Induismo:Per la donna c'è solo obbedienza-l'infanticidio femminile

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LiviaGloria
00venerdì 12 gennaio 2007 10:03
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IV) Gli Induisti sono divisi in 4 caste storiche, in ordine d'importanza: 1) sacerdoti o bramini, 2) guerrieri, 3) coltivatori, 4) artigiani e piccoli commercianti. I fuori-casta o impuri vengono detti "intoccabili" o parìa, cioè coloro che svolgono i mestieri più umili (oggi sono circa il 25% della popolazione indiana). Gandhi ha abolito questa sottocasta con un art. della Costituzione, ma di fatto le caste hanno ancora molto peso (ad es. i membri di una casta non sposano quelli di un'altra inferiore, neppure ci mangiano insieme). La divisione è rigorosa: non si può passare da una casta all'altra. Il motivo delle caste sarà quello che determinerà il distacco del buddismo dall'induismo.

V) La dottrina morale e religiosa induista è abbastanza semplice. Non esiste un codice morale molto severo (quello principale è di Manu). Gli ideali morali fondamentali sono: purezza interiore, autodisciplina, distacco dalle cose (ascesi), verità, non-violenza, carità e compassione per gli uomini. L'uomo deve staccarsi da ogni desiderio e da ogni azione per evitare di doversi reincarnare.

VI) Gli induisti infatti sono convinti che alla morte dell'uomo, l'anima va sulla Luna, dove viene giudicata. Se è promossa raggiunge il Nirvana (paradiso), se è bocciata si reincarna in forma umana o animale (a seconda della colpa) sulla terra, fino alla successiva morte, reincarnandosi di continuo, se persiste nella colpa. Per raggiungere il Nirvana, occorrono: amor di dio, opere buone e conoscenza, oltre alla pratica dello yoga (esercizio mentale), penitenze, veglie, digiuni.

VII) Gli induisti trasformano l'eterno ricorso della vita (nascita, morte e reincarnazione) in un motivo per non desiderare. L'unico desiderio ammesso è quello di ricongiungersi col Brahman (spirito eterno). Per evitare le reincarnazioni l'uomo deve percorrere 4 stadi-tappe: 1) formazione e studio presso un guru (maestro di vita), 2) matrimonio e lavoro, 3) solitudine e relativa povertà, 4) assoluta povertà e ascesi (vivere di elemosina, accettando solo pane e cereali). Gli indù osservanti sono vegetariani.

VIII) Ci sono riti per ogni stadio della vita: nascita (per il battesimo fanno assaggiare con un cucchiaio d'oro del miele fuso con burro), iniziazione (come servo presso un guru), matrimonio e morte. Ogni giorno il credente deve offrire un sacrificio: venerazione degli dèi e antenati della famiglia, ospitalità e preghiera. Tuttavia i riti più importanti sono quelli, molto complessi e superstiziosi, praticati dal bramino: essi non ammettono il minimo sbaglio. I bramini si occupano di istruzione, sanità, assistenza

IX) Matrimonio. Per la donna c'è solo obbedienza: al padre, al marito, ai figli maschi. E' diffuso l'infanticidio femminile, perché si crede di non essere veramente adulti senza un figlio maschio. La poligamia è scomparsa. Le vedove che si risposano sono malviste. La dote è obbligatoria: se finisce, durante il matrimonio, il marito può anche decidere di uccidere la moglie e di risposarsi. I bramini non mangiano mai in compagnia delle mogli.

LiviaGloria
00venerdì 12 gennaio 2007 10:07
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Le Caste

L’India è stata terra di lenta e progressiva infiltrazione da parte delle popolazioni indoeuropee (poste al di là del Caucaso e del Danubio); il che spiega perché non si trovano reperti archeologici che attestino tracce di violente devastazioni.
Sono sempre gli ariani (popolazioni indoeuropee) a vincere le battaglie o a prevalere nei contatti con i dasya (popolazioni autoctone; nei libri Veda si descrivono come coloro che hanno la pelle nera).

Si arriva, così, alla suddivisione in arya (etimologicamente nobile), quindi, ariani, indoeuropei, comprendenti le caste superiori ed i "non ariani".
Di quest’ultimo gruppo fanno parte i sudra, i quali diedero origine ad una quarta casta composta da uomini liberi, ma privi di pieni diritti cittadini e politico religiosi; ne facevano parte anche i parya, i senza casta, gli intoccabili (attualmente sono circa 80 milioni).
Di rango ancora più basso sono gli adhiwasi (gli aborigeni), posti non solo al di fuori delle caste, ma anche di tutto il sistema indù.

Il raggrupparsi in professioni è stata una delle cause che ha portato gli ariani a dividersi in tre caste superiori, riflesso delle tre funzioni tipiche di ogni società:
a) il potere spirituale, i bramini o sacerdoti ai quali aspetta il compito dei riti sacrificali, lo studio, l’insegnamento, la raccolta delle offerte private;
b) potere temporale: i ksatriya o nobili e guerrieri, incaricati di proteggere le persone e di resistere agli invasori, di esercitare la carità e di evitare l’attaccamento alle comodità ed ai piaceri dei sensi;
c)produzione dei beni economici: i vaisya, ai quali compete l’agricoltura, la pastorizia ed il commercio con esclusione di quelle professioni e di quei compiti che sono propri degli intoccabili (il becchino, lo spazzino, il lavandaio, tutte attività contaminatrici).

Al di sotto delle caste troviamo le sottocaste che in India assommano a più di tremila.
La casta, quindi, è un gruppo corporativo chiuso, ereditario, con usi e costumi propri riguardo al cibo ed al matrimonio che deve essere endogamico, cioè contratto con quelli della propria casta; con ornamenti, abbigliamento, segni distintivi particolari allo scopo di evitare ogni contatto indebito ed il conseguente contagio socio-religioso.



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(Attualmente la credenza nelle caste non investe l’India, almeno a livello di costituzione, ma a livello di credenze, specialmente nei villaggi).
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