Rotoli del mar morto

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
LiviaGloria
00sabato 18 novembre 2006 14:35
www.christianismus.it









I PRIMI 40 ANNI DI STUDI











Il secondo volume della serie Discoveries in the Judaean Desert uscì a cura di P. Benoit, J. Milik e R. de Vaux nel 1961, in due tomi, con i resti delle grotte di Murabba‘ât1; il terzo sotto la direzione di M. Baillet, Milik e de Vaux, anch’esso in due tomi, uscì l’anno successivo, con tutti i frammenti delle “grotte minori”, la 2, la 3 e dalla 5 alla 102. I rotoli della grotta 11 furono pubblicati nel 19653.

Per lo studio sui reperti del Mar Morto ritrovati nella grotta 4Q, tra il 1953 e il 1954 fu creata una équipe internazionale di studiosi, sotto la guida del de Vaux e di Harding: ne facevano parte il sacerdote polacco Jòzef Milik ed il rev. Jean Starcky del Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi, mons. Patrick W. Skehan della Catholic University di Washington, John Strugnell dello Jesus College di Oxford, Frank M. Cross del Mc Cormick Seminary di Chicago, John M. Allegro assistente alla Manchester University e Hunno Hunzinger dell’Università di Göttingen. I membri dell’équipe erano tre cattolici, due protestanti, un anglicano ed un agnostico.


Gruppo internazionale degli editori dei mss. di 4Q: a sin. Strugnell, di spalle Allegro, Hunzinger seduto, dietro Skehan, Milik di profilo,Starcky dietro.

Nel 1958 si aggiunse padre Maurice Baillet dell’Institut Catholique di Tolosa il quale dopo qualche tempo sostituì Hunzinger, che si ritirò e lasciò a quest’ultimo il proprio materiale. Ognuno ricevette un lotto di manoscritti da ricomporre e pubblicare. Espressamente non era stato inserito alcun studioso ebraico, per divieto del governo giordano.

Il noioso lavoro di ripulitura, classificazione e lettura dei frammenti ci viene così descritto da Cross:

Diversamente dai vari rotoli della prima e dell’undicesima grotta, che si sono conservati in buone condizioni, i manoscritti della grotta 4 sono in un avanzato stato di deterioramento. Molti frammenti sono così fragili e friabili che si possono appena toccare con una spazzola di pelo di cammello. Molti sono deformati, increspati o ristretti, incrostati di sostanze chimiche sporche, anneriti dall’umidità e dal tempo. Molto ardui sono i problemi che si devono affrontare per pulirli, spianarli, identificarli e congiungerli assieme4.


Un rotolo di Qumràn ancora chiuso. Delicato fu il lavoro di pulizia, spianatura e recupero.
Nel 1957 Milik pubblicò un rapporto intermedio che informava sullo stato dei lavori, tradotto in tre lingue5.

Nel frattempo si iniziò a compilare una concordanza di tutte le parole che si trovavano nei frammenti che ognuno stava esaminando, in modo da permettere a tutti di sapere in quali altri testi poteva eventualmente ricorrere una parola. Sino alla fine degli anni ’50, continuarono ad arrivare frammenti al museo; nel 1960 cessarono i finanziamenti di J. D. Rockefeller, che aveva sostenuto economicamente i lavori del gruppo: a quel punto più di 500 frammenti erano stati identificati, e registrati nella concordanza, in attesa di essere pubblicati.

Nel 1967, con la guerra dei sei giorni, Israele conquistò la parte giordana di Gerusalemme, ed anche il Museo archeologico; il de Vaux ottenne di poter continuare ugualmente i lavori con la sua équipe, senza modificazioni.

Per vari motivi, il progetto di pubblicazione dei testi della grotta 4Q andava un po’ a rilento: gli studiosi prepararono tra gli anni ’50 e ’60 alcune edizioni preliminari dei testi loro affidati, che comparvero in riviste specializzate quali la Revue biblique, il Bulletin of the American Schools of Oriental Research ed il Journal of Biblical Literature. Mancavano però le edizioni definitive della collana di Oxford.

Un’eccezione fu l’uscita nel 1968 del quinto volume della collana Discoveries in the Judaean Desert a cura di John Allegro, che pubblicava una trentina di frammenti6. Purtroppo, pur essendosi guadagnato ampia stima per aver dato alle stampe questi testi con largo anticipo rispetto agli altri membri dell’équipe, egli sacrificò la qualità alla celerità, e il lavoro risultò infarcito di errori; il prof. Karlheinz Müller dell’Università di Würzburg, lo commentò in questo modo: “Senz’altro la peggiore e la più inaffidabile edizione di Qumràn che il lettore possa aspettarsi dall’inizio dei ritrovamenti”7.

Strugnell, per incarico dell’équipe, preparò una recensione riparatoria (che purtroppo risultò lunga quasi quanto il libro recensito) nella quale correggeva riga per riga il lavoro di Allegro8; è possibile capire a questo punto come stessero nascendo alcune tensioni all’interno del gruppo. I rapporti di Allegro con i suoi colleghi andarono sempre più deteriorandosi, dopo il rilascio da parte sua di alcune interviste e accuse su come il lavoro di pubblicazione stava procedendo; in preda a problemi di salute psichica, già licenziato dall’Università di Manchester per cui lavorava, abbandonò negli anni successivi lo studio dei rotoli e si dedicò a studi di storia delle religioni, per i quali perse ogni credito in ambito accademico. Le sue posizioni, assieme alle insinuazioni di altri, furono abilmente sfruttate e riutilizzate negli anni successivi, nell’ambito di una campagna di diffamazione dei membri dell’équipe che ancora non si è sedata, e sulla quale avremo modo di soffermarci altrove.


Il rev. Jean Starcky, membro dell'equipe internazionale per lo studio dei rotoli di Qumràn
Roland De Vaux morì improvvisamente nel 1971, e venne sostituito dal nuovo direttore dell’École Biblique et Archéologique Française di Gerusalemme, padre Pierre Benoit. Lo stesso anno, al di fuori della collana ufficiale, usciva l’edizione della traduzione aramaica del libro di Giobbe, proveniente dalla grotta 11Q9. Il volume successivo delle Discoveries apparve solo nel 1977, e conteneva anche i testi sui quali de Vaux aveva lavorato prima della morte10. Ma nel frattempo anche Milik aveva pubblicato al di fuori della collana delle Discoveries un ampio commentario sui frammenti della 4Q riguardanti il libro di Enoc11, e Yadin aveva fatto lo stesso con il grande Rotolo del Tempio, recuperato dall’antiquario di Betlemme di cui avevamo parlato: lo aveva nascosto sotto le mattonelle di casa12. Queste eccellenti opere segnarono un cambiamento di rotta: gli studiosi non si accontentavano più di preparare semplici trascrizioni e brevi trattazioni dei testi, ma preferivano scrivere commenti ampli ed esaustivi. Questo ebbe inevitabilmente effetti disastrosi sulla già non invidiabile celerità delle pubblicazioni. Ad esempio, il lavoro di Milik su Enoc è accompagnato da una laborioso retroversione aramaica dall’etiopico, e da un lunghissimo commentario. Certo se egli si fosse limitato alla trascrizione ed alla traduzione, avrebbe impiegato molto meno tempo, senza sacrificare gli altri lavori in attesa di essere intrapresi.

La successiva edizione delle Discoveries è del 1982, a cura di Baillet13. Nel 1985 uscirono, da studiosi non facenti parte dell’équipe, la recensione paleo-ebraica del Levitico14 e gli inni per l’Offerta del Sabato15, provenienti da 11Q.

Alla morte di Patrick Skehan, nel 1980, subentrò Eugen Ulrich della statunitense Notre Dame University, il quale già aveva ricevuto alcuni testi di competenza di Cross. John Strugnell, membro dell’équipe fin dall’inizio, divenne il nuovo direttore responsabile alla morte di Benoit, nel 1987; erano passati ormai 40 anni dalla fortuita scoperta della prima grotta.


--------------------------------------------------------------------------------

NOTE AL TESTO


LiviaGloria
00sabato 18 novembre 2006 14:40
ULTIMI ANNI DI STUDI E QUESTIONI DIBATTUTE











L’ingresso di Strugnell come responsabile dell’équipe internazionale coincise con il sorgere delle prime lamentele sulla lentezza dei lavori.

Alcune insinuazioni di Allegro erano state ignorate dal mondo accademico, ma c’era la sensazione che i frammenti mancanti della grotta 4 non sarebbero comunque stati pubblicati in breve tempo; Strugnell cercò di allargare il gruppo, fino ad arrivare a circa venti persone, in modo da accelerare i lavori. Furono anche invitati per la prima volta studiosi israeliani, quali Emanuel Tov e Elisha Qimron.

C’erano diverse motivazioni che avevano reso il lavoro così lento: della volontà di pubblicare testi ampiamente commentati (a discapito della celerità) si è già detto. Poi, la difficoltà di rimettere assieme e decifrare centinaia di frammenti manoscritti, che spesso sono grandi come francobolli.

Un esempio di come la fretta sia cattiva consigliera, fu la lettura precipitosa del cosiddetto frammento 4QTherapeia. Il frammento, contenente i resti di undici linee, era stato affidato a Milik. Ma Allegro, ritenendolo un testo assai importante, la cui divulgazione era stata mantenuta artificiosamente segreta, lo pubblicò nel 1979 in appendice al suo volume sul mito cristiano1. Secondo la sua lettura, si sarebbe trattato di annotazioni di un medico esseno, Ormiel, il quale avrebbe prescritto ad un certo Caifas una cura a base di liquido seminale di capretto. Questo confermava, secondo Allegro, l’ipotesi di un rituale di iniziazione misterico-cristiana compiuto per mezzo dell’unzione con lo sperma, rito al quale Gesù avrebbe sottoposto i suoi discepoli. Lo studio approfondito del frammento, però, ha dimostrato che si trattava solamente di un esercizio di scrittura di uno scriba su un rimasuglio di pelle; le parole vergate non erano altro che nomi ebraici ricopiati in ordine alfabetico2.

In secondo luogo, il costume inveterato per cui un reperto archeologico è quasi una proprietà personale di chi l’ha ritrovato, ed è difficile mettervi le mani senza l’autorizzazione dello scopritore (in questo caso, dell’affidatario); d’altra parte, in alcuni casi certi membri dell’équipe avevano maturato una tale esperienza da sembrare quasi insostituibili. Milik, ad esempio, aveva una ottima capacità da tutti riconosciuta nel ricomporre i frammenti, cosa di cui si sentì la mancanza quando egli si ritirò dal gruppo.


Milik mentre rimette assieme e decifra frammenti grandi quanto un francobollo.
Un lavoro lento e paziente.

Alcuni dei membri dell’équipe, inoltre, continuavano a detenere regolari cattedre universitarie all’estero, e dedicavano solo i periodi di ferie all’esame dei rotoli; taluni, piuttosto che perdere i frammenti loro assegnati, li passavano a propri allievi, in modo che il lavoro restasse per così dire «in famiglia»: è il caso del prof. Frank M. Cross, ad esempio. In ogni caso, non era mai stato permesso a nessun esterno all’équipe di prendere parte alla pubblicazione, senza l’autorizzazione di colui al quale erano stati assegnati.

Gran peso ebbero poi difficili situazioni umane: Milik abbandonò il sacerdozio ed ebbe problemi d’alcool per un certo periodo, prima di riprendere una vita regolare a Parigi. Strugnell cadde in una forte depressione, aggravata dalla separazione dalla moglie: fu una decisione poco felice affidargli la direzione dei lavori. Allegro, come già detto, aveva avuto problemi psichici che peggiorarono con l’età.

Dal 1985, dopo che per anni si era pazientemente attesa la pubblicazione ufficiale, iniziarono le prime proteste. Il prof. Geza Vermes definì la situazione “lo scandalo accademico par excellence del XX secolo”3. Non è possibile non sottoscrivere tale affermazione; ma questa giusta constatazione ha dato spesso vita a reazioni e illazioni prive di ogni senso della misura.

L’editore della rivista Biblical Archeological Review iniziò a pubblicare articoli stigmatizzando la lentezza dei lavori4.


Il prof. Robert Eisenman.
Il prof. Robert Eisenman della California State University ebbe un ruolo predominante nel sollecitare il mondo accademico e le autorità israeliane, proprietarie dei manoscritti, a trovare una soluzione. Purtroppo, se il lavoro di Eisenman in questo senso fu encomiabile, lo furono meno i metodi con i quali sfruttò la sua posizione per divulgare le sue strane interpretazioni sul contenuto dei rotoli. Egli inoltre, servendosi di certa stampa scandalistica, creò l’idea dell’esistenza di una sorta di monopolio culturale intorno ai manoscritti, gestito dall’équipe internazionale, a formare un intaccabile consensus, per nascondere all’umanità certi testi che avrebbero minato le basi del cristianesimo. Egli fece trapelare persino l’accusa di un complotto del Vaticano per occultare i rotoli. Di queste accuse, tratteremo nel capitolo "Qumràn. Questioni scottanti".

Le autorità israliane, sollecitate, iniziarono ad intervenire: il direttore dell’Israel Antiquities Authority Amir Drori creò nel 1990 un comitato per sollecitare il lavoro di edizione dei testi. L’équipe da parte sua affiancò a Strugnell nella direzione dei lavori uno studioso dell’Università Ebraica, Emanuel Tov, nella speranza che la sua presenza accelerasse i lavori; questa mossa, in un momento di debolezza personale, non poté certo piacere a Strugnell. Dopo una intervista rilasciata ad un giornale, in cui avrebbe criticato lo stato di Israele e avrebbe definito quella ebraica una “religione orribile originalmente razzista” (ma è difficile capire come realmente andarono le cose; certo Strugnell al tempo era gravemente malato)5, venne sostituito nella sua carica di direttore dei lavori, pur restando membro del gruppo. I membri dell’équipe allora nominarono tre nuovi responsabili: l’israeliano Emanuel Tov, già chiamato da Strugnell medesimo, padre Émile Puech dell’École biblique ed Eugene Ulrich. Essi allargarono inoltre il gruppo a 50 membri. Nello stesso anno usciva un nuovo volume delle Discoveries6.

Un passo inaspettato fu compiuto nel 1991 dal prof. Ben Zion Wacholder dell’Hebrew Union College di Cincinnati; stanco della lunga attesa di avere una edizione dei frammenti, che sembrava non apparire mai, tentò con l’aiuto di Martin G. Abegg di ricostruirne il testo senza possederne né le trascrizioni né le fotografie, ma utilizzando quella concordanza che gli studiosi avevano creato nel corso dei loro studi. Tramite l’uso dell’elaboratore, egli estrapolò tutte le frasi presenti nella concordanza, le collocò in ordine e cercò di ricreare con esse il testo intero, ricostruendo il contenuto dei frammenti inediti7. Tale operazione, complessivamente ben riuscita, non era però priva di errori: la concordanza infatti non era più stata aggiornata dagli anni ’60, e molte letture erano state migliorate. Inoltre ci si poneva il problema se fosse legittimo stampare un’edizione servendosi di trascrizioni ancora inedite frutto del lavoro di altri.

Nel settembre dello stesso anno, un’altra notizia inaspettata: il direttore William A. Moffet della Huntington Library di San Marino in California annunciò di essere in possesso delle fotografie dei frammenti della grotta 4Q, e che ne avrebbe lasciato libero accesso a chiunque ne avesse fatto richiesta. Il governo israeliano, irritato da questa iniziativa, prese le difese dei diritti dell’équipe, e fu sul punto di intentare una azione legale; ma il tutto venne a cadere, per non aumentare il disappunto di coloro che da tempo criticavano le lentezze dell’edizione. Eisenman sfruttò subito tale situazione, e curò per la Biblical Archeological Society una edizione in fac simile delle fotografie, alcune illeggibili, altre invece utilizzabili8. L'editore negò che le foto provenissero dalla Huntington, ma non ne fornì la fonte; per gli strascichi legali, il volume venne persino ritirato per un certo periodo di tempo dal commercio. Grande scandalo provocò la riproduzione di una trascrizione di una lettera trovata nella grotta 4 (4QMMT): la trascrizione era opera di un membro dell’équipe, l’israeliano Elisha Qimron, ed era stata stampata senza la sua autorizzazione, e senza neppure indicarne il nome. Si trattava in parole povere di un furto di anni di lavoro altrui.

Occorre menzionare anche altri due libri, che hanno contribuito al crearsi di una “leggenda nera” attorno all’équipe internazionale e ai suoi presunti tentativi, appoggiati dal Vaticano, di occultare materiale “destabilizzante”. Il primo è dovuto a due giornalisti inglesi, Michael Baigent e Richard Leigh9, con l’aiuto di Eisenamn, ed è stato definito da uno degli editori dei manoscritti “un penoso esempio di giornalismo giallo”10. Il secondo è la trascrizione e traduzione di alcuni manoscritti dovuta a R. Eisenman e M. Wise, presentati falsamente al pubblico come del tutto inediti e trattati in maniera assai discutibile11. Anche di questi due libri, e delle reazioni che suscitarono, ci occuperemo nel capitolo "Qumràn. Questioni scottanti".

Tutto ciò perché ci si renda conto del clima del periodo: non mancarono infatti le pubblicazioni frettolose ed inaccurate dei testi, o lo sfruttamento del lavoro di altri in barba ai diritti d’autore.


James J. Charlesworth
Di fronte a questo “assalto ai rotoli”, inutile ormai frenare le aspettative: la stessa Autorità Israeliana per le Antichità, che sovrintendeva all’équipe internazionale, fece curare nel 1993 da E. Tov un’ottima riproduzione in microfiches di tutti i testi del deserto di Giuda12, ed un elenco di tutti i testi non pubblicati, con l’indicazione degli editori previsti13. Nel frattempo, la velocità nella pubblicazione ufficiale dei testi da parte dell’équipe era aumentata considerevolmente: una concordanza fu preparata da James J. Charlesworth14, e ben 21 volumi della serie Discoveries in the Judaean Desert sono apparsi solo tra il 1992 ed il 2000, a firma di decine di studiosi diversi15.

Dagli anni ’90, quindi, tutto il materiale conosciuto è disponibile per gli studiosi che desiderino visionarlo, ed è possibile verificare sugli originali stessi il valore delle ricostruzioni di Allegro, Eisenman, Baigent e Wise; tuttavia, ancora continua al di fuori dei circoli accademici la tendenza a presentare al pubblico l’esistenza di “congiure” o “complotti”, o di letture falsate dei testi, spesso anche con il sostegno di giornalisti palesemente impreparati ma ben disposti a pubblicizzare materiale “scottante”.

Da questa vicenda, si spera che in futuro, qualora avvenissero altre scoperte del genere, il lavoro di edizione sia impostato in modo diverso, allo scopo di evitare fin dall’inizio il sorgere di tensioni e interpretazioni fuorvianti.






NOTE AL TESTO

1 J. M. ALLEGRO, The Dead Sea Scrolls and the Christian Myth, London, 1979.

2 J. NAVEH, A Medical Document or a Writing Exercise? The So-called 4QTherapeia, in “Israel Exploration Journal” XXXVI (1986), pp. 52-55.

3Sulla copia del 3 maggio 1985 del Times Literary Supplement, p. 502.

4Gli articoli sono raccolti in H. SHANKS, Understanding the Dead Scrolls. A Reader from the Biblical Archeology Review, Washington, 1992.

5L’intervista apparve il 9 novembre 1990 sul giornale Ha’aretz di Tel Aviv. Strugnell giura di non aver mai detto quelle parole, e di essere stato vittima di un inganno-fraintendimento. Sarebbe stata confusa la sua ostilità allo Stato di Israele con l’antisemitismo. Cfr. intervista riportata in S. ALBERTO, Vangelo e storicità, un dibattito, Milano, 1995, p. 425.

6E. TOV, The Greek Minor Prophets Scroll from Nahal Hever (8HevXIIgr), The Seiyal Collection I, Oxford, 1990.

7Il primo volume è B. Z. WACHOLDER – M. G. ABEGG, A Preliminary Edition of the Unpublished Dead Sea Scroll, Washington, 1991.

8R. EISENMAN – J. M. ROBINSON (a cura di), A Facsimile Edition of the Dead Sea Scroll, Washington, 1991.

9The Dead Sea Scroll Deception: Why a Handful of Religious Scholars Conspired to Suppress the Revolutionary Contents of the Dead Sea Scrolls, New York, 1991. Tradotto in italiano: Il mistero del Mar Morto. I rotoli di Qumràn: dalla scoperta all’intrigo, Milano, 1997.

10J. C. VANDERKAM, Manoscritti del Mar Morto, Roma, 1995, p. 217.

11Trad. italiana: Manoscritti Segreti di Qumràn. Tradotti e interpretati i 50 rotoli del Mar Morto finora tenuti segreti, Casale Monferrato, 1994; importante la prefazione del prof. Elio Jucci.

12The Dead Scrolls on Microfiche. A Comprehensive Facsimile Edition of the Texts from the Judaean Desert, Leiden, 1993.

13E. TOV, The Unpublished Qumràn Texts from Caves 4 and 11, in «Journal of Jewish Studies» XLIII (1992), pp. 101-136.

14Graphic concordance to the Dead Sea Scroll, Louisville, 1991.

15*P. W. SKEHAN - E. ULRICH - J. E. SANDERSON, Qumràn Cave 4. IV: Palaeo-Hebrew and Greek Biblical Manuscripts, Oxford, 1992

*E. QIMRON - J. STRUGNELL, Qumràn Cave 4. V: Miqsat Ma'ase ha-Torah, Oxford, 1994.

*E. ULRICH - F. M. CROSS - J. R DAVILA - J. NATHAN - J. E. SANDERSON - E. TOV - J. STRUGNELL, Qumràn Cave 4. VII: Genesis to Numbers, Oxford, 1994.

*H. ATTRIDGE - T. ELGVIN - J. MILIK - S. OLYAN - J. STRUGNELL - E. TOV - J. VANDERKAM - S. WHITE, Qumràn Cave 4. VIII, Parabiblical Texts, Part 1, Oxford, 1994.

*M. BROSHI – E. ESHEL - J. FITZMYER - E. LARSON - C. NEWSOM – L. H. SCHIFFMAN – M. SMITH - M. STONE - J. STRUGNELL – A. YARDENI, Qumràn Cave 4. XIV: Parabiblical Texts, Part 2, Oxford, 1995.

*E. ULRICH - F. M. CROSS - S. W. CRAWFORD – J. A. DUNCAN - P. W. SKEHAN - E. TOV - J. T. BARRERA, Qumràn Cave 4. IX: Deuteronomy, Joshua, Judges, Kings, Oxford, 1995.

*J. M. Baumgarten (ed.), on the basis of transcriptions by Józef T. Milik, Qumràn Cave 4. XIII: The Damascus Document (4Q266-273), Oxford, 1996.

*G. BROOKE – J. J. COLLINS – T. ELGVIN – P. FLINT – J. GREENFIELD – E. LARSON – C. NEWSOM - É. PUECH - L. H. SCHIFFMAN – M. STONE - J. VANDERKAM et alii, Qumràn Cave 4. XVII: Parabiblical Texts, Part 3, Oxford, 1996.

*E. ULRICH - F. M. CROSS – R. E. FULLER – J. E. SANDERSON - P. W. SKEHAN - E. TOV, Qumràn Cave 4. X: The Prophets, Oxford, 1997.

*T. ELGVIN - J. A. FITZMYER – M. KISTER – T. LIM - B. NITZAN – S. PFANN – E. QIMRON – L. H. SCHIFFMAN – A. STEUDEL, Qumràn Cave 4. XV: Sapiential Texts, Part 1, Oxford, 1997.

*M. J. W. LEITH, Wadi Daliyeh I: The Wadi Daliyeh Seal Impressions, Oxford, 1997.

*H. M. COTTON – A. YARDENI, Aramaic, Hebrew, and Greek Documentary Texts from Nahal Hever and Other Sites, with an Appendix Containing Alleged Qumràn Texts, The Seiyâl Collection II, Oxford, 1997.

*T. ELGVIN - D. HARRINGTON - J. STRUGNELL – J. FITZMYER, Sapiential Texts, Part 2. Qumràn Cave 4. XXIV, Oxford, 1997.

*E. PUECH, Qumrân Grotte 4. XVIII, Textes Hébreux (4Q521-4Q528, 4Q576-4Q579), Oxford, 1998.

*P. ALEXANDER - G. VERMES, Qumràn Cave 4. XIX: 4QSerekh Ha-Yahad and Related Texts, Oxford, 1998.

*E. ESHEL - H. ESHEL - C. NEWSOM - B. NITZAN - E. SCHULLER - A. YARDENI, Qumràn Cave 4. VI: Poetical and Liturgical Texts, Part 1, Oxford, 1998.

*F. G. MARTÍNEZ - E. TIGCHELAAR - A. S. VAN DER WOUDE - J. P. M. VAN DER PLOEG, Qumràn Cave 11, Volume II (11Q2-18, 11Q20-31), Oxford, 1998.

*E. CHAZON - J. VANDERKAM - M. BRADY – T. ELGVIN – E. ESHEL – D. FALK – B. NITZAN E. QIMRO – E. SCHULLER – D. SEELY – E. TIGCHELAAR – M. WEINFELD, Qumràn Cave 4.XX: Poetical and Liturgical Texts, Part 2, Oxford: Clarendon, 1999.

*J. STRUGNELL - D. J. HARRINGTON - T. ELGVIN - J. A. FITZMYER, Qumràn Cave 4.XXIV: 4QInstruction (Musar leMevin): 4Q415 ff., Oxford, 1999.

* J. BAUMGARTEN – T. ELGVIN – E. ESHEL – E. LARSON – M. R. LEHMANN – S. PFANN – L. H. SCHIFFMAN, Qumràn Cave 4.XXV: Halakhic Texts, Oxford, 1999.

* E. C. ULRICH – F. M. CROSS- J. A. FITZMYER - P. W. FLINT - S. METSO - C. M. MURPHY - C. NICCUM - P. W. SKEHAN - E. TOV - J. TREBOLLE BARRERA, Qumràn Cave 4.XI: Psalms to Chronicles, Oxford, 2000.

*S. J. PFANN et alii, Qumràn Cave 4.XXVI. Cryptic Texts and Miscellanea, part 1, Oxford, 2000.

*J. CHARLESWORTH et alii, Miscellaneous Texts from the Judaean Desert, Oxford, 2000.

*S. TALMON, J. BEN-DOV, U. GLESSMER, Qumràn Cave 4.XVI. Calendrical Texts, Oxford, 2001.

*D. DIMANT, Qumràn Cave 4.XXVI. Parabiblical Texts, Part 4; Pseudo Prophetic Texts, Oxford, 2001.

*E. PUECH, Qumràn Grotte 4.XXII. Textes Arameens Premiere Partie 4Q529-549, Oxford, 2001.

*D. M. PIKE - A. S. L., Qumran Cave 4.XXIII. Unidentified Fragments, Oxford, 2001.








Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:56.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com