New Age alcune volte penetrano nella predicazione, nella catechesi, nei seminari di studio e nei ritiri e quindi influenzano anche cattolici praticanti che forse non sono consapevoli dell'incompatibilità di quelle idee con la fede della Chiesa. Nella loro visione sincretistica e immanente, questi movimenti parareligiosi prestano poca attenzione all'Apocalisse e invece tentano di giungere a Dio attraverso conoscenze ed esperienze basate su elementi presi in prestito dalla spiritualità orientale e dalle tecniche psicologiche. Essi sostituiscono la responsabilità personale delle proprie azioni di fronte a Dio con un senso del dovere verso il cosmo e in tal modo ribaltano il vero concetto di peccato e il bisogno di redenzione attraverso Cristo”.
Massimo Introvigne nel suo Che cos’è la New Age spiega che la particolarità del fenomeno consiste nel fatto che la New Age non è un vero e proprio movimento. Non ci sono capi riconosciuti, né sedi o strutture, non è un gruppo a cui si "aderisce" o a cui ci si "iscrive". I sociologi della religione la definiscono piuttosto un “network” una "struttura a rete". Anzi a bene vedere, secondo lo studioso, si tratta di un “metanetwork“ ovvero del “luogo in cui network diversi si incontrano e interagiscono”.
Appare quindi come un fenomeno difficile da definire: non ci sono né dottrine né princìpi comuni, ma solo un "ambiente", uno "stile di vita" o una "metafora". La New Age si potrebbe descrivere come uno stato d’animo condiviso. Le persone che vi aderiscono hanno come la sensazione di stare per entrare in un’epoca nuova, che è contrassegnata da cambiamenti radicali e qualitativi non in uno solo, ma in tutti i settori della vita dell’uomo.
La New Age risulta permeata da teorie astrologiche, in particolare dalla teoria della precessione degli equinozi, secondo cui il sole cambierebbe di segno zodiacale ogni 2160 anni circa. “La teoria ha radici molto antiche – scrive Introvigne - se ne trovano tracce già in ambiente pitagorico - ma la sua versione moderna risale a un’opera del 1937, L’Ère du Verseau.Le secret du Zodiac, le proche avenir de l’humanité, dell’esoterista francese Paul Le Cour, nato nel 1871 e morto nel 1954”. Secondo Paul Le Cour verso l’anno 2160, l’Età dei Pesci, che corrisponderebbe all’Età Cristiana, dovrebbe cedere il passo all’età dell’Acquario. Un’epoca in cui si assisterà a qualcosa di nuovo rispetto al cristianesimo. Altri autori New Age hanno poi contestato questi calcoli riportando il presunto passaggio alla nuova età in una data tra il 1920 e il 2300. Questo tema del passaggio ad una nuova età, appunto New Age, è diventato popolare negli Stati Uniti negli anni ’60 ed ha ricevuto una diffusione tra i giovani del mondo grazie alla commedia musicale Hair del 1968, le cui canzoni inneggiavano all’Età dell’Acquario.
“La data del 1968, afferma Massimo Introvigne, non è casuale e ci porta all’altra radice psicologica del New Age: i postumi delle rivolte studentesche del 1968, che - per quanto, come oggi si sa, si sia trattato in gran parte di fenomeni non spontanei ma sapientemente organizzati e pilotati - promettevano un futuro di cambiamenti radicali e globali, non soltanto politici, ed erano destinati a condurre molti giovani, dopo le inevitabili delusioni, verso la riscoperta del misticismo orientale o dell’occultismo, quando non verso la droga come tragica scorciatoia verso un mondo totalmente "altro"". La New Age invita ad un rapporto con la spiritualità del tutto particolare, un interesse per il sacro che, tendenzialmente, si pone come alternativo alla tradizione cristiana. In questa ricerca di una “spiritualità alternativa”, ci fa sapere Introvigne, si fondono le concezioni “più varie: le religioni non cristiane tradizionali - le religioni dell’Oriente ma anche quelle pre-colombiane, degli Indiani d’America, celtiche -; l’idealismo filosofico e le sue trascrizioni religiose nel mondo ottocentesco del "nuovo pensiero", New Thought, americano; lo spiritismo che - rivestito di panni "scientifici" - il New Age ripropone con il nome di channeling; le molteplici correnti dell’occultismo e dell’esoterismo; l’interesse per messaggi religiosi che verrebbero trasmessi dai dischi volanti; le credenze - diffusissime, anche se formulate in modi diversi - nella reincarnazione e nell’astrologia moderna”.
La caratteristica saliente della New Age è proprio l’assenza di una dottrina unica, di una visione del mondo precisa, piuttosto fomenta la libertà più assoluta da tutte le concezioni. La verità non esiste, ognuno può creare il suo mondo a suo piacimento, la religione diventa una vaga spiritualità disarticolata priva di “tesi razionalmente articolate”. Dio è “il sottofondo cosmico a cui arrivano tutte le cose”. Lo stesso Gesù non è diverso da Buddha, rappresenta solo “il principio divino all’interno dell’uomo”.
Conclude Introvigne: “la spiritualità che il New Age propone è un cocktail del relativismo e del sincretismo che costituiscono i tratti dominanti della nuova religiosità moderna”. Religiosità che ben rappresenta la crisi della razionalità scientifica moderna: ci “si immaginava un uomo materialista – prosegue Introvigne - e ci si trova invece davanti a un uomo a suo modo "religioso", ma religioso in modo sincretistico, panteistico e spesso tendenzialmente gnostico”.
A proposito di questo il Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, nel documento Gesù Cristo portatore dell’acqua viva, descrivono il New Age come un qualcosa che “prospera nella confusione”. Laddove la ragione perde terreno in nome di un vago relativismo sincretistico, e non ha più quel ruolo, da sempre presente nella tradizione cristiana, di “giustificare la fede e nel comprendere Dio, il mondo e la persona umana”, trova spazio la New Age con la sua tendenza al superamento delle distinzioni. Cosi si “sfumano consciamente e deliberatamente le differenze reali fra Creatore e creato, umanità e natura, religione e psicologia, realtà soggettiva e realtà oggettiva”.
Viene cancellato quel fondamento della mistica cristiana che è il concetto di “discesa di Dio fra le creature”, si perde il bisogno di essere liberati dal peccato e dalle proprie debolezze. Così l’uomo si trova “da solo” e cerca la “purificazione” mediante l’”immersione nel Tutto”. Da qui la convinzione che “Per cambiare, bisogna utilizzare tecniche che portino all'esperienza dell'illuminazione. Quest'ultima trasforma la coscienza di una persona e la pone in contatto con la divinità, intesa come l'essenza più profonda della realtà”. Ma si tratta, dice il documento, di “un'impresa essenzialmente umana da parte di una persona che cerca di ascendere alla divinità mediante le proprie forze”.
La valutazione che viene fatta del New Age nel documento dei due Consigli Pontifici è che esso “ha colto lo stato d'animo di quanti rifiutavano una ragione fredda, calcolatrice, disumana”. In questo senso rientra appieno in quell’insieme di pratiche della cosiddetta “nuova religiosità” permeata di relativismo e di sincretismo che proliferano proprio per la totale perdita di fiducia nelle capacità della ragione.
Per il cristianesimo al contrario, prosegue il documento, la razionalità è “una facoltà essenziale per una vita pienamente umana” perché “ha il vantaggio dell'universalità: essa è liberamente accessibile a chiunque, al contrario della natura misteriosa e affascinante della religione « mistica », gnostica o esoterica”.Il cristianesimo ha mostrato al mondo che tutto ciò che favorisce confusione, commistione di elementi contradditori, tutto ciò che è esoterico, segreto, “invece di svelarla, nasconde la natura definitiva della realtà” e “porta a rifugiarsi nell'irrazionalità”.
Il documento del Magistero indica quindi che la sfida per i cristiani nei confronti del sincretismo, che sembra pervadere la società moderna attraverso l’influsso della New Age e di altre forme di religiosità, è quella di risanare il conflitto che da tempo c’è tra fede e ragione. Il cristianesimo è capace di “dimostrare che una sana collaborazione fra fede e ragione migliora la vita umana e incoraggia il rispetto per la creazione”.
La “partita”, se così ci è concesso chiamarla, si gioca allora sulla riscoperta da parte della Chiesa e dei cattolici del loro ruolo di rischiaratori delle coscienze. Ruolo che, come vedremo, i primi cristiani e la Chiesa nascente seppero ben ricoprire di fronte alle sfide delle epoche passate anche esse pervase da esoterismo, sincretismo e irrazionalismo.


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