San Giuseppe da Copertino

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LiviaGloria
00mercoledì 6 settembre 2006 22:39

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San Giuseppe da Copertino fu l'ultimo di sei figli. Egli nacque in una stalla a Copertino (Lecce) il 17 Giugno 1603; infatti avendo il padre, molto ingenuamente, avallato debiti altrui e non potendo far fronte ai creditori, fu costretto, per sfuggire l'arresto, ad abbandonare la casa e a rifugiarsi in un luogo di immunità sacra, mentre la povera Franceschina (madre del Santo) trovò riparo in una stalla, ove appunto diede i natali al suo ultimo figlio Giuseppe.

Assente il marito, quasi sempre fuggiasco e nell'ombra, "Mamma Franceschina" dovette addossarsi la conduzione economica e morale della famiglia. La fatica, le angustie e la povertà assai dura, contribuirono non poco a renderla esigente ed energica verso i figli, con ricorso più alle maniere forti, che alla mitezza ed alla persuasione.

Se però le tocco agire con molta determinazione ed in modo spicciolo, specie con il suo ultimo figlio, ciò era motivato dal carattere indocile e facilmente rissoso di Giuseppe.

Di lui il Nuti, suo primo biografo, asserisce che era "ardito, bilioso e collerico, molto facile all'ira". Possedeva, inltre, un coraggio non indifferente ed una accentuata ostinazione. Non fa meraviglia, perciò, se un giorno assestò un ceffone ad un adulto, che in pubblico si era permesso di insolentirlo. Ci volle poi del bello e del buono per placarlo nelle sue escandescenze.

...e proprio il ricordo di suddetta severità della madre, alimenterà in seguito nel nostro Santo, un tenerissimo affetto ed una commovente gratitudine verso mamma Franceschina, che spesso era indicata dallo stesso Giuseppe come un esempio di ottima educatrice: "Bisognaria che questi avessero mamma mia, che li castigasse ben bene..." ricordando volentieri come egli fosse stato allevato con "gran rigore".


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Nei piani di Dio, però, quel discolo di Giuseppe era chiamato a grandi cose!

Da giovinetto lavorò presso il vicino Convento della Grottella e la vicinanza della Chiesa-Santuario, dove era conservata una Mistica Madonna col Bambino, lo portò a provare un'attrazione irresistibile di darsi tutto al Signore, lasciando ogni cosa per Lui.

Un anelito ed un invito interiore alla vita religiosa, ma che per lui comportavano un dover lottare con tutta la sua energia morale per potervi rispondere, a seguito dei molti ostacoli, degli intralci agli studi per le frequenti malattie e degli impegni finanziari assunti dal padre e che ora, dopo la sua morte, ricadevano anche sulle sue spalle.

I primi rifiuti gli vennero proprio dai Padri Conventuali, ove contava pure alcuni zii. Giuseppe pensò bene di rivolgersi a questi ultimi per la sua ammissione nella famiglia francescana. Ma agli zii la richiesta del nipote apparve irrealizzabile: motivi di studio, la salute cagionevole, le pendenze giudiziarie.. giustificavano quel perentorio rifiuto.

Giuseppe, però, come sempre nella sua vita, non si perse d'animo!!!

Bussò inutilmente al vicino convento del Padri Riformati di Casole, ed anche questa volta non si avvilì. Finalmente gli si aprirono le porte dei Padri Cappuccini, che lo accolsero, seppur come fratello laico, fra i novizi di Martina Franca, quando aveva soli 17 anni, riuscendo a sopportare abbastanza serenamente il vedersi precludere la strada del sacerdozio a cui tanto aspirava.

La sua gioia, però, ebbe breve durata: fortemente attratto verso il divino, ed assorbito nell'interiore, apparve all'esterno più distratto del solito, quasi fosse assente dalle cose materiali. Non fu compreso dai superiori, che preferirono rimandarlo in famiglia dopo otto mesi "perchè non idoneo et habile alle fatiche solite a farsi dai laici tra noi Cappuccini".

I biografi narrano che nel viaggio di ritorno da Martina Franca a Copertino, satana gli apparve visibilmente per incutergli timore e farlo desistere da quell'affannosa ricerca di Dio.


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Dovettero essere le lacrime versate a fargli comprendere che il dolore si rende sopportabile solamente nella certezza di un disegno amorevole e nel sostegno dall'alto.

Dopo aver trascorso circa sei mesi, con la benemerita complicità di un frate sacrista, nascosto in un bugigattolo di soffitta, addossato al convento della Grottella, quasi fosse un "clandestino di Dio" e "prigioniero della Vergine", finalmente i Padri si decisero ad accoglierlo come terziario, oblato e fratello laico, in un primo tempo e successivamente come chierico e sacerdote.

...fu l'ammirevole complicità del sacrista, "huomo molto devoto et esemplare", che probabilmente contribuì in maniera determinante, alla realizzazione di un Santo così singolare ed amabile.

E' proprio vero che nel regno di Dio non vi è posto per chi incrocia le braccia... Esso si acquista con forza e determinazione!

Incominciò, quindi, il suo noviziato nella'Anno Santo del 1625, nella Chiesa di San Francesco in Copertino, ricevendo l'abito religioso dei Conventuali, non senza un ricordo di quello che gli era stato tolto dai Cappuccini, tanto da esclamare: "...mentre mi spogliavo di quella veste, mi pareva che con l'abito mi togliessero la pelle".

Finito l'anno di noviziato fu ammesso alla Professione, e dalla gioia pianse "dirottissimamente!"

Proseguì, intanto, i suoi studi per il sacerdozio, ma non in modo sistematico o nei collegi prescritti: le sue precedenti malattie, che non gli avevano consentito studi regolari, come il suo essere stato precedentemente accolto da fratello laico ed inoltre la sua età (23 anni), consigliarono di fargli seguire corsi più rapidi, avendo come maestri i suoi stessi zii.

Restò quindi alla Grottella, impegnandosi con grande serietà e responsabilità ad imparare le nozioni fondamentali di dogmatica e di morale e tutto quello che di saggio la Chiesa insegna per confessare.

Superò bene gli esami per il diaconato, come viene riferito nei processi, mentre per il sacerdozio, avendo il vescovo trovato i confratelli di Giuseppe preparati "sufficientissimi", e dovendo sospendere gli esami per una lettera di gran rilevanza portatagli da un commesso, proprio quando era prossimo il turno di Giuseppe, ...ebbene il vescovo ammise ugualmente tutti i rimasti esaminandi, supponendoli ben preparati.

Tale dispensa inattesa recò a Giuseppe un "gaudio estremo", ed egli ricorderà sempre questo lieto avvenimento come un miracolo fattogli dalla sua "Mamma della Grottella".

Venne consacrato sacerdote il 18 Marzo 1628 con sua immensa gioia!

Per circa dieci anni, egli svolze la sua attività ministeriale nella città natale: si adattò anche ad umili uffici come quello di fare il questuante, di rendersi utile in cucina e di pulire il convento.

Memore della sua origine modesta, predilisse particolarmente i poveri, i semplici, i più bisognosi, i malati ed i bambini.

Proprio da un bambino, al quale aveva chiesto di ripetergli che era un gran peccatore, si sentì, invece, dire ripetutamente (con meraviglia dei presenti) che era un gran Santo... al che Giuseppe, restando confuso per una simile lode, continuò a ripetere: "io sono peccatore.... il peggiore di tutti".


San Giuseppe da Copertino era una persona umilissima, conscia del proprio nulla, ma nonostante ciò il Signore esaltava continuamente il suo umile ed amato servo, dotandolo di doni straordinari... in particolare di uno, che lo renderà noto nel mondo come "il Santo dei Voli".

Il fenomeno si verificava specialmente durante la celebrazione della Santa Messa e la recita del Breviario, ma per sé non aveva tempi o luoghi determinati. Proprio per questo, molti di tali episodi di levitazione rimasero sconosciuti.

Fu Giuseppe stesso a confidare ad un amico che: "Quando andava per quelle campagne intorno alla Madonna della Grottella, dov'erano oliveti, pigliando diverse materie dalle cose per meditare, era alle volte rapito fino alla cima degli alberi".

Tali fenomeni, erano generalmente preceduti da un grido, mentre con rapidità sorprendente egli "volava" verso il luogo di attrazione. Il risveglio soleva avvenire o per obbedienza o per cessazione del fenomeno, che in lui si verificava con continuità e varietà di manifestazioni.

Riportiamo qualche esempio di tali fenomeni.

A Copertino, mentre nel monastero delle Clarisse era presente alla vestizione di alcune aspiranti, all'udire il canto del "Veni Creator Spiritus", fu visto avvicinarsi al predicatore, prenderlo per un braccio e sollevarlo con sé alla sommità del soffito, fissando l'Ostia esposta, da cui irraggiava "splendore di luci e di veli".

In un'altra occasione il Santo fu sorpreso sopra un "arbore d'olive", come "circonfuso di mistero". Invitato all'obbedienza a tornare a terra, se lo videro a terra in un istante, come se tra le due positure non fosse intercorso spazio di tempo.

Ancora in un'altra circostanza, mentre passeggiavva all'aperto, in una serata di stelle, insieme al sacerdote Don Antonio Chiariello, questi sospirò: "Oh.. che bello cielo ha fatto Dio". Ma Giuseppe con un grido in un attimo era su un ramo, in posizione genuflessa, mentre il ramo dondolava come al peso di un uccello. L'estasi cessò da sé, dopo mezz'ora di contemplazione, ma fu necessaria una scala per farlo scendere.

Durante la sua permanenza assisiana, è rimasta celebre un'estasi: il principe luterano Giovanni Federico di Sassonia, convertitosi al cristianesimo, era presente alla Messa di Giuseppe. All'alzare dell'Ostia, dopo la consacrazione, il Santo si sollevò da terrà con tutto il corpo, all'altezza di un palmo, mentre nell'Ostia si vedeva chiarissima una croce nera. Il principe commosso, pianse insieme ai presenti.

Tali fenomeni lo accompagnarono, salvo rare parentesi, fino all'estremo della sua vita. Essi si manifestavano senza essere provocati dal Santo: erano legati ad una altissima concentrazione interiore, che lo facevano apparire in una sovrumana calma maiestatica, spirante bellezza e nobiltà di aspetto, tanto da suscitare ammirazione ed edificazione presso i presenti.

Se Giuseppe da Copertino fu povero di doni intellettivi, fu, invece, ricchissimo di doni dello Spirito Santo. Il Signore si degnò di visitare in diversi modi questo Suo umilissimo servo per il bene di quanti si trovavano a contatto con lui. Il nostro Santo fu arricchito dei doni della scrutazione dei cuori, della preveggenza e della profezia. Gli bastava uno sguardo per percepire con esattezza lo stato di un'anima. Ad un tale che stava per comunicarsi Giuseppe disse: "Vai a confessarti di nuovo!" Solo dopo la Confessione l'uomo potè ricevere Gesù Eucaristia. Ad un altro uomo, afflitto per la presunta morte di un fratello che viveva lontano, il Santo disse: "Ma non è morto. E' vivo ed avrai una sua lettera". La cosa accadde puntualmente. Altri prodigi di questo genere caratterizzarono la vita di San Giuseppe. Infatti in molte occasioni predisse morti o elezioni di papi o eventi futuri per i suoi interlocutori. Il Santo dei voli ebbe, inoltre, il carisma della guarigione. Le sue preghiere ottennero dal Signore la guarigione fisica istantanea di molti ammalati. Un giorno, gli fu portata una bambina paralitica. Giuseppe le intimò di baciare il Crocifisso e dopo il bacio la piccola guarì miracolosamente. Don Pompilio Imbeni, prete di Copertino, era ricoperto di piaghe purulenti. San Giuseppe si recò da lui e dopo aver invocato la Madonna e toccato le piaghe, gli fece scomparire ogni ferita. Anche in questo caso, i miracoli ottenuti - in vita - dall'intercessione del Santo furono innumerevoli. Il corpo di Giuseppe emanava costantemente un soavissimo profumo. Era un altro dono di Dio che egli, per umiltà, cercava in ogni modo, di nascondere. Era sufficiente che la gente si raccomandasse a lui da lontano per indurlo alla preghiera. Poi, il Signore faceva il resto, dopo l'invocazione del nostro santo. Una volta, un gruppo di naufraghi invocò il suo nome. Egli percepì la richiesta di aiuto miracolosamente e pregò il Signore di salvare quei poveretti, cosa che avvenne in maniera prodigiosa. San Giuseppe ebbe, infine, il carisma della scienza. Pur essendo un frate non particolarmente colto, riusciva a fornire spiegazioni teologiche così sottili ed esatte che i più grandi teologi del tempo ricorrevano a lui per delle chiarificazioni. L'allora Ministro Generale dell'Ordine, P. Michelangelo Catalano, disse del nostro Santo: "Vi ho notato una scienza molto profonda e soprannaturale infusagli, perchè mi ha dilucidato altissimi dubbi di teologia". Il cardinal Facchinetti disse di fra' Giuseppe: "Egli innamorava con la sua semplicità e soddisfaceva con la sua dottrina".

Le sue briciole di sapienza

"Si deve fare come gli uccelli che toccano terra solo per prendere cibo, ma poi, subito, volano in alto; fermarsi poco e solo per necessità sulle cose terrene, poi stare in alto per lodare e benedire Dio"
"Chi ha fede è padrone del mondo perché possiede Colui che è il vero Signore del mondo"
"Ha fede solo chi ama; e non può esistere grande amore se non c'è una grande fede"
"Non è felice chi è ritenuto tale dagli altri, ma solo chi ha la vera felicità nel cuore; e non vi è altra vera felicità che avere Dio nel cuore"
"Un cuore che s'abbandona totalmente in Dio si trasforma in arpa sulle cui corde a Dio piace smarrire le dita"
"Chi vuole in sé il fuoco dell'amore di Dio deve scacciare da sé il fumo delle cose del mondo"
"Fede viva è quella che si affida alla volontà di Dio, convinta che, sia che Dio faccia la grazia sia che non la faccia, ciò che accade è sempre il meglio per noi"
"Chi serve Dio con fervore, non stima più le cose di chi stima il mondo; anzi, si stupisce della pazzia di coloro che le apprezzano"
"Lascia che il Signore abbia cura di te; Egli sa ciò che fa, perciò tu non puoi far altro di meglio che lasciarlo fare"
"Siate sempre sereni, non dubitate. Sperate in Dio, ma davvero! Egli è fedele a coloro che l'invocano con cuore sincero"






Preghiera a San Giuseppe da Copertino

per il felice esito degli esami:


O Santo Protettore, tanto benigno verso chi vi invoca e tanto generoso verso chi vi chiede grazie, ascoltatemi nelle mie attuali angustie.

Per quell'amore che vi rapiva in Dio, per l'infiammato affetto che vi fece devotissimo della Madre del Signore, per la singolare devozione che vi rese inimitabile seguace del vostro padre e maestro Francesco di Assisi, aiutatemi, vi scongiuro, in questi giorni di preparazione alla prova/esame che presto dovrò affrontare.

Fate che quanto ho seminato sia per me ricco di raccolto; datemi la gioia di un esame pieno di conforto e privo di trepidazioni. Tanto io da voi attendo, o caro Santo, anche in considerazione di ore forse non degnamente sfruttate per lo studio...

Voi le conoscete le dure vigilie dell'esaminando: Dio vi consolò facilitandovi sempre ed in modo singolarissimo.

Assistetemi e fate che altrettanto avvenga per me, in modo che possa con prontezza e vivacità superare quel timore che invadendo l'animo mi ottenebra la mente.

La mia fiducia è dunque in voi o protettore mio.

Fate che le mie speranze non vadano deluse!

Amen.
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