Vaccino-sclerosi

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LiviaGloria
00giovedì 23 marzo 2006 10:15
Epatite B: il vaccino aumenta il rischio di sclerosi multipla
Nuove ricerche e vecchie polemiche: un autorevole lavoro, pubblicato pochi giorni fa su Neurology, ha consentito di seguire le persone vaccinate contro l’epatite B per un tempo sufficientemente lungo, e di rilevare un aumento notevole (3 volte) dei casi di malattia demielinizzante (sclerosi multipla) tra i soggetti vaccinati rispetto a quelli che non lo sono.

La ricerca di cui parliamo è stata pubblicata sul numero di settembre di Neurology (Naismith RT, Cross AH. Neurology. 2004 Sep 14;63(5):772-3), vale a dire una delle più autorevoli riviste internazionali di neurologia, e rende assolutamente necessarie alcune riflessioni su questo dato.
Se è vero, come sembra dai dati ufficiali (tutti controllati dallo Stato), che la vaccinazione antiepatite B riduce il rischio di ammalarsi di questa malattia, tuttavia il fatto che le malattie demielinizzanti possano avere un incremento numerico deve essere tenuto in seria considerazione.
A dispetto dei numerosi lavori che affermano costantemente il contrario, il vaccino non è totalmente innocuo. Questo dato non comporta di per sé che sia utile o non utile, polemica che in questo momento è fuori di luogo, ma semplicemente che non può essere passato sotto silenzio il fatto che possa dare dei danni, e che quindi ogni individuo deve essere chiamato a una scelta consapevole per decidere se optare per i rischi di una epatite B oppure per quelli di una forma patologica di demielinizzazione. Questo dovrebbe valere sia per vaccini facoltativi come quelli antinfluenzali sia, a maggior ragione, per quelli che in Italia sono invece obbligatori, come l’antiepatite B (ed è opportuno ricordare qui che l’Italia è uno dei pochissimi Paesi d’Europa e del mondo ad aver reso obbligatorio questa forma di profilassi).
Quando nel 1996 in Francia la vaccinazione antiepatite B venne sospesa per la frequente comparsa di forme di malattia demielinizzante con oltre 200 casi di Sclerosi multipla insorti negli adolescenti e preadolescenti vaccinati contro l’epatite B, ci fu una levata di scudi contro questa decisione, che trovò una conferma “scientifica” in due articoli pubblicati sul New England Journal of Medicine (link su medline) sui quali noi di Eurosalus riportammo le dovute considerazioni già allora. I lavori, finanziati e sostenuti dalle ditte farmaceutiche che producono il vaccino, studiarono solo i due mesi successivi alla vaccinazione, e i risultati vennero pesantemente discussi in sede scientifica nelle settimane seguenti come non corretti e pretestuosi; i media per altro segnalarono solo che finalmente si era posta una pietra sulla problematica del vaccino antiepatite B che era definitivamente innocuo!
Poiché anche sui foglietti illustrativi del vaccino viene segnalata la possibile (ma rara) evenienza di una forma demielinizzante, è bene che la presenza di forme simili in famiglia sia davvero considerata una pesante controindicazione, e che si cessi il furore da Santa Inquisizione che spesso viene adottato per vaccinare anche chi, magari, ha parenti stretti che soffrono di queste forme, quindi accettando che la vaccinazione antiepatite B possa essere non fatta.
Le polemiche sulla verità in medicina sono costantemente elevate. Tuttavia oggi viviamo in tempi che rendono preferibile costruire il proprio benessere con comportamenti sani e con un’alimentazione corretta piuttosto che sull’esclusiva dipendenza da farmaci o da procedure che entrano, come dice il filosofo Gadamer, in un territorio di confine tra scienza ed economia, nel quale spesso le giuste ragioni delle due parti si confondono.
Per concludere, è utile segnalare che questo lavoro, come altri, potrebbe essere contrastato e rifiutato in sede scientifica. Ad esempio, lo studio non è stato in grado di dire se il vaccino acceleri la comparsa della malattia in soggetti già destinati a svilupparla, o se determini nuovi casi di malattia in soggetti suscettibili. Tuttavia ci auguriamo che aiuti a far crescere il diritto ad una informazione più chiara su questi temi, perché ognuno possa esprimere con pieno diritto (come negli USA) la propria scelta, soprattutto nei confronti di forme di trattamento che suscitano polemiche in così vasti strati del mondo scientifico ed accademico, oltre che tra i cittadini che ne usufruiscono.

Staff Eurosalus

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