McDonald’s ai suoi dipendenti: “Meglio non mangiare cibo da fast food”. Inoltre fa male anche allo Spirito Umano!
Che il cibo dei fast food facesse male alla salute è ormai un dato acquisito. Ma che a dirlo fosse proprio la più grande catena di ristoranti del settore nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
L’incredibile autogol di McDonald’s si è consumato sul portale McResource Line, il sito web utilizzato dalla Corporation per comunicare con i suoi dipendenti. In uno degli ultimi messaggi comparsi sul sito, certamente motivato da buoni propositi, l’azienda americana ha messo in guardia i suoi stessi dipendenti sui danni alla salute provocati dal cibo dei fast food, definendo cheesburger e patatine fritte una ‘scelta malsana’ per il proprio benessere. Così si leggeva nel messaggio:“Il fast food è veloce, poco costoso e un’alternativa veloce alla cucina casalinga. Ma l’eccesso di calorie, i grassi saturi, lo zucchero e il sale contenuti in questi prodotti possono portare all’obesità”. Nonostante le buone intenzioni del comunicato, e nonostante la profonda verità del consiglio, non c’è dubbio che dal punto di vista commerciale si tratta di un clamoroso autogol. Tanto è bastato, infatti, perchè McDonald’s oscurasse McResource Line, in quanto l’incidente è stata la conseguenza “di un controllo insufficiente e di un commento non appropriato”. “Abbiamo creato il programma McResource per migliorare le condizioni di lavoro dei nostri dipendenti e aiutarli a orientare la loro vita al meglio”, spiega Lisa McComb, portavoce di McDonald’s per gli Stati Uniti in un comunicato. “Una combinazioni di fattori, tra informazioni irrilevanti o obsolete e commenti esterni inappropriati, ci ha spinto a spegnere il sito web.
Continueremo a fornire il servizio ai nostri dipendenti attraverso una linea telefonica interna”. Sebbene la faccenda abbia suonato la campana a morto per McResource, il portale non è nuovo a comunicazioni e consigli che spesso sono stati causa di ilarità e indignazione per i lavoratori di McDonald’s, molti dei quali sono assunti al minimo salariale. Nel mese di novembre del 2013, il sito offriva alcuni suggerimenti su come scegliere una collaboratrice domestica, un pulitore di piscine e un personal trainer per il fitness. Considerando che un dipendente di McDonald’s guadagna dai 7 ai 15 dollari ad ora, è chiaro che si tratta di consigli assolutamente fuori luogo e che non si adattano ad un lavoratore con una paga del genere: un vero schiaffo a persone che stanno lottando per mettere cibo nelle pance dei loro figli.
Tuttavia, consapevole dei bassi guadagni dei suoi impiegati, poco prima di Natale McResource diffondeva una nuova perla di saggezza per affrontare la crisi economica e sbarcare il lunario: riportare i regali di Natale ricevuti ancora sigillati al negozio e farsi rimborsare, oppure di venderli su ebay, strategia aziendale decisamente più vantaggiosa rispetto ad un aumento di stipendio.
La tradizione di cercare di migliorare la vita dei poveri, insegnando loro virtuose abitudini di parsimonia, sobrietà e autocontrollo, risale ai riformatori sociali di epoca vittoriana. Oggi, il dibattito sulle cause della povertà, se da attribuirsi a cattiva gestione dei soldi o a condizioni sociali precarie, è il principale punto di contrasto tra conservatori e liberali americani. In realtà, una ricerca pubblicata sulla rivista Science lo scorso agosto ha rivelato che le difficoltà finanziarie dei soggetti più poveri determina un indebolimento delle capacità decisionali, tendendo a prendere decisioni economiche peggiori rispetto alle persone benestanti. Il titolo dello studio è Poverty Impedes Cognitive Function (La povertà ostacola le funzioni cognitive). Attraverso una serie di test cognitivi, Sendhil Mullainathan, economista di Harvard, e Eldar Shafir, scienziato cognitivo di Princeton, hanno dimostrato che la gestione delle finanze dei più poveri è significativamente peggiore di chi è economicamente sereno. La preoccupazione di dover sbarcare il lunario causa una perdita di lucidità portando il soggetto a compiere scelte gestionali sempre peggiori, cosicché la povertà alimenta la povertà. Secondo altri economisti, tanto basterebbe a giustificare un aumento del potere d’acquisto dei più poveri.
La ricerca dimostra che dare semplicemente più soldi ai poveri è una forma particolarmente efficace di aiuto rispetto alla pratica di gran lunga più popolare di dargli ‘cose’ che i donatori pensano di aver bisogno. Fornire un aiuto finanziario può alleviare lo stress che può portare a decisioni sbagliate. Al contrario, fornire consigli ai poveri su come prendere decisioni migliori è assolutamente inutile per alleviare la pressione. E’ un dato di fatto che i poveri semplicemente non possono permettersi di pensare chiaramente come i ricchi. Per questo le consulenze di McDonald’s sulla gestione economica dei suoi dipendenti è ridicola, oltre che offensiva. Ad ogni modo, al momento il sito McResource è off-line. Forse è la volta buona che le multinazionali comprendano il giusto valore da dare al lavoro delle persone, dando più soldi ai suoi dipendenti piuttosto che perle di saggezza.
Il McDonald’s fa male anche allo ‘spirito’
Basta guardare il logo di McDonald’s per diventare infelici? Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori canadesi - Too Impatient to Smell the Roses. Exposure to Fast Food Impedes Happiness (Troppo impazienti per annusare le rose. L’esposizione al fast food ostacola la felicità) – l’esposizione prolungata ai simboli della ‘cultura fast, usa e getta’, rende le persone meno capaci di assaporare le esperienze piacevoli della vita, come l’arte e la musica, e meno propensi a godere delle piccole cose di ogni giorno. I ricercatori dell’Università di Toronto hanno scelto il simbolo di McDonald’s per esaminare quello che loro stesso hanno definito l’ultimo simbolo dell’ottimizzazione temporale del mondo moderno. “E’ ironico che le tecnologie destinate ad aumentare la disponibilità di tempo libero, poi inibiscano il godimento di momenti piacevoli che la vita offre casualmente”, scrivono i ricercatori nella presentazione dello studio.
La ricerca ha rilevato che l’esposizione regolare ai simboli dei fast food genera un senso di insofferenza nelle persone, le quali perdono progressivamente la capacità di assaporare il piacere dell’arte e della musica. Lo studio ha dimostrato anche che chi è esposto ai loghi pubblicitari dei fast food è più impaziente e meno incline ad apprezzare le bellezze della natura, sperimentando un diffuso senso interiore di tristezza. I ricercatori ritengono che lo studio dimostri quanto sia importante capire l’influenza dei sumboli pubblicitari diffusi nel nostro ambiente naturale. “Il fast food, come simbolo onnipresente di una cultura impaziente, non solo ha un impatto sulla salute fisica delle persone, ma può modellare anche l’esperienza di felicità in modi inaspettati”, concludono i ricercatori.
3 gennaio 2014
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