La catastrofe del darwinismo

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Ghergon
00mercoledì 3 ottobre 2007 23:00
La catastrofe del darwinismo


La piccante e poco rispettosa replica di Behe al celebre accademico Doolittle tramuta il dibattito sulla Boston Review in un putiferio, sia pur dottissimo; un alterco a tutto campo fra scettici e dogmatici (del darwinismo) in cui s’introducono tanti nuovi argomenti, così complessi e tecnici, che è facile perderne il filo per i non addetti ai lavori.

Un motivo ci sembra abbastanza chiaro, e costantemente ripetuto dai polemisti a favore dell’evoluzionismo: tutti costoro danno per scontato che nel DNA, nel corso dei milioni di anni, siano avvenute accidentalmente, minime ma continue modifiche delle sequenze proteiche e degli aminoacidi, minuscoli errori di trascrizione del patrimonio genetico.

Alcuni di questi errori sarebbero poi fissati (nella discendenza) perché “utili”. Essi puntano il dito sulla “somiglianza” di certe sequenze, come indizio che si tratta di “modifiche” da un gene (o da una sequenza) originaria; anzi nel loro discorso, a poco a poco, l’indizio diventa una prova certa, così certa che non è necessario provarla.

E’ in base a certe somiglianze che gli evoluzionisti concludono – è una delle loro asserzioni preferite – che l’uomo ha in comune con lo scimpanzé “più del 99 per cento del patrimonio genetico”, il che “dimostra” che uomo e scimpanzé si sono divaricati da un antenato comune “in un passato recentissimo”.

Gli evoluzionisti sanno anche calcolare, ed è stupefacente, il numero di anni trascorsi da questa presunta divaricazione. Altro esempio: dal 1997 si è scoperto nel sangue di un certo pesce artico la glicoproteina Afgp, che impedisce al sangue di congelare.

Questa proteina anti-freeze somiglia molto, nelle sequenze di amminoacidi, al tripsinogeno, un enzima del pancreas (che serve a tutt’altre funzioni). Subito essi concludono che questa somiglianza significa che “l’Afgp è una versione lievemente modificata del tripsinogeno”, prodottasi nelle ere geologiche per caso e felice errore.

Ma è proprio così? Un genetista di nome James A. Shapiro si permette di dubitarne.

Negli ultimi decenni, scrive, “la nostra conoscenza dei dettagli dell’organizzazione delle molecole” nei viventi “sta attraversando una espansione rivoluzionaria, le cui implicazioni non vengono apertamente discusse”, proprio per “non dover considerare la possibilità di una teoria scientifica dell’evoluzione non-darwiniana”.

Tra queste scoperte rivoluzionarie – sorprendenti, io credo c’è questa: che il DNA dispone “di livelli multipli di meccanismi di autocorrezione per riconoscere e rimuovere gli errori che inevitabilmente avvengono durante la replicazione del DNA”.

Shapiro parla di proofreading mechanismus, apparati di “correzione tipografica” molto simili ai programmi di correzione-software dei sistemi di scrittura computerizzati: e difatti “la rivoluzione molecolare ha rivelato un imprevisto campo di complessità e interazioni nel DNA, più simile alla tecnologia computeristica che al meccanicismo che dominava le menti quando fu formulata la moderna sintesi darwiniana”

Tra questi sistemi di “correzione delle bozze” di cui è dotato il DNA, che penso suoneranno una sorpresa per i lettori come per chi scrive, alcuni – continua Shapiro – “comparano i caratteri parentali del DNA con quelli appena sintetizzati”, e distinguono le variazioni “sì da operare efficacemente per rettificare, piuttosto che fissare, ciò che risulta da accidentali incorporazioni del nucleotide sbagliato”.

Altri programmi scorrono e analizzano (Shapiro usa il termine scanning, ben noto per certe routine del computer), “le porzioni non replicanti del DNA alla ricerca di cambiamenti chimici che porterebbero a mis-codificazioni, e rimuovono i nucleotidi modificati. Altri ancora sorvegliano le riserve di precursori e rimuovono i contaminanti potenzialmente mutageni”.

Insomma: il DNA si difende attivamente da tutte quelle casuali accidentalità e danneggiamenti impercettibili (non esclusi “agenti alchilanti e raggi ultravioletti”, che gli evoluzionisti considerano tipici deus ex machina delle mutazioni genetiche) su cui l’evoluzionismo fonda praticamente tutte le sue ipotesi di evoluzione.

Dalla descrizione del genetista, emerge che il DNA, nel suo incessante sintetizzare e fermentare e fabbricare, è la struttura più stabile dell’universo. Antiche lapidi di bronzo e granito sono rese illeggibili dai minuziosi insulti che l’ambiente infligge loro nei millenni; i più duri cristalli minerali possono essere deformati, metamorfizzati; il DNA si difende contro l’entropia, contro il degrado inevitabile delle cose, e – come ora apprendiamo – anche dal darwinismo.

Ecco il punto: il DNA è stabilissimo, proprio perché non è una “cosa” inerte, “Non è una vittima passiva delle forze casuali della chimica e della fisica”.

La visione del genoma come “una serie di perline infilzate in un filo, che dominava la genetica negli anni ’40 e ‘50” è da tempo scaduta, annuncia Shapiro ai darwinisti. “Allora i geni erano presi come unità corrispondenti a specifici tratti dell’organismo, e l’ipotesi un gene un enzima ci assicurava che il compito essenziale di ciascun gene era di codificare una specifica molecola proteica a un dato fenotipo”.

Non è più così. Oggi “ogni gene” si è rivelato essere composto da “un assemblaggio modulare di motivi regolativi e codificativi. La maggior parte di questi motivi sono condivisi da vari geni, inducendo a pensare che i genomi sono costituiti come con mattoncini di Lego (genomes are assembled Lego-like) da un repertorio di elementi più basilari, di cui molti non codificano proteine, ma inducono altre importanti funzioni: trascrizione, traduzione, fabbricazione del RNA, replicazione del DNA, condensazione della cromatina e così via”.

Non basta. “Quando analizziamo la replicazione del menoma durante la proliferazione cellulare e lo sviluppo multicellulare, vediamo che i diversi loci genetici sono organizzati gerarchicamente in reti interconnesse che funzionano dinamicamente.

Non confinati ad un singolo tracciato, molto geni sono attivi in tempi differenti, partecipano all’espressione di più di un tratto fenotipico. Il confronto di genomi di organismi differenti hanno rivelato tratti di inattesa conservazione evolutiva fra vaste distanze tassonomiche [come dire: nella zanzara e nella balena, certi “loci” del DNA sono uguali, nonostante la distanza evolutiva che si presume separare i due viventi] mentre genomi vicinissimi [scimpanzé e uomo, per esempio] spesso differiscono in modo significativo nella disposizione degli elementi ripetitivi di DNA che non codificano proteine”

Ancor di più. S’è scoperto che la cellula ha una capacità autonoma di “ingegneria genetica naturale”, per cui “taglia e divide e ricongiunge le molecole di DNA per ricostruirle in nuove sequenze”; in ciò guidata da “reti computanti molecolari che elaborano informazioni sui processi interni e sull’ambiente esterno”, che “si possono caratterizzare come reti rivelanti proprietà biologicamente utili di intelligenza e decisionali”.

Dunque non solo il DNA si auto-protegge, ma si auto-riorganizza. Conclusione di Shapiro:
“La nostra attuale conoscenza del cambiamento genetico è fondamentalmente divergente dai postulati neo-darwiniani.

Dal menoma costante, soggetto solo a mutazioni localizzate e accidentali, siamo passati al genoma fluido, soggetto a riorganizzazioni episodiche, massicce e non causali, capaci di produrre nuove architetture funzionali.

Tuttavia, i neo-darwinisti continuano a ignorare o a banalizzare le nuove conoscenze, e insistono nel gradualismo come sola via della mutazione evolutiva”.
Ma “mutazioni accidentali localizzate, selezioni operate un gene alla volta e modifiche graduali di funzioni individuali non possono spiegare in modo soddisfacente come tanta complessità, modularità e integrazione sia sorte e modificata nel DNA durante la storia della vita sulla terra. Ci sono semplicemente troppi potenziali gradi di libertà per la variabilità casuale e troppe interconnessioni di cui dare conto. Per quanto lungi sia il tempo che si assume per questi cambiamenti”.

Non c’è stato il tempo per l’evoluzione di un simile meccanismo, della complessità del DNA.
Persino per qualcosa di molto più semplice è mancato letteralmente il tempo, dal primo giorno dell’universo ad oggi.

E’ il caso dell’antifreezer di quel pesce artico cui s’è accennato, che pare essere “una versione lievemente modificata del tripsinogeno”, enzima del pancreas. Gruppi di ricerca evoluzionisti hanno provato a calcolare “la probabilità che un gene antigelo si sia evoluto, per tentativi ed errori, nel tempo a disposizione”.

Il calcolo delle probabilità, devono ammettere a malincuore, non è a loro favore.

Già “il numero di possibili diversi geni che possono essere creati con la cancellazione di un singolo nucleotide, per cinque volte successive è di 10 alla 28esima”. Si scriva il numero: è 1 seguito da 28 zeri: un numero enorme di mutazioni, che avrebbero dovuto verificarsi per poi essere “esposte” alla selezione naturale. Ma nella realtà è ancor peggio. “Quando le sequenze per l’inserzione del gene-bersaglio possono essere di una lunghezza qualunque, e possono venire da ogni altro delle migliaia di geni, la probabilità si avvicina a 10 alla 370esima”

Scrivete il numero: 1 seguito da 370 zeri. E cercate d’immaginare che cosa significa. In un precedente capitolo, abbiamo evocato la cifra 20 alla 250esima, e abbiamo detto che il numero dei secondi trascorsi dell’universo dall’inizio ad oggi è inferiore a quel numero; 10 alla 370 è un numero ancora più mostruosamente spropositato, inimmaginabile.

Non c’è stato il tempo per l’evoluzione casuale di un anticongelante del pesce artico da un precedente enzima, già ad esso molto somigliante; mene che meno, c’è stato il tempo perché una struttura così complessa, auto-protettiva e auto-organizzantesi come il DNA si formasse “per caso”, a forza di eventi fortuiti.

E del resto: che cosa faceva il pesce artico, in attesa che il Caso gli preparasse l’anti-freezer? E perché un solo pesce artico, fra tutti quelli che vivono nei gelidi mari polari, s’è dotato di un antigelo ematico, il cui vantaggio evolutivo è così evidente? Perché, visto che tutti i pesci, dopotutto, hanno pur adottato le pinne? (…)
Quel che il darwinismo non riesce a spiegare è anzitutto questo: l’innumerevole, fastosa stranezza e diversità del vivente.

Maurizio Blondet
rastha
00lunedì 4 febbraio 2008 22:23
Per la gioia di Ghergon
Guardati un po questo filmato sull'evoluzione:
it.youtube.com/watch?v=zb-AH_2KvM4&feature=related

se cerchi li vicino ce ne sono anche altri

saluti
Rasthafari


Ghergon, 03/10/2007 23.00:

La catastrofe del darwinismo


La piccante e poco rispettosa replica di Behe al celebre accademico Doolittle tramuta il dibattito sulla Boston Review in un putiferio, sia pur dottissimo; un alterco a tutto campo fra scettici e dogmatici (del darwinismo) in cui s’introducono tanti nuovi argomenti, così complessi e tecnici, che è facile perderne il filo per i non addetti ai lavori.

Un motivo ci sembra abbastanza chiaro, e costantemente ripetuto dai polemisti a favore dell’evoluzionismo: tutti costoro danno per scontato che nel DNA, nel corso dei milioni di anni, siano avvenute accidentalmente, minime ma continue modifiche delle sequenze proteiche e degli aminoacidi, minuscoli errori di trascrizione del patrimonio genetico.

Alcuni di questi errori sarebbero poi fissati (nella discendenza) perché “utili”. Essi puntano il dito sulla “somiglianza” di certe sequenze, come indizio che si tratta di “modifiche” da un gene (o da una sequenza) originaria; anzi nel loro discorso, a poco a poco, l’indizio diventa una prova certa, così certa che non è necessario provarla.

E’ in base a certe somiglianze che gli evoluzionisti concludono – è una delle loro asserzioni preferite – che l’uomo ha in comune con lo scimpanzé “più del 99 per cento del patrimonio genetico”, il che “dimostra” che uomo e scimpanzé si sono divaricati da un antenato comune “in un passato recentissimo”.

Gli evoluzionisti sanno anche calcolare, ed è stupefacente, il numero di anni trascorsi da questa presunta divaricazione. Altro esempio: dal 1997 si è scoperto nel sangue di un certo pesce artico la glicoproteina Afgp, che impedisce al sangue di congelare.

Questa proteina anti-freeze somiglia molto, nelle sequenze di amminoacidi, al tripsinogeno, un enzima del pancreas (che serve a tutt’altre funzioni). Subito essi concludono che questa somiglianza significa che “l’Afgp è una versione lievemente modificata del tripsinogeno”, prodottasi nelle ere geologiche per caso e felice errore.

Ma è proprio così? Un genetista di nome James A. Shapiro si permette di dubitarne.

Negli ultimi decenni, scrive, “la nostra conoscenza dei dettagli dell’organizzazione delle molecole” nei viventi “sta attraversando una espansione rivoluzionaria, le cui implicazioni non vengono apertamente discusse”, proprio per “non dover considerare la possibilità di una teoria scientifica dell’evoluzione non-darwiniana”.

Tra queste scoperte rivoluzionarie – sorprendenti, io credo c’è questa: che il DNA dispone “di livelli multipli di meccanismi di autocorrezione per riconoscere e rimuovere gli errori che inevitabilmente avvengono durante la replicazione del DNA”.

Shapiro parla di proofreading mechanismus, apparati di “correzione tipografica” molto simili ai programmi di correzione-software dei sistemi di scrittura computerizzati: e difatti “la rivoluzione molecolare ha rivelato un imprevisto campo di complessità e interazioni nel DNA, più simile alla tecnologia computeristica che al meccanicismo che dominava le menti quando fu formulata la moderna sintesi darwiniana”

Tra questi sistemi di “correzione delle bozze” di cui è dotato il DNA, che penso suoneranno una sorpresa per i lettori come per chi scrive, alcuni – continua Shapiro – “comparano i caratteri parentali del DNA con quelli appena sintetizzati”, e distinguono le variazioni “sì da operare efficacemente per rettificare, piuttosto che fissare, ciò che risulta da accidentali incorporazioni del nucleotide sbagliato”.

Altri programmi scorrono e analizzano (Shapiro usa il termine scanning, ben noto per certe routine del computer), “le porzioni non replicanti del DNA alla ricerca di cambiamenti chimici che porterebbero a mis-codificazioni, e rimuovono i nucleotidi modificati. Altri ancora sorvegliano le riserve di precursori e rimuovono i contaminanti potenzialmente mutageni”.

Insomma: il DNA si difende attivamente da tutte quelle casuali accidentalità e danneggiamenti impercettibili (non esclusi “agenti alchilanti e raggi ultravioletti”, che gli evoluzionisti considerano tipici deus ex machina delle mutazioni genetiche) su cui l’evoluzionismo fonda praticamente tutte le sue ipotesi di evoluzione.

Dalla descrizione del genetista, emerge che il DNA, nel suo incessante sintetizzare e fermentare e fabbricare, è la struttura più stabile dell’universo. Antiche lapidi di bronzo e granito sono rese illeggibili dai minuziosi insulti che l’ambiente infligge loro nei millenni; i più duri cristalli minerali possono essere deformati, metamorfizzati; il DNA si difende contro l’entropia, contro il degrado inevitabile delle cose, e – come ora apprendiamo – anche dal darwinismo.

Ecco il punto: il DNA è stabilissimo, proprio perché non è una “cosa” inerte, “Non è una vittima passiva delle forze casuali della chimica e della fisica”.

La visione del genoma come “una serie di perline infilzate in un filo, che dominava la genetica negli anni ’40 e ‘50” è da tempo scaduta, annuncia Shapiro ai darwinisti. “Allora i geni erano presi come unità corrispondenti a specifici tratti dell’organismo, e l’ipotesi un gene un enzima ci assicurava che il compito essenziale di ciascun gene era di codificare una specifica molecola proteica a un dato fenotipo”.

Non è più così. Oggi “ogni gene” si è rivelato essere composto da “un assemblaggio modulare di motivi regolativi e codificativi. La maggior parte di questi motivi sono condivisi da vari geni, inducendo a pensare che i genomi sono costituiti come con mattoncini di Lego (genomes are assembled Lego-like) da un repertorio di elementi più basilari, di cui molti non codificano proteine, ma inducono altre importanti funzioni: trascrizione, traduzione, fabbricazione del RNA, replicazione del DNA, condensazione della cromatina e così via”.

Non basta. “Quando analizziamo la replicazione del menoma durante la proliferazione cellulare e lo sviluppo multicellulare, vediamo che i diversi loci genetici sono organizzati gerarchicamente in reti interconnesse che funzionano dinamicamente.

Non confinati ad un singolo tracciato, molto geni sono attivi in tempi differenti, partecipano all’espressione di più di un tratto fenotipico. Il confronto di genomi di organismi differenti hanno rivelato tratti di inattesa conservazione evolutiva fra vaste distanze tassonomiche [come dire: nella zanzara e nella balena, certi “loci” del DNA sono uguali, nonostante la distanza evolutiva che si presume separare i due viventi] mentre genomi vicinissimi [scimpanzé e uomo, per esempio] spesso differiscono in modo significativo nella disposizione degli elementi ripetitivi di DNA che non codificano proteine”

Ancor di più. S’è scoperto che la cellula ha una capacità autonoma di “ingegneria genetica naturale”, per cui “taglia e divide e ricongiunge le molecole di DNA per ricostruirle in nuove sequenze”; in ciò guidata da “reti computanti molecolari che elaborano informazioni sui processi interni e sull’ambiente esterno”, che “si possono caratterizzare come reti rivelanti proprietà biologicamente utili di intelligenza e decisionali”.

Dunque non solo il DNA si auto-protegge, ma si auto-riorganizza. Conclusione di Shapiro:
“La nostra attuale conoscenza del cambiamento genetico è fondamentalmente divergente dai postulati neo-darwiniani.

Dal menoma costante, soggetto solo a mutazioni localizzate e accidentali, siamo passati al genoma fluido, soggetto a riorganizzazioni episodiche, massicce e non causali, capaci di produrre nuove architetture funzionali.

Tuttavia, i neo-darwinisti continuano a ignorare o a banalizzare le nuove conoscenze, e insistono nel gradualismo come sola via della mutazione evolutiva”.
Ma “mutazioni accidentali localizzate, selezioni operate un gene alla volta e modifiche graduali di funzioni individuali non possono spiegare in modo soddisfacente come tanta complessità, modularità e integrazione sia sorte e modificata nel DNA durante la storia della vita sulla terra. Ci sono semplicemente troppi potenziali gradi di libertà per la variabilità casuale e troppe interconnessioni di cui dare conto. Per quanto lungi sia il tempo che si assume per questi cambiamenti”.

Non c’è stato il tempo per l’evoluzione di un simile meccanismo, della complessità del DNA.
Persino per qualcosa di molto più semplice è mancato letteralmente il tempo, dal primo giorno dell’universo ad oggi.

E’ il caso dell’antifreezer di quel pesce artico cui s’è accennato, che pare essere “una versione lievemente modificata del tripsinogeno”, enzima del pancreas. Gruppi di ricerca evoluzionisti hanno provato a calcolare “la probabilità che un gene antigelo si sia evoluto, per tentativi ed errori, nel tempo a disposizione”.

Il calcolo delle probabilità, devono ammettere a malincuore, non è a loro favore.

Già “il numero di possibili diversi geni che possono essere creati con la cancellazione di un singolo nucleotide, per cinque volte successive è di 10 alla 28esima”. Si scriva il numero: è 1 seguito da 28 zeri: un numero enorme di mutazioni, che avrebbero dovuto verificarsi per poi essere “esposte” alla selezione naturale. Ma nella realtà è ancor peggio. “Quando le sequenze per l’inserzione del gene-bersaglio possono essere di una lunghezza qualunque, e possono venire da ogni altro delle migliaia di geni, la probabilità si avvicina a 10 alla 370esima”

Scrivete il numero: 1 seguito da 370 zeri. E cercate d’immaginare che cosa significa. In un precedente capitolo, abbiamo evocato la cifra 20 alla 250esima, e abbiamo detto che il numero dei secondi trascorsi dell’universo dall’inizio ad oggi è inferiore a quel numero; 10 alla 370 è un numero ancora più mostruosamente spropositato, inimmaginabile.

Non c’è stato il tempo per l’evoluzione casuale di un anticongelante del pesce artico da un precedente enzima, già ad esso molto somigliante; mene che meno, c’è stato il tempo perché una struttura così complessa, auto-protettiva e auto-organizzantesi come il DNA si formasse “per caso”, a forza di eventi fortuiti.

E del resto: che cosa faceva il pesce artico, in attesa che il Caso gli preparasse l’anti-freezer? E perché un solo pesce artico, fra tutti quelli che vivono nei gelidi mari polari, s’è dotato di un antigelo ematico, il cui vantaggio evolutivo è così evidente? Perché, visto che tutti i pesci, dopotutto, hanno pur adottato le pinne? (…)
Quel che il darwinismo non riesce a spiegare è anzitutto questo: l’innumerevole, fastosa stranezza e diversità del vivente.

Maurizio Blondet




Ghergon
00martedì 5 febbraio 2008 08:44
Conoscevo il sito di HARUNYAHYA, pubblica ance un libro in rete se non sbaglio...
Ma i filmati sono una novità...grazie Rashta! [SM=g27823]
rastha
00martedì 5 febbraio 2008 20:33
Re:
Ghergon, 05/02/2008 8.44:

Conoscevo il sito di HARUNYAHYA, pubblica ance un libro in rete se non sbaglio...
Ma i filmati sono una novità...grazie Rashta! [SM=g27823]


--------------------------------------------------
Stando cosi le cose cosa ti viene da pensare?
Non il minimo dubbio sull'insegnamento di essa nelle facoltà.

Ci deve per forza essere sotto qualcosa non ti pare?

Quello che c'è di nascosto io lo chiamo patto con il Diavolo,infatti riflettendo in fin dei conti a chi torna utile questa cosa se non al Diavolo e al suo potere tra gli uomini?

Ciao Ghergon


Ghergon
00martedì 5 febbraio 2008 20:49
Il mondo è diabolico e come diceva Padre Pio noi non siamo del mondo...anche se molti non lo capiscono...
rastha
00mercoledì 6 febbraio 2008 10:14
Re:
Ghergon, 05/02/2008 20.49:

Il mondo è diabolico e come diceva Padre Pio noi non siamo del mondo...anche se molti non lo capiscono...


--------------------------------------------------
Questi ancora non lo hanno compreso Ghergon che o si è con il Cristo, o si è contro, che si raccoglie o si disperde, e che ogni altra via, tipo il laicismo come quello delle università è ispirato dal Demonio per far credere agli umini che ci siano più vie alternative a l Cristo.
Inganni su Inganni ma alla fine è sontanto la fede in Cristo che potrà salvare l'umanità.

Ma del resto demoni come i radicali come potrebbero mettersi apertamente contro gli isegnamenti di Cristo e far uccidere i neonati ancor prima che nascano se confessassero a tutti di essere apertamente dalla parte del Demonio?
Per questo, questa invenzione del Laicismo gli ritorna moloto molto utile per corrompere gli uomini, non contro Dio apertamente non con il diavolo Apertamente, ma con un nome che comunque ne fa tutte le sue volontà "il Laicismo" Appunto.

Rasthafari


Ace Ventura
00sabato 30 agosto 2008 17:32
Re: Re:
[POSTQUOTE][QUOTE:78063554=rastha, 05/02/2008 20.33]
--------------------------------------------------
Stando cosi le cose cosa ti viene da pensare?
Non il minimo dubbio sull'insegnamento di essa nelle facoltà.

Ci deve per forza essere sotto qualcosa non ti pare?

Quello che c'è di [G]nascosto[/G] io lo chiamo [G]patto con il Diavolo[/G],infatti riflettendo in fin dei conti a chi [G]torna utile questa cosa se non al Diavolo[/G] e al suo [G]potere [/G]tra gli uomini?

Ciao Ghergon


[/QUOTE][/POSTQUOTE]


Io sono uno studente universitario di cagliari, studio economia, ed essendo una scienza sociale si parla spesso di darwinismo. Non è vero che nelle facoltà si insegnano ciecamente le teorie evolutive darwiniane. A noi han insegnato che la teoria di darwin è sicuramente un idea generale che ha del vero in se, ma contiene enormi lacune difficili da colmare, come innanzitutto il fatto che prevede che l' evoluzione non risparmi le creature meno adatte a sopravvivere. Niente di più falso, spesso è dimostrato il contrario. Trovo pretenzioso però distruggerla con prove così indiziarie, si pensi al pesce citato. Non è che lui a un certo punto ha sviluppato l' antigelo per sopravvivere nell'artico. E' più probabile che a un certo punto della sua storia una volta avuto l' anti gelo si sia recato nelle desolate e sicuramente meno concorrenziali terre artiche, dove grazie al suo fluido naturale la faceva da padrone! Ora la teoria di darwin è sicuramente restrittiva, ma va anche collegata al periodo in cui è stata formulata, bisogna tenerla, in maniera flessibile, pronti a modificarla senza murarsi in sciocche ed antiquate schematizzazioni, come ahimè si è fatto in tanti settori. Ma nemmeno ribaltandola fin dalle radici alla minima prova indiziaria della sua infondatezza. L'approccio alla complessità nelle nuove teorie sistemiche ma anche collegate alla celebre teoria del caos, e 200 anni di scienze che spesso si rivelano buchi in acqua (cito la teoria economica di base per comodità) ci hanno insegnato che anche i concetti più semplici vanno presi con le pinze evitando di costruire paradigmi, che portano alla calcarizzazione delle conoscenze.
viadelcosmo
00lunedì 8 settembre 2008 09:06
Siamo in questo Mondo ma non siamo di questo Mondo, prima o poi dovranno pur capirlo..
Ghergon
00lunedì 8 settembre 2008 18:23
Re: Re: Re:
Ace Ventura, 30/08/2008 17.32:




Io sono uno studente universitario di cagliari, studio economia, ed essendo una scienza sociale si parla spesso di darwinismo. Non è vero che nelle facoltà si insegnano ciecamente le teorie evolutive darwiniane. A noi han insegnato che la teoria di darwin è sicuramente un idea generale che ha del vero in se, ma contiene enormi lacune difficili da colmare, come innanzitutto il fatto che prevede che l' evoluzione non risparmi le creature meno adatte a sopravvivere. Niente di più falso, spesso è dimostrato il contrario. Trovo pretenzioso però distruggerla con prove così indiziarie, si pensi al pesce citato. Non è che lui a un certo punto ha sviluppato l' antigelo per sopravvivere nell'artico. E' più probabile che a un certo punto della sua storia una volta avuto l' anti gelo si sia recato nelle desolate e sicuramente meno concorrenziali terre artiche, dove grazie al suo fluido naturale la faceva da padrone! Ora la teoria di darwin è sicuramente restrittiva, ma va anche collegata al periodo in cui è stata formulata, bisogna tenerla, in maniera flessibile, pronti a modificarla senza murarsi in sciocche ed antiquate schematizzazioni, come ahimè si è fatto in tanti settori. Ma nemmeno ribaltandola fin dalle radici alla minima prova indiziaria della sua infondatezza. L'approccio alla complessità nelle nuove teorie sistemiche ma anche collegate alla celebre teoria del caos, e 200 anni di scienze che spesso si rivelano buchi in acqua (cito la teoria economica di base per comodità) ci hanno insegnato che anche i concetti più semplici vanno presi con le pinze evitando di costruire paradigmi, che portano alla calcarizzazione delle conoscenze.




1 Tu non ti dicevi cristiano?
2 Cmq sia fai molta attenzione: purtroppo devo dirti che nell'ambiente in cui sei non puoi fare altro che essere condizionato.
NWO....
Non puoi avere una visione libera, tutt'altro...
3 Chiedi a chi ti insegna che dice che trattasi solo di teoria cercando così di inculcartela ancora di più come mai nei libri di scienze delle scuole elemntari, medie e superiori viene data come una autentica certezza SENZA PROVE senza parlare di nessun altra ipotesi...se non è condizionamento questo...piango per quei bambini annebbiati dal cornuto!!! altro che grande fratello!!!!....e c'è qualcuno che se la prende ancora con la Chiesa?
4 Senza offesa, ma ti devo dire che non sei informato sulla teoria.
Questa "teoria" solforosa a distanza di 150 anni non è suffragata da nulla comprovata nemmeno da un fossile e di fossili ce ne sono a milioni...e prima di tutto la biologia molecolare affossa definitivamente questa barzelletta mantenuta in piedi solo per motivi anticlericali.
Ace Ventura
00mercoledì 10 settembre 2008 03:47
1 Tu non ti dicevi cristiano?
Attenzione, c' è cristiano e cristiano, c'è per es. chi è cristiano, credi in una forza superiore, e ogni giorno si batte per migliorarsi un pochino, ringraziando il creatore, e nonostante tutto crede ai dinosauri, e c' è invece il fatalista che non si batte per la conoscenza, ma si limita al fatalismo. Io appartengo alla prima categoria, perchè mi individuo nei valori cristiani, ma evito di instaurare beghe per contese di poco conto.Ritengo che dio sia molto più interessato alla mia condotta che alle mie opinioni di misero mortale sulle teorie Darwiniane.

2 Cmq sia fai molta attenzione: purtroppo devo dirti che nell'ambiente in cui sei non puoi fare altro che essere condizionato.
NWO....
Non puoi avere una visione libera, tutt'altro...
Beh, potrei dire lo stesso di te, nel senso inverso, è da sprovveduti accusare qualcuno di chiusura mentale prima di essersene assicurati.
UltimoRaggio
00domenica 14 settembre 2008 02:21
Darwin.
Ancora una volta il diavolo si serve di un uomo come di un paravento per coprirsi. Se solo l'umanità ascoltasse lo Spirito e non la mente!
Per nascondere la Verità occorre una grossa menzogna, mai abbastanza
grossa. E' più facile per una scimmia diventare un Angelo o per un
Angelo ridursi ad una scimmia? Le specie animali diminuiscono sempre
più e non se ne creano spontaneamente altre che le sostituiscono.
Ghergon
00domenica 14 settembre 2008 14:37
Propendo assolutamente per la seconda ipotesi! [SM=g27823] [SM=g27822]
E' vero; la menzogna deve essere enorme per coprire una Verità enorme, il problema per loro è che la Verità di Dio è infinita...

non lo hanno capito...



Darwin fu il primo, poi screditati dalla completa mancanza di prove fossili (le specie in mutazione, nei reperti fossili, ipotizzate in continua "transizione plastica" dovrebbero essere la norma, anzi, a dirla tutta dovrebbero essere la stragrande maggioranza tanto da non poter quasi parlare più di specie fisse ma di una di una pressante mutazione continua, e invece tutto quello che si si è sempre trovato e che si trova tutt'ora sono forme fisse, ben formate e ben specializzate che compaiono negli strati all'improvviso fisse ed immutabili) i suoi adepti, scornati, rimasero calmi per un po' per poi rinvigorirsi e tornare in pompa magna col novello neodarwinismo.

La biologia molecolare, considerata arma segreta di rivincita li ha invece demoliti ancora una volta: il DNA è il microcomponente cellulare più stabile dell'universo...
Lo si può colpire in tutte le maniere con radiazioni e alterazioni chimiche ma finchè sarà in grado di replicarsi tornerà sempre nel giro di varie duplicazioni assolutamente al suo programma originale...altro che mutazioni genetiche motore del trasformismo darwiniano!

Eppure nella lobby niente cambia e si continua incredibilmente a gloriarsi di presunti "successi" che proverebbero l'evoluzionismo e a diffonderlo nei media a piè sospinto!
Senza stralci di prove!
Ipocrisia dilagante.
Come non vedere l'azione demonica dietro a tutto questo?


Proprio dall'ardito impegno tutto zolfato che prodigano abbiamo la conferma della Verità di Cristo e della guerra massonica scatenata contro Iddio.
Ace Ventura
00domenica 14 settembre 2008 18:03
Re:
Ghergon, 14/09/2008 14.37:

Propendo assolutamente per la seconda ipotesi! [SM=g27823] [SM=g27822]
E' vero; la menzogna deve essere enorme per coprire una Verità enorme, il problema per loro è che la Verità di Dio è infinita...

non lo hanno capito...



Darwin fu il primo, poi screditati dalla completa mancanza di prove fossili (le specie in mutazione, nei reperti fossili, ipotizzate in continua "transizione plastica" dovrebbero essere la norma, anzi, a dirla tutta dovrebbero essere la stragrande maggioranza tanto da non poter quasi parlare più di specie fisse ma di una di una pressante mutazione continua, e invece tutto quello che si si è sempre trovato e che si trova tutt'ora sono forme fisse, ben formate e ben specializzate che compaiono negli strati all'improvviso fisse ed immutabili) i suoi adepti, scornati, rimasero calmi per un po' per poi rinvigorirsi e tornare in pompa magna col novello neodarwinismo.

La biologia molecolare, considerata arma segreta di rivincita li ha invece demoliti ancora una volta: il DNA è il microcomponente cellulare più stabile dell'universo...
Lo si può colpire in tutte le maniere con radiazioni e alterazioni chimiche ma finchè sarà in grado di replicarsi tornerà sempre nel giro di varie duplicazioni assolutamente al suo programma originale...altro che mutazioni genetiche motore del trasformismo darwiniano!

Eppure nella lobby niente cambia e si continua incredibilmente a gloriarsi di presunti "successi" che proverebbero l'evoluzionismo e a diffonderlo nei media a piè sospinto!
Senza stralci di prove!
Ipocrisia dilagante.
Come non vedere l'azione demonica dietro a tutto questo?


Proprio dall'ardito impegno tutto zolfato che prodigano abbiamo la conferma della Verità di Cristo e della guerra massonica scatenata contro Iddio.




Allora dimmi una casa, scartiamo per il momento completamente la teoria evoluzionistica, concorderai che invece abbiamo prove fossili evidenti di specie esistite prima dell'uomo, esse possono essere datate tranquillamente, e in maniera del tutto empirica. Dicono che la terra è vecchia, tanto vecchia che noi siamo arrivati da poco. Ma secondo il creazionismo, tutto è arrivato insieme, e prima era il nulla! ora dimmi, in tutta coscienza, secondo te dinosauri e company non sono mai esistiti? secondo me la verità stà in una felici via di mezzo, è inutile mettere un cammello al polo nord sperando che si adatti all' ambiente, e quindi ovviamente qualcosa ci manca, ma è anche inutile ignorare prove fossili quali i dinosauri, perchè farlo ci sposta dalla realtà. Non mettere poi l'aggettivo solforoso a ogni teoria che non rispetta pienamente il tuo punto di vista (e dico il tuo e basta) perchè ciò può essere preso come un offesa.
Ace Ventura
00domenica 14 settembre 2008 18:06
Ah Ps.
Ti invito prima di archiviare la scienza semplicemente come un parto del demonio, a consultare con attenzione teorie come quella moderna sugli equilibri puntuati, anzichè controllare teorie muffite e rigide figlie del determinismo come quella darwiniana.
UltimoRaggio
00domenica 14 settembre 2008 19:11
Ace, tu parli come se qualcuno ha detto che l'uomo fu il primo essere
vivente creato, ma se leggi la Genesi fu esattamente l'ultimo, perché
tutti gli animali furono creati prima di lui. Ecco gli antichi fossili.
Purtroppo quando gli uomini credono di essere Dio capitano di queste
errate valutazioni scritturali, dipende solo dal punto di vista errato.
Ghergon
00domenica 14 settembre 2008 20:19
Re: Re:
Ace Ventura, 14/09/2008 18.03:




Allora dimmi una casa, scartiamo per il momento completamente la teoria evoluzionistica, concorderai che invece abbiamo prove fossili evidenti di specie esistite prima dell'uomo, esse possono essere datate tranquillamente, e in maniera del tutto empirica.


Le datazioni fossili non sono empiriche ma sono in realtà del tutto soggettive perchè dipendono dallo strato osservato e lo strato osservato non è databile.
Le datazioni sono fatte a spanne, cioè basate sull'ideologia


Dicono che la terra è vecchia, tanto vecchia che noi siamo arrivati da poco.

Che la terra sia vecchia è una impostura diffusa dai darwinisti che dilatano i tempi a piacere per inseririci la loro idea che abbisogna di tempi enormemente lunghi.
La terra è presumibilmente molto più recente.
La terra recente inoltre è suffragata da almeno una decina di solide prove scientifiche che stranamente non vengono mai prese in considerazione.



è Ma secondo il creazionismo, tutto è arrivato insieme, e prima era il nulla! ora dimmi, in tutta coscienza, secondo te dinosauri e company non sono mai esistiti? secondo me la verità stà in una felici via di mezzo, è inutile mettere un cammello al polo nord sperando che si adatti all' ambiente, e quindi ovviamente qualcosa ci manca,

Ma saputo che il creazionismo dica che tutto è arrivato all'improvviso.
Mai e neanche la Bibbia dice questo.
I fossili provano rigorosamente che ogni specie compare all'improvviso senza congiunzioni con altre dimostrando così quello che si vede anche oggi: la fissità delle specie



Non mettere poi l'aggettivo solforoso a ogni teoria che non rispetta pienamente il tuo punto di vista (e dico il tuo e basta) perchè ciò può essere preso come un offesa.

il creazionismo non è un punto di vista semmai quello è proprio il darwinismo.
Le prove scientifiche affermano e dimostrano con oramai completa evidenza la totale mancanza di anelli di congiunzione e la certezza biologica che il DNA è immutabile affossando cosi' definitivamente l'idea delle mutazioni genetiche







Ghergon
00domenica 14 settembre 2008 20:27
Re:
Ace Ventura, 14/09/2008 18.06:

Ah Ps.
Ti invito prima di archiviare la scienza semplicemente come un parto del demonio, a consultare con attenzione teorie come quella moderna sugli equilibri puntuati, anzichè controllare teorie muffite e rigide figlie del determinismo come quella darwiniana.



Mai detto che la scienza è parto del demonio.
Mai.
La teoria che proponi è soltano un remake del solito brodo scaldato e la conosco benissimo...è darwinismo ne più ne meno ed è anche una roba che ha minimo vent'anni.
Ti invito io a studiare almeno le cose più recenti tipo l'intelligent design, i lavori di Milton di Sermonti e di tantissimi altri...

Ace Ventura
00martedì 16 settembre 2008 01:35
Re: Re:
Ghergon, 14/09/2008 20.27:



Mai detto che la scienza è parto del demonio.
Mai.
La teoria che proponi è soltano un remake del solito brodo scaldato e la conosco benissimo...è darwinismo ne più ne meno ed è anche una roba che ha minimo vent'anni.
Ti invito io a studiare almeno le cose più recenti tipo l'intelligent design, i lavori di Milton di Sermonti e di tantissimi altri...





? ma di che parli? in realtà la teoria della complessità ci dice proprio che le teorie chiuse sono da scartarsi a priori, quale sarebbe il brodo riscaldato?

Se invece alludi alla teoria degli equilibri puntuati me la smentiresti per favore? secondo me è ottima, ma io non sono chiuso di mente, se mi presenti delle argomentazioni valide invece del semplice, "no è così e basta!" io sono prontissimo a cambiare idea.

l'intellingent design lo trovo sicuramente suggestivo ma altrettanto impossibile da provare, se non da indizi frammentari, serve ben altro per ribaltare la frittata, anche se le sue implicazioni sono di sicuro interesse, e potrebbero portare in futuro a una modifica della rotta.
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