Scienza omosessualitá - TEORIA QUEER

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LiviaGloria
00venerdì 28 aprile 2006 11:08
Cosa dice la scienza?

Omoerotismo.
Quando si tratta di ragazzi ancora in fase evolutiva è bene fare moltissima attenzione a non confondere quegli atteggiamenti psico-affettivi tipici della fase adolescenziale, che viene chiamata «fase omoerotica», con l'omosessualità. Si tratta, infatti, di una fase dell'età evolutiva che ogni adolescente prima o poi vive. Questa tappa è caratterizzata dalla prima apertura dell'adolescente verso gli altri, ma poiché le persone dell'altro sesso appaiono come «strani esseri», anche se attraenti, egli preferisce aprirsi ai compagni del proprio sesso, per timore di essere rifiutato. E l'età dell'amico/a del cuore del proprio sesso, e talora questa preferenza può tingersi di una connotazione sentimentale, ma è importante non confondere tutto ciò con l'attrazione omosessuale.

L'omofilia.
L'atteggiamento di attrazione verso le persone del proprio sesso limitata al piano dell'affettività(=star bene insieme), viene chiamata «omofilia»,che è cosa diversa dalla omosessualità vera e propria, caratterizzata anche dal comportamento omosessuale.
Omosessualità di situazione: un comportamento omosessuale attuato in circostanze di vita particolari non sempre depone a favore di una vera e propria omosessualità.

L'omosessualità

L’omosessualità è un’inclinazione sessuale verso persone del proprio sesso. Essa non è determinata dal comportamento sessuale: vi sono infatti persone con tendenze omosessuali che vivono in castità ed eterosessuali che hanno esperienze omosessuali.
Essendo un’inclinazione — o tendenza, o preferenza — non è uno «stato», un’«identità» o una «condizione » non costituisce infatti un aspetto essenziale della persona, ma un accidente.
Per questo motivo, correttamente, il Magistero della Chiesa Cattolica insiste sulla locuzione «persone omosessuali», o «persone con tendenze omosessuali» piuttosto che «omosessuali » tout court (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, dell’1-10-1986, n. 16).
L’omosessualità, pur riguardando l’orientamento sessuale, ha le sue origini in un problema dell’«identità di genere» ; ciò non significa che gli uomini con tendenze omosessuali credono di essere delle donne, quanto piuttosto che — per vari motivi — non si sentono abbastanza virili da soddisfare le aspettative della società rispetto agli individui del loro genere. L’omosessualità è dunque il sintomo di una ferita che la persona ha subito nella sua identità di genere.
Non esistendo una natura omosessuale, non si può parlare di «omosessualità latente» (cfr. Irving Bieber e coll., Omosessualità, trad. it., «Il Pensiero Scientifico » Editore, Roma 1977, p. 241); si può invece correttamente affermare che le persone con tendenze omosessuali hanno una eterosessualità latente, che per qualche motivo è impedita od ostacolata.
Il termine «omosessuale» non è sinonimo di gay; infatti, laddove il termine «omosessuale» designa semplicemente la persona con tendenze omosessuali, il termine gay indica un’identità socio-politica, rappresentata da una minoranza — per quanto chiassosa — di persone con tendenze omosessuali, che s’identifica nello stile di vita gay e crede che l’omosessualità sia normale e buona per sé e per la società.
L'omosessuale si percepisce esattamente in accordo al proprio sesso fisico (se maschio si percepisce come maschio, se femmina come femmina) ma non è attratto dal sesso opposto.
L'omosessualità non è una malattia, al massimo può essere inquadrata come patologia dell'identità . Tra gli studiosi vi è un generale accordo nell'affermare che si tratta di un disturbo dell'orientamento sessuale.
Circa le cause dell'omosessualità si sono avanzate diverse ipotesi: è fortemente dubbio che ci sia una sessualizzazione cerebrale anomala nei soggetti omosessuali.
Per la psicanalisi (soprattutto Freud e Caprio), si parla di fissazione e regressione a livello infantile, nella fase edipica, fase in cui si manifestano narcisismo, complesso di castrazione, e attaccamento alla madre.
Alla base di questa ipotesi sta l'idea che nello sviluppo sessuale di ogni individuo vi siano una componente omosessuale e una eterosessuale, dovute al fatto che il bambino è il risultato dell'unione dei due sessi. Da questa teoria della bisessualità Freud e la scuola freudiana dedussero che l'omosessualità è una fissazione a questo primo stadio dello sviluppo sessuale. In realtà, la psicanalisi cerca di affrontare il problema dell'omosessuale partendo non tanto dalla causa per eliminarla quanto affrontando la nevrosi che la tendenza omosessuale scatena nell'individuo e che è dovuta alla repressione che il soggetto attua sulla tendenza stessa.
Vi sono poi teorie psicodinamiche che fanno risalire la causa dell'omosessualità a influenze educative negative (Feldman, Bacon). Secondo questi autori le cause vanno ricercate: nella cattiva relazione che si è strutturata tra il padre e la madre del soggetto, più che in quella che si è instaurata tra la madre e il bambino, ed anche nella difficoltà e nella paura che ha caratterizzato la relazione dell'individuo con l'altro sesso, dovuta non tanto a singoli eventi traumatici quanto ad una situazione di vita costantemente traumatica, che lascia nel bambino ricordi penosi di frustrazione.
Alcune sociologie sostengono che le influenze sociali sarebbero la causa dell'omosessualità e in particolare le iniziazioni omosessuali nell'adolescenza, periodo in cui, come già spiegato in precedenza, siamo di fronte ad una ambivalenza sessuale .
Taluni autori ritengono di dover far risalire la causa dell'omosessualità allo scolorimento della identità di uomo e donna a livello sociale: è un dato di fatto che una società che tende a misconoscere o addirittura ad annullare il concetto di dimorfismo sessuale (cioè di un modo maschile e di uno femminile) rende difficile l'identificazione del soggetto con il proprio sesso e quindi il corretto orientamento eterosessuale. E' frutto delle influenze sociali anche la paura dell'uomo nei confronti della donna, che taluni autori ritengono sia alla base dell'omosessualità maschile, in particolare per l'incapacità di comprendere quale sia il ruolo maschile nella società attuale e di assumerlo.
Si può affermare con ragionevole sicurezza che alla base dell'omosessualità vi è
- o un'educazione sbagliata, che genera «paura dell'altro sesso»,
- o la presenza di un abuso, da parte dell'educatore, dell'autorità di cui dispone, tale da favorire la strutturazione di un «io» molto debole, che non riesce ad orientarsi a dei fini e a quei valori oggettivi che sono alla base del comportamento maturo, e tutto ciò causa il ripiegamento.
- Ma anche l'atteggiamento educativo che spinge ad esaltare una libertà troppo spesso intesa come licenza non permette la maturazione dell'io, in quanto si tratta di una libertà priva del riferimento ai valori assoluti e assoggettata all'edonismo imperante. Ne è indice l'atteggiamento di coloro che sono disposti ad un'esperienza omosessuale «tanto per provare».
Si può affermare che l'omosessuale ha un atteggiamento infantile non solo però nel senso di un blocco a una fase pregenitale, ma più globalmente nel senso di un vuoto interiore: è questo vuoto interiore la causa di tale comportamento che il soggetto poi riempie con ciò che trova, anche l'esperienza omosessuale, in grado di dargli l'illusione di un senso di riempimento dei vuoto.
L'omosessuale appare come un individuo che non ha una chiara identificazione sessuale, ma dietro questa facciata appare una carenza personologica. Egli è un individuo interiormente insicuro (anche se apparentemente aggressivo), ripiegato su se stesso, alla ricerca di qualcosa che lo appaghi, che dia un senso alla sua esistenza.
Secondo alcuni psicoterapeuti se all'omosessuale si offrono del valori esistenziali con cui riempire il vuoto dovuto alla loro mancanza e per i quali valga la pena di lottare contro le proprie tendenze omosessuali, egli può trovare la volontà di intraprendere il cammino verso la «liberazione», per aprirsi ad una affettività eterosessuale.

Omosessualità. Una guida per i genitori

Joseph Nicolosi e Linda Ames Nicolosi, Omosessualità. Una guida per i genitori, con Presentazione di Chiara Atzori, trad. it., Sugarco, Milano 2002, pp. 240, euro 18,40

Il dottor Joseph Nicolosi è uno dei punti di riferimento della terapia riparativa dell’omosessualità; è cofondatore e direttore del NARTH, l’Associazione Nazionale per la Ricerca e la Terapia dell’Omosessualità (www.narth.com), e membro dell’APA, l’Associazione Psicologica Americana. Ha pubblicato diversi studi sul tema dell’omosessualità (cfr. Omosessualità maschile: un nuovo approccio, trad. it., con Presentazione di Chiara Atzori e Postfazione di Livio Fanzaga S.P., Sugarco, Milano 2002 ); esercita la professione presso la Thomas Aquinas Clinic di Encino, in California.

Nicolosi ha scritto con la moglie Linda Ames Omosessualità- Una guida per i genitori per rispondere alle numerose domande di genitori e di educatori circa il comportamento non conforme al proprio genere che un numero sempre maggiore di bambini mostrano; dunque, si tratta di un’opera a quattro mani, nella quale però le parti propriamente cliniche sono del solo dottor Nicolosi, da cui l’alternanza del «noi» e dell’«io» per indicare la paternità delle affermazioni (cfr. p. 18, nota).

L’opera si compone di una Presentazione del medico infettivologo Chiara Atzori (pp. 5-8), di una pagina di Ringraziamenti (p. 9) e di nove capitoli, lungo i quali gli autori accompagnano genitori ed educatori alla comprensione e alla prevenzione dell’omosessualità (pp. 11-220); l’esposizione è corredata da numerosi esempi clinici e dall’apparato critico (pp. 221-234).

Nell’Introduzione (pp. 11-18) gli autori espongono la loro esperienza rispetto al sempre maggior bisogno, da parte di genitori e di educatori, di un’informazione chiara e onesta sull’omosessualità. Questa necessità nasce non solamente dall’incremento del numero dei bambini che presentano il GID, il Gender Identity Disorder, «Disturbo dell’Identità di Genere», ma anche dagli esiti della propaganda gay che, in modo sempre più efficace, sta manipolando l’informazione circa l’omosessualità (cfr. il mio «After the Ball»: un progetto «gay» dopo il baccanale, in Cristianità, anno XXXIII, n. 327, gennaio-febbraio 2005, pp. 7-11).

I coniugi Nicolosi affermano che, al di là delle convinzioni etico-politiche di ognuno, prevenire l’omosessualità è possibile ed è necessario perché espone le persone a una serie di rischi psico-fisici molto seri, nei confronti dei quali gli eterosessuali sono maggiormente tutelati.

Infatti gli omosessuali sono più frequentemente soggetti a depressione maggiore, a disturbo d’ansia generalizzato, a disturbi del comportamento, a dipendenza dalla nicotina, e ad abuso o a dipendenza da altre sostanze (cfr. David M. Fergusson, L. John Horwood e Annette L. Beautrais, Is sexual orientation related to mental health problems and suicidality in young people?, in Archives of general psychiatry, vol. 56, n. 10, Chicago 1-10-1999, pp. 876-880); hanno più frequentemente episodi suicidari (cfr. ibid.; Richard Herrell, Jack Goldberg, William R. True, Visvanathan Ramakrishnan, Michael Lyons, Seth Eisen e Ming T. Tsuang, Sexual orientation and suicidality: a co-twin control study in adult men, in Archives of general psychiatry, vol. 56, n. 10, cit., pp. 867-874; Gerard van den Aardweg, Una strada per il domani. Guida all’(auto) terapia dell’omosessualità, trad. it., Città Nuova, Roma 2004, pp. 62-63; e Marzio Barbagli e Asher Colombo, Omosessuali moderni. Gay e lesbiche in Italia, il Mulino, Bologna 2001, pp. 54-58) e hanno un’aspettativa di vita media decisamente inferiore rispetto a quella degli eterosessuali (cfr. Paul Cameron, The gay nineties, Franklin, Adroit 1993, cit. in G. van den Aardweg, «Matrimonio» omosessuale & affidamento a omosessuali, in Studi Cattolici. Mensile di studi e attualità, anno XLII, n. 449/50, Milano luglio-agosto 1998, pp. 499- 509, [ p. 501]).

Nell’opera è sottolineato un fatto curioso.

L’attivismo gay è riuscito a espungere dai manuali diagnostici l’omosessualità come disturbo,

anche se, a dire il vero, nel Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders, versione IV-TR, (trad. it. DSM-IV-TR. Criteri diagnostici, Masson, Milano 2004), il manuale diagnostico dell’APA, American Psychiatric Association, è presente un Disturbo Sessuale Non Altrimenti Specificato, che può essere diagnosticato quando è riscontrabile un «persistente e intenso disagio riguardo all’orientamento sessuale» (cfr. ibid., disturbo F52.9); si tratta, in altri termini, dell’«omosessualità egodistonica» (cfr. DSM-III. Criteri diagnostici, trad. it., Masson, Milano 1983, disturbo 302. 00), ossia quella degli omosessuali che non si riconoscono nell’identità gay.
Tuttavia è singolare che nei manuali diagnostici sia tuttora presente il Disturbo dell’Identità di Genere dei bambini, altamente predittivo di un futuro sviluppo dell’omosessualità: «Nei bambini, l’anomalia si manifesta con uno dei seguenti sintomi: nei maschi, affermazione che il proprio pene o i testicoli li disgustano, o che scompariranno, o affermazione che sarebbe stato meglio non avere il pene, o avversione verso i giochi di baruffa e rifiuto dei tipici giocattoli, giochi, e attività maschili; nelle femmine, rifiuto di urinare in posizione seduta, affermazione di avere o che crescerà loro il pene, o affermazione di non volere che crescano le mammelle o che vengano le mestruazioni, o marcata avversione verso l’abbigliamento femminile tradizionale» (DSM-IV-TR. Criteri diagnostici, cit., disturbo F64.2). Secondo i Nicolosi

«[...] la professione psichiatrica ha creato un’incongruenza di fondo, considerando i disordini dell’identità sessuale una patologia psichiatrica [nel bambino], e il loro esito conclusivo nell’adulto (l’omosessualità) una condizione normale» (p. 186).

Nel capitolo 1, La mascolinità è una conquista (pp. 19-32), gli autori espongono brevemente le cause relazionali dello sviluppo dell’omosessualità riprendendo e approfondendo le tesi dalla teologa ortodossa e psicologa inglese Elizabeth Moberly sull’origine familiare dell’omosessualità, proposte nell’opera Homosexuality: A New Christian Ethic (James Clarke & Co, Cambridge 1983). Secondo i Nicolosi,

le persone omosessuali, anziché sviluppare un soddisfacente attaccamento emotivo nei confronti dei genitori del proprio sesso, sentendosi rifiutate sviluppano invece un «distacco difensivo» (ibid., p. 6) che li protegge da ulteriori frustrazioni.

Le cause di questo mancato attaccamento possono essere le più svariate e coinvolgono tutti gli elementi del sistema familiare; l’esito sarà «un problema di grave mancanza di autostima e di senso di inadeguatezza sessuale» (p. 31). Il mondo maschile rappresenterà sempre un fortissimo richiamo e una minaccia; crescendo, il desiderio affettivo assumerà una connotazione sessuale. Secondo gli autori

«il cuore della condizione omosessuale è l’autoinganno. [...]
È una rivolta contro la realtà, una ribellione contro i limiti insiti nella natura umana» (p. 22).

In questo capitolo gli autori colgono l’occasione per ribadire la differenza fra gay e omosessuali: «[...] il termine gay ha un’accezione politica che implica un enorme bagaglio di questioni ideologiche e [...] il termine scientifico più adatto [per indicare una persona attratta da altri dello stesso sesso] è omosessuale» (p. 20).

Nel capitolo 2, Il bambino preomosessuale (pp. 33-55), i coniugi Nicolosi espongono in modo sintetico ma efficace il delicato tema dell’identità e della natura della persona; cioè mostrano come

la questione relativa alla maggiore o minore naturalità dell’omosessualità non è di competenza della scienza: «Contrariamente a quanto spesso si sente dire, la scienza ha dei limiti intrinseci: essa descrive la realtà, può dirci “ciò che è”, ma non “ciò che dovrebbe essere”» (p. 35).

Gli autori utilizzano un esempio per chiarire il concetto: «Possiamo affermare che l’obesità è la sua [di Jack, il ragazzo dell’esempio] vera natura? Non è più giusto dire che la sua condizione è il frutto di una combinazione di fattori biologici, influenza familiare, influenza sociale esercitata dai suoi coetanei e una personale scelta comportamentale (esattamente come per l’omosessualità)? (p. 36). L’essere umano non è destinato all’obesità; abbiamo il dovere di rispettare le persone affette da questo problema e sostenere la loro battaglia, ma non possiamo affermare che l’obesità è parte integrante della loro identità.» «Questo è lo stesso comportamento da tenere nei confronti degli adolescenti confusi sulla loro identità sessuale» (ibidem).

Secondo l’esperienza del dottor Nicolosi,

i bambini confusi nella loro identità sessuale possono evitare una futura omosessualità se le relazioni nel sistema familiare si modificano in modo da fornire loro un modello maschile positivo al quale essi possano ispirarsi nelle sfide della vita.

Nel capitolo 3, Omosessuali si nasce? (pp. 56-66), gli autori s’impegnano nella confutazione delle teorie secondo le quali l’omosessualità sarebbe una condizione innata. Queste teorie sono propalate dagli attivisti gay nell’intento di convincere l’opinione pubblica che l’omosessualità sarebbe «normale», seguendo un ragionamento di questo genere: se una persona nasce omosessuale nessuno ne ha la responsabilità, e non vi si può fare nulla, anzi! Ogni tentativo di cambiamento sarebbe una violenza alla «vera natura» della persona. Tuttavia questo ragionamento sarebbe fallace anche se l’omosessualità avesse una causa genetica: per esempio, la sindrome di Down è innata, ma nessuno la considera normale.

Le teorie innatiste dell’omosessualità si basano principalmente su due esperimenti.
Il primo è quello condotto nel 1991 dal biologo statunitense Simon Le Vay — omosessuale e attivista gay —, il quale sezionò alcuni cadaveri fra i quali quelli di uomini presumibilmente omosessuali. Le Vay scoprì che il terzo nucleo interstiziale dell’ipotalamo — chiamato INAH-3 — aveva dimensioni simili nelle donne e negli omosessuali, mentre mostrava dimensioni maggiori nel caso degli uomini dei quali non era disponibile alcuna informazione sull’orientamento sessuale. Sostanzialmente, questo ricercatore ha confrontato l’ipotalamo di omosessuali con quello di uomini dall’orientamento sessuale sconosciuto. Oltre a ciò va considerata la plasticità del cervello; non è possibile cioè escludere che un comportamento omosessuale abbia un’influenza sulle parti dell’encefalo. Oltre a tutto questo, fu lo stesso Le Vay a dichiarare: «Bisogna considerare ciò che non sono riuscito a dimostrare. Non ho provato che l’omosessualità è genetica, né ho trovato una causa genetica dell’omosessualità. Non ho dimostrato che omosessuali si nasce» (p. 57).

Il secondo esperimento è quello pubblicato nello stesso anno da J. Michael Bailey e Richard Pillard (cfr. A genetic study of male sexual orientation, in Archives of general psychiatry, vol. 48, n. 12, Chicago 1-12-1991, pp. 1089-1096). Questo studio, che secondo gli attivisti gay avrebbe dimostrato l’origine genetica dell’omosessualità, in realtà dimostra l’esatto contrario. I due scienziati presero in esame coppie di fratelli nelle quali almeno uno dei due aveva un orientamento omosessuale. I gemelli omozigoti — che condividono l’identico patrimonio genetico — erano entrambi omosessuali nel 52% dei casi; è una percentuale tutt’altro che trascurabile, ma se l’omosessualità avesse un’origine genetica la percentuale avrebbe dovuto essere il 100%. Ma le sorprese non sono finite: i gemelli non identici erano entrambi omosessuali nel 22% dei casi, mentre i fratelli non gemelli lo erano nel 9.2% dei casi. Curiosamente, nel caso dei fratelli adottivi — che non condividono nulla del patrimonio genetico — la percentuale era del 10.5%, cioè superiore a quella dei gemelli biologici.

Nel capitolo 4, Il ruolo della famiglia (pp. 67-97), gli autori indagano sui ruoli e sulle dinamiche familiari connesse con lo sviluppo dell’omosessualità. Emerge con evidenza come

il fattore scatenante l’omosessualità non sia solamente un padre di un certo tipo, ma la relazione fra il padre e il figlio; e quale influenza abbia la madre su questa relazione, e quale relazione quest’ultima intrattenga con il marito e il figlio.

Pare quindi importante considerare la famiglia come un «sistema», e non solamente come la somma d’individui; è questo una conferma e un superamento della «relazione triadica classica» (p. 74) individuata dallo psichiatra e psicoanalista statunitense Irving Bieber (1908-1991, basata su caratteristiche individuali dei membri della famiglia: «Siamo portati a pensare che la triade caratterizzata da un’intimità vischiosa materna e dal distacco-ostilità paterno sia il modello “classico” più favorevole alla promozione dell’omosessualità o di gravi problemi omosessuali nel figlio» (I. Bieber e Collaboratori, Omosessualità, «Il Pensiero Scientifico» Editore, Roma 1977, p. 153). In questo capitolo, i coniugi Nicolosi forniscono alcune utili indicazioni per i genitori alle prese con questo problema.

Nel capitolo 5, Amici e sentimenti (pp. 98-118), gli autori affrontano il delicato tema dei rapporti dei bambini affetti da GID (= Gender Indentity Disturb , Disturbo dell’Identità di Genere n.d.r.) con i coetanei dello stesso sesso. I bambini affetti da GID, infatti, tendono a isolarsi e a mantenere comportamenti solitari; eventualmente giocano e frequentano preferibilmente amici del sesso opposto, ma difficilmente hanno amici dello stesso sesso. Questo atteggiamento, secondo i coniugi Nicolosi, è la conseguenza dell’opinione — formatasi in famiglia — che questi bambini hanno di sé: «[...] il bambino prova un profondo disagio in compagnia di altri uomini e non si sente all’altezza del mondo maschile» (p. 31); secondo lo psicoterapeuta olandese Gerard van den Aardweg, inoltre, i rapporti con i coetanei dello stesso sesso sarebbero ancora più determinanti delle relazioni familiari nel produrre un senso d’inferiorità in riferimento al proprio genere (cfr. G. van den Aardweg, Omosessualità e speranza, trad. it., Ares, Milano 1995; e Idem, Una strada per il domani, cit.). Inoltre, nello stesso capitolo,

gli autori mettono in guardia i genitori da associazioni che propagandano lo stile di vita gay sfruttando il momento di difficoltà dei genitori, e sottolineano l’importanza dell’attività sportiva per il superamento delle difficoltà di genere elencando gli sport che a loro parere possono aiutare a sviluppare un sano potenziale eterosessuale.

Nel capitolo 6, Verso l’adolescenza (pp. 119-155), i coniugi Nicolosi affrontano una fase importante dello sviluppo della persona, in particolare di quella che ha difficoltà con la propria identità di genere. Questo periodo è particolarmente delicato perché le pulsioni affettive cominciano a erotizzarsi — e quindi comincia per il ragazzo o per la ragazza il rischio di intraprendere comportamenti pericolosi — e perché gli adolescenti sono particolarmente sensibili al bombardamento mediatico, e

la strategia gay prevede un massiccio uso dei mass media per «[...] diffondere la convinzione che l’omosessualità debba essere considerata una condizione normale» (p. 179).

I coniugi Nicolosi, infatti, sottolineano come nel caso di diversi adolescenti da loro incontratil’essere omosessuale o meno sia una questione di moda, e il parteggiare per il movimento omosessualista sia vissuto come una lotta per i diritti civili. Gli autori, ricorrendo a ricerche e alla letteratura scientifica, dimostrano come gli adolescenti con problemi di omosessualità siano particolarmente esposti a problemi psichiatrici o a comportamenti antisociali e autodistruttivi, come tentativi di suicidio, fughe da casa, tossicodipendenza, alcolismo e prostituzione; infatti, per molti omosessuali, l’adolescenza è il momento dei primi contatti con il mondo gay. Vista la criticità dell’età adolescenziale, per i ragazzi che hanno problemi d’identità di genere,

gli autori mettono in guardia i genitori nei confronti di programmi educativi scolastici miranti a presentare l’omosessualità come «normale» e la critica nei confronti dell’omosessualità e del mondo gay come «omofobia». Questi programmi esistono anche in Italia: sono condotti dall’AGEDO, l’Associazione di Genitori, Parenti e Amici di Omosessuali ( www.agedo.org/index_i.html) e sono finanziati con fondi pubblici.

Questo capitolo è anche l’occasione per ricordare i legami fra lo sviluppo dell’omosessualità e abusi subiti in età infantile o adolescenziale.

I coniugi Nicolosi dedicano il capitolo 7, Da maschiaccio a lesbica (pp. 156-175), a un tema spesso dimenticato nei dibattiti e sui mass media, ossia quello dell’omosessualità femminile, cioè del lesbismo. Il dottor Nicolosi afferma:

«Credo che alle origini del lesbismo vi sia il rifiuto inconscio della propria identità femminile. Solitamente, le donne che diventano lesbiche decidono a livello inconscio che essere femmine è rischioso o indesiderabile. A volte perché hanno subito le molestie sessuali di un uomo, oppure (e questo è il caso più frequente) perché si confrontano con una figura materna ai loro occhi debole o negativa» (p. 157).

Anche in questo caso vengono analizzate le dinamiche familiari, ma non vengono taciute le responsabilità del femminismo, responsabile di diffondere un rifiuto della «ricettività» (p. 160) definita «l’anima della femminilità» (p. 160).

Nel capitolo 8, La politica della cura (pp. 176-191), gli autori affrontano il tema delle politiche culturali dell’omosessualità e il loro ruolo nella confusione sessuale dei giovani. Questo tema riguarda forse l’ostacolo maggiore che i genitori incontrano nel loro cammino di comprensione e di riparazione delle ferite dell’identità sessuale dei propri figli. Lo strumento più potente di queste politiche culturali è la scienza;

Nicolosi ribadisce che la scienza non può stabilire cosa è normale e cosa non lo è, ma deve limitarsi a descrivere il fenomeno: «I dati scientifici forniscono una descrizione del mondo e mettono a disposizione di tutti dei fatti utili alla comprensione della realtà in cui viviamo, ma l’essenza umana, l’identità più profonda dell’uomo, è una questione che compete alla filosofia e alla religione.
La scienza può svolgere solo una funzione descrittiva, la filosofia e la teologia forniscono una prospettiva più ampia al di là del mondo materiale, ossia un’immagine della pienezza umana» (p. 178).

Purtroppo — sostiene Nicolosi —, il mondo della scienza è dominato da correnti ideologiche assolutamente favorevoli all’omosessualismo (cfr. R. Marchesini [a cura di], La terapia riparativa dell’omosessualità. Colloquio con Gerard J. M. van den Aardweg, in Studi Cattolici. Mensile di studi e attualità, anno XLIX, n. 535, Milano settembre 2005, pp. 616-622). Un esempio chiarissimo di questa contaminazione, che talvolta si trasforma in una vera manipolazione, è data dal celebre «10%», che corrisponderebbe alla percentuale di omosessuali presenti nella società secondo gli studi dell’entomologo statunitense Alfred Kinsey (1894-1956); questo dato, propalato dagli attivisti gay, non è mai stato confermato da nessun’altra ricerca, ed è frutto di una pesante manipolazione (cfr. Judith A. Reisman ed Edward W. Eichel, Kinsey, sex and fraud. The indoctrination of a people, Lafayette, Huntington 1990).

Nel capitolo 9, Il processo terapeutico (pp. 192-220), gli autori descrivono e trascrivono alcune sedute terapeutiche con i genitori di bambini sessualmente confusi, ma anche quelli di adolescenti alle prese con nuovi impulsi omosessuali, e contiene consigli educativi per i genitori per accompagnare i loro figli alla scoperta del loro potenziale eterosessuale. Merita la trascrizione di un brano presente nell’ultima pagina di questo capitolo: «È nostra convinzione che l’umanità debba vivere in conformità con l’ordine naturale, al fine di realizzarsi pienamente. Noi crediamo che la complementarietà sessuale e l’eterosessualità siano il fondamento di quest’ordine naturale. Tutte le volte che neghiamo l’importanza delle differenze sessuali, non rispettiamo l’integrità della condizione umana» (p. 220).

Per quanto riguarda l’omosessualità, l’opera dei coniugi Nicolosi appare decisamente apprezzabile perché risponde all’invocazione sempre più pressante di genitori e di educatori preoccupati per i comportamenti dei bambini loro affidati; oltre a questo, è ricco di osservazioni e d’informazioni in maniera tale da poter essere lo strumento per un primo approccio al tema dell’omosessualità per chiunque.

Eppure il testo si rivela, a una lettura approfondita, collocato sullo sfondo del più grande tema della lotta spirituale che la nostra natura decaduta deve affrontare ogni giorno per reagire alle ferite che ognuno di noi si porta dentro e liberare così il nostro pieno potenziale umano:

«È sempre un grave errore credere che in un dato momento della vita le nostre lotte interiori siano “concluse”; in realtà, come esseri umani siamo estremamente vulnerabili, sia che la nostra lotta riguardi l’omosessualità che l’alcolismo, la tossicodipendenza, la golosità o persino l’orgoglio» (p. 152).

Roberto Marchesini

Cristianità, 330-331 (2005)

LA QUESTIONE OMOSESSUALE NELLA BIBBIA
di Gianfranco Ravasi (da: Famiglia Cristiana)

Non tutti testi della Bibbia che toccano questo e altri problemi sono da assumere letteralmente; bisogna interpretarli alla luce dell'insieme della Rivelazione e della Tradizione per individuare il filo costante del messaggio biblico. Così, alcuni passi considerati classici sul tema della omosessualità sono da usare con riserva perché l'autore sacro ha di mira prima di tutto la condanna di un altro peccato.
L'episodio di Lot
Il l testo che ha dato il nome tradizionale alla «sodomia', cioè il capitolo 19 della Genesi, ove alcuni abitanti di Sodoma chiedono a Lot di consegnare loro gli ospiti "angeli" «perché possiamo abusarne»: l'orrore dell'autore sacro e la sua condanna riguardano la violazione della legge sacra dell'ospitalità (qualcosa dì simile si ha in Giudici 19). Non è escluso anche un riferimento polemico contro l'idolatria cananea che, nei suoi culti della fertilità, conosceva l'omosessualità (leggi Deuteronomio 23,18-19, ove sono di scena i «prostituti sacri» -uomini che si prestavano a riti religiosi a sfondo omosessuale-che vengono definiti spregiativamente «cani»).
Tuttavia esiste un filo da inseguire all'intemo della Bibbia in cui il discorso si fa più diretto ed esplicito.
(Levitico 18,22; 20,13)
Nel libro del Levitico si leggono moniti indiscutibili: «Non avrai relazioni con un maschio come si hanno con una donna: è un abominio... Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte» . La pena di morte nell'antico Israele aveva anche un valore teologico oltre che giuridico. era in pratica la sanzione della «scomunica» dalla comunità santa.
A questa prospettiva è da rimandare anche un testo paolino.
(Romani 7,24-32)
In una lista di vizi che escludono dal Regno di Dio, l'Apostolo introduce due classi di persone: i malakoi, letteralmente «i teneri, i dolci», cioè gli effeminatì, il partner omosessuale passivo,
(1Corinzi 6,9-10)
e gli arsenokoitai, vocabolo ignoto, in greco classico ma etimologicamente chiaro, indicante gli omosessuali attivi . A questa linea si può riportare anche la lista di vizi contrari al Vangelo citati in
( Matteo 1,10)
appaiono la fornicazione in senso lato, gli arsenokoitai già citati e gli andrapodistai, cioè i sequestratori di ragazzi per pederastia.

(Sapienza 13-15)
Un'altra coppia di testi merita una particolare attenzione. Nel trattatello di sull'idolatrial'autore, probabilmente un giudeo d'Alessandria d'Egitto che scrive nel 30 a.C., elenca un alfabeto di 22 vizi. Si tratta dì un elenco costruito partendo
2a lettera t, l'ultima dell'alfabeto ebraico , per giungere alla a, la prima, così da indicare simbolicamente le perversioni dell'ordine morale. In questa lista si parla anche della «inversione della generazione».
Idolatria e vizio
Non è chiaro a che cosa afluda il sapiente: per alcuni sarebbe in causa l'omosessualità, per altri ogni frustrazione della furizione generatrice. Sitíficativa resta, comunque, la connessione tra idolatria e vizio sessuale. Dalla decadenza religiosa nasce la perversione morale. Ora, la stessa tesi è ribadita da Paolo nel suo famoso ritratto della miseria morale e religiosa dei mondo pagano presente in
( Romani 1,26-27)
Qui, però, è nettamente in questione l'omosessualità: «Le donne hanno cambiato i rapporti naturali in, rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini». Anche qui la degenerazione sessuale è vista come conseguenza della deviazione religiosa. La perdita del senso di Dio fa precipitare nel gorgo del vizio da cui ci può liberare solo la grazia salvatrice.
Certo, dobbiamo riconoscere che la Bibbia non considera le implicazioni psicologiche e il groviglio antropologico dell'omosessuale. Il suo giudizio è squisitamente teologico e si àncora - come sempre quando si affronta la questione morale rivelata - alle radici fondamentali della morale dell'alleanza: la relazione col progetto di Dio sull'essere umano creato da Dio «maschio e femmina» (Genesi 1,27).
La tradizione cristiana
E' in questa traiettoria che si pone l'antica tradizione cristiana a partire dalla Didaché, che ammonisce a «non commettere adulterio e ad evitare pederastia e fornicazione», e da san Policarpo (II sec.) che nella sua lettera ai Filìppesi cita 1Corinzi 6,9-10. L'appello, comunque, non si affida a motivazioni filosofiche o di morale naturale (inversione o perversione), ma si basa su ragioni squisitamente religiose e si modella sulle esigenze del Regno di Dio. Tra l'altro non bisogna dímenticare che Paolo, tra i frutti dello Spirito ricevuti dal cristiano nel battesimo, pone anche «íl dominio di sé» (Galati 5,23) e il «non soddisfare i desideri della carne» (Romani 6).
Un'annotazione marginale.
Nel 1978 veniva pubblicato a Filadelfia un libro: Jonathan loved David. Homosexuality in Biblical times («'Gionata amò Davide. L'omosessualità in epoca biblica»), scritto dall'americano Toni Homer. In esso si sosteneva che l'amicizia tra Gionata e Davide era di tipo omosessuale (2Samuele 1,26) «La tua amicizia era per me preziosa più che amore di donna»). Il libro, però, è stato demolito da un coro di critiche. Soprattutto si riuscì a dimostrare inequivocabilmente che il verbo usato per indicare questa relazione (ahab) ha in realtà un significato di tipo politico: esprimerebbe piuttosto una coalizione tra il membro di un clan dinastico al potere (Gionata) e un aspirante perseguitato ma con un suo seguito popolare (Davide).


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Orientamenti educativi sull'amore umano
(a cura della Congregazione per l'Educazione Cattolica Significato della sessualità )

4. La sessualità è una componente fondamentale della personalità, un suo modo di essere, di manifestarsi, di comunicare con gli altri, di sentire, di esprimere e di vivere l'amore umano. Perciò essa è parte integrante dello sviluppo della personalità e del suo processo educativo: "Dal sesso, infatti, la persona umana deriva le caratteristiche che, sul piano biologico, psicologico e spirituale, la fanno uomo o donna, condizionando così grandemente l'iter del suo sviluppo verso la maturità e il suo inserimento nella società". La sessualità caratterizza l'uomo e la donna non solo sul piano fisico, ma anche su quello psicologico e spirituale, improntando ogni loro espressione. Tale diversità, connessa alla complementarietà dei due sessi, risponde compiutamente al disegno di Dio secondo la vocazione a cui ciascuno è chiamato.

5. La genitalità, orientata alla procreazione, è l'espressione massima, sul piano fisico, della comunione d'amore dei coniugi. Avulsa da questo contesto di reciproco dono - realtà che il cristiano vive sostenuto e arricchito in modo particolare dalla grazia di Dio - essa perde il suo significato, cede all'egoismo del singolo ed è un disordine morale.

6. La sessualità, orientata, elevata e integrata dall'amore, acquista vera qualità umana. Nel quadro dello sviluppo biologico e psichico, essa cresce armonicamente e si realizza in senso pieno solo con la conquista della maturità affettiva, che si manifesta nell'amore disinteressato e nella totale donazione di sé.

Alcuni principi fondamentali
21. Ogni educazione si ispira a una specifica concezione dell'uomo. L'educazione cristiana tende a favorire la realizzazione dell'uomo attraverso lo sviluppo di tutto il suo essere, spirito incarnato, e dei doni di natura e di grazia di cui è arricchito da Dio. L'educazione cristiana è radicata nella fede che "tutto rischiara di una luce nuova e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell'uomo". Concezione cristiana della sessualità La corporeità

22. Nella visione cristiana dell'uomo, si riconosce al corpo una particolare funzione, perché esso contribuisce a rivelare il senso della vita e della vocazione umana. La corporeità è, infatti, il modo specifico di esistere e di operare proprio dello spirito umano. Questo significato è anzitutto di natura antropologica: "il corpo rivela l'uomo", "esprime la persona" ed è perciò il primo messaggio di Dio all'uomo stesso, quasi una specie di "primordiale sacramento, inteso quale segno che trasmette efficacemente nel mondo visibile il mistero invisibile nascosto in Dio dall'eternità".

23. C'è un secondo significato di natura teologale: il corpo contribuisce a rivelare Dio e il suo amore creatore, in quanto manifesta la creaturalità dell'uomo, la sua dipendenza da un dono fondamentale, che è dono d'amore. "Questo è il corpo: testimone dell'amore come di un dono fondamentale, quindi testimone dell'amore come sorgente da cui è nato questo stesso donare".

24. Il corpo, in quanto sessuato, esprime la vocazione dell'uomo alla reciprocità, cioè all'amore e al mutuo dono di sé. Il corpo, infine, richiama l'uomo e la donna alla loro costitutiva vocazione alla fecondità, come a uno dei significati fondamentali del loro essere sessuato. La distinzione sessuale

25. La distinzione sessuale, che appare come una determinazione dell'essere umano, è diversità, ma nella parità di natura e di dignità. La persona umana, per sua intima natura, esige una relazione di alterità, implicante una reciprocità di amore. I sessi sono complementari: simili e dissimili nello stesso tempo; non identici, uguali però nella dignità della persona; sono pari per intendersi, diversi per completarsi reciprocamente.

26. L'uomo e la donna costituiscono due modi di realizzare, da parte della creatura umana, una determinata partecipazione dell'Essere divino: sono creati ad "immagine e somiglianza di Dio" e attuano compiutamente tale vocazione non solo come persone singole, ma anche come coppia, quale comunità di amore. Orientati all'unione e alla fecondità, l'uomo e la donna sposata partecipano dell'amore creatore di Dio, vivendo la comunione con lui attraverso l'altro. Degenerazione

27. La presenza del peccato, che oscura l'innocenza originaria, rende meno facile all'uomo la percezione di questi messaggi: la loro decifrazione è diventata cosi un compito etico, oggetto di un difficile impegno, affidato all'uomo: "L'uomo e la donna dopo il peccato originale perderanno la grazia dell'innocenza originaria. La scoperta del significato sponsale del corpo cesserà di essere per loro una semplice realtà della rivelazione e della grazia. Tuttavia, tale significato resterà come impegno dato all'uomo dall'ethos del dono, inscritto nel profondo del cuore umano, quasi lontana eco dell'innocenza originaria". Di fronte a questa capacità del corpo di essere nello stesso tempo segno e strumento di vocazione etica, si può scoprire un'analogia tra il corpo stesso e l'economia sacramentale, che è la via concreta attraverso la quale giunge all'uomo la grazia e la salvezza.

28. Poiché l'uomo "storico" è inclinato a ridurre la sessualità alla sola esperienza genitale, si spiegano le reazioni tendenti a svalutare il sesso, come se per sua natura fosse indegno dell'uomo. I presenti orientamenti intendono opporsi a tale svalutazione. Nel mistero di Cristo

29. "Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo" e l'esistenza umana acquista il suo pieno significato nella vocazione alla vita divina. Solo seguendo il Cristo, l'uomo risponde a questa vocazione e diventa così pienamente uomo, crescendo fino a raggiungere "lo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo".

30. Alla luce del mistero di Cristo, la sessualità ci appare come una vocazione a realizzare l'amore che lo Spirito Santo infonde nel cuore dei redenti. Gesù Cristo ha sublimato tale vocazione col sacramento del matrimonio. Verginità

31. Gesù ha indicato, inoltre, con l'esempio e la parola, la vocazione alla verginità per il regno dei cieli. La verginità è vocazione all'amore: rende il cuore più libero di amare Dio. Libero dai doveri dell'amore coniugale, il cuore vergine può sentirsi, pertanto, più disponibile all'amore gratuito dei fratelli. La verginità per il regno dei cieli, di conseguenza, meglio esprime la donazione del Cristo al Padre per i fratelli e prefigura con maggiore esattezza la realtà della vita eterna, tutta sostanziata di carità. La verginità, certo, implica la rinuncia alla forma di amore tipica del matrimonio, ma la rinuncia è compiuta allo scopo di assumere più in profondità il dinamismo, insito nella sessualità, di apertura oblativa agli altri e di potenziarlo e trasfigurarlo mediante la presenza dello Spirito, il quale insegna ad amare il Padre e i fratelli come il Signore Gesù. Sintesi

32. In sintesi, la sessualità è chiamata ad esprimere valori diversi a cui corrispondono esigenze morali specifiche. Orientata verso il dialogo interpersonale, contribuisce alla maturazione integrale dell'uomo, aprendolo al dono di sé nell'amore. Legata, inoltre, nell'ordine della creazione, alla fecondità e alla trasmissione della vita, è chiamata ad essere fedele anche in questa sua interna finalità. Amore e fecondità sono comunque significati e valori della sessualità, che si includono e richiamano a vicenda e non possono quindi essere considerati né alternativi né opposti.

33. La vita affettiva, propria di ciascun sesso, si esprime in modo caratteristico nei diversi stati di vita: l'unione dei coniugi, il celibato consacrato scelto per il regno, la condizione del cristiano che non ha raggiunto il momento dell'impegno matrimoniale o perché rimane tuttora celibe, o perché ha scelto di conservarsi tale. In tutti i casi questa vita affettiva deve essere accolta e integrata nella persona umana.

Omosessualità e verità del Vangelo: verso una efficace cura pastorale
di Robert A. Gahl, Jr., Pontificia Università della Santa Croce

1. Amore umano e sessualità
"Non è bene che l'uomo sia solo" (Gn 2, 18). Con queste parole il libro della Genesi introduce la creazione di Eva, la prima donna. Il racconto ispirato della creazione spiega l'origine della differenza fra uomo e donna indicando che gli esseri umani, creati ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1, 26), sono chiamati ad una comunione d'amore.
Secondo il racconto della Genesi, la complementarità fra uomo e donna, un riflesso dell'"interiore unità del Creatore", è orientata a questa comunione (1).
Sin dalla creazione dei nostri progenitori, le relazioni sessuali hanno sempre avuto il significato di essere una fondamentale espressione dell'amore umano al servizio della fecondità nella famiglia e dell'unità fra marito e moglie. La Chiesa pertanto "celebra nel sacramento del matrimonio il disegno divino dell'unione amorosa e donatrice di vita dell'uomo e della donna" (2).
Di conseguenza, in concordanza con la legge naturale, la Chiesa insegna che ogni uso della facoltà sessuale al di fuori della relazione coniugale è immorale e quindi può solo condurre alla frustrazione ed alla separazione piena di rimorso dal Creatore Divino.

2. Omosessualità: definizione e valutazione
Quando Adamo ed Eva abusarono della loro libertà disobbedendo a Dio, essi commisero il peccato originale che ferì la natura umana. Gli effetti del peccato originale sono sperimentati da ciascuno di noi. Il peccato oscura la somiglianza dell'uomo con Dio, offusca la nostra percezione del significato sponsale del corpo umano, e rende difficile il permanente e non egoistico amore fra marito e moglie (3).
A motivo del peccato originale, la natura umana è ferita nelle sue proprie forze naturali ed è inclinata al peccato (4). L'omosessualità è una delle molte manifestazioni del disordine nelle inclinazioni umane introdotto dal peccato originale. L'omosessualità è la condizione di coloro "che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso" (5).
Come ogni altro disordine introdotto dalle conseguenze di tale peccato nella natura umana, l'esperienza delle inclinazioni omosessuali è una provocazione al combattimento spirituale (6).
La Chiesa distingue fra tendenze e attuazione di queste tendenze.
La Chiesa pertanto distingue anche fra persone che sperimentano tentazioni omosessuali e atti omosessuali. Uomini e donne che sperimentano inclinazioni sessuali orientate predominantemente verso membri dello stesso sesso sono considerate persone omosessuali. Gli atti sessuali volontari, od ogni forma di contatto sensuale per una gratificazione sessuale, fra persone dello stesso sesso è considerata attività omosessuale.
Mentre il peccato originale è la causa remota dall'omosessualità, la causa prossima sembra essere una combinazione di vari fenomeni non totalmente spiegati dalla scienza. Dal momento che contraddicono il piano del Creatore, gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati. Chiunque acconsenta liberamente ad una pratica omosessuale è personalmente colpevole di peccato grave (7).
L'attività omosessuale annulla il ricco simbolismo, significato e fine presente nel disegno del Creatore. Nella sua intrinseca sterilità esso contraddice la vocazione ad una vita di auto-donazione nell'amore espressa dall'unione complementare coniugale fra uomo e donna (8).
L'attività omosessuale manca della finalità essenziale indispensabile per la bontà morale degli atti sessuali. La Sacra Scrittura condanna l'attività omosessuale come una seria depravazione e addirittura "come la triste conseguenza del rifiuto di Dio" (9) (cfr Rm 1, 24-27).
La Chiesa aiuta le persone omosessuali a lottare coraggiosamente contro inclinazioni disordinate e a conformarsi allo splendore della verità che si trova in Gesù Cristo (cfr Gv 14, 6).
"Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l'omosessualità, la Chiesa... difende la libertà e la dignità della persona" (10). L'armonia sociale dipende, in parte, dalla realizzazione corretta del mutuo sostegno e complementarità fra i due sessi, motivo per cui la Chiesa non può appoggiare una legislazione civile che protegga "un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto" (11).
Mentre si oppone ai rapporti omosessuali, la Chiesa anche difende le persone omosessuali da quelle forme di discriminazione che sono ingiuste (12) e cerca di aiutarle a trovare gioia e pace nel vivere la virtù della castità. Coloro che soffrono per inclinazioni omosessuali non sono necessariamente responsabili della loro condizione. Nessuno dovrebbe giudicare tali persone come inferiori.
La lunga esperienza della Chiesa dimostra che con l'aiuto della grazia di Gesù Cristo, la recezione frequente dei sacramenti della Riconciliazione e della Santa Eucaristia, l'impegno ascetico, e - in taluni casi - una terapia medica, essi possono evitare il peccato e fare progressi nel cammino verso la santità. Tutti devono lottare per compiere ciò che è giusto, ed è solo con la grazia di Dio e con un grande sforzo che uomini e donne riescono a realizzare la loro propria perfezione interiore.
La Chiesa riconosce l'eguale dignità di tutte le persone ed offre un'accoglienza materna a coloro che sperimentano inclinazioni omosessuali. Allo stesso tempo la Chiesa condanna in modo assoluto ogni malizia in parole o azioni nei confronti di persone omosessuali ed insegna che tale comportamento mette in pericolo i principi più fondamentali di una sana società. Di conseguenza la Chiesa insegna che la legge umana dovrebbe promuovere il rispetto per la dignità intrinseca di ogni persona (13).

3. Orientamenti per una pastorale delle persone omosessuali
Nella sua azione pastorale la Chiesa apre le sue braccia a tutti gli uomini e a tutte le donne. "La Chiesa è il luogo in cui l'umanità deve ritrovare l'unità e la salvezza" (14).
"Ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa che è il suo Corpo" (15).
Con iniziativa creativa motivata dalla carità, e senza alcun timore, il fedele cristiano esprime il paterno amore di Dio per tutti andando alla ricerca di ciascuno e venendo incontro al suo desiderio di salvezza. Convinta che la perfezione salvifica della libertà umana può essere trovata solo nella verità di Gesù Cristo, la Chiesa deve sempre proclamare coraggiosamente la morale cristiana, anche quando incontra opposizione o, in casi estremi, persecuzione e martirio (16).
Pertanto, ogni impegno pastorale o apostolato a favore delle persone omosessuali dovrebbe adempiere alle seguenti condizioni:
1) Il rispetto per l'eguale dignità delle persone omosessuali esige di riconoscere che le azioni peccaminose, come gli atti omosessuali, ledono la dignità umana. I ministri della Chiesa perciò devono vigilare perché nessuna persona omosessuale loro affidata sia fuorviata dalla diffusa opinione erronea che l'attività omosessuale è una inevitabile conseguenza della condizione omosessuale (17).
2) Per essere efficace, autentica e fedele, ogni cura pastorale di persone omosessuali deve far conoscere la grave peccaminosità del comportamento omosessuale. Senza respingere nessuna persona di buona volontà, la pastorale per i fedeli omosessuali deve comunicare, quanto prima possibile, le esigenti ma attraenti condizioni della verità morale. Dal momento che alcune persone possono sentirsi respinte dalla Chiesa, la cura pastorale delle persone omosessuali raggiunge i maggiori risultati quando le aiuta a riconoscere che la Chiesa le accetta come persone, mentre le aiuta a comprendere l'insegnamento della Chiesa.
3) Con il loro sforzo di vivere secondo il Vangelo, le persone omosessuali raggiungono la pace e il dominio delle loro tendenze disordinate. Essi sono incoraggiati ad imparare che con l'amore di Cristo, "possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana" (18).
Ogni attività pastorale con le persone omosessuali dovrebbe pertanto privilegiare l'impegno ascetico personale, la generosa accettazione della volontà di Dio, il riconoscimento di essere un figlio di Dio, e l'unione delle proprie sofferenze e difficoltà al sacrificio della croce del Signore (19).
Con una comprensione ricca di compassione la cura pastorale della Chiesa dovrebbe incoraggiare il fedele omosessuale a sperare nella potenza della risurrezione del Signore, con la fiducia che lo Spirito Santo produrrà in loro "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé" (Gal 5, 22). Così come San Paolo scrive ai Galati, "ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri" (Gal 5, 24). Le persone omosessuali pertanto dovrebbero far uso dei mezzi sperimentati per crescere nella virtù della castità, fra cui la frequente recezione dei sacramenti della Penitenza e della Santa Comunione.
4) L'autenticità della pubblica proclamazione del Vangelo da parte della Chiesa deve essere garantita dall'assicurazione che tutti coloro che sono impegnati nella pastorale delle persone omosessuali, specialmente il clero ed i religiosi, siano personalmente convinti della dottrina della Chiesa e pronti a professare la dottrina della Chiesa come la loro propria. L'affidabilità pubblica dei ministri della Chiesa esige che essi credano e professino gli insegnamenti della Chiesa. Per attirare nuovi membri alla Chiesa si esigono convinzioni personali ferme ed impegno. Un'efficace pastorale in favore delle persone omosessuali, anche con quelle che possono sentirsi emarginate dalla Chiesa, esige prontezza nel comunicare la dottrina morale della Chiesa con un'adesione personale. La riluttanza nell'esprimere la totalità della morale cristiana soltanto danneggia la cura pastorale delle persone omosessuali e pertanto reca loro una grave ingiustizia.
5) Ogni impegno pastorale pubblico nei confronti delle persone omosessuali dovrebbe essere fatto in stretta unità e sotto la guida del Vescovo locale allo scopo di garantire che la pastorale rifletterà sempre la pienezza della dottrina cattolica.
6) La pastorale nei confronti delle persone omosessuali non dovrebbe mai rifuggire dal proclamare la verità per timore di critiche, e dovrebbe parlare coraggiosamente contro la pretesa che la condanna dell'attività omosessuale sia una specie di discriminazione ingiusta delle persone omosessuali o una violazione dei loro diritti (20).
Coloro che accettano la condizione omosessuale come se non fosse disordinata e legittimano gli atti omosessuali "sono mossi da una visione opposta alla verità sulla persona umana, che ci è stata pienamente rivelata nel mistero di Cristo" (21). Anche se non se ne rendono conto, la loro approvazione dell'omosessualità riflette "una ideologia materialistica, che nega la natura trascendente della persona umana, così come la vocazione soprannaturale di ogni individuo" (22).
7) Per evitare malintesi o confusioni, la pastorale in favore delle persone omosessuali deve sempre essere totalmente indipendente da ogni gruppo che favorisca uno stile di vita "gay" o pretenda che la condizione omosessuale sia equivalente o in qualche modo superiore alla castità vissuta nel matrimonio o nel celibato. Gli operatori pastorali impegnati a favore delle persone omosessuali non dovrebbero associarsi con organizzazioni che promuovano mutamenti nella legislazione civile che offuschino il riconoscimento giuridico del matrimonio e della famiglia equiparandovi le unioni omosessuali (23).
La Chiesa è consapevole della responsabilità di dover conservare il dono inestimabile della Rivelazione e di doverlo difendere contro ogni influenza nefasta. I programmi pastorali, quando sono intrapresi in conformità con la verità della Rivelazione, contribuiscono al benessere umano e spirituale delle persone omosessuali, ed all'integrità della società. Non si deve mai dimenticare che "ogni allontanamento dall'insegnamento della Chiesa, o il silenzio su di esso, nella preoccupazione di offrire una cura pastorale, non è forma né di autentica attenzione né di valida pastorale. Solo ciò che è vero può ultimamente essere anche pastorale.
Quando non si tiene presente la posizione della Chiesa si impedisce che uomini e donne omosessuali ricevano quella cura, di cui hanno bisogno e diritto" (24).
trojan.ll
00domenica 30 aprile 2006 12:20
BASTA COI SENSI DI COLPA!!!

METTETEVELO IN TESTA UNA VOLTA E PER SEMPRE.

GLI OMOSESSUALI I BISESSUALI GLI ETEROSESSUALI I TRANSSESSUALI GLI ASESSUALI I TRISESSUALI I MASTURBATORI I TRANSGENDER ...
TUTTI QUELLI CHE AMANO IL SESSO NELLA SUA MULTIFORME FANTASIA E VARIETA' E TUTTI QUELLI CHE LO PRATICANO IN COSCIENZA MATURITA' E CONSAPEVOLEZZA E NEL RISPETTO DEI PARTNER SI SONO ROTTI DI DOVER ESSERE CONSIDERATI DEI PECCATORI!! :angry:



NON SIAMO PECCATORI!!!
SE CONTINUATE A GIUDICARE E A VOLER CATALOGARE QUELLO CHE VI TORNERA' DIETRO SARANNO GIUDIZI , CATALOGAZIONI E ODIO.



SE GLI OMOSESSUALI SONO PECCATORI LO SONO ANCHE TUTTI GLI ETEROSESSUALI CHE FANNO SESSO NON FINALIZZANDOLO ALLA RIPRODUZIONE MA A SOLO SCOPO GODERECCIO!



QUINDI VIVENDO IN UN MONDO IN CUI IL 90% DEGLI ESSERI UMANI RISULTA ESSERE PECCATORE , CATEGORIA ECCLESIASTICA IN PRIMIS, I SENSI DI COLPA RISERVATELI PER LA VOSTRA CHIESA CHE ALIMENTA E SOVVENZIONA CON I SOLDI DEI FEDELI STUPRATORI DI BAMBINI E DEVIATI SESSUALI CHE SONO E RIMARRANNO PER SEMPRE IL VERO ABOMINIO E DISGUSTO DELLA RAZZA UMANA.

CHIEDETE SCUSA INVECE DI CONTINUARE A OFFENDERE E A GIUDICARE!
:angry:
trojan.ll
00domenica 30 aprile 2006 12:28
...

E POI MA INVECE DI PENSARE SOLO AL SESSO E A COME RENDERLO PECCAMINOSO E ROVINARE LE MENTI DEGLI INDIVIDUI CON SENSI DI COLPA E GIUDIZI MA PERCHE' NON VI RIVOLGETE ALLA SPIRITUALITA' DEGLI OMOSESSUALI??

MA CHE CAVOLO! COSA CREDETE CHE VOI CREDETE IN DIO E GLI OMOSESSUALI CREDONO NEL RAPPORTO ANALE??

MA LA VOLETE SMETTERE??!!!

ANDATE OLTRE IL SESSO E RIVOLGETEVI ALLO SPIRITO DELLE PERSONE!


trojan.ll
00domenica 30 aprile 2006 13:22
CHIEDETE SCUSA!
CHIEDETE SCUSA PER TUTTI I SUICIDI DI GIOVANI OMOSESSUALI

CHIEDETE SCUSA PER CONDANNARE AD UNO STATO INFERIORE INDIVIDUI , ESSERI UMANI, CALPESTANDONE LA DIGNITA'

CHIEDETE SCUSA PER TUTTE I DEVIATI E I PEDOFILI CHE CIRCOLANO NEL MONDO


CHIEDETE SCUSA PER L'IPOCRISIA


CHIEDETE SCUSA PER LA VOSTRA IGNORANZA, O FINTA TALE

CHIEDETE SCUSA PER AVER PARAGONATO LA SINDROME DI DOWN ALL'OMOSESSUALITA' (VERGOGNA!)

CHIEDETE SCUSA PER LA SUBDOLA MANIPOLAZIONE DELLE MENTI CHE IMPONETE ALLA GENTE SFRUTTANDO IL NOME DI DIO

CHIDETE SCUSA PER LA PAURA DEL DIVERSO

CHIEDETE SCUSA PER CHI VI FA PAURA!!!





MA PERCHE' GLI OMOSESSUALI VI FANNO COSI' PAURA??

CREDETE CHE UN GIORNO CONQUISTERANNO IL VATICANO PER IMPOSSESSARSI DELLE BELLE GONNE, DEGLI ANELLI E DEI MERLETTI DEL CLERO??? NO QUESTA E' VOSTRA PREROGATIVA


8)
merlinoartu
00domenica 30 aprile 2006 14:45
Hai tutta la mia comprensione, ti sono vicina, ci batteremo sempre per i diritti di ogni essere umano!

'...c'è chi la chiama intolleranza quest'ombra che avanza, che calza, che aumenta di potenza, figlia dia arroganza, d'ignoranza, ragione di vita di chi ha perso la coscienza e crede ciecamente nella supremazia di una razzza sulle altre, nò, non è la mia questa visione della vita, elapartita non è vinta finchè non è finita e io l'ho appena incominciata, ma questa è solo l'opinione diuna parte, non è la più importante solo quella del più forte, e non abbiamo scampo di fronte alla morte,...l'odio tra i popoli, forti sui deboli che sono abili a crearsi alibi indimostrabili che accampano ragioni futili ma incostentabili che accampano ragioni futili ma incostestabili, che negano tutti i diritti ai propri simili...'
quando un uomo è nudo è nudo e nessuno può dire se quest'uomo è buono o cattivo...
LiviaGloria
00domenica 30 aprile 2006 15:16
Qui non é questione di cattivo,buono...giudizio o non giudizio...qui si tratta di far passare cose che non sono "normali" per normali e naturali.
Qui non c entra di guardare chi sbaglia o non sbaglia...perché tutti sbagliamo...nessuno escluso.
Quello che sembra parlare di materialitá...parla di spiritualitá...che passa attraverso materialitá.

Il tuo sfogo triyan lo capisco...ma non siamo noi umani che ti fanno sentire diverso...é la natura stessa...anche che noi umani ti amassimo tutti...ti dessimo tutti i diritti del mondo...tu ti sentiresti diverso ugualmente perché non da noi la diversitá...é dalla natura ed infatti é con lei che dovreste confrontarvi...
Ma...nella natura non é possibile confrontarsi...é troppo unica e grande e invariabile nella sua variabilitá...per questo voi cercate negli umani una cosa che gli umani non possono darvi...la pace dentro voi stessi.

Claudio Cava
00domenica 30 aprile 2006 15:52
Re:

Scritto da: LiviaGloria 30/04/2006 15.16
Qui non é questione di cattivo,buono...giudizio o non giudizio...qui si tratta di far passare cose che non sono "normali" per normali e naturali.
Qui non c entra di guardare chi sbaglia o non sbaglia...perché tutti sbagliamo...nessuno escluso.
Quello che sembra parlare di materialitá...parla di spiritualitá...che passa attraverso materialitá.

Il tuo sfogo triyan lo capisco...ma non siamo noi umani che ti fanno sentire diverso...é la natura stessa...anche che noi umani ti amassimo tutti...ti dessimo tutti i diritti del mondo...tu ti sentiresti diverso ugualmente perché non da noi la diversitá...é dalla natura ed infatti é con lei che dovreste confrontarvi...
Ma...nella natura non é possibile confrontarsi...é troppo unica e grande e invariabile nella sua variabilitá...per questo voi cercate negli umani una cosa che gli umani non possono darvi...la pace dentro voi stessi.




Ciao Livia :)

Sembra che arrivi qui apposta per contraddirti ma ti assicuro che non e' cosi'. :D

Sai come la penso, sui giudizi di natura fideistica.

O presunta tale.

Saluti a tutti.

Ciao
Claudio

OMOSESSUALITA': quel che ne dice la scienza.

Risposte:
da Focus n.41

Bibliografia : Simone Le Vay "Le radici della sessualità" Laterza 1994.

Si puo' dire che'omosessualita' sia "contro natura" ?

Nessuno scienziato oggi potrebbe definire "contro natura" l'omosessualità. Semplicemente perché in natura esiste. È diffusa tra molti animali, dagli insetti ai cani.

Giorgio Celli, direttore dell'Istituto di Entomologia agraria dell'Università di Bologna, ha anzi dimostrato che viene ampiamente usata per tenere sotto controllo la crescita demografica, e che esistono meccanismi automatici che la fanno aumentare o diminuire (Studi sui topi). Per molti mammiferi l'omosessualità è anche un sistema di comunicazione sociale. Le mucche si montano tra loro per sincronizzare il ciclo riproduttivo. Le femmine di scimmia Rhesus per stabilire la gerarchia nel gruppo. E qualcosa di simile succede nei babbuini: quando due maschi si incontrano, l'individuo di grado inferiore mostra le terga all'altro: si tratta di un'offerta sessuale per ingraziarselo, spiega Isabella Lattes Coiffmann. Succede una cosa simile anche nei cani.

Tra gli animali la identità sessuale è d'altronde così instabile che anche l'ambiente può modificarla, o addirittura l'età, come nelle cernie. Atteggiamenti omosessuali riguardano anche insetti e molluschi. Tra le cimici Afrocimex, per es., un maschio inocula i suoi spermatozoi in un altro maschio, che poi li userà insieme ai suoi, per fecondare una femmina.

La scoperta più sorprendente l'hanno fatta dei biologi canadesi che hanno filmato a 2512 m. di profondità nell'Oceano Atlantico, 16 minuti di amplessi a luci rosse tra due polpi maschi di specie diverse (foto su n.41 di Focus pag.32).

Quanti sono gli omosessuali?


Non è facile dirlo, gli studi concordano solo su grandi linee. Dagli ultimi studi pare siano il 4% della popolazione mondiale. Complessivamente 200 milioni di persone, perfettamente uguali agli altri 5 miliardi e mezzo, salvo che per le preferenze sessuali.

Il famoso rapporto Kinsey, che risale agli anni 50, calcolò che il 37% della popolazione americana maschile aveva avuto almeno qualche esperienza omosessuale intensa (fino all'orgasmo) tra l'adolescenza e l'età avanzata. Inoltre calcolò che il 10% della popolazione era stato più o meno esclusivamente omosessuale per almeno tre anni nel corso della vita. E che il 4% circa della popolazione maschile era stato sempre omosessuale, dall'adolescenza in poi.

Fra le donne le percentuali erano inferiori solo di poco. Il 13% delle persone intervistate aveva avuto esperienze chiaramente omosessuali dopo l'adolescenza. Dall'1 al 3% delle donne nubili e meno dello 0,3 per cento delle sposate erano esclusivamente omosessuali.

Gli studi più recenti sembrano confermare che il 4-5% della popolazione maschile e il 2-3% di quella femminile è omosessuale per la maggior parte della loro vita.

L'omosessualità e' presente nella storia?


Nelle società antiche l'omosessualità era in genere accettata. Le prime tracce storiche sono nella Bibbia". Per la preistoria ci mancano documenti - dice la antropologa Ida Magli - ma la Bibbia, che nelle versioni orali risale a 2000 anni a. C. ne documenta la diffusione. Da allora la cultura ebraico-cristiana è sempre stata quella che più ha combattuto l'omosessualità.

Che invece era comunemente accettata nell'antico Egitto e privilegiata nella cultura Greca e poi Romana. I Greci erano culturalmente bisessuali: consideravano i figli indispensabili alla maturazione dell'individuo, e per generarli era necessario il rapporto eterosessuale. Ma il rapporto d'amore propriamente detto e preferito dai maschi adulti era quello omosessuale, con un patner più giovane, di solito ("Il simposio" di Platone ne è un esempio).

In altre culture l'amore omosessuale è addirittura segno di comunicazione col divino. Per lo sciamanesimo è indice di elezione, segnale di rapporto privilegiato col trascendente".

Erano omosessuali Michelangelo, il musicista russo Chaikovky, lo scrittore Oscar Wilde, Giulio Cesare e l'imperatore Adriano. Tra le donne le più famose erano la poetessa Saffo, la scrittrice Virginia Woolf e Cristina, regina di Svezia.

È ereditaria? Ovvero, è un carattere genetico?


Il ricercatore americano Dean Hamer, studiando l'albero genealogico di 114 maschi omosessuali, ha accertato che il 13,5% dei loro fratelli era gay. Lo era anche il 7,5% dei cugini maschi e degli zii da parte di madre. Una percentuale molto superiore a quella della media della popolazione. L'incidenza nella famiglia paterna è risultata nella media. Conclusione: l'omosessualità può avere nel 30% dei casi una base genetica, ed essere erditaria, ma solo per via materna. Probabilmente responsabile sarebbe un gene del cromosoma X, che avrebbero individuato in una regione del cromosoma chiamata Hq28.

La genetista italiana Giovanna Camerino ha scoperto il gene della femminilità "Si chiama Dss ed è potentissimo. È in grado di far diventare femmina un moscerino con sesso cromosomico maschile". Ralph Greenpan, un genetista della New York University, ha recentemente creato in laboratorio un moscerino bisessuale inserendo geni femminili in alcune zone del cervello dei maschi, che governano l'odorato (molto importante nella sessualità animale).

Ricordiamo inoltre che un maschio su 20mila nasce con due cromosomi X e una femmina su 100 mila nasce con un cromosoma Y. Ogni 30mila nascite un individuo XX, geneticamente femmina nasce con genitali esterni e interni maschili e femminili, cioè un ermafrodita sterile. Un maschio su 700 ha due X (=XXY).

Quanti sono , allora, i sessi?


Concludendo : l'omosessualità non è un fenomeno unicamente umano. Secondo: bisogna smettere di pensare che esistano solo due sessi principali, maschile e femminile, e un terzo minoritario, rappresentato dagli omosessuali. In realtà tra i due estremi, il maschi più virile e la donna più femminile, esiste un'infinità di modi intermedi di essere. Perché l'identità sessuale non è determinata solo dal tipo di organi sessuali esterni, ma da un'infinità di fattori biologici, come gli ormoni, il cervello, gli organi sessuali interni e i geni. E fattori culturali. E le combinazioni possibili di questi fattori sono infinite. Il sesso insomma è un puzzle con infinite possibilità di soluzione. E più d'una può essere alla base della omosessualità.

Puo' esserci una causa ormonale?


Da "La sessualità in prospettiva psicosociale, ruoli normativi e devianza"
di Erminio Gius Cleup 1978 Pag. 109

Per quanto riguarda il settore ormonale, se gli ormoni svolgessero un ruolo importante nell'insorgenza della pulsione omosessuale, si dovrebbe concludere nell'asserzione che la proporzione degli ormoni maschili e femminili non deve essere la stessa negli omosessuali e negli uomini normali.
Dinanzi alla teoria sopra descritta che individuava nella bisessualità uno squilibrio endocrino attribuendo agli omosessuali maschi un grosso tasso di estrogeni e agli omosessuali femmine un grosso tasso di androgeni, le moderne ricerche hanno dimostrato che non esiste affatto una correlazione dimostrabile tra lo squilibrio ormonico e l'omosessualità.

Williarn H. Perloff, nella cura clinica di molti casi di persone sofferenti di squilibri ormonali, ha constatato che nessuno di essi soffriva di tendenze omosessuali, mentre alcuni omosessuali sono stati trovati perfettamente normali in questo settore ormonale. Inoltre l'Autore ha dimostrato che la somministrazione di grandi quantità di estrogeni a individui maschi normali e di androgeni a individui femmine normali e la somministrazione di androgeni e di estrogeni relativamente al proprio stesso sesso non provoca una conversione dell'orientamento sessuale, bensì ottiene una trasformazione dei caratteri sessuali secondari nel primo caso e un aumento della libidio nel secondo35.
Perloff conclude dicendo che l'omosessualità è un fenomeno puramente psicologico, non dipendente da fattori ormonali, né suscettibile di cambiamento dell'orientamento sessuale nella dinamica dell'eterosessualità per l'apporto di sostanze endocrine36. Questa appare essere l'opinione più comunemente accettata oggi tra le autorità in campo medico.

Uno studio apparso su "Tempo medico", settembre, n. 95, 1972, p. 17, sembra invece attribuire l'omosessualità ad un fattore dovuto ad un alterato metabolismo degli androgeni. Il dottor M. Sydney Margolese afferma che i fattori sociali e psicologici hanno una importanza soltanto secondaria nella determinazione e nella genesi dell'omosessualità. "Esaminando 14 maschi eterosessuali e 10 omosessuali ho costatato - scrive l'endocrinologo americano - che, pur essendo nei due gruppi quantitativamente sovrapponibile l'escrezione dei 17-chestosteroidi urinari, era in realtà invertito il rapporto tra i due metaboliti del testosterone, l'androsterone e l'etiocolanolone. Precisamente, mentre negli omosessuali erano in media escreti 2,5 mg di androsterone e 3,5 mg di etiocolanolone al giorno negli eterosessuali succedeva esattamente l'opposto.
Naturalmente non si poteva dire che l'omosessualità fosse dovuta all'alterato rapporto tra i due ormoni, diversi tra loro solo per la posizione dell'idrogeno legato al carbonio 5, ma era lecito sospettare che esso fosse la spia di qualche alterazione di metabolismo intermedio degli androgeni".
Il dottor Margolese ha voluto una controprova del legame esistente tra il dato biochimico e il comportamento sessuale.
Ha sottoposto perciò all'indagine 6 soggetti di cui ignorava l'orientamento sessuale, facendoli contemporaneamente esaminare dallo psichiatra che collaborava con lui nelle ricerche, il dottor Oscar Janiger. Le conclusioni di quest'ultimo concordarono con la diagnosi fatta dal dottor Margolese solo in base al dato urinario: dei 6, 4 erano omosessuali, 2 eterosessuali. Le ricerche in tal senso procedono ancora.
Infine, anche per rapporto ad alcune tesi di molti che vedrebbero nelle caratteristiche fisiche esterne (femminiloidi o viriloidi) dei segni evidenti della presenza di omosessualità e una sua causa, si deve dire che esistono caratteristiche somatiche di tipo femminile sia negli uomini omosessuali che negli eterosessuali e caratteristiche somatiche di tipo viriloide sia nelle donne omosessuali che in quelle eterosessuali.

Fonte:

www.geocities.com/valestarplace/omosex.html










Ghergon
00domenica 30 aprile 2006 16:07
Trojan
Troian non andiamo fuori tema.
L'imposizione nella società dei pacs e dell'accettazione forzata, a chi non è d'accordo, della cultura omosessuale fa parte della tematica del nuovo ordine mondiale.

Ognuno può postare quello che vuole senza che tu ti debba scaldare tanto o che si debba sciroppare i tuoi sermoni.

Questo è un forum libero e ognuno può dire la sua senza dover temere inutili rappresaglie.

Siccome non sei nuovo a comportamenti di questo genere e in passato sei già stato più volte censurato, ti chiedo cortesemente di non offendere gli utenti di questo forum e di non persevarare in questo tuo comportamento ostile verso il prossimo.
Claudio Cava
00domenica 30 aprile 2006 16:18
Re: Trojan
Scritto da: Ghergon 30/04/2006 16.07

L'imposizione nella società dei pacs e dell'accettazione forzata, a chi non è d'accordo,

Imposizione? Accettazione forzata? :?: :?: :?:

In una Democrazia? :D


della cultura omosessuale

Cultura omosessuale?

Cos' e'?

Domanda dovuta alla mia evidente ignoranza.

Ciao
Claudio



[Modificato da Claudio Cava 30/04/2006 16.19]

Claudio Cava
00domenica 30 aprile 2006 16:25
Re: Trojan

Scritto da: Ghergon 30/04/2006 16.07
L'imposizione nella società dei pacs e dell'accettazione forzata, a chi non è d'accordo, della cultura omosessuale fa parte della tematica del nuovo ordine mondiale.



Senza contare che i PACS nn sono stati di certo concepiti per gli omosessuali,sono patti civili anche per eterosessuali.

I contrari naturalmente si guardano bene dal menzionarlo.

O meglio coloro che sono contrari piu' ai gay che ai PACS, in evidentissima realta'.

Ciao
Claudio


Ghergon
00domenica 30 aprile 2006 16:45
E'inutile utilizzare una demagogia che lascia solo il tempo che trova.
I Pacs sono stati redatti evidentemente con lo scopo di promuovere la cultura omosessuale.
Cos'è questo tipo di cultura? Forse me lo puoi spiegare tu...

E' un imposizione forzata perchè non tiene conto di chi non è d'accordo: le questioni morali esulano dal concetto di democrazia ed entrano a far parte del pericoloso campo della dittatura globale e mentale...a scusa non ti stavo salutando...ciao Claudio

[Modificato da Ghergon 30/04/2006 16.48]

trojan.ll
00domenica 30 aprile 2006 16:52
ghergon

guarda bene a chi va fuori tema.

io non parlo mai di PACS e tu invece li nomini sempre!!

fai una pubblicita ai PACS esagerata!! GRAZIE !

io comunque parlo di diritti umani e poi ogn'uno è libero di avere la proria idea sul nwo, no??

riguardo alla censura:

1) a quanto pare a esser stato censurato sei stato proprio tu ultimamente, proprio te che sei un moderatore... ehehe

2) riporto quello che è scritto nella home di questo sito:

Ricordo l’art. 21 della Costituzione Italiana: “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Claudio Cava
00domenica 30 aprile 2006 17:05
Re:

Scritto da: Ghergon 30/04/2006 16.45

E'inutile utilizzare una demagogia che lascia solo il tempo che trova.

E meno male che il demagogo sarei io ... :?:

I Pacs sono stati redatti evidentemente con lo scopo di promuovere la cultura omosessuale.

Questo e' un processo alle intenzioni tipico di chi e' contrario.

Cos'è questo tipo di cultura? Forse me lo puoi spiegare tu...

Ma come, tu la inventi e io dovrei spiegarla? :D

E' un imposizione forzata perchè non tiene conto di chi non è d'accordo:

Insisto col dire che in una Democrazia tale affermazione e' RIDICOLA nonche' chiaramente strumentale e demagogica.

Inoltre e' esattamente il contrario, come tante altre leggi avversate per la (VOSTRA) "morale".

Se l' aborto e' legalizzato, la cosa non obbliga nessuno ad abortire.

Se si legalizzasse l' eutanasia, nessuno sarebbe obbligato a farsi terminare.

Se passasse la legge sui PACS, nessuno sarebbe obbligato a stringere patti civili, al contrario verrebbe negata la possibilita' a chi lo desidera.

Come sempre e' tutto il contrario di cio' che afferma chi vuole imporre a tutti per legge la propria "morale".

Sono LORO, che vogliono obbligare, e cercano di passare per vittime capovolgendo tutto.


le questioni morali esulano dal concetto di democrazia ed entrano a far parte del pericoloso campo della dittatura globale e mentale...

Ah, gia', dimenticavo:

I complotti pippo-pluto-masso-atei-musulmani-echipiunehapiunemetta :D :D :D


a scusa non ti stavo salutando...ciao Claudio

Ma ciao, Carissimo. :)

Claudio


LiviaGloria
00domenica 30 aprile 2006 17:08
Claudio Cava
Figurati...non penso certamente male...
Anzi...ben venuto!!!!

Vedi la normalitá é dato da una quantitá...non dall eccezzione che pure esiste...e se deve esistere é per qualcosa.
A livello animale...a parte la diversitá che ritengo tale tra noi e gli animali...comunque anche lí é l eccezzione...non la normalitá...e l istinto di sentirsi fuori dalla normalitá é data dalla massa della quantitá...non dalla non esistenza dell eccezzione.


Allo stesso modo si puo dire,provato scentificamente,che molti assassini hanno un ormone di troppo...ma non per questo si considerano normali.

Quello che voglio dire é che certe situazioni non sono la normalitá come si vorrebbe far passare...ma cio non toglie niente a livello morale o di amore che si deve avere per tutti...anche per le eccezzioni...anzi...forse sono le eccezzioni che devono servire a rompere gli schemi del nostro amare...
Perché se é vero che é piu facile amare chi ci ama...é anche piu facile amare chi é nostro simile...
Si noti anche con i razzismi verso popoli o odi...

Ma rimane il fatto che l amore non vuole dire...negare una veritá...ma accettarla come realtá che ci puo dare tanto a tutti.

Io se fossi omosessuale...vorrei essere amato nella e per la mia diversitá...e non certo perché gli altri mi vogliono fare uguale a loro.

Per i pacs...come ho detto...io sono a favore...io sono a favore di tutelare i diritti anche degli omosessuali...perché dovrei lasciarli in pasto ai "lupi" della societá?
Ma come ho giá detto...senza prove ancora..si arriverá all odozione e questo é solo il primo passo...a me basta che scrivono solo una cosa piu....non costa niente"documenti non validi per l adozione"...ma non lo scrivono...perché?

In Spagna possono giá adottare...ecco su questo non sono d accordo.

Ci sono altr esempi che si stanno dimostrando oggi...es. l eutanasia...prima per gli adulti sofferenti...poi anche i bimbi hanno diritto a non soffrire,quindi eutanasia ai bimbi...e adesso anche ai nati...dimmi tu se questo é giusto...ma le cose ci si arriva passo passo perché le coscienze vanno "forgiate" ai nuovi obbiettivi....nessuno ha voglia di avere rivoluzioni e contestazioni a casa propria.

Passo,passo...un pezzettino alla volta.
trojan.ll
00domenica 30 aprile 2006 17:09
....
il problema caro Claudio è che le persone hanno paura , giudicano e sono semplicemente contrari solo per sentito dire ...

un ghergon, ma che ne sa degli omosessuali della loro sensibilita, del loro vissuto e così via...
e io non sto qui a difendere la categoria anche perchè essendo degli esseri umani come ci sono omosessuali buoni ce ne sono anche di cattitvi...

qui è solo una questione di dignità e sopratutto di ignoranza... che onestamente non se ne può più!

benvenuto nel forum

trojan.ll
00domenica 30 aprile 2006 17:12
LIVIA...
...mi stai piacendo sai...?

:D
LiviaGloria
00domenica 30 aprile 2006 17:22
Trojan
Io spero di non offenderti...il fatto che abbiamo pensieri o altro diversi...ogniuno dovrebbe essere libero di scrivere la sua opinione...ma quando le opinioni sono diverse...credo dovremmo cercare di capire che non sono attacchi personali...almeno non da parte mia.

Claudio Cava...sa giá,ho giá scritto...per me gli esseri umani sono al di sopra di ideologie,schemi,razze e popoli...e sopra agli umani c é l amore.

:D :D :D
Ghergon
00domenica 30 aprile 2006 17:22
Trojan
Una precisazione riguardo alla censura.
In passato ti sei reso protagonista nell' uso sconsiderato di improperi, insulti pesanti e inoltre di poca galanteria nei confronti delle donne del forum.
Quindi ti ho solamente chiesto, cortesemente, di controllarti.
LiviaGloria
00domenica 30 aprile 2006 17:28
Volevo anche far notare come la pressione mediatica sia quasi a controllo dei nostri interessi...
Qui,in questo topic sull omosessualitá...ci sono giá state circa 70 visite...invece nel topic "eutanasia bambini"...solo 7 visite.
Queste sono le cose che mi fanno pensare...e che mi danno conferma del nwo e dei condizionamenti che tutti subiamo.
Che forse l eutanasia sui neonati...non sia un argomento ben piu importante?
Purtroppo in questo modo riescono a distogliere i nostri occhi...da cosa dove dovrebbero essere...
Si so...dovremmo avere 100.000 occhi...ma non possiamo avere tutto dalla natura!Questa é un eccezzione che non ha ancora fatto. :D
trojan.ll
00domenica 30 aprile 2006 17:29
Ghergon

AUTOCENSURATI !

le donne del forum e non solo quelle mi adorano! |=)


:heart:
Ghergon
00domenica 30 aprile 2006 17:32
Re: Re:

Scritto da: Claudio Cava 30/04/2006 17.05




Inoltre e' esattamente il contrario, come tante altre leggi avversate per la (VOSTRA) "morale".



Nostra morale!?!
Fai distinzione di casta? Noi e voi?!?


Se l' aborto e' legalizzato, la cosa non obbliga nessuno ad abortire.

Se si legalizzasse l' eutanasia, nessuno sarebbe obbligato a farsi terminare.



Legalizzare l'omicidio? No grazie.


Se passasse la legge sui PACS, nessuno sarebbe obbligato a stringere patti civili, al contrario verrebbe negata la possibilita' a chi lo desidera.

Come sempre e' tutto il contrario di cio' che afferma chi vuole imporre a tutti per legge la propria "morale".

Sono LORO, che vogliono obbligare, e cercano di passare per vittime capovolgendo tutto.



A me sembra che stia capovolgendo tutto tu!


le questioni morali esulano dal concetto di democrazia ed entrano a far parte del pericoloso campo della dittatura globale e mentale...

Ah, gia', dimenticavo:

I complotti pippo-pluto-masso-atei-musulmani-echipiunehapiunemetta :D :D :D



Eh si... 8)







[Modificato da Ghergon 30/04/2006 17.33]

[Modificato da Ghergon 30/04/2006 17.34]

trojan.ll
00domenica 30 aprile 2006 17:33
Ghergon

tu che sei così sponsor dei PACS...

mi vuoi sposare??


:D :heart: :heart: :D
-Ocean-
00domenica 30 aprile 2006 17:35
:D :D Benevuto Claudio....
Questo è il motivo per cui vorrei la sezione presentazioni... almeno non andrei in OT per dare il benvenuto a qualcuno... :D :D..
Claudio Cava
00domenica 30 aprile 2006 18:17
Re:

Scritto da: LiviaGloria 30/04/2006 17.28
Queste sono le cose che mi fanno pensare...e che mi danno conferma del nwo e dei condizionamenti che tutti subiamo.



Non ti sfiora mai il dubbio che condizionati mentali siano invece proprio coloro che scambiano l' evoluzione culturale per inculcamento "immorale"?

I custodi della verita' che secondo loro avrebbero in tasca per grazia ricevuta?

Gli inculcamenti religiosi che subiamo fin dalla culla, i "dato per scontato", i luoghi comuni, la morale forfettaria, gli "ipse dixit" a nome di cui non solo si parla ma addirittura si "ragiona", cosa sono, se non condizionamenti mentali?

Ciao
Claudio


Claudio Cava
00domenica 30 aprile 2006 18:22
Re:

Scritto da: -Ocean- 30/04/2006 17.35
:D :D Benevuto Claudio....
Questo è il motivo per cui vorrei la sezione presentazioni... almeno non andrei in OT per dare il benvenuto a qualcuno... :D :D..



Grazie. :D

Si, in effetti l' ho trovata stranuccia, la cosa. ;)

Ciao
Claudio

trojan.ll
00domenica 30 aprile 2006 20:23
GHERGON

...mi spieghi cos'è per te la "cultura omosessuale" ??



e poi mi rispondi??
mi vuoi sposare o no??

potremmo farlo in spagna, in francia, in inghilterra, olanda... dai! scegli tu!


:D

:kiss:
Claudio Cava
00domenica 30 aprile 2006 20:45
Re: GHERGON

Scritto da: trojan.ll 30/04/2006 20.23

...mi spieghi cos'è per te la "cultura omosessuale" ??



e poi mi rispondi??
mi vuoi sposare o no??

potremmo farlo in spagna, in francia, in inghilterra, olanda... dai! scegli tu!


:D

:kiss:



Ovunque, basta tenersi lontani dal Vaticano. :D

Ma tanto ormai e' questione di poco, dovranno cedere anche in Italia :P (Prova ne sia che gia' sta crollando l' assurdo e criminale dogma del divieto dei contraccettivi).

La Chiesa ai cattolici, lo Stato ai cittadini.

Ciao
Claudio


Ghergon
00domenica 30 aprile 2006 20:58
Re: Re:

Scritto da: Claudio Cava 30/04/2006 18.17



Gli inculcamenti religiosi che subiamo fin dalla culla, i "dato per scontato", i luoghi comuni, la morale forfettaria, gli "ipse dixit" a nome di cui non solo si parla ma addirittura si "ragiona", cosa sono, se non condizionamenti mentali?

Ciao
Claudio






Io mi ricordo bene che ai miei tempi sia a scuola che ovunque l'inculcamento era esclusivamente per le dottrine evoluzioniste atee e massoniche e mi sembra che oggi sia anche peggio
Non credi ai complotti eh? Tutte rose e fiori...leggi cortesemente questo articolo:


http://83.211.3.34/viewmessaggi.aspx?f=24938&idd=528

[Modificato da Ghergon 30/04/2006 20.59]

[Modificato da Ghergon 30/04/2006 21.01]

LiviaGloria
00domenica 30 aprile 2006 21:01
claudio Cava
"Non ti sfiora mai il dubbio che condizionati mentali siano invece proprio coloro che scambiano l' evoluzione culturale per inculcamento "immorale"? "

Be...prima di essere come oggi mi conosci...ero come una di voi...se cosí si puo semplificare e ti posso dire che le prove le ho avute tutti i giorni...come le prove di molti.
Credo che una cosa sia guardare la realtá...e un conto gli ideali.
Allora nei paesi dove c é meno o assenza di vaticano o altro..vedo che le cose non vanno meglio...cioé la realtá della vita umana...non corrisponde agli ideali che si vogliono far credere.

Basta vedere noi occidentali...cosa stiamo facendo al mondo...allora mi vengono molti dubbi....

Mi si dice che un cristiano si vede anche dai fatti...ed é assolutamente vero...ma uguale discorso é per pensieri ed ideologie e filosofie...se cio che propinano non c é riscontro nella realtá...vuole dire che qualcosa non va.
Ghergon
00domenica 30 aprile 2006 21:37
Re: GHERGON

Scritto da: trojan.ll 30/04/2006 20.23

...mi spieghi cos'è per te la "cultura omosessuale" ??



e poi mi rispondi??
mi vuoi sposare o no??

potremmo farlo in spagna, in francia, in inghilterra, olanda... dai! scegli tu!


:D

:kiss:




Gay pride




Sono stato gentile e ho messo la foto più casta per chi vuole continuare ecco qui...

http://www.corriere.it/vivimilano/speciali/2004/06_Giugno/04/pride.shtml
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