Omelia di oggi

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Ghergon
00domenica 6 gennaio 2008 10:33
Omelia per il 6 gennaio 2008
Epifania di Nostro Signore



Sacra Scrittura

I Lettura: Is 60, 1-6;
Sal 71, 1-2, 7-8, 10-13;
II Lettura: Ef 3, 2-3, 5-6;
Vangelo: Mt 2, 1-12


NESSO TRA LE LETTURE

"Tre meraviglie segnano questo giorno che noi celebriamo: oggi la stella condusse i Magi alla mangiatoia; oggi l'acqua fu mutata in vino alla festa di nozze; oggi Cristo volle esser battezzato da Giovanni nel fiume Giordano per portarci la salvezza". Con queste parole la liturgia delle ore descrive il contenuto della festa di oggi, e il suo significato: è la tripla rivelazione di Cristo, non solo al popolo ebraico, ma a tutte le nazioni (seconda lettura). Questa è una luce brillante per tutti coloro che dimoravano nell'oscurità della loro inconsapevolezza della presenza di Dio (prima lettura); guidati dalla stella, essi sono venuti da lontano per conoscere e adorare Dio, così come egli è e si è rivelato (Vangelo).


Messaggio dottrinale

Cristo è per tutti. L'Epifania è la celebrazione dell'indirizzo universale del messaggio cristiano. La Chiesa deve essere una città posta sulla cima di una montagna, affinché tutti possano vederla e tutti possano andare a visitarla. Questo coinvolge ciascuno di noi. Si dice spesso che la Chiesa è ogni cristiano e, ancor più, ogni cattolico e, indubbiamente, ciò è vero, sebbene venga pure frequentemente frainteso o usato impropriamente. Anche se uno non svolge (e non dovrebbe svolgere) ogni funzione nella Chiesa, ognuno è certamente Chiesa nel senso di luogo in cui Cristo dimora e deve essere rivelato a coloro che non lo conoscono.

Fede che conduce a Cristo. Il vangelo è un tipo di racconto midrasico, la cui caratteristica, secondo gli esperti, è che ogni parola o espressione è arricchita da un significato e da un'immagine evocativa. In questo senso, è più ricco di una parabola, e veicolo per una meditazione contemplativa. Il viaggio, le prestigiose personalità che vengono da una terra lontana, la loro regalità, la stella, la sua scomparsa e la riapparizione, l'omaggio, i doni, le difficoltà, il sogno… Tutti questi elementi hanno un significato valido in una meditazione cristiana, che ci conduce proprio dove condusse i Magi: alla fede in Cristo. La fede è davvero un lungo viaggio - un'intera vita! Ci porta lontano dalle certezze delle "terre" che ci sono familiari, fino ad un remoto paese in cui le regole del gioco sono assai diverse. Ci vuole coraggio per affrontare il cammino, quando ci si potrebbe aggrappare al conforto e alla sicurezza della prorpia casa e di "quello che fanno tutti"; e serve perseveranza per proseguire, specialmente quando non è chiaro dove esso ci conduca (e con la vera fede, non è mai nitidamente chiaro, nei dettagli concreti). Perché ci si riesca, è necessario far riferimento alla Sacra Scrittura e ai loro legittimi interpreti, anche quando questi ultimi sono men che pii - come è accaduto, in certi periodi, nel viaggio della Chiesa. La mèta della ricerca può dapprima rivelarsi essere come sorprendentemente modesta, come il figlio neonato di una giovane coppia senza dimora. Eppure, la grazia di Dio può portare un uomo o una donna o un bambino a piegare le ginocchia, il capo e la vita in adorazione, davanti a questo Bambino, e riconoscerlo come Re. L'incontro col Bambino servirà pure a fortificare il viaggiatore, così che accetti prontamente gli inconvenienti e le sofferenze necessarie a proteggere quel che ha trovato, e tornare a casa seguendo un percorso diverso da quello previsto.

Catechesi. I grandi eroi della storia della salvezza vissero grazie alla fede (CCC 142-165).


Suggerimenti pastorali

Una responsabilità personale per la fede. La fede in Cristo è una grazia, meglio, è la grazia delle grazie. Un dono datoci, ma che non possiamo tenere solo per noi. Il primo requisito per condividere la fede è la testimonianza personale. Siamo tenuti a fare quel che possiamo, nella sfera della nostra vita quotidiana, affinché la luce di Cristo splenda realmente dalla città sulla cima del monte. Chi è costantemente di cattivo umore, o egocentrico, o triste, non è segno della presenza Dio nella città; o se lo è, non è però un segnale tale da far sì che qualcuno possa desiderare di stare con lui. Chi ha un comportamento o un modo di parlare rozzo o sfrontato, e che profana ogni cosa su cui poggia gli occhi, o ogni argomento che affronta, non è segno che la sacralità e la bellezza del bene regnano presso di lui. Chi distrugge quotidianamente la reputazione del suo vicino di casa, non ispira la gente a dire "guarda come si amano l'un l'altro". Chi vive solamente per possedere sempre più esemplari delle "cose di questo mondo", difficilmente aiuterà le altre persone a prendersi cura del prossimo. Di cosa ho bisogno io per cambiare, per essere una finestra più trasparente nella città di Dio?

La maggior parte di noi è nata in una famiglia cristiana; è difficile per noi renderci conto di quale grande grazia è la fede, e facile, invece, dar per scontato di non riuscire ad esercitarla. Perciò, può crescere debole, ed essere capace di fare solamente brevi viaggi, con pochi ostacoli, o nessuno. Forse, non può nemmeno viaggiare e superare gli ostacoli quotidiani, per trovare Cristo nostro Signore: questo attuale problemino di salute, il difficile rapporto con mia cognata, il modo in cui il prete celebra la Messa, quella particolare abitudine di mio marito, la pressione del "tutte-le-cose-che-devo-fare" quando dovrei dedicare qualche momento alla preghiera, o del "cosa-diranno-i-miei-amici" (o, meglio, del "cosa-io-penso-che-loro-penseranno"…). Dai Magi, che stavano facendo il loro viaggio per la prima volta, possiamo imparare come la fede persevera, anche quando la stella è nascosta, fino a quando appare di nuovo, e incontriamo il Redentore del mondo.

totus tuus
unCRISTIANO2
00mercoledì 9 gennaio 2008 17:55
Ghergon

..e chi sarebbe l'autore dell'omelia ?


Ghergon
00sabato 12 gennaio 2008 13:32
Re: Ghergon
unCRISTIANO2, 1/9/2008 5:55 PM:


..e chi sarebbe l'autore dell'omelia ?





bella domanda... [SM=g27819]


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