La protesta dell’Egitto è diretta contro gli Stati Uniti

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wheaton80
00venerdì 5 luglio 2013 22:03
La strategia islamista di Washington in crisi con Morsi rovesciato



La rapida azione dei militari egiziani che hanno arrestato Mohamed Morsi e i leader dell’organizzazione dei Fratelli musulmani, il 3 luglio, segna una battuta d’arresto importante per la strategia della “Primavera araba” di Washington, che utilizza l’Islam politico per diffondere il caos dalla Cina alla Russia attraverso il Medio Oriente petrolifero. Morsi ha respinto la richiesta del ministro della Difesa di dimettersi per evitare un bagno di sangue. Ha detto che rispettava la sua “dignità costituzionale” e ha chiesto il ritiro dell’ultimatum dell’esercito. Ciò potrebbe diventare il punto di svolta del declino degli USA quale unica superpotenza mondiale, come le future generazioni di storici vedranno tali eventi.

La setta dei Fratelli musulmani, un anno dopo aver preso il potere mettendo il proprio uomo, Mohammed Morsi, alla presidenza e dominando il Parlamento, i militari egiziani l’hanno deposta, in un contesto in cui milioni di persone protestano per le piazze contro l’imposizione di Morsi della rigorosa sharia, mentre non sapeva affrontare il collasso economico. Il colpo di Stato è guidato dal ministro della Difesa e capo dell’esercito, Generale Abdel Fattah al-Sisi. Significativamente, al-Sisi è stato definito da Morsi il generale più giovane e devoto musulmano, lo scorso anno.

Si è anche addestrato ed è ben considerato a Washington, dalla leadership del Pentagono. Gli autori del colpo di Stato indicano la profondità del rifiuto verso la confraternita in Egitto. Al-Sisi aveva annunciato, la sera del 3 luglio, che il capo della Corte Costituzionale agirà da presidente provvisorio e formerà un governo ad interim di tecnocrati per governare il Paese fino alle prossime elezioni presidenziali e parlamentari. È stato affiancato dai leader dell’opposizione laica, cristiana e musulmana. Al-Sisi ha detto che l’esercito avrebbe fatto ogni sforzo per avviare il dialogo e la riconciliazione nazionale, accolti da tutte le fazioni ma respinti dal presidente Morsi e dalla sua Fratellanza musulmana.

Una rabbia contro gli USA
Forse l’aspetto più significativo della mobilitazione in massa dei manifestanti che, nelle ultime settimane, ha spinto i militari a decidere di prendere attivamente il controllo, era il chiaro carattere anti-Washington delle proteste di piazza. I manifestanti inalberavano manifesti rudimentali che denunciavano Obama e la sua ambasciatrice pro-Fratelli musulmani a Cairo, Anne Patterson. L’ambasciatrice a Cairo, in Egitto, Anne Patterson, è il bersaglio speciale delle proteste. Patterson, il 18 giugno, fece osservazioni per scoraggiare i manifestanti anti-Morsi.



Disse che “Alcuni egiziani dicono che l’azione nelle piazze produrrà dei risultati migliori che non le elezioni. Ad essere onesti, il mio governo e io siamo profondamente scettici”. Poi in un’intervista ancora più esplicita con l’egiziano al-Ahram online, a maggio, la diplomatica statunitense si rifiutava di criticare Morsi e dichiarava: “Il fatto è che hanno partecipato a legittime elezioni ed hanno vinto. Certo è sempre difficile avere a che fare con un nuovo governo. Tuttavia, a livello istituzionale, ad esempio, siamo ancora in contatto con gli stessi funzionari militari e civili e, quindi, manteniamo le stesse vecchie relazioni“. [1] L’azione dei militari s’è avuta anche contro l’intervento esplicito del presidente degli Stati Uniti Obama e del suo presidente degli Stati maggiori riuniti, Generale Martin Dempsey.

Obama ha chiamato il presidente egiziano e Dempsey ha telefonato al Capo di stato maggiore Sadqi Sobhi, sperando di disinnescare la crisi tra il regime, l’esercito e il movimento di protesta. Ora Obama ha un altro grattacapo in più. [2] Significativamente, il re saudita Abdullah e il leader dei conservatori Emirati Arabi Uniti, con la notevole eccezione dell’emiro pro-Fratelli musulmani del Qatar, hanno apertamente salutato l’azione dei militari in Egitto. L’agenzia stampa statale saudita SPA ha riferito, “In nome del popolo dell’Arabia Saudita e da parte mia, ci congratuliamo con la leadership dell’Egitto, in questo momento critico della sua storia. Preghiamo Dio di aiutarvi a sopportare la responsabilità che poggia su di voi nel realizzare le ambizioni del nostro fraterno popolo d’Egitto“, comunicava ufficialmente il re. [3]

Un blog notiziario che sarebbe vicino ai militari e ai circoli dell’intelligence israeliani, afferma che l’esercito egiziano ha agito con l’appoggio discreto dell’Arabia Saudita e di altre nazioni conservatrici del Golfo. Secondo questi rapporti, qualora l’amministrazione Obama sospendesse l’annuale assegnazione degli 1,3 miliardi di dollari di aiuti statunitensi ai militari dell’Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti compenserebbero il deficit del bilancio dei militari. Inoltre, afferma, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e altre nazioni del Golfo, come il Bahrain e il Kuwait, “inizierebbero immediatamente ad inviare ingenti finanziamenti per mantenere attiva l’economia egiziana.

Mostrando alle masse egiziane che in un’economia gestita correttamente, verrebbe garantito un livello minimo di vita senza dover morire di fame, come è successo a molti sotto il dominio dei Fratelli musulmani. Secondo le nostre fonti, i sauditi e gli Emirati Arabi Uniti si sono impegnati a corrispondere i fondi che il Qatar ha trasferito nelle casse della Fratellanza musulmana di Cairo lo scorso anno, pari alla notevole somma di 13 miliardi di dollari USA.” [4] Che il presunto aiuto si materializzi o meno, l’intervento dei militari egiziani suscita onde d’urto in tutto il mondo islamico. Una settimana fa, mentre le proteste di massa in Egitto aumentavano, il Qatar apertamente filo-Fratelli musulmani dello sheikh Hamad al-Thani, sorprendentemente passava il dominio al figlio 33enne, che sarebbe un moderato.

Il figlio ha licenziato immediatamente il Primo ministro pro-Fratellanza sheikh Hamad bin Jassim. Il Qatar aveva dato alla Fratellanza egiziana di Morsi qualcosa come 8 miliardi di dollari e il leader spirituale dei Fratelli musulmani, Yusuf al-Qaradawi, ha vissuto a Doha per decenni, usandolo come base per proiettare i suoi spesso controversi sermoni. Il canale governativo del Qatar, al-Jazeera, è stato anch’esso criticato per essere passato, negli ultimi anni, da rispettato notiziario arabo indipendente a voce faziosa dei Fratelli musulmani. [5] È significativo che uno dei primi atti dell’esercito egiziano sia stato chiudere lo studio di al-Jazeera a Cairo.

La grande sconfitta della Fratellenza in Egitto causerà grandi onde d’urto anche in Turchia, sul partito pro-Fratellanza AKP del Primo ministro Recep Tayyip Erdogan. Le grandi proteste sono state brutalmente represse dalla polizia di Erdogan, che ha usato gas lacrimogeni e potenti cannoni ad acqua. Erdogan aveva permesso che la Turchia venisse utilizzata come grande retrovia per inviare mercenari, finanziati in gran parte dal Qatar, in Siria, cercando di rovesciare il governo di Bashar al-Assad e sostituirlo con un regime dei Fratelli musulmani. Morsi, in Egitto, poco prima della caduta, ha invocato la Jihad per rovesciare Assad. La domanda cruciale, ora, sarà la risposta di Obama al collasso della Primavera araba di Washington. La primavera araba di ieri è appena diventata l’incubo dell’inverno siberiano di Washington.

Note
[1] John Hudson, Knives Come Out for US Ambassador to Egypt Anne Patterson, Foreign Policy, 3 luglio 2013
[2] DebkaFile, Army deposes Morsi. In TV statement, army chief names judge provisional president. Tahrir Sq. jubilant, DEBKAfile Special Report, 3 luglio 2013.
[3] Reuters, Saudi king congratulates new Egyptian head of state, 4 luglio 2013
[4] DebkaFile, Saudis, Gulf emirates actively aided Egypt’s military coup settling score for Mubarak ouster, DEBKAfile Exclusive Report, 4 luglio 2013
[5] Simeon Kerr, Fall of Egypt’s Mohamed Morsi is blow to Qatari leadership, Financial Times, 3 luglio 2013

F. William Engdahl, Global Research, 4 luglio 2013
Traduzione di Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2013/07/05/la-strategia-islamista-di-washington-in-crisi-con-morsi-rov...
wheaton80
00giovedì 11 luglio 2013 04:02
La sorte di Morsi prefigura il destino dei Fratelli Musulmani?

Dopo cinque giorni di grandi proteste che ne chiedevano le dimissioni, l’esercito egiziano ha destituito il Presidente egiziano Morsi e ha nominato al suo posto il Presidente della Corte costituzionale per assumere l’interim fino alle nuove elezioni. Per valutare l’importanza di ciò che è accaduto, bisogna inserirlo nel proprio contesto. A partire dalla metà di dicembre del 2010, l’instabilità politica ha vinto su una parte dell’Africa e poi del mondo arabo. I due principali paesi coinvolti sono stati la Tunisia e l’Egitto. Questo fenomeno può essere spiegato con le sue cause più profonde: un ricambio generazionale e la crisi alimentare. Se l’aspetto demografico è stato in gran parte fuori dal controllo umano, l’aspetto economico invece è stato in parte causato consapevolmente, nel 2007-08 e di nuovo nel 2010.

In Tunisia e in Egitto, gli Stati Uniti avevano preparato il “cambio della guardia” con dei nuovi leaders al loro servizio al posto dei leader contestati. Il Dipartimento di Stato americano aveva addestrato dei giovani “rivoluzionari” affinché prendesserò le leve del potere. Così, quando Washington scoprì che i suoi alleati erano stati sopraffatti dalla strada, ordinò loro di lasciare il campo all’opposizione che aveva prefabbricato. Non la strada ma gli Stati Uniti hanno dunque fatto cadere Zine el-Abidine Ben Ali e il generale Hosni Mubarak. E furono ancora gli Stati Uniti che sostennero i Fratelli musulmani affinché prendessero il comando. Quest’ultimo punto può sembrare meno evidente in quanto nei due paesi si sono tenute delle elezioni, ma il voto non esprime il vero per intero. Un attento studio mostra che queste sono state a loro volta manipolate. Non vi è quindi dubbio che questi eventi furono scatenati e guidati da Washington e che poterono verificarsi anche in altri paesi, come il Senegal e la Costa d’Avorio.

In particolare, quando si verificarono problemi in Costa d’Avorio durante le elezioni presidenziali. Ma essi non furono collegati nell’immaginario collettivo alla cosiddetta “primavera araba” e terminarono con un intervento militare francese nell’ambito di un mandato delle Nazioni Unite. Una volta portata l’instabilità in Tunisia e in Egitto, la Francia e il Regno Unito hanno lanciato un’offensiva per destabilizzare la Libia e la Siria, in applicazione del Trattato di Lancaster. Mentre si svolgevano alcune piccole proteste per la democrazia, abilmente amplificate dai media occidentali, forze speciali occidentali organizzavano disordini con il sostegno di esponenti del movimento takfirista.

La grande operazione di manipolazione in Costa d’Avorio ha escluso che essa fosse assimilata dalla “primavera araba” (non ci sono arabi in questo paese per un terzo musulmano), mentre la Libia e la Siria vi sono state incluse (anche se per operazioni coloniali). Questo gioco di prestigio è molto più facile da capire guardando agli eventi verificatisi in Yemen e Bahrein, le cui condizioni strutturali sono molto diverse. Commentatori occidentali li hanno prima inclusi sotto l’egida della “primavera araba”, per poi ritrattare il loro ragionamento, essendo entrambe le situazioni non comparabili. In definitiva, ciò che ha fatto la “primavera araba” (Tunisia, Egitto, Libia, Siria), non è stata l’instabilità, o la cultura, ma la soluzione fornita dalle potenze imperialiste: portare al potere i Fratelli musulmani.

Questa organizzazione segreta, presunta anti-imperialista, è sempre stata politicamente controllata da Londra. È stata rappresentata al gabinetto di Hillary Clinton, per il tramite di Huma Abedin (moglie del deputato sionista dimissionario Anthony Weiner), la cui madre Saleha Abedin è dirigente di un ramo della Fratellanza Globale delle Donne. Il Qatar ha finanziato operazioni (più di $ 15 miliardi l’anno!) e la copertura mediatica della Fratellanza attraverso il canale di Al-Jazeera dalla fine del 2005. Infine, la Turchia ha fornito la sua esperienza politica con consulenti di comunicazione. I Fratelli Musulmani sono per l’Islam ciò che i trotskisti sono per l’occidente: un gruppo di putschistes, che lavora per gli interessi stranieri in nome di ideali mai chiariti e sempre rimandati. Dopo aver provato, nel corso del XX secolo, una quantità di colpi di stato nella maggior parte dei paesi arabi, loro stessi sono rimasti sorpresi dalla “vittoria” che hanno ottenuto nel 2011.

Non avevano infatti alcun programma di governo al di fuori delle istruzioni ricevute dagli anglosassoni. Per questo motivo non sono stati in grado di fare meglio che attaccarsi a degli slogan islamici: “La soluzione è il Corano”, “Non abbiamo bisogno di costituzione, abbiamo la sharia”, ecc … In Egitto, come in Tunisia e in Libia, il loro governo ha aperto le economie di questi paesi al capitalismo liberale. Ha confermato l’accordo con Israele sul destino dei palestinesi. E ha cercato di imporre, in nome del Corano, un ordine morale che non è scritto in questo libro.

La privatizzazione thatcheriana dell’economia egiziana avrebbe raggiunto il suo culmine con il Canale di Suez, gioiello del paese e fonte di reddito, che doveva essere venduto al Qatar. Vista la resistenza della società egiziana, Doha ha quindi finanziato un movimento separatista nella regione del canale, sul modello di ciò che fecero gli Stati Uniti quando crearono il movimento di indipendenza panamense in Colombia.

In definitiva, la società egiziana non ha sopportato questo trattamento d’urto. Come ho scritto su queste colonne, tre settimane fa, ha aperto gli occhi per guardare la vicina rivolta dei Turchi contro il Fratello Erdogan. Si è ribellata e ha emesso un ultimatum al presidente Morsi. Dopo essere stato assicurato per telefono dal Segretario della Difesa degli Stati Uniti Chuck Hagel, che gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti per salvare l’agente Morsi, il generale al-Sisi ha annunciato la sua destituzione. Questo richiede qualche spiegazione: Mohamed Morsi apparve al suo penultimo discorso alla nazione, come uno “scienziato”. Questi, infatti, è davvero un ingegnere spaziale che ha fatto una carriera negli Stati Uniti, dopo aver acquisito la cittadinanza statunitense, lavorando per la NASA a programmi di sicurezza nazionale.

Tuttavia, se Morsi è stato abbandonato dal Pentagono, è stato di contro sostenuto – fino al suo arresto – dal Dipartimento di Stato, dall’ambasciatore al Cairo Anne Patterson, dai portavoce Patrick Ventrell e Jan Psaki, e anche dal segretario di Stato John Kerry. Questa apparente incongruenza dimostra come Washington sia allo sbando: da una parte la ragione gli ha imposto di non intervenire, dall’altra il legame troppo stretto coi Fratelli musulmani gli ha negato qualsiasi alternativa. La caduta di Mohamed Morsi segna la fine del dominio dei Fratelli musulmani nel mondo arabo. E, ancora di più, l’esercito ha annunciato la sua rimozione da parte delle forze vive della società, compresi gli “scienziati” dell’Università al-Azhar. Il fallimento di Morsi è un duro colpo per l’Occidente ei suoi alleati, Qatar e Turchia. Pertanto, è logico chiedersi se non segni la fine della “primavera araba” e l’inizio di nuovi sconvolgimenti in Tunisia, Libia, e, naturalmente, in Siria.

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Traduzione a cura di Pier Francesco De Iulio. Questa “cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano “Al-Watan” (Siria), in versione tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja Pravda”, in inglese su “Information Clearing House”.

Thierry Meyssan
8 luglio 2013
megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=80364&typeb=0&La-sorte-di-Morsi-prefigura-il-destino-dei-Fratelli-mu...
wheaton80
00martedì 16 luglio 2013 13:22
Egitto: l'adesione di Morsi all'assalto contro la Siria è stato il punto di svolta

12 luglio 2013 (MoviSol) - Il rovesciamento del governo di Mohamed Morsi in Egitto è una drammatica reazione all'imposizione della nuova politica alla Sykes-Picot da parte delle potenze occidentali. Le forze armate egiziane si sono mosse contro il Presidente dopo che tutti e cinque i ministri non Fratelli Musulmani e due portavoce presidenziali si erano dimessi in solidarietà con i milioni di manifestanti in tutto il paese. Morsi si era insediato un anno fa dopo che l'alleanza anglo-saudita di gruppi radicali islamici collegata ad Al Qaeda, cui la Fratellanza Musulmana (FM) è associata, aveva dirottato la cosiddetta Primavera Araba.

Questa stessa alleanza aveva trasformato le proteste in Libia in una sanguinosa guerra civile sostenuta dall'intervento militare di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, che ha gettato il paese nel caos e lasciato la popolazione alla mercé delle bande armate. La trasformazione della Primavera Araba in Siria si è spinta ancor più in là, minacciando di creare un conflitto tra sunniti e sciiti in tutta la regione, come preludio ad un attacco all'Iran e alla fine uno scontro nucleare tra gli Stati Uniti e la Russia.

Le proteste in Egitto contro la Fratellanza Musulmana hanno fatto seguito alle dimostrazioni di massa in Turchia, che erano dirette non solo contro la politica sempre più autoritaria del partito Islamico della Giustizia e dello Sviluppo, ma anche contro il sostegno alla politica di aggressione alla Siria. In Egitto, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata raggiunta il mese scorso, quando il Presidente Obama e il suo security team alla Casa Bianca hanno chiesto al Pentagono di bombardare le basi militari siriane, richiesta alla quale si è opposto con forza il capo degli Stati Maggiori Riuniti, il gen. Martin Dempsey.

Nonostante questa opposizione, Obama ha annunciato che gli USA avrebbero ufficialmente cominciato ad armare i ribelli. Entro pochi giorni dall'annuncio, il Presidente Morsi ha ordinato il taglio delle relazioni diplomatiche con la Siria, mentre la FM indiva una manifestazione a cui parlava Morsi incitando alla Jihad e all'intervento militare straniero in Siria, chiamando "infedeli" Hezbollah e gli sciiti iraniani che appoggiano Assad.

Un dispaccio della Reuters che cita fonti militari egiziane anonime ha osservato che quella manifestazione di islamisti radicali è stata la molla che ha scatenato "le preoccupazioni delle forze armate per il modo in cui il Presidente Morsi stava governando il paese".

Non appena Morsi è stato deposto, il capo delle Forze Armate Abdul-Fattah El-Sisi ha nominato Adly Mahmoud Mansour, capo della Corte Costituzionale, capo del governo di transizione col mandato di presiedere alla stesura di una nuova costituzione e a nuove elezioni. La situazione rimane però pericolosa, perché la Fratellanza Musulmana spinge all'insurrezione ed è noto che dispone di armi arrivate dalla Libia. Inoltre, la deposizione di Morsi è "bad news" per la Turchia, dove il partito al governo non solo aveva allacciato forti legami con Morsi, ma ne condivideva la politica anti-Siria. Mentre il governo turco denunciava le FFAA egiziane per aver eseguito uno "sporco colpo di stato", un commentatore turco scriveva sull'Hurriyet Daily News: "Se si riesce a riconquistare la 'primavera' che era stata scippata in Egitto… dobbiamo prepararci a vederne le ricadute nel resto della regione".

www.movisol.org/13news118.htm
wheaton80
00domenica 21 luglio 2013 16:17
Rottura senza precedenti tra sauditi e Washington sull’Egitto



Uno dei meno commentati aspetti del spodestamento dell’egiziano Mursi, è la sfida della casa reale saudita nel sostenere l’estromissione della Confraternita e la restaurazione militare. La mossa saudita non ha precedenti per la sua aperta sfida alla Casa Bianca, che ha dichiarato appoggio ai Fratelli musulmani. Le implicazioni della rottura sono enormi.

Crepuscolo nel deserto?
Nel 1945, al suo ritorno dalla fatidica Conferenza di Jalta, il presidente degli USA Roosevelt incontrò il re saudita Ibn Saud e ottenne i diritti esclusivi per le società petrolifere del gruppo statunitense Rockefeller sulle grandi ricchezze petrolifere dell’Arabia Saudita, il rapporto tra l’Arabia e la politica estera degli USA è stato quasi una satrapia dei sauditi. [1] In seguito allo “shock petrolifero” del 1973, orchestrata da Kissinger, in cui l’OPEC alzò il prezzo di circa il 400%, Washington strappò l’impegno dai sauditi che avrebbero assicurato che l’OPEC vendesse il petrolio solo in dollari, garantendo in tal modo il continuo dominio del dollaro come valuta di riserva mondiale. In cambio, Washington accettava di vendere armi statunitensi e anche di addestrare l’Aeronautica militare saudita. [2] E nel 2010, proprio mentre Washington avviava la sua offensiva di primavera della “democrazia” araba in Tunisia, Egitto e in tutto l’arco di crisi islamico, l’amministrazione Obama annunciava il più grande accordo sulle armi della storia.

Gli USA accettarono di vendere ai sauditi 84 F-15 nuovi e di aggiornarne altri 70, nell’ambito di un accordo da 46 miliardi di dollari, il più grande affare sulle armi nella storia degli Stati Uniti, preparandosi ad isolare l’Iran. [3] Come abbiamo riportato in un precedente articolo, prima del colpo di Stato militare egiziano, i sauditi stipularono un accordo segreto con il ministro della Difesa e capo dell’esercito, generale Abdul Fatah al-Sisi, che i sauditi, assieme ad altri petro-Stati conservatori del Golfo, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti, avrebbero garantito il sostegno finanziario se l’amministrazione Obama avesse tagliato il miliardo di dollari in aiuti annuali ai militari egiziani, per rappresaglia per la cacciata del loro uomo, Mursi. [4]

Il 17 luglio, il neo-governo di transizione egiziano ha confermato di aver ricevuto 6 miliardi di sovvenzioni, prestiti e carburante da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. L’Arabia Saudita ha approvato 4 miliardi di dollari in aiuti all’Egitto, e gli Emirati Arabi Uniti hanno offerto 2 miliardi di dollari per sostenere le disperate necessità dell’economia. I fondi sauditi comprendono 1,5 miliardi di deposito alla banca centrale, 1,5 miliardi di prodotti energetici e 750 milioni in contanti, ha detto il ministro delle Finanze saudita Ibrahim al-Assaf. Gli Emirati Arabi Uniti doneranno 750 milioni all’Egitto e 1,5 miliardi di prestiti sotto forma di deposito non fruttifero presso la banca centrale d’Egitto. [5] La notizia è un doppio schiaffo a Washington che aveva insistito sul fatto che il governo Mursi dovesse accettare le dure richieste del FMI come condizione preliminare per l’aiuto finanziario.

Il Qatar reagisce in modo drammatico

Vistosamente, uno dei più ricchi petro-Stati del Golfo latita da questi aiuti; il Qatar, il cui emiro Hamad bin Khalifa al-Thani aveva versato oltre 6 miliardi all’Egitto dopo la rivoluzione di due anni e mezzo fa, e forse altri 7 miliardi per finanziare gli islamisti in Libia, Siria e Gaza, l’enclave palestinese gestita da Hamas, un ramo della Fratellanza musulmana. Il Qatar ospita la sede centrale del Comando Centrale e il Combined Air Operations Center degli Stati Uniti. E, in particolare, fino al colpo di Stato militare sostenuto dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti contro il domino della Fratellanza in Egitto, il 3 luglio, il Qatar era sede di importanti membri della Fratellanza musulmana ed uno dei suoi principali finanziatori in Siria, Egitto, Libia e in tutto il mondo islamico.[6]

Pochi minuti dopo il golpe sostenuto da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti in Egitto, l’emiro del Qatar prendeva atto delle conseguenze e annunciava l’abdicazione in favore del figlio Tamim. Hamad bin Jassim al-Thani, che aveva plasmato la politica estera filo-Fratellanza musulmana del Qatar, è stato messo a tacere, sostituito da un militare che agiva da viceministro degli Interni. La nuova leadership del Qatar ora utilizza parole come “rivalutazione”, “ritaratura” e “correzioni” per discutere della propria politica estera. In breve, non osa rischiare il totale isolamento tra gli Stati del Golfo a dominio saudita. [7]

La coraggiosa decisione saudita di agire per fermare ciò che percepisce come la disastrosa strategia islamica statunitense nel sostenere le rivoluzioni della Fratellanza in tutto il mondo islamico, ha inferto un duro colpo alla folle strategia statunitense di credere di poter utilizzare la Fratellanza come forza politica per controllare più strettamente il mondo islamico e usarlo per destabilizzare la Cina, la Russia e le regioni islamiche dell’Asia centrale. La monarchia saudita cominciava a temere che la Fratellanza segreta sarebbe balzata un giorno anche contro il suo governo. Non ha mai perdonato a George W. Bush e Washington di aver rovesciato la dittatura laica del partito Baath di Saddam Hussein in Iraq, che ha portato la maggioranza sciita al potere, né la decisione degli USA di rovesciare lo stretto alleato dell’Arabia saudita, Mubaraq in Egitto.

Da esemplare “Stato vassallo” degli USA in Medio Oriente, l’Arabia Saudita si è ribellata il 3 luglio sostenendo e supportando il colpo di Stato militare in Egitto. Oltre a far protestare rumorosamente contro il colpo di Stato dei generali egiziani, i suoi alleati della Fratellanza, Washington finora ha potuto fare ben poco, indicazione del crollo del potere globale degli Stati Uniti. Il Pentagono ha inviato due navi da assalto anfibio che trasportano 2.600 marine presso le coste meridionali egiziane del Mar Rosso. L’enorme USS Kearsarge con 1.800 marines e l’USS San Antonio con 800 marines, “hanno risalito il Mar Rosso e si sono posizionate al largo dell’Egitto, perché non sappiamo cosa succederà”, ha dichiarato il generale James Amos, comandante del Corpo dei marines. Washington è improvvisamente preda di un grande caos in politica estera, mentre il nuovo governo ad interim egiziano ha giurato.

F. William Engdahl, Global Research, 18 luglio 2013: www.globalresearch.ca/saudis-unprecedented-break-with-washington-over-egypt/5343092...

Note
[1] F. William Engdahl, Gods of Money, 2009, edition.engdahl,Wiesbaden, pp. 190-193.
[2] F. William Engdahl, A Century of War, edition.engdahl, 2011, Wiesbaden, pp. 152-156.
[3] Ian Black, Barack Obama to authorise record $60bn Saudi arms sale, The Guardian, UK, 13 settembre 2010: www.guardian.co.uk/world/2010/sep/13/us-saudi-arabia-a...
[4] F. William Engdahl, Washington Islamist Strategy in Crisis as Morsi Toppled, Veterans Today, 4 luglio 2013: www.veteranstoday.com/2013/07/04/washington-islamist-strategy-in-crisis-as-morsi-...
[5] Reuters/AP, Egypt wins $ 8 billion Saudi and UAE aid names PM, 17 luglio 2013: www.arabnews.com/news/457496
[6] N.P., Qatar’s foreign policy: Change of tack, The Economist, UK, 15 luglio 2013: www.economist.com/blogs/pomegranate/2013/07/qatar-s-foreig...
[7] Ibid.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
aurorasito.wordpress.com/2013/07/19/rottura-senza-precedenti-tra-sauditi-e-washington-sul...

wheaton80
00lunedì 29 luglio 2013 17:28
Egitto: arrestati fondatore e vice del partito islamico-moderato Wasat


Abou Elela Mady


Essam Sultan

Ahram Online - Abou Elela Mady, leader e fondatore del partito El Wasat è stato arrestato insieme al suo vice Essam Sultan, entrambi trasferiti al carcere di Tora dov’è attualmente detenuto Hosni Mubarak. I due esponenti politici dovranno rispondere all’accusa di incitamento alla violenza. Il partito Wasat, fondato da ex membri dei Fratelli Musulmani, è stato il primo ad essere legalizzato dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011 e viene solitamente definito un partito islamico centrista, nato in risposta a quelli che il fondatore Abou Elela Mady ha definitio i “ristretti orizzonti politici della Fratellanza”. El Wasat resta comunque schierato a fianco di tutte le altre forze islamiste a difesa di Mohammad Morsi, del quale è stato fedele alleato e sostenitore durante i suoi 12 mesi di presidenza.

arabpress.eu/egitto-arrestati-fondatore-e-vice-del-partito-islamico-moderat...
wheaton80
00mercoledì 14 agosto 2013 22:35
Egitto: arrestati 8 leader dei fratelli musulmani


Mohamed El-Beltagi


Essam El-Erian


Ahmed Aref

(AGI) - Il Cairo, 14 agosto 2013 - Le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato otto leader dei Fratelli musulmani e una campagna di arresti sarebbe in corso in tutto il paese coinvolgendo centinaia di persone. Lo riferisce al Jazira. Tra i dirigenti arrestati ci sarebbe Mohamed el-Beltagi, segretario di Giustizia e Liberta'. Fermati anche Essam El-Erian, Safwat Higazy e il portavoce Ahmed Aref.

www.agi.it/estero/notizie/201308142005estrt10150egitto_arrestati_8_leader_dei_fratelli_m...
wheaton80
00venerdì 16 agosto 2013 00:40
Stato di emergenza in Egitto per sventare la sovversione della NATO

Il 14 agosto 2013, il presidente ad interim egiziano Adly Mansur ha dichiarato un mese di stato di emergenza. Violenti scontri tra manifestanti dei Fratelli musulmani e polizia e militari egiziani sono scoppiati dopo che il ministero degli interni ha risposto ai tentativi di suscitare la guerra civile incitando violenze settarie, e dopo che dirigenti dei Fratelli musulmani hanno tentato di far assaltare le stazioni della polizia. Il governo ad interim ha risposto avvertendo i manifestanti di lasciare pacificamente il Campus dell’Università di Cairo, Nahda Square e la zona nei pressi della moschea di Cairo Rabba al-Adawia, prima di reprimere i manifestanti che si rifiutavano di andarsene. Testimoni oculari riferiscono di decine di morti e feriti, mentre manifestanti, polizia, militari e cecchini si scontravano. Analisti avvertono, da mesi, che l’Egitto è oggetto delle mire sovversive dei Paesi occidentali e dei loro alleati regionali. Lo stato di emergenza di un mese è stato dichiarato, e forse potrebbe essere l’ultima occasione per l’Egitto di evitare la sovversione e la balcanizzazione volute dalla NATO.

Decine di morti e feriti nella repressione dei manifestanti dei Fratelli musulmani al Cairo

Il 14 agosto decine di persone sono state uccise quando la polizia e i militari egiziani hanno iniziato a sgomberare gli accampamenti dei Fratelli musulmani in piazza Nahda e nella zona della moschea di Cairo Rabba al-Adawia. Il ministero della Sanità egiziano informa che 60 sono gli uccisi e più di 800 i feriti negli scontri del 14 agosto. I Fratelli musulmani hanno prima sostenuto che i morti fossero 600, riducendone il numero a 200 in seguito. Il numero di persone uccise in realtà è, a giudicare dai testimoni oculari che hanno contattato Nsnbc International, suscettibile di essere vicino al numero ufficiale di 60. Mentre gli scontri continuano, tuttavia, il numero di morti e feriti potrebbe salire oggi, durante la notte e nei prossimi giorni. Secondo le ultime notizie, proteste e scontri sono esplosi in altre città di tutto l’Egitto. Testimoni oculari riferiscono di cecchini e del coinvolgimento di “una mano straniera”. Gli scontri al Cairo del 14 agosto sono esplosi quando le forze di sicurezza hanno utilizzato bulldozer blindati per rimuovere i campi che i manifestanti pro-Mursi dei Fratelli musulmani hanno eretto e gestito da inizio luglio, dopo che il presidente egiziano Muhammad Mursi è stato rovesciato da un incruento e popolare colpo di Stato militare guidato dal capo di Stato Maggiore dell’Egitto, Abdel Fatah al-Sisi, il 3 luglio 2013. Secondo i membri dei Fratelli musulmani, i militari hanno usato proiettili veri contro i manifestanti. Il governo ad interim e i militari respingono le accuse. Nsnbc International ha sentito quattro testimoni oculari indipendenti, che hanno dichiarato che dei cecchini hanno aperto il fuoco sui manifestanti, sostanziando i sospetti che potenze straniere siano coinvolte tramite organizzazioni terroristiche e squadroni della morte, per provocare violenze tra i manifestanti pro-Mursi e i sostenitori del governo provvisorio e della cacciata di Muhammad Mursi. La repressione segue i tentativi di suscitare violenze settarie ed intercetta i piani per attaccare le stazioni della polizia. La decisione di por termine alla protesta di oltre un mese dei sit-in, avviene dopo che elementi militanti hanno aumentato gli sforzi per creare violenze settarie e politiche, e dopo aver intercettato le comunicazioni tra i leader della Fratellanza musulmana, che rivelavano i piani per attaccare le stazioni della polizia.

Ondata di violenze settarie

Due settimane fa, l’Egitto ha visto un improvviso aumento dei tentativi di suscitare violenze settarie e politiche. Episodi di violenze e tentativi di fomentare conflitti settari sono stati particolarmente intensi nel Sinai. Soprattutto le provocazioni contro la minoranza cristiana in Egitto sono aumentate. Il 9 agosto, Nsnbc International ha riportato di un raduno di manifestanti pro-Mursi a Cairo, dove hanno lasciato graffiti provocatori sui muri e le porte delle chiese e delle cattedrali cristiane. I leader dei Fratelli musulmani hanno tentato di porre la minoranza cristiana egiziana “tra coloro che sono dietro il complotto per cacciare Muhammed Mursi“. Tentando di sostenere le accuse, sottolineano che il leader della Chiesa cristiana era apparso insieme a Abdel Fatah al-Sisi, Adly Mansur e altri dirigenti egiziani il 4 luglio, dopo la cacciata di Mursi del 3 luglio, chiedendo ai sostenitori di Mursi e ai 14 milioni di manifestanti che chiedevano a Mursi di dimettersi o di negoziare con l’opposizione per fermare le proteste, di astenersi dalle violenze e di far tornare il Paese alla normalità. Dall’inizio dell’agosto 2013, i cristiani in Egitto sono stati oggetto di continui attacchi da parte degli islamisti. Le violenze più intense contro la minoranza cristiana riguardavano le province del Nord Sinai, Assuit e Sohag, dove numerose persone sono state uccise e case di famiglie cristiane sono state bruciate dagli islamisti. La posizione di queste province è coerente con i presunti piani per creare una situazione di emergenza nel Sinai.

Intercettati i piani per attaccare le stazioni della polizia
L’esercito egiziano e il governo provvisorio non solo giustificano il giro di vite sui manifestanti facendo riferimento all’aumento delle violenze e dei tentativi di suscitare violenze settarie e la guerra civile. Il ministero degli Interni egiziano ha dichiarato che i suoi funzionari hanno intercettato telefonate di esponenti dei Fratelli musulmani e dei loro sostenitori, in cui i leader della Fratellanza incaricavano i loro sostenitori di prepararsi ad attaccare le stazioni di polizia. Il sito del ministero degli Interni afferma che l’intercettazione ha permesso ai servizi di sicurezza del Paese di sventare gli attacchi. Sospesi i treni e arrestati gli esponenti di primo piano dei Fratelli musulmani. Durante un’apparizione alla TV CBC, un alto funzionario del ministero degli Interni, il generale Abdel Fatah Othman, ha dichiarato che diversi esponenti dei Fratelli Musulmani d’Egitto sono stati arrestati. Othman ha detto che era ancora troppo presto annunciarne pubblicamente i nomi. Il governo ad interim ha bloccato tutti i treni in tutto il Paese durante la repressione, per impedire all’opposizione di raggiungere le principali città del Paese, aggravando così la situazione.
Importanti leader religiosi fanno appello a tutti gli egiziani di dar prova di moderazione. Ahmad al-Tayeb, il grande imam di al-Azhar, e altri leader religiosi di spicco si sono rivolti al popolo d’Egitto in una trasmissione televisiva in diretta. Gli alti prelati hanno fatto appello a tutti gli egiziani di dar prova di moderazione nel conflitto in corso tra il governo ad interim e i sostenitori del deposto presidente Muhammad Mursi. Ahmad al-Tayeb ha appoggiato la cacciata di Muhammad Mursi il 3 luglio.

Un mese di stato d’emergenza per affrontare la sovversione appoggiata dall’estero
Nel primo pomeriggio del 14 agosto, il presidente del governo ad interim Adly Mansur ha dichiarato un mese di stato di emergenza in Egitto. Lo stato di emergenza dovrebbe responsabilizzare il governo in modo da creare una situazione in cui torni la calma e che i negoziati tra tutte le parti politiche possano essere avviate, creando le basi per por fine al periodo transitorio e restituire al Paese un governo eletto appena possibile. Il governo egiziano, e in effetti anche il suo popolo, però non affrontano semplicemente la sfida di trovare una soluzione a problemi apparentemente interni. Gli analisti per mesi hanno avvertito che l’Egitto è nel mirino della sovversione di potenze straniere. La settimana scorsa, anche i leader politici dei Paesi regionali, tra cui la Siria e l’Iran, hanno avvertito che l’Egitto è nel mirino di potenze straniere, nel tentativo di suscitare una guerra civile. Il 9 agosto, il capo di Stato iraniano, l’Ayatollah Khamenei, ha messo in guardia i popoli dei Paesi della regione e soprattutto dell’Iraq e dell’Egitto, di essere vigili contro i tentativi di provocare una guerra civile nel loro Paese.

Gli elementi principali dei tentativi di suscitare la sovversione in Egitto. Le ex-potenze coloniali e il tentativo della NATO di riaffermare il dominio sulla penisola del Sinai e il Canale di Suez
Con la scoperta dei più grandi giacimenti di gas conosciuti del mondo, nel Golfo Persico, condivisi tra il Qatar e l’Iran dal 2007, e i risultati di una nuova indagine che dimostra che le riserve di gas nel Mediterraneo orientale contengono il 70% in più gas di quanto stimato dalle indagini precedenti, le potenze occidentali come Stati Uniti, Regno Unito e Francia, e i dirigenti dei governi di Turchia, Qatar e Arabia Saudita, hanno iniziato ad attuare i piani per riconformare il Medio Oriente per mezzo di due strategie. L’insediamento di un governo dei Fratelli musulmani controllato da Qatar e occidentali, laddove possibile, come in Egitto, e la sovversione dove è impossibile operare un “cambio di regime” per mezzo della “primavera araba”, come ad esempio in Siria. Dopo il successo iniziale nell’insediare il governo dei Fratelli musulmani sotto la presidenza di Muhammad Mursi, l’Egitto è stato inizialmente risparmiato da una protratta guerra a bassa intensità, come in Siria. La balcanizzazione dell’Egitto però, fa comunque parte di un piano globale per un nuovo Medio Oriente. Gli elementi di questo piano sono, secondo molti analisti, l’annessione permanente di oltre il 90% della Palestina, la Cisgiordania, da parte d’Israele e l’istituzione di uno Stato palestinese a Gaza governato da Hamas/Fratelli musulmani. Tale Stato palestinese nella Striscia di Gaza sarebbe del tutto dipendente dall’Egitto. Parte dell’attuazione del piano è stata, tra l’altro, la dichiarazione di Hamas di Gaza quale “zona liberata”. Un altro elemento della preparazione del piano riguardo l’Egitto, nell’ambito del nuovo Medio Oriente, è l’istituzione di una zona di libero scambio nel Sinai. Il progetto era fortemente sostenuto da Qatar (Regno Unito), Hamas e Muhammad Mursi. L’accordo sulla zona di libero scambio e relativi accordi avrebbe anche dato al Qatar (Regno Unito) una notevole influenza sul canale di Suez, portando nel 2012 molti egiziani ad esprimere gravi preoccupazioni e accusando Muhammad Mursi di aver “venduto il Canale di Suez a una potenza straniera“. Per garantirsi che un governo filo-occidentale rimanesse allineato a Stati Uniti, Regno Unito e Francia durante la ricolonizzazione occulta dell’Egitto, il governo Mursi si sarebbe dotato di poteri che ne garantissero la permanenza al potere in modo incontrastato. Quindi, la sospensione della Camera bassa del Parlamento, la sospensione della Corte costituzionale e giudiziaria e le successive modifiche della Costituzione e della legge elettorale, da parte dell’amministrazione Mursi, avrebbero garantito la quasi impossibilità, per i partiti non islamici, anche solo di registrarsi per le prossime elezioni. Questo piano è fallito. E’ fallito quando più di 14 milioni di egiziani sono scesi in piazza il 2 luglio 2013 e, quando il capo di Stato Maggiore dell’Egitto, Abdel Fatah al-Sisi, ha estromesso Muhammad Mursi il 3 luglio e insediato Adly Mansur quale presidente ad interim.

Dopo che il colpo di Stato per mezzo dell’abuso delle istituzioni democratiche è fallito, l’Egitto era maturo per il modello siriano
Dato che il tentativo della NATO di garantirsi il controllo del Sinai per via occulta e la repressione delle istituzioni democratiche in Egitto non sono riuscite, l’Egitto era ormai maturo per essere oggetto della variante siriana “della soluzione totale della NATO per il Medio Oriente”. E’ importante notare che l’uso del termine NATO in questo contesto, non implica necessariamente che siano utilizzate le strutture politiche e di comando normali dell’alleanza. Piuttosto, Stati membri della NATO, soprattutto gli USA (Israele), Regno Unito e Francia tentano di creare una situazione di crisi in Egitto, tale da giustificare l’intervento militare con il pretesto della “responsabilità di proteggere” o di costrutti analoghi. Vale la pena ricordare che i capi della NATO Ivo H. Daalder e James G. Stavridis hanno definito la Libia “Un momento di insegnamento e modello per futuri interventi“. Una chiara indicazione del piano di sovversione dell’Egitto per mezzo di squadroni della morte, incitando alle violenze settarie e diffondendo nel Paese mercenari sotto le bandiere di al-Qaida, è l’invio di Robert Ford in Egitto come ambasciatore degli Stati Uniti. Il nome dell’ambasciatore Robert Ford è sinonimo di squadroni della morte, crisi fabbricate e di morte della tradizionale politica estera dagli USA, che va da El Salvador all’Iraq e alla Siria.

Il mese dello stato di emergenza è l’ultima occasione per sventare la sovversione della NATO in Egitto

La dichiarazione dello stato di emergenza per un mese da parte del presidente ad interim Adly Mansour, il 14 agosto 2013, può senza dubbio essere considerato come l’ultima possibilità di salvare lo Stato nazione egiziano dalla sovversione e dalla balcanizzazione. L’alternativa alla sconfitta del tentativo straniero di sovvertire l’Egitto sarebbe un califfato islamico dominato da Qatar/Israele nella “zona di libero scambio del Sinai”, con un micro-Stato palestinese governato da Hamas nella Striscia di Gaza quale appendice. La NATO o truppe sotto la bandiera delle Nazioni Unite, ma comandate della NATO, occuperebbero il canale di Suez. Il restante Egitto sprofonderebbe in uno Stato di guerra civile settario per il prossimo decennio. Per quanto tragica sia la morte dei manifestanti pro-Mursi oggi; per quanto tragica sia la morte dei poliziotti e dei soldati uccisi il 14 agosto; per quanto tragica sia la morte di altri manifestanti e forze di sicurezza nel caso in cui gli scontri di oggi si sviluppassero grazie al forte supporto esterno, l’alternativa, ovvero la sovversione dell’Egitto, avrebbe conseguenze ben più tragiche per tutti i popoli dell’Egitto e di tutti i Paesi.

Christof Lehmann (Nsnbc)
15 agosto, 2013

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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wheaton80
00sabato 17 agosto 2013 00:59
I manifestanti islamisti "pacifici" in Egitto

Come ben sapete i Fratelli musulmani e i sostenitori del presidente islamista deposto sono asserragliati in una piazza del Cairo da cui non hanno intenzione di sloggiare con le buone fin quando non verrà reinsediato il loro presidente cacciato a furor di popolo. Loro sostengono di essere pacifici e disarmati benché Robert Fisk, corrispondente britannico dell'Independent ha riferito di aver visto almeno in un'occasione un giovane armato di Kalashinkov. Va notato che tutti gli accessi alla piazza sono bloccati da sacchi di sabbia, stile bunker della seconda guerra mondiale, con delle feritoie. A cosa servono le feritoie se i manifestanti sono pacifici e disarmati? A lanciare petardi? Caramelle?

Da un mese ormai gli abitanti del quartiere che hanno avuto la disgrazia di vivere da quelle parti chiedono aiuto alle autorità per mettere fine al degrado in cui è piombata la loro vita. Passi pure il folcloristico allevamento di oche, e il fatto che in quella piazza ci sono migliaia di persone richiamate da tutto l'Egitto che dormono negli androni, fanno i loro bisogni nelle trombe delle scale dei palazzi, etc. Il fatto è che gli abitanti sono costretti a essere perquisiti e interrogati ogni volta che escono dalle loro case. Qualcuno viene derubato o minacciato. Nei casi più gravi stuprato, torturato o ucciso. Ne parla (finalmente) Amnesty International che denuncia torture, stupri e omicidi commessi dai sostenitori di Morsi nei loro accampamenti di protesta, riportando anche il caso di un uomo con la gola tagliata e di un altro accoltellato a morte. Citando testimoni, l'organizzazione ha riportato che i pro Morsi hanno "torturato persone di un accampamento politico rivale".

Spiega che dimostranti anti Morsi hanno raccontato "come sono stati catturati, picchiati, sottoposti a scosse elettriche o accoltellati". Cita anche il racconto di un uomo che ha detto di aver assistito allo stupro di una manifestante da parte di uomini di un accampamento. Si legge inoltre che tra la fine di giugno, quando sono iniziate le proteste di massa di entrambe le parti, e il 28 luglio, otto cadaveri con segni di tortura sono arrivati all'obitorio del Cairo, almeno cinque dei quali trovati vicino ai sit-in pro Morsi. Il ministero dell'Interno lo scorso fine settimana aveva fatto sapere che 11 cadaveri erano stati trovati vicino a uno dei sit-it, con segni di tortura, e che sembrava si trattasse di persone uccise dai sostenitori di Morsi perché ritenute spie.

A proposito di Amnesty, tutte le convenzioni internazionali vietano lo sfruttamento dei bambini. Sopratutto esporli a rischi o pericoli. Cosa dire allora degli islamisti che non solo vi portano i bambini pur sapendo che vi è (o addirittura sperando che vi sia) il rischio di un confronto armato con l'esercito, ma li fanno addirittura sfilare con le vesti dei "martiri" addosso? Giuliana Sgrena ricorda questo atteggiamento anche nell'Algeria del 92: "Quando gli islamisti occupavano le piazze decisi a farsi ammazzare non per affermare una pratica non violenta ma per immolarsi con il martirio. Quando dopo gli scontri e le prime vittime provocate dall'intervento dell'esercito ero riuscita a entrare nella sede del Fis (Fronte islamico di salvezza) ad Algeri, subito mi avevano rinchiusa in una stanzetta per dirmi che, come stampa occidentale, dovevo aiutarli a sollevare le proteste internazionali contro quanto stava succedendo, altrimenti loro mandavano a «morire i loro giovani per nulla!»."

salamelik.blogspot.com/2013/08/i-manifestanti-islamisti-pacifici...
wheaton80
00sabato 17 agosto 2013 01:10
Vescovo di Assiut:"Il vero Egitto? cristiani e musulmani uniti"
Il vescovo Williams alla Fondazione Pontificia "Aiuto alla chiesa che soffre: " I cristiani pagano il prezzo più alto dopo la fine del governo Morsi". Attacchi alle chiese cristiane, 40 chiese bruciate. Mentre Al-Azhar condanna le violenze

16/08/2013

"È assurdo. Gli islamisti stanno sfogando su di noi la loro rabbia, ma i cristiani non sono stati gli unici a manifestare. Almeno trentatré milioni di egiziani hanno chiesto le dimissioni del presidente Mohamed Morsi". Lo afferma ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, il vescovo copto cattolico di Assiut monsignor Kyrillos William Samaan, protestando così contro gli attacchi alla comunità copta egiziana.

"Sono stati attaccati numerosi edifici religiosi - riferisce il vescovo - e nella città di Sohag, gli estremisti hanno perfino issato una bandiera di al-Qaeda sulla Chiesa di San Giorgio". In questi giorni e in particolare con l'esplosione della violenza dello scorso 14 agosto sarebbero una trentina, secondo Aiuto alla Chiesa che soffre, le chiese attaccate e Assiut è una delle diocesi maggiormente colpite. Gli islamisti hanno distrutto anche il monastero del Buon Pastore, diversi negozi cristiani e la libreria dell'organizzazione protestante Bible Society. Durante gli attentati, comunque, si spiega, tanti musulmani si sono schierati al fianco dei copti e monsignor William coglie in questo gesto di solidarietà un segno di speranza: "Questo è il vero Egitto: cristiani e musulmani uniti".

Il vescovo fa inoltre notare come sia migliorata la situazione dei cristiani dopo la fine del governo Morsi. "Finalmente - afferma - ci sentiamo di nuovo a casa ma abbiamo ancora bisogno che tutti gli egiziani alzino la voce in nostra difesa. Altrimenti tocchera' a noi pagare il prezzo della democratizzazione". Il presule critica duramente i fratelli musulmani per non aver respinto l'invito alla riconciliazione offerto dal nuovo governo. "La Fratellanza - osserva - continua a desiderare uno stato islamico, ma fortunatamente la maggior parte della popolazione non e' affatto d'accordo". Monsignor William mantiene un certo ottimismo anche in merito alla nuova costituzione, sebbene il testo temporaneo varato lo scorso luglio dal presidente ad interim Adly Mansour abbia ricevuto numerose critiche da parte della comunita' cristiana. "I rappresentanti delle nostre Chiese - assicura - continueranno a collaborare alla stesura della nuova Carta e forse stavolta si arriverà finalmente ad una divisione tra stato e religione. Dopotutto è proprio questa mancata separazione l'origine delle nostre sofferenze".

"Ieri notte ci sono state molte manifestazioni dei Fratelli musulmani; c'è stata violenza non solo nelle chiese ma anche nelle istituzioni: sono state incendiate anche stazioni di polizia. 40 chiese - di cui 10 cattoliche e 30 tra ortodosse, protestanti e greco-ortodosse - sono state razziate o date alle fiamme se non addirittura totalmente rase al suolo...". Lo afferma padre Rafiq Greiche, portavoce dei vescovi cattolici egiziani, raggiunto telefonicamente in Egitto da Radio vaticana. "La gente, i cattolici ma anche gli ortodossi e perfino i musulmani, non appena il Papa ha finito di parlare all`Angelus, hanno pubblicato le sue parole ovunque: su tutti i giornali, in tutti i siti web, come se tutti stessero aspettando che il Papa parlasse! In particolare i cattolici hanno sentito che il Papa è vicino a loro, che prega per loro e che cerca di infondere in loro speranza: è quello di cui veramente abbiamo bisogno", afferma il sacerdote. "Mi dispiace tanto dover dire - sostiene padre Greiche - che non sarà molto facile arrivare alla riconciliazione, perché i Fratelli musulmani e tutti i partiti musulmani non si stanno impegnando nella ricerca di una soluzione politica... La gente vuole un Egitto pacifico, mentre un piccolo gruppo sta diffondendo violenza e terrore perfino nei più piccoli villaggi dell`Alto Egitto".

Intanto, l'imam della moschea di al Azhar al Cairo, il più importante centro teologico sunnita, ha condannato "con forza" nel corso del sermone di oggi gli attacchi alle chiese cristiane e "la persecuzione contro i copti", accusati dai Fratelli musulmani di essere stati in prima fila nelle proteste contro il deposto presidente islamico Mohamed Morsi. Il sermone e' stato trasmesso in diretta dalla tv di Stato egiziana.

vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/egitto-egypt-egipt...
wheaton80
00domenica 18 agosto 2013 03:15
Al-Sisi, gli USA hanno tradito l’Egitto

Le false notizie diffuse da al-Jazeera, secondo cui polizia e militari egiziani hanno sparato ai manifestanti, si diffondono a macchia d’olio sui principali media internazionali. Nel frattempo, violenza settaria e massacri di manifestanti, commessi dai Fratelli musulmani, vengono omessi. Allo stesso modo vengono omessi gli assalti con granate contro stazioni di polizia e la morte di 43 poliziotti e soldati. Media occidentali e del Golfo Persico capovolgono la verità. Coprifuoco e stato d’emergenza sono imposti mentre gli islamisti minacciano ulteriori violenze armate. Il comandante militare egiziano al-Sisi sfida gli Stati Uniti, affermando che il popolo egiziano è consapevole che gli Stati Uniti hanno pugnalato alle spalle l’Egitto grazie a Morsi e i Fratelli musulmani. L’Egitto assiste alla nascita di un nuovo Nasser?

Al-Jazeera in un’altra guerra di propaganda. Dopo la Libia e la Siria, il suo nuovo obiettivo è l’Egitto. Giovedì sera il ministero della Sanità egiziano ha riferito di 578 morti e 4201 feriti nelle violenze, finora. Gli scontri sono scoppiati quando la polizia egiziana, sostenuta dai militari, ha sgomberato i campi dei manifestanti pro-Mursi di Rabia al-Adawiya e al-Nahda. Contrariamente alle false notizie di al-Jazeera e altri media del Golfo e filo-occidentali, la polizia non ha usato proiettili veri contro i manifestanti. Il governo egiziano confuta con veemenza tali affermazioni, che si sono diffuse a macchia d’olio presso i media internazionali dopo le prime falsità di al-Jazeera. La notte scorsa, Nsnbc International ha parlato con innumerevoli testimoni oculari che confermano le dichiarazioni del governo, e il fatto che membri armati della Fratellanza musulmana hanno deliberatamente preso di mira manifestanti disarmati e provocato un bagno di sangue con l’intento esplicito di suscitare violenze e la guerra civile. I testimoni oculari che hanno parlato con Nsnbc direttamente dall’Egitto, nel corso della scorsa notte, hanno corroborato i precedenti rapporti di Nsnbc Internazional.

Assalti alle stazioni di polizia, 43 morti e 211 feriti tra le forze di sicurezza. I media mainstream occidentali e del Golfo, in genere omettono o distorcono il fatto che 43 morti e 211 feriti siano poliziotti e militari. Secondo le dichiarazioni del ministro degli Interni egiziano, Ibrahim, le proteste hanno finora provocato la morte di 43 membri delle forze di sicurezza del Paese. 18 poliziotti e 25 soldati sono stati uccisi, mentre 2011 sono stati feriti. Molti di loro gravemente. Granate sparate contro la stazione della polizia di Kerdasa. La stazione di polizia di Kerdaza a Giza è stata attaccata con lanciagranate. Due agenti della polizia sono stati uccisi durante l’attacco. Il ministro degli Interni ha detto: “Molti manifestanti hanno sparato sulle forze di sicurezza dai tetti di al-Rabaa, a Nasr City. Le forze di sicurezza hanno utilizzato esclusivamente gas lacrimogeni per disperdere le proteste“. Anche questa affermazione è stata confermata dai testimoni oculari che hanno chiamato Nsnbc International. Molti testimoni oculari hanno dichiarato che inizialmente sembrava che la polizia sparasse ai manifestanti proiettili veri dai tetti, ma una più attenta analisi ha rivelato che si trattava di gas lacrimogeni lanciati dalla polizia, anche dall’interno del ministero. Un testimone oculare ha detto che l’unica ragione che poteva avere la polizia nell’usare proiettili veri, sarebbe stato rispondere ai cecchini che sparavano contro i manifestanti che volevano andarsene.

La verità capovolta dell’informazione occidentale, del Golfo arabo e dei Fratelli musulmani. La violenza settaria e il comportamento violento e provocatorio degli islamisti aumentavano nelle ultime due settimane. Numerosi cristiani del Sinai sono stati uccisi quando le loro case sono state assaltate e date alle fiamme, e le chiese sono state vandalizzate. Testimoni oculari confermano ampiamente che i media degli emirati ed occidentali capovolgono la verità, come se la violenza sia causata dalla dispersione dei manifestanti. A quanto pare, è accaduto l’opposto, si era reso necessario por fine alle proteste di un mese, a causa dell’incremento quotidiano delle violenze. Il ministro degli Interni ha descritto i manifestanti pro-Mursi come “una banda armata” dicendo che decine di armi sono state confiscate durante la dispersione, tra cui granate, pistole, munizioni e giubbotti antiproiettile. Ibrahim ha aggiunto che almeno sette chiese sono state date alle fiamme dagli islamisti.

Coprifuoco in 12 governatorati. Nuovi sit-in e proteste saranno dispersi in conformità con la legge egiziana. Alla domanda sui nuovi sit-in dei Fratelli Musulmani, il ministro dell’Interno ha detto che altri assembramenti saranno dispersi in conformità con la legge. Il Primo ministro ad interim dell’Egitto, al-Beblawy, ha ribadito che il coprifuoco è stato imposto e che durerà per il prossimo mese, o fino a nuovo avviso, nei governatorati di Cairo, Giza, Alessandria, Banif Suef, Minya, Assiut, Sohag, Behira, Sud Sinai, Nord Sinai, Suez e Ismailia. Al-Beblawy ha sottolineato che chiunque violi il coprifuoco, imposto dalle 19:00 alle 06:00, sarà arrestato.

Al-Beblawy difende la decisione di disperdere i manifestanti. Una decisione difficile ma necessaria. Il Primo ministro ad Interim egiziano, Hazim al-Beblawy, ha difeso l’intervento dello Stato nel por termine ai sit-in pro-Mursi, dicendo che era necessario per ripristinare la sicurezza. Mercoledì sera, al-Beblawy si era rivolto alla nazione dalla TV, in quelle che ha definito “parole dettate dal cuore” ammetteva che la decisione di disperdere i manifestanti era stata difficile. Al-Beblawy ha detto: “Come governo, rispettiamo il diritto alla protesta pacifica. Ma in tutti i Paesi del mondo, i diritti sono rispettati finché vi è il rispetto per i diritti altrui, e questo si ottiene attraverso lo Stato di diritto. Come Stato, siamo in una situazione in cui non possiamo accettare tale metodo di protesta. Inoltre, abbiamo dato la possibilità di una riconciliazione, anche con una mediazione internazionale, al fine di avere la democrazia in futuro. Ma non c’è stato alcun rispetto per il diritto di protesta pacifica. Abbiamo rispettato i sentimenti degli egiziani per il Ramadan e l’Eid, ma poi lo Stato è dovuto intervenire per ripristinare la sicurezza degli egiziani. La dispersione del sit-in doveva applicarsi”.

Al-Beblawy ha sottolineato che l’autorizzazione a disperdere le proteste era stata data molto tempo prima, ma che si era cercato di dare una chance ai negoziati. Ha anche sottolineato il crescente livello di violenza nel Paese. Infine, al-Beblawy ha elogiato il ministero degli Interni, dicendo: “Abbiamo chiesto alla polizia di trattenersi il più possibile. La prima fase è adempiuta, ma con il caos attuale lo Stato deve intervenire con procedure eccezionali“. Ritorno alla democrazia, uno Stato egiziano né religioso né militare. Per quanto riguarda il ritorno a un governo democraticamente eletto, al-Beblawy ha detto che il governo ad interim porta avanti la tabella di marcia e desidera stilare una nuoca costituzione che porti ad uno Stato che non sia né religioso né militare.

Al-Baradai si dimette e al-Sisi paragonato a Nasser. Il Vicepresidente per gli Affari Internazionali, al-Baradai, che secondo molti analisti era stato nominato per placare l’amministrazione degli Stati Uniti, si è dimesso dicendo che si sarebbe potuto ancora trovare una soluzione politica, invece di disperdere i manifestanti. Molti analisti ed esperti in affari egiziani ritengono che l’addio di al-Baradai sia dovuto al suo licenziamento da parte di al-Sisi, piuttosto che dalle sue dimissioni. Il comandante delle Forze Armate dell’Egitto, Abdel Fatah al-Sisi, è sempre più percepito come un nuovo Nasser. Al-Sisi è un nazionalista e sostiene un Egitto che supporta l’indipendenza e la giustizia sociale. Inoltre, al-Sisi è ben consapevole del fatto che il “problema dei Fratelli musulmani” in Egitto e il loro tentativo di stabilire una dittatura di fatto in Egitto, abbiano avuto piena benedizione e sostegno dagli Stati Uniti. In un’intervista con Larry Wayman, al-Sisi ha sottolineato che il popolo egiziano è consapevole del fatto che gli Stati Uniti hanno pugnalato alla schiena l’Egitto tramite i Fratelli Musulmani e Mursi. Secondo molti analisti, al-Sisi potrebbe essere, se giocasse le sue carte con saggezza, l’uomo che passando dalla carriera militare a una politica unirebbe la nazione e la ri-orientarebbe verso una più stretta alleanza con la Russia e la Cina. In tal caso, l’Egitto potrebbe diventare il sesto membro dei BRICS e potrebbe anche evitare di divenire una pedina geopolitica dei globalisti occidentali e del FMI, che verrebbe utilizzata in avventure militari contro l’Etiopia.

Christof Lehmann (Nsnbc)
17 agosto, 2013
aurorasito.wordpress.com/2013/08/17/al-sisi-gli-usa-hanno-tradito-...
wheaton80
00lunedì 19 agosto 2013 02:34
Prove generali di finte stragi in Siria ed Egitto



Hollywood e Cinecittà, pescate in Medio Oriente... Lì sì che ci sono grandi attori che aspettano solo un'occasione ;)
wheaton80
00lunedì 19 agosto 2013 02:58
Egitto, intervista a Padre X: "L'Occidente non ha capito nulla, l'esercito difende il popolo"

Un Paese che rischia la guerra civile, una minoranza violenta che non accetta di aver perduto il potere, bande armate pronte a ogni devastazione e l’Occidente che come al solito non capisce e non si schiera con la maggioranza pacifica della popolazione che vuole una transizione verso la democrazia. Ecco l’analisi controcorrente dal Cairo di padre X, islamista e profondo conoscitore della realtà egiziana (non facciamo il suo nome per motivi di sicurezza personale).

Cosa sta succedendo in Egitto, padre?
Quello che l’informazione occidentale deviata non racconta.

In che senso?
Si parla solo dei Fratelli musulmani e non di tutto il resto. Di quello che è successo prima e dopo.

Al Cairo e non solo è in corso uno scontro armato tra la fratellanza e l’esercito. Di questo si parla adesso.
Voluto da chi? Non ve lo siete domandati? Scrivete di golpe militare in una maniera molto superficiale. Non avete visto che trenta milioni di egiziani sono scesi per tre volte in piazza per chiedere il cambiamento? L’esercito sta facendo la sua parte per salvare il paese dalla devastazione. E la legittimità sta con quel popolo, pacifico.

Non era legittima anche la vittoria di Morsi?
Era un cinquantuno per cento molto discutibile. Comunque, quando un presidente diventa un dittatore, secondo voi rimane legittimo?

Lei parla dei Fratelli musulmani come di una minoranza.
Ma certo. Hanno vinto, poi hanno preso delle misure che hanno ribaltato tutto. Una costituzione approvata dal 16 per cento della popolazione è ridicola. Infatti il paese stava andando verso una dittatura che aveva completamente cancellato ogni possibilità di opposizione.

Illegittima dal punto di vista dei numeri, questo sta dicendo?
Dal punto di vista di qualsiasi legge internazionale. L’Occidente sta dimostrando di non avere alcun senso della democrazia, a cominciare dagli Stati Uniti. Perché è evidente che quando un presidente diventa un dittatore è delegittimato.

Quindi le prese di posizione a favore dei Fratelli musulmani da parte di Obama, dell’Unione europea e delle monarchie del Golfo secondo lei sono mosse superficiali?
Io non so cosa ci sia dietro. Forse dei grossi interessi. Lo dicono tutti.

O la paura di inimicarsi quelli che potrebbero vincere?
Non so. Non mi interessa. Io valuto quello che vedo. E quei trenta milioni di egiziani in piazza per tre volte contro un presidente che aveva avocato a sé tutti i poteri sono un fatto incancellabile. Quindi, onore a quel popolo che ha saputo dimostrare il proprio dissenso senza alcuna forma di violenza.

Si rischia una guerra civile?

Certo, hanno tirato di proposito la corda con l’obiettivo di andare allo scontro in piazza. La violenza è venuta solo dall’altra parte.

Dai Fratelli musulmani.
Leggo i giornali e sembra che qui l’esercito si diverta a massacrare la gente. È una descrizione della situazione assolutamente abnorme. Nel ponte qui vicino stanno cercando di fermarli perché sono dei devastatori. Hanno bruciato case, biblioteche, ministeri… ma non lo vedete?

Rischiano molto i cristiani in questo momento?

Questo non è un movimento pacifico, ma lo si sapeva. E si sapeva anche che c’erano bande pronte a tutto. Che, come al tempo delle nostre dittature, ora spargono il terrore tra la gente. Chiese o moschee non fa differenza.

C’è una via d’uscita?
Lo spero. Spero che ci sia ancora gente di buona volontà che abbia il coraggio di prendere in mano le redini del Paese. Civili, tecnici, uomini e donne che hanno a cuore le sorti di questo meraviglioso Paese. I segnali ci sono, e la spaccatura all’interno della fratellanza che ha generato il movimento dei Fratelli senza violenza lo dimostra.

Ma El Baradei perché non ce l’ha fatta?

Ah, questo non lo so. Affari suoi.

Quanti sono i Fratelli musulmani?
Difficile dirlo. Quando hanno vinto le elezioni politiche erano il sessanta per cento, adesso posso rispondere che con la loro politica dittatoriale sono stati capaci di far scendere in piazza trenta milioni di oppositori.

Ci sono forze esterne che vogliono il caos?

Ci sono, qui e in tutto il Medio Oriente.

Qualcuno dice che quello che sta succedendo è il trionfo di Mubarak.
I dittatori dicono sempre così.

Riesce a girare tranquillamente per il Cairo, padre?

No, ora no. Ma la gente ha bisogno di lavoro e la mattina il traffico riprende per forza di cose. Sono due anni che questo paese è in ginocchio.

Fino a che punto possono stare tranquilli gli stranieri?
Eh, beh… siamo ancora alla mercè di queste bande armate che possono fare quello che vogliono.

C’è qualcosa che vuole aggiungere, padre?

Non a lei. È alla Bonino che mi piacerebbe dire due parole…

Andrea Purgatori
18/08/2013
www.huffingtonpost.it/2013/08/17/egittointervistapadrexoccidenteesercito_n_3773101.html?utm_hp_r...
wheaton80
00lunedì 19 agosto 2013 03:24
Pagina Facebook "La verità sull'Egitto dopo il 30 giugno"

www.facebook.com/pages/La-verit%C3%A0-sullEgitto-dopo-il-30-giugno/4894974...

wheaton80
00martedì 20 agosto 2013 15:31
Egitto, arrestato il leader dei Fratelli Musulmani


Mohamed Badie

La guida suprema dei Fratelli Musulmani, Mohamed Badie, è stata arrestata al Cairo all'alba di martedì 20 agosto. Badie, 70 anni, ha riferito il ministero dell'Interno, è stato catturato nell'area della piazza di Rabaa al-Adawiya, epicentro della protesta islamista repressa nel sangue dal regime dei militari. A luglio era stato accusato di aver istigato all'uccisione dei manifestanti: assieme ai suoi due vice, dovrà affrontare un processo a partire dal prossimo 25 agosto. La procura generale egiziana ha stabilito 15 giorni di carcerazione preventiva per Badie. Uno dei figli, di Badie, il 38enne Ammar, era stato ucciso tre giorni fa nel corso degli scontri, nei quali sono morti complessivamente quasi 900 persone. Nel blitz è finito in manette anche il portavoce dell'Alleanza delle formazioni pro-Morsi Youssef Talaat. Gli arresti arrivano il giorno dopo la strage di poliziotti avvenuta nel Sinai. Intanto, secondo la Reuters, nella giornata di mercoledì la Corte esaminerà la petizione per la possibile scarcerazione dell'ex rais Hosni Mubarak. Sempre domani, mercoledì 21, si terrà un nuovo vertice Ue per affrontare la crisi nel Paese nordafricano.

20 agosto 2013
tg24.sky.it/tg24/mondo/2013/08/20/egitto_arrestato_leader_fratelli_musulm...
wheaton80
00martedì 20 agosto 2013 21:09
Sono stati i Fratelli Musulmani a uccidere i giornalisti: gravissima denuncia del Presidente della Stampa Estera al Cairo
20/08/2013

Il Presidente dell'Associazione della Stampa Estera al Cairo, il giornalista tedesco Volkhard Windfuhr, ha accusato i Fratelli Musulmani – qualificandoli sarcasticamente come “i sedicenti manifestanti pacifici” - di essere i responsabili dell'uccisione dei giornalisti che svolgevano la loro attività nel corso degli scontri tra l'Esercito e i miliziani islamici. Windfuhr è categorico: i giornalisti “non sono stati delle semplici vittime del caos o di un normale scambio di fuoco, ma gli hanno sparato addosso in modo intenzionale”. “Io stesso oggi sono fortunatamente sfuggito per un soffio al fuoco di un cecchino sul Ponte 15 maggio nel quartiere di Zamalek” - afferma Windfuhr - Il criminale non era assolutamente un poliziotto”.

Il 14 agosto sono stati uccisi quattro giornalisti nel corso degli scontri esplosi al Cairo nei quartieri di Rabaa Al Adaweya e di Al Nahda. Si tratta del britannico Mick Dean di SkyNews, e di tre giornalisti egiziani: Habiba Ahmed della Revue Express di Dubai, Ahmed Abdel Gawad del quotidiano filo-governativo al Akhbar, Mosaab el Shami fotografo del sito Rasd. In un messaggio postato su Facebook Windfuhr, dopo aver esplicitamente condannato i Fratelli Musulmani come dei criminali, denuncia la stampa internazionale che a suo avviso non ha finora garantito una copertura giornalistica corretta e “adeguata”. Windfuhr è un arabista, esperto del Medio Oriente, corrispondente del settimanale Der Spiegel. Questa è la traduzione del testo in inglese postato su Facebook (potete vedere l'immagine nell'allegato):

Avviso del Presidente dell'Associazione della Stampa Estera al Cairo
Cari colleghi dell'Associazione della Stampa Estera al Cairo, senza schierarmi nel conflitto interno, considero che sia mio dovere rendere i nostri membri consapevoli del crescente reale pericolo per la nostra attività giornalistica e anche per la nostra vita. Purtroppo alcuni dei nostri colleghi sono caduti vittime di attacchi fatali. Non sono stati delle semplici vittime del caos o di un normale scambio di fuoco, ma gli hanno sparato addosso in modo intenzionale. Non sono stati né gli agenti della Polizia o l'Esercito, ma i sedicenti “manifestanti pacifici”. Io stesso oggi sono fortunatamente sfuggito per un soffio al fuoco di un cecchino sul Ponte 15 maggio nel quartiere di Zamalek. Il criminale non era assolutamente un poliziotto e possono testimoniare il fatto dei comuni cittadini egiziani che si trovavano sul luogo.

Non mi trovavo lì per attività giornalistica, ma ero semplicemente diretto a un caffè per incontrare degli amici. E' scandaloso ciò che commettono questi violenti “manifestanti”. Attaccano la gente all'improvviso, attaccano il proprio Stato, attaccano gli edifici pubblici e un ancor più cospicuo numero di chiese, negozi e case dei cristiani. Non è mio compito come Presidente dell'Associazione della Stampa Estera tediarvi con delle analisi politiche, ma si sento costretto dalla mia coscienza e dall'etica professionale di esprimere la mia ferma disapprovazione per il fatto che la guerra che i “manifestanti” combattono contro lo Stato che ci ospita solo raramente viene trattata dai giornalisti in modo adeguato. Ma non è mai tardi. Fate attenzione!

Il Presidente Volkhard Windfuhr



tahrirnews.com/news/view.aspx?cdate=18082013&id=97629405-9592-4dd6-bba8-7f44...
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00mercoledì 21 agosto 2013 17:50
Egitto, continuano arresti di esponenti della Fratellanza


Safwat Hegazi


Murad Ali

EGITTO – Le autorità egiziane hanno annunciato l'arresto di Safwat Hegazi, uno dei Fratelli musulmani più ricercati dalle forze di sicurezza. Noto per i suoi infiammati comizi a piazza Rabaa, per i quali è accusato di incitamento alla violenza, è stato catturato la notte scorsa nella località di Marsa Matruh, al confine con la Libia, dove voleva mettersi in salvo. Preso anche Murad Ali, portavoce dell'Fjp, braccio politico della Fratellanza, che voleva imbarcarsi all'aeroporto internazionale del Cairo in direzione Roma, dopo essersi tagliato barba e indossato jeans. Nei loro confronti le autorità avevano spiccato un mandato di arresto a luglio. Intanto, Mohamed Badie, guida dei Fratelli musulmani arrestata la scorsa notte, fa sapere che "continuerà la sua lotta pacifica fino a raggiungere gli obiettivi della rivoluzione del 25 gennaio"; "Gli arresti e la disinformazione non fermeranno il popolo, che non cederà mai", recita un comunicato della Fratellanza.

di Francesca Galasso
21/08/2013
www.julienews.it/notizia/dal-mondo/egitto-continuano-arresti-di-esponenti-della-fratellanza/312319_dal-mond...
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00venerdì 23 agosto 2013 12:40
Egitto: prolungata detenzione di Badie leader dei Fratelli Musulmani, arrestato anche Hassan al Prince


Hassan el Prince

Il Cairo, 23 agosto 2013 - (Agenzia Nova) - La procura egiziana ha deciso di prolungare di 15 giorni la detenzione del leader e guida suprema dei Fratelli musulmani Mohamed Badie, essendo state formulate contro di lui nuove accuse, tra cui l’istigazione all’omicidio e alla tortura nei campi che hanno ospitato i sit in a sostegno del presidente destituito Mohamed Morsi. Lo riferisce il sito arabo “al Ahram”. Badie è accusato anche di analoghi reati nel corso delle proteste del dicembre 2012. Il processo nei suoi confronti e nei confronti di due suoi vice inizierà il 25 agosto. Intanto ieri, come riferito dall’agenzia Mena, è stato arrestato anche Hassan el Prince, membro del partito Libertà e Giustizia, vicegovernatore della provincia di Alessandria, deputato al disciolto parlamento, eletto nel 2011.

agenzianova.com/a/5217223c5fb8d1.40481337/739709/2013-08-23/egitto-prolungata-detenzione-di-badie-leader-dei-fratelli-musulmani-arrestato-anche-hassan-a...
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00venerdì 23 agosto 2013 13:05
Il Cairo, il racconto di Amira: "L'esercito ci sta difendendo dai terroristi della Fratellanza"
Una testimone spiega com'è vivere nella capitale egiziana nei giorni del coprifuoco:"Qui è l'inferno, ma la vita continua. I militari stanno provando a riportare l'ordine"

L'arresto di Mohamed Badie, leader dei Fratelli musulmani, non fa sperare in una soluzione imminente della crisi in corso. Così la vita quotidiana al Cairo rimane sospesa: parla il linguaggio della guerriglia e segue le regole del coprifuoco.

Tgcom24 ha raccolto la testimonianza di Amira, una 36enne di famiglia egiziana che vive a Milano sin da bambina, ma adesso si trova nella città degli scontri. Ha studiato Scienze politiche in Statale e si occupa di rapporti commerciali tra il suo paese attuale e quello di origine. Suo padre è stato tra i primi egiziani a trasferirsi in Italia alla fine degli anni Settanta e la sua famiglia è oggi ben integrata.

Cos'è cambiato nella vita quotidiana dei cittadini del Cairo? Quali sono state le regole del coprifuoco? Che cosa non hai potuto fare in questi giorni?
Durante i 45 giorni di raduno a Rabha El Adaweia, molti telefonavano alle trasmissioni televisive e raccontavano che gli integralisti entravano nelle loro case con la forza, magari a un metro dal presidio, per lavarsi e nutrirsi. Le persone inizialmente avevano timore a uscire perché temevano di essere aggredite dagli insorti, per strada. Questi, a differenza di ciò che dicono i telegiornali mondiali, inclusi quelli italiani, possiedono armi e coltelli con cui vanno in giro a sparare senza fare distinzioni. Da quando c'è il coprifuoco, gli egiziani sono costretti a rimanere in casa dalle 19 alle 6. Così gli esercizi commerciali non possono lavorare dato che qui molti negozi sono aperti fino a mezzanotte. Per quello che mi riguarda, dal 14 agosto non sono mai uscita di casa se non domenica scorsa per un quarto d'ora e il lunedì seguente insieme a mio cugino.

Perché l'esercito spara senza pietà sui pro Morsi?
Vi prego, non dite che l'esercito spara sugli indifesi perché non è così. Polizia ed esercito stanno proteggendo il Paese dagli integralisti che vanno in giro a distruggere scuole, edifici di istituzioni e chiese. Ormai siamo noi egiziani a chiedere e sperare che la polizia apra il fuoco davanti ai terroristi che seminano disordine e paura.

Perché sostieni che i media occidentali stanno raccontando i fatti in maniera distorta?
I Fratelli musulmani sono un'associazione a delinquere finanziata principalmente dal Qatar, paese che è proprietario del canale televisivo Al Jazeera. Questo network ha trasmesso filmati e notizie completamente falsi, facendo apparire polizia ed esercito egiziano come carnefici senza anima. Non è assolutamente così. Polizia ed esercito stanno solo fornendo sicurezza al Paese e rispondono al fuoco nemico solo se costretti, non di propria iniziativa.

Facciamo un passo indietro, come avevi accolto l'occupazione di piazza Tahrir e le dimissioni di Mubarak?
La notizia l'ho appresa da mio papà che segue la televisione egiziana dall'Italia: mi ha sorpresa molto. Il popolo egiziano si era radunato in piazza Tahrir il 25 gennaio del 2011 per indurre Mubarak a dimettersi. In effetti lui ha lasciato dopo 18 giorni, l'11 febbraio, consigliato anche dal presidente Obama.

Come ha accolto la deposizione di Morsi? Perché era stato osannato come il liberatore neanche un anno fa e in pochi mesi è diventato un nemico da eliminare?
Sapevo che Morsi non sarebbe restato a lungo al potere. Non è una persona carismatica o un leader. In più non ha realizzato alcun miglioramento per la popolazione nell'anno in cui è stato al potere. Poi, alla fine del 2012, con un decreto si è attribuito amplissimi poteri per rendere non impugnabili i suoi decreti presidenziali. Devo dire che è stata una mossa astuta. Morsi, appoggiato dal partito dei Fratelli musulmani, è riuscito a ricevere molti voti letteralmente "pagando" gli elettori. Mi riferisco a quegli egiziani in stato di povertà ai quali è stato dato un piccolo aiuto economico o cibo in cambio del voto. È così che i Fratelli musulmani hanno vinto le elezioni supportati da Obama.

Che cos'è successo la scorsa settimana?
Dopo i 45 giorni dell'occupazione dei Fratelli musulmani a El Nahda e Rabha El Adaweya, il Governo ha consigliato loro di sciogliersi e, incassato il rifiuto, la mattina del 14 Agosto la polizia è intervenuta: inizialmente esortando i manifestanti a uscire pacificamente (molte donne e i bambini si sono arresi) e poi coi bulldozer che hanno buttato giù il muro creato dagli insorti che alla fine hanno aperto il fuoco contro la polizia. Questa ha prima lanciato gas lacrimogeni e poi ha sparato. Durante queste due operazioni sono morti sia agenti sia manifestanti.

È in corso una censura? Internet e il telefono funzionano regolarmente?
Nessuna censura da parte del Governo egiziano, anzi, trasmettono tutti i video che condannano gli integralisti e che mostrano la verità. Internet e il telefono funzionano regolarmente.

Gli sconti sono accaduti vicino casa tua?
Dopo che la polizia ha sgomberato Rabha El Adaweya, gli integralisti si sono rifugiati in una moschea relativamente vicina a casa mia, ma per fortuna la polizia è riuscita a sgomberarli anche da lì.

I voli per l'Italia sono ripresi? Pensi di poter rientrare regolarmente a Milano?
I voli per l'italia non sono mai stati del tutto sospesi, Alitalia e Meridiana hanno confermato che i voli per l'Egitto sono e saranno regolari. Quindi sì, rientrerò a Milano a fine mese. Controllerò nei prossimi giorni se i voli resteranno regolari.

Conosci dei ragazzi che sono scesi in piazza pro o contro Morsi?
Sì, i miei cugini sono scesi in piazza contro Morsi il 30 Giugno. Per fortuna non conosco nessuno che abbia manifestato per Morsi.

Qual è il tuo umore e quello della tua famiglia in questo momento?
Io, la mia famiglia e i miei parenti siamo arrabbiati e speriamo che tutto torni alla normalità il prima possibile perché quello che sta succedendo non è giusto.

Ci sono stati dei momenti in cui avete avuto paura?
La paura c'è sempre. I Fratelli musulmani non hanno cuore e non possono essere considerati musulmani. Uso una parola forte, ma per me è così: sono animali che aggrediscono senza motivo. In questi giorni hanno assaltato diversi commissariati di polizia uccidendo gli agenti che si trovavano al loro interno e da ultimo hanno ucciso 25 reclute militari (21 anni circa) che tornavano a casa. Li hanno fatti scendere dai pullmini, li hanno fatti sdraiare per terra a pancia in giù e hanno loro sparato alla nuca. Ma come si fa a fare una cosa del genere? E queste sarebbero le persone che vorrebbero governare l'Egitto?

Conosci delle famiglie che hanno perso qualcuno negli scontri?
No, personalmente non conosco nessuna famiglia che ha perso cari durante queste guerriglie.

Che cosa ti aspetti che succederà nei prossimi giorni?
Purtroppo non sono molto fiduciosa, ma spero che il generale Sisi insieme al Governo provvisorio riesca a trovare una soluzione a quello che sta succedendo.

Giuliana Grimaldi
www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1112739/il-cairo-il-racconto-di-amira-l-esercito-ci-sta-difendendo-dai-terroristi-della-fratellanz...
wheaton80
00lunedì 2 settembre 2013 12:58
La tragedia egiziana spiegata da un cittadino egiziano che vive in Italia
Intervista a Mohamed Ashmawi a cura di Domenico Ciardulli



Mohamed, 58 anni, vive in Italia dal 1977. Conosce 3 lingue e svolge occasionali incarichi di interpretariato in lingua araba in alcune trasmissione televisive. Lo abbiamo incontrato in un bar di via Napoleone III a Roma e gli abbiamo chiesto di descriverci dal suo punto di vista cosa sta succedendo in Egitto. Condivisibili o meno, le opinioni nette e crude di Mohamed sembra rispecchino il pensiero di decine di milioni di cittadini egiziani.

Buon giorno Mohamed! Grazie per aver accettato questo incontro. Potrebbe iniziare spiegandoci chi sono i Fratelli Musulmani?
I fratelli Musulmani, sono una organizzazione politica islamista internazionale istituita nel 1928 dall’egiziano Hassan El Banna, di carattere violento (basti vedere il loro logo, dove in alto c’è il Corano, al centro due spade e in basso la parola arabo (Preparate), che è l’inizio del versetto 60 della VIII Sura del Corano che recita (Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati, per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati). Quindi il loro slogan è:“Dio è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. Il jihad “doveroso impegno” è la nostra via. Morire nella via di Dio è la nostra suprema speranza”. Loro si oppongono alla secolarizzazione delle nazioni islamiche, e rifiutano l’influenza occidentale. Per arrivare alle loro finalità si impegnano settori della politica tradizionale, della sanità, dell’insegnamento (educazione secondo l’Islam) e le opere sociali. Ha sempre lavorato per la islamizzazione delle società, la diffusione dall’alto acquisendo potere politico da una parte e una dal basso da nuclei dalla forte islamizzazione attraverso le moschee.

Negli anni 60 qual’è stata la linea del Presidente Nasser nei confronti dei Fratelli Musulmani?
Negli anni sessanta, Nasser ha sciolto l’associazione e fece arrestare, torturare e giustiziare alcuni di loro.

E dopo? con il Presidente Sadat cosa è successo?
Anche sotto Sadat, nonostante una sua apertura nei loro confronti, hanno scelto la lotta armata, fino ad uccidere Sadat nel 1981, senza che questo porti alla caduta del regime.

Quindi vuole dire che lo “sdoganamento” istituzionale è avvenuto solo con il Presidente Mubarak?
Solo con Mubarak, dall’inizio degli anni ottanta, hanno partecipato alle elezioni politiche in alleanza con i partiti laici di opposizione. Dopo Mubarak continuano ad avere un ruolo importante nel panorama religioso e politico del Paese. Le manifestazioni violente a sostegno del deposto Presidente islamista Morsi, mostrano il volto più estremista dell’organizzazione che, sostenendo pienamente l’ex Presidente, ha favorito una deriva estremista dello Stato Egiziano, deriva non completata grazie al tempestivo intervento dei militari che hanno costretto Morsi alla deposizione. Il sostegno dell’Occidente, in testa gli USA, ai Fratelli musulmani evoca nella mente di tanti egiziani il famoso complotto Israelo-occidentale contro l’Egitto e tutto il mondo arabo-islamico, per formare il cosiddetto “ Medio oriente allargato”, composto da tanti piccoli stati che girano nell’orbita occidentale.

Ci spieghi un pò meglio, sempre dal tuo punto di vista, questa trama internazionale approfondendo i rapporti con Hamas e con Al Fatah
I leader di Hamas che governano Gaza, a differenza di Al Fatah (in Cisgiordania), sono seguaci dei Fratelli Musulmani (FM). L’ex presidente Morsi (che ha avuto ottimi rapporti con gli USA come molti leader del FM), ha avuto ottimi rapporti con Hamas, aprendo le frontiere tra Gaza e l’Egitto, con il consenso di Israele, e quindi Hamas non ha piu’ sparato missili verso Israele da quando Morsi ha preso il potere in Egitto. Si dice che il piano Israelo-USA-Hamas, prevedeva la cessione di parte dell’Egitto (nel Sinai) ai palestinesi, cosi’ possono lasciare la terra della Palestina (o parte di essa) agli israeliani dove continuano a tutt’oggi a costruire case non curando delle contestazioni (soft) da parte dell’UE e (molto soft) da parte degli USA (dove governano in effetti le lobbies ebraiche). Quindi Hamas, con la caduta di Morsi, sta combattendo a fianco dei FM contro l’esercito egiziano nel Sinai e non solo. Infatti, le forze di sicurezza egiziane, dopo lo sgombero delle 2 piazze, hanno arrestato alcuni membri di Hamas. Hanno armi automatiche importate dall’estero attraverso la Libia o dal Mar rosso…ecc. Sotto il palcoscenico di Piazza Raba Al Adawiya, dove erano accampati FM, la polizia ha trovato 12 salme nei loro sudari, di persone uccise dopo torture. Erano morti da alcuni giorni prima dello sgombero (coperti di ghiaccio). In alcune bare c’erano armi e munizioni. Questo ci fa capire il livello di violenza che esercitano per il potere politico-religioso.

Dalla caduta di Morsi è stata molto usata la parola “golpe”. Secondo lei si tratta di un vero e proprio “golpe militare”?
L’Occidente continua a considerare quello che è successo un semplice “golpe”, ma in verità non lo è. Trenta milioni di egiziani avevano manifestato per oltre un mese contro l’islamizzazione dello Stato, che, in un anno, ha trasformato la società in una specie di Afghanistan, uomini barbuti e donni coperte con il Niqab (somiglia al Burga), dove si parla poco di economia e commercio e molto di più di religione. L’esercito ha fatto il suo dovere per proteggere il popolo, poi dopo la formazione di un governo tecnico provvisorio, l’esercito ha lasciato tutto al governo. I Fratelli Musulmani hanno diviso la società in Buoni (religiosi) e cattivi (laici).

Pensa che potrà avere fine questa tragedia egiziana? Si fermerà questo bagno di sangue?

Sono convinto che ci sia un disegno straniero per un “controllo” dell’Egitto. Forse fa comodo che nel medio oriente ci siano tanti piccoli stati instabili e a sviluppo limitato. Ma l’Egitto è un paese che ha un grande potenziale di sviluppo economico, turistico e scientifico. Sono ottimista, il mio paese saprà risollevarsi da questa tragedia, saprà non farsi relegare nella sudditanza verso altri paesi e saprà riprendersi la propria dignità e il ruolo che gli spetta in questo terzo millennio.

Grazie Mohamed per questa intervista. In bocca al lupo!

17 agosto, 2013
www.reset-italia.net/2013/08/17/la-tragedia-egiziana-spiegata-da-un-cittadino-egiziano-che-vive-in-italia/#sthash.YvgjAFJY.Qw3ge...
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00sabato 7 settembre 2013 17:08
Egitto: arrestati cinque leader Fratelli Musulmani


Mohsen Radi

Il Cairo, 6 settembre 2013 - (Adnkronos/Aki) - Le autorita' egiziane hanno arrestato altri cinque leader dei Fratelli Musulmani. Lo rende noto Magdi Qurqur, figura di spicco dell'Alleanza Nazionale per la difesa della Legittimita', all'agenzia di stampa 'Anadolu'. In particolare il presidente del Partito di Liberta' e Giustizia nella provincia di Qalioubiya Mohsen Radi e' stato arrestato nella casa di sua figlia a est del Cairo a Nasr City. L'accusa nei suoi confronti e' di "incitamento alla violenza" in relazione ai recenti scontri che si sono registrati a Qalioubiya. Altri quattro leader dei Fratelli Musulmani sono stati arrestati nella provincia di Beni Sueif a sud del Cairo dopo che le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nelle loro abitazioni. Tra loro e' stato arrestato anche Mohamed Marzouq, capo del sindacato locale degli ingegneri.

www.liberoquotidiano.it/news/1305794/Egitto-arrestati-cinque-leader-Fratelli-Musulm...
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00giovedì 19 settembre 2013 01:38
Divieto ai capi dei Fratelli di disporre dei propri soldi e delle proprietà immobiliari

al Hayat - La magistratura egiziana ha confermato, martedì, la decisione del Procuratore generale di proibire ai leaders della Confraternita dei Fratelli Musulmani così come a quelli a capo delle correnti islamiste di disporre liberamente dei propri soldi. La Corte penale del Nord del Cairo ha deciso, durante una seduta che si è tenuta oggi nella sede dell’Accademia di polizia a New Cairo, presieduta dal consigliere Shaban al Shami, di appoggiare la proposta del Procuratore generale Hisham Barakat, di proibire a chi era a capo della Fratellanza Musulmana, da Mohammed Badie al suo Vice Khairat Al-Shater, dal leader del partito “libertà e giustizia”, al braccio politico del gruppo Saad Katatni, di disporre dei propri soldi così come delle proprietà immobiliari. E’ stato inoltre deciso di tenere sotto controllo 22 capi della Fratellanza nonché di correnti islamiche, tra cui spicca il nome di Hazem Abu Ismail, e due eminenti membri della Fratellanza, Mohamed El-Beltagy, e Essam el-Erian, così come l’ex procuratore generale Mohammed Mahdi Akef e i due capi del gruppo islamico Assem Abdel Majid, e Tarek Al-Zomor. E’ da notare che i capi dei gruppi islamici sopracitati si trovano attualmente in custodia preventiva. Non solo. Centinaia di dirigenti e di capi facente parte di correnti islamiste nella maggior parte delle province sono stati accusati di incitare alla violenza e di finanziamenti illeciti volti a contrastare le autorità e a ledere le istituzioni pubbliche e private.

Marco Pieranelli
17/09/2013

Fonte: Arab Press
www.facebook.com/POLITICA.EGITTO?ref=stream&hc_locatio...
wheaton80
00lunedì 23 settembre 2013 22:44
Egitto, Fratelli musulmani messi al bando. Tribunale ordina la confisca dei beni
La sentenza arriva a seguito di un'azione legale avviata da avvocati del partito di sinistra Tagammu, il quale accusa la Fratellanza di essere un gruppo "terroristico" e di "sfruttare la religione in slogan politici". Il legale della Confraternita, Ali Kamal, ha annunciato che farà ricorso

23 settembre 2013

IL CAIRO - La Corte del Cairo per le questioni urgenti ha messo al bando i Fratelli musulmani e ha ordinato che tutti i beni del gruppo siano confiscati. Secondo la tv di Stato egiziana l'ordine è stato emesso oggi ma era stato già annunciato il 6 settembre e anticipato dal quotidiano 'Al Akhbar'. La giustizia egiziana ha deciso anche la chiusura di tutte le sedi della confraternita e "qualunque istituzione che ne derivi oppure riceva assistenza finanziaria da esso". Il tribunale, il cui ordine è stato diffuso dall'agenzia di stampa ufficiale Mena, ha ordinato "la confisca di tutti i soldi, beni e immobili del gruppo" e ha suggerito che il governo crei una commissione indipendente per gestire il denaro del movimento finché non saranno emessi ordini finali della Corte. Il tribunale non ha per il momento pubblicato le motivazioni della sentenza, che arriva a seguito di un'azione legale avviata da avvocati del partito di sinistra Tagammu, il quale accusa la Fratellanza di essere un gruppo "terroristico" e di "sfruttare la religione in slogan politici".

In alcuni altri tribunali sono depositate simili denunce contro il movimento islamico. Già in passato la Fratellanza era stata oggetto di ricorsi, che nel tentativo di vietarne le attività, sostenevano che non rispondesse ai requisiti della legge sulle ong. Per questo nel marzo di quest'anno, quando Mohammed Morsi era ancora presidente, la confraternita ha ottenuto lo status di associazione. Il legale della Confraternita, Ali Kamal, ha annunciato che farà ricorso davanti alla corte d'appello. I Fratelli musulmani "sono rimasti e rimarranno malgrado i tentativi di regimi fascisti di eliminarli. La dissoluzione non avrà effetti sull'organizzazione", scrive l'account Twitter in inglese della Fratellanza. I Fratelli musulmani "sono parte integrante della società egiziana e decisioni della magistratura corrotte e motivate politicamente non possono cambiare questo". Il movimento venne fondato da Hasan Al Banna nel 1928 con l'obiettivo di ricondurre l'islam al centro della vita politica e sociale dei Paesi arabi.

Ma in poco tempo, da associazione caritatevole divenne sempre più politicizzata, prendendo parte anche alla lotta per l'indipendenza egiziana fino al colpo di Stato del 1952. Perseguitata e bandita da Gamal Abdel Nasser, la Confraternita proseguì la sua azione nella clandestinità anche in altre nazioni islamiche, scivolando però su posizioni radicali fomentate dal nuovo ideologo del movimento Sayyd Qutb dopo l'uccisione del fondatore Al Banna durante una manifestazione. Nel 1970 Anwar Al Sadat riammise gradualmente i Fratelli musulmani nella vita pubblica finché nel 1984, sotto Hosni Mubarak, entrarono in Parlamento. Il deposto presidente Mohammed Morsi era uno dei massimi esponenti della Fratellanza e del suo braccio politico, Giustizia e Libertà. La decisione del tribunale permette alle autorità di prendere di mira la rete del gruppo sui social media e di colpire così la base del sostegno al movimento.

www.repubblica.it/esteri/2013/09/23/news/fratelli-musulmani-confisca-6...
wheaton80
00giovedì 26 settembre 2013 16:12
Egitto: arriva la nuova Costituzione laica. Ecco la vera Primavera Araba

La nuova Costituzione egiziana è in dirittura d’arrivo e sarà una costituzione laica che terrà conto dei maggiori parametri democratici. A sancirlo è una riunione del Comitato per la stesura della Costituzione avvenuta ieri al Cairo. Qualche anticipazione ci viene fornita dal portavoce del Presidente egiziano, Amr Moussa. La nuova Costituzione egiziana oltre ad essere laica sancirà la netta e definitiva separazione tra il potere politico e quello giudiziario. Sono due punti fondamentali che il regime precedente, quello della Fratellanza Musulmana, aveva invece cercato di aggirare imponendo la Sharia in Costituzione e ponendo il potere giudiziario sotto il controllo del Presidente Mohamed Morsi. Secondo altre anticipazioni verrà poi garantita la possibilità a chiunque lo voglia di creare un partito politico a condizione però che non abbia basi religiose. Il Diritto allo studio verrà inserito direttamente in Costituzione così come la parità tra uomo e donna. A scrivere il preambolo saranno Salah Fadl, professore di Diritto alla Ain Shams University, e Mahmoud Al-Rabie, professore di scienze politiche all’Università americana del Cairo. Ai due si uniranno un gruppo di rappresentati religiosi di tutte le fedi professate in Egitto al fine di garantire che nessun gruppo religioso sia minimamente discriminato. La base della Costituzione sarà comunque la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Quello che sta avvenendo in Egitto, tra mille difficoltà legate alla sicurezza, è veramente un fatto epocale di cui in occidente non c’è ancora una reale percezione. Eppure se si deve parlare di Primavera Araba (quella vera) non si può non partire dai fatti che avvengono in Egitto. Ma chissà perché tutto questo non sembra interessare affatto i tanti pacivendoli occidentali che avevano osannato l’avvento della Fratellanza Musulmana definendola impropriamente “Primavera Araba”.

Sarah F.
26 settembre 2013
www.rightsreporter.org/egitto-arriva-la-nuova-costituzione-laica-ecco-la-vera-primaver...
wheaton80
00giovedì 26 settembre 2013 16:31
Arrestato il vice presidente del partito Libertà e Giustizia



Il Cairo - Arrestato, in Egitto, un altro esponente di spicco dei “Fratelli Musulmani”, uno dei pochi rimasti finora in libertà. Si tratta di Essam al-Arian, membro del Comitato Esecutivo del movimento islamista e vice presidente del “Partito per la Liberta' e la Giustizia”. Un partito il suo, di orientamento fondamentalista, formalmente indipendente ma strettamente legato con i “Fratelli Musulmani”, che appoggia una gestione capitalistica dell'economia, rispettosa del concetto di mercato, ma senza "manipolazioni o monopoli". Ricercato dallo scorso luglio, pochi giorni dopo la deposizione di Mohamed Morsi, Arian e' stato catturato insieme a tre palestinesi nel villaggio di Kerdasah, alla periferia occidentale del Cairo, teatro ieri di un'operazione di rastrellamento su vasta scala. Stando a quanto riferito da fonti di polizia, al momento del fermo il latitante e i suoi compagni erano in possesso di armi automatiche e di bombe a mano.

20 settembre 2013
www.repubblica.it/ultimora/24ore/egitto-arrestato-vice-presidente-partito-fratelli-musulmani/news-dettaglio...
wheaton80
00giovedì 3 ottobre 2013 18:55
Egitto: arrestato consigliere scientifico di Morsi

(Aki) - Nuova ondata di arresti di esponenti dei Fratelli Musulmani in Egitto, dove ieri sera e' finito in manette anche l'ex consigliere scientifico del presidente destituito Mohamed Morsi, Nasser Saber Khalil. L'uomo, che e' anche un dirigente della Fratellanza, e' stato arrestato nella sua casa a Suez, come hanno riferito fonti della sicurezza all'agenzia turca Anadolu. Per lui, come per gran parte dei membri della Fratellanza arrestati finora, l'accusa e' di incitamento alla violenza. Quello di Khalil rientra in una nuova serie di arresti scattati ieri in tutto il paese, da Sharqiya a Kafr al-Sheikh, da Beni Sueif a Luxor.

1 ottobre 2013
www.adnkronos.com/IGN/Aki/Italiano/Sicurezza/Egitto-arrestato-consigliere-scientifico-di-Morsi_32672054...
wheaton80
00mercoledì 9 ottobre 2013 00:33
Farouq: i Fratelli musulmani "giocano" con la morte per alimentare il caos

Cinquantuno morti negli scontri tra i sostenitori dei Fratelli musulmani e le forze dell’ordine hanno insanguinato l’Egitto a tre mesi dalla caduta del presidente Morsi. L’anniversario della guerra del 1973 contro Israele è stato trasformato dai partiti islamisti nell’ennesima occasione per creare caos e disordini. L’Esercito ha risposto come sempre con la mano pesante, sparando contro i manifestanti alcuni dei quali erano a loro volta armati. Per il professor Wael Farouq, “i Fratelli musulmani ancora una volta dimostrano di essere pronti a tutto pur di finire nei titoli dei telegiornali e dare al mondo l’impressione che l’Egitto sia fuori controllo. Nella realtà non è così, ma le divisioni tra i giovani rivoluzionari che vogliono uno Stato laico e moderno rischiano di portarli a una nuova sconfitta alle elezioni presidenziali della prossima primavera”.

Professor Farouq, perché a oltre tre mesi dalla caduta di Morsi l’Egitto è ancora nel caos?
Sono i Fratelli musulmani a volere dimostrare che l’Egitto è nel caos, ma nella realtà non è così. L’economia è in ripresa e la quotazione della lira egiziana ha smesso di scendere rispetto al dollaro. Mentre dal punto di vista politico sono stati compiuti numerosi passi avanti nella road map proposta originariamente dal comitato rivoluzionario del Tamarod, a partire dalla convocazione dell’assemblea che dovrà preparare la nuova Costituzione.

Come si spiega allora i 51 morti di domenica?
I Fratelli musulmani stanno facendo di tutto pur di fare notizia. Di tanto in tanto alcune decine di migliaia dei loro sostenitori organizzano manifestazioni, e ciò porta alle violenze cui abbiamo assistito. Gli scontri in gran parte non avvengono con le forze del’ordine, bensì tra i Fratelli musulmani e i comuni cittadini.

Perché le manifestazioni degli islamisti sono sempre così violente?
Quando Morsi era ancora in carica, ha ordinato la scarcerazione e l’amnistia per alcune migliaia di terroristi. Ciò cui stiamo assistendo ora in Egitto è la conseguenza di quella scelta. I giovani rivoluzionari stanno con le forze dell’ordine, perché hanno visto quanto violenti e brutali siano i Fratelli musulmani. La situazione non si è ancora risolta del tutto, ma ogni giorno è migliore di quello precedente.

Quali saranno le conseguenze di questo nuovo bagno di sangue?
I Fratelli musulmani sanno bene che le loro manifestazioni non cambieranno nulla, e che nella prossima primavera si terranno nuove elezioni garantite dagli osservatori della comunità internazionale. Gli islamisti stavolta non vinceranno, perché nella società civile oggi c’è molto odio nei loro confronti. L’unica cosa che possono fare è cercare di stare il più possibile sotto i riflettori delle tv, e ovviamente il modo più semplice per ottenere questo risultato è fomentare dei disordini.

Che cosa ne pensa del modo in cui l’Esercito sta gestendo la transizione?
Ora l’Esercito ha una nuova leadership, ma il comportamento dei militari non è molto diverso da quello adottato nel 2012 quando il governo era in mano al Consiglio Nazionale delle Forze Armate. L’unica differenza rispetto ad allora è che oggi godono del sostegno della maggior parte della popolazione.

In che senso?

Nel gennaio 2012 l’Esercito usò la violenza contro i manifestanti, e la reazione della gente non si fece attendere riempiendo tutte le piazze del Paese in segno di protesta. Anche oggi l’Esercito continua a rispondere alla violenza con la violenza, eppure una parte molto ampia della società accoglie positivamente tutte le azioni dei militari. E il motivo è che il modo in cui i Fratelli musulmani hanno governato ha reso l’opinione pubblica molto ostile nei loro confronti.

I giovani rivoluzionari riusciranno a organizzarsi politicamente in vista delle elezioni di primavera?
In queste settimane stanno lavorando alla fondazione di un nuovo partito politico, ma il problema è la mancanza di una leadership liberale in grado di guidare il movimento rivoluzionario. Quest’ultimo è ancora diviso, e i problemi cui si era trovato di fronte dopo la cacciata di Mubarak si stanno ripetendo. Manca una figura in grado di unire tutte le forze laiche e liberali, e ciò fa sì che l’ipotesi di un candidato dell’Esercito in grado di diventare il nuovo presidente diventi ogni giorno più probabile.

Pietro Vernizzi
8 ottobre 2013
www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2013/10/8/EGITTO-Farouq-i-Fratelli-musulmani-giocano-con-la-morte-per-alimentare-il-caos...
wheaton80
00sabato 19 ottobre 2013 20:57
Riflessione sull'Egitto post-rivoluzionario
30 giugno 2013: una data da ricordare

In piazza Tahrir, come in moltissime altre piazze di tutto l'Egitto, e pure davanti a moltissime case, gli egiziani scesero a milioni per dimostrare la propria estrema scontentezza del regime dei Fratelli Musulmani e del presidente Morsi, eletto esattamente un anno prima. Scontentezza per le molte speranze andate deluse. Si parla di 30 milioni di persone. Una dimostrazione unica nella storia delle rivoluzioni. Dimostrazione pacifica, senza violenza. Dopo qualche mese di preparazione e di raccolta di firme, il movimento popolare Tamarrod (in arabo: ribellione) era riuscito a muovere milioni di persone per rovesciare il regime dei Fratelli Musulmani che ormai aveva trasformato la democrazia in una dittatura ideologica. Sono sceso anch'io in strada per partecipare a tale evento, storico per l'Egitto. Andando verso Tahrir, si respirava un'aria di festa. Un fiumana di gente andava e veniva dalla piazza, il ponte dei Leoni era stracolmo. Alcuni carri armati erano lì a presidiare. I soldati erano scesi e si mescolavano alla gente.

Naturalmente, le ragazze erano fiere di farsi fotografare con qualche soldato, e questi più che fiero nel lasciarsi fotografare assieme a loro. Un paio di elicotteri dell'esercito volteggiavano sopra la folla, inseguiti dai raggi verdi delle penne laser; musica, canti, balli, e tutto il resto del folklore proprio del popolo egiziano. Si respirava un'aria di libertà, di gioia, di sollievo, di speranza, dopo un periodo duro, passato sotto un regime che aveva sempre più esercitato la dittatura della maggioranza, escludendo le minoranze da ogni seria partecipazione all'elaborazione delle istituzioni democratiche. Anzi, il presidente Morsi, con un discusso decreto presidenziale del 22 Novembre 2012, aveva avocato a sè pieni poteri che nessuno avrebbe più potuto contestare. Ormai le istituzioni statali erano sotto attacco: allontanato il Presidente della Corte Costituzionale, sostituiti ministri e governatori con esponenti del partito del presidente, intellettuali minacciati, emittenti televisive e giornali sotto tiro. Economia in caduta libera, disoccupazione alle stelle, prezzi in continuo aumento... Tutte le promesse delle elezioni erano evaporate... Verso aprile era comune, salendo sui mezzi pubblici, sentire la gente che criticava apertamente il regime, senza curarsi se ci fossero delle spie che potessero riferire le loro parole... Il popolo non ne poteva più...! L'esplosione di gioia del 30 giugno è difficilmente comprensibile da chi non era stato partecipe della prima rivoluzione del 25 gennaio 2011, 'scippata' da forze esterne agli attori della rivoluzione, soprattutto i giovani. Invece di avviare un processo serio verso la creazione di istituzioni democratiche condivise, come in Tunisia, l'esercito egiziano dopo la caduta di Mubarak aveva preso in mano il potere e dopo un anno lo aveva passato ai Fratelli Musulmani, a Mohamed Morsi, il nuovo presidente eletto con elezioni più che discutibili e con una stretta maggioranza del 51%.

Dopo un anno di regime autoritario, il popolo egiziano non vedeva l’ora di riprendere in mano il proprio destino e di poter determinare da sè quale sia il 'vero presidente legittimo', al di là dei trucchi del potere e delle connivenze occulte tra esercito, Fratelli Musulmani e varie potenze estere. Il movimento Tamarrod, che aveva organizzato il referedum per le dimissioni del presidente (con circa 22 milioni di firme, anche se sul numero si può discutere…), è riuscito a portare in piazza più di 30 milioni di persone, dando al presidente un ultimatum: entro 48 ore, dimissioni e referendum popolare, oppure disobbedienza civile, con il rischio di duri e sanguinosi scontri con il partito al potere che non avrebbe certamente accettato facilmente di perdere, appena un anno dopo, il potere che aveva rincorso per oltre 80 anni di persecuzioni e carcere!! La risposta da parte del presidente è stata ripetutamente negativa: “...sono io l'unico presidente legittimo, democraticamente eletto!”. Qualcuno aveva fatto notare che molti dittatori (vedi Hitler o Mussolini) erano stati anch’essi democraticamente eletti, ma che, come tutti sanno, quando un presidente diventa...un dittatore, perde la sua legittimità... Discorso inascoltato dai seguaci del presidente, ma anche da molti occidentali! La tensione era alta... si temeva una catastrofe. Fu in quel momento che il generale al-Sisi, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Egiziane, entrò in campo per scongiurare che la situazione degenerasse in un conflitto civile, come spiegò di recente in una lunga intervista.

Egli fece sue le richieste del popolo egiziano, propose al presidente di indire il referendum richiesto, altrimenti l'esercito avrebbe preso in mano il potere. Dopo l’ennesimo rifiuto, il generale mise in pratica la sua minaccia e fece mettere il presidente agli arresti. Dopo lunghe consultazioni con la società civile, partiti, sindacati, associazioni varie, anche con i rappresentanti delle due religioni ufficiali, i musulmani sunniti rappresentati dal Azhar e i copti ortodossi rapresentati da Papa Tawadros, il generale al-Sisi nominò un presidente temporaneo, Adly Mansour, Presidente della Corte Costituzionale, e questi a sua volta scelse un governo di tecnocrati per guidare la transizione, e formò una Commissione Costituente, composta dai rappresentanti di tutte le tendenze politiche, per preparare la nuova Costituzione e per procedere a nuove elezioni presidenziali e parlamentari. Questo era il percorso giusto che si sarebbe dovuto seguire dopo la rivoluzione del 25 gennaio (come in Tunisia), e che per ragioni ancora misteriose (forse se non tanto!) non è stato fatto in Egitto. Le cose sembravano andare per il meglio. Tutti si illudevano che finalmente il processo verso la democrazia si fosse rimesso in moto, sfatando un pregiudizio comune secondo cui il popolo egiziano, come pure tutti gli arabi, sia geneticamente allergico alla democrazia, sulla base della storia passata da cui si evincerebbe chiaramente che questi popoli hanno sempre vissuto sotto regimi dittatoriali, soprattutto militari. Il 26 luglio, festa della rivoluzione di Nasser del 1952, ci fu un'oceanica dimostrazione di sostegno al generale al-Sisi, a piazza Tahrir, molto più massiccia di quella del 30 giugno. Il paragone fra le due rivoluzioni era sulla bocca di tutti; al-Sisi appariva il nuovo Nasser, venuto a salvare il popolo egiziano dalla miseria e dall'umiliazione. Ma... non solo l'Egitto, anche l'Occidente è stato salvato da una nuova ondata di estremismo islamico!

Il tradimento dell'Occidente
Tuttavia nessuno aveva calcolato la terribile reazione dei Fratelli Musulmani. Essi si erano accampati da tempo nel quartiere cairota di Nasser City, vicino alla moschea di Rabi'a al-Adawiyya, ma anche al Giza, vicino all'Università del Cairo, formando praticamente uno Stato dentro lo Stato. Con l'esclusione dal potere, la loro reazione si fece furibonda. Sbandierando lo slogan della 'legalità' di Morsi come presidente, cominciarono a rivendicare il suo diritto di ritorno al potere, come 'l'unico presidente in tutta la storia dell'Egitto dai faraoni in poi ad essere stato eletto dal popolo con elezioni libere'!, dicevano. Questo slogan lo hanno ripetuto milioni di volte, abbagliando molti ingenui occidentali! Per chi era qui in Egitto tale slogan suonava come una favola ridicola. Ma quale non fu la meraviglia nel vedere che tale favola era stata accreditata dai più famosi canali televisivi dell'Occidente, CNN, BBC, France 24, RAI, e dai grandi giornali occidentali, persino dai nostri Il Corriere della Sera, Repubblica, al punto che in qualche intervista ho chiesto: “ma chi sono quegli ingenui... che scrivono su tali giornali?” L’inviata speciale RAI trasmetteva i suoi servizi solo ed esclusivamente dall'accampamento dei Fratelli musulmani, presentandoli come vittime della ferocia dell'esercito egiziano che aveva ripreso il suo solito stile dittatoriale.

Non si dava un minimo spazio alla voce della maggioranza degli egiziani e dei promotori della rivoluzione. Non c'era un minimo di imparzialità ed obiettività, cosa essenziale per una stampa onesta, in cui si devono riportare tutte le opinioni, e non una sola. In realtà, se violenza c'è stata, essa è venuta da parte dei Fratelli Musulmani. Tutti lo sanno. Le manifestazioni anti-Morsi di piazza Tahrir infatti erano avvenute senza la minima violenza. Mentre il campo dei Fratelli Musulmani, come poi è apparso chiaramente, era pieno di armi di tutti i tipi, e molte violenze sono state compiute al suo interno, sotto il naso dei giornalisti esteri..., come numerosi testimoni hanno dimostrato. Anche la diplomazia occidentale si è dimostrata di una parzialità pachidermica, o se si vuole dinosaurica, con un totale appoggio alle richieste dei Fratelli Msulmani e una condanna dell'Esercito che aveva fatto, si diceva, un 'coup d'état', cioè una presa illegale di potere, come se si trattasse della rivoluzione di un colonello in una piccola... “Repubblica delle banane”.

Tale informazione distorta è andata avanti per settimane, e ancora se ne sente l'eco. In Oriente la televisione del Qatar, al-Jazira, faceva da maestra nel peresentare una realtà sistemanticamente falsificata a scopo di propaganda. Anche il presidente turco Erdogan, che aveva una simile contestazione in casa sua, ha rivelato il suo vero volto, e da esemplare musulmano 'moderato', come aveva giocato con i politici occidentali, si è rivelato un solido sostenitore del fondamentalismo islamico. Naturalmente ci si chiedeva costantemente che cosa ci fosse dietro tale plateale distorsione dei fatti. Possibile che l'Occidente e Israele si sentissero più al sicuro con un l'Egitto in mano all'estremismo islamico, ispiratore di moltissmi movimenti violenti in tutto il mondo? Non si sarebbe creato qui un concentramento di tali movimenti che certamente si sarebbero rivolti anche contro l'Occidente? La catastrofe delle Torri gemelle di New York dell'11 settembre 2001 sembra non avesse insegnato nulla ai nostri esperti politici…!

Sgombero delle piazze e reazione
Al termine del mese di Ramadan (dal 10 luglio al 10 agosto) trascorso con questa tensione, venne il momento di sciogliere ogni tipo di manifestazione violenta e di accampamento illegale. Dopo alcuni giorni di preparazione e di intimazioni allo sgombero, con l'offerta di un salvacondotto per chi voleva uscire, eccetto per coloro che avevano commessi delitti comprovati, dopo ripetuti rifiuti ad un'uscita volontaria da parte degli occupanti, il governo diede ordine di sgomberare tutti gli accampamenti, Rabi'a al-Adawiyya in testa. Nell'operazione ci furono molti morti, anche se le cifre variano in modo notevole da parte a parte. La reazione dei Fratelli fu una campagna generale di 'terra bruciata'. Un'ondata enorme di violenza si abbatté sul Paese con uccisioni, distruzione di innumerevoli posti di polizia, istituzioni pubbliche (data alle fiamme anche la Facoltà di Ingegneria dell'Università del Cairo,) musei (dilapidato quello di Mallawi, vicino a Minya), chiese (circa 80), moschee, perfino la biblioteca del noto scrittore egiziano Hasanein Haykal, data alle fiamme con la perdita di circa 15.mila libri. Ma anche qui si è constatata un'informazione molto parziale. I politici occidentali, ignorando tutto questo, continuavano ad insistere per il ritorno di Morsi, cosa che avrebbe provocato sicuramente una guerra civile, o la balcanizzazione del Medio Oriente, come in Iraq e Siria. Qualcuno insinua che tale è lo scopo di alcune potenze occidentali.

Ma anche nei nostri ambienti ecclesiastici si è notata una certa parzialità di informazione, mostrando solo la distruzione delle chiese e accusando i musulmani in generale di esserne colpevoli, dimenticando che in moltissimi casi proprio i musulmani sono scesi in difesa delle chiese... Non si voleva vedere che tale disastro era frutto dell'estremismo islamico, professato da molti gruppi violenti fino al terrorismo, che colpisce alla cieca tutto e tutti, e che giudizi semplicistici e generalizzanti non aiutano certo la collaborazione fra religioni. Gruppi armati integralisti si sono scatenati anche nel Sinai, lasciato di fatto dal regime di Morsi (si dice con il consenso di forze esterne) in balìa delle bande di estremisti islamici che ne avevano già occupato una buona parte. Oggi il Sinai è teatro di scontri violenti tra queste milizie e l'esercito egiziano che intende riprendere il controllo totale del territorio. Qualche giorno fà c'è stato un attentato contro il Ministro dell’Interno. Il governo sta dando la caccia ai responsabili dei Fratelli Musulmani, arrestati con l'accusa di incitamento alla violenza e terrorismo. I loro capi sono già agli arresti. Certo, la situazione non è ancora tranquilla, ma già si respira un clima più disteso, la gente ha ripreso ad andare al lavoro senza l’angoscia di ieri. Si spera che la situazione continui a migliorare, anche se i colpi di coda dell’estremismo fanatico continueranno per un pò a farsi sentire...

Intanto, il governo provvisorio continua a lavorare per la transizione democratica. L'Arabia Saudita e altre monarchie del Golfo, contrariamente ad ogni aspettativa, hanno offerto un poderoso aiuto finanziario per sostenere l'economia egiziana, minacciata anche dai possibili tagli dell'Occidente. Ma col passare dei giorni il nuovo volto dell’Egitto viene riconosciuto da un numero crescente di Stati. Anche molti paesi occidentali sembrano uscire dalla sbornia di disinformazione che li aveva colpiti durante gli ultimi mesi. La Commissione per la riforma della Costituzione è stata costituita. È composta di 50 membri, con i rappresentanti di tutte le correnti politiche e religiose. È al lavoro la migliore “intelligenzija” egiziana. Si spera che il processo democratico porti dapprima ad una nuova Costituzione e poi ad elezioni presidenziali e parlamentari. Tutti i ministri e governatori imposti dal regime precedente sono stati sostituiti da altri, più competenti, appartenenti a varie correnti liberali e al movimento Tamarrod. I rappresentati ufficiali delle religioni riconosciute in Egitto, l'Islam sunnita e le tre confessioni cristiane, la copto- ortodossa, la copto-cattolica e l'evangelica, fanno parte della commissione costituzionale. Per la prima volta, ne fanno parte anche i rappresentanti delle minoranze etnico-linguistiche: un nubiano e un beduino. Quel che è accaduto recentemente in Egitto è della massima importanza.

Finora l'Islam radicale ed estremista, il cosiddetto Islam politico, aveva continuamente progredito nei favori popolari, forse anche a causa della politica occidentale e di quella americana in particolare. Ora, per la prima volta, l'Islam politico viene battuto e fermato proprio dal popolo, quello stesso popolo che riteneva avere in suo possesso. Lo stesso sta accadendo in Tunisia, dove il partito al potere, el-Nahda, la versione tunisina dei Fratelli Musulmani, ha dovuto cedere di fronte alla pressione popolare. Si tratta di una svolta epocale per le società arabe? Assisteremo ora ad una rivincita dell'Islam moderato, illuminato, democratico, contro estremismo e violenza? Tutti ce lo auguriamo. Di sicuro, per ora, dobbiamo rendere onore al popolo egiziano che ha realizzato tale svolta, in circostanze drammatiche, e ha salvato dall'estremismo islamico non solo l'Egitto, ma probablimente anche l'Occidente. Naturalmente nulla è garantito nella storia umana, ma si spera che ora il cammino continui senza troppi ostacoli verso uno stato veramente democratico.

Un problema di fondo: la riforma islamica

Tuttavia, per comprendere a fondo i drammatici eventi che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, occorre toccare il problema di fondo che il mondo islamico nel suo complesso, religione, società e politica, sta oggi affrontando. Si tratta del confronto con la modernità. Il mondo islamico non ha ancora seriamente fatto i conti con la modernità. Modernità non significa tanto tecnologia avanzata con prodotti sempre più nuovi, quanto piuttosto il rispetto dei diritti umani, chiaramente enunciati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, promulgata dall'ONU nel 1948. Questo significa, a livello della persona umana, libertà di coscienza, di opinione, di stampa, di espressione, di religione, ecc. A livello di società, significa: rispetto dei diritti civili uguali per tutti, libertà di associazione, separazione della religione dalla politica, dando a ciascuna il suo ambito e lasciando libertà a tutti, ecc.. A livello scientifico, significa libertà di ricerca e di studio in tutti i campi, libertà di critica e di espressione del proprio pensiero, senza condizionamenti. Queste sono importanti conquiste della modernità che si è sviluppata in Occidente dopo una tragica serie di guerre religiose, e che ora è offerta a tutta l’umanità, come nuova tappa del cammino umano. Come sappiamo (e occorre tenerlo presente, per non essere dei farisei presuntuosi…), tale incontro-scontro con la moderntià è stato anche uno dei momenti più drammatici per la Chiesa Cattolica nei tempi moderni.

C’è voluto del tempo, e anche tante... vittime!, prima che la Chiesa accettasse molti valori della modernità. Possiamo dire che solo con il Concilio Vaticano II (1962-1967) la Chiesa cattolica ha fondamentalmente accettato la modernità. Ed ora noi godiamo di quanto i nostri padri hanno sofferto e sudato per far maturare il pensiero della Chiesa, facendolo uscire dal ristretto orizzonte medievale verso un orizzonte aperto, moderno... Ma come sappiamo, ci sono sempre dei rigurgiti fondamentalisti al suo interno che talvolta si impongono con politiche occulte, fonti di non pochi scandali... Tale problema si presenta ora al mondo islamico. Occorre una nuova lettura e nuova interpretazione del passato, proprio a partire dai testi sacri fondanti. Occorre una revisione fondamentale della shari'a (legge islamica), che per secoli ha regolato la vita delle comunità islamiche, ma che ora mostra tutta la propria inadeguatezza di fronte alle mutate esigenze della modernità. Si pensi a problemi come la questione della donna, i diritti delle minoranze, la reale libertà di religione e di coscienza, ecc… Il movimento dei Fratelli Musulmani, al pari di altri movimenti integralisti, incarna il rifiuto a muovere dei passi decisi verso la riforma della legge islamica. Anzi, essi ne vogliono un'applicazione letterale e gretta, nel modo più duro, fino all'estremismo e alla violenza, anzi al terrorismo!

Questo è il pericolo che incombe sull'Islam e sul mondo intero. Per cui tanto più preziosa ci appare la rivoluzione egiziana, e quello che è riuscita a realizzare per sè e per altri. Occorre tenere presente che numerosi sono i musulmani che sinceramente cercano una riforma dall'interno dell'Islam stesso, che stanno elaborando una nuova lettura della shari'a, vista non più come una serie di precetti da applicare ad litteram, ma come un insieme di valori di fondo, come giustizia, libertà, uguaglianza, che concordano con le conquiste della modernità. Si tratta di fare una vera e propria 'rivoluzione culturale', come base di sostegno della rivoluzione politica-sociale, come in un recente congresso di intellettuali è stato sottolineato. Il martire sudanese, Mahmud Mohammad Taha, fatto giustiziare dal dittatore Nimeiry nel 1985, fu un esempio di ciò. I suoi discepoli continuano a fare conoscere il suo pensiero a livello mondiale. Ora più che mai abbiamo bisogno di dialogo con tutti, ma soprattutto con i musulmani, per unire insieme le forze positive da tutte le parti, per giungere all’elaborazione di principi comuni di umanità, su cui basare una vera convivenza civile e umana. Speriamo che la dura prova che l’Egitto sotiene rappresenti un importante passo in avanti verso tale liberazione.

Così l'Egitto, dopo essersi stato salvato dalle acque mortifere del fondamentalismo religioso, aiuti gli altri paesi, arabi e islamici in particolare, ad uscire essi pure da questo 'pozzo di morte', per un avvenire di maggiore solidarietà e fraternità. È su tale livello che si deve concentrare il nostro impegno di dialogo e collaborazione. Solo con una profonda e vasta azione in tale senso, sviluppata da tutte le forze ecclesiali, si può sperare in un' avvenire in cui ogni essere umano sarà rispettato e accettato nella sua umanità e diversità. Solo allora si realizzerà la vera globalizzazione, non quella mercantile degli interessi economici dei grandi capitali, bensì quella dei valori umani universali: cioè un Umanesimo globale, sogno di molti riformatori contemporanei. In tale contesto profetiche appaiono le parole di Papa Benedetto XIV: "Il dialogo interreligioso e culturale fra cristiani e musulmani non può essere ridotto ad un fattore opzionale extra. Esso è invece una necessità vitale da cui gran parte del nostro futuro dipende". (Incontro con i rappresentanti delle comunità islamiche, Colonia, 20 Agosto, 2005).

Padre Giuseppe Scattolin, missionario comboniano
Cario 14/9/2013, Festa della Santa Croce
www.avvenire.it/Mondo/Pagine/egitto-salvato-acque-o-salvat...
wheaton80
00giovedì 24 ottobre 2013 20:49
Arrestato dirigente Fratelli Musulmani, presiedeva Federazione Ong



(Aki) - Le autorita' del Cairo hanno arrestato Hatem Khater, presidente della Federazione delle Ong egiziane, che e' un organismo statale. Lo riporta il quotidiano ufficiale al-Ahram, spiegando che nei confronti di Khater e' stato emesso un provvedimento di custodia cautelare di 15 giorni. Khater e' un dirigente dei Fratelli Musulmani ed e' accusato di incitazione alla violenza e adesione a gruppi fuorilegge. La Fratellanza e' stata infatti messa al bando da una sentenza a settembre. Khater e' il fondatore di due note 'charity' egiziane: la Banca del cibo e la Banca dei farmaci. E' l'ultimo delle decine di dirigenti dei Fratelli Musulmani arrestati dallo scorso 3 luglio, quando il presidente islamico Mohamed Morsi e' stato destituito.

Adnkronos, 23 ottobre 2013
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english.ahram.org.eg/NewsContent/1/0/84557/Egypt/0/-Egypt-prosecutors-order-detention-of-NGO-feder...
wheaton80
00mercoledì 30 ottobre 2013 01:17
Egitto. «Colpiscono i cristiani per generare un conflitto internazionale»

«Il vero obiettivo dell’attentato era spingere i cristiani a chiedere l’intervento dei paesi occidentali, trasformando l’instabilità interna in un conflitto internazionale». È quanto dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre padre Hani Bakhoum Kiroulos, segretario del patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak. Per il sacerdote egiziano è questo il vero motivo dell’attacco avvenuto domenica 20 ottobre davanti alla Chiesa della Vergine Maria, nel sobborgo cairota di Warraq. Erano circa le 8.30 di mattina quando due uomini in motocicletta hanno aperto il fuoco contro gli invitati a un matrimonio che attendevano l’arrivo della sposa. Sono morte cinque persone tra cui due bambine di otto e dodici anni.

«Credevano che colpendo la nostra comunità, ci avrebbero costretti a rivolgerci ad Europa e Stati Uniti – continua padre Hani – trascinandoci così in una guerra civile. Ma non funzionerà: noi cristiani abbiamo ampiamente dimostrato di essere genuinamente egiziani dopo quanto abbiamo subito questa estate». Come dichiarato di recente ad ACS dal patriarca Sidrak, nonostante le violenze dello scorso agosto i cristiani non hanno cercato un aiuto dall’estero e le Chiese copte hanno perfino invitato la comunità internazionale a non intervenire: un atteggiamento apprezzato da molti egiziani di religione islamica. Quanto accaduto a Warraq non deve però far pensare ad un conflitto tra musulmani e cristiani, un’idea che per padre Hani, «è semplicemente fuori dalla realtà. I copti non sono gli unici obiettivi degli estremisti, che attaccano le stesse istituzioni».

Nei giorni scorsi alcuni esponenti della Fratellanza musulmana hanno preso le distanze da quanto avvenuto domenica 20 ottobre ed espresso il loro cordoglio. Il sacerdote egiziano preferisce non discutere della loro sincerità, tuttavia sottolinea che «molti fondamentalisti sono entrati in Egitto proprio durante la presidenza Morsi. Ed ora paghiamo le conseguenze del loro modo di governare». Il segretario del patriarca copto cattolico fa notare come negli ultimi due anni molti dei gruppi oltranzisti stanziati nella penisola del Sinai abbiano iniziato ad operare in tutto il paese. Agenti di polizia sono schierati a difesa di molte chiese, ma a causa dell’imprevedibilità degli attacchi estremisti è impossibile garantire la completa protezione dei fedeli. «Quello del terrorismo è un dramma che affligge tutti gli egiziani, non solo noi cristiani, ma è una guerra che l’Egitto deve combattere». La lotta al terrorismo è uno dei tre passi fondamentali che il paese deve compiere per uscire dalla crisi iniziata con la deposizione di Morsi.

«Innanzitutto – spiega padre Hani – abbiamo bisogno di una nuova costituzione e di nuove elezioni presidenziali e parlamentari. Quindi occorre individuare gli elementi terroristici che destabilizzano lo stato e infine promuovere la riconciliazione tra i diversi gruppi. I Fratelli musulmani devono saper anteporre gli interessi del paese ai propri. Solo così l’Egitto potrà finalmente essere uno stato davvero civile e democratico». Intanto il quotidiano ufficiale Ahram online ha reso noto in queste ore che il “comitato dei cinquanta”, incaricato degli emendamenti alla Costituzione approvata durante la presidenza Morsi, ha adottato ieri un articolo provvisorio che abolisce tutte le restrizioni esistenti alla costruzione di nuove chiese.

28 ottobre, 2013
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wheaton80
00domenica 3 novembre 2013 04:23
Al bando i partiti a fondamento religioso

L’Assemblea dei 50 ha approvato la modifica della Costituzione, nella sua seduta che si è conclusa oggi, giovedì. Ha dichiarato l’impossibilità di creare partiti su base religiosa. L’articolo che è stato approvato recita che:”I cittadini hanno il diritto di formare partiti politici attenendosi alle prescrizioni di legge. Questi non possono essere fondati sulla religione o sulla discriminazione dei cittadini su base di genere, di origine, o di provenienza geografica, sul settarismo, o sull’esercizio di attività segrete o ostili ai principi democratici o che abbiano un’impronta militare. Inoltre i partiti non si possono sciogliere se non con decreto legislativo”.

Fonte: Arabpress
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