Putin contro il Sionismo globale dei Rothschild

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wheaton80
00lunedì 21 ottobre 2013 01:30
Il discorso di Vladimir Putin: L'85% del governo sovietico del 1917 era costituito da ebrei della famiglia Rothschild. Il termine Ebrei è fuorviante ed improprio, in realtà sono sionisti Khazari per essere precisi

19 ottobre 2013

Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che gli ebrei costituivano "dall'80 all'85 per cento del primo governo dell'Unione Sovietica", dopo la rivoluzione bolscevica del 1917. Il discorso di Putin, fatto il 13 giugno 2013, è stato riferito dal funzionario dal giornale Jewish Telegraphic Agency in un articolo uscito sei giorni più tardi rispetto al discorso di Putin ed è coinciso con la visita di Putin a Mosca nel "Museo Ebraico per la Tolleranza." Secondo il rapporto JTA, Putin ha detto, con riferimento a una libreria appartenente al rabbino Joseph I. Schneerson, il defunto leader del movimento Chabad-Lubavitch, che "la decisione di nazionalizzare questa biblioteca è stata fatta dal primo governo sovietico, la cui composizione era per l’80-85 per cento ebreo." Secondo la trascrizione ufficiale del discorso di Putin al museo, egli ha continuato a dire che i politici al governo sovietico erano prevalentemente ebrei. "Sono stati guidati da false considerazioni ideologiche e hanno sostenuto l'arresto e la repressione di tutte le fedi". In realtà, il governo bolscevico ebraico [in realtà meglio definirli Khazari sionisti] ha spietatamente perseguito i cristiani in particolare, mentre gli ebrei [sionisti Khazari] venivano protetti. I Rothschild khazar-sionisti si nascondono dietro il nome "Ebreo". L'antisemitismo è stato reso illegale e punibile con la morte, e l'unica volta che la voce di Lenin è stata mai registrata è stato quando in un discorso ampiamente distribuito ha denunciato l'antisemitismo come forma di "contro-rivoluzione".



ADL = Anti Difamation League alias Anti-semitismo
1913 - Jacob Schiff imposta l’Anti Defamation League (ADL) dei Rothschild negli Stati Uniti. Questa organizzazione è stata creata per calunniare chiunque metta in discussione o sfidi la cospirazione globale Rothschild, venendo bollato come "antisemita". I Rothschild non sono ebrei praticanti provenienti dal giudaismo e non hanno linee di sangue con altri Ebrei. I Rothschild sono comuni delinquenti Khazariani, a cui piace nascondersi dietro la parola Ebreo quando depreda le ricchezze delle persone. Inoltre, il governo sovietico diede privilegi speciali agli ebrei, che prevedevano la creazione di una patria separata dedicata a soli ebrei, chiamato “Oblast Autonoma Ebraica”, situata nell' Oriente russo. I bolscevichi stabilirono l’autonomia della regione nel 1934 per fornire alla popolazione ebraica dell'Unione Sovietica un ampio territorio in cui coltivare la cultura ebraica. Secondo il censimento del 1939, 17.695 ebrei vivevano nella regione (16% della popolazione totale). La popolazione ebraica ha raggiunto un picco nel 1948 con circa 30.000 ebrei, circa un quarto della popolazione della regione.

Da allora però il movimento, strettamente alleato al sionismo, aveva deciso fermamente a favore della creazione di una patria ebraica rubando la Palestina al popolo palestinese, e " l'Oblast Autonomo Ebraico” ha visto un declino lento e costante negli anni successivi.



Rothschild. Il vero cognome è Bauer

Nel 1760, nel corso di questo decennio, Mayer Amschel Bauer lavora per una banca di proprietà degli Oppenheimer di Hannover, in Germania. Egli ottiene grande successo e diventa un partner minore. Mentre lavora in banca fa conoscenza con il generale von Estorff. In seguito alla morte del padre, Bauer torna a Francoforte per prendere in consegna l'attività del padre. Bauer riconosce il significato dell'esagramma rosso e cambia il suo nome da Bauer a Rothschild, dopo aver appeso l'esagramma rosso con significante 666 sopra la porta d'ingresso ("Rot" in tedesco significa "rosso" , e "Schild” significa “segno" ).


Fonte: www.iamthewitness.com/DarylBradfordSmith_Rothschild_ori.htm

I Rothschild finalmente acquistarono questa proprietà nel 1948 dalla Palestina e la chiamarono Israele, contrariamente alle indicazioni della Torah. I Rothschild avevano piani per l'acquisto di questa proprietà [per gli ebrei] ben prima della scusa di Hitler nel contratto di Balfour. I Rothschild avevano infatti le loro difficoltà nel parassitare l'India di Gandhi, tanto da perdere la partita. Pertanto La Cabala aveva bisogno di un nuovo Stato ospitante per attuare la sua politica parassitaria. Per la loro nuova proprietà, Israele, i Rothschild usarono il loro esagramma rosso trasformandolo semplicemente in blu e chiamandolo “Stella di David”. La Stella di David, che è il simbolo di Israele, è composta da 2 triangoli sovrapposti conosciuti come Morgan David o Stella di David. Non il David della Bibbia o del Corano, ma di David Al-roy, un falso profeta del 12° secolo. Il simbolo è utilizzato anche per i templi massonici.

Tradotto e Riadattato da Fractions of Reality
Fonte: politicalvelcraft.org/2013/10/17/vladimir-putin-speech-85-of-the-1917-soviet-government-was-made-up-by-rothschild-jews-jew-being-a-misnomer-zionist-khazars-being-more-a...

www.frontediliberazionedaibanchieri.it/2013/10/putin-contro-il-sionismo-globale-dei-rothsch...
wheaton80
00martedì 5 novembre 2013 01:55
Il Presidente Putin mette fine alla cooperazione Russia-NATO sull’ABM

Con un’altra mossa potente e significativa per la pace, il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha cancellato l’ordine presidenziale che nel 2011 aveva istituito un gruppo di lavoro interdipartimentale sotto l’autorità dell’amministrazione presidenziale russa, volto a sviluppare i metodi per avviare la cooperazione con la North Atlantic Treaty Organization (NATO), nell’ambito della ‘difesa missilistica’.

Sospiro di sollievo

Molti esperti e osservatori della NATO, a conoscenza del decreto e dei tentativi della Federazione russa a sviluppare un rapporto di partnership paritetica con la NATO, basato sul rispetto reciproco e la trasparenza, possono ora tirare un sospiro di sollievo dopo che il Presidente Putin ha finalmente perso la pazienza con l’alleanza. La saggezza del presidente non può essere messa in discussione, dopo ciò che molti hanno detto per anni e le decine di tentativi non riusciti di sviluppare una partnership con l’alleanza. Questi “errori” furono sfruttati e aggravati dalle azioni e dall’inclusiva insistenza della NATO. Come il proverbiale orso russo, il Presidente Putin ha tardato a reagire alla provocazione, ma una volta che l’azione è stata decisa, è stato risoluto.

Vuota retorica

Era quasi ovvio fin dall’inizio che, nonostante tutta la sua retorica in senso contrario, che si dimostrava sempre vuota come le menti di coloro che la sposano, la NATO non aveva alcuna intenzione di permettere alla Federazione russa di agire da partner alla pari. Questa incapacità totale della NATO di adeguare e modernizzare la propria missione strategica, tenendo conto delle realtà contemporanea di una Russia potenza leader europea interessata alla pace, allo stato di diritto e a una cooperazione reciprocamente vantaggiosa, può essere dovuta alla sua natura intrinseca di organizzazione creata all’unico scopo di contenere l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, e/o al fatto che NATO è diventata un mero strumento globale del miope tentativo d’imporsi del dominio militare geopolitico e dell’egemonia armata degli USA.

Fallimento della cooperazione
Fin dal periodo caotico alla fine della guerra fredda, la neonata e travagliata Federazione Russa, rinata dalle ceneri della dissoluzione della più grande potenza della storia dell’umanità, vanamente aveva tentato di trovare un modo di collaborare, ed a volte di placare, il suo ex-avversario della NATO, che avrebbe dovuto essere sciolto al momento del crollo del blocco sovietico. Ma purtroppo la brama di egemonia e dominio militare globale, e il nuovo modus operandi della “promozione degli interessi con la forza” non permise all’occidente di smantellarne la macchina di guerra e morte. Questo avvenne in Jugoslavia e in Serbia, quando la NATO promise alla Russia di inviare i suoi peacekeeper, ma quando venne il momento della presenza russa sul terreno, fece rapidamente dietro-front. Questo schiaffo agli interessi della Russia e dei suoi alleati, in seguito si verificò nuovamente molte volte, mentre la NATO scatenava guerre illegali d’aggressione e avventure militari contro un Paese dopo l’altro nel mondo. Poi, con ciò che s’è rivelato essere il falso paradigma della “guerra al terrore”, quando la Russia in innumerevoli occasioni tentò di collaborare… ma la Russia fu disprezzata altre volte. Infine, si è visto che, nonostante la nuova natura della Russia di Paese democratico in crescita, promuovendo pace e cooperazione, la NATO ha continuato l’espansione ad est e, difatti, mondiale e perfino spaziale, mentre allo stesso tempo circondava la Russia con missili e armi da guerra, con il pretesto dello spauracchio di un attacco dell’altrettanto demonizzata Repubblica islamica dell’Iran. Cercando di diventare un partner a pari titolo dello scudo missilistico, la Russia ha tentato più volte di collaborare con la NATO. Tuttavia, la NATO bloccò tutti i tentativi della Russia di parteciparvi ed avere la garanzia che i missili non sarebbero stati usati per neutralizzare la Russia stessa. La Russia ha ripetutamente chiesto una garanzia scritta, alla luce della pratica occidentale di sprezzare totalmente le garanzie promesse e mai mantenute, come provato in Serbia e Kosovo, ma la garanzia scritta non venne mai fornita e tanto meno presa in considerazione. La Russia tentò di introdurre ciò che fu chiamato approccio settoriale, la saggia strategia di uno “scudo” attentamente pianificato ed efficace per proteggere sia l’Europa che la Russia stessa, ma fu sdegnosamente respinto.

Difesa missilistica, cavallo di Troia per il primo colpo
Fu provato ed è ora noto pubblicamente che i missili intercettori e gli elementi dello scudo missilistico degli Stati Uniti e dei loro alleati della NATO, che sono stati surrettiziamente disposti intorno alla Russia, possono essere trasformati in armi offensive di primo colpo, quasi un colpo distruttivo. Questi cosiddetti missili “difensivi” sono anche in grado di lanciare testate nucleari direttamente nel cuore della Russia. Questo viene ulteriormente sottolineato dai testimoni dei test missilistici dello scudo della NATO e dagli scienziati esperti dei radar e degli elementi che compongono lo scudo. Come “scudo”, il sistema missilistico USA/NATO è quasi completamente inefficace, consentendo a più del 40% dei missili di filtrare, e quasi inefficace al 100% contro missili tattici e armi a corta gittata. E’ un dato di fatto che i progettisti del sistema ne siano consapevoli. Allora perché installare tale sistema? Per un primo colpo totalmente devastante e senza risposta.

Pace
La vittoria per il Presidente Putin, la Federazione russa e la pace in Siria ha ora dimostrato, aldilà di ogni ombra di dubbio, che il Presidente Putin è un leader che veramente onora e crede nella pace, lo Stato di diritto e la trasparenza. A differenza del Nobel per la Pace Obama, che cerca di continuare le politiche per una guerra aggressiva, la promozione degli interessi con la forza e le esecuzioni extragiudiziali con i droni, approvate personalmente. Il Presidente Putin ha detto sinceramente che non si preoccupa del Premio Nobel per la Pace. Si preoccupa della pace.

Nuova corsa agli armamenti
L’inarrestabile espansione della NATO in tutto il mondo e verso est, ha costretto i Paesi a costruirsi armi per difendersi, il diritto di qualsiasi nazione sovrana di contrastare la minaccia di un aggressore, spingendo il mondo ad entrare nella corsa globale degli armamenti, al cui confronto la guerra fredda sembrerà un’esercitazione. Russia, Cina, Venezuela e Corea democratica in particolare, sono costretti a spendere miliardi per la difesa e le forze armate per contrastare la minaccia della NATO. Con il costante atteggiamento bellicoso degli Stati Uniti, la Corea democratica ed altri Paesi ad essi non favorevoli sono stati costretti a crearsi una deterrenza nucleare. Ciò ha portato a un mondo molto più pericoloso, ma ne ha dimostrato la necessità, dopo ciò di cui il mondo è stato testimone in Iraq, Afghanistan e Libia, nell’operato degli Stati Uniti e dei loro alleati della NATO.

Artico
USA/NATO continuano a tentare di promuovere i propri interessi con la forza e la militarizzazione di Paesi e regioni una volta neutrali e pacifici, nel caso dei Paesi scandinavi e dell’Artico. Il tentativo di USA/NATO di spostarsi nella regione artica, è chiaramente una strategia per prendere risorse e territori con la forza. Qualcosa di illegale, come le loro guerre aggressive e la dottrina Bush della guerra preventiva.

La nuova posizione della Russia nel mondo

Due eventi recenti, il rifiuto da parte del Presidente Putin di farsi influenzare dalla minaccia del terrorismo dal principe saudita Bandar, con il “pieno sostegno degli Stati Uniti”, ed aver impedito un’altra aggressione a una nazione sovrana, la Siria, da parte di USA/NATO, hanno ancora una volta trascinato il mondo nel campo del sano multipolarismo che efficacemente pone fine ai piani degli Stati Uniti per l’”egemonia globale americana”, un fatto ammesso anche dall’architetto del grande gioco della geopolitica, Zbignew Brzezinski.

Avvertimenti
Avvertimenti furono emessi in Russia da molti ambiti riguardo l’avvio dell’espansione verso est della NATO, tra cui gli avvertimenti che lo scudo USA/NATO potesse essere rapidamente e senza problemi convertito in un mortale sistema di primo colpo. Quindi, perché la Russia dovrebbe continuare a tentare di collaborare con il piano per circondarla di missili della NATO? Le risposte possono essere machiavelliche o semplicemente essere che la Russia cercasse di cooperare con l’occidente fino in fondo e in modo pacifico.

Fine di un’epoca

Con l’abrogazione molto chiara dell’ordine presidenziale del 25 aprile 2012, che istituiva ufficialmente la cooperazione con la NATO: “Sull’abrogazione dell’ordine del presidente russo sul rappresentante speciale del presidente russo presso l’Interazione della Difesa Missilistica con l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO)“, il Presidente Vladimir Putin ha messo ufficialmente fine al periodo in cui la Russia tentava di placare e di collaborare con il suo ex-nemico, la NATO, tranquillamente, ancora una volta e con calma, affermando la sovranità della Russia e dimostrando che la Russia è dalla parte della pace non solo a parole, ma con atti dignitosi.

La NATO continua a mostrare aggressività
Nel frattempo la NATO avvierà esercitazioni di guerra a 30 secondi di volo dal territorio della Federazione Russa.

StopNATO 3 novembre 2013 – Voce della Russia
Traduzione: Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2013/11/04/il-presidente-putin-mette-fine-alla-cooperazione-russia-nato-...
wheaton80
00venerdì 23 maggio 2014 00:56
Niente dura all'infinito... Ricordiamocelo... La Cina firma l’accordo per tagliare fuori il dollaro

Lentamente - ma inesorabilmente - l'egemonia del dollaro si sta incrinando, sia per le gaffe in politica estera, sia per le troppe linee rosse oltrapassate, sia per la fragilità economica. Tuttavia, già al 1° giorno di Vladimir Putin in Cina, appare chiaro quanto le due nazioni siano più vicine che mai. La VTB -una delle più grandi Banche russe - ha firmato un accordo con la Bank of China per chiarire i pagamenti tra i due paesi nelle rispettive valute nazionali, senza dover più ricorrere ai Dollari USA per "investimenti bancari, prestiti interbancari, operazioni finanziarie e operazioni sul mercato dei capitali". Kirill Dmitriyev, il Capo del Fondo per gli Investimenti Diretti Russi, ha dichiarato:"Insieme sarà possibile discutere di investimenti in vari progetti in modo più efficiente e più chiaro"; così la locomotiva russa continuerà la sua corsa in Asia. Come annuncia RT, Il primo giorno di Putin è andato bene... La VTB, la seconda banca russa, ha firmato un accordo con la Bank of China, che prevede una clausola per il pagamento dei debiti reciproci nelle rispettive monete nazionali. “Con questo accordo, le banche si ripromettono di sviluppare un partenariato in molte aree commerciali, inclusa la cooperazione con pagamento in rubli e in renminbi, negli investimenti bancari, nei prestiti inter-bancari, nella finanza commerciale e nelle transazioni sui mercati di capitali”. Questa la dichiarazione ufficiale della VTB. L'accorso sottolinea inoltre l'interesse del VTB Group ad una sua crescita sui mercati asiatici e servirà a rinforzare l'interscambio commerciale tra Russia e Cina che già sono partner commerciali molto vicini, come ha dichiarato Vasily Titov, membro del CDA della VTB Bank. Ma non si tratta solo delle relazioni interbancarie... Nel primo giorno di un viaggio di due giorni in Cina, il Presidente russo Vladimir Putin ha detto che i due paesi daranno un impulso ai loro commerci bilaterali fino a raggiungere un nuovo livello. “I nostri paesi hanno fatto un lavoro enorme per raggiungere un nuovo traguardo storico… La Cina si è fermamente attestata nella sua posizione di nostro partner commerciale chiave”, ha detto Putin, che ha aggiunto che il giro di affari tra Russia e Cina è aumentato di almeno il 2% durante il 2013, arrivando a circa 90 miliardi di dollari. “Se continuiamo a questo ritmo, il livello del commercio bilaterale arriverà a $100 miliardi per il 2015, e noi siamo sicuri di andare in questa direzione”, ha detto Putin. “Un aumento della cooperazione è cruciale per gli investimenti”, ha aggiunto. “Insieme c'è la possibilità di discutere di investimenti su vari progetti più efficientemente e più chiaramente”, come si legge sull'Interfax di Kirill Dmitriyev, Capo del Fondo Investimenti Diretti russi. Niente dura all'infinito... ricordiamocelo...



Tyler Durden
20.05.2014
www.zerohedge.com/news/2014-05-20/china-signs-non-dollar-settlement-deal-russias-larg...
wheaton80
00mercoledì 28 maggio 2014 01:26
Il declino dell’Europa



Mentre l’Europa è totalmente presa dall’incantamento delle elezioni del Parlamento europeo sembra che la grande Storia stia imboccando altri sentieri. Si tratta di cambiamenti epocali che avranno l’effetto di spostare sempre di più il centro geopolitico globale dall’asse USA-UE all’asse Russia-Cina, confinando, nel lungo termine, l’Europa alla periferia del mondo. Mi riferisco in prima battuta al contratto di fornitura di gas russo alla Cina[1] che non solo è assolutamente senza precedenti, ma la cui reale importanza va ben oltre gli importi, pur mirabolanti, del controvalore economico. Infatti, a mio avviso, approfondendo la notizia dello storico contratto di fornitura del gas siberiano alla Cina, pomposamente definito “un contratto senza precedenti”l’attenzione dovrebbe essere rivolta prima di tutto all’aspetto geopolitico di quest’accordo. Innanzitutto notiamo la singolare sincronia della firma dell’accordo con il ritiro delle truppe russe dai confini ucraini e il conseguente allentamento della tensione su questa delicatissima area dello scacchiere internazionale. Singolare che Putin abbia gonfiato i muscoli fino a pochi giorni dal suo viaggio in Cina per poi, appena andato in porto il supercontratto, mostrare evidenti segni di rilassamento, giungendo oggi a dichiarare di accettare serenamente gli esiti delle elezioni ucraine[2].

Non trovate strano questo comportamento? La sincronicità in politica internazionale non è mai casuale. In realtà Putin ha portato a casa ben più dei 400 miliardi di dollari e rotti per la vendita del gas naturale alla Cina e relativa tecnologia, vale a dire una vittoria schiacciante su quelli che si sono dimostrati nemici mortali della Russia: gli USA e i burattini dell’Unione Europea. Qual’è stato dunque il messaggio che la Russia ha voluto dare con il cambiamento di atteggiamento nei confronti dell’Ucraina, irretita nelle trame della Nato, al fine di costituire una spina nel fianco della difesa russa? Qualcosa del tipo:“Cari ucraini, fino a ieri eravate importanti perché costituivate un problema politico e economico, visto che eravate in grado di mettere a rischio le nostre forniture di gas all’Europa, ma da oggi lo siete molto di meno. Fate pure come credete, se pensate che l’Europa vi difenderà e pagherà i vostri debiti, andrete incontro a grosse delusioni. Anzi, penso che d’ora in avanti gli USA e i loro servi perderanno molto dell’interesse che vi riservavano”.

Credo sia necessario rimarcare che perdere il gas della Siberia orientale, ora destinato al mercato cinese, abbia costituito, senza ombra di dubbio, un fallimento storico degli Stati Uniti ma soprattutto dell’Unione europea. Se l’Europa, infatti, invece di creare ad arte conflitti armati in Ucraina per ostacolare la decisione dell’ex-premier Yanukovych di posporre la firma dell’accordo per l’ingresso nell’Unione, avesse dato alla Russia assicurazioni sulla continuità delle forniture di gas, avrebbe mostrato un atteggiamento ben più saggio in termini di politica estera. Vi siete mai chiesti perché – diversamente dall’Europa – la maggior parte dei Paesi asiatici se ne è altamente fregata, nel corso della crisi ucraina, dei proclami USA-UE, non prendendo assolutamente posizione contro la Russia? E adesso il gas della Siberia sembrerebbe perduto per l’Europa. Va da sé che a livello di trasporti e d’infrastrutture esistenti, sarebbe stato molto più conveniente il trasporto di tale gas verso l’Europa. Invece, nonostante il prezzo basso che i cinesi hanno offerto inizialmente, la Russia ha chiuso l’accordo con la Cina. Perché? Beh, se date una scorsa ai giornali europei di questi ultimi vent’anni troverete ripetuta in tutte le salse la minaccia di non acquistare più forniture energetiche dalla Russia. Una scelta considerata dai miopi strateghi europei il modo migliore per danneggiare l’ingombrante vicino. Se allora, anno dopo anno, un Paese si sente sulla testa la spada di Damocle di questa chiusura improvvisa dei rubinetti di valuta estera, cosa pensate che faccia? Appare del tutto naturale che si guardi intorno alla ricerca di compratori alternativi.

Perché l’Europa si è sempre comportata in questo modo, anche se poi, di fatto, ha continuato imperterrita a comprare il gas russo? Se è vero che petrolio e gas naturale valgono una parte sostanziale del PIL russo – e questo ha costituito l’asso nella manica di Putin durante il braccio di ferro in Ucraina – la Germania, tanto per fare un esempio, importa dalla Russia un terzo delle sue forniture di gas e l’Europa, pur ricevendo gas a sufficienza al momento, avrà in futuro bisogno di quantità sempre maggiori di gas. È vero che potrebbe riceverne dagli USA ma, dato che questi lo estraggono con il fracking, se si verificassero dei disastri provocati da questo metodo, sarebbe possibile una interruzione dell’estrazione, se non addirittura una sospensione. Motivi di politica squisitamente europea non ce ne sono; spiritualmente, storicamente, culturalmente ed economicamente la Russia ha maggiori affinità con l’Europa che con la Cina. E allora? Chiedetelo ai nostri padroni a Washington, che dettano regole e impongono condizioni ai vassalli europei. Ma la politica estera americana che ha sempre cercato di far litigare tra loro i propri nemici – il classico divide et impera – questa volta ha segnato un clamoroso autogol. Obama è riuscito nel non – per lui – auspicabile intento di spingere la Russia tra le braccia della Cina; esattamente il contrario di quello che più astutamente fece a suo tempo Richard Nixon, siglando un accordo con Mao Zedong in modo da far capire ai sovietici che USA e Cina erano uniti contro di loro, mentre, grazie alla miopia politica di oggi, Russia e Cina sono contrapposti agli USA. Ma c’è di più.

Putin a Pechino ha ancora una volta parlato di stabilire negli scambi commerciali con la Cina“reciproci pagamenti in valuta nazionale”, che in soldoni equivale a tagliar fuori il dollaro USA. Questo è l’incubo più grande per i padroni del mondo; non a caso hanno sino a oggi annientato tutti i Paesi che avevano iniziato a non usare i petroldollari nelle loro transazioni energetiche. Ma Russia-Cina è un boccone troppo grande da ingoiare. Già oggi il dollaro – pur essendo ancora la valuta di riserva più importante – è passata dal 55% degli scambi internazionali nel 2000 al 33% alla fine del 2013, mentre, per converso, le riserve in “altre valute” dei mercati emergenti hanno visto, dal 2003, un incremento del 400%. Senza contare che prendere le distanze dal dollaro potrebbe costituire la prima tappa di un percorso che conduce ad una nuova valuta internazionale, probabilmente costituita da un “paniere” di valute dell’area BRICS. Putin ha parlato di ottimizzare la cooperazione tra banche russe e cinesi: in termini politico-strategici questo significa stabilire meccanismi tali da rendere inoffensive le eventuali sanzioni economiche che USA-UE volessero imporre ai due Paesi. “Nel corso dell’incontro, abbiamo preso in considerazione anche modalità di diversificazione commerciale per ridurre la dipendenza dalla situazione economica globale….”[3] Non dimentichiamo che da quest’anno la Cina è la prima potenza economica globale, avendo portato a termine lo storico sorpasso sull’economia a stelle e strisce. Da questo all’incremento degli scambi commerciali e a possibili collaborazioni nel settore militare il passo è breve. E qui i pentastellati generali del Pentagono iniziano a mostrare segni di nervosismo. Tuttavia, nonostante gli strateghi americani vedano come il fumo negli occhi il delinearsi di un mondo in cui non ci sia una sola potenza egemone, le linee di sviluppo economiche e politiche stanno andando in quella direzione e non è difficile incominciare ad intravedere le prime crepe nel progetto del“New american century”. Per carità, non sarà certo questione di mesi o di pochi anni, ma a partire da questo Maggio 2014, si è manifestato qualcosa di veramente importante: il primo passo verso un mondo meno sbilanciato verso l’Estremo Occidente. E l’Europa è la grande esclusa.

Fonti
[1] www.theguardian.com/business/2014/may/23/russia-china-agree-gas-supp...
[2] www.nytimes.com/2014/05/24/world/europe/putin-indicates-hell-respect-result-of-ukrainian-election.html...
[3] eng.kremlin.ru/transcripts/7200#sel

Piero Cammerinesi
26 maggio, 2014
www.altrainformazione.it/wp/2014/05/26/il-declino-delleuropa/
wheaton80
00domenica 8 giugno 2014 19:50
Il grande progetto geopolitico: Gazprom firma l’accordo per abbandonare il dollaro

“E’ solo la punta dell’iceberg. Un grande progetto geopolitico inizia a concretizzarsi…” Il 6 giugno 2014, l’agenzia stampa russa ufficiale ITAR-TASS ha annunciato ciò che molti si aspettavano dall’inizio della crisi ucraina: la principale compagnia energetica russa, Gazprom Neft, ha finalmente “firmato l’accordo con i suoi clienti passando dai dollari all’euro” (in transizione verso il rublo) “nei pagamenti contrattuali“. L’annuncio che l’accordo è stato effettivamente firmato e non solo discusso, è stato fatto dall’amministratore delegato di Gazprom Aleksandr Djukov. Nonostante le pressioni di Wall Street, il suo esercito propagandistico e l’apparato politico, 9 su 10 consumatori di petrolio e gas di Gazprom accettano di pagare in euro. Naturalmente, il grande spartiacque è stato l’inedito accordo 30ennale da 400 miliardi di Gazprom per la fornitura di gas alla Cina firmato a Shanghai lo scorso 21 maggio, alla presenza del Presidente Putin e del Presidente Xi Jinping, durante la violenta destabilizzazione anglo-statunitense dell’Ucraina. In realtà è improprio parlare di 400 miliardi di dollari, perché questo “grande affare” non sarà in dollari, ma renminbi (o yuan) e rublo russo, legando economicamente e strategicamente Cina e Russia per tre decenni, de facto (e forse poi anche de jure) e creando un’alleanza simbiotica incrollabile che necessariamente coinvolgerà l’aspetto militare. L’accordo Russia-Cina è una chiara sconfitta degli ossessivi tentativi geopolitici di Wall Street di mantenere i due Paesi in una situazione di concorrenza o, idealmente, di confronto quasi bellico. Cambia la struttura delle alleanze, colpendo i fondamenti storici della geopolitica coloniale inglese (divide et impera). Sotto crescenti pressioni e minacce alla sicurezza nazionale, Russia e Cina hanno superato brillantemente le storiche differenze ideologico-culturali, istigate precedentemente dalle vecchie potenze coloniali (e dai loro eredi finanziari di Wall Street e City di Londra) nella loro strategia “dividi & conquista”. Inoltre, orrore di Londra e Washington, Cina e Russia hanno concluso un accordo con l’India (i BRICS!) spezzando l’altro principio sacro della geopolitica coloniale inglese: il segreto per controllare l’Asia e quindi l’Eurasia, è sempre stato suscitare la perenne rivalità tra India, Cina e Russia. Questa fu la formula del “Grande Gioco” del 19° secolo.

Questo è stato il motivo per cui Obama fu scelto a succedere a George W. Bush. L’allora candidato vicepresidenziale Joseph Biden annunciò chiaramente, il 27 agosto 2008 alla convention democratica di Denver, perché il duo Obama-Biden era stato scelto per occupare la Casa Bianca. Il maggiore errore dell’amministrazione Bush e dei repubblicani, disse, non fu l’atroce bellicismo che scatenarono, ma il loro fallimento nell’”affrontare le maggiori forze che modellano questo secolo: l’emergere di Russia, Cina e India a grandi potenze”. Pupillo di Zbigniew Brzezinski, Barack Obama doveva sconfiggere questa “minaccia”. Ovviamente non c’è riuscito! Ma ciò spiega l’ostinata, irrazionale, arroganza autodistruttiva da Re Canuto dell’attuale amministrazione. Il significato di tali sviluppi va sottolineato in relazione all’economia reale e alle strutture finanziarie sottostanti. Questi sviluppi in Eurasia possono indebolire “le catene che legano l’Unione europea a Wall Street e City di Londra“. La fine del sistema dei pagamenti in dollari (petrodollari) non riguarda la valuta degli Stati Uniti o gli Stati Uniti in quanto tali. In realtà abbandonare tale sistema significherà restaurare un’economia razionale e prospera negli Stati Uniti. Ciò che è noto come “sistema del dollaro” è solo uno strumento dei centri finanziari feudali per saccheggiare l’economia mondiale. Tali centri sono pronti a qualsiasi cosa pur di salvare il loro diritto a saccheggiare. E’ noto che chi ha cercato, finora, di creare una alternativa al sistema dollaro, ha incontrato una reazione feroce. È giusto ricordare, in questo momento di grande speranza, le parole di uno dei pochissimi grandi strateghi in vita, il Generale Leonid Ivashov. Il 15 giugno 2011, riflettendo sulla distruzione selvaggia della Libia, il generale portavoce ufficiale delle forze armate russe ed ex-rappresentante della Russia nella NATO, ha scritto “I BRICS e la missione della riconfigurazione del Mondo“. Chi contesta l’egemonia del dollaro, ha spiegato Ivashov, diventa un bersaglio. Indicando esempi precisi: Iraq, Libia, Iran: “I Paesi che hanno sfidato il predominio del dollaro invariabilmente subivano gravi pressioni e in alcuni casi attacchi devastanti“. Ma gli “imperi finanziari costruiti da Rothschild e Rockefeller sono impotenti contro le cinque maggiori civilizzazioni rappresentate dai BRICS“. Così, Ivashov è a favore di una strategia coordinata dei Paesi che rappresentano la metà della popolazione mondiale, che ne afferma l’indipendenza utilizzando la propria valuta. “Il passaggio alle monete nazionali nelle transazioni finanziarie tra i Paesi BRICS gli garantirà un livello inedito d’indipendenza...”.

Dal crollo dell’Unione Sovietica, i Paesi che sfidarono il predominio del dollaro invariabilmente subivano forti pressioni e in alcuni casi attacchi devastanti. Sadam Husayn, che vietò la circolazione del dollaro in tutti i settori dell’economia irachena, anche nel commercio petrolifero, fu rovesciato e giustiziato e il suo Paese rovinato. Gheddafi iniziò a trasferire il commercio di petrolio e gas della Libia nelle valute arabe sostenute dall’oro, e i raid aerei contro il Paese seguirono quasi subito… Teheran dovette sospendere l’intenzione di abbandonare il dollaro per evitare di cadere vittima di un’aggressione. Eppure, anche godendo del supporto illimitato degli Stati Uniti, gli imperi finanziari dei Rothschild e Rockefeller sono impotenti contro le cinque maggiori civilizzazioni rappresentate dai Paesi che ospitano quasi la metà della popolazione mondiale. I BRICS sono chiaramente immuni alle forti pressioni, i suoi Stati membri non sembrano vulnerabili alle rivoluzioni colorate, e la strategia di provocare ed esportare crisi finanziarie può facilmente ritorcersi contro chi la promuova. Al contrasto di Stati Uniti e Unione europea, i Paesi BRICS hanno sufficienti risorse naturali, non solo per mantenere l’economia a galla, contrattando idrocarburi, cibo, acqua ed energia elettrica, ma anche per sostenerne la vigorosa crescita economica. Il passaggio alle monete nazionali nelle transazioni finanziarie tra i Paesi BRICS garantirà un livello inedito d’indipendenza da Stati Uniti e occidente in generale, ma anche questo è solo la punta dell’iceberg. Un grande progetto geopolitico inizia a concretizzarsi. Ora è il momento per l’Europa di decidere il grande passo. La crisi ucraina è in realtà la battaglia per l’Europa. Le élite dell’Europa continentale, la Germania di Alfred Herrausen, la Francia di Charles De Gaulle, l’Italia di Enrico Mattei e Aldo Moro, dell’Europa che ha cercato la via a sovranità e indipendenza… sono state finora terrorizzate e minacciate esattamente nei termini spiegati dal Generale Ivashov. Ora la battaglia per l’Europa infuria. Ci occuperemo in un prossimo articolo delle grandi forze europee, dei partner silenziosi, ancora traumatizzati e spaventati, che guardano con trepidazione e ricordi dolorosi delle passate sconfitte, la ferma posizione della Russia.

Umberto Pascali, Global Research, 7 giugno 2014
Traduzione di Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2014/06/08/il-grande-progetto-geopolitico-gazprom-firma-laccordo-per-abbandonare-il-...

wheaton80
00mercoledì 25 giugno 2014 01:13
Anti-corruzione: Putin vieta conti bancari esteri ai dipendenti pubblici

Un progetto di legge di Vladimir Putin vieta a tutto il personale coinvolto nell'amministrazione statale e nelle industrie strategiche, di possedere conti bancari all'estero. Il progetto richiede anche la segnalazione del reddito per i dipendenti statali di tutti i livelli. La nuova legge pubblicata sul sito della Duma di Stato, questa mattina, continua il progetto anti-corruzione e la tendenza alla 'nazionalizzazione delle élites' iniziata nel 2013, arrivando adesso a vietare ai funzionari statali, entrambi eletti e nominati, di detenere conti bancari all'estero o possedere azioni e obbligazioni estere. Le restrizioni valgono anche per i capi di grandi aziende statali. I dipendenti pubblici dovranno anche denunciare la loro spesa se il prezzo dei loro acquisti, sia per esempio di immobili, che di automobili o titoli, supera il reddito complessivo triennale per sé ed i loro coniugi. Inoltre, ogni candidato ad un posto in un'agenzia di stato o una società di proprietà statale dovrà segnalare il suo reddito e le sue obbligazioni finanziare. Altri emendamenti anti-corruzione comprendono un elenco di sanzioni che potrebbero essere imposte agli agenti di polizia per aver mal eseguito i loro compiti, fino al licenziamento 'causato da una perdita di fiducia' - una formula che si applica quando il funzionario licenziato ha mentito nella sua dichiarazione dei redditi, è in possesso di titoli esteri o conti bancari, ha gestito un ente commerciale o ha una ONG (organizzazione non-governativa) straniera o la sua filiale russa. Le nuove regole hanno già causato grandi cambiamenti nella politica russa: Grandi imprenditori con aziende internazionali hanno dovuto vendere le loro attività, come il vice sindaco di Mosca Maksim Liksutov, o rinunciare alla loro carriera politica, come il miliardario Roman Abramovich, che si è dimesso dalla carica di presidente della remota regione di Chukotka.

24 giugno 2014
vladimirputinitalianfanclub.blogspot.it/2014/06/anti-corruzione-putin-vieta-co...
wheaton80
00sabato 28 giugno 2014 19:45
Altro colpaccio di Putin: siglato col Giappone contratto di fornitura di 20 miliardi di metri cubi di gas (era europeo)

LONDRA - I parassiti di Bruxelles, oltre ad essere arroganti e spietati, sono anche dei perfetti idioti visto che la loro politica antirussa si sta rivelando come una delle più grosse idiozie degli ultimi anni. Da tempo non si fa che parlare di sanzioni da imporre alla Russia per danneggiarla economicamente ma fino ad ora gli unici che stanno rischiando grosso sono i cittadini europei visto che il governo russo ha già trovato nuovi mercati lucrativi per il suo gas. A tale proposito proprio in questi giorni la Russia ha firmato un nuovo accordo commerciale col Giappone per la fornitura annuale di 20 miliardi di metri cubi di gas tratti dalla quota precedentemente destinata all'Europa. Dopo la chiusura degli impianti nucleari causata dal disastro di Fukushima, il governo giapponese era alla disperata ricerca di fonti alternative di energia e, sebbene il governo americano abbia cercato di impedire questo accordo, molti parlamentari giapponesi si sono dimostrati a favore, visto che questa era la soluzione migliore. Ecco spiegato il motivo per il quale il governo giapponese ha approvato un finanziamento da 6 miliardi di dollari per la costruzione un gasdotto sottomarino di 1350 km che collegherà l’isola giapponese di Hokkaido all’isola di Sakhalin. Però, fino a quando l’oleodotto non sarà pronto, Gazprom s’impegnerà a rifornire il Giappone di gas liquefatto via mare. Tale accordo segue quello firmato poche settimane fa con la Cina per 400 miliardi di dollari e dimostra l'abilità del governo russo di trovare nuovi mercati per il suo gas, con buona pace di coloro che sperano di danneggiare la Russia economicamente imponendo nuove sanzioni. Inoltre, non è da escudere che altri paesi possano seguire l'esempio della Cina e del Giappone. D'altra parte chiunque abbia un pò di buon senso avrebbe capito che l'atteggiamento della UE verso la Russia è un vero suicidio politico, ma si sa che i burocrati comunitari di buon senso non ne hanno mai avuto e per questo motivo è ora che usciamo da questa istituzione malefica. Ma Renzi ha annunciato d'essere d'accordo con Obama per le sanzioni alla Russia... Come dire: insistere con le idiozie.

Giuseppe De Santis
26 giugno 2014
www.ilnord.it/c3196_ALTRO_COLPACCIO_DI_PUTIN_SIGLATO_COL_GIAPPONE_CONTRATTO_DI_FORNITURA_DI_20_MILIARDI_DI_METRI_CUBI_DI_GAS_ERA...
wheaton80
00lunedì 7 luglio 2014 02:06
Cancellare debito? La Russia annulla $32 miliardi a Cuba

WSI (MOSCA) - La Duma, il ramo basso del Parlamento russo, ha ratificato un accordo tra Russia e Cuba per l'annullamento del 90% del debito dell'Avana verso l'Urss, pari a 35,2 miliardi di dollari (25,9 miliardi di euro). Saranno rimborsati solo 3,5 miliardi di dollari circa, che però Mosca reinvestirà nell'economia cubana. L'intesa era stata siglata lo scorso ottobre dal premier russo Dmitri Medvedev durante una visita a Cuba. In questo modo la Russia rinsalda i legami con il suo vecchio alleato storico durante la guerra fredda. La decisione del parlamento russo è stata annunciata da Mosca una settimana prima della visita dell' 11 luglio a Cuba del presidente Vladimir Putin, durante la quale è previsto un incontro con Fidel Castro, 88 anni, con salute malferma e attualmente senza poteri formali. Il potere cubano è ancora in mano al fratello più giovane di Fidel, Raul, 83 anni, presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri della Repubblica di Cuba. Raul ha annunciato che resterà in carica fino al 2018, per poi facilitare la successione del regime comunista in altre mani. Mosca è il nono partner commerciale di L'Avana, molto dietro i primi tre, nell'ordine Venezuela, Cina e Spagna. L' accordo di principio tra i due paesi, a cui sono seguite le "procedure concordate", e ieri 4 luglio, l'approvazione del Parlamento russo, era stato firmato a Cuba in occasione della visita del premier Dmitri Medvedev avvenuta il 25 ottobre 2013, riferirono le agenzie di stampa russe. La Russia si era quindi impegnata a cancellare il debito di Cuba, ereditato dalle strette relazioni bilaterali tra Mosca e l'Avana dei tempi dell'Unione Sovietica, quando imperava la logica dei blocchi e la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Urss. "Credo che i tempi concordati con i colleghi prevedano sei mesi; entro settembre di quest'anno dobbiamo finalizzare tutta la parte formale", aveva spiegato il ministro del Commercio russo Denis Manturov. A parte l'intesa sul debito, sono stati firmati accordi intergovernativi sulla cooperazione nel settore della ricerca e dell'utilizzo "dello spazio cosmico a scopi pacifici", sulle condizioni immobiliari per le rispettive ambasciate, su programmi ambientali a Cuba. Inoltre, l'Avana acquista, con un contratto di leasing, tecnologia aeronautica per 650 milioni di dollari: tre aerei Antonov 158 saranno forniti già entro l'anno.

05 luglio 2014
www.wallstreetitalia.com/article/1708838/cancellare-debito-la-russia-annulla-32-miliardi-a-c...
wheaton80
00venerdì 1 agosto 2014 03:45
Guerra valutaria, Russia compra 18,6 tonnellate di oro in un mese

MOSCA (WSI) - La Russia e le sue banche continuano ad accumulare riserve auree. I lingotti detenuti erano pari a 1.094,8 tonnellate in giugno, per un rialzo mensile di 18,6 tonnellate. La crisi in Ucraina e il raffreddarsi dei rapporti con l'Occidente hanno spinto Mosca a correre al riparo. Parlando in termini di once, l'oro detenuto da Mosca è cresciuto di 500 mila once a 35,197 milioni di once in giugno, dalle 34,656 milioni di once di maggio. La Russia diventa così il quinto maggiore detentore di oro al mondo dietro a Usa, Germania, Italia e Francia. La Cina, che è anche il paese con il più alto numero di risparmiatori che comprano oro, non ha comunicato i dati dal 2009 e pertanto le 22,89 milioni di once, ossia 1.054,1 tonnellate rimangono cifre irrealistiche. Cinque anni dopo è probabile che le riserve auree siano più alte di appena l'1% delle riserve in moneta straniera. Indicativamente si può stimare che siano cresciute di due, tre volte.

30 luglio 2014
www.wallstreetitalia.com/article/1716679/guerra-valutaria-russia-compra-18-6-tonnellate-di-oro-in-un-m...
wheaton80
00giovedì 7 agosto 2014 02:58
Putin blocca tutto l’import agroalimentare da UE e USA

MOSCA - Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per limitare o bloccare per un anno le importazioni di prodotti agricoli e alimentari in Russia dai Paesi che l’hanno sanzionata. Lo riferisce l’agenzia russa Interfax. «Allo scopo di difendere gli interessi nazionali» della Russia - si legge nel documento governativo - «per un anno dal giorno dell’entrata in vigore del presente decreto si vieta o si limita l’esercizio delle operazioni economico-commerciali con l’estero che prevedono l’importazione» in territorio russo «di singoli tipi di prodotti agricoli, materie prime ed alimenti, il cui Paese di provenienza è uno Stato che abbia deciso di applicare sanzioni economiche nei riguardi di persone giuridiche e/o fisiche russe o che abbia aderito a tale decisione». Il divieto resterà in vigore un anno, ma Mosca si riserva di ridurne o allungarne la durata. Il governo russo in un prossimo futuro stilerà una lista con i prodotti oggetto delle sanzioni e definirà un elenco di atti con l’obiettivo di evitare sia un aumento eccessivo dei prezzi di alcuni beni sia che alcuni prodotti scarseggino sul mercato interno, e a questo fine sarà aumentata la produzione interna di alcuni beni. Oltre a Ue e Usa, hanno adottato sanzioni contro la Russia anche Canada, Australia, Giappone, Svizzera e Corea del Sud.

06 Agosto 2014
italian.irib.ir/notizie/politica5/item/165490-putin-blocca-tutto-l%E2%80%99import-agroalimentare-da-...
wheaton80
00venerdì 8 agosto 2014 20:31
Storico accordo tra Russia e Iran del valore di 20 Miliardi di Dollari, riguardante la vendita di 500.000 barili al giorno

La Russia ha firmato uno storico accordo da 20 miliardi dollari sul petrolio con l'Iran per aggirare sia le sanzioni occidentali e il dollaro come sistema monetario occidentale. La guerra delle valute si intensificherà con l'aumentare del declino del petrodollaro. Il ministro dell'energia russo Alexander Novak e il suo omologo iraniano Bijan Zanganeh hanno firmato un memorandum quinquennale di comprensione a Mosca, che comprende la cooperazione nel settore petrolifero. "Sulla base della proposta iraniana, parteciperemo a organizzare spedizioni di greggio, anche verso il mercato russo," Novak ha affermato. L'accordo cinque anni vedrà la Russia aiutare l'Iran "organizzare le vendite di petrolio", così come "cooperare con l'industria del petrolio e del gas, costruire centrali elettriche, reti, fornitura di macchinari, beni di consumo e prodotti agricoli ", secondo una dichiarazione del ministero dell'Energia di Mosca. L'accordo potrebbe vedere la Russia acquistare fino a 500.000 barili di petrolio iraniano al giorno, il quotidiano di Mosca ha riferito in precedenza. Secondo l'accordo proposto la Russia acquisterebbe fino a 500.000 barili al giorno o di un terzo delle esportazioni di petrolio iraniano in cambio di attrezzature e beni russi. Il governo russo ha ritirato la dichiarazione per quanto riguarda l'accordo di ieri sera, ma ha detto che sarebbero state rilasciate nuove dichiarazione di oggi. Nel mese di gennaio, la Russia ha detto che stavano negoziando uno scambio di petrolio per-beni per un valore 1,5 miliardi di dollari al mese che avrebbe permesso all'Iran di sollevare le esportazioni di petrolio sostanzialmente verso la Russia, bypassando le sanzioni occidentali. Ieri il presidente russo ha detto ai leader regionali che "gli strumenti politici di pressione economica sono inaccettabili e in contrasto con tutte le norme e le regole." Ha detto in risposta alle sanzioni occidentali che aveva dato l'ordine di aumentare i produttori nazionali a scapito di quelli non russi. La casa Bianca ha già detto che i rapporti e i colloqui tra la Russia e l'Iran sono una questione di "grave preoccupazione". (Sticazzi - NdT)

lh6.googleusercontent.com/hBblNtNc7tC6dqyHdz0nc_1gF6K0FIP2n_UhBZuEV62q0z3GcU55xLL28vtsYmk-LNcDerE2PAXcArY2psHFyhTNku4sTJvNGwaVnYa0AZeskaHFs7DyZ4FBYe...
La valuta di riserva nella storia - Lo scarico del Dollaro continua

"Se le relazioni sono vere, un tale accordo causerebbe seri problemi in quando sarebbe incompatibile con gli accordi con l'Iran," Caitlin Hayden, portavoce del Consiglio della Casa Bianca per la Sicurezza Nazionale, ha detto nel mese di gennaio. Le sanzioni degli Stati Uniti e dell'Unione Europea contro la Russia minacciano di accelerare un allontanamento dal petrodollaro che sta già lentamente avvenendo dall'ultima crisi finanziaria globale.

Tradotto e Riadattato da Fractions of Reality
Fonte: www.zerohedge.com/news/2014-08-06/petrodollar-under-threat-russia-and-iran-sign-historic-500000-barrel-day-...

fractionsofreality.blogspot.it/2014/08/lo-storico-accordo-russia-iran-minac...
wheaton80
00domenica 10 agosto 2014 20:02
Accordo tra Russia e Cina: la de-dollarizzazione accelera

Gli ultimi 3 mesi hanno visto i piani di "de-dollarizzazione" della Russia accelerare. Prima i clienti di Gazprom sono approdati agli euro e al renminbi, poi i contratti di currency swap vengono siglati tra Regno Unito e Cina, successivamente l'alleato della NATO, la Turchia taglia i legami e pensa alla de-dollarizzazione, la Svizzera rimbalza i contratti di currency swap, e i BRICS creano un proprio veicolo finanziario non basato sul sistema finanziario USA e poi finalmente questa settimana gli oligarchi russi spostano le loro riserve nelle casse di Hong Kong. Ma proprio questa settimana, come riporta RT, le banche centrali di Russia e Cina hanno concordato una bozza di un contratto sullo swap, che consentirà loro di aumentare gli scambi nelle valute nazionali e tagliare la dipendenza dal dollaro statunitense nei pagamenti bilaterali. "L'accordo stimolerà l'ulteriore sviluppo degli scambi diretti in yuan e rubli sui mercati dei cambi nazionali di Russia e Cina", ha detto il regolatore russo.

Come riporta RT:

"Ai primi di luglio, presidente della Banca centrale Elvira Nabiullina disse che Mosca e Pechino erano vicini a raggiungere un accordo sulla conduzione delle operazioni di swap in valuta nazionale per stimolare il commercio. L'accordo è stato successivamente discusso durante il suo viaggio in Cina. Il presidente Vladimir Putin, durante la sua visita a Shanghai a maggio, ha detto che la cooperazione tra Russia e banche cinesi stava crescendo, e le due parti sono pronte per continuare a sviluppare l'infrastruttura finanziaria. Si sta lavorando per aumentare la quantità di pagamenti reciproci in valuta nazionale, e abbiamo intenzione di prendere in considerazione nuovi strumenti finanziari", ha detto Putin dopo i colloqui con il presidente Xi Jinping".

Sembra che l'affare sia fatto...

"Le banche centrali di Russia e Cina hanno concordato un progetto di contratto di swap della moneta, che consentirà loro di aumentare gli scambi di valute nazionali e tagliare la dipendenza dal dollaro statunitense nei pagamenti bilaterali. La bozza di documento tra le Banche centrali della Russia e della Banca popolare di Cina sullo swap in valuta nazionale è stato convenuto tra le parti" ed è in fase di approvazione formale, ITAR-TASS giovedì ha citato l'ufficio del regolatore Russo. La Banca centrale Russa non sta dando indicazioni precise sulle dimensioni degli swap in valuta, né quando sarà lanciato. Si dice che questo dipenderà dalla domanda. Secondo la banca, l'accordo servirà come uno strumento aggiuntivo per garantire la stabilità finanziaria internazionale. Inoltre, si offrirà la possibilità di ottenere liquidità in situazioni critiche. L'accordo stimolerà l'ulteriore sviluppo degli scambi diretti in yuan e rubli sui mercati dei cambi nazionali di Russia e Cina", ha detto il regolatore russo. Attualmente, oltre il 75 per cento dei pagamenti commerciali tra Russia-Cina sono realizzati in dollari USA , secondo il quotidiano Rossiyskaya Gazeta".

E come abbiamo spiegato più volte in passato, più l'ovest aggredisce la Russia, e più aumenterà le sanzioni economiche, tanto più la Russia sarà costretta ad allontanarsi da un sistema basato sul Dollaro, per dirigersi verso quello che comprende Cina ed India.

9 agosto 2014
Tradotto e Riadattato da Fractions of Reality
Fonte: www.zerohedge.com/news/2014-08-09/de-dollarization-accelerates-chinarussia-complete-currency-swap-a...

fractionsofreality.blogspot.it/2014/08/accordo-sullo-swap-monetario-tra-russia....
wheaton80
00mercoledì 3 settembre 2014 16:47
Cina e Russia abbandonano ufficialmente il petrodollaro

Dopo che il presidente russo Vladimir Putin aveva annunciato, il 14 agosto, che la Russia non intende più vendere il suo gas in dollari, sono passati pochi giorni per giungere all’accordo che il governo di Mosca ha siglato con le autorità cinesi al riguardo. Secondo il quotidiano RIA Novosti, che cita la rivista Kommersant, il governo russo ha già mandato due navi verso l’Europa con a bordo 80 000 tonnellate di petrolio proveniente da Novoportovskoye, un campo di estrazione nell’Artico. Queste due consegne saranno pagate in rubli e non in dollari. Il petrolio che la Russia consegnerà alla Cina verrà pagato in yuan, la moneta cinese. Secondo Kommersant, si tratta di una misura di protezione attuata da Mosca a seguito delle sanzioni degli Stati Uniti nei confronti della Russia. Sinora dunque l’unico risultato tangibile di queste sanzioni è il disfacimento dell’egemonia del dollaro nelle transazioni internazionali (egemonia mai contestata dal 1945) e del suo ruolo di moneta di riserva a livello globale. La Cina e la Russia eseguiranno d’ora in poi i loro scambi commerciali nelle rispettive monete nazionali. Uno sviluppo che ridefinisce completamente l’ordine politico ed economico internazionale, anche perchè gli importatori europei di gas e di petrolio russo saranno obbligati a pagare Mosca in rubli. Con l’appoggio della Cina, la Russia intende chiaramente mettere fine al mezzo di dominio della potenza americana, distruggendolo alla base. Questa dichiarazione di guerra è sicuramente più pericolosa di qualunque azione militare.

29 agosto 2014
(Fonte: breizatao.com)
www.ticinolive.ch/2014/08/29/cina-russia-abbandonano-ufficialmente-petro...
wheaton80
00sabato 13 settembre 2014 16:56
Altra legnata colossale all' export italiano in Russia: Putin sigla accordo con la Mongolia per la carne per milioni

LONDRA - Non sappiamo come ha reagito Putin alle minacce fatte da Renzi durante una conversazione telefonica avvenuta alcuni giorni fa ma quel che è certo è che mentre i suoi ministri si comportano in modo indegno in Italia, basti pensare alla ministra Madia e alla sacrosanta protesta delle forze dell' ordine, il leader russo ha messo a segno un altro colpo siglando un accordo di cooperazione con la Mongolia. Uno degli aspetti più importanti di questo accordo è la decisione del governo russo di togliere il divieto all' importazione di carne prodotta in Mongolia, divieto che era stato adottato per via di un' epidemia di afta epizootica, ormai risolta. Ovviamente la Russia pretende dai produttori mongoli il rispetto delle stringenti regole igienico-sanitarie previste dalle leggi russe ma Putin ha fatto capire che la Mongolia ha tantissimo da guadagnare visto che per i produttori mongoli si apre la possibilità di sostituire quelli dei paesi colpiti dalle sanzioni russe (Italia in primis) e di fare affari d'oro. Si tratta di decine di milioni di dollari l'anno. Ma la cooperazione tra Russia e Mongolia non si limita solo ai prodotti agroalimentari visto che il governo russo è pronto a investire per modernizzare la rete ferroviaria mongola allo scopo di agevolare l'esportazione di materie prime mongole e l'interscambio tra Cina e Russia attraverso il territorio mongolo. E così, grazie a tale accordo, la Russia, oltre a garantirsi un nuovo fornitore di prodotti agroalimentari, aumenta ancora di più la sua influenza, con buona pace di tutti coloro che stanno lavorando per isolare Putin.

Giuseppe de Santis
5 settembre 2014
www.ilnord.it/c3467_ALTRA_LEGNATA_COLOSSALE_ALLEXPORT_ITALIANO_IN_RUSSIA_PUTIN_SIGLA_ACCORDO_CON_LA_MONGOLIA_PER_LA_CARNE_PER...
wheaton80
00giovedì 25 settembre 2014 01:15
Accordo Russia-Cina per forniture di frutta e verdura: la produzione della regione di Shandong sostituirà Italia e UE

Una delle conseguenze della politica antirussa sostenuta dall’Unione Europea e dal governo Renzi è stata quella di aver rafforzato l’alleanza tra Cina e Russia. Il governo cinese non poteva certo lasciarsi sfuggire l’opportunità di poter conquistare il mercato agroalimentare russo, e così pochi giorni fa un esponente del ministero del commercio estero cinese ha dichiarato che la Cina è pronta ad aumentare le esportazioni di prodotti ortofrutticoli in Russia riempiendo del tutto il vuoto lasciato dalle imprese italiane ed europee. A trarre vantaggio da questa situazione è la regione dello Shandong, situata nella parte orientale della Cina tra Pechino e Shanghai, la quale è un grosso esportatore di prodotti agricoli ed è pronta ad aumentare le esportazioni di carote, aglio, pepe, piselli, zucche, zucchine, pomodori, cetrioli, broccoli, pesche, pere, uva e meloni. Tale accordo commerciale però non è a senso unico, visto che in cambio la Russia è pronta ad aumentare le esportazioni di grano e miele, due prodotti di cui la Cina ha un disperato bisogno. Funzionari dello Shandong sono già in trattative con i loro corrispettivi russi per capire meglio quali sono le necessità del mercato russo così da poter soddisfare meglio le esigenze dei clienti russi. Ovviamente non occorre essere dei geni per capire che tale accordo non farà che danneggiare l’agricoltura italiana ed europea, visto che da adesso saranno i contadini dello Shandong a rifornire la Russia e una volta che avranno conquistato quote di mercato nessuno li caccerà più via. Non c’è che dire, una politica estera italiana così stupida non avrebbe potuto pensarla neanche un ritardato mentale.

Giuseppe De Santis
24 settembre 2014
www.ilnord.it/c-3547_ACCORDO_RUSSIACINA_PER_FORNITURE_DI_FRUTTA_E_VERDURA_LA_PRODUZIONE_DELLA_REGIONE_DI_SHANDONG_SOSTITUIRA_ITA...
wheaton80
00giovedì 25 settembre 2014 01:28
Il Qatar manda a quel paese la UE: non sostituiremo la Russia per il gas

Il Qatar non intende prendere il posto della Russia nelle forniture di gas all’Europa. Ne è convinto il ministro dell’Energia qatariota Mohamed bin Saleh al-Sada in un’intervista al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung. ”Il Qatar non vuole sostituirsi ad altri produttori ed esportatori; noi produttori siamo complementari. Sappiamo bene che l’energia non è soltanto un bene di scambio, ma anche e soprattutto uno strumento strategico. Il Qatar produce un quarto del gas del mondo.

24/09/2014
www.stopeuro.org/qatar-manda-quel-paese-ue-non-sostituiremo-russia-...
wheaton80
00martedì 14 ottobre 2014 02:15
Le banche russe ''sanzionate'' dalla UE firmano accordo-quadro con il colosso mondiale Bank of China (e il gasdotto avanza)

MOSCA - Mosca e Pechino hanno firmato un accordo intergovernativo per cooperare per le forniture di gas russo alla Cina per via orientale. Il tutto mentre il premier cinese Li Keqiang, reduce da Berlino e prossimo alla visita a Milano per il vertice Asem, è a Mosca dal collega russo Dmitrij Medvedev. L'accordo sul gas è stato firmato dai rispettivi ministri dell'energia in un incontro tra i capi di governo russo e cinese. Intanto anche le più grandi compagnie petrolifere russa e cinese, Rosneft e China National Petroleum Corporation (CNPC), hanno firmato un accordo di cooperazione strategica di approfondimento. Il documento è stato siglato dal presidente di Rosneft, Igor Sechin, e dal vice presidente di CNPC Wang Dunczin sulla base di negoziati intergovernativi. Inoltre le banche russe Vtb e Veb, sanzionate dall'Ovest, hanno firmato accordi-quadro di export-import con Bank of China, mentre Rosselkhozbank ha siglato un accordo di finanziamento per commercio agricolo. Questo accordo è la messa in atto del contratto generale di fornitura di gas russo alla Cina del valore di 400 miliardi di dollari siglato da Putin e dal presidente cinese nei mesi scorsi.

13 ottobre 2014
www.ilnord.it/c-3626_LE_BANCHE_RUSSE_SANZIONATE_DALLA_UE_FIRMANO_ACCORDOQUADRO_CON_IL_COLOSSO_MONDIALE_BANK_O_CHINA_E_IL_GASDOTT...
wheaton80
00venerdì 17 ottobre 2014 22:42
Obama peggio di Tafazzi: si tira una martellata sugli zebedei da 10 miliardi di dollari (di giacimenti di petrolio)

LONDRA - C'è una storia interessante che circola in rete e che è stata censurata dai giornali di regime perché se fosse divulgata coprirebbe di ridicolo tutta l'amministrazione Obama. Tutto ha inizio pochi giorni fa, quando la maggiore società petrolifera russa statale, OAO Rosneft, guidata da un alleato di Putin, Igor Sechin, annuncia la scoperta di un nuovo gigantesco giacimento nell’Artico russo a nord di Murmansk, nel Mare di Kara. I dati di Universitetskaja-1 (questo è il nome del giacimento in questione) suggeriscono la scoperta di 750 milioni/1 miliardo di barili di petrolio greggio leggero e di alta qualità, per un valore di 7,5-10 miliardi di dollari ai prezzi attuali e la scoperta del mare di Kara è solo la prima in una regione che gli esperti ritengono possa divenire una delle più importanti aree di produzione di greggio nel mondo, più grande del Golfo del Messico. Le stime indicano che la regione d’esplorazione della Rosneft nel Mare di Kara, Universitetskaja, la cui struttura geologica è stata perforata, ha le dimensioni della città di Mosca ed è abbastanza grande da contenere oltre 9 miliardi di barili di petrolio. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano se non fosse per il fatto che Rosneft ha fatto questa scoperta grazie a una joint venture con ExxonMobil, la quale oltre ad aver investito 600 milioni di dollari per esplorare e sviluppare questo pozzo ha anche fornito tecnologie e conoscenze di alto livello che solo pochissime compagnie sono in grado di offrire. Il problema nasce col fatto che la ExxonMobil è una compagnia americana e quindi è obbligata a rispettare le sanzioni che l'amministrazione USA ha imposto alla Russia e tra queste c'è il divieto di ogni azienda americana di fare affari con tutti gli uomini vicini a Putin. e Igor Sechin è uno di questi. Di conseguenza ExxonMobil sarà costretta a ritirasi da questo progetto e non solo perderà tutti i soldi investiti ma sarà tagliata fuori da una delle pochissime zone rimaste ricche di giacimenti petroliferi altamente redditizi. A trarre vantaggio da questa situazione non sarà solo la Russia ma anche la Cina, visto che adesso le società cinesi prenderanno il posto della ExxonMobil e questo, a sua volta, rafforzerà l'alleanza tra Russia e Cina. Non c'è che dire, una politica così stupida non ha precedenti nella storia e sicuramente in tanti in Russia si staranno facendo delle grasse risate.

Giuseppe de Santis
17 ottobre 2014
www.ilnord.it/c-3645_OBAMA_PEGGIO_DI_TAFAZZI_SI_TIRA_UNA_MARTELLATA_SUGLI_ZEBEDEI_DA_10_MILIARDI_DI_DOLLARI_DI_GIACIMENTI_DI_...
wheaton80
00giovedì 30 ottobre 2014 01:06
Così le Nazioni dell'Europa stanno perdendo la loro sovranità

Un discorso programmatico, da vero capo di Stato. Quello tenuto dal presidente russo Vladimir Putin il 24 ottobre scorso, alla sessione plenaria del Forum internazionale del «Club Valdai» (la fondazione no-profit che da anni si occupa del ruolo geopolitico della Russia nel mondo), non è una dichiarazione di guerra, ma un duro messaggio all'Occidente e in particolare agli Stati Uniti. Dagli errori in Medio Oriente alla lotta al terrorismo, dalle sanzioni dopo la crisi ucraina alle ingerenze economiche e politiche, Putin spiega perché la Russia non cambia posizione. E anzi, rilancia il suo ruolo di superpotenza.

“Egregi colleghi! Signore e signori! Cari amici! (...) Non intendo deludervi e parlerò in modo diretto, franco. Qualche dichiarazione potrà, probabilmente, apparire esageratamente aspra. Ma se non parliamo in modo chiaro e diretto esprimendo i nostri pensieri reali e veri, allora non avrebbe alcun senso fare incontri di questo tipo. Si potrebbe, in quel caso, convocare dei raduni diplomatici dove nessuno parla in modo essenziale, in quanto, ricorrendo alle parole di un noto diplomatico, la lingua è stata data ai diplomatici solo per non dire la verità. Noi ci riuniamo invece per altri scopi. Ci riuniamo per parlare senza mezzi termini. La rettitudine e la durezza nel formulare delle valutazioni servono oggi non per punzecchiarci reciprocamente, ma per cercare di comprendere che cosa veramente sta accadendo nel mondo, perché esso diventa sempre meno sicuro e meno prevedibile, perché ovunque aumentano dei rischi. Il tema dell'incontro di oggi è ben definito ormai: «Nuove regole del gioco oppure gioco senza regole?». Formulato così, il concetto descrive puntualmente quel bivio storico in cui ci troviamo, la scelta che dovrà essere compiuta da tutti noi. L'idea che il mondo contemporaneo cambi precipitosamente non è nuova. Infatti, rimane difficile non notare le trasformazioni nella politica globale, nell'economia, nella vita sociale, nell'ambito delle tecnologie industriali, informatiche e sociali (...). Ma nell'analizzare la situazione attuale non dobbiamo dimenticare le lezioni della storia. In primo luogo, il cambio dell'ordine mondiale (e i fenomeni che osserviamo oggi appartengono proprio a questa scala), veniva accompagnato, di solito, se non da una guerra globale, da intensi conflitti locali. In secondo luogo, parlare di politica mondiale significa affrontare i temi della leadership economica, della pace e della sfera umanitaria, compresi i diritti dell'uomo. Nel mondo si è accumulata una moltitudine di contrasti. E bisogna chiedersi in tutta franchezza se abbiamo una rete di protezione sicura. Purtroppo, la certezza che il sistema di sicurezza globale e regionale sia capace di proteggerci dai cataclismi non c'è. Questo sistema risulta seriamente indebolito, frantumato e deformato. Vivono tempi difficili le istituzioni, internazionali e regionali, di interazione politica, economica e culturale. Molti meccanismi atti ad assicurare l'ordine mondiale si sono formati in tempi lontani, influenzati soprattutto dall'esito della Seconda guerra mondiale. La solidità di questo sistema non si basava esclusivamente sul bilanciamento delle forze e sul diritto dei vincitori, ma anche sul fatto che «i padri fondatori» di questo sistema di sicurezza si trattavano con rispetto, non cercavano di «spremere fino all'ultimo» ma cercavano di mettersi d'accordo. Il sistema continuava ad evolversi e, nonostante tutti i suoi difetti, era efficace per - se non una soluzione - almeno per un contenimento dei problemi mondiali, per una regolazione dell'asprezza della concorrenza naturale tra gli Stati.

L'arroganza dei vincitori

Sono convinto che questo meccanismo di controbilanciamenti non potesse essere distrutto senza creare qualcosa in cambio, altrimenti non ci sarebbero davvero rimasti altri strumenti se non la rozza forza (...). Tuttavia gli Stati Uniti, dichiarandosi i vincitori della «Guerra fredda», hanno pensato - e credo che l'abbiano fatto con presunzione - che di tutto questo non v'è alcun bisogno. Dunque, invece di raggiungere un nuovo bilanciamento delle forze, che rappresenta una condizione indispensabile per l'ordine e la stabilità, hanno intrapreso, al contrario, i passi che hanno portato a un peggioramento repentino dello squilibrio. La «Guerra fredda» è finita. Però non si è conclusa con un raggiungimento di «pace», con degli accordi comprensibili e trasparenti sul rispetto delle regole e degli standard oppure sulle loro elaborazione. Par di capire che i cosiddetti vincitori della «Guerra fredda» abbiano deciso di «sfruttare» fino in fondo la situazione per ritagliare il mondo intero a misura dei propri interessi. E se il sistema assestato delle relazioni e del diritto internazionale, il sistema del contenimento e dei controbilanciamenti impediva il raggiungimento di questo scopo, veniva da loro immediatamente dichiarato inutile, obsoleto e soggetto ad abbattimento istantaneo (...). Il concetto stesso della «sovranità nazionale» per la maggioranza degli Stati è diventato un valore relativo. In sostanza, è stata proposta la formula seguente: più forte è la lealtà a un unico centro di influenza nel mondo, più alta è la legittimità del regime governante. (...). Le misure per esercitare pressione sui disubbidienti sono ben note e collaudate: azioni di forza, pressioni di natura economica, propaganda, intromissione negli affari interni, rimandi a una certa legittimità di «infra-diritto» (...). Recentemente siamo venuti a conoscenza di testimonianze di ricatti non velati nei confronti di una serie di leader. Non è un caso che il cosiddetto «grande fratello» spenda miliardi di dollari per lo spionaggio in tutto il mondo, compresi i suoi stretti alleati. Allora facciamoci la domanda se tutti noi troviamo la nostra vita confortevole e sicura in questo mondo, chiediamoci quanto sia giusto e razionale il mondo (...). Forse il modo in cui gli Usa detengono la leadership è davvero un bene per tutti? Le loro onnipresenti interferenze negli affari altrui implicano pace, benessere, progresso, prosperità, democrazia? Bisogna semplicemente rilassarsi e godersela? Mi permetto di dire che non è così. Non è assolutamente così.

Lotta comune al terrorismo
Il diktat unilaterale e l'imposizione dei propri stereotipi producono un risultato opposto: al posto di una soluzione dei conflitti, l'escalation; al posto degli Stati sovrani, stabili, l'espansione del caos; al posto della democrazia, il sostegno a gruppi ambigui, dai neonazisti dichiarati agli islamisti radicali (...). Continuo a stupirmi di fronte agli errori ripetuti, una volta dopo l'altra, dei nostri partner che si danno da soli la zappa sui piedi. A suo tempo, nella lotta contro l'Unione Sovietica, avevano sponsorizzato i movimenti estremisti islamici che si erano rinvigoriti in Afghanistan, fino a generare sia i talebani sia Al Qaida. L'Occidente, pur senza ammettere il suo sostegno, chiudeva un occhio. Anzi, in realtà sosteneva l'irruzione dei terroristi internazionali in Russia e nei Paesi dell'Asia Centrale attraverso le informazioni, la politica e la finanza. Non l'abbiamo dimenticato. Solo dopo i terribili atti terroristici compiuti nel territorio degli stessi Usa siamo arrivati alla comprensione della minaccia comune del terrorismo. Vorrei ricordare che allora siamo stati i primi a esprimere il nostro sostegno al popolo degli Stati Uniti d'America e abbiamo agito come amici e partner dopo la spaventosa tragedia dell'11 settembre. Nel corso dei miei incontri con i leader statunitensi ed europei ho costantemente ribadito la necessità di lottare congiuntamente contro il terrorismo, che rappresenta una minaccia su scala mondiale. Non possiamo rassegnarci di fronte a questa sfida (...). Una volta la nostra visione era condivisa, ma è passato poco tempo e tutto è tornato come prima. Si sono verificati in seguito gli interventi sia in Irak sia in Libia. Quest'ultimo Paese, tra l'altro, (...) ora è diventato un poligono per i terroristi. E soltanto la volontà e la saggezza delle autorità attuali dell'Egitto hanno permesso di evitare il caos e lo scatenarsi violento degli estremisti anche in questo Paese-chiave del mondo arabo. In Siria, come in passato, gli Usa e i loro alleati hanno cominciato a finanziare apertamente e a fornire le armi ai ribelli, favorendo il loro rinforzo con gli arrivi dei mercenari di vari Paesi. Permettetemi di chiedere dove i ribelli trovano denaro, armi, esperti militari? Com'è potuto accadere che il famigerato Isis si sia trasformato praticamente in un esercito? Si tratta non solo dei proventi dal traffico di droga, (...) ma la sovvenzione finanziaria proviene anche dalle vendite del petrolio, la cui estrazione è stata organizzata nei territori sotto il controllo dei terroristi. Lo vendono a prezzi stracciati, lo estraggono, lo trasportano. Qualcuno lo compra, lo rivende e ci guadagna, senza pensare al fatto che così sta finanziando i terroristi, gli stessi che prima o poi colpiranno anche nella sua terra. Da dove provengono le nuove reclute? Sempre in Irak, dopo il rovesciamento di Saddam Hussein sono state distrutte le istituzioni dello Stato, compreso l'esercito. Già allora abbiamo detto: siate prudenti e cauti (...). Con quale risultato? Decine di migliaia di soldati e ufficiali, ex militanti del partito Baath, buttati sulla strada, oggi si sono uniti ai guerriglieri. A proposito, non sarà nascosta qui la capacità di azione dell'Isis? Le loro azioni sono molto efficaci dal punto di vista militare, sono oggettivamente dei professionisti. La Russia aveva avvertito più volte del pericolo che comportano le azioni di forza unilaterali, delle interferenze negli affari degli Stati sovrani, delle avance agli estremisti e ai radicali, insistendo sull'inclusione dei raggruppamenti che lottavano contro il governo centrale siriano, in primo luogo dell'Isis, nelle liste dei terroristi. Tutto inutile.

Il bipolarismo «comodo»

L'accrescimento del dominio di un unico centro di forza non conduce alla crescita del controllo dei processi globali. Al contrario, (...) è efficace contro le vere minacce costituite dai conflitti regionali, terrorismo, traffico di droga, fanatismo religioso, sciovinismo e neonazismo. Allo stesso tempo ha largamente spianato la strada ai nazionalismi (...) e alla rude soppressione dei più deboli. Il mondo unipolare è la celebrazione apologetica della dittatura sia sulle persone sia sui Paesi. Ed è un mondo insostenibile e difficile da gestire anche per il cosiddetto leader autoproclamatosi. Da qui nascono i tentativi odierni di ricreare un simulacro del mondo bipolare, più «comodo» per la leadership americana. Poco importa chi occuperà, nella loro propaganda, il posto del «centro del male» che spettava una volta all'Urss: l'Iran, la Cina oppure ancora la Russia. Adesso assistiamo di nuovo a un tentativo di frantumare il mondo, fabbricare delle coalizioni non secondo il principio «a sostegno di», ma «contro»; serve l'immagine di un nemico, come ai tempi della «Guerra fredda», per legittimare la leadership e ottenere un diritto di diktat (...). Durante la «Guerra fredda», agli alleati si diceva continuamente: «Abbiamo un nemico comune, è spaventoso, è lui il centro del male; noi vi difendiamo, dunque abbiamo il diritto di comandarvi, di costringervi a sacrificare i propri interessi politici e economici, a sostenere le spese per la difesa collettiva, ma a gestire questa difesa saremo, naturalmente, noi». Oggi traspare evidente l'aspirazione a trarre dividendi politici ed economici tramite la riproposizione dei consueti schemi di gestione globale (...). Tuttavia il mondo è cambiato (...).

Sanzioni con il boomerang

Le sanzioni hanno già cominciato a intaccare le fondamenta del commercio internazionale e le normative del WTO, i principi della proprietà privata, il modello liberale della globalizzazione, basato sul mercato, sulla libertà e sulla concorrenza. Un modello i cui beneficiari, lo voglio rilevare, sono soprattutto i paesi occidentali (...). A mio parere, i nostri amici americani stanno tagliando il ramo su cui sono seduti. Non si può mescolare politica ed economia, ma è proprio questo che sta accadendo. Ho sempre ritenuto e ritengo ancora che le sanzioni politicamente motivate siano state un errore che danneggia tutti quanti. Comprendiamo bene in che modo e sotto quale pressione siano state adottate. Ma ciò nonostante la Russia non intende, e lo voglio mettere ben in chiaro, impuntarsi, portare rancore contro qualcuno o chiedere qualcosa a qualcuno. La Russia è un Paese autosufficiente. Lavoreremo nelle condizioni di economia esterna che si sono create, sviluppando la nostra industria tecnologica (...). La pressione esterna non fa altro che consolidare la nostra società, ci obbliga a concentrarci sulle tendenze principali di sviluppo. Beninteso, le sanzioni ci ostacolano: stanno cercando di danneggiarci, di arrestare il nostro sviluppo, di ridurci all'auto-isolamento e all'arretratezza. Ma il mondo è cambiato radicalmente. Non abbiamo alcuna intenzione di chiuderci nell'autarchia; siamo sempre aperti al dialogo, compreso quello sulla normalizzazione delle relazioni economiche, nonché quelle politiche. In questo contiamo sulla visione pragmatica e sullo schieramento delle comunità imprenditoriali dei Paesi leader. Affermano che la Russia avrebbe voltato le spalle all'Europa, cercando partner economici in Asia. Non è così. La nostra politica in Asia e nel Pacifico risale ad anni fa e non è affatto legata alle sanzioni (...). L'Oriente occupa un posto sempre più importante nel mondo e nell'economia e non possiamo trascurarlo. Lo stanno facendo tutti e noi continueremo a farlo, anche perché una parte notevole del nostro territorio si trova in Asia. (...). Se non sapremo creare un sistema di obblighi e accordi reciproci e non elaboriamo i meccanismi per gestire le situazioni di crisi, rischiamo l'anarchia mondiale. Già oggi è aumentata repentinamente la probabilità di una serie di conflitti violenti con il coinvolgimento, se non diretto, ma indiretto, delle grandi potenze. Il fattore di rischio viene amplificato dall'instabilità interna dei singoli Stati, in particolar modo quando si parla dei Paesi cardine degli interessi geopolitici e si trovano ai confini dei «continenti» storici, economici e culturali. L'Ucraina è un esempio - ma non l'unico - di questo genere di conflitti che dividono le forze mondiali. Da qui scaturisce la prospettiva reale della demolizione del sistema attuale degli accordi sulle restrizioni e il controllo degli armamenti. Il via a questo pericoloso processo è stato dato proprio dagli Usa quando, nel 2002, sono usciti unilateralmente dal Trattato sulla limitazione dei sistemi di difesa antimissilistica per avviare la creazione di un proprio sistema globale di difesa. Non siamo stati noi a iniziare tutto questo. Stiamo di nuovo scivolando verso tempi in cui i Paesi si trattengono dagli scontri diretti non in virtù di interessi, equilibri e garanzie, ma solo per il timore dell'annientamento reciproco (...). È estremamente pericoloso. Noi insistiamo sui negoziati per la riduzione degli arsenali e siamo aperti alla discussione sul disarmo nucleare, ma deve essere seria, senza «doppi standard». Che cosa intendo dire? Oggi le armi di precisione si sono avvicinate alle armi di distruzione di massa. Nel caso di rinuncia assoluta o diminuzione del potenziale nucleare, i Paesi che si sono guadagnati la leadership nella produzione dei sistemi di alta precisione otterranno un netto dominio militare. Sarà spezzata la parità strategica, comportando così il rischio di una destabilizzazione: affiora così la tentazione di ricorrere al cosiddetto «primo colpo disarmante globale». In breve, i rischi non diminuiscono ma aumentano. Un'altra minaccia evidente è l'ulteriore proliferazione dei conflitti di origine etnica, religiosa e sociale, che creano zone di vuoto di potere, illegalità e caos, in cui trovano conforto terroristi, delinquenti comuni, pirati, scafisti e narcotrafficanti. I nostri «colleghi» hanno continuato i tentativi, nel loro esclusivo interesse, di sfruttare i conflitti regionali: hanno progettato le «rivoluzioni colorate», ma la situazione è sfuggita a loro di mano, alla faccia del «caos controllato» (...). E il caos globale aumenta. Nelle condizioni attuali sarebbe ora di cominciare ad accordarsi sulle questioni di principio. È decisamente meglio che non rifugiarsi nei propri angoli, soprattutto perché ci scontriamo con i problemi comuni, siamo sulla stessa barca. La via logica è quella della cooperazione tra i Paesi e la gestione congiunta dei rischi, sebbene alcuni dei nostri partner si ricordino di questo solo quando risponde al loro interesse. Certo, le risposte congiunte alle sfide non sono una panacea e nella maggioranza dei casi sono difficilmente realizzabili: non è per niente semplice superare le diversità degli interessi nazionali, la parzialità delle visioni, soprattutto se si parla dei paesi di diverse tradizioni storico-culturali. Eppure ci sono stati casi in cui, guidati dagli obiettivi comuni, abbiamo raggiunto successi reali. Vorrei ricordare la soluzione del problema delle armi chimiche siriane, il dialogo sul programma nucleare iraniano e il nostro soddisfacente lavoro svolto in Corea del Nord. Perché allora non attingere a questa esperienza anche in futuro, per la soluzioni dei problemi sia locali sia globali? (...) Non ci sono ricette già pronte. Sarà necessario un lavoro lungo, con la partecipazione di una larga cerchia di Stati, del business mondiale e della società civile (...). Bisogna definire in modo nitido dove si trovano i limiti delle azioni unilaterali e dove nasce l'esigenza di meccanismi multilaterali. Bisogna trovare la soluzione, nel contesto del perfezionamento del diritto internazionale, al dilemma tra le azioni della comunità mondiale volte a garantire la sicurezza e i diritti dell'uomo e il principio della sovranità nazionale e non intromissione negli affari interni degli Stati (...). Non c'è bisogno di ripartire da zero, le istituzioni create subito dopo la Seconda guerra mondiale sono abbastanza universali e possono essere riempite di contenuti più moderni (...). Sullo sfondo dei cambiamenti fondamentali nell'ambito internazionale, della crescente ingovernabilità e dell'aumento delle più svariate minacce abbiamo bisogno di un nuovo consenso delle forze responsabili per dare stabilità e della sicurezza alla politica e all'economia (...).

Il caso Ucraina

Vorrei ricordarvi gli eventi dell'anno passato. Allora dicevamo ai nostri partner, sia americani che europei, che le decisioni frettolose, come ad esempio quella sull'adesione dell'Ucraina all'Unione Europea erano pregni di seri rischi. Simili passi clandestini ledevano gli interessi di molti terzi Paesi, tra cui la Russia, in quanto partner commerciale principale dell'Ucraina. Abbiamo ribadito la necessità di avviare una larga discussione. Una volta realizzato il progetto dell'associazione dell'Ucraina, si presentano da noi attraverso le porte di servizio i nostri partner con le loro merci e i loro servizi, ma noi non lo abbiamo concordato, nessuno ha chiesto il nostro parere a riguardo. Abbiamo dibattuto su tutte le problematiche inerenti all'Ucraina in Europa in modo assolutamente civile, ma nessuno ci ha dato ascolto. Ci hanno semplicemente detto che non era affar nostro, finito il dibattito e la faccenda è deteriorata fino al colpo di Stato e alla guerra civile. Tutti allargano le braccia: è andata così. Ma non era inevitabile. Io lo dicevo: l'ex presidente ucraino Yanukovich aveva sottoscritto tutto quanto, aveva approvato tutto. Perché allora bisognava insistere? Sarebbe questo il modo civile per risolvere le questioni? Evidentemente coloro che «producono a macchia» una rivoluzione colorata dopo l'altra si ritengono degli artisti geniali e non ce la fanno proprio a fermarsi (…). Voglio aggiungere che avremmo gradito l'inizio di un dialogo concreto tra L'Unione Eurasiatica e l'Unione Europea. A proposito, fino a oggi ci è stato praticamente sempre negato: e di nuovo è poco chiaro per quale motivo, cosa c'è di spaventoso? Ne ho parlato spesso in precedenza trovando l'appoggio dei molti nostri partner occidentali, almeno quelli europei: è necessario formare uno spazio comune di cooperazione economica e umanitaria, lo spazio che si stenda dall'Atlantico al Pacifico. La Russia ha fatto la sua scelta. Le nostre priorità sono costituite dall'ulteriore perfezionamento degli istituti di democrazia e di economia aperta, l'accelerazione dello sviluppo interno tenendo conto di tutte le tendenze positive nel mondo, il consolidamento della società sulla base dei valori tradizionale e del patriottismo. La nostra agenda è orientata all'integrazione, è positiva, pacifica (...). La Russia non vuole ricostituire un impero, compromettendo la sovranità dei vicini, e non esige un posto esclusivo nel mondo. Rispettando gli interessi altrui vogliamo che si tenga contro anche dei nostri interessi, che anche la nostra posizione sia rispettata (...). Abbiamo bisogno di un grado particolare di prudenza, di evitare passi sconsiderati. Dopo la «Guerra fredda» i protagonisti della politica mondiale hanno perduto in certo senso queste qualità. È giunto il momento di ricordarli. Nel caso contrario le speranze per uno sviluppo pacifico, sostenibile si riveleranno una nociva illusione, mentre i cataclismi di oggi significheranno la vigilia del collasso dell'ordine mondiale (...). Siamo riusciti a elaborare le regole di interazione dopo la Seconda guerra mondiale, siamo riusciti a trovare un accordo negli anni 1970 a Helsinki. Il nostro obbligo comune è trovare un soluzione per questo obiettivo fondamentale anche nel contesto di una nuova tappa di sviluppo”.

Vladimir Putin
28/10/2014
www.ilgiornale.it/news/politica/1063116.html
wheaton80
00venerdì 7 novembre 2014 02:16
Chiusi in Russia 10 McDonald’s, in corso 200 controlli a sorpresa

Il presidente russo Putin ha scatenato la guerra del cibo e questa volta finiscono sotto attacco i ristoranti McDonald's: dopo 200 controlli a sorpresa ne sono stati chiusi 10, come riferisce una nota ufficiale di McDonald's Russia dove si legge:"La priorità principale di "McDonald" è la fornitura ai suoi clienti di prodotti sicuri e di qualità e prendersi cura dei propri dipendenti. Faremo tutto il possibile per continuare con il successo della nostra azienda in Russia". A essere stato chiuso anche lo storico fast food di piazza Pushkin a Mosca e peraltro la multinazionale ha già annunciato il ricorso presso il Tribunale russo. La questione è delicata, in quanto l' Europa ha messo in atto, oramai da diversi mesi, pesanti sanzioni nei confronti della Russia a causa della guerra con l' Ucraina. La risposta di Putin è stata dunque la guerra del cibo attuata attraverso la chiusura delle importazioni dall' Europa di prodotti agroalimentari, inclusa la cioccolata, e per cui già questa estate noi italiani ci abbiamo rimesso con le nostre esportazioni di ortofrutta. Lo scorso 7 agosto annunciavamo che cheeseburger e frullati di McDonald erano sotto inchiesta da parte dell'Agenzia per la protezione dei consumatori. Per Putin a orchestrare l'embargo europeo contro la Russia è il presidente Obama e dunque ecco arrivare la ritorsione nei confronti della catena statunitense. Infatti proprio lo scorso 7 agosto usciva anche una nota di McDonald's che riportava:"Più dell’ 85% della produzione arriva da 160 fornitori nazionali "McDonald" e siamo continuamente alla ricerca di modi per ampliare la cooperazione con i produttori russi. Per il funzionamento di ristoranti "McDonald", nell'interesse di centinaia di milioni di nostri clienti in Russia e di tutti i fornitori delle società, stiamo monitorando la situazione". I ristoranti McDonald's arrivarono in epoca sovietica nel 1990 e attualmente ce ne sono 451 in tutta la Russia.

Marina Perotta
22 ottobre 2014

Fonti

time.com/3524406/mcdonalds-fast-food-russia-inspections/
www.bloomberg.com/news/2014-10-19/mcdonald-s-says-russia-inspecting-more-than-200-outl...

www.ecoblog.it/post/138528/chiusi-in-russia-10-mcdonalds-in-corso-200-controlli-a-...
wheaton80
00martedì 11 novembre 2014 01:54
Adesso è fatta: Russia e Cina s’accordano per nuovi gasdotti e monumentali forniture. La UE ha perso il gas russo

PECHINO - Un nuovo accordo tra China National Petroleum Corporation e Gazprom porterà trenta miliardi di metri cubi di gas in Cina attraverso la linea occidentale che passerà attraverso i monti Altai. Il nuovo accordo, siglato ieri, arriva a margine del vertice dei leader Apec, al termine di un summit tra il presidente cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin, al loro decimo incontro ufficiale in meno di due anni. In base ai termini del nuovo contratto, Cnpc entrerà anche con una quota del 10% in Vankorneft, controllata da Rosneft, il maggiore gruppo del petrolio russo, che opera i giacimenti di Vankor, tra i più grandi di tutta la Russia, con riserve stimate in 500 milioni di tonnellate di greggio e 182 miliardi di metri cubi di gas. Cnpc e Gazprom avevano firmato il mese scorso a Mosca un primo accordo per l'acquisto di un supplemento di gas dalla Russia, oltre al maxi-accordo di maggio scorso, quello tra Cnpc e Gazprom per una fornitura trentennale di gas alla Cina a partire dal 2018, del valore di 400 miliardi di dollari. I tempi di consegna delle prime forniture, ha dichiarato il Ceo di Gazprom, Alexei Miller, potranno variare dai quattro ai sei anni. I lavori di inizio del condotto orientale, la Power of Siberia, sono partiti all'inizio di settembre scorso, con una cerimonia a cui avevano preso parte sia il presidente russo, Vladimir Putin, che il vice premier cinese, Zhang Gaoli. "Insieme ci siamo presi cura dell'albero delle relazioni tra Cina e Russia - ha dichiarato il presidente cinese, Xi Jinping, al termine dell'incontro con Putin - Ora è arrivato l'autunno, ed è tempo di raccogliere i frutti". Secondo le prime stime, operate da Nomura, le forniture russe di greggio alla Cina conteranno per circa il 17% del fabbisogno interno cinese. Cina e Russia si sono poi accordate per i dettagli tecnici di una ulteriore fornitura annuale di greggio alla Cina, da cinque milioni di tonnellate all'anno in più rispetto al contratto firmato lo scorso anno a San Pietroburgo, ha spiegato, il CEO di Rosneft, Igor Sechin, al margine del vertice dei leader dei Paesi Apec, a Pechino. In base all'accordo tra il gigante del greggio russo e China National Petroleum Corporation, siglato nel giugno 2013 a margine dell'Economic Forum, le cinque milioni di tonnellate di greggio si aggiungeranno alle 365 milioni di tonnellate per 25 anni già previste, per un valore complessivo di 270 miliardi di dollari. E con questo, la UE può tranquillamente percorrere fino in fondo la strada del proprio declino energetico, politico ed economico, intrapresa con la più stupida delle azioni politiche della sua storia: le sanzioni alla Russia per l'annessione della Crimea, decisione presa praticamente all'unanimità dalla popolazione della stessa Crimea con regolari e libere votazioni, fatto questo che evidentemente non conta nulla per gli oligarchi di Bruxelles.

Max Parisi
10 novembre 2014
www.ilnord.it/c3749_ADESSO_E_FATTA_RUSSIA_E_CINA_SACCORDANO_PER_NUOVI_GASDOTTI_E_MONUMENTALI_FORNITURE_LA_UE_HA_PERSO_IL_G...
wheaton80
00mercoledì 19 novembre 2014 22:25
La trappola dell’oro del Gran Maestro Putin

Le accuse dell’occidente verso Putin tradizionalmente si basano sul fatto che lavorava nel KGB, e che perciò sia crudele e immorale. Putin è colpevole di tutto, ma nessuno l’ha mai accusato di mancanza d’intelligenza. Tutte le accuse contro quest’uomo ne risaltano solo la capacità di pensiero analitico e come rapidamente prenda decisioni politiche ed economiche chiare ed equilibrate. Spesso i media occidentali confrontano questa capacità con l’abilità di un grande maestro che partecipa a partite di scacchi simultanee. I recenti sviluppi economici di Stati Uniti e occidente in generale, ci permettono di concludere che qui la valutazione dei media occidentali della personalità di Putin è perfetta. Nonostante le numerose segnalazioni dei successi, nello stile di Fox News e CNN, oggi l’economia occidentale, guidata dagli Stati Uniti, è caduta nella trappola di Putin, la cui via d’uscita non viene vista da nessuno in occidente. E quanto più l’occidente cerca di uscire da questa trappola, più sprofonda. Qual è la vera tragica situazione dell’occidente e degli Stati Uniti? E perché tutti i media occidentali e i principali economisti occidentali ne tacciono, come fosse un segreto militare ben custodito? Cerchiamo di capire l’essenza degli eventi economici attuali, nel contesto dell’economia, mettendo da parte moralità, etica e geopolitica. Dopo aver compreso di aver fallito in Ucraina, l’occidente, guidato dagli Stati Uniti, si proponeva di distruggere l’economia russa con la riduzione del prezzo del petrolio e del gas quali principali proventi dalle esportazioni del bilancio della Russia e della ricostituzione delle riserve auree russe. Va notato che il fallimento principale occidentale in Ucraina non è militare o politico, ma il rifiuto di Putin di finanziare i piani occidentali per l’Ucraina a carico della Federazione Russa. Ciò rende il piano occidentale irrealizzabile nel futuro prossimo. L’ultima volta, sotto la presidenza Reagan, tali azioni occidentali per abbassare i prezzi del petrolio ebbero ‘successo’ facendo crollare l’URSS. Ma la storia non si ripete sempre. Questa volta le cose sono diverse per l’occidente. La risposta di Putin verso l’occidente assomiglia agli scacchi e al judo, quando la potenza utilizzata dal nemico viene usata contro di esso ma a costi minimi per la forza e le risorse del difensore. La vera politica di Putin non è pubblica. Pertanto, la politica di Putin in gran parte si concentra non sull’effetto, ma sull’efficienza. Pochissimi capiscono cosa fa Putin oggi. E quasi nessuno capisce cosa farà in futuro. Non importa quanto strano possa sembrare, ma oggi Putin vende petrolio e gas russi solo in oro. Putin non lo grida ai quattro venti. E naturalmente accetta ancora il dollaro come mezzo di pagamento, ma cambia immediatamente tutti i dollari ottenuti dalla vendita di petrolio e gas con l’oro fisico! Per capirlo è sufficiente osservare le dinamiche della crescita delle riserve auree della Russia e confrontarle con le entrate in valuta estera della Federazione Russa dovute alla vendita di petrolio e gas nello stesso periodo. Inoltre, nel terzo trimestre gli acquisti da parte della Russia di oro fisico sono i più alti di tutti i tempi, a livelli record. Nel terzo trimestre di quest’anno, la Russia aveva acquistato la quantità incredibile di 55 tonnellate di oro. Più delle banche centrali di tutti i Paesi del mondo messi insieme (secondo i dati ufficiali)! In totale, le banche centrali di tutti i Paesi del mondo hanno acquistato 93 tonnellate del metallo prezioso nel terzo trimestre del 2014. Il 15° trimestre consecutivo di acquisti netti di oro da parte delle banche centrali. Delle 93 tonnellate di oro acquistato dalle banche centrali di tutto il mondo, in questo periodo, l’impressionante volume di 55 tonnellate acquistate appartiene alla Russia. Non molto tempo fa, scienziati inglesi giunsero alla stessa conclusione, secondo l’indagine dell’US Geological di pochi anni fa: l’Europa non potrà sopravvivere senza l’energia dalla Russia. Tradotto dall’inglese in qualsiasi altra lingua, vuol dire: “Il mondo non sopravviverà se petrolio e gas della Russia scompaiono dall’approvvigionamento energetico globale”. Così, il mondo occidentale, basato sull’egemonia dei petrodollari, si trova in una situazione catastrofica non potendo sopravvivere senza petrolio e gas dalla Russia. E la Russia è pronta a vendere petrolio e gas all’occidente solo in cambio dell’oro! La svolta del gioco di Putin è il meccanismo della vendita di energia russa all’occidente solo con l’oro, agendo indipendentemente dal fatto che l’occidente sia d’accordo o meno nel pagare petrolio e gas russi con il suo oro artificialmente a buon mercato. Perché la Russia, con un flusso regolare di dollari dalla vendita di petrolio e gas, in ogni caso potrà convertirli in oro ai prezzi attuali, depressi con ogni mezzo dall’occidente. Cioè al prezzo dell’oro, artificialmente e meticolosamente abbassato varie volte da FED e EFS, contro un dollaro dal potere d’acquisto artificialmente gonfiato dalle manipolazioni nel mercato. Fatto interessante: la compressione dei prezzi dell’oro da parte del reparto speciale del governo degli Stati Uniti, l’ESF (Exchange Stabilization Fund), per stabilizzare il dollaro, è una legge degli Stati Uniti.
Nel mondo finanziario è accettato come un fatto che l’oro sia l’anti-dollaro:

• Nel 1971, il presidente statunitense Richard Nixon chiuse la ‘finestra d’oro’, ponendo fine al libero scambio tra dollari e oro, garantito dagli Stati Uniti nel 1944 a Bretton Woods

• Nel 2014, il presidente russo Vladimir Putin ha riaperto la ‘finestra d’oro’, senza chiederne il permesso a Washington

In questo momento l’occidente spende gran parte di sforzi e risorse nel comprimere i prezzi di oro e petrolio. In tal modo, da un lato distorce la realtà economica esistente a favore del dollaro statunitense e d’altra parte vuole distruggere l’economia russa che si rifiuta di svolgere il ruolo di vassallo obbediente dell’occidente. Risorse come oro e petrolio sono proporzionalmente indebolite ed eccessivamente sottovalutate rispetto al dollaro USA; conseguenza dell’enorme sforzo economico occidentale. E ora Putin vende risorse energetiche russe in cambio di quei dollari artificialmente gonfiati dagli sforzi occidentali, e con cui compra oro artificialmente svalutato rispetto al dollaro USA dagli stessi sforzi occidentali! C’è un altro elemento interessante nel gioco di Putin. L’uranio russo. Una di ogni sei lampadine negli USA ne dipende. La Russia lo vende agli Stati Uniti sempre in dollari. Così, in cambio di petrolio, gas e uranio russi, l’occidente paga la Russia in dollari, il cui potere di acquisto è artificialmente gonfiato verso petrolio e oro dagli sforzi occidentali. Ma Putin usa questi dollari solo per ritirare oro fisico dall’occidente dal prezzo denominato in dollari USA e quindi artificialmente abbassato dallo stesso occidente. Questa veramente geniale combinazione economica di Putin mette l’occidente, guidato dagli Stati Uniti, nella posizione aggressiva e diligente del serpente che divora la propria coda. L’idea di questa trappola economica dell’oro tesa all’occidente, probabilmente non è di Putin molto del consigliere per gli affari economici, dottor Sergej Glazev. In caso contrario, perché il dichiarato burocrate Glazev, insieme a molti uomini d’affari russi, è stato incluso da Washington nella lista dei sanzionati? L’idea dell’economista dottor Glazev è stata brillantemente attuata da Putin, con il pieno appoggio del collega cinese Xi Jinping. Particolarmente interessante in questo contesto sembra la dichiarazione a novembre della Prima Vicepresidentessa della Banca centrale della Russia Ksenia Judaeva, che sottolineava come la BCR può utilizzare l’oro delle sue riserve per pagare le importazioni, se necessario. E’ ovvio che date le sanzioni occidentali, tale dichiarazione sia destinata ai Paesi BRICS, e prima di tutto la Cina. Per la Cina, la volontà della Russia di pagare le merci con l’oro occidentale è molto conveniente. Ed ecco perché: la Cina ha recentemente annunciato che cesserà di aumentare le riserve auree e valutarie denominate in dollari USA. Considerando il crescente deficit commerciale tra Stati Uniti e Cina (la differenza attuale è cinque volte a favore della Cina), questa dichiarazione tradotta dal linguaggio finanziario, dice: “La Cina non vende più i suoi prodotti in cambio dei dollari”. I media mondiali hanno scelto di non far notare questo storico passaggio monetario. Il problema non è che la Cina si rifiuta letteralmente di vendere i propri prodotti in dollari USA. La Cina, ovviamente, continuerà ad accettare i dollari come mezzo di pagamento intermedio per i propri prodotti. Ma appena presi se ne sbarazzerà immediatamente, sostituendoli con qualcosa di diverso nella struttura delle sue riserve auree e valutarie.

In caso contrario, la dichiarazione delle autorità monetarie della Cina non ha senso:“Fermiamo l’aumento delle nostre riserve auree e valutarie denominate in dollari USA“. Cioè, la Cina non acquisterà più titoli del Tesoro degli Stati Uniti con i dollari guadagnati dal commercio mondiale, come ha fatto finora. Così, la Cina sostituirà i dollari che riceverà per i suoi prodotti non solo dagli Stati Uniti ma da tutto il mondo, con qualcos’altro per non aumentare le riserve valutarie in oro denominate in dollari USA. E qui si pone una domanda interessante: con cosa la Cina sostituirà i dollari guadagnati con il commercio? Con quale valuta o bene? L’analisi dell’attuale politica monetaria della Cina dimostra che molto probabilmente i dollari commerciali, o una parte sostanziale, la Cina li sostituirà e di fatto li ha già sostituiti, con l’oro fisico. Pertanto, il solitario delle relazioni russo-cinesi è un grande successo di Mosca e Pechino. La Russia acquista merce direttamente dalla Cina con l’oro al prezzo attuale. Mentre la Cina compra risorse energetiche russe con l’oro al prezzo attuale. In questo festival russo-cinese della vita c’è un posto per ogni cosa: merci cinesi, risorse energetiche russe e oro quale mezzo di pagamento reciproco. Solo il dollaro non vi trova posto e non sorprende, perché il dollaro USA non è un prodotto cinese, né una risorsa energetica russa. E’ solo uno strumento finanziario intermedio di liquidazione, un intermediario inutile. Ed è consuetudine escludere gli intermediari inutili dall’interazione di due partner commerciali indipendenti. Va notato che il mercato globale dell’oro fisico è estremamente ristretto rispetto al mercato mondiale del petrolio. E soprattutto il mercato mondiale dell’oro fisico è microscopico rispetto alla totalità dei mercati mondiali di petrolio gas, uranio e merci. L’enfasi sulla frase “oro fisico” è fatta perché in cambio delle sue risorse energetiche fisiche, non di ‘carta’, la Russia ritira oro dall’occidente, ma solo nella sua forma fisica, non di carta. Così anche la Cina, acquisendo oro fisico occidentale artificialmente svalutato per pagare prodotti reali inviati all’occidente. Le speranze occidentali che Russia e Cina accettino in pagamento per le loro risorse energetiche e beni “shitcoin” o cosiddetto “oro cartaceo” di vario genere, non si sono concretizzate. Russia e Cina sono interessate solo all’oro, metallo fisico, come mezzo di pagamento finale. Per riferimento: il fatturato del mercato dell’oro di carta, i futures sull’oro, è stimato a 360 miliardi di dollari al mese. Ma le transizioni di oro fisico sono pari solo a 280 milioni di dollari al mese. Il che rende il rapporto tra commercio di oro di carta contro oro fisico, pari a 1000 a 1. Utilizzando il meccanismo di recesso attivo dal mercato artificialmente ribassato dall’attività finanziaria occidentale (oro) in cambio di un altro artificialmente gonfiato dall’attività finanziaria occidentale (USD), Putin ha così iniziato il conto alla rovescia della fine dell’egemonia mondiale dei petrodollari. Così, Putin ha messo l’occidente in una situazione di stallo priva di prospettive economiche positive. L’occidente può usare la maggior parte dei suoi sforzi e risorse per aumentare artificialmente il potere d’acquisto del dollaro, ridurre artificialmente i prezzi del petrolio e il potere d’acquisto dell’oro. Il problema dell’occidente è che le scorte di oro fisico in suo possesso non sono illimitate. Pertanto, più l’occidente svaluta petrolio e oro contro dollaro statunitense, più velocemente svaluterà l’oro dalle sue non infinite riserve. In questa combinazione economica brillantemente interpretata da Putin, l’oro fisico dalle riserve occidentali finisce rapidamente in Russia, Cina, Brasile, Kazakhstan e India, Paesi BRICS. Al ritmo attuale di riduzione delle riserve di oro fisico, l’occidente semplicemente non avrà tempo di fare nulla contro la Russia di Putin, fino al crollo dei petrodollari mondiali occidentali. Negli scacchi la situazione in cui Putin ha messo l’occidente, guidato dagli Stati Uniti, si chiama “tempi bui”. Il mondo occidentale non ha mai affrontato eventi e fenomeni economici come quelli attuali. L’URSS vendette rapidamente oro durante la caduta dei prezzi del petrolio. La Russia acquista rapidamente oro durante la caduta dei prezzi del petrolio. In tal modo, la Russia rappresenta una vera minaccia al modello di dominio mondiale dei petrodollari statunitensi. Il principio fondamentale del modello mondiale dei petrodollari permette che i Paesi occidentali guidati dagli Stati Uniti vivano a spese del lavoro e delle risorse di altri Paesi e popoli grazie al ruolo della moneta statunitense, dominante nel sistema monetario globale (GMS).

Il ruolo del dollaro USA nel GMS è essere il mezzo ultimo di pagamento. Ciò significa che la moneta nazionale degli Stati Uniti, nella struttura del GMS, è l’ultimo bene di accumulazione, e scambiarlo con qualsiasi altro bene non avrebbe senso. Ciò che i Paesi BRICS, guidati da Russia e Cina, fanno ora è effettivamente cambiare ruolo e status del dollaro nel sistema monetario globale. Da ultimo mezzo di pagamento e costituzione del patrimonio, la moneta nazionale degli Stati Uniti, nelle azioni congiunte di Mosca e Pechino viene trasformato in un mero mezzo di pagamento intermedio, destinato solo allo scambio con un’altra attività finanziaria ultima, l’oro. Così, il dollaro USA in realtà perde il ruolo di mezzo ultimo di pagamento e costituzione del patrimonio, cedendo entrambi i ruoli a un altro riconosciuto, denazionalizzato e depoliticizzato patrimonio monetario, l’oro. Tradizionalmente, l’occidente utilizza due metodi per eliminare la minaccia all’egemonia mondiale dei petrodollari e ai conseguenti privilegi eccessivi occidentali. Uno di tali metodi sono le rivoluzioni colorate. Il secondo metodo, di solito applicato dall’occidente se il primo fallisce, sono le aggressioni militari e i bombardamenti. Ma nel caso della Russia entrambi tali metodi sono impossibili o inaccettabili per l’occidente. Perché, in primo luogo, la popolazione della Russia, a differenza dei popoli di molti altri Paesi, non ha intenzione di scambiare la propria libertà e il futuro dei propri figli per salsicce occidentali. Questo è evidente dal supporto record per Putin, regolarmente pubblicato dalle principali agenzie di sondaggi occidentali. L’amicizia personale del protetto di Washington Navalnij con il senatore McCain è negativa per lui e Washington. Dopo aver appreso questo fatto dai media, il 98% della popolazione russa ora vede Navalnij solo come un vassallo di Washington e traditore degli interessi nazionali della Russia. Pertanto i professionisti occidentali, che non hanno ancora perso la testa, non possono sognarsi una qualche rivoluzione colorata in Russia. Sul secondo metodo tradizionale occidentale di aggressione militare diretta, la Russia non è certamente la Jugoslavia, l’Iraq o la Libia. In ogni operazione militare non nucleare contro la Russia, sul territorio della Russia, l’occidente guidato dagli Stati Uniti è destinato alla sconfitta. E i generali del Pentagono che guidano le forze della NATO ne sono consapevoli. Sarebbe egualmente senza speranza una guerra nucleare contro la Russia, con il concetto del cosiddetto “attacco nucleare disarmante preventivo”. La NATO non solo tecnicamente non può infliggere il colpo che disarmerebbe completamente la Russia del potenziale nucleare, in tutte i molteplici aspetti, ma il massiccio attacco di rappresaglia nucleare contro il nemico o gruppo di nemici sarebbe inevitabile. E la sua potenza sarà sufficiente affinché i sopravvissuti invidino i morti. Cioè, una guerra nucleare con un Paese come la Russia non è la soluzione al problema incombente del crollo dei petrodollari mondiali. Nel migliore dei casi, sarebbe la conclusione finale della Storia. Nel peggiore dei casi, l’inverno nucleare e la fine della vita sul pianeta, fatta eccezione per i batteri mutati dalle radiazioni. La struttura economica occidentale può vedere e capire l’essenza della situazione. I principali economisti occidentali sono certamente consapevoli della gravità della situazione e della situazione disperata in cui si trova l’occidente, caduto nella trappola economica dell’oro di Putin. Dopo tutto, dagli accordi di Bretton Woods conosciamo la regola d’oro: “Chi ha l’oro detta le regole”, ma in occidente stanno zitti. Sono silenziosi perché nessuno sa come uscire da tale situazione. Se si spiegano al pubblico occidentale i dettagli del disastro economico incombente, porrà ai sostenitori dei petrodollari mondiali le domande peggiori, come:

- Per quanto l’occidente potrà acquistare petrolio e gas dalla Russia in cambio di oro fisico? E cosa accadrà ai petrodollari degli Stati Uniti quando l’occidente esaurirà l’oro fisico per pagare petrolio, gas e uranio russi e le merci cinesi? Nessuno in occidente oggi può rispondere a queste semplici domande. Ciò si chiama “Scacco matto”, signore e signori. Il gioco è finito.

Dmitrij Kalinichenko, Investcafe.ru, 18 novembre 2014 – Fort Russ
aurorasito.wordpress.com/2014/11/19/la-trappola-delloro-del-gran-maestr...
wheaton80
00sabato 29 novembre 2014 14:21
Dividere Washington e Berlino: la "strategia dei nervi" di Putin

Dividi et impera. La formula è vecchia, ma collaudata. E Vladimir Putin sa usarla alla perfezione. Grazie alle sue contromosse i tentativi americani ed europei di strappare l'Ucraina a Mosca si stanno trasformando in un devastante boomerang. Un boomerang che dopo aver affondato il segretario alla difesa statunitense Chuck Hagel incrina i rapporti tra Angela Merkel e il ministro degli esteri socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier minacciando la stessa «grande coalizione» tra la Cdu e l'Spd di Sigmar Gabriel. Le crepe disegnate dalla crisi ucraina in seno all'amministrazione americana e al governo tedesco sono ormai molto più d'una sensazione. Tra i pomi della discordia che hanno portato al licenziamento del segretario alla Difesa statunitense c'è, non a caso, una durissima lettera di critiche alle politiche di Obama nei confronti del Cremlino. I contrasti in seno al governo di Berlino emergono invece tra le righe di un sommesso, ma assai teso botta e risposta tra la Cancelliera Merkel e il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier. Ma partiamo da Washington. Lì il boomerang ucraino, sapientemente indirizzato da Putin, sta facendo, per ora, i danni più evidenti. Soprattutto dopo le precise critiche alla politica di Obama elencate nella missiva dello scorso settembre con cui Hagel chiedeva decisioni immediate e maggiormente «creative» per arginare la strategia russa. Una lettera arrivata dopo una serie di duri faccia a faccia in cui il Capo del Pentagono invitava il presidente a disinnescare la tensione e definiva lo scontro con il Cremlino la più seria minaccia alla sicurezza internazionale. Consigli peraltro contraddittori visto che in altre occasioni Hagel avrebbe raccomandato a Obama di concentrarsi di più su una Russia lasciata «libera di muoversi a proprio piacimento sul fronte dell'Ucraina». Ma se Washington piange Berlino non ride.

Il vertice tra i partiti della «grande coalizione» convocato ieri sera a Berlino era proprio incentrato sulle differenze e sui contrasti emersi dopo quel G20 di Canberra in cui la Merkel aveva cercato di metter con le spalle al muro il presidente russo. Un atteggiamento platealmente diverso da quello di Steinmeier che - pur senza menzionare la Cancelliera - critica apertamente chi in pubblico non usa un linguaggio adatto a «disinnescare la tensione e mitigare i conflitti». Dichiarazioni seguite da un vertice moscovita a dir poco amichevole con l'omologo Sergei Lavrov durante il quale il ministro tedesco evita ogni riferimento all'Ucraina guadagnandosi un'audizione con il «nemico» Vladimir Putin. Un atteggiamento apertamente condannato dal capo della Csu (la gemella bavarese della Cdu) che lancia un esplicito e immediato avvertimento a Steinmeier definendo «estremamente pericoloso» qualsiasi tentativo di «perseguire una sua personale diplomazia». Gli sforzi della Merkel per ricomporre la frattura e richiamare all'ordine gli alleati rischia però di non ricomporsi neppure dopo il vertice di maggioranza di ieri sera. Le crepe sembrano infatti aver travalicato il mero recinto della politica per toccare i vertici di quei circoli industriali e commerciali che considerano gli affari con Mosca prioritari per l'economia e lo sviluppo del Paese. E a farlo capire ci pensa l'ex segretario dell'Spd Matthias Platzek che in veste di attuale presidente del Forum Russo Tedesco, la potentissima lobby delle aziende impegnate sul fronte russo, chiede ufficialmente ad Angela Merkel di riconoscere l'annessione della Crimea alla Russia di Putin. Una richiesta politicamente spudorata dietro cui si nasconde però una minaccia estremamente chiara. La minaccia di un addio alla Cdu da parte delle aziende più ricche e potenti del Paese pronte ad offrire un aperto sostegno ad un partito socialdemocratico considerato assai più disponibile e interessato agli affari con i vicini russi.

Gian Micalessin
27/11/2014
www.ilgiornale.it/news/politica/dividere-washington-e-berlino-strategia-dei-nervi-putin-1070...
wheaton80
00mercoledì 3 dicembre 2014 23:10
La Russia abbandona il progetto del gasdotto South Stream e stringe accordi con la Turchia (danno micidiale per l' ENI)

Il messaggio ai cugini slavi di Bulgaria è chiaro: lo stop al South Stream per non irritare l' UE costerà caro a Sofia, mentre loro - la Russia - hanno sempre a disposizione un' alternativa per far arrivare il loro gas al ricco mercato europeo. Quindi, oggi il presidente Vladimir Putin ha detto addio al South Stream e ha indicato come tracciato alternativo quello che passa per la Turchia. Il numero uno del Cremlino, in visita ad Ankara, ha incontrato il presidente Recep Tayyip Erdogan in un vertice che, nonostante la pesante instabilità regionale, è stato principalmente incentrato sugli affari. Sul gas, in primo luogo. Il presidente russo ha chiarito che lo stop bulgaro ai lavori di costruzione del South Stream, il gasdotto di concezione russo-italiano che avrebbe dovuto portare il metano di Mosca in Europa meridionale bypassando l' instabile Ucraina, rende impossibile la costruzione di un progetto che, già nei mesi scorsi, è apparso in grave difficoltà. "Tenendo conto del fatto che finora noi non abbiamo ricevuto autorizzazioni dalla Bulgaria, noi crediamo che nelle condizioni attuali la Russia non possa continuare con la realizzazione del progetto", ha detto Putin in una conferenza stampa congiunta con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad Ankara. "Se la Bulgaria è privata dell' opportunità di agire come uno stato sovrano, dovrebbe chiedere un risarcimento alla Commissione Europea per i profitti mancati", ha detto detto ancora Putin. "I profitti diretti dal transito del gas - ha continuato - sarebbero arrivati ad almeno 400 milioni di euro. Ogni anno". Il presidente russo ha, in particolare, puntato il dito contro la Commissione Europea per la fine del progetto South Stream. "Noi pensiamo che la posizione della Commissione Europea non sia stata costruttiva. Allo stato attuale la Commissione Europea è non solo riluttante a facilitare questo progetto. Quelli che vediamo sono ostacoli che emergono alla sua realizzazione. Se l' Europa non vuole che sia realizzato, non lo realizzeremo". E ha aggiunto che le stesse risorse energetiche potranno essere dirette verso altri mercati:"L'Europa non riceverà questi volumi, almeno dalla Russia". Ancor più drastica è stata la dichiarazione di Alexei Miller, il numero uno del monopolista russo Gazprom. Il progetto South Stream, per quel che lo riguarda, è "chiuso". Gazprom, a questo punto, intende passare per la Turchia. Una mossa insidiosa per l' Europa poiché, secondo Mosca, questo renderebbe meno rilevante anche il progetto di costruzione del cosiddetto Corridoio sud, inteso a portare il gas del Caspio dall' Azerbaigian all' Europa attraversando, appunto, la Turchia. Il nuovo gasdotto, con una capacità di 63 miliardi di metri cubi annui, partirà dal giacimento di Russkaya, lo stesso che avrebbe dovuto fornire il gas al South Stream. Un hub gasiero alla frontiera con la Grecia riceverà così ogni anno 50 miliardi di metri cubi, che poi andranno ai clienti dell' Europa meridionale che ne faranno richiesta. Per la parte offshore, nel mar Nero, continuerà a lavorare la stessa Southstream Transport. "Affronteremo i problemi man mano che emergono", ha spiegato Miller. Per conquistare la benevolenza turca ai nuovi piani russi, Putin è stato parco di promesse. Innanzitutto ha aumentato la fornitura di gas attraverso il Blue Stream di 3 miliardi di metri cubi all' anno, ha annunciato un taglio del prezzo del gas del 6 per cento e s'è detto pronto a ulteriori tagli con la realizzazione di progetti congiunti con Ankara. Nel progetto South Stream sono soci anche l' italiana Eni, la francese Edf e il gruppo Wintershall. Per l' Eni la fne del progetto avrà un costo altissimo, in termini di perdite di fatturato. Un altro danno micidiale all' Italia per colpa delle sanzioni contro la Russia.

Max Parisi
1 dicembre 2014
www.ilnord.it/c3846_LA_RUSSIA_ABBANDONA_IL_PROGETTO_DEL_GASDOTTO_SOUTH_STREAM_E_STRINGE_ACCORDI_CON_LA_TURCHIA_DANNO_MICIDIALE_...
wheaton80
00mercoledì 3 dicembre 2014 23:30
L' ‘addomesticamento’ dell’ Europa o nuovo compromesso di Putin

Il modo di Putin di relazionarsi con partner interni ed esterni, concorrenti e persino nemici è da tempo noto a tutti coloro disposti ad osservare in modo razionale. Nella prima fase, Putin offre un ottimo compromesso. Preso come segno di debolezza viene respinto. Nella seconda fase, la situazione di coloro che rifiutano il compromesso rapidamente si deteriora e un nuovo compromesso viene offerto, ma assai meno vantaggioso, e ciò continua fin quando non ci sono più compromessi, o un partner sempre inflessibile “soffoca in una sciarpa di polonio” a Londra. Ad esempio, nella situazione del South Stream osserviamo la fase due: il deterioramento della posizione dell’UE con un accenno di nuovo compromesso sotto forma del “Blue Stream” e dello snodo gasifero al confine con la Grecia. In realtà, Putin costringe l’Unione europea a riconoscere che il caos in Ucraina non è un problema russo, ma europeo. Con accordi sul gas, in cui più importante è il riconoscimento dell’Unione europea del debito ucraino e non che la Russia ha il pieno diritto di esigere un pagamento anticipato, ci si può aspettare che semplicemente il senso di auto-conservazione spinga Bruxelles a finanziare Kiev, o pagarne il conto o stare a guardare mentre Mosca vi mette ordine. Per ragioni politiche e su pressione degli Stati Uniti, Bruxelles ha deciso di non fare ciò. Dare soldi a Kiev per il gas è inutile e pericoloso per quel burocrate che firmerebbe l’ordine di pagamento dell’Unione europea, la sua carriera finirebbe. Pagare direttamente per conto di Kiev è un’umiliazione disastrosa di fronte all’opposizione, al business, ai contribuenti e agli elettori che non perdoneranno i politici che hanno voluto scontrarsi con la Russia sull’obbligo di pagare i debiti delle marionette statunitensi a Kiev. I funzionari europei infine si rifiutano di lasciare che Mosca metta ordine a Kiev, perché dietro hanno i terrificanti distaccamenti statunitensi armati dei dossier sporchi raccolti dalla NSA negli ultimi decenni. Di conseguenza, un approccio da struzzo prevale in Europa, sperando che Mosca le fornisca gas sempre e comunque, anche tollerando i furti di crediti del regime di Kiev. Nelle ultime settimane, anche ai politici europei più duri è chiaro come sia inutile aspettarsi concessioni dal Cremlino. E’ evidente che il Cremlino è infuriato dalle sanzioni e lieto di organizzare per l’Europa qualcosa di peggio del remake delle passate “guerre del gas”, così i politici europei non penseranno che le loro azioni contro la Federazione Russa rimarranno senza conseguenze e che la Russia continui ad essere un partner aperto e accomodante. Il rituale sacrificio di South Stream, davanti alla stampa europea, è un messaggio forte e chiaro. I politici europei avevano sperato che nel peggiore dei casi l’Europa sopportasse un inverno freddo, senza gas, ma con la distruzione delle “ambizioni imperiali della Russia”, ne valesse la pena. Secondo la logica europea (non molto diversa da quella ucraina), la Russia ha così bisogno del mercato europeo del gas che Gazprom costruirà South Stream con il proprio denaro, cedendone la metà ai concorrenti, come preteso dal “terzo pacchetto energetico dell’UE”, e patrocinando le forniture di gas all’Ucraina solo per accedere al mercato europeo. Putin ha distrutto tale logica, tracciando un nuovo indirizzo della politica energetica della Russia:“Reindirizziamo il flusso delle nostre risorse energetiche in altre regioni del mondo, anche attraverso promozione e accelerata attuazione di progetti sul gas naturale liquefatto. Svilupperemo altri mercati e comunque l’Europa non ne riceverà dalla Russia.

Crediamo che ciò non sia coerente con gli interessi economici dell’Europa che minano la nostra cooperazione. Ma questa è una scelta dei nostri amici europei” (RIA Novosti). Nell’analisi della situazione in Ucraina, a maggio delineai come il contratto sul gas con la Cina sia uno dei passaggi chiave necessari per sciogliere le mani della Russia in altri ambiti della politica estera. Ora vediamo i risultati di questo lavorio del Cremlino sul perno cinese. Putin sembra dire agli europei: “Fate attenzione a ciò che desiderate, potrebbe divenire realtà“. Gli europei hanno liberato il genio russo dalla bottiglia delle sanzioni e che inizia a esaudirne i desideri con generosità. Gli europei sono in preda al panico e allo shock con Putin che gli dipinge un futuro molto sgradevole. Finché la junta filo-statunitense è a Kiev, l’Europa avrà freddo e sarà senza gas per tutti gli inverni. Pensateci! Per ogni inverno, enormi perdite economiche e un terribile inferno politico per i politici europei. Putin ha promesso all’Europa non il “giorno della marmotta” ma l’incubo infinito dell'”inverno della marmotta”, che non sarà sciolto dalle costose forniture di GNL statunitense. E ancora, l’Europa dovrà fare una scelta: finanziare l’Ucraina (ogni anno!) o pagargli il gas (ogni anno!) o lasciare che Mosca metta ordine a Kiev (una volta!) Questo è il nuovo “compromesso di Putin”. Ogni giorno freddo, ogni mese freddo, ogni miliardo di euro perduto e ogni milione di elettori congelati che chiederanno che “l’Ucraina sia amministrata da quei russi”, tutto ciò spingerà gli europei alla soluzione desiderata. Nel processo di “addomesticamento” dell’Unione europea, parte dei profitti di Gazprom per il 2015 potrebbero essere sacrificati, ma spezzare la volontà d’insistere di Bruxelles è molto più importante e ciò sarà notevolmente redditizio in futuro, proteggendo il nostro Paese da molti problemi occidentali. Come dimostra la pratica, il congelamento renderà l’Europa intelligente e flessibile. La Russia, come è noto, ha un’anima generosa. Putin chiama gli Europei “amici” non per niente, e un amico si rivela nel momento del bisogno. L’Europa ha un problema, è malata di “americanismo” e “obamamania”. Buon amico e medico, Putin ha prescritto la medicina migliore, la guarigione per fame di energia. A giudicare dalle urla dei politici e dei media europei alla lettura della prescrizione, la cura sarà difficile ma efficace.

Fonte: politrussia.com/world/evropa-doigralas-ili-638/
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
aurorasito.wordpress.com/2014/12/03/laddomesticamento-delleuropa-o-nuovocompromesso-d...
wheaton80
00domenica 7 dicembre 2014 21:52
Ciao USA, l’oro di Putin rottama l’impero militare del dollaro

L’oro di Putin contro le atomiche di Obama. Chi vincerà? La Russia, facendo crollare l’impero del dollaro, e avendo con sé la Cina e la maggior parte della popolazione terrestre, a cominciare dalle economie emergenti dei BRICS. Washingon è in trappola, sostiene Dmitry Kalinichenko, perché l’unica scorciatoia possibile – la guerra contro Mosca – non è un’opzione realistica: la NATO e il Pentagono non riuscirebbero né a invadere la Russia, né a uscire indenni da un eventuale attacco atomico contro il Cremlino. In ogni caso la situazione è drammatica, avverte Kalinichenko, anche se «tutti i media occidentali e i principali economisti occidentali non ne parlano, come fosse un segreto militare ben custodito». Parla da solo il fallimento dell’offensiva occidentale in Ucraina: «Non è né militare né politico, ma risiede nel rifiuto di Putin di finanziare i piani occidentali per l’Ucraina». Questione di soldi: Putin scommette sulla fine accelerata del dollaro. Come? Accumulando oro, comprato a basso costo: oro svalutato artificialmente dall’Occidente per tenere alto il valore del dollaro. «La vera politica di Putin non è pubblica», afferma Kalinichenko in un post ripreso da “Megachip”:

megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=112565&typeb=0&La-trappola-d-oro-del-Gran-Maest...

Per questo pochissimi capiscono le attuali mosse del Cremlino. «Oggi, Putin vende petrolio e gas russi solo in cambio di “oro fisico”», ma «non lo grida ai quattro venti, e naturalmente accetta ancora il dollaro come mezzo di pagamento». Ma, attenzione, «cambia immediatamente tutti i dollari ottenuti dalla vendita di petrolio e gas con l’oro fisico». Basta osservare la vorticosa crescita delle riserve auree della Russia e confrontarle con le entrate in valuta estera della Federazione Russa dovute alla vendita di petrolio e gas nello stesso periodo. Nel terzo trimestre 2014, gli acquisti da parte della Russia di “oro fisico” sono i più alti di tutti i tempi, a livelli record. Nello stesso periodo, le banche centrali di tutti i paesi del mondo hanno acquistato 93 tonnellate del prezioso metallo, dopo 14 trimestri di acquisti ininterrotti. Ma, di queste 93 tonnellate, ben 55 sono state acquisite dalla Russia. Per gli scienziati britannici e la “Us Geological”, l’Europa non potrà sopravvivere senza l’offerta energetica russa, cioè se il petrolio e il gas della Russia saranno sottratti dal bilancio globale dell’offerta energetica. «Così, il mondo occidentale, costruito sull’egemonia del petrodollaro, si trova in una situazione catastrofica, non potendo sopravvivere senza petrolio e gas dalla Russia. E la Russia – aggiunge Kalinichenko – è pronta a vendere petrolio e gas all’Occidente solo in cambio dell’oro fisico». La svolta, nel gioco di Putin, è che il meccanismo della vendita di energia russa all’Occidente solo con l’oro «funziona indipendentemente dal fatto che l’Occidente sia d’accordo o meno nel pagare petrolio e gas russi con il suo oro, tenuto artificialmente a buon mercato». Questo perché la Russia, avendo un flusso regolare di dollari dalla vendita di petrolio e gas, «in ogni caso potrà convertirli in oro ai prezzi attuali, depressi con ogni mezzo dall’Occidente», attraverso le manovre della FED e dell’ESF, (Exchange Stabilization Fund), che abbassano il prezzo dell’oro per sorreggere un dollaro dal potere d’acquisto artificialmente gonfiato dalle manipolazioni nel mercato. Nel mondo finanziario, continua Kalinichenko, è assodato che l’oro sia un fattore anti-dollaro: nel 1971, Richard Nixon chiuse la “finestra d’oro”, ponendo fine al libero scambio tra dollari e oro, garantito dagli Stati Uniti nel 1944 a Bretton Woods. Ma ora, «Putin ha riaperto la “finestra d’oro”, senza chiedere il permesso a Washington». Premessa:«In questo momento, l’Occidente spende gran parte di sforzi e risorse nel comprimere i prezzi di oro e petrolio. In tal modo, da un lato distorce la realtà economica esistente a favore del dollaro statunitense, e d’altra parte vuole distruggere l’economia russa, che si rifiuta di svolgere il ruolo di vassallo obbediente dell’Occidente». Oggi, oro e petrolio sono molto sottovalutati, rispetto al dollaro. Sicché, «Putin vende risorse energetiche russe in cambio di quei dollari artificialmente gonfiati dagli sforzi dell’Occidente, e con cui compra oro artificialmente svalutato rispetto al dollaro». Idem per l’uranio russo, da cui dipende «una lampadina americana su sei». Attenzione:«Putin usa questi dollari solo per ritirare “oro fisico” dall’Occidente al prezzo denominato in dollari Usa e quindi artificialmente abbassato dallo stesso Occidente». Ma la mossa dell’Occidente – svalutare l’oro per rivalutare il dollaro – gli si ritorce contro: quell’oro, Putin lo sta comprando sottocosto. Il cervello della “trappola economica dell’oro tesa all’Occidente”, aggiunge Kalinichenko, probabilmente è il consigliere economico di Putin, Sergej Glazev, non a caso incluso da Washington nella lista nera dei “sanzionati”.

Minacce inutili: il piano è perfettamente condiviso dal leader cinese Xi Jinping. Dalla Banca Centrale di Russia, intanto, Ksenia Judaeva fa sapere che la BCR può utilizzare l’oro delle sue riserve per pagare le importazioni, se necessario: importazioni ovviamente provenienti dai BRICS, date le sanzioni occidentali. Conviene a tutti, a cominciare da Pechino: per la Cina, la volontà della Russia di pagare le merci con l’oro occidentale è molto vantaggiosa. Infatti, spiega Kalinichenko, Pechino ha annunciato che cesserà di aumentare le riserve auree e valutarie denominate in dollari. Considerando il crescente deficit commerciale tra Usa e Cina (la differenza attuale è cinque volte a favore della Cina), questa dichiarazione tradotta dal linguaggio finanziario dice:“La Cina non vende più i suoi prodotti in cambio dei dollari”. «I media mondiali hanno scelto di non far notare questo storico passaggio monetario», rileva Kalinichenko. «Il problema non è che la Cina si rifiuti letteralmente di vendere i propri prodotti in dollari USA». Come la Russia, anche la Cina continuerà ad accettare i dollari come mezzo di pagamento intermedio per i propri prodotti. «Ma, appena presi, se ne sbarazzerà immediatamente, sostituendoli con qualcosa di diverso», cioé l’oro. Di fatto, Pechino non acquisterà più titoli del Tesoro degli Stati Uniti con i dollari guadagnati dal commercio mondiale, come ha fatto finora. Così, «sostituirà i dollari che riceverà per i suoi prodotti, non solo dagli USA ma da tutto il mondo, con qualcos’altro» appositamente «per non aumentare le riserve valutarie in oro denominate in dollari USA». D’ora in poi solo oro, quindi, anche per i cinesi. Politica di fatto già inaugurata da Russia e Cina, per i loro scambi bilaterali:«La Russia acquista merce direttamente dalla Cina con l’oro al prezzo attuale, mentre la Cina compra risorse energetiche russe con l’oro al prezzo attuale». Il dollaro? Archiviato. Tutto questo non sorprende, dice Kalinichenko, perché il biglietto verde non è un prodotto cinese, né una risorsa energetica russa. «È solo uno strumento finanziario intermedio di liquidazione». E se l’intermediario non conviene più, visto che i partner sono ormai in relazione diretta, viene escluso. Le speranze occidentali che Russia e Cina, per le loro risorse energetiche e beni, accettino in pagamento “shitcoin” o il cosiddetto “oro cartaceo” di vario genere, non si sono concretizzate: «Russia e Cina sono interessate solo all’oro, al metallo fisico, come mezzo di pagamento finale». Il fatturato del mercato dell’oro cartaceo, quello dei “futures” sull’oro, è stimato sui 360 miliardi di dollari al mese, ma le consegne fisiche di oro sono pari solo a 280 milioni di dollari al mese. «Il che fa sì che il rapporto tra commercio di oro cartaceo contro oro fisico sia pari a 1000 a 1». Sicché, «utilizzando il meccanismo di recesso attivo dal mercato, artificialmente ribassato dall’attività finanziaria occidentale (oro), in cambio di un altro artificialmente gonfiato dall’attività finanziaria occidentale (dollaro), Putin ha così iniziato il conto alla rovescia della fine dell’egemonia mondiale del petrodollaro». In questa maniera, prosegue Kalinichenko, il presidente russo «ha messo l’Occidente in una situazione di stallo, priva di alcuna prospettiva economica positiva». L’Occidente, infatti, «può usare la maggior parte dei suoi sforzi e risorse per aumentare artificialmente il potere d’acquisto del dollaro, nonché ridurre artificialmente i prezzi del petrolio e il potere d’acquisto dell’oro», ma il suo problema è che «le scorte di oro fisico in suo possesso non sono illimitate». Risultato:«Più l’Occidente svaluta petrolio e oro contro dollaro statunitense, più velocemente svaluterà l’oro dalle sue non infinite riserve». Il metallo prezioso detenuto da USA ed Europa, pesantemente svalutato, finisce quindi rapidamente in Russia e in Cina, ma anche in Brasile, in India, in Kazakhstan e negli altri paesi BRICS. «Al ritmo attuale di riduzione delle riserve di “oro fisico”, l’Occidente semplicemente non avrà tempo di fare nulla contro la Russia di Putin, fino al crollo dell’intero mondo del petrodollaro occidentale». Scacco matto? «Il mondo occidentale non ha mai affrontato eventi e fenomeni economici come quelli attuali», sostiene Kalinichenko. «L’URSS vendette rapidamente oro durante la caduta dei prezzi del petrolio», mentre la Russia di Putin, al contrario, «acquista rapidamente oro durante la caduta dei prezzi del petrolio», minando il monopolio finanziario del dollaro statunitense.

«Il principio fondamentale del modello mondiale basato sul petrodollaro permette che i paesi occidentali guidati dagli Stati Uniti vivano a spese del lavoro e delle risorse di altri paesi e popoli, grazie al ruolo della moneta statunitense, dominante nel Sistema Monetario Globale (SMG). Il ruolo del dollaro USA nell’SMG consiste nell’essere il mezzo ultimo di pagamento. Ciò significa che la moneta nazionale degli Stati Uniti, nella struttura dell’SMG, è l’accumulatore finale degli attivi patrimoniali, e scambiarlo con qualsiasi altro bene non avrebbe senso». Quel che fanno ora i paesi BRICS, guidati da Russia e Cina, consiste invece nel cambiare, di fatto, il ruolo e lo status del dollaro USA nel sistema monetario globale: da «ultimo mezzo di pagamento e accumulazione del patrimonio», la moneta USA «viene trasformata in un mero mezzo di pagamento intermedio, destinato solo allo scambio con un’altra attività finanziaria ultima: l’oro», che come il dollaro è «un bene monetario riconosciuto», col vantaggio di essere «denazionalizzato e depoliticizzato». Impensabile, ovviamente, che gli Stati Uniti accettino una sconfitta epocale e planetaria così bruciante. E qui, infatti, entriamo in zona-pericolo. «Tradizionalmente, l’Occidente utilizza due metodi per eliminare la minaccia all’egemonia mondiale del modello fondato sul petrodollaro e ai conseguenti eccessivi privilegi occidentali. Uno di questi metodi è costituito dalle “rivoluzioni colorate”. Il secondo metodo, di solito applicato dall’Occidente se il primo fallisce, sono le aggressioni militari e i bombardamenti. Ma nel caso della Russia entrambi questi metodi sono impossibili o inaccettabili per l’Occidente», afferma Kalinichenko. Intanto, tutta la popolazione russa è con Putin: impossibile fabbricare una “rivoluzione colorata” per eliminare il capo del Cremlino. Restano le armi, cioè i missili. Ma la Russia non è la Jugoslavia, né l’Iraq, né la Libia. «In ogni operazione militare non-nucleare contro la Russia, sul territorio della Russia, l’Occidente guidato dagli Stati Uniti è destinato alla disfatta. E i generali del Pentagono che esercitano la vera guida delle forze della NATO ne sono consapevoli». Una guerra nucleare? «Sarebbe egualmente senza speranza», perché la NATO «non è tecnicamente in grado di infliggere un colpo che disarmi completamente la Russia del potenziale nucleare». La rappresaglia equivarrebbe all’apocalisse: sarebbe «la nota finale e l’ultimo punto dell’esistenza della Storia», cioè «la fine della vita sul pianeta, fatta eccezione per i batteri». I principali economisti occidentali, conclude Kalinichenko, sono certamente consapevoli di quanto grave e disperata sia la situazione in cui si trova l’Occidente, caduto nella trappola economica dell’oro predisposta da Putin. «Sin dagli accordi di Bretton Woods conosciamo tutti la regola aurea, “Chi ha più oro detta le regole”. Ma in Occidente stanno tutti zitti. Sono silenziosi perché nessuno sa come uscire da tale situazione». Se si svelassero all’opinione pubblica occidentale tutti i dettagli del disastro economico incombente, l’élite del sistema basato sul petrodollaro si troverebbe a dover rispondere alle domande più terribili. Ovvero: per quanto ancora l’Occidente potrà acquistare petrolio e gas dalla Russia in cambio di oro fisico? E cosa accadrà ai petrodollari USA dopo che l’Occidente esaurirà l’oro fisico per pagare petrolio, gas e uranio russi, così come per pagare le merci cinesi? «Nessuno in Occidente oggi può rispondere». E questo, aggiunge Kalinichenko, si chiama davvero scacco matto.

07/12/14
www.libreidee.org/2014/12/ciao-usa-loro-di-putin-rottama-limpero-militare-del-...
wheaton80
00giovedì 11 dicembre 2014 02:01
Come Vladimir Putin ha ribaltato la strategia della NATO

A Monaco di Baviera nel 2007, durante il vertice annuale sulla sicurezza organizzato dalla Fondazione Bertelsmann e la NATO, il presidente Vladimir Putin aveva sottolineato che l’interesse degli europei occidentali non era più solo oltreoceano ma anche e soprattutto con la Russia. Da allora ha continuato a cercare di allacciare relazioni economiche, come la costruzione del gasdotto North Stream sotto la guida dell’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder. Da parte loro, gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per impedire questo avvicinamento, per esempio con l’organizzazione del colpo di Stato di Kiev e il sabotaggio del gasdotto South Stream. Secondo la stampa filoatlantica, la Russia sarebbe stata pesantemente danneggiata dalle “sanzioni” unilaterali − in realtà operazioni di una guerra economica − prese in occasione dell’annessione della Crimea alla federazione russa o della distruzione del Boeing della Malaysia Airlines e dall’abbassamento del prezzo del petrolio. Il rublo ha perso il 40% del suo valore, gli inutili investimenti nel gasdotto South Stream sono costati 4,5 miliardi di dollari e l’embargo alimentare 8,7 miliardi: in definitiva, assicura la stampa atlantista, oggi la Russia è in rovina e politicamente isolata. Invece la stampa atlantista ignora le conseguenze di questa guerra economica nell’Unione europea. Oltre al fatto che il divieto di esportazioni di prodotti alimentari rischia di distruggere intere parti della sua agricoltura, la rinuncia a South Stream peserà molto seriamente sul futuro dell’Unione con l’aumento del prezzo dell’energia.


Il ribasso della quotazione del rublo in rapporto al dollaro
Fonte: Boursorama

Sembra che la “sanzioni” unilaterali abbiano avuto l’imprevista conseguenza della caduta dei prezzi del petrolio. Infatti questi hanno cominciato a calare il 20 giugno, ma si sono rilevate variazioni regolari solo alla fine di luglio, durante le prime “sanzioni” economiche. Il prezzo del petrolio non avrebbe alcuna relazione con la legge della domanda e dell’offerta, ma − come in qualsiasi mercato finalizzato al lucro in cui è presente un volume di capitali che vi speculano − all’annuncio delle sanzioni lo spostamento dei capitali russi ha accelerato il movimento. Inizialmente avevamo attribuito il calo del prezzo del petrolio a un tentativo dell’Arabia Saudita di arginare gli investimenti statunitensi nel gas di scisto e nel petrolio non convenzionale, ma nel corso della riunione dell’OPEC è emerso che i sauditi probabilmente non c’entravano niente. Tutto sommato, sembra impossibile che il vassallo saudita speculi a danno del proprio signore americano.


La caduta del prezzo del petrolio
Fonte: Boursorama

Comunque sia, la Russia ha sorpreso Washington rovesciando la scacchiera diplomatica: subito dopo il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden, Vladimir Putin è andato in Turchia − Stato membro della NATO − per concludervi enormi accordi economici, che non solo aggirano le sanzioni unilaterali dell’Alleanza ma la squilibrano profondamente. Oggi la Turchia è un paese destinato a tornare una terribile dittatura. Secondo il Dipartimento di Stato − comunque conciliante nei confronti di un membro della NATO − Internet è censurato; il governo ha abusato del suo potere per bloccare le indagini sulla corruzione nei confronti dei suoi membri e delle loro famiglie; ha punito i poliziotti e i magistrati che hanno condotto tali inchieste; le minoranze non hanno diritti, escluse le tre indicate nel Trattato di Losanna del 1923; il governo Erdoğan sta facendo centinaia di prigionieri politici (soprattutto alti ufficiali colpevoli di aver avuto rapporti con l’esercito cinese, politici dell’opposizione, giornalisti e avvocati); la tortura è diffusa, gli arresti arbitrari e gli omicidi impuniti sono innumerevoli.


Il presidente Erdoğan si è fatto costruire il più grande palazzo del mondo. L’ha fatto in un parco naturale, nonostante i tribunali gliel’avessero proibito. Ed è costato ai contribuenti 615 milioni di dollari

La deriva criminale dell’amministrazione Erdoğan è diventata uno dei principali motivi di preoccupazione in seno alla NATO, dal momento che la Turchia si sta rivelando essere anche un alleato riluttante. Così continua ad aiutare gli jihadisti nella loro lotta contro il popolo curdo (anche se a grande maggioranza sunnita) invece di unirsi attivamente alla coalizione statunitense contro l’Emirato Islamico. Questo è il motivo per cui il vicepresidente Joe Biden si è recato il 22 novembre ad Ankara, evidentemente per ammonire il presidente Erdoğan di rientrare nei ranghi americani. Orbene, il primo dicembre 2014 Vladimir Putin è andato ugualmente ad Ankara. Distinguendo le questioni economiche da quelle politiche, ha presentato un’offerta preparata a lungo: un’alleanza economica senza precedenti tra le due nazioni. Comprendendo che questa inattesa offerta era l’unica via d’uscita davanti a Washington, il presidente Erdoğan ha firmato tutti i documenti preparati dai russi. Ha accettato il rafforzamento del gasdotto sottomarino che collega il suo paese alla Russia attraverso il Mar Nero; ha comprato a un buon prezzo il gas russo e anche centrali nucleari civili per alimentare la sua industria; ha consegnato i suoi prodotti agricoli alla Russia nonostante l’embargo di tutti gli altri Stati atlantici; eccetera… Per la NATO, il problema turco si trasforma in un incubo. Vladimir Putin non ha certo cambiato idea su Recep Tayyip Erdoğan: un piccolo criminale che si è unito ai Fratelli Musulmani, è stato spinto al potere con l’aiuto della CIA e che oggi si comporta come un vero e proprio boss mafioso. Ma il presidente russo è abituato a trattare con oligarchi o capi di Stato dell’Asia centrale che non sono meglio; lui stesso ha raggiunto il Cremlino infiltrandosi nell’entourage di Boris Eltsin e Boris Berezovsky. Da parte sua, Erdoğan sa che deve il proprio potere alla NATO, la quale ora gli chiede di renderne conto. Lui non ha alcun problema a fare la spaccata: alleato di Washington in politica e di Mosca in economia, sa che nessuno Stato è mai potuto uscire dell’Alleanza ma immagina di rimanere al potere con questo doppio gioco. Osserviamo ora la strategia di Vladimir Putin. La potenza degli Stati Uniti si trova sia nella loro valuta, che impongono al resto del mondo attraverso il controllo del mercato del petrolio, sia nel loro esercito. La NATO ha appena lanciato una guerra economica contro la Russia. Ai fini della propaganda, maschera i suoi attacchi con il termine “sanzioni”. Eppure le sanzioni presupporrebbero una messa in stato d’accusa, un processo e una sentenza. Non in questo caso. Le “sanzioni” più importanti sono perfino state decise dopo la distruzione di un aereo civile in Ucraina, mentre − con ogni probabilità − è stato abbattuto dalle nuove autorità di Kiev. In risposta, Vladimir Putin ha prima fatto oscillare il futuro del suo paese dall’Europa occidentale all’Estremo Oriente firmando i più importanti contratti della storia con i suoi partner cinesi, poi ha usato la Turchia contro la NATO per aggirare la “sanzioni” commerciali occidentali. Sia con la Cina o con la Turchia, la Russia vende la sua energia in valuta locale o tramite baratto, mai in dollari. Gli esperti russi hanno calcolato che Washington interverrebbe se il prezzo del petrolio si mantenesse per più di sei mesi a un prezzo inferiore a 60 dollari al barile. Due mesi fa, il governatore della banca centrale russa, Elvira S. Nabiullina, ha testimoniato davanti alla Duma di essere preparata a questo scenario, possedendo la sua istituzione riserve sufficienti. Perciò, se per il momento la Russia è gravemente colpita dall’attacco economico della NATO, la situazione potrebbe capovolgersi in sei mesi. Per mantenere il suo dominio sul mondo, Washington sarebbe allora costretta a intervenire per far risalire i prezzi del petrolio, ma intanto questa guerra avrà suggellato insieme l’Unione Europea e la NATO, mentre la Russia avrà trasferito la sua economia sul versante del suo alleato cinese. In ultima analisi, la Russia agisce qui come ha sempre fatto. Un tempo, quando la Francia di Napoleone o la Germania di Adolf Hitler la invadevano, usava la “strategia della terra bruciata”: distruggeva le sue stesse risorse invece delle truppe nemiche e non smetteva di indietreggiare verso l’Estremo Oriente, ma poi ritornava contro gli invasori ormai stremati da una penetrazione per loro troppo lunga.

Thierry Meyssan
Traduzione: Emilio M. Piano
8 dicembre 2014
www.voltairenet.org/article186159.html
wheaton80
00sabato 13 dicembre 2014 15:49
La marcia trionfale della Russia di Putin in Asia: dopo i colossali contratti con la Cina, ora è la volta dell' India

MOSCA - Isolato in Occidente? Forse è l' Occidente ad essere isolato da Putin, che alle prese con le pressioni delle sanzioni e le complicazioni economiche generate dal petrolio in stagione di saldi, continua la sua marcia trionfale verso Est, alla ricerca di opportunità per l' economia russa. E in India oggi il presidente russo ha firmato una serie di accordi nel settore energetico e della difesa, tra i quali spicca l' intesa per la costruzione di una decina di nuovi reattori nucleari di concezione russa, annunciata da Narendra Modi. Il premier indiano, che tenta di colmare la distanza tra India e Stati Uniti e che a gennaio avrà Barack Obama tra gli ospiti del Giorno dell' Indipendenza, ha messo in chiaro che Mosca resta un alleato strategico dell' India. Alla faccia dell' inquilino della Casa Bianca. "L' importanza di questa relazione con la Russia e l' unicità del suo posto nella politica estera dell' India non cambieranno", ha detto Modi. Per Nuova Delhi, ha sottolineato, è di centrale importanza garantire la sicurezza energetica, aspetto "cruciale per lo sviluppo economico del Paese e per la creazione di posti di lavoro". E qui arriva l' ente statale per l' export di progetti nucleari civili, Atomstroyexport. "Abbiamo sviluppato una visione ambiziosa nell' energia nucleare, con almeno 10 nuovi reattori", ha evidenziato il premier indiano. La Russia ha già costruito un reattore a Kudankulam, nell' Est indiano, e un secondo deve entrare in funzione prossimamente, con forte ritardo sui piani iniziali. Un accordo intergovernativo firmato nel 2008 prevede poi la costruzione di altri due reattori, che ora però sono diventati dieci. Tra gli accordi annunciati oggi a conclusione del vertice Putin-Modi, ce n'è anche uno per la costruzione in India di un elicottero russo e uno per la fabbricazione di componenti per equipaggiamenti militari. La Russia è storicamente il primo fornitore di equipaggiamenti militari all' India, che è il primo importatore di armi convenzionali a livello mondiale. "Nel 2013 l 'interscambio bilaterale ha raggiunto i 10 miliardi di dollari, pensiamo che non sia abbastanza", ha detto il capo del Cremlino. Questo balzo in avanti sia commerciale sia politico dei rapporti India-Russia dovrebbe far riflettere la UE. Le sanzioni con le quali Bruxelles - sotto la fortissima pressione della NATO e degli Stati Uniti - pensava di "piegare" Mosca, alla prova dei fatti hanno causato enormi danni all' economia europea e specialmente all' Italia e alla Germania, ma soprattutto hanno spinto Putin a costruire formidabili alleanze commerciali in Asia. Sia con la Cina per il gas, con contratti di fornitura che valgono 400 miliardi di dollari, sia con l' India, sia con il Giappone, che potrebbe iniziare a importare gas russo. Nella sostanza, le sanzioni alla Russia sono state il peggiore dei fallimenti della politica estera della UE.

Max Parisi
11 dicembre 2014
www.ilnord.it/c3880_LA_MARCIA_TRIONFALE_DELLA_RUSSIA_DI_PUTIN_IN_ASIA_DOPO_I_COLOSSALI_CONTRATTI_CON_LA_CINA_ORA_E_LA_VOLTA_D...
wheaton80
00lunedì 15 dicembre 2014 16:14
Calo del prezzo del petrolio parallelo alla svalutazione del rublo. Risultato: bilancio della Ruzzia +23 miliardi di dollari

LONDRA - Da qualche settimana i giornali di regime non fanno che riportare storie riguardo la crisi dell' economia russa causata dal calo del prezzo del petrolio e non mancano commenti pieni di previsioni negative riguardo il futuro di Vladimir Putin. Ovviamente la realtà è piuttosto differente e sebbene il crollo del prezzo del petrolio inevitabilmente avrà degli effetti, parlare di recessione oltre ad essere prematuro è anche sbagliato, visto che il governo russo negli ultimi anni ha varato delle riforme che rendono l' economia russa molto più resiliente di quanto lo fosse in passato e anche la svalutazione del rublo, lungi dall' essere un disastro, si sta rivelando estremamente vantaggiosa per le casse statali russe. A tale proposito qualche giorno fa Bloomberg ha riportato che l' avanzo di bilancio del governo russo a novembre era di 1270 miliardi di rubli (23 miliardi dollari) rispetto ai 600 miliardi di rubli dello stesso periodo dello scorso anno e dei 789 miliardi di rubli nel 2012. "Un rublo debole è un bene per il bilancio dello Stato", ha detto Dmitrij Postolenko del Kapital Asset Management di Mosca, il quale ha aggiunto che è nell' interesse del governo lasciare svalutare il rublo, anche se va fatto senza creare panico tra i russi che detengono rubli. Effettivamente questo surplus di bilancio dimostra che l' economia russa è in buona salute e chiunque segue con attenzione le vicende del governo russo sa che Putin è sempre in giro a concludere affari e trovare nuove alleanze, e a tale proposito basta citare l' accordo fatto con l' India per la costruzione di nuove centrali nucleari o l' alleanza raggiunta di recente col governo turco per la realizazione del gasdotto South Stream in Turchia. La verità è che la politica antirussa degli USA e della UE si sta rivelando un colossale fallimento e le menzogne dei giornali di regime non possono nascondere questo fatto che è evidente a tutti coloro che hanno un pò di cervello e buonsenso.

Giuseppe de Santis
15 dicembre 2014
www.ilnord.it/c3885_CALO_DEL_PREZZO_DEL_PETROLIO_PARALLELO_ALLA_SVALUTAZIONE_DEL_RUBLO_RISULTATO_BILANCIO_DELLA_RUSSIA_23_MLD_DI...
wheaton80
00domenica 21 dicembre 2014 03:13
Russia e India siglano un accordo da 2 miliardi di dollari per taglio e commercio dei diamanti russi (Belgio rovinato)

LONDRA - Forse nessuno ha mai sentito parlare di Alrosa ed è un peccato perché questa società è al centro di un accordo che sta per cambiare per sempre il settore della lavorazione e della commercializzazione dei diamanti. Infatti Alrosa è una società statale che detiene il monopolio della produzione e della commercializzazione dei diamanti in Russia e di recente ha siglato un accordo di due miliardi di dollari con dodici società indiane per fornire loro diamanti da poter tagliare, pulire e vendere in India e in altri paesi. L' India è il più grande importatore di diamanti del mondo e la Russia è da sempre uno dei suoi più grossi fornitori, solo che fino ad ora i diamanti russi non arrivavano direttamente in India ma passavano attraverso intermediari basati ad Antwerp, Dubai e Tel Aviv, ma adesso grazie a questo accordo la Russia potrà vendere i propri diamanti direttamente in India senza dover usare intermediari. Questi contratti sono stati siglati durante la visita che il leader russo Vladimir Putin ha fatto in India l' 11 dicembre scorso e fanno parte di una più ampia alleanza commerciale e politica che negli ultimi mesi si è andata a rafforzare sempre di più e che sono una risposta alle politiche antirusse perseguite dagli Stati Uniti e dall' Unione Europea e non è un caso che uno degli obiettivi di questo accordo sia quello di evitare che tali intermediari possano essere colpiti da eventuali sanzioni. Indubbiamente la Russia sta facendo di tutto per tutelarsi ma è importante notare come questo accordo è stato fortemente voluto anche dal governo indiano per promuovere l' industria dei diamanti e far diventare l' India il leader mondiale nel taglio e nella lavorazione di queste pietre preziose. Ovviamente ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere e tra questi spiccano le attuali disposizioni fiscali e doganali che rendono difficile la vendita diretta di diamanti, ma probabilmente verranno superati senza problemi anche perché il governo indiano è determinato a promuovere lo sviluppo di questo settore non solo perché è una fonte di guadagni ma anche per via dei tanti posti di lavoro che verrebbero creati. Indubbiamente per molti intermediari operanti ad Antwerp e in tutto il Belgio il futuro è alquanto nero e per questo devono ringraziare i parassiti dell' Unione Europea che, con la loro politica antirussa, hanno spinto la Russia a cercare nuovi alleati e nuovi mercati e con grande successo.

Giuseppe de Santis
20 dicembre 2014
www.ilnord.it/c3907_RUSSIA_E_INDIA_SIGLANO_UN_ACCORDO_DA_2_MILIARDI_DI_DOLLARI_PER_TAGLIO_E_COMMERCIO_DEI_DIAMANTI_RUSSI_BELGIO_...
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