Iraq, report shock:"Americani hanno addestrato jihadisti ribelli" dell' ISIS

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wheaton80
00mercoledì 18 giugno 2014 20:21

NEW YORK (WSI) - Non è la prima volta che l'America viene accusata di aver addestrato quelli che poi si sono trasformati in suoi nemici. Tutti sanno che negli Anni 80 in piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti finanziariono e aiutarano i talebani a sconfiggere i russi in Afghanistan. Un nuovo capitolo si è aperto dopo che un funzionario della Giordania, impaurito fino alla morte che il gruppo di separatisti estremisti ISIS invaderà anche il regno di Giordania dopo Iraq e Siria, ha lanciato una bomba diplomatica. La fonte anonima ha accusato gli Stati Uniti di essere corresponsabili per la nascita e per il successo delle operazioni militari della fazione islamica. In un articolo scoop di WND (http://www.wnd.com/2014/06/officials-u-s-trained-isis-at-secret-base-in-jordan/), che cita le dichiarazioni del funzionario, si legge che almeno uno dei campi di addestrmento del gruppo iracheno dello Stato Islamico di Siria e Iraq (ISIS) si trova nelle vicinanze della base aerea militare di Incirlik, vicino Adana, in Turchia. Esattamente dove il personale e le attrezzature americani sono situati. Dopo un periodo di addestramento in Turchia, migliaia di combattenti ISIS sono andati in Iraq passando per la Siria per unire le forze e creare un califfato islamico molto rigido, che segue le leggi della sharìa islamica. Se fosse vero la vicenda avrebbe dell'incredibile. Gli alleati del Medioriente accusano gli Usa di armare e sostenere i ribelli vicini ad Al-Qaeda in Iraq.

18 giugno 2014
www.wallstreetitalia.com/article/1701730/iraq-report-shock-americani-hanno-addestrato-jihadisti-ribelli-dell-i...
wheaton80
00martedì 1 luglio 2014 13:37
Nuovi sviluppi della guerra in Iraq. Riappare il partito Baath?



Bisogna prestare molta attenzione a quello che sta avvenendo in Iraq e non prestare fede alle descrizioni falsate che provengono dai media del sistema, tutti proni a ripetere acriticamente la versione americana dei fatti (vale a dire di coloro che hanno provocato il disastro di quel paese) ma neanche lasciarsi prendere la mano dall’utilizzare facili schemi di interpretazione che potrebbero essere inadeguati a comprendere la reale situazione e la dinamica degli avvenimenti in corso. La situazione infatti è molto più complessa di quello che potrebbe sembrare a prima vista. Tutti i media del sistema mettono in primo piano l’azione da protagonista degli jihadisti dell’ISIS/Al Qaeda e la sua travolgente avanzata corredata da esecuzioni di massa degli sciiti e collaborazionisti del governo di Maliki. Tuttavia bisogna considerare che stanno operando sul terreno anche altre forze, come quelle della resistenza laica dei baathisti (l’ex partito di Saddam), i quali sarebbero in realtà quelli che sono stati determinanti nella conquista di Mosul (secondo alcune fonti). I militanti del vecchio partito Baath iracheno, che si trovava in clandestinità perché sciolto dagli occupanti USA e dichiarato illegale, stanno combattendo anche loro sul campo contro le forze governative, ma sono nettamente distinti dai miliziani takfiri dell’ISIS, questi ultimi letteralmente al soldo dei sauditi (Ryad è generosa nel pagare gli stipendi alla truppa). I militanti del Baath venivano considerati dagli jihadisti alla stregua degli infedeli, in quanto sostenitori di un partito laico e socialista. Inoltre i takfiri sono fanatici ignoranti, integralisti, lobotomizzati, che vengono utilizzati come carne da macello in Siria ed ora in Iraq dalla strategia americana e sionista per mantenere il caos e la divisione settaria tra le fazioni arabe. I militanti del Baath sono comandati da Izzat al-Douri (un ex generale di Saddam), ricomparso nel paese dopo un esilio trascorso tra la Siria ed altri paesi, personaggio contraddittorio ma che ultimamente ha incitato all’unione tra sunniti e sciiti, inclusi cristiani e curdi, per liberare il paese dal governo di Maliki, fantoccio degli USA.


Izzat al-Douri

Questo non si concilia con la strategia filo-saudita dell’ISIS, finalizzata ad annientare la presenza sciita nel nord dell’Iraq e manovrata quindi dagli strateghi americani della CIA e del Mossad, oltre che dai servizi di intelligence dei sauditi, primi finanziatori del terrorismo jihadista. Bisogna considerare che, prima dell’invasione americana del 2003, a Baghdad erano stati pubblicati documenti che comprovavano la filiazione sionista del regime saudita e della sua malefica dottrina. Si può considerare quindi un asse di collegamento tra Ryad, Tel Aviv e Washington nella strategia di destabilizzazione dell’intera regione, con l’obiettivo conclamato dei sauditi di instaurare un califfato che includa Siria-Iraq-Libano in funzione anti Assad ed anti Hezbollah. Naturalmente gli obiettivi degli Stati Uniti sono diversi e mirano sostanzialmente alla suddivisione in tre stati dell’Iraq (uno curdo, uno sunnita ed uno sciita) ed al controllo delle risorse petrolifere. In questo contesto è importante segnalare quanto dichiarato dalla figlia di Saddam, Raghdad, la quale ha riferito che gli insorti in Iraq sono gli uomini di suo padre e che tra essi vi sono alcuni ex ufficiali dell’esercito iracheno. Si sapeva che molte migliaia di iracheni si erano rifugiati in Siria dopo l’invasione alleata e che questo paese aveva accolto centinaia di migliaia di profughi dall’Iraq, in fuga dalla guerra e dalle distruzioni apportate dai “liberatori” americani. Non sarebbe una novità veder rientrare molti di questi iracheni in patria con il desiderio di vendicare la sconfitta subita. La stessa figlia di Saddam aveva dichiarato l’anno scorso che la Siria era vittima di una cospirazione americana come in passato lo era stato il suo paese (questo nonostante la rivalità esistita a suo tempo tra Saddam ed Assad padre). La dichiarazione segnava di fatto una riconciliazione fra le due ali già rivali e del partito Baath, quello Iracheno e quello Siriano, diverse come impostazione.


Raghdad Hussein

Allo stesso tempo occorre comprendere anche l’evoluzione in corso nel vicino Iran, dove alla posizione radicalmente anti mondialista ed anti imperialista di Ahmadinejad, un uomo ed uno statista che aveva una sua precisa visione ideologica di tipo nazional-socialista, è subentrata la gestione più possibilista e compromissoria degli Ayatollah che sono propensi al compromesso con l’Occidente, con gli USA in particolare, in funzione di una stabilizzazione dei rapporti. Questo spiega l’appoggio dato dall’Iran al regime di Maliki in Iraq, oltre alla contiguità settaria sciita di cui l’Iran è il più importante paese. Una cosa è sicura: l’attività dei miliziani jihadisti in Iraq ed in Siria è conforme alle strategie degli Stati Uniti ed Israele; questi settari hanno la medesima funzione che viene svolta dai neo-nazisti di Pravy Sektor in Ucraina e costituiscono il pretesto per l’intervento e l’ingerenza degli Stati Uniti. Gli americani, nonostante i loro satelliti, i loro droni, i loro consiglieri militari sul campo, vogliono far credere di essere stati ignari di tutto, mentre si formava questo nuovo esercito di Jihadisti che si è mosso dalla Siria. In realtà hanno volutamente ignorato l’allarme lanciato alcuni mesi prima dagli ufficiali curdi che avevano segnalato per tempo i movimenti dei gruppi terroristi in Siria puntati verso lo sconfinamento in Iraq. La Casa Bianca non si è mossa tempestivamente ad inviare aiuti sul campo, salvo inviare un presidio speciale alla loro ambasciata a Baghdad; neppure hanno provveduto a fornire la copertura aerea richiesta dal governo di Maliki, rivelando indirettamente lo sporco gioco di assecondare i movimenti sul campo di battaglia per poi intervenire da ultimo per decidere la defenestrazione del governo di Maliki e la suddivisione delle tre entità statali distinte, obiettivo finale degli strateghi di Washington. La partita si giocherà nelle prossime settimane e l’Iraq potrebbe rivelarsi, al pari della Siria, un altro boccone indigesto per l’imperialismo USA ed un errore fatale per il presidente Obama.

Luciano Lago
30 giugno 2014
www.controinformazione.info/nuovi-sviluppi-della-guerra-in-iraq-riappare-il-partito-baaht/#m...
wheaton80
00lunedì 18 agosto 2014 22:47
Paesi europei hanno armato l’Isis con il sostegno della Nato

Diversi paesi dell’Europa orientale hanno fornito armi ai gruppi takfiri Daech-Isis con l’approvazione della Nato. Questa informazione è stata rivelata dal quotidiano americano World Tribune che ha citato una fonte diplomatica sotto la copertura dell’anonimato. La fonte ha riferito che «missili anti-carro, RPG, apparati di telecomunicazioni e giubbotti anti proiettile sono stati richiesti nel 2013 dal Daech a Bulgaria, Croazia, Romania e Ucraina». «I servizi di intelligence della Nato hanno facilitato il trasferimento di queste armi con il pretesto che si trattava di aiuti umanitari in Siria», ha aggiunto la stessa fonte. E precisa:« La Turchia e la ex Jugoslavia hanno avuto un gran ruolo nell’armamento dell’Isis». «I servizi di sicurezza occidentali erano incaricati di scegliere fornitori affidabili di armi provenienti dai paesi dell’Europa occidentale per i trasferimenti di denaro, il trasporto e la consegna delle forniture mortali-umanitarie», in Medio Oriente, ha proseguito la fonte diplomatica. Il diplomatico racconta che l’Isis ha cominciato a ordinare armi e attrezzature militari all’inizio del 2013. La Croazia ha fornito lanciarazzi e blindati, mentre dalla Romania provenivano carri armati e veicoli da combattimento, l’Ucraina ha fornito la fanteria, la Bulgaria, invece, munizioni. «Le forniture sono state effettuate a partire dal 2013, da parte delle imprese che sono state create appositamente per uno o due accordi. I contratti erano per i mercati di altri paesi e le aziende hanno indicato la destinazione finale delle forniture». L’11 agosto, il Kosovo ha arrestato almeno 40 persone sospettate di essere agenti dell’Isis. La polizia del Kosovo ha anche riferito di un sequestro di munizioni e di esplosivi in un raid contro 60 obiettivi nella ex provincia della Jugoslavia. Almeno 200 musulmani in Kosovo si ritiene che abbiano aderito ad al-Nosra e al Daech.

Fonte: al manar.com
Traduzione: Francesco Guadagni
albainformazione.wordpress.com/2014/08/16/paesi-europe...
wheaton80
00giovedì 21 agosto 2014 01:28
L’altra verità, sconvolgente, sull’Isis e sui suoi aguzzini

Leggo titoli sconvolti e giustamente indignati per la decapitazione del giornalista Usa ad opera dell’Isis, ovvero dei fondamentalisti islamici che stanno occupando ampie parti del Medio Oriente e dell’Iraq. E’ un gruppo che, come emerge anche nel filmato, oggi proclama il proprio odio per gli Stati Uniti. La storia in teoria è semplice e già vista: terroristi contro la superpotenza americana. In realtà molto più sofisticata e – consentitemelo – sconvolgente. Già, perché a parte pochi analisti davvero coraggiosi e indipendenti, nessuno racconta com’è nato l’Isis, chi l’ha voluto, chi l’ha finanziato. La risposta è sorprendente: sono gli stessi americani d’intesa con gli israeliani e i britannici. Già perché l’Isis rappresenta l’evoluzione di quelle bande armate – composte da fanatici e da criminali – che gli Usa assieme ai due alleati hanno appoggiato e armato nel tentativo di rovesciare il regime siriano di Assad, come ha confermato recentemente, tra gli altri, Snowden, svelando documenti ufficiali dell’agenzia americana National Security Agency (http://www.globalresearch.ca/isis-leader-abu-bakr-al-baghdadi-trained-by-israeli-mossad-nsa-documents-reveal/5391593). E in internet girano foto di John McCain che nel febbraio 2011 incontra i cosiddetti ribelli siriani – tra cui anche gli attuali leader dell’Isis – definendoli dei “moderati”. Sono quei “moderati” che – preso atto dell’impossibilità di rovesciare Assad – si sono staccati dalla Siria e hanno iniziato a invadere l’Iraq, mettendo facilmente in difficoltà il governo di Baghdad e alle strette i curdi, ovvero altri amici ed alleati degli americani. Sia chiaro: oggi l’Isis appare come un’entità autonoma ed è improbabile che sia ancora sostenuta e foraggiata dagli Usa, ma non sarebbe mai esistita se qualche dottor Stranamore non avesse ceduto alla tentazione di tentare strane e tortuose alchimie in Medio Oriente, tipiche degli 007 ma dall’esito, come sempre in questa zona del mondo, imprevedibile. Oggi l’Iraq liberato dagli americani è devastato da ribelli che non avrebbero mai avuto questa forza se non fossero stati inizialmente sostenuti e armati dagli stessi americani. A pagarne il prezzo è il giornalista statunitense drammaticamente e spettacolarmente decapitato (sempre che il video non sia manipolato) e con lui milioni di persone costrette alla fuga, o catturate o torturate o uccise in una zona che doveva conoscere la libertà e la democrazia e che invece sprofonda nella disperazione e nel caos. Verrebbe da dire: complimenti, Apprendisti Stregoni. E qualcuno potrebbe rinfacciare agli Usa, a Israele e alla Gran Bretagna la propria tragica faciloneria. Sempre che il caos nella regione non sia voluto o perlomeno gradito… ma questo è un altro discorso. Da Apprendisti Strateghi o da Maestri di Cinismo. Ne riparleremo.

20 agosto 2014
blog.ilgiornale.it/foa/2014/08/20/laltra-verita-sconvolgente-sullisis-e-sui-suoi-a...
wheaton80
00giovedì 21 agosto 2014 02:03
Hillary Clinton e le ombre della Casa Bianca sull’Isis

“È stato un fallimento. Abbiamo fallito nel voler creare una guerriglia anti Assad credibile. Era formata da islamisti, da secolaristi, da gente nel mezzo. Il fallimento di questo progetto ha portato all’orrore a cui stiamo assistendo oggi in Iraq“, queste le parole dell’ex segretario di Stato Usa Hillary Clinton, parole che non abbisognano di chiose e di spiegazioni ulteriori in quanto, letteralmente, parlano da sole. La Clinton ha rilasciato un’intervista a Jeffrey Goldberg del giornale web “The Atlantic”, e ha parlato senza peli sulla lingua della difficile situazione in Medio Oriente. A noi le sue parole non sorprendono dal momento che in tempi non sospetti abbiamo raccontato come l’opposizione alla Siria si sia trasformata abbastanza velocemente in bande di estremisti islamici senza scrupoli e armati fino ai denti. La Clinton è apparsa quindi perfettamente consapevole delle responsabilità americane nella creazione dell’Isis, i jihadisti islamici che oggi occupano la Siria del Nord e parte dell’Iraq e che si sono macchiati di esecuzioni di massa e altri crimini abietti contro civili. Non solo, la Clinton ha persino bacchettato Obama, accusato di mollezza:“Obama in politica estera è troppo cauto. L’America ha bisogno di un leader che crede che il proprio Paese sia un’indispensabile forza di pace, nonostante gli errori commessi. Obama cerca con troppa insistenza di comunicare agli americani che non sta facendo qualcosa di folle. È troppo ragioniere. Noi, invece, dovremmo portare avanti una politica estera bilanciata. Una via di mezzo tra la bellicosità di Bush e l’attesa di Obama. Attendere lo sviluppo degli eventi non ti porta a prendere decisioni migliori e più sagge per il mondo e per l’America“. Alla faccia, verrebbe da dire. Ma il resto dell’intervista è ancora più agghiacciante e mostra quanto sia pericolosa la cosiddetta “retorica democratica” a stelle e strisce: “Abbiamo fatto un gran lavoro contro l’Unione Sovietica.

Ma abbiamo anche commesso molti errori. Abbiamo appoggiato personaggi veramente cattivi. Abbiamo fatto cose in America Latina e nel Sud-est asiatico di cui non vado per nulla fiera. Ma all’epoca c’era un obiettivo più grande. E lo abbiamo raggiunto. Tutto il resto è passato in secondo piano. È così che bisogna agire, che deve agire l’America», ha proseguito l’ex ministra degli Esteri”. Insomma secondo la Clinton i milioni e milioni di morti fatti dagli Stati Uniti in nome della guerra al comunismo dall’Africa fino all’America Latina e all’Asia sarebbero tutti giustificabili in nome della lotta all’Unione Sovietica; questo si chiama fanatismo puro in quanto si parte dal presupposto di far parte di un “popolo eletto” che deve imporsi sul resto del mondo. Un pò lo stesso pensiero di Netanyahu in Israele, e infatti i due vanno a braccetto come sottolineato dalla stessa Clinton: “Israele ha fatto quello che serviva per contrastare i missili sparati dai palestinesi. Israele ha il diritto di difendersi. Netanyahu ha agito correttamente, come andava fatto. Le vittime civili, i bambini, le donne, sono tutti effetti collaterali di una politica giusta. Quando un Paese democratico attacca, ovviamente, colpisce anche civili innocenti. Ma alla base c’è comunque un processo decisionale etico che non appartiene ai Paesi non occidentali. E comunque, la colpa per quello che sta accadendo resta ad Hamas“. Avete sentito bene, secondo la Clinton le bombe su mercati, ospedali, bambini che giocano sulla spiaggia di Gaza, sono tutte bombe giuste. Ma non è finita qui: “Obama deve prendere esempio da Netanyahu. Se avessimo agito con la stessa decisione in Siria i combattenti della Jihad non ci sarebbero sfuggiti di mano, come poi è accaduto. Adesso rappresentano un vero pericolo per il Medio Oriente, per l’Europa e perfino per gli Stati Uniti“. Siamo all’assurdo, il mondo e la pace mondiale sono in mano a personaggi come Hillary Clinton che si ritengono parte di un popolo “superiore” agli altri per cultura e democrazia e che di conseguenza può decidere chi è autorizzato a esistere e chi no. Siamo di fronte a lupi letteralmente travestiti da agnelli ma che ora iniziano a parlare apertamente, arrivando ad ammettere quello che fino a pochi mesi fa si trovava scritto solo su blog e altre fonti indipendenti. Se non lo avete capito la Clinton ci sta dicendo che per realizzare una guerra “giusta” (che ovviamente per lei sarebbe qualsiasi guerra degli Usa contro chiunque) sarebbe accettabile sacrificare migliaia e forse milioni di vite umane in quanto sarebbero “vittime collaterali”. Provate a vedere il modo con cui gli Usa si stanno rapportando con Mosca, e traete le debite conseguenze.

12 agosto 2014
popoffquotidiano.it/2014/08/11/hillary-clinton-lisil-e-roba-nostra-ma-ci-e-sfuggito-...
wheaton80
00venerdì 22 agosto 2014 01:40
Cremlino: video decapitazione Foley è falso

Ieri l'ISIS ha diffuso su Youtube un video di quattro minuti e quaranta secondi. Secondo fonti del Cremlino, lo stesso Staff del Presidente Putin ha affermato con fermezza la falsità di questo video, ideato per sostenere i bombardamenti americani. Le motivazioni del Cremlino? Le autorità russe, guidate in conferenza stampa dal capo di Stato Maggiore russo, il generale Nikolay Makarof, hanno spiegato le motivazioni:

1) L'ISIS non è nuova a decapitazioni, e non si sono mai censurati nel mostrare i video online degli innocenti uccisi in Iraq e Siria

2) La qualità del video è eccezionale, quasi da film, mentre i normali video degli ISIS sono amatoriali

3) Il video è montato, e non un'unica scena come soliti fare dagli ISIS, che non sono tecnici video

4) L'accento del jihadista è del New Jersey

5) Le scarpe usate dallo jihadista sono in dotazione dell'esercito americano

21 Agosto 2014
italian.irib.ir/notizie/mondo/item/166527-cremlino-video-decapitazione-foley...
wheaton80
00martedì 16 settembre 2014 11:48
I terroristi del Daech sono addestrati da 600 ex militari britannici

È una vera bomba quella ha gettato il quotidiano britannico The Daily Star sul coinvolgimento dei servizi segreti occidentali nel supporto logistico al terrorismo islamico, che attualmente devasta il mondo musulmano. Sulla base di una propria indagine e citando fonti di intelligence britanniche, il giornale riporta che i terroristi islamici responsabili delle atrocità in Iraq sono formati da ex membri dell’esercito britannico. Le fonti invocate dal quotidiano hanno affermato di aver individuato le “similitudini” tra gli estremisti islamici e l’esercito britannico nelle loro modalità operative e di organizzazione. Il Daily Star riferisce, infatti, che 600 terroristi britannici che lottano per il gruppo terroristico Daech-Isis sono controllati e formati da musulmani con un background militare in Gran Bretagna. La fonte citata dal giornale ha aggiunto che il Servizio segreto britannico (MI6) e statunitense (CIA) hanno intercettato conversazioni telefoniche e scambi di e-mail, il cui contenuto suggerisce che molti ex membri dell’esercito britannico combattono in Iraq. Formatori di gruppi islamisti armati, hanno, secondo il giornale, servito in unità dell’esercito regolare o in quella Territoriale britannica. La stessa fonte assicura che le persone che parlano “con un accento inglese” e “utilizzando il gergo militare”, sono responsabili della formazione di base dei gruppi islamici in Iraq e in Siria. «Usano le stesse tecniche e gli esercizi – in particolare la gestione delle armi e tattiche – dell’esercito britannico». E aggiunge. «Abbiamo ricevuto informazioni da cui risulta che molti giovani uomini britannici che sono andati a combattere in Siria e Iraq ricevono una formazione militare da altri cittadini britannici». Questa stessa fonte rileva che le reclute che hanno aderito al Daech devono avere un livello di addestramento “abbastanza decente”, prima di essere autorizzati a prendere parte a una battaglia. Viene loro insegnato, per esempio, come conservare munizioni e a non colpire obiettivi fuori portata. Il giornale ha rivelato, inoltre, che le reclute hanno ricevuto istruzioni su come progettare e realizzare imboscate alle pattuglie di giorno e di notte. Questi fatti dimostrano ancora una volta il coinvolgimento diretto delle agenzie di intelligence occidentali per incoraggiare il terrorismo islamico in tutto il mondo. Il tempo, in ogni caso, comincia a dar ragione a tutti coloro che hanno espresso delle supposizioni circa il coinvolgimento dei servizi segreti americani, britannici, francesi e persino israeliani nel sostenere e incoraggiare la creazione di cellule presunte islamiste, ma che sono lì per indebolire gli stati della regione e, quindi, consentire all’Occidente di prosperare, mettendo le mani sulla ricchezze dei paesi: petrolio e gas.

Articolo originale: www.dailystar.co.uk/news/latest-news/397240/EXCLUSIVE-IS-terrorists-trained-by-former-UK-...
Fonte estera: algeriepatriotique.com / Traduzione dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni

16 settembre 2014
www.ecplanet.com/node/4383
wheaton80
00mercoledì 24 settembre 2014 03:18
Ex Ufficiale USA confessa:“Lo Stato Islamico è un mostro che è stato creato da noi”

Se qualcuno aveva ancora dei dubbi sul come siano nati e su chi abbia armato e fornito supporto ai gruppi dei miliziani islamici presenti in Siria ed in Iraq, questi dubbi sono stati fugati dalla confessione fatta da Kenneth O’ Keefe, un ex ufficiale delle forze armate USA, il quale conosce il reticolo di trame dove è nato il gruppo jihadista dello Stato Islamico. Lo Stato Islamico è “la creazione di un mostro, di un Frankenstein creato da noi statunitensi”. Un ex ufficiale della Marina degli USA, Kenneth O’ Keefe, rivela in una intervista questi ed altri fatti scioccanti circa il ruolo degli Stati Uniti nella creazione del gruppo terrorista. L’ex ufficiale (con molti anni di servizio) non mette in alcun dubbio il fatto che gli estremisti dell’EL, che operano in Iraq ed in Siria, siano stati finanziati dagli USA attraverso i suoi rappresentanti come il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita. “In realtà tutti questi miliziani sono una nuova veste ribattezzata di Al Qaeda, che di sicuro non è niente più che una creazione della CIA”, afferma O’Keefe. O’Keefe riferisce in una intervista alla ” Press TV” che gli jihadisti non soltanto hanno ricevuto dagli Stati Uniti “il miglior equipaggiamento nordamericano” come il sistema di blindatura personale, i blindati da trasporto truppe e l’addestramento, ma gli è stato anche permesso di diffondersi attraverso le frontiere in molti altri paesi del Medio Oriente. “Tutto questo è stato fatto sotto l’auspicio di rovesciare il regime di Bashar al-Assad in Siria”, afferma O’ Keefe. L’esperto militare si trova anche d’accordo con l’opinione di alcuni analisti i quali ritengono che gli USA stanno utilizzando tutta questa situazione come una “porta di servizio”, perseguendo il loro obiettivo fondamentale di eliminare il Governo di Al Assad. “Lo stesso padrone si vede in Iraq ed in Afghanistàn”, aggiunge l’ex ufficiale. Il popolo statunitense, secondo O’Keefe, non può vedere la situazione vera per gli effetti della propaganda. “Sarebbe assurdo pensare che il popolo statunitense sia tanto sintonizzato nella comprensione di quello che realmente sta accadendo come per non essere abbindolato in un’altra guerra che non farà niente più che distruggere chiunque partecipi in questa”, conclude.

Fonte: www.contrainjerencia.com/?p=93342&utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+contrainjerencia%2FjvtA+%28CONTRAINJER...
Traduzione di Luciano Lago

www.controinformazione.info/ex-ufficiale-usa-confessa-lo-stato-islamico-e-un-mostro-che-e-stato-creato...
wheaton80
00domenica 28 settembre 2014 06:13
La comunità musulmana si schiera contro IS: dalle manifestazioni nelle piazze alla campagna #Notinmyname



Le piazze di diverse città del mondo, da Londra a Milano passando per Berlino, hanno ospitato manifestazioni organizzate da attivisti musulmani che intendono esprimere la propria condanna nei confronti delle azioni intraprese dallo Stato Islamico. Venerdì 20 settembre le associazione dei musulmani moderati presenti in Germania hanno dato il via ad una preghiera collettiva che ha coinvolto oltre 2 mila moschee, in cui i fedeli hanno a gran voce rimarcato la propria distanza dall'estremismo e dalla brutalità del califfato islamico. Anche la rete ha voluto fare qualcosa per ricordare che non tutti i musulmani sono fondamentalisti, che lo Stato Islamico rappresenta una chiara devianza rispetto agli insegnamenti del profeta Maometto. #NotInMyName (non nel mio nome) questo è l'hashtag che migliaia di musulmani stanno utilizzando per manifestare il proprio disprezzo nei confronti dell'IS accusato, tra le altre cose, di alimentare l'odio nei confronti delle comunità islamiche sparse su tutto il pianeta. L'idea di lanciare una campagna in rete contro i jihadisti è venuta a Hanif Qadir, leader dell'Active Change Foundation, dopo che gli uomini di al-Baghdadi hanno postato il video in cui viene mostrato l'assassinio dell'operatore britannico David Haines. La fondazione creata da Qadir, attualmente residente a Londra, ha lo scopo di combattere l'estremismo in tutte le sue forme e di garantire l'integrazione dei diversi gruppi etnici e religiosi presenti nella comunità. In un video, postato su YouTube, diversi ragazzi e ragazze di fede musulmana spiegano perché l'IS non li rappresenta. "Lo Stato Islamico non mi rappresenta perché sta uccidendo persone innocenti; non mi rappresenta perché è ingiusto; non mi rappresenta perché quello che fa è inumano". Queste sono alcune delle frasi pronunciate dai protagonisti del video, ragazzi e ragazze di età diverse, alcuni nati in Gran Bretagna, altri provenienti da paesi lontani da cui spesso sono dovuti scappare a causa della guerra. Tutti, però, sono accomunati da un'idea: lo Stato islamico non sta agendo nel loro nome né in quello di Allah. La potenza di questo messaggio è legata alla sua semplicità. Al momento della creazione del califfato islamico, infatti, Al-Baghdadi, attuale leader dell'IS, proclamò di agire in nome di tutti i musulmani, di voler iniziare una guerra che avrebbe ridato gloria all'Islam e che sarebbe andata avanti fino alla conquista di Roma. Buona parte del mondo musulmano, tuttavia, sembra pensarla diversamente. La stragrande maggioranza della popolazione musulmana, infatti, è disgustata dalle azioni intraprese dallo Stato Islamico. "La fede musulmana" ricorda con fermezza una delle ragazze protagoniste della campagna "promuove la tolleranza e il rispetto. Quello che sta facendo l'IS è imperdonabile". Il video si conclude con un cartello tenuto in mano da ognuno dei partecipanti recante la scritta "Not in my name", al fine di ricordare a chiunque ne dubitasse che l'IS è un nemico comune sia della comunità musulmana che di ogni altra comunità laica o religiosa che si rispecchia nei principi della pluralità e del rispetto dei diritti umani.

Stefano Consiglio
27.09.2014
it.ibtimes.com/articles/70726/20140927/isis-is-stato-islamico-notinmyname-musulmani.htm#ixzz3...
wheaton80
00venerdì 10 ottobre 2014 01:46
Arabia Saudita ammette: attacchiamo l’ISIS in Siria per abbattere Assad

(Talal Khrais – Beirut) - Il vero obiettivo dei raid aerei della coalizione guidata dagli USA contro lo Stato Islamico in Siria è rovesciare il regime di Assad. La dichiarazione è del Ministro degli Affari Esteri Saudita Saud el Faissal e arriva a poche ore dallo scoop del quotidiano libanese As Safir e della televisione New Tv che hanno reso pubblico un nuovo dossier, rimasto fino a oggi segreto negli Stati Uniti, che conferma il finanziamento saudita agli attentatori dell’ 11 Settembre. Secondo la televisione araba, Bandar Bin Sultan, ex responsabile dei servizi sauditi, oggi finanzia le organizzazioni terroristiche che operano in Siria attraverso una cassa autonoma finanziata direttamente dalla Reale Monarchia Saudita. Insomma, si parla di terrorismo di Stato da parte di uno dei più importanti alleati della Casa Bianca. Queste due notizie confermano che la guerra in Siria è in una fase di pericolosa evoluzione e la lotta al terrorismo di Stati Uniti e alleati dell’alleanza è soltanto un pretesto per rovesciare un nemico scomodo e mettere le mani su un paese che fino a oggi ha resistito alle ingerenze delle potenze occidentali. A poche settimane dagli attacchi assistiamo a una pericolosa novità: la saldatura tra il Fronte al Nusra, braccio di Al Qaeda in Siria, e l’ISIS. Un patto tra jihadisti che rischia di far precipitare ulteriormente la situazione nel paese. Da circa 4 anni in Siria e in Iraq esiste un vero sterminio delle minoranze da parte di gruppi terroristici che sono stati sostenuti fino all’ultimo momento dall’Occidente e dai Paesi Arabi. L’assurdità è che in Iraq si dice di voler difendere i curdi (quei peshmerga che piacciono tanto a Stati Uniti e Israele) ma in Siria gli stessi curdi, insieme agli armeni, vengono cacciati dai loro villaggi e uccisi grazie alla complicità della Turchia e dell’Akp, il partito di Erdogan. A questo punto il piano della coalizione anti Isis, Stati Uniti in testa, è chiara. Sono due principalmente i motivi che hanno indotto l’Occidente a intervenire in Iraq e Siria. Il primo riguarda il petrolio: l’ISIS si è avvicinato troppo alle preziose riserve mettendo in pericolo gli interessi dell’Occidente e delle Monarchie del Golfo nella regione. In secondo luogo, la lotta all’ISIS, come conferma l’Arabia Saudita, è un formidabile strumento per riprendere le ostilità contro la Siria, per rovesciare Assad e indebolire sia la Repubblica Islamica dell’Iran che la stessa Federazione Russa. Quello che i media non dicono è che non sono tanto i raid aerei a indebolire i jihadisti dell’ISIS ma lo straordinario avanzamento dell’Esercito Arabo Siriano su diversi fronti e la forte resistenza dell’Esercito Libanese che sta impedendo che il terrorismo sconquassi una volta per tutte i fragili equilibri del paese dei cedri. Ed è qui che svolge un ruolo fondamentale anche Hezbollah. Grazie alle sue milizie, oggi i confini sono più sicuri e i villaggi sciiti godono di una relativa calma. È sul terreno che è possibile combattere e vincere i terroristi. Gli attacchi aerei servono a poco. Questa tesi è largamente condivisa dai più importanti analisti militari del pianeta. In questi giorni gli Stati Uniti continuano a bombardare le posizioni dell’l’Isis in Siria ma quelle operazioni, come dimostrano i filmati satellitari, non sono in grado di distinguere tra civili e combattenti jihadisti. Questi ultimi in gran parte sono nascosti nei tunnel o mescolati tra la folla, come succede a Raqqa, dove nel giro di qualche giorno il numero di combattenti nelle strade si è ridotto drasticamente. Così accade in altre località. Anche per questa ragione risulta incomprensibile, dal punto strettamente strategico-militare, il coordinamento con le Forze Armate Siriane che combattono sul campo. Gli Stati Uniti, come sempre, non smettono di rinunciare ai propri “doppi standard”, tentando di sostituire le azioni collettive nella lotta contro il terrorismo internazionale con manovre ambigue. L’ultima in ordine di tempo è lo stanziamento di 500 milioni di dollari per il sostegno dell’opposizione armata siriana. Non essendoci più un’opposizione moderata, come ha sottolineato anche il giornalista Robert Fisk, quei soldi servono soltanto ad alimentare nuova violenza, a finanziare nuovi gruppi terroristici e inasprire la guerra in un paese che chiede soltanto pace. Qual è l’opposizione siriana che Washington vuole sostenere? Quei pochi intellettuali che vivono all’estero nei grandi alberghi o l’Esercito Siriano Libero in gran parte assorbito e massacrato dai terroristi dell’ISIS? La Russia e la Cina, sostenuti da esperti militari, temono che questa nuova avventura militare possa colpire negli attacchi anche le forze governative siriane. A quel punto le conseguenze sarebbero gravissime, con tutti contro tutti. Un’ulteriore scalata della tensione che non lascerebbe indifferenti i grandi alleati di Assad.

30 settembre 2014
spondasud.it/2014/09/arabia-saudita-ammette-attacchiamo-lisis-in-siria-per-abbattere-as...
wheaton80
00martedì 4 novembre 2014 14:03
Scopre miliziani ISIS che entrano in Siria nascosti in camion ONU. Uccisa giornalista



Serena Shim era una giornalista americana di origini libanesi. Lavorava per Press Tv Istanbul. E’ morta, ufficialmente, in un drammatico incidente stradale. 30 anni e madre di 2 figli, dalla Turchia la giornalista realizzava servizi sui combattimenti a Kobani, terza città per grandezza della Siria, che da giorni è teatro di scontri tra le forze militari curde e i djihadisti dello Stato islamico. Dopo aver terminato un reportage a Suruc, una località turca vicino alla frontiera siriana che accoglie migliaia di rifugiati, la giornalista si era messa in viaggio. Un camion aveva centrato frontalmente la sua vettura e la donna era morta sul colpo. Il cameraman che l’accompagnava è rimasto ferito. Press TV ha diffuso un messaggio della giornalista, dove questa aveva espresso, pochi giorni prima di morire, il timore di essere arrestata dai servizi segreti turchi, che l’avevano accusata di essere una spia, in quanto sosteneva che il governo di Ankara avesse legami con lo Stato islamico. Aveva parlato dell’infiltrazione di guerriglieri in Siria attraverso la frontiera turca e in diretta televisiva aveva affermato di avere le immagini di questi miliziani che entravano in territorio siriano, nascosti nei camion di organizzazioni umanitarie e del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. Riguardo all’accusa di spionaggio, la giornalista si era difesa:“Sono molto sorpresa di questa accusa. Ho pensato di parlare ai servizi segreti turchi per dir loro che mi limito a fare il mio lavoro. Sono abbastanza preoccupata, perchè in Turchia i giornalisti rischiano facilmente la prigione”. Il direttore delle informazioni di Press TV, Hamid Reza Emadi, lunedì ha respinto la teoria dell’incidente d’auto:“Pensiamo che il governo turco debba essere considerato responsabile di fronte alla comunità internazionale. Si deve far luce su quanto è davvero accaduto”.

Fonte: ticinolive.ch
1 novembre, 2014
www.imolaoggi.it/2014/11/01/scopre-miliziani-isis-che-entrano-in-siria-nascosti-in-camion-onu-uccisa-gior...
wheaton80
00venerdì 14 novembre 2014 23:45
Isis: i terroristi feriti vengono curati negli ospedali israeliani

TEHERAN (IRIB) – I terroristi dell'Isis feriti nei combattimenti in Siria vengono trasferiti in Israele per essere curati. Secondo la rete tv libanese Al Mayadeen, il quotidiano israeliano Maariv ha scritto che recentemente due terroristi attivi in Siria sono stati ricoverati all'ospedale di Naharia dopo essere stati feriti nei combattimenti con le forze dell'esercito siriano. In precedenza erano state pubblicate persino immagini del premier sionista Benjamin Netanyahu che andava a visitare in ospedale i militanti feriti dell'Isis.

13 Novembre 2014
italian.irib.ir/notizie/mondo/item/173034-isis-i-terroristi-feriti-vengono-curati-negli-ospedali-is...
wheaton80
00martedì 2 dicembre 2014 19:36
Navi USA sbarcano in Turchia uomini e armi per l’ISIS


Secondo il deputato turco Mehmet Ali Ediboglu, sarebbe questa la nave statunitense che ha trasportato lo scorso 19 novembre armi e volontari diretti all’ISIS

“La cosa assurda di tutta questa storia è che gli Stati Uniti combattono contro i loro amici, combattono un’organizzazione che armano e riforniscono di soldati. Non sto parlando al passato, ma al presente”. La dichiarazione shock di un ex dirigente della CIA (rimasto anonimo) rilasciata al settimanale “Newsweek” non fa altro che confermare quanto affermato dal deputato turco Mehmet Ali Ediboglu nell’aula parlamentare di Ankara:“Il 19 novembre 2014 una nave da carico statunitense era entrata nel porto d’Iskanderun trasportando illegalmente armi e volontari del fondamentalismo islamico. La polizia antisommossa ha protetto il porto durante lo scarico della merce, che in particolare comprendeva missili e lanciarazzi pesanti. Il materiale è stato caricato su due convogli di dodici veicoli diretti al campo di al Qaida di Osmaniye”. Del resto il “Washington Post” solo una settimana fa aveva scritto:“L’Amministrazione Obama ha preparato piani segreti che hanno come scopo quello di favorire l’incremento di aiuti di uomini e armi diretti ai combattenti in Siria, in attesa che sia direttamente il Pentagono a stabilire delle basi nella zona di Aleppo”. Human Rights Watch ha rilasciato un rapporto in cui si parla apertamento di un coinvolgimento delle forze armate turche nelle stragi di civili compiute dall’ISIS nel nord della Siria. “I fondamentalisti possono entrare e uscire a proprio piacimento dal territorio turco, tanto sono sempre in compagnia di soldati o agenti segreti turchi”. Il “Wall Street Journal” ha pubblicato un articolo in cui si accusa il capo dei servizi segreti di Ankara (Hakan Fidan) di curare personalmente il traffico di armi e di soldati verso l’ISIS. Secondo Ediboglu, «con il consenso, anzi, con l’aiuto dell’America».


Nel collage di foto, le immagini di uno dei camion militari che hanno trasportati armi dalla nave Usa alle basi dell’ISIS in territorio siriano

Perfino la CNN ha filmato aerei senza insegne che atterravano all’aeroporto di Iskanderun con a bordo «miliziani di al Qaida». Hugh Griffiths dell’Istituto Internazionale di Ricerca per la Pace di Stoccolma (SIPRI):“Attraverso il confine turco passano mensilmente tonnellate di materiale bellico diretto all’ISIS e centinaia, se non migliaia di volontari della jihad. Com’è possibile? Ovviamente, grazie all’aiuto del governo turco e di quello degli Stati Uniti”. Al di là delle possibili affinità ideologiche o delle necessità strategiche, l’aiuto di Ankara all’ISIS potrebbe avere anche un tornaconto personale per il presidente Recep Tayyip Erdogan. Alla fine del 2013 la polizia turca ha compiuto un’ operazione, che ha portato all’arresto di molti funzionari governativi e alle dimissioni di tre ministri, il cui nocciolo era il coinvolgimento dell’intera famiglia Erdogan in un enorme scandalo di corruzione, che aveva portato nelle tasche del presidente milioni di euro versati dal saudita Yasin al Qadi. Amico personale dell’ex-vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney, al Qadi ha ammesso di essere stato il principale finanziatore di al Qaida in Bosnia ed è stato accusato dall’FBI di aver finanziato gli attentati di al Qaida alle ambasciate USA di Dar es Salaam (Tanzania) e Nairobi (Kenya). Inoltre, il saudita nel 2001 era proprietario negli USA di una società di software (Ptech) che ha avuto un ruolo di primo piano nelle stragi dell’11 settembre. Secondo i media turchi, i documenti sequestrati mostravano come fosse l’Arabia Saudita, nella persona di al Qadi, a finanziare l’ISIS. La vicenda, però, è stata messa a tacere e nessuno della famiglia Erdogan è stato messo sotto processo, perché tutti i poliziotti coinvolti nell’operazione sono stati licenziati o trasferiti.

Franco Fracassi
28 novembre 2014
popoffquotidiano.it/2014/11/28/navi-usa-sbarcano-in-turchia-uomini-e-armi-pe...
wheaton80
00sabato 10 gennaio 2015 12:31
I terroristi e il blitz: tutti i dubbi irrisolti. Qualcuno ci spieghi

L’incubo è finito e siamo tutti sollevati. Tuttavia non riesco ad aggiungere la mia voce al coro di plauso ai servizi di sicurezza francese. Un blitz non può essere considerato un successo se si conclude con la morte di ben 4 ostaggi. In termini di sicurezza è emersa in queste ora una serie di errori e anomalie che per ora resta senza risposta. Parto dall’ultimo dubbio in ordine cronologico e, a mio giudizio, più grave: perché i fratelli Kouachi, due terroristi che hanno sterminato i redattori di Charlie Hebdo, sono stati uccisi? Mi spiego: mentre l’assalto al negozio Kocher era impegnativo e rischioso a causa della presenza di ostaggi e pertanto rendeva quasi inevitabile l’uccisione di Amedy Coulibaly, il blitz contro i fratelli Kouachi è avvenuto in condizioni ben diverse, quasi ideali per catturali vivi. Ora lo sappiamo con certezza: erano asserragliati nella tipografia senza ostaggi. C’era un solo dipendente quando hanno fatto irruzione, il quale ha avuto la prontezza di riflessi di nascondersi in uno scatolone e i fratelli Kouachi non si sono mai accorti della sua presenza, che è stata provvidenziale per le forze di sicurezza. Via sms costui ha inviato alle forze dell’ordine importanti indicazioni sulle mosse dei due terroristi. Le condizioni erano ottimali per catturali vivi. E invece sono stati entrambi uccisi. Secondo le ricostruzioni di stampa i due sarebbero usciti dalla tipografia, nella quale si erano asserragliati, sparando all’impazzata contro le forze di polizia dopo che queste – probabilmente – avevano iniziato a lanciare lacrimogeni nel locale. Un contesto difficile e confuso ma di certo non insolito per delle teste di cuoio altamente preparate a questo tipo di eventi e addestrate sia ad uccidere sia a neutralizzare tenendo in vita. Ed è evidente che la cattura è altamente preferibile all’eliminazione, tanto più in assenza di ostaggi. Vivi, i due sarebbero stati interrogati, si sarebbe potuto scoprire la loro rete di contatti, i loro mandanti, approfondire la storia del reclutamento nello jhadismo, E invece sono stati uccisi entrambi. Era davvero indispensabile? A queste domande si aggiungono altre anomalie, sempre riguardante la sicurezza e in parte già segnalate da alcuni nei giorni scorsi. Queste:

- Fino a poche settimane fa la redazione di Charlie Hebdo era sorvegliata da una camionetta 24 ore su 24, poi la misura è stata revocata e a proteggere è rimasto un poliziotto. Nonostante proprio prima di Natale le autorità fossero in allarme per possibili attentati, la protezione di uno dei siti più ovvi, sensibili e prevedibili di Francia non è stata aumentata, con una leggerezza inspiegabile e imperdonabile. E’ il più grande regalo che si potesse fare a dei terroristi jihadisti, Chi risponde di questa scelta? Quali le motivazioni?

- Com’è possibile che due terroristi altamente addestrati, in grado di compiere con straordinaria freddezza e professionalità una strage come quella del Charlie Hebdo, si rechino sul luogo dell’attentato con la carta di identità e per di più la dimentichino nell’auto usata per la fuga? Nella mia vita ne ho viste tante, ma una doppia leggerezza così sciocca da parte di guerriglieri che da settimane preparavano l’attentato è davvero molto insolita.

- Che fine ha fatto il terzo complice? Perché le forze dell’ordine hanno additato, sin dalle prime ore, un giovane che in realtà è risultato completamente innocente (al momento del blitz si trovava a scuola)? C’era o no? E se sì chi era? E’ ancora in fuga?

- Dalle immagini dell’assalto a Charlie Hebdo si nota che l’auto, una Citroën, era ferma in mezzo alla strada. Com’è possibile che sia stata lasciata lì durante il blitz, col rischio di bloccare il traffico e di attirare l’attenzione? O era parcheggiata altrove?

- Cos’è successo quando, subito dopo la strage, l’auto dei terroristi è stata bloccata da un’auto della polizia nella via di Charlie Hebdo?

E infine:

- I fratelli Kouachi erano noti da tempo ai servizi di sicurezza francesi, a quelli americani, persino a quelli italiani. Com’è possibile che il loro ritorno in Francia sia passato inosservato? Qualcuno monitorava le loro mosse? Li controllava?

Io non ho risposte a queste domande, che restano fondamentali per capire fino in fondo i tragici attentati di Parigi. Mi limito a formularle. Certo, invece, è il giudizio sui servizi di sicurezza francesi: sono stati disastrosi sia prima, sia durante, sia alla fine.

Marcello Foa
10 gennaio 2015
blog.ilgiornale.it/foa/2015/01/10/i-terroristi-e-il-blitz-tutti-i-dubbi-irrisolti-qualcuno-ci-...
wheaton80
00domenica 11 gennaio 2015 20:36
Paul Craig Roberts: l’attacco di Parigi messo in atto per tenere la Francia nella sua posizione di vassallo

Un ex funzionario della Casa Bianca ha affermato che l’attacco terroristico che ha ucciso 12 persone mercoledì scorso a Parigi è stata un’ operazione di falsa bandiera “progettata per puntellare la Francia come stato vassallo di Washington”. Il dr. Paul Craig Roberts, che era assistente segretario del Tesoro nell’amministrazione Reagan e associate editor del Wall Street Journal, ha fatto queste osservazioni in un articolo pubblicato giovedì. “I sospetti possono essere entrambi colpevoli e capri espiatori. Basta ricordare tutte le trame terroristiche create dall’ FBI che servivano per rendere il terrorismo una minaccia reale per gli americani”, ha scritto. Ha detto che l’economia francese sta soffrendo delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro la Russia. “I cantieri sono stati danneggiati per non aver potuto consegnare gli ordini russi a causa dello stato di vassallaggio francese a Washington e altri aspetti dell’economia francese sono stati notevolmente impattati dalle sanzioni che Washington ha imposto ai suoi stati fantoccio della NATO perché fossero applicate alla Russia”. Il dr. Roberts ha dichiarato che il presidente francese François Hollande questa settimana aveva detto che le sanzioni contro la Russia avrebbero dovuto finire. “Questo è un passo troppo grande verso l’indipendenza francese da Washington in politica estera”. Ha aggiunto che la CIA ha apparentemente resuscitato una politica che aveva seguito contro gli europei durante l’era post-seconda guerra mondiale, quando l’agenzia di spionaggio degli Stati Uniti avrebbe compiuto attentati in Stati europei e incolpato gruppi comunisti. Il dr. Roberts ha detto che ora le autorità statunitensi hanno in programma operazioni sotto falsa bandiera in Europa per creare odio contro i musulmani e portare i paesi europei sotto il campo di influenza di Washington. Egli ha osservato che “l’attacco a Charlie Hebdo è stato un lavoro interno e che le persone identificate dalla NSA come ostili alle guerre occidentali contro i musulmani diventano bersaglio per un lavoro interno concepito per riportare la Francia saldamente sotto il controllo di Washington”. L’opinionista, molto letto, ha affermato che “il governo degli Stati Uniti racconta agli americani qualsiasi storia che riesca a mettere insieme e poi si siede e ride della credulità del pubblico”.

Fonte: www.presstv.ir/Detail/2015/01/10/392443/CIA-carried-out-Paris-attack...
11 gennaio 2015
ununiverso.altervista.org/blog/paul-craig-roberts-lattacco-di-parigi-messo-in-atto-per-riportare-la-francia-al-suo-stato-di-v...
wheaton80
00martedì 13 gennaio 2015 02:27
Giulietto Chiesa sull' attentato a Charlie Hebdo a "La Gabbia"

wheaton80
00martedì 13 gennaio 2015 15:01
La farsa dell' 11 settembre francese

La strage del 7 gennaio 2015 nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo nella quale sono morte ben dodici persone, ha come dato reale – purtroppo – solo le vittime, anche se ci sono dei dubbi perfino su queste. Quello che è certo infatti è che una redazione di un giornale provocatorio e in forte crisi di liquidità, nonché critico verso tutti i poteri considerati forti – politici, economici e religiosi – ha subito una decapitazione con la morte di alcuni dei suoi esponenti più importanti, come il Direttore Stephane Charbonnier, detto Charb, e quattro vignettisti, tra cui Tignous e George Wolinsky, quest'ultimo conosciuto anche in Italia per la sua satira pungente e potente. Secondo le ricostruzioni della versione ufficiale, gli attentatori – due fratelli francesi addestratisi in Siria che dichiareranno di far parte di Al-Qaeda ad una televisione – sono penetrati nel palazzo sbagliato, poi sono andati nel palazzo di fronte e si sono fatti aprire il cancello dalla disegnatrice Corinne Rey, che era arrivata in quel momento e che ha dovuto digitare il codice di accesso sotto minaccia del commando. I due sono arrivati così al primo piano e hanno cominciato a fare fuoco, nel bel mezzo della riunione settimanale del giornale di cui – ovviamente – erano a conoscenza. Dopo la carneficina – durata un minuto o poco più – i due terroristi si sono trattenuti per circa 20 minuti intorno all'edificio, in un silenzio surreale (sic!) gridando "Allah è grande", e finendo nel frattempo un secondo poliziotto – il primo sorvegliava l'edificio – che era per terra e che era già stato ferito. I due killer poi sono saliti su un'auto, superato alcuni blocchi di poliziotti, tamponato una macchina – una grossa Wolkswagen – e, non potendo proseguire, hanno abbandonato la stessa lasciando un documento di identità in bella vista; successivamente hanno sequestrato una Renault Clio e hanno ripreso la corsa. Nonostante i satelliti e la tecnologia disponibile, essi scapperanno per due giorni, e riusciranno a fare benzina ma il benzinaio li riconoscerà, dato che tengono ancora i fucili sui sedili posteriori. I due fratelli, alla fine, saranno uccisi in una stamperia nel pomeriggio del 9 gennaio, anche se nessuno vedrà mai i cadaveri. Nel frattempo, il giorno successivo alla prima carneficina, un uomo che dice di far parte dell'ISIS ucciderà una poliziotta e sequestrerà un intero supermercato Kosher, minacciando di uccidere tutti se i fratelli Kouachi – gli autori materiali dell'attentato al giornale – verranno uccisi. Lo stesso giorno – il 9 gennaio – anche lui e un complice perderanno la vita nello scontro con le forze speciali. I dubbi sull'attentato al giornale – paragonato subito all'11 settembre, e forse non a caso – sono davvero tantissimi, e fanno pensare al classico "inside job" dei servizi: innanzitutto si "individuano" all'inizio tre terroristi, ma uno di questi, considerato l'autista, vedendo il suo nome sul web, si costituisce immediatamente dichiarando che è a scuola, che non c'entra assolutamente niente, e che ha tantissimi testimoni che possono confermarlo. Ciò è davvero banale e inquietante allo stesso tempo, e ricorda la famosa lista degli attentatori dell'11 settembre dove – si scoprì poi – molti erano in altre nazioni e non potevano materialmente compiere l'attentato. Gli attentatori lasciano nella prima macchina armi, passaporti e addirittura una carta d'identità sul sedile: i media, per giustificare la cosa, dichiarano che forse lo hanno fatto apposta dato che vogliono essere individuati e arrivare al martirio – ovvero morire per la causa – ma allora se è così, perché scappare e tentare la sopravvivenza fino alla fine? I servizi, si sa, forniscono documenti ad hoc a profusione, e il fatto che su molti attentati – stranamente – essi siano presenti e visibili, è un terribile indizio che fa pensare proprio alla loro partecipazione e/o infiltrazione.

Un'altra stranezza – effettivamente – è la "morte" del secondo agente già ferito, Ahmed, che a distanza praticamente zero viene colpito da un Kalashnikov – che ha proiettili molto larghi e distruttivi – e nel video – che peraltro ha un'ottima risoluzione ed è disponibile su youtube – non si vede neanche un briciolo di sangue: insomma, si potrebbe anche pensare che certe scene dei film d'azione siano più credibili!



Che dire poi dei venti interminabili minuti in cui i terroristi rimangono fuori dall'edificio del giornale, dei blocchi di poliziotti superati dagli stessi, e del fatto che non ci fossero elicotteri pronti a inseguirli? Insomma, o siamo di fronte alle solite gravi carenze o – ahimé – a un "laissez faire" che è ancora più preoccupante. Il punto nodale è che il terrorismo, nella storia, ha giustificato guerre e invasioni – basti pensare solo ai due attentati che gli Stati Uniti hanno subito e che li hanno "convinti" ad entrare nelle due guerre mondiali, ovvero rispettivamente l'affondamento del piroscafo Lusitania e Pearl Harbor, per capire quanto esso sia "funzionale" e "lucrativo" per il sistema. Dopo l'ennesimo attentato dell'11 settembre, per esempio, l'America ha dichiarato non solo guerra a due nazioni (per motivi economici, come in tutte le guerre) ma anche varato leggi – come il Patrioct Act – che hanno minato alle fondamenta molte libertà civili degli americani, creando addirittura un clima da caccia alle streghe dato che si poteva essere arrestati e imprigionati senza processo in qualunque momento per "apologia al terrorismo". Spero che non si voglia replicare questo in Europa, anche se l'agenda del Nuovo Ordine Mondiale prevede – malauguratamente – la riduzione all'osso di molti dei diritti acquisiti, e il terrorismo e l’insicurezza che ne deriva – come sempre – sono il pretesto perfetto per questo genere di cose. Insomma, da un lato una crisi economica artefatta riduce la gente in schiavitù, dato che ha bisogno di lavoro (che non c'è) scaturente dal denaro (che non viene prestato ed è oltretutto creato dal nulla), mentre dall'altro assistiamo a una progressiva riduzione dei diritti dei cittadini in nome di un terrorismo che, alla fine, giustifica solo guerre, invasioni e perdite di libertà. La cosa più inquietante è che la talpa della National Security Agency Edward Snowden ha dichiarato che l'ISIS è una creazione statunitense (nata col nome in codice "Nido di calabrone") e che è stata creata in funzione Anti-Assad.

La stessa Hillary Clinton, incalzata in un'intervista, l'ha ammesso, aggiungendo che la situazione è sfuggita di mano solo in un secondo momento. Ma anche per la guerriglia di Al-Qaeda in Afghanistan le cose sono andate in questo modo: gli stessi americani, infatti, hanno ammesso che fu creata durante la guerra del paese asiatico contro i russi tra il '79 e l'89, e anche in questo caso – ovviamente – la cosa è sfuggita di mano. Insomma, con questi presupposti c'è davvero poco da star tranquilli. Ci si chiede: chi si invaderà adesso? Quali leggi restrittive verranno applicate? Sul settimanale L'Espresso dell'8 gennaio 2015, l'ex commissario UE e ministro degli Esteri Emma Bonino ha dichiarato che "La tattica delle monarchie del Golfo e dell'Arabia Saudita è quella di inventarsi gruppi terroristici come i talebani e l'ISIS". Aggiungerei – per essere precisi – che chi fa queste cose sono proprio i servizi dei vari paesi, e anche se queste monarchie fanno il lavoro sporco, si sa che i servizi americani sono quelli più potenti e influenti. La domanda più importante, però, a questo punto è un'altra: se questi creano le guerriglie... perché non dovrebbero poi gestirne gli effetti e la portata? L'attentato di Parigi – viste le dinamiche e dati questi preamboli – avrà un seguito, un vero obiettivo che sarà snocciolato solo nelle prossime settimane o nel giro di qualche mese. Queste cose, lo avrete capito, non accadono mai per caso.

Gabriele Sannino
nexusedizioni.it/it/CT/la-farsa-dell11-settembre-franc...
wheaton80
00giovedì 15 gennaio 2015 03:32
Il presidente turco: francesi e Mossad dietro il massacro di Charlie Hebdo

Meno di 48 ore dopo che il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu aveva partecipato alla marcia di Parigi in omaggio alle 17 persone uccise dagli estremisti filo-SIIL, appena tornato, le cose sono cambiate, e come FT parafrasa educatamente, il “presidente del Paese ha sferzato in tono assai conflittuale“. È un modo di dirlo, un altro è che l’ex-premier ed attuale presidente della Turchia membro della NATO, Recep Tayyip Erdogan, ha detto l’impensabile: accusa l’occidente, e i francesi in particolare, dell’attuazione della strage di Charlie Hebdo per incolpare i musulmani; anche il sindaco di Ankara ha detto che “Il Mossad è sicuramente responsabile di tali incidenti… incrementando l’inimicizia verso l’Islam“. “La doppiezza dell’occidente è evidente“, ha detto Recep Tayyip Erdogan in conferenza stampa, “Come musulmani non ci siamo mai schierati con terrore e massacri: razzismo, espressioni di odio, islamofobia sono dietro tali massacri“. La battuta finale:“I colpevoli sono noti: cittadini francesi hanno compiuto tale massacro e i musulmani ne sono accusati”, ha aggiunto. FT è confuso:“Anche se i capi politici turchi hanno ripetutamente condannato gli attacchi alla rivista Charlie Hebdo, a un supermercato ebraico e a una poliziotta, un racconto parallelo emerge nel Paese, con i teorici della cospirazione che incolpano degli omicidi le agenzie d’intelligence straniere piuttosto che gli islamisti radicali“. Non solo francesi sarebbero dietro l’attacco, ma anche il Mossad:“Melih Goekçek, sindaco di Ankara del partito di governo AK, ha detto che “il Mossad (servizio d’intelligence israeliano) è sicuramente dietro tali incidenti... incrementando l’inimicizia verso l’Islam. Goekçek lega la strage al riconoscimento francese della Palestina. Ali Sahin, parlamentare e portavoce degli esteri del partito AK della Turchia, la scorsa settimana ha indicato otto motivi per cui sospetta che la strage sia stata organizzata in modo che “l’attacco sia attribuito a musulmani e Islam”. Ma torniamo a Erdogan: “Nelle sue osservazioni Erdogan ha aggiunto:“I giochi sono fatti nel mondo islamico”, esprimendo sconcerto sui servizi segreti francesi incapaci di seguire efficacemente i colpevoli”. FT è inoltre confuso dal fatto che non solo la Turchia osa proporre teorie cospirative, ma anche la Russia. “In Russia, alcuni commentatori filo-Cremlino collegano la strage alle macchinazioni geopolitiche degli Stati Uniti. La Komsomolskaja Pravda, tabloid leader della Russia, ha titolato:“Forse gli statunitensi hanno inscenato l’attacco terroristico a Parigi?”, pubblicando una serie di interviste sul sito che presentano i vari motivi per cui Washington potrebbe aver organizzato l’attacco. In un’intervista ad Aleksandr Zhilin, capo del Centro per lo Studio Applicato dei Problemi di Mosca e pro-Cremlino, ha sostenuto che l’attacco terroristico degli Stati Uniti è la vendetta contro il presidente François Hollande per l’intervista radiofonica del 6 gennaio in cui Hollande esortava l’UE a togliere le sanzioni alla Russia. Washington sfrutta gli attentati come “soluzione rapida per consolidare” gli interessi geopolitici di Stati Uniti e UE in Ucraina, ha affermato Zhilin. FT è ancor più stordito dal fatto che in Russia gli eventi su Charlie Hebdo siano equiparati alla tragedia dell’11 settembre 2001:“Negli ultimi 10 anni, il cosiddetto terrorismo islamista è controllato dalle principali agenzie d’intelligence mondiali”, ha detto a LIFEnews Aleksej Martinov, direttore dell’Istituto Internazionale per la Nuova Unità, un think-tank pro-Cremlino. “Sono sicuro che alcune autorità di controllo statunitensi siano responsabili degli attacchi terroristici a Parigi, o in ogni caso, degli islamisti che l’hanno effettuato“. Qualunque cosa possa aver dato ai russi tale idea…

Tyler Durden
13/01/2015
Fonte: www.zerohedge.com/news/2015-01-13/turkish-presidents-stunning-outburst-french-are-behind-charlie-hebdo-massacr...

aurorasito.wordpress.com/2015/01/14/turchia-e-russia-cia-e-mossad-dietro-la-strage-di...
wheaton80
00sabato 31 gennaio 2015 15:23
"Gli Stati Uniti ci finanziano". La rivelazione di un guerrigliero dell'Isis

Il Califfato è finanziato dagli USA. A dirlo è Yousaf al Salafi, comandante pakistano dell’Isis. La rivelazione, portata alla luce dal The Express Tribune, è arrivata nel corso di un interrogatorio: il jihadista è stato arrestato dalle forze di sicurezza pakistane – insieme ad altri due guerriglieri – in seguito ad una operazione militare a Lahore contro i terroristi. Si legge:“Nel corso delle indagini l’uomo ha ammesso di ricevere fondi attraverso l’America per far funzionare l’organizzazione e reclutare giovani pakistani da impiegare al fronte in Siria”. La fonte anonima della scioccante confessione racconta inoltre che sia il segretario di Stato americano John Kerry, sia il generale Lyod Austin (a capo del Centcom, Comando centrale delle forze armate a stelle e strisce), sono stati informati di quanto raccontato dal fondamentalista islamico nel corso della loro recente visita a Islamabad, capitale del Paese. E ancora:“Gli Stati Uniti condannano l’Isis, ma purtroppo non sono in grado di fermare il finanziamento di cui gode il Califfato. Soldi che arrivano proprio dagli yankees. Gli USA hanno dovuto fugare l’impressione di sostenere economicamente il gruppo per perseguire i propri interessi; per questo hanno lanciato un’offensiva in Iraq, ma non in Siria”.

Fabio Franchini
29/01/2015
www.ilgiornale.it/news/mondo/stati-uniti-ci-finanziano-rivelazione-guerrigliero-dellisis-1087098.html?mobile_dete...
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00domenica 8 febbraio 2015 22:54
La denuncia choc di un generale francese:"ISIS creato dagli USA"

Vincent Desportes è un generale francese pluridecorato e docente presso la facoltà di scienze politiche di Parigi. In Francia è noto soprattutto per aver sferrato, nel luglio 2010, un incredibile attacco contro la strategia americana in Afghanistan. Ora Desportes torna a parlare di America e di Medioriente e lo fa criticando ancora una volta la strategia USA:"Chi è il dottor Frankenstein che ha creato questo mostro (ISIS)? Diciamolo chiaramente, perché ciò comporta delle conseguenze: sono gli Stati Uniti. Per interessi politici a breve termine, altri soggetti - alcuni dei quali appaiono come amici dell'Occidente − hanno contribuito, per compiacenza o per calcolata volontà, a questa creazione e al suo rafforzamento, ma le responsabilità principali sono degli Stati Uniti. Questo movimento, con la fortissima capacità di attrarre e diffondere violenza, è in espansione. È potente, anche se è caratterizzato da punti profondamente vulnerabili. È potente, ma sarà distrutto. Questo è certo. Non ha altro scopo che quello di scomparire. ISIS delenda est: certamente! Siamo profondamente solidali, ma non siamo in alcun modo responsabili. I nostri interessi esistono, ma sono indiretti. Da quelle parti le nostre capacità sono limitate e irrisorie, rispetto agli Stati Uniti, e la nostra influenza strategica è estremamente limitata".

Matteo Carnieletto
05/02/2015
www.ilgiornale.it/news/mondo/denuncia-choc-generale-francese-isis-creato-dagli-usa-1090...
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00lunedì 9 febbraio 2015 23:23
ISIS: Anonymous viola centinaia account

(ANSA) - Anonymous ha 'spento' centinaia di account Twitter e Facebook di presunti appartenenti all'Isis e pubblicato indirizzi ip e web della galassia jihadista. "Sarete trattati come un virus, e noi siamo la cura". La campagna per 'spegnere' la galassia jihadista sul web è partita dopo la strage di Charlie Hebdo."L'Operazione Isis continua", recita il comunicato pubblicato oggi dal collettivo. "I terroristi che si definiscono Stato islamico non sono musulmani".

8 febbraio 2015
www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2015/02/08/isis-anonymous-viola-centinaia-account_d6aea71e-4d71-49bc-9c9d-3e7863ba5...
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00venerdì 20 febbraio 2015 03:14
Piero Pelù:"L'ISIS? È colpa dell'Occidente"

Di solito, quando si occupa di politica, se la prende col premier Matteo Renzi. L'ultima volta ne aveva incollato una foto su un rotolo di carta igienica. Stavolta si lancia in una disamina geopolitica piuttosto ambiziosa, cercando di ricostruire le cause profonde del terrorismo islamista. E le conclusioni a cui giunge lasciano a bocca aperta:"Credo che l'ISIS sia l'immagine riflessa amplificata e distorta dell'arroganza colonialista occidentale reiterata per secoli e sempre peggiore", scrive il cantante toscano in un post su Facebook. Le azioni dei tagliagole del Califfo sarebbero insomma anche il risultato della sconsideratezza occidentale: una tesi tutta da verificare ma molto inflazionata, specialmente negli ambienti più sensibili al complottismo antioccidentale. "Io non ci credo che la CIA, il Mossad (servizi segreti israeliani) ed i servizi segreti di tutto il mondo occidentale non sapessero nulla della nascita dell' ISIS, io non ci credo che non sappiano come debellarlo in una settimana senza far scoppiare l'ennesima Terza guerra mondiale, io non ci credo che non si sappia come interrompere i fiumi di miliardi di dollari che alimentano questa nuova jihad, io non ci credo ai governi occidentali - prosegue il leader dei Liftiba - Io non ci sto che il mio destino sia in mano ad un esercito di aguzzini guerrafondai assetati di denaro e sangue." Il tutto è corredato da un'immagine truculenta in cui un israeliano e uno statunitense si stringono la mano grondando sangue sopra una cartina della striscia di Gaza. Immediate - e inevitabili - le polemiche che ne sono seguite. I fan del cantante si dividono tra chi lo accusa di complottismo e chi invece ne loda l'onestà intellettuale.

Ivan Francese
17/02/2015
www.ilgiornale.it/news/cronache/pieropelchocsufacebooklisiscolpadelloccidente1095023.html?utm_source=Facebook&utm_medium=Link&utm_content=Piero%2BPel%C3%B9%3A%2B%22L%27Isis%3F%2B%C3%88%2Bcolpa%2Bdell%27Occidente%22%2B-%2BIlGiornale.it&utm_campaign=Facebook...
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00lunedì 9 marzo 2015 00:27
Consiglieri militari di USA e Israele accusati di aiutare l'ISIS: arrestati

Consiglieri militari americani e israeliani sono stati arrestati mentre davano assistenza ai terroristi dello Stato Islamico in Iraq. Le forze antiterrorismo irachene hanno arrestato quattro consiglieri militari stranieri provenienti da Stati Uniti e Israele che stavano aiutando lo Stato islamico, riferisce l'agenzia iraniana Tasnim News. Tre dei consiglieri militari arrestati hanno doppia cittadinanza statunitense e israeliana, mentre il quarto consigliere è di un paese del Golfo Persico, ha affermato l'agenzia irachena Sarma News. I consiglieri militari stranieri sono stati catturati presso un quartier generale, da cui lo Stato islamico ha organizzato le operazioni militari nella provincia settentrionale irachena di Ninive. Gli arresti sono avvenuti durante un'operazione denominata "Puntura di scorpione". Un certo numero di altri combattenti dello Stato Islamico sono stati uccisi durante l'assalto. I consiglieri stranieri detenuti sono stati ora trasferiti a Baghdad.

8 marzo 2015
Fonte: sputniknews.com/middleeast/20150307/1019201301.html

megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=116871&typeb=0&Consiglieri-militari-di-USA-e-Israele-accusati-di-aiutare-l-ISIS-a...
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00lunedì 9 marzo 2015 00:41
Iraq: abbiamo prove che gli USA stanno fornendo armi e aiuti militari a ISIS

Il deputato iracheno Qasim Al-Araji ha detto al parlamento iracheno che il suo gruppo, l’Organizzazione Badr, è in possesso di prove documentate che il governo degli Stati Uniti sta fornendo il sedicente Stato Islamico con armi e aiuti militari. Si allunga quindi la già lunga fila di persone che accusano gli USA di fornire aiuti e armi all’ISIS. Ormai non si tratta più di voci isolate, ma di un coro plebiscitario. Secondo quanto riportato da Almasalah, il capo del gruppo parlamentare Badr ha condiviso giovedì queste informazioni con il Parlamento sostenendo che il gruppo è in possesso di prove contro gli USA e affermando che presto saranno in grado di condividere le prove documentate. L’Organizzazione Badr è un ramo delle Brigate Badr, l’ala militare del Consiglio Supremo per la rivoluzione islamica in Iraq (SCIRI), che si è formato durante la guerra del 1982 tra Iran e Iraq e consisteva principalmente di esuli iracheni e rifugiati in Iran. Dal momento dell’invasione a guida americana del 2003, il gruppo ha cambiato il nome da “Brigata” a “Organizzazione” e sono quindi diventati un partito politico iracheno ufficiale. Il gruppo mantiene un’ala militare ed è salito alla ribalta nella lotta contro lo Stato islamico in Iraq, in particolare per il suo ruolo nella liberazione della Provincia di Diyala, a febbraio. Comandanti delle milizie e funzionari governativi dicono che il Gen. Ghassem Soleimani, un potente generale iraniano, è il capo della strategia nella lotta dell’Iraq contro i militanti sunniti, lavorando in prima linea a fianco di 120 consulenti della Guardia Rivoluzionaria del suo paese per dirigere miliziani e forze governative sciite, anche nei più piccoli dettagli della battaglia. Le affermazioni di Al-Araji sul sostegno militare degli Stati Uniti allo Stato islamico non sono le prime nel loro genere. Nel mese di gennaio, Hadi Al-Ameri, il Segretario Generale del Badr, ha riferito a Press TV che un aereo americano aveva lanciato armi all’ISIS nella provincia di Salahuddin in Iraq. Sotto, il video di un elicottero USA che lancia aiuti allo Stato Islamico:



Secondo Press TV, uno studio condotto da un gruppo con sede a Londra ha anche scoperto che i militanti dello Stato islamico avevano usato “quantità significative” di armi contrassegnate come “di proprietà del governo degli Stati Uniti”. Si ritiene anche che le armi siano state trasferite allo Stato islamico da altri gruppi ribelli in Siria, chiamati “moderati” da parte del governo degli Stati Uniti. Il senatore americano Rand Paul aveva già rimarcato la possibilità di trasferimento di armi ai terroristi dello Stato Islamico, affermando che “uno dei motivi per cui ISIS si è avvantaggiato è perché stiamo armando i loro alleati”. Badr non ha ancora rivelato i documenti, per cui non è chiaro se la nuova prova potrebbe rivelare casi analoghi di supporto, ma solo involontario, allo Stato islamico.

5 marzo, 2015
www.imolaoggi.it/2015/03/05/iraq-abbiamo-prove-che-gli-usa-stanno-fornendo-armi-e-aiuti-militari...
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00lunedì 16 marzo 2015 23:49
Washington si dimostra “inquieta” per la vittoria dell’Esercito iracheno a Tikrit (con supporto dell’Iran)

L’Amministrazione USA non ha potuto nascondere il suo malumore e preoccupazione per la rapida avanzata dell’Esercito iracheno, appoggiato dalla Forza Popolare (adddestrata in Iran) nella provincia di Saladino e in concreto culminata con la conquista di Tikrit. Il malumore statunitense si avverte chiaramente nelle dichiarazioni del generale Martin Dempsey, che presiede la Giunta dei comandanti di Stato Maggiore degli USA e dei membri del Senato, i quali sono arrivati anche a minacciare di sospendere gli aiuti militari alle forze irachene. Dopo l’avanzata dell’Esercito iracheno sul campo di battaglia e l’inizio dell’offensiva per liberare Tikrit dalla presenza dello Stato islamico (ISIS), senza alcuna partecipazione delle forze aeree della denominata Coalizione internazionale, la sconfitta dell’ISIS è solo questione di tempo. Tenendo in conto che gli americani avevano dichiarato in molte occasioni che la battaglia in Iraq sarebbe durata anni, si possono capire le ragioni del malessere statunitense, che ha utilizzato l’ISIS e lo Stato Islamico come un cavallo di Troia per insediarsi militarmente nella regione. Il network televisivo ABC News ha informato, citando un alto funzionario del Ministero della Difesa degli USA (Pentagono), che “alcune unità addestrate dagli Stati Uniti vengono interrogate per aver commesso atrocità similari a quelle commesse dall’ISIS”. “Le indagini, da parte del Governo dell’Iraq, sono iniziate per causa di testimonianze circa i crimini di guerra. Le accuse si basano su fotografie e registrazioni dove compaiono soldati con uniformi ufficiali che uccidono civili e prigionieri, e in alcuni casi espongono teste mozzate”, secondo ABC News. Da parte sua, il senatore Patrick Leahy ha dichiarato in un comunicato che “le forze di sicurezza straniere non meritano aiuti americani se ci sono prove che abbiano commesso crimini come la tortura, lo stupro o l’esecuzione dei prigionieri”.

Dempsey si sente angustiato

Il Generale Martin Dempsey ha espresso la sua proccupazione di quello che potrebbe accadere dopo che “le truppe dell’Esercito e delle Forze Popolari controlleranno Tikrit, in specie di come tratteranno i sunniti”, secondo quanto da lui dichiarato. In una sessione del Senato, Dempsey ha affermato che “non c’è dubbio che le truppe dell’Esercito e la Forza Popolare abbiano espulso i miliziani dell’ISIS dalla città di Tikrit”, ha aggiunto, “la questione sta su quanto accadrà dopo, se permetteranno agli sfollati sunniti di rientrare alle loro case, o se ristabiliranno i servizi di base e necessari per la città o se, al contrario, inizieranno vessazioni sulla popolazione sunnita di Tikrit”. Il merito dell’attuale controffensiva contro l’Esercito dell’ISIS risiede nella motivata forza di combattimento dei volontari sciiti iracheni addestrati da istruttori arrivati dall’Iran. Secondo la testimonianza del militare, alla battaglia di Tikrit hanno partecipato circa 20.000 miliziani addestrati da Teheran e soltanto una brigata dell’Esercito di Baghdad, formata da 3.000 soldati, che opera come comparsa. Tutte queste manifestazioni indicano che le vittorie ottenute sul terreno contro lo Stato Islamico, senza alcun aiuto dalla Coalizione, irritano Washington perché tolgono agli USA il pretesto di fare pressioni ed espandere la propria influenza ed egemonia in Iraq.

Fonte: Alahednews
Traduzione: Luciano Lago
15/03/2015
www.controinformazione.info/washington-si-dimostra-inquieta-per-la-vittoria-dellesercito-iracheno-a-tikrit-con-supporto-d...
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00venerdì 20 marzo 2015 18:17
Sean Penn: “Vorrei ringraziare Cheney e Bush per aver creato l’ISIS”

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00lunedì 13 aprile 2015 17:04
Al Califfo rimane un solo campo petrolifero in Iraq



Askanews – Le milizie jihadiste dello Stato Islamico (ISIS) hanno perso il controllo di “almeno tre grandi campi petroliferi” in Iraq e al momento sarebbero in grado di sfruttarne uno solo: è quanto riporta la stampa tedesca, citando fonti dei servizi segreti di Berlino. Attualmente l’ISIS non conserverebbe che il 5% delle capacità estrattive che deteneva al momento della sua massima espansione in Iraq; almeno due campi – quelli di Himrin e Ajil – sarebbero stati dati alle fiamme, segno che le milizie non sperano oramai di riconquistarli, almeno in tempi brevi. L’unico campo ancora nelle mani dell’ISIS sarebbe quello di Qayara, che ha una capacità di circa 2mila barili giornalieri; quanto ai campi in territorio siriano, hanno una capacità teorica totale di 15mila barili giornalieri ma le loro infrastrutture sono pesantemente danneggiate e non sono quindi in grado di compensare le perdite in Iraq. Il risultato è che le milizie – che non dispongono inoltre di esperti e personale qualificato per lo sfruttamento degli impianti – è “a malapena in grado di vendere del petrolio”, il che pone “sotto forte pressione” uno dei principali mezzi di sostentamento finanziario dell’ISIS.

Fonte: AFP
9 aprile 2015
www.analisidifesa.it/2015/04/allis-rimane-un-solo-campo-petrolifero-...
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00lunedì 27 aprile 2015 19:16
Trovano armi israeliane nelle mani dell’ISIS in Iraq

La catena televisiva Al Mayadin ha fatto conoscere l’avvenuta scoperta di armi di fabbricazione israeliana trovate nei bastioni dell’organizzazione terroristica dell’ISIS (Stato Islamico) nelle vicinanze di Al Karama, nella provincia occidentale irachena di Anbar, come precisato dall’emittente televisiva. Poco prima i militari dell’Esercito e le forze dei gruppi locali avevano scoperto e confiscato anche nell’est di Ramadi, capitale dell’Anbar, altre armi di fabbricazione israeliana. Già da un certo tempo, i politici iracheni denunciano la collaborazione degli USA e di Israele con i terroristi a livello di intelligence e dei servizi di sicurezza. “Gli Stati Uniti hanno lanciato in numerose occasioni carichi di armi ai terroristi dell’ISIS, tuttavia i responsabili del Pentagono pretendono di spiegare che queste armi sarebbero state lanciate “per errore” nelle mani del gruppo terrorista”, ha segnalato una fonte irachena ad Al Mayadin. Già da tempo era stata svelata la collusione di Israele con i gruppi terroristi che operano in Siria. Il ritrovamento di queste armi di fabbricazione israeliana nella zona di Anbar, dimostra che la “collaborazione” di Israele si è allargata anche ai gruppi dell’ISIS che operano in Iraq.

250 Terroristi sono morti
Un alto responsabile iracheno ha annunciato che l’Esercito e le forze popolari irachene stanno recuperando il controllo della provincia di Anbar dalle mani dei terroristi. In questo senso le forze speciali irachene hanno messo assieme una grande quantità di artiglieria ed hanno dispiegato centinaia di truppe nella città di Karmah, anche in Anbar, ha detto il capo del Comando Operativo di Baghdad, il tenente generale Abdul Amir al Shammari. Il tenente ha sottolineato inoltre che le forze militari stanno facendo progressi:“Abbiamo ucciso più di 250 terroristi nei giorni passati”, ha segnalato.

Fonte: Al Manar
Traduzione: Luciano Lago
www.controinformazione.info/trovano-armi-israeliane-nelle-mani-dellisis-...
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00giovedì 30 aprile 2015 01:45
Il capo del SIIL, al-Baghdadi, morto in un ospedale israeliano



Il capo del gruppo terroristico SIIL Abu Baqr al-Baghdadi è morto e membri del gruppo taqfirita in Iraq hanno già giurato fedeltà ad Abu Ala Afri quale suo successore, secondo media arabi. Secondo le agenzie irachene Alghad Press e Yum al-Thaman (l’8.vo giorno), così come fonti da Mosul, al-Baghdadi è morto in un ospedale israeliano nelle alture occupate del Golan, dov’era ricoverato per cure dopo aver subito gravi ferite nel corso di un attacco dell’esercito iracheno e delle forze popolari. Le fonti hanno aggiunto che al-Baghdadi è stato dichiarato da medici e chirurghi israeliani ormai “clinicamente morto”. Il capo dei terroristi era stato colpito in un attacco aereo nell’Iraq occidentale il 18 marzo. Yum al-Thaman, citando fonti dell’intelligence, ha detto che il SIIL aveva già registrato diversi video del suo capo, mesi prima del raid aereo di marzo, dopo che una era scampato, con gravi ferite, circa un anno fa, per dimostrare che era vivo finché il gruppo non avesse presentato un nuovo capo universalmente accettato. Le fonti hanno aggiunto che i membri del gruppo taqfirita operante in Iraq hanno già giurato fedeltà al nuovo capo Abdurahman al-Shaijlar, alias Abu Ala Afri, successore di Baghdadi. Ci sono anche notizie non confermate su dispute interne e divergenze tra le numerose fazioni del SIIL in Siria e Iraq, che si ampliano con la nomina del nuovo capo, mentre il ramo del SIIL che combatte in Siria ha respinto la leadership di Afri e cerca un altro successore di Baghdadi. La televisione HispanTV ha anche pubblicato una notizia il 25 aprile, in cui conferma la morte del capo del SIIL. Una notizia sul Guardian del 21 marzo indicava che Baghdadi aveva subito gravi ferite ed “era in pericolo di vita” per un attacco a marzo. L’articolo, naturalmente, aggiunse che Baghdadi era sopravvissuto. Il ferimento di Baghdadi ha portato a riunioni urgenti dei capi del SIIL, che inizialmente credevano che sarebbe morto e quindi pianificavano di nominare un nuovo capo. Un ufficiale iracheno ha confermato che l’attacco ha avuto luogo il 18 marzo ad al-Baj, provincia di Niniwa, presso il confine siriano. C’erano state due notizie a novembre e dicembre secondo cui Baghdadi era stato ferito, anche se non facevano precisazioni. Hisham al-Hashimi, ufficiale iracheno che consiglia Baghdad sul SIIL, ha detto:“Sì, è stato ferito ad al-Baj, presso il villaggio Um al-Rus, il 18 marzo assieme al suo gruppo“.

Veterans Today
27 aprile 2015
aurorasito.wordpress.com/2015/04/28/il-capo-del-siil-al-baghdadi-morto-in-un-ospedale-isr...
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00sabato 30 maggio 2015 04:31
Iraq, i piloti americani accusano:"Non ci autorizzano a colpire l'ISIS"

Lungaggini inspiegabili che fanno scappare i terroristi appena individuati:"Ci sono stati momenti in cui avevo gruppi dell'ISIS nel mirino ma non avevo l'autorizzazione a colpire", ha detto il pilota di un F-18 a Fox News. Il tempo che intercorre tra la richiesta di autorizzazione e il via libera a colpire - secondo quando dicono gli stessi piloti - sarebbe enorme ed inaccettabile:"Per ricevere l’autorizzazione ad attaccare un obiettivo ISIS, sono necessari anche 60 minuti". Un'enormità che avrebbe fatto sfuggire più di una volta l'obiettivo da centrare. Regole d'ingaggio che stanno ostacolando la guerra al califfato. Quello che si abbatte sull'aviazione americana è un secondo scandalo, dopo l'accusa che il premier iracheno ha rivolto all'amministrazione Obama. La settimana scorsa, infatti, Haider al Abadi ha chiesto agli USA di "cambiare strategia", perché i raid aerei contro le truppe di Al-Bahgdadi si stanno rivelando insufficienti. Non solo insufficienti, ma anche inefficaci. Secondo piloti ed ex comandanti, infatti, le procedure che sono state stabilite per permettere ai caccia americani di scaricare le bombe sui terroristi sono eccessive e controproducenti. Un ex ufficiale che ha condotto le precedenti campagne in Iraq ha detto che "il processo per autorizzare a colpire è troppo lento e porta a sperperare minuti preziosi che permettono ai nemici di fuggire". Gli ha fatto eco David Deptula, ex comandante del Combined Air Operations Center in Afghanistan:"Le procedure non tengono conto del nuovo contesto operativo, sono fin troppo tortuose ed alla fine tale asset non fa altro che fornire un vantaggio al nostro nemico". Ma quello che colpisce è la frustrazione dei piloti ora impegnati contro l'ISIS. A parlare è un militare che in questi giorni si è spesso alzato in volo sui cieli iracheni e che più di una volta ha dovuto rinunciare a portare a compimento la sua missione: "Stavano probabilmente uccidendo qualcuno - ha detto a Fox News - e questo a causa della mia impossibilità ad ucciderli. È stato molto frustrante". Le critiche però riguardano anche le strategie decise da Obama nella guerra all'ISIS. Deptula ha fatto un confronto con i precedenti impegni aerei dell'America nelle guerre in Medio Oriente. Durante la prima guerra del Golfo, gli Stati Uniti effettuavano in media 1.125 attacchi aerei al giorno. In Kosovo, circa 135 al giorno. Nel 2003, sempre in Iraq, nella campagna chiamata "colpisci e terrorizza" i raid USA erano in media 800 al giorno. Contro l’ISIS, invece, solo 14 al giorno. Troppi pochi per sperare di fermare il Califfo in marcia verso Baghdad. Non solo. Secondo il senatore John McCain, infatti, il "75% dei piloti tornano alla base senza aver utilizzato tutta la potenza di fuoco, e questo a causa di ritardi nella catena di comando". Il portavoce dell'US Air Force ha ovviamente smentito tutto. Secondo la linea ufficiale, infatti, il tempo che occorrerebbe per autorizzare un pilota a colpire un obiettivo sarebbe variabile, in alcuni casi anche "meno di 10 minuti" mentre in altri - ammette - "molto più tempo". "Questa è una battaglia a lungo termine – si sono giustificati poi dal Pentagono – non possiamo rischiare di colpire indiscriminatamente anche i civili". Ma se difendersi dagli attacchi e dalle critiche nemiche può essere relativamente semplice, basta rispedirle al mittente, quando ad accusarti sono i piloti non si può far finta di nulla. E questo genera imbarazzo: in una guerra in cui gli Stati Uniti sembrano non volersi impegnare davvero fino in fondo.

Giuseppe De Lorenzo
28/05/2015
www.ilgiornale.it/news/aerei-usa-1134234.html
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