Lorenzin sull'utero in affitto: il corpo della donna non è un forno che fa torte

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wheaton80
00sabato 6 febbraio 2016 04:05

wheaton80
00domenica 21 febbraio 2016 00:55
Rizzo, PC: No a mercificazione bimbi e sfruttamento donne povere



Dibattito acceso in Italia sulle unioni civili. Torna a reclamare lo stralcio della stepchild adoption il Ministro della Salute Lorenzin, che in un tweet chiede di considerare l’utero in affitto un reato penale. Una condanna arriva anche dal Segretario del Partito Comunista Marco Rizzo, secondo il quale il DDL Cirinnà è una legge finalizzata a distogliere l’attenzione dal massacro sociale ai danni dei lavoratori. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

R. - Io credo che ci sia un problema, in generale, di questa sinistra e non solo a livello italiano, ma anche a livello europeo. Pensi a quello che sta accadendo in Grecia con Tsipras: dove vengono, appunto, concesse le unioni civili e quant’altro per i gay, ma vengono al contempo tagliate le pensioni, la sanità, l’assistenza, lo stato sociale, l’istruzione… Sono – diciamo così – delle concessioni che vengono fatte quasi a copertura di un danno incommensurabilmente più forte. Io sono per i diritti a tutte le persone, però il problema non è tra il gay e l’eterosessuale: il problema è tra il gay ricco e il gay povero. Spesso queste questioni vengono dibattute così tanto e permeano così tutta la discussione politica nazionale, anche le discussioni tra le singole persone, per distrarre un pò da temi ben più rilevanti: perché se io ti levo la pensione, ti levo il lavoro, ti tolgo l’istruzione e ti tolgo la sanità, poi che me ne faccio dell’unione civile?

D. – Riferendosi al DDL Cirinnà, lei ha usato un’espressione forte: ha parlato di “arma di distrazione di massa”…

R. – Distrazione di massa, infatti! Si distraggono le persone dalle questioni principali. La questione principale nel mondo è la disuguaglianza, è tra ricchi e poveri. Questa è una società basata esclusivamente sul denaro…

D. – Quindi sta dicendo: si sta dibattendo tanto attorno al DDL Cirinnà, ma si sta nascondendo il massacro sociale ai danni dei lavoratori…
R. - E’ un massacro sociale non solo a livello generale, ma anche europeo, anche a livello delle classi sociali che una volta erano il ceto medio. 68 persone detengono quanto la metà della popolazione del mondo: cosa c’è di più alta concentrazione dei capitali che questa cosa? Quindi c’è la necessità di cambiare questo indirizzo. Però queste persone, questi grandi potentati economici e finanziari hanno bisogno che queste cose non si dicano! Per cui nei bar, nelle piazze, nelle scuole, nelle famiglie si discute di cose laterali. Detto questo, c’è poi un tema che è quello della mercificazione dei bambini…

D. - Si riferisce all’utero in affitto?
R. – Sì, certo! Il comunismo è la lotta contro ogni forma di sfruttamento. E quale forma di sfruttamento più odiosa ci può essere nell’andare a cercare una donna, certamente in condizioni economiche difficili, comprare il frutto della sua maternità, privarla di questo e mercificarla? Vengono condannati – giustamente! – i traffici di organi, ma questa cosa qua che cos’è? E’ una cosa ancora peggiore! E’ uno sfruttamento bestiale! E poi cosa succede? Se il bimbo è handicappato, cosa fanno? Me lo sostituiscono dopo otto giorni? Diventa un prodotto? E poi non si arriva al fatto di scegliere? Magari lo voglio intelligente, lo voglio bello, lo voglio con gli occhi azzurri... Arriviamo all’eugenetica? Arriviamo al dottor Mengele? Al nazismo? No, no! Io sono – da questo punto di vista – per i diritti delle persone, ma sono contro la mercificazione dei bambini! Tanto più che poi, peraltro, sarebbe una mercificazione a favore dei ricchi! Un poveraccio non può andare in Africa e noleggiare una donna per avere un bambino…

D. – Tanti suoi ex colleghi di partito, tanti ex comunisti si dicono favorevoli…
R. – Perché quelli non erano comunisti: erano comunisti fino a quando il Partito Comunista consentiva di eleggere deputati. Adesso che, dal punto di vista elettorale, la parola “comunista” e il simbolo comunista non tira più, si sono scordati tutti di esserlo… Erano finti comunisti anche prima!

20/02/2016
it.radiovaticana.va/news/2016/02/20/rizzo_ddl_cirinn%C3%A0_%C3%A8_arma_di_distrazione_di_massa...
wheaton80
00venerdì 30 settembre 2016 19:21
Appello di 50 lesbiche contro l'utero in affitto:"No a mercificazione di donne e bambini"

ROMA - Cinquanta lesbiche italiane hanno promosso un documento contro l'utero in affitto, la pratica seguita anche dal leader di SEL Nichi Vendola e dal suo compagno, diventati genitori in Canada. Si tratta della prima durissima presa di posizione da parte di donne omosessuali destinata a fare discutere il mondo LGBT, finora tutto schierato a favore della maternità surrogata. In questo caso, con le firmatarie dell'appello solidarizzano i cattolici (Paola Binetti, deputata di Area Popolare:"Molto coraggioso, ne condivido in grandissima parte i contenuti. Andare controcorrente è difficile, ma è il vero segno della libertà"). Ma prendono le distanze i laici (Micaela Ghisleni, filosofa bioeticista:"Non c'è sfruttamento, né commercio. E gli interessi dei bambini sono tutelati").

Le motivazioni dell'appello
In nome dell’autodeterminazione delle donne e dei diritti dei neonati, le cinquanta firmatarie dell'appello "rifiutano la mercificazione delle capacità riproduttive delle donne". "Rifiutano la mercificazione dei bambini". "Chiedono a tutti i Paesi di mantenere la norma di elementare buon senso per cui la madre legale è colei che ha partorito, e non la firmataria di un contratto, né l’origine dell’ovocita". "Chiedono a tutti i Paesi di rispettare le convenzioni internazionali per la protezione dei diritti umani e del bambino di cui sono firmatari e di opporsi fermamente a tutte le forme di legalizzazione della maternità surrogata sul piano nazionale e internazionale, abolendo le (poche) leggi che l’hanno introdotta".

Il testo dell'appello: download.repubblica.it/pdf/2016/cronaca/no-regolamenti.pdf

Sostengono l’iniziativa Aurelio Mancuso, Presidente Equality Italia, Gianpaolo Silvestri, fondatore di Arcigay, ex senatore dei Verdi, e alcune femministe di fama internazionale come le attiviste femministe Silvia Federici, emerita presso l’HOFSRA University di New York, Ariel Salleh, scrittrice, e Barbara Katz Rothman, autrice di studi sulla maternità. "Questo - spiegano i promotori del documento - è un testo contro i regolamenti che introdurrebbero la 'gestazione per altri' (GPA), invocati da più parti, specialmente nella sinistra. Non è un testo proibizionista, ma è contrario ai contratti e agli scambi di denaro per comprare e vendere esseri umani, che ora in Italia sono illegali perché il contratto non è valido (non per la proibizione della legge 40, è una questione di molto più lunga data). Questa presa di posizione è necessaria, in un momento in cui l'intero movimento gay lesbico e trans sembra militare sotto le bandiere del presunto 'dono' dovuto alla grande generosità femminile, e avallare così il commercio di bambini".

"Un dono da 100mila euro"

"È un tema su cui si discute da molto - spiega Daniela Danna, tra le promotrici dell'iniziativa - Abbiamo cominciato a raccogliere firme prima dell'estate. Il dibattito italiano sta volgendo ai regolamenti come protezione dallo sfruttamento, ma questa è una illusione". "Chi sostiene la GPA parla di un dono da parte della donna 'portatrice della gravidanza'. Ma è un 'dono' che ha un costo in Canada e California fino a 100mila euro, 30-40mila se si contatta la donna direttamente senza intermediazioni".

Laiche contrarie
Non tutti sono d'accordo con il documento anti GPA sottoscritto dalle donne omosessuali. Per Micaela Ghisleni, filosofa bioeticista, esponente del mondo laico, ad esempio, "non c'è sfruttamento della donna, né commercio del corpo umano. Mentre gli interessi dei bambini sono tutelati". Ecco i tre punti di scontro tra le firmatarie dell'appello e i favorevoli all'utero in affitto.

La GPA è sfruttamento della donna?
"Ci può essere sfruttamento - spiega Micaela Ghisleni - in contesti nei quali l'autodeterminazione della donna è messa a rischio da condizioni economiche disagiate e da subalternità culturale. Altro invece è applicare la GPA dove la donna resta al centro di sistemi di garanzie che escludono lo sfruttamento, tipo California e Canada. Là ci sono contratti, la donna non lo fa per bisogno ma per scelta come dono".

La GPA è commercio del corpo umano?
"No - spiega la bioeticista Ghisleni - Se ci riferiamo alla convenzione di Oviedo del Consiglio d'Europa sui diritti dell'uomo e la biomedicina, c'é differenza tra il principio di non commerciabilità del corpo umano o delle sue parti. E il diverso principio di indisponibilità del corpo umano che non esclude, ad esempio, pratiche solidali legate all'ambito semantico del dono. Si pensi alla donazione degli organi anche in vita".

La GPA va contro gli interessi dei minori?
"Chi è il genitore - conclude Ghisleni - il biologico o l'intenzionale? La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, in due sentenze contro la Francia, ha ribadito che il genitore è quello intenzionale, che ha intenzione di crescerlo. La stessa Corte ha condannato l'Italia perché è stato sottratto un minore alla famiglia intenzionale con la quale si era instaurato un rapporto familiare ritenuto meritevole di tutela".

Gli studi scientifici
L'unico studio scientifico mai fatto (quello della ricercatrice inglese Susan Golombok), dimostra come le portatrici della gravidanza mantengano un legame sia con il genitore intenzionale, sia con i bambini. Non è sfruttamento, ma si tratta di relazioni nuove che si protraggono nel tempo.

Cattoliche d'accordo
D'accordo su quasi tutto il documento la deputata Paola Binetti, esponente del mondo cattolico. "Molte femministe francesi - ha dichiarato Binetti - si sono schierate da tempo contro la GPA e venerdì scorso il Consiglio d'Europa ha bocciato per la terza volta la mozione di Pietra De Sutter, ginecologa, omosessuale, sulla maternità surrogata. Aveva presentato la prima mozione sostenendo che fosse un diritto. Nell'ultima versione la De Sutter pretendeva di far passare la mozione come donazione altruistica. Il CdE ha detto che non esiste donazione altruistica: è solo un bluff che attraverso presunti rimborsi spese maschera l'affitto dell'utero, che resta comunque una forma di sfruttamento della donna". "Nessuna donna - ha aggiunto - cederebbe suo figlio dopo 9 mesi di gravidanza a degli estranei se non si trovasse in gravissime difficoltà. Le femministe: per esempio in Italia la Muraro e in Francia l'Agasinsky si sono schierate contro la maternità surrogata perché hanno anteposto i diritti dei bambini al proprio presunto diritto al bambino".

Alberto Custodero
26 settembre 2016
www.repubblica.it/politica/2016/09/26/news/appello_di_50_lesbiche_contro_l_utero_in_affitto-14...
wheaton80
00lunedì 15 maggio 2017 01:18
Kelly, madre surrogata pentita:«Mi hanno usato e buttato via»


Kelly Martinez

Kelly Martinez si aggira per le strade di Madrid con lo sguardo sperduto e la speranza di rivedere i due maschietti che ha partorito nel 2016 per una coppia spagnola. «Li ameranno abbastanza? Quando sono nati erano perfetti, due bambini bellissimi. Eppure i genitori li hanno guardati a stento. Non hanno legato, lo so». La sua missione ora è mettere in guardia le altre donne:«Non credete a quello che vi dicono le agenzie o i genitori intenzionali. Non c’è nessuna protezione per noi surrogate. Io mi sono sentita usata e poi buttata via. È solo una questione di soldi. A me hanno mentito. Per questo oggi parlo. Voglio avvisare le altre. Se solo potessi tornare indietro». Americana, 32 anni, capelli lunghi neri, la donna, che vive in Sud Dakota, è venuta in Spagna accompagnata dal marito Jay, con cui ha tre figli di 15, 13 e 5 anni. Lui le sta accanto con dolcezza mentre lei racconta delle tre gravidanze surrogate e di come ha rischiato di morire. «Credevamo di fare la scelta giusta - dice l’uomo - e invece si ė rivelato un incubo. L’ho convinta io a venire in Spagna perché volevo che si liberasse di questo peso».

Le motivazioni
Kelly è venuta a Madrid con Stop Surrogacy Now, il movimento internazionale fondato dall’americana Jennifer Lahl:«Ero disperata, ho scritto su google:“Chi aiuta la madri surrogate?”. E mi è comparso il suo nome». La ragazza ripete la sua storia nei minimi dettagli senza stancarsi. Va nel Parlamento spagnolo. Incontra deputati pro e contro. Rilascia interviste. «Perché l’ho fatto? Per i soldi sicuramente, ma anche perché volevo che tutti fossero orgogliosi di me. Vengo da un’infanzia tragica: mio padre è morto quando avevo 13 anni, mia madre quando ne avevo 17 e mio fratello quando ne avevo 20. Le agenzie mi avevano convinto che era come se compissi un miracolo per queste coppie. Ho pensato che era il mio modo di guarire dalle ferite». Eppure tutte e tre le esperienze sono state negative. Ognuna a suo modo. «La prima gravidanza è stata nel 2005 per una coppia gay di Parigi che sembrava molto coinvolta. Sono venuti tante volte a trovarci». Ma dopo il parto è scattato il ricatto:«Siccome la maternità surrogata è proibita in Francia, mi hanno costretto ad andare in consolato a Chicago e dichiarare che avevo avuto una storia con uno di loro due e che ora, per salvare il mio matrimonio, la mia unica possibilità era di spedire i gemelli con il padre biologico in Francia». Kelly e il marito si arrabbiano ma l’alternativa è tenere con sé i gemelli: «Come potevamo farlo? Avevamo già due bambini di uno e tre anni». Così la ragazza si presta al gioco:«È stata un’umiliazione terribile. Ero davanti alla console con uno dei neonati in braccio; loro parlavano solo in francese, lingua che non conosco; poi mi guardavano e, spesso, ridevano. Alla fine ho firmato dei documenti su cui non so nemmeno cosa ci fosse scritto».

La seconda coppia

Kelly va in crisi e ricorre all’aiuto di uno psicoterapeuta che, paradossalmente, per curarla le propone di fare un’altra maternità surrogata per un uomo e una donna che sta seguendo. «Pensavo che non ci sarei cascata più ma mi sono innamorata di questa coppia dell’Iowa. È nata una bambina bellissima, però poi loro hanno divorziato e sono finiti in tribunale per la custodia della piccola. Mi si spezza il cuore perché io l’ho fatta nascere e se non fosse per me non sarebbe in questa situazione».

L’attaccamento
Quello che colpisce, parlando con Kelly, è il suo attaccamento per i bambini nati «su commissione». «Sì lo so che ti dicono che è un lavoro e non devi affezionarti ma io non ci riesco. Comunque io ho sempre messo in chiaro che volevo rimanere in contatto, sapere come stavano i bambini».

Gli spagnoli
L’ultima gravidanza, quella per la coppia madrilena, è stata la peggiore. «Non sono più la stessa», dice la donna. «Mentalmente mi hanno distrutto. I due genitori intenzionali sono andati letteralmente in tilt quando hanno saputo che aspettavo due maschi invece di un maschio e una femmina. Da allora si sono disinteressati dei bambini. Non telefonavano più, non rispondevano ai messaggi. Ossessionavano il medico per sapere come mai i due embrioni maschio e femmina impiantati non avevano portato al risultato voluto e per il quale, ho scoperto dopo, avevano lautamente pagato. Ho chiesto alla madre intenzionale se avevano scelto il nome e loro mi hanno detto di no:“Sono baby a e baby b”. Eppure avevano già una personalità, si muovevano. Una volta le ho scritto:“Mi sa che giocheranno a calcio. E lei ha risposto: sono ancora due maschi? A un certo punto ho pensato che non sarebbero venuti a prenderli ed è lì che ho cominciato ad attaccarmi ai piccoli».

La malattia

Il parto è prematuro. Kelly va in gestosi e rischia la vita. «Mi sono ammalata, ho preso 9 chili in una settimana. Avevo i piedi gonfi. Subito dopo Natale non riuscivo a infilarmi le scarpe. Non potevo respirare, il mio fegato era in sofferenza e anche i reni. La coppia però non si preoccupava di me; quando stavano per farli nascere, il padre mi ha scritto che io non li rispettavo e li stavo stressando. Doveva essere uno sforzo di squadra. Noi abbiamo fatto di tutto per farli diventare genitori, loro non hanno fatto nulla». Si preoccupa, invece, Madison, la figlia di Kelly, che allora aveva 12 anni. «Mi ha chiesto se rischiavo di morire; era un pensiero che non mi aveva mai sfiorato. L’ho chiesto all’agenzia, e loro mi hanno risposto: sono casi rari».

Il parto
I bambini nascono alla 30sima settimana. «Nella sala parto lei era con me, non mi sembrava una mamma, non aveva emozioni. I bambini erano molto piccoli ma hanno subito pianto. Erano le nove di sera e i genitori alle dieci avevano già lasciato la clinica. Il giorno dopo sono andata a vederli. Loro alle 11 di mattina non c’erano ancora, gli infermieri li cercavano. Li avevano lasciati soli. Mi si è spezzato il cuore. I bambini, appena hanno sentito la voce di Jay, si sono mossi e l’infermiera ci ha detto che non si erano mai mossi così tanto».

L’epilogo
Appena si ristabilisce, Kelly lascia la clinica per assistere a una recita della figlia ma vuole notizie dei bambini:«Mi hanno mandato delle foto in cui non c’era alcuna emozione. Sembravano degli oggetti. Sono impazzita per questo». Il 17 febbraio 2016 la coppia spagnola se ne va con i bambini senza dirlo né a Kelly né all’agenzia:«Dovevamo restare in contatto, rimanere amici. Era questo il patto. Invece loro hanno lasciato le spese mediche da pagare, hanno insinuato che io avessi partorito in anticipo di proposito per prendere i soldi e si sono arrabbiati perché mi sono fatta chiudere le tube. I miei figli non sono riusciti a vedere i bambini e io non ho potuto salutarli. E quella è l’ultima volta che ho saputo qualcosa di loro».

Monica Ricci Sargentini
6 maggio 2017
27esimaora.corriere.it/17_maggio_06/kelly-madre-surrogata-pentita-mi-hanno-usato-buttato-via-02b89c62-328a-11e7-bf87-d76175960c...
wheaton80
00venerdì 15 dicembre 2017 01:21
Stati Uniti. Propone l'utero in affitto: Franks lascia il Congresso



Un’altra testa che cade sotto la scure dello scandalo legato alle molestie sessuali: questa volta a dover dare le dimissioni è Trent Franks, deputato repubblicano dell’Arizona, noto per le sue posizioni definite «ultra conservatrici». Ma la storia questa volta è del tutto particolare e il caso merita attenzione, perché questa volta le «molestie» sarebbero ben altro: Franks non ha messo le mani addosso alla collega di turno, né ha chiesto più o meno esplicite prestazioni sessuali, bensì avrebbe chiesto a due collaboratrici del suo staff di prestarsi a una «maternità surrogata». Josephine, da 37 anni sua moglie, non può avere figli, e l’utero in affitto deve essere sembrato al deputato una soluzione assolutamente proponibile, senza alcun problema morale o di altra natura, anche perché in molti Stati americani la pratica è legale. Fatto sta, però, che la proposta ha invece scioccato le due donne, che oltre a tutto sono sue sottoposte e dunque in posizione di “sudditanza” psicologica. Ne è scaturita da parte della Commissione Etica della Camera un’indagine per “molestie sessuali”, di fronte alla quale però Franks ha preferito dimettersi (a partire dal 31 gennaio prossimo) per non affrontare «un processo sensazionalistico» e sottoporre la famiglia allo stress mediatico. Peccato però che lo stesso Franks, nel dirsi «dispiaciuto per aver causato fastidio alle due collaboratrici», abbia sminuito i fatti, dichiarando che «la disputa è nata solo perché discutevamo sul tema della maternità surrogata» e questa «discussione» sarebbe bastata a sconvolgere le due donne. A smentirlo, sulla prima pagina del New York Times, sono invece le ammissioni che escono dal suo stesso entourage, secondo le quali Franks avrebbe espressamente chiesto alle due sottoposte di prestarsi come madri surrogate per mettere al mondo un figlio su commissione. Ed è il suo stesso portavoce Paul D. Ryan a testimoniare di aver ricevuto «voci credibili di un suo comportamento scorretto» e di essersi quindi rivolto alla Commissione Etica.

Di fronte alle accuse, il deputato ha ammesso candidamente che «a causa della mia dimestichezza e delle mie esperienze con l’utero in affitto, evidentemente sono diventato insensibile di come la discussione su un argomento tanto intenso e personale possa colpire gli altri»: Franks infatti è un veterano della GPA (Gravidanza Per Altri), avendo già ottenuto nel 2008 due gemelli con la maternità surrogata. Ma conclude dicendo di non aver mai «fisicamente intimidito, costretto o tentato alcun contatto sessuale con alcun membro del mio staff nel Congresso». La vicenda è importante, perché per la prima volta l’utero in affitto è visto, e trattato, alla stregua di una molestia sessuale, ancor più in quanto proposto a due donne in posizione di soggezione lavorativa. E sullo sfondo potrebbe esserci un ricatto morale, come per ogni molestia sessuale da superiore a sottoposta. Non a caso la Commissione Etica che valuta il caso è la stessa che sta indagando su altri casi di molestie sessuali vere e proprie. Ancora più notevole è il fatto che, nonostante negli USA la GPA sia in molte regioni legittima, la richiesta di un uomo a una donna di cedere il proprio utero e prestarsi come incubatrice umana resti proposta inaccettabile e scioccante... Una valutazione che non mancherà di aprire nuove prospettive nel dibattito internazionale su una pratica che si configura come una delle peggiori forme di sfruttamento della donna e del suo bambino, nonché una compravendita del suo corpo, paragonabile alla schiavitù della prostituzione. Forse per questo ieri sui vari media italiani (Repubblica, Ansa, Rainews.it, SkyTg24, ecc...) la notizia della GPA come forma di sfruttamento e molestia era accuratamente nascosta dietro titoli fuorvianti, dai quali Trent Franks usciva come il solito capo dalle mani troppo lunghe. Nessun accenno alla vera accusa politicamente molto scorretta: la surrogata come prevaricazione.

Lucia Bellaspiga
9 dicembre 2017
www.avvenire.it/mondo/pagine/propone-lutero-in-affitto-franks-lascia-il-c...
wheaton80
00sabato 11 agosto 2018 16:35
Carta d'identità, Salvini cancella 'genitore 1 e 2'

“La settimana scorsa mi è stato segnalato che sul sito del Ministero dell'Interno, sui moduli per la carta d'identità elettronica c'erano 'genitore 1' e 'genitore 2'. Ho fatto subito modificare il sito ripristinando la definizione 'madre' e 'padre'”. Dalla religione all'alleanza gialloverde di governo, passando per le modifiche alla carta d'identità, Matteo Salvini chiarisce le posizioni della Lega sui temi etici e anticipa le misure che il governo intende attuare per la famiglia in un'intervista alla testata cattolica on line 'Nuova bussola quotidiana'. “Per la sinistra”, ha poi aggiunto Salvini su Twitter, “difendere il concetto di mamma e papà significa essere 'trogloditi'. Allora sono orgoglioso di essere un troglodita”. Intanto, per le famiglie, annuncia Salvini, “l'obiettivo che mi pongo da qui fino a fine governo è introdurre il concetto di quoziente familiare, in modo da premiare la natalità e la scommessa sul futuro”. Primo obiettivo per aiutare le famiglie italiane, spiega ancora il Ministro, "è sostenere la parte produttiva attraverso un abbassamento delle tasse: se già riusciamo ad aiutare le partite IVA, i produttori, i commercianti, gli artigiani, i piccoli imprenditori, è un primo passo. Anche loro sono padri e sono madri; un euro di tassa in meno è un euro in più per i figli. Certo non è risolutivo; l’obiettivo, come dicevo, è quello di rendere il nucleo familiare un soggetto fiscalmente riconosciuto. Però già per il 2018 l’obiettivo è ridurre le tasse a un bel pò di gente e questo sarà mantenuto”. “Quella tra Lega e 5 Stelle”, sottolinea poi il vicepremier, “è un'alleanza nata in maniera particolare: movimenti diversi, storie diverse, culture diverse.

È un'alleanza di cui sono pienamente soddisfatto, che rifarei domattina, con un contratto di governo che su alcuni temi sensibili non ha scritto nulla perché abbiamo posizioni diverse”. “La Lega”, aggiunge il Ministro, “è per la libertà di educazione, per il diritto alla vita, per la difesa della famiglia naturale. Ma siccome i nostri alleati su questo non sempre la pensano come noi, accontentiamoci che non vengano fatti altri danni. In certi campi meglio non fare niente che fare danni”. “Poi”, precisa, “nella suddivisione del governo, abbiamo scelto il Ministero della Famiglia e della Disabilità; il Ministero dell’Interno, che si occupa anche di discriminazioni e tematiche gender; il Ministero dell’Istruzione, per dare una chiara impronta alla libertà di educazione e al rispetto di alcuni princìpi. Quindi nei limiti del contratto, rispettando le sensibilità diverse, cerchiamo di tenere alti alcuni princìpi”. Sulle trascrizioni anagrafiche da parte dei comuni dei bambini nati grazie alla pratica dell''utero in affitto', possibile all'estero, il Ministro dell'Interno Matteo Salvini si dice contrario:“Ci stiamo lavorando; ho chiesto un parere all’Avvocatura di Stato e ho dato indicazione ai prefetti di ricorrere”. “La mia posizione”, sottolinea, “è fermamente contraria”. E dopo aver annunciato il passaggio da 'genitore 1 e 2' a 'madre e padre' sulla carta d'identità, Salvini assicura:“E' certo che farò tutto quello che è possibile al Ministero dell’Interno e che comunque è previsto dalla Costituzione. Utero in affitto e orrori simili assolutamente no”.

10/08/2018
www.adnkronos.com/fatti/politica/2018/08/10/salvinialleanzacherifareidomattina_vsw0z6VMVG6Gt2YlETwu3N.html?re...
wheaton80
00mercoledì 3 ottobre 2018 13:04
Utero in affitto. Laura Corradi:«Surrogata, ecco perché l'Italia non sa dire no»

Quella contro l’utero in affitto è una battaglia per la salute delle donne e dei bambini. Le tecnologie riproduttive si basano sullo sfruttamento del corpo femminile. Radicali, ma profondamente vere le riflessioni maturate da Laura Corradi, sociologa del corpo, docente all’Università della Calabria, femminista, anzi eco-femminista, che al tema della GPA e delle sue implicazioni per le donne ha dedicato un libro densissimo che sta presentando in tutta Italia, “Nel ventre di un’altra” (Castelvecchi, 96 pagine, euro 13,50).

Professoressa Corradi, non c’è il rischio che ciò che è vietato dalla legge sia legittimato nei fatti con l’ingresso di bambini nati all’estero con utero in affitto?

Il turismo riproduttivo c’è sia quando siamo in presenza di una legge che vieta, sia quando la legge consente: ad esempio in Nepal la maggioranza delle persone che si rivolgono a cliniche per la GPA vengono da Stati Uniti ed Israele, dove la surroga di gravidanza è legale; vanno lì perché costa molto meno, nel mercato globale neoliberista dove tutto diventa merce. Quindi la questione del bando o della regolamentazione diventa secondario. Il problema principale è che le coppie si rivolgono fiduciose a cliniche per la procreazione medicalmente assistita e non vengono informate dei rischi e dei problemi che ci possono essere per la salute materna ed infantile. Oggi ci sono studi inquietanti che dovrebbero essere presi in considerazione, prima di scegliere la fecondazione in vitro, l’eterologa, la surroga di gravidanza.

Molti di coloro che sono a favore della GPA sostengono che essa sia in fondo una pratica altruistica. Secondo lei è una motivazione accettabile?

La GPA altruistica potrebbe esistere ad esempio fra due sorelle, che hanno un bagaglio genetico simile, ma questo non le mette al riparo da problemi psico-sociali che possono nascere da questo attraversamento relazionale e da diversi problemi di salute legati alle tecnologie riproduttive. In realtà i casi di surroga 'etica' sarebbero davvero pochissimi; nella quasi totalità si tratta di GPA commerciale, dove persone benestanti, o che hanno privilegi geo-politici, sfruttano sul piano riproduttivo una donna che ha minori mezzi economici, status, educazione. Questo non significa che la madre surrogante non abbia un guadagno, ma questo avviene spesso a scapito della sua salute psico-fisica, dopo diversi tentativi, aborti spontanei, nati morti, e l’importo finale le viene attribuito solo quando consegna il bambino subito dopo il parto, ove non si ammette certo che ella cambi idea nel corso della gravidanza…

Quasi tutta la sinistra e il femminismo europei sono contrari alla GPA. In Italia no. Perché?
È un tema delicato. Il motivo per cui in Italia gran parte della sinistra e del femminismo sono favorevoli alla GPA è legato al fatto che il Vaticano è contrario. È dai tempi del referendum sul divorzio che l’intrusione della Chiesa viene percepita come insopportabile da larghi settori della società. La contrapposizione cattolici-laici impedisce che si crei in Italia un dibattito realistico sul tema dell’utero in affitto.

L’ideologia acceca, dunque...
Questa è una battaglia per la salute delle donne e dei bambini, e per il diritto delle persone che si rivolgono alle tecnologie riproduttive a conoscerne i rischi. La Chiesa dovrebbe ammettere la possibilità dell’adozione anche per le persone singole, e per le famiglie di ogni tipo: questo svuoterebbe in larga misura il ricorso all’utero in affitto, una pratica ingiusta, costosa e dannosa, in favore di relazioni sociali basate sulla solidarietà e sul mutuo aiuto. L’ossessione del figlio genetico può essere superata solo con un grande cambiamento culturale, con l’accettazione del limite (anche in senso laico), e con la comprensione che i veti e gli anatemi non risolvono i problemi.

Antonella Mariani
5 luglio 2018
www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/lintervista-surrogata-ecco-perch-litalia-non-sa...
wheaton80
00venerdì 10 maggio 2019 18:22
Maternità surrogata, no della Cassazione a riconoscimento del ‘secondo padre’. “Ma omosessualità non c’entra”

La Corte di Cassazione ha detto no alla trascrizione all’anagrafe dell’atto di filiazione di bambini concepiti all’estero tramite utero in affitto, per i genitori che non hanno alcun rapporto biologico con i minori. Con questa sentenza, le Sezioni Unite hanno stabilito che il rapporto di filiazione ottenuto da madre surrogata non può essere riconosciuto in Italia anche se attestato da un giudice straniero. Il caso su cui si è espressa la Corte riguarda una coppia omosessuale di Trento, sposata secondo la legge canadese, che aveva chiesto la trascrizione del nome del secondo papà sull’atto di nascita di due gemelli partoriti in Canada. I bambini sono stati concepiti con la collaborazione di due donne: la prima ha messo a disposizione gli ovociti, la seconda ha portato avanti la gravidanza. La paternità di entrambi i coniugi era stata riconosciuta dal giudice straniero.

Nonostante la Corte d’Appello di Trento avesse, nei mesi scorsi, consentito la trascrizione nei registri dello stato civile italiano del nome del secondo papà, la Cassazione ha accolto il ricorso del procuratore generale di Trento, a cui si sono uniti il sindaco della città, Alessandro Andreatta del Partito Democratico e il Ministero dell’Interno. La sentenza pubblicata oggi spiega che “non può essere trascritto nei registri dello stato civile italiano il provvedimento di un giudice straniero con cui è stato accertato il rapporto di filiazione tra un minore nato all’estero mediante il ricorso alla maternità surrogata ed un soggetto che non abbia con lo stesso alcun rapporto biologico, il cosiddetto genitore d’intenzione“. Il ‘no’ della Cassazione al riconoscimento anagrafico dei figli con due padri è motivato dal fatto che la legge italiana, in particolare la legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita, ha stabilito “il divieto della surrogazione di maternità“, sbarramento rimasto in piedi anche dopo tutte le modifiche che la Consulta ha apportato a questa contestata normativa. Nessun cenno è rivolto dai supremi giudici alla circostanza che la coppia di questo caso giudiziario, svoltosi a Trento, sia omosessuale.

I valori che la Suprema Corte intende tutelare sono quelli della “dignità umana della madre biologica e dell’istituto dell’adozione“, e non la ‘famiglia tradizionale’. Nel verdetto, infatti, si ricordano precedenti sentenze della stessa Cassazione che hanno dato il via libera al riconoscimento di bambini nati all’estero da due madri, sposate all’estero. I supremi giudici rilevano che i piccoli risultano legati alle due mamme da un “rapporto biologico” con “ciascuna” di loro, “in quanto una lo aveva partorito, mentre l’altra aveva fornito gli ovuli necessari per il concepimento mediante procreazione medicalmente assistita”. Invece nel caso della coppia di Trento, ricorsa alla maternità surrogata in Canada, dove è consentita solo a titolo “gratuito”, i due bambini venuti al mondo hanno un rapporto biologico solo con uno dei padri e non con tutti e due, poiché uno solo ha dato i gameti.

Per la Cassazione, i casi delle due mamme e quello dei padri di Trento “hanno in comune il fatto che il concepimento e la nascita del minore hanno avuto luogo in attuazione di un progetto genitoriale maturato nell’ambito di una coppia omosessuale, con l’apporto genetico di uno solo dei partner”, ma nel caso dei due padri è “pacifica l’insussistenza di un rapporto biologico con il genitore intenzionale”, gap superato invece dalla mamma che ha portato avanti la gravidanza di un figlio anche se privo dei suoi geni. La Cassazione, quindi, non ha escluso la possibilità per la coppia di ricorrere all’adozione “in casi particolari” per attribuire la paternità anche al secondo uomo che non ha rapporti biologici con i due bambini. “Il problema, correttamente, è stato inquadrato prescindendo da sesso e orientamento sessuale”, ha detto il difensore della coppia, l’avvocato Alexander Schuster.

“Da una parte questa sentenza mette finalmente fine al dibattito, che ancora languiva in tali tribunali minorili, sull’utilizzabilità dell’art. 44 per le adozioni nelle coppie conviventi, anche dello stesso sesso. Dall’altra, il comunicato della Cassazione ‘neutralizza’ la questione parificando il caso del secondo padre a quello della madre intenzionale, parlando genericamente di ‘genitore intenzionale’. Questo è senz’altro positivo, perché dimostra che la difficoltà giuridica non dipendeva dal fatto che si trattasse di una coppia gay“, spiega il legale. Ma a suo avviso “l’interesse dei minori non viene tutelato con un’adozione in casi particolari, perché è un’adozione incompleta e non pone il minore nella stessa posizione in cui si trova un figlio riconosciuto o trascritto”.

In questo caso, ha specificato Schuster, che non ha ancora preso visione del testo integrale della sentenza, sarebbe possibile ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo “con alta probabilità di successo”. Si dice “soddisfatto” il senatore della Lega Simone Pillon, vicepresidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza. “La sentenza”, dice, “ha disposto il divieto di trascrizione anagrafica per chi compra bambini all’estero. Alcuni sindaci avevano nei mesi scorsi compiuto trascrizioni abusive che avrebbero di fatto legittimato la vergognosa pratica dell’utero in affitto. Ora la Suprema Corte, decidendo a Sezioni Unite, ha posto un severo limite alla liceità di questa squallida pratica e ha inflitto un colpo durissimo al gravissimo fenomeno del cosiddetto ‘turismo riproduttivo'”.

8 Maggio 2019
www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/08/coppie-omosessuali-no-della-cassazione-a-trascrizione-allanagrafe-di-figlio-nato-da-madre-surrogata/...
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