Venezuela: orgoglio rivoluzionario

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wheaton80
00lunedì 20 giugno 2016 16:56

Viene da Santo Domingo (Repubblica Dominicana) una ventata di giustizia e manifesta sovranità venezuelana ed avviene proprio in seno alla tanto discussa Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Proprio sull’isola caraibica la scorso 13 giugno (con chiusura il 15 giugno) sono iniziati i dialoghi della quarantaseiesima Assemblea Generale dell’organo che coinvolge tutti i Paesi del nuovo continente. Un’edizione ricca di contenuti, che ha visto al centro del dibattito proprio la delicata questione venezuelana: territorio di accese proteste incalzate dall’opposizione al governo, ma che hanno come tematica di fondo la difficile situazione economica e finanziaria del Paese. Alta inflazione e difficile reperimento dei generi alimentari, aumento della violenza e dello stato di insicurezza sociale, sono queste le ovvie conseguenze di un contesto che nemmeno a livello internazionale aiuta il conseguimento di un equilibrio politico e sociale. Proprio lo scorso 14 giugno, una protesta a Sucre (paese nello stato di Mérida in Venezuela) ha portato alla morte di un ragazzo di 17 anni e all’arresto di 11 manifestanti. Dalle dichiarazioni di ambo le parti politiche del Paese, appare evidente che le forze di polizia non hanno utilizzato alcuna arma caricata con proiettili, bensì strumenti utili a inibire l’assembramento di manifestanti. Tuttavia il ragazzo è stato ferito alla testa da un proiettile e quindi si cerca tra gli stessi manifestanti il colpevole di tale delitto, avvenuto in un teatro di saccheggio e vandalismo. Oscar Aponte Landaeta, Capo di Gabinetto per la Sicurezza e la Pace dello stato di Mérida, ha inteso eliminare ogni collegamento tra la scarsa reperibilità di alimenti e la protesta, precisando come «si sta dando risposta alla distribuzione di alimenti. Si sono voluti demonizzare i Comités Locales de Abastecimiento y Producción (CLAP). Però si tratta di un atto terrorista, vandalico e aggressivo contro le istituzioni che non ha nulla a che vedere con la distribuzione degli alimenti». Diversa la visione dell’opposizione, che per voce della deputata Mildred Carrero denuncia che tutto ciò avviene «perché la gente ha fame, non ha cibo, non ha carne, non ha farina, non ha sapone, ottiene tre prodotti ogni cinque giorni».

Condizione difficile da comprendere dall’esterno e che andrebbe ben analizzata prima di giungere a facili e banali conclusioni. Innanzi tutto occorre tener presente come il crollo del prezzo del petrolio finisca con il ledere gravemente sulle finanze di un Paese prettamente dipendente dall’export dello stesso. Congettura non banale se pensiamo che ogni opera di investimento sociale in Venezuela è praticamente sostenuta dagli introiti petroliferi. Detto ciò, va anche considerato il cruento confronto tra governo e opposizione, oggi detentrice della maggioranza schiacciante all’interno dell’Assemblea Nazionale. Scontro che non si limita al dibattito politico e che molto spesso coinvolge le piazze in quanto teatro di proteste non propriamente pacifiche. È risaputo e inconfutabile ormai che tali proteste siano caldeggiate da un’opposizione che brama il conseguimento della leadership, nonostante gli effetti collaterali, ovvero la crescita esponenziale della violenza e il conseguente aumento del numero di vittime. A tutto ciò si va a sommare la posizione statunitense nei confronti di Caracas, che da più di un anno ha deciso di considerare il Paese latinoamericano una minaccia per la propria sicurezza e pertanto punibile con un embargo finanziario. Blocco che in numeri, secondo quanto riportato dal cancelliere venezuelano Delcy Rodríguez, ad oggi ha provocato un danno per oltre 20mila milioni di dollari a Caracas. Difficile andare avanti così, soprattutto se a complicare le cose sono anche i franchising privati che cercano di esasperare la popolazione sottraendo alla stessa i già scarsi generi alimentari. Infatti molti centri commerciali, in netta opposizione al governo, preferiscono custodire ogni genere di prodotto in magazzino allo scopo di far vedere i propri scaffali vuoti.

Giochi di potere che alla fine finiscono con il ledere una già martoriata società per la quale sono stati improvvisati i Comités Locales de Abastecimiento y Producción, ovvero organizzazioni per la somministrazione controllata dei pochi generi di prima necessità reperibili dal governo. Come già ampiamente documentato, (http://www.lindro.it/venezuela-firma-maduro/) l’opposizione al chavismo ha dato voce alla parte di popolazione disillusa e/o mai allineata con il governo del Paese, mediante la raccolta di firme utili ad indire un referendum revocatorio contro lo stesso governo. Abbiamo anche discusso su come le firme siano sotto la lente d’ingrandimento delle autorità competenti per l’accertamento della loro autenticità e a tal fine lo stesso Nicolas Maduro, Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, ha prolungato la durata di tale verifica per altri 15 giorni. Prassi utile a dare certezza ad un così importante risvolto politico che tuttavia ha ampliato la protesta dell’opposizione, vittima, a suo dire, di un abuso di potere da parte del governo. Protesta che è giunta sino all’OSA ed al suo Segretario Generale, Luis Almagro, che in prima battuta si era espresso con una forte critica nei confronti del governo di Maduro per poi giungere ai fatti con l’impugnazione della Carta Democratica contro il Venezuela. Un atto formale che espone fortemente Almagro in contrapposizione al governo di Maduro e che pone le basi di una sessione straordinaria dell’OSA (prevista per il 23 giugno). Ma intanto proprio nei giorni scorsi si è avuto un incontro dell’organo americano, durante il quale si è avuta un’esemplare esposizione da parte di Delcy Rodríguez, che senza mezze misure ha accusato Almagro di ingerenza nelle questioni venezuelane.



Non basta: è anche passata al contrattacco, sottoponendo al voto dell’Assemblea il giudizio politico e istituzionale dello stesso Almegro, reo di non aver rispettato l’istituzione stessa che rappresenta con il suo operato. Straordinariamente, il 14 giugno il voto dell’OSA ha sancito la condanna dell’atteggiamento di Almagro (19 voti favorevoli, 12 contrari, 2 astensioni e un assente) e la definizione di un Consiglio Permanente Straordinario dell’OSA in data 21 giugno per definire eventuali provvedimenti nei confronti dello stesso Segretario Generale dell’OSA. Ma da questi tre giorni di dibattito internazionale le sorprese non sono tutte qui. Avviene infatti qualcosa di inaspettato, ovvero lo schieramento di Washington, rappresentato dal Segretario di Stato John Kerry, in favore del Venezuela. Kerry ha sì ascoltato i toni accusatori del Cancelliere venezuelano, che molto spesso erano rivolti proprio agli Stati Uniti, ma ha anche avuto un continuo confronto con la rappresentante venezuelana per imbastire (nonostante tutto) un dialogo distensivo. Eccezionale risvolto diplomatico, se dovesse tradursi in fatti concreti. Eccezionale risvolto pratico se consideriamo che Caracas potrebbe progressivamente riconquistare tranquillità sociale, politica ed anche economico-finanziaria. Tuttavia siamo ad una dichiarazione d’intenti e solo il futuro potrà svelare le reali intenzioni di Washington. Tuttavia ad oggi registriamo un netto schieramento di Kerry a favore delle ragioni venezuelane e soprattutto contro l’operato di Almagro.

Su tale tema le rassicurazioni diplomatiche di Kerry nel non voler assolutamente appoggiare Almagro il 23 giugno, durante la discussione sulla democraticità o meno del governo venezuelano. Un atto forte che indirettamente riporta Washington in una posizione distensiva nei confronti di Caracas riconoscendo la legittimità del governo Maduro. Lo stesso Kerry ha inoltre annunciato che invierà presto a Caracas una rappresentanza diplomatica per riattivare il dialogo tra i due Paesi e per il ripristino di una cooperazione stabile. Un atteggiamento storico si può dire e che tuttavia giunge nel momento propizio per le relazioni tra nord e sud. Infatti nel continente latinoamericano crescono negli ultimi tempi le accuse nei confronti del governo statunitense di sviluppare nella regione un nuovo Plan Condor con il fine di destabilizzare i governi poco inclini ad attuare un modello economico neoliberale. Plan Condor che secondo alcuni critici ha avuto tra le sue vittime nel recente passato il Paraguay di Lugo e più recentemente il Brasile, con ambizioni su Venezuela, Ecuador e Bolivia. Tante accuse verso Washington, che non può compromettere le relazioni con i suoi confinanti in modo così vasto, anche perché proprio in Venezuela si svolgono incessantemente studi e ricerche per comprovare una relazione diretta tra la morte di Hugo Chavez ed i servizi segreti statunitensi. Troppo, veramente troppo per la Casa Bianca, che ha l’onere di dimostrare all’opinione pubblica internazionale la propria vocazione alla libertà e ai principi di democrazia e uguaglianza, nonostante le strategie sottotraccia per difendere la propria posizione di potenza egemone.

William Bavone
17 giugno 2016
www.lindro.it/venezuela-orgoglio-rivoluzionario/
wheaton80
00venerdì 9 dicembre 2016 23:10
La Russia a sostegno del Venezuela nella battaglia per il pane equo



I governi della Repubblica Bolivariana del Venezuela e della Federazione Russa guidata da Vladimir Putin hanno ratificato un'alleanza strategica in campo militare, energetico e agricolo, come riferito dal Presidente venezuelano Nicolas Maduro dopo la dodicesima riunione della Commissione Intergovernativa di Alto Livello (CIAN) di entrambi i Paesi. "Con la Russia abbiamo ratificato accordi di cooperazione in campo militare. Il prossimo anno riceveremo attrezzature di difesa missilistica antiaerea tra le più moderne al mondo, riceveremo unità di artiglieria corazzata, attrezzature per la fanteria e altri articoli militari a cui seguirà la cooperazione nell’addestramento dei nostri ufficiali e soldati", ha riferito Maduro alla radio e alla televisione venezuelani. La Russia invierà i suoi migliori specialisti e consulenti nei cinque stati agricoli del Venezuela per la fornitura di alta tecnologia, macchinari e conoscenze specializzate per la produzione alimentare. Il capo dello Stato venezuelano ha convocato inoltre i Comitati Locali di Approvvigionamento e Produzione (CLAP) per evitare che il grano finisca nelle mani dei cartelli del mercato nero. "Andiamo ad esaurire le code che ci sono ancora presso i panifici grazie al grano che riceveremo dalla Russia e così risolveremo il problema del sabotaggio nella distribuzione del grano", ha affermato Maduro, esortando i Comitati a prendere immediatamente il controllo del grano che arriverà dalla Russia. Il Presidente ha accusato in particolare la Federazione Nazionale dei Panificatori di essere responsabile delle code che la popolazione subisce nell’approvvigionarsi presso i panifici del Paese. "Sono responsabile davanti alla legge e prenderò misure drastiche per contrastare questo sabotaggio permanente, e dall’inizio del 2017 il grano russo arriverà in Venezuela per porre fine alla presenza dei cartelli nei panifici", ha detto il Presidente.

"Un'alleanza storica"
Il leader venezuelano ha detto che il Presidente Putin gli ha chiesto di mantenere aperte e presenti nell’agenda dei due Paesi le questioni del petrolio e della cooperazione energetica. "Continueremo a incontrarci, a parlare e a scriverci regolarmente, ogni mese se possibile", ha detto Maduro. Ha aggiunto di aver portato i saluti del popolo venezuelano al Presidente russo augurandogli di trascorrere un Natale felice insieme alla sua famiglia.

Yorcellys Bastidas
09/12/2016
Fonte: www.correodelorinoco.gob.ve/multipolaridad/venezuela-y-rusia-ratifican-alianza-historica-y-estrategica-nuevos-a...

Traduzione: Giuseppe Dibello
www.lantidiplomatico.it/dettnewsla_russia_a_sostegno_del_venezuela_nella_battaglia_per_il_pane_equo/8...
wheaton80
00martedì 10 gennaio 2017 14:35
Venezuela: Maduro stabilisce aumento del 50% per salari e pensioni



«Il Cinquanta per cento. Vuol dire che a partire dal mese di gennaio le pensioni e il salario minimo saranno di 40.638 bolívares, più 63.720 Bs. del Cesta-Ticket, e ciò significa che il Reddito Minimo Integrale passa a 104.358 bolívares. Un aumento complessivo da gennaio a gennaio del 536% annualizzato», così il Presidente Maduro ha annunciato un aumento del 50% del salario minimo in Venezuela. Una misura volta a difendere i salari e le pensioni di fronte ai continui e violenti attacchi portati nell’ambito della guerra economica che colpisce il Venezuela. Misura necessaria anche a fronteggiare la forte inflazione, in gran parte indotta, che colpisce il Paese latinoamericano. «Questa difesa del reddito dei lavoratori - ha spiegato Maduro - è una misura necessaria per equilibrare i salari in una fase di guerra; continueremo ad applicare una politica audace, giusta e necessaria per giungere a un equilibrio nel lavoro e nel reddito». Per il nuovo vicepresidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Tareck El Aissami, quanto decretato da Maduro è parte integrante della «controffensiva economica» intrapresa dal governo bolivariano per risollevare le sorti di un Paese fortemente colpito dalla guerra economica. Come affermato da Juan Martorano in un articolo apparso su Aporrea, è importante ricordare che con questa misura «Maduro ha rotto la logica capitalista della ‘liquidità monetaria’, sconfessando il fatto che all’aumento dei salari corrisponde un immediato aumento dell’inflazione». La strategia di Maduro continua a percorrere la strada tracciata nello scorso settembre, quando il Presidente aveva annunciato che i salari e le pensioni sarebbero stati aumentati ad ogni ingiustificato rialzo dei prezzi.

L’aumento dei salari non è direttamente correlato all’aumento dell’inflazione, secondo quanto spiega l’economista Alfredo Serrano Mancilla, nell’illuminate articolo ‘Manuale di stupidaggini sull’inflazione in Venezuela’: «L’altro grande mantra è incolpare direttamente i lavoratori. Sarà vero che l’incremento salariale causa inflazione come afferma il manuale di stupidaggini del neoliberismo? Assolutamente falso. Ancora meno nel caso venezuelano. Gli aumenti salariali decisi dalla Rivoluzione Bolivariana in quest’ultimo periodo di tempo sono andati dietro ai prezzi. Hanno rincorso l’inflazione per non causare una perdita del potere d’acquisto. Questa spirale ha una determinata sequenza: prima, l’incremento dei prezzi, successivamente, gli aumenti salariali. Affermare il contrario è assolutamente falso; sarebbe ingiusto colpevolizzare il lavoratore per l’aumento dei prezzi. Implicita è l’intenzione di applicare la ricetta neoliberista: riduzione dei salari per abbassare la domanda, e quindi controllare l’inflazione». Bisogna infine ricordare che si tratta del 35° aumento salariale stabilito in 17 anni di Rivoluzione Bolivariana, mentre nei 40 anni precedenti alla Rivoluzione gli aumenti furono appena 9, nonostante un’inflazione spesso a tre cifre. Un ulteriore smentita per chi afferma che l’inflazione sia provocata dalle politiche socialiste implementate dalla Rivoluzione Bolivariana.

Fabrizio Verde
09/01/2017
www.lantidiplomatico.it/dettnewsvenezuela_maduro_stabilisce_aumento_del_50_per_salari_e_pensioni/569...
wheaton80
00martedì 27 giugno 2017 20:03
Maduro celebra doppia vittoria del Venezuela nell’OSA e all’ONU

Durante il suo programma domenicale, il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha celebrato ciò che ha denominato come una "doppia battaglia nell'OSA e nell'ONU". Il Presidente ha spiegato i fatti accaduti nell'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) elogiando il ruolo del Ministro degli Esteri uscente, Delcy Rodríguez, e dell'attuale Ministro del Potere Popolare per gli Affari Esteri, Manuel Moncada, per il lavoro svolto in difesa della Nazione quando hanno alzato la voce per avvertire che "sia con una risoluzione o senza, non riconosciamo nulla che esca fuori dall'OSA", ha dichiarato durante il suo primo discorso alla quarantesettesima Assemblea Generale, tenutasi a Cancún, in Messico. Inoltre ha informato che la lettera di uscita dall'OSA è stata consegnata, di conseguenza, già nel 2019; il Venezuela sarà fuori dall'organizzazione come "un Paese più libero, più indipendente, fuori da quest’organismo neocoloniale". Mentre si svolgeva la trasmissione "Domingos con Maduro" numero 90, il Presidente ha affermato che gli Stati Uniti hanno inviato il loro ambasciatore presso la sede delle Nazioni Unite a New York e a Ginevra per fare lobby contro il Venezuela per tre giorni, con la volontà di intimidire e minacciare i Paesi membri per ottenere la maggioranza dei voti contro il Paese nel Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. A tale proposito, ha elogiato il lavoro dell'ambasciatore Jorge Valero, rappresentante permanente del Venezuela presso le Nazioni Unite a Ginevra, che ha descritto come un "ambasciatore coraggioso, capace, un diplomatico d'oro". "Il governo del Paraguay ha presentato una risoluzione scandalosa contro il Venezuela (...) ed ha ottenuto un solo voto, è rimasto solo. Il Paraguay è stato sconfitto, mentre i paesi dell'ALBA hanno presentato una risoluzione a sostegno del Venezuela che ha ottenuto 57 voti, quasi tutti i voti del Consiglio", ha informato. Infine, ha chiarito che il Venezuela è uno dei 60 membri del Consiglio, perché vi è stato eletto e, anche, rieletto.

25 giugno 2017
www.lantidiplomatico.it/dettnewsmaduro_celebra_doppia_vittoria_del_venezuela_nellosa_e_allonu/8...
wheaton80
00martedì 1 agosto 2017 16:56
Venezuela - Considerazioni sui due referendum (luglio 2017) e sul significato dell'Assemblea Costituente

Malcolm X disse:“Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono”. La dice lunga il fatto che diversi TG di questo Paese, per riferire il dato dell'affluenza al voto referendario in Venezuela, abbiano citato 'a caldo' i dati dell'opposizione che parlavano ridicolmente dell'1% e, senza fondarsi su alcunché, ora adombrino dubbi sul dato fornito dal Consiglio Nazionale Elettorale relativo al tasso di partecipazione (41,53%, 8.089.320 voti). Gli stessi media con sicumera, invece, avevano riferito dell'altro referendum, simbolico, indetto circa due settimane fa dalle opposizioni, per dire no al progetto di Assemblea Costituente su cui si è appunto votato la scorsa notte. Allora il dato, fornito dalle opposizioni e assunto come inoppugnabile dal circuito massmediatico dominante internazionale, fu questo: 98,4% dei votanti, cioè 6.387.854 persone (il Paese conta più di 31 milioni di abitanti, con almeno 19 milioni aventi diritto al voto) contrarie a Maduro e alla sua Assemblea Costituente. Si omise di dire che non veniva richiesto alcun documento per votare, il che avrebbe dovuto adombrare legittime perplessità: quanti avrebbero (o hanno) potuto votare più di una volta? Una cosa non da poco. Ora, prima di entrambi i referendum, si è detto che i dati si sarebbero dovuti raffrontare con quelli delle ultime elezioni del dicembre 2015.

La stessa opposizione, sostenuta dalla compagnia di giro massmediatica e politica internazionale a suo sostegno, ha puntato esplicitamente su questo per delegittimare la direzione politica bolivariana del Paese, invitando all'affluenza di massa per il primo referendum e poi, al secondo, quello di stanotte, ad un'astensione altrettanto di massa. Il bilancio di entrambi i referendum tenuti a due settimane di distanza l'uno dall'altro, in un arco temporale ristretto, è in effetti indicativo di una sorta di 'fotografia' degli umori politici popolari. Dato da considerare: gli aventi diritto al voto in entrambe le consultazioni sono stati almeno 19 milioni, un numero equivalente alle ultime politiche del 2015. Ebbene, nella spaccatura nel Paese che si conferma, con una qual certa quota di astensionismo, vi è da un lato un significativo arretramento del MUD, il raggruppamento di tutte le forze di opposizione (tante e tra loro diversissime), che perde circa un milione e mezzo di voti (dai 7.726.066 del 2015 ai 6.387.854 di due settimane fa), e dall'altro un rafforzamento di più di due milioni e 400mila voti (dai 5.622.844 del 2015 agli 8.089.320 di stanotte) delle forze che si riconoscono nel PSUV (Partido Socialista Unido de Venezuela) e nella Presidenza della Repubblica.

Anche considerando possibili brogli, è di una evidenza palmare la maggiore credibilità del voto di stanotte rispetto a quello di due settimane fa delle opposizioni. Comunque sia, c'è da chiedersi perché questi dati continuino a non essere comunicati dai media nostrani. Si tratta di un'inezia a fronte del più ampio grado di intossicazione che da tempo si consuma – solo a rimanere al piano informativo – sul Venezuela (ad es. far passare, come vittime dell'opposizione, dei bolivariani assassinati, alcuni dei quali bruciati vivi per strada senza che le immagini, presenti in rete, vengano fatte vedere) per non parlare dell'informazione 'di merito' su quanto sta accadendo e di altro ancora. La sfera informativa/ideologica dominante di questo Paese, del resto, è da sette decenni allineata con i desiderata atlantici, e a Washington da un pò hanno il piede pigiato sull'acceleratore per rovesciare con la violenza un governo per loro massimamente sgradito.

Due parole sull'Assemblea Costituente. Incaricata di riscrivere la Costituzione, apre alla rappresentanza diretta delle componenti sociali più popolari. Un passo verso la dittatura, accusa Washington. Per le autorità bolivariane un passo verso ben altro: a fronte di scelte economiche per alcuni settori sgradite o che comunque non hanno raggiunto tutti gli obiettivi desiderati (per cause che investono 'anche' ingerenze esterne pesantissime a regìa USA), quest'Assemblea dà diretta voce in capitolo, nelle decisioni politiche, a quegli strati sociali penalizzati che hanno sostenuto e favorito il processo bolivariano, ed in parte si sono poi 'scollati'. È un passaggio altamente temuto a Washington. I membri saranno 545: 364 saranno eletti per competenza territoriale, 173 per ambito sociale (ovvero 5 imprenditori, 8 contadini e pescatori, 5 disabili, 24 studenti, 79 operai, 24 rappresentanti dei Consigli Comunali e altri organismi locali, 28 pensionati) e 8 rappresentanti delle comunità indigene. Una volta eletta, l’Assemblea Costituente, la cui convocazione da parte del Presidente è prevista dalla Costituzione (art. 348), sarà organo legislativo. Tutte le sue decisioni dovranno essere sottoposte all’approvazione popolare. Per Washington, che minaccia ulteriori sanzioni, taluni anche un intervento militare, e con al seguito il suo codazzo di Stati subalterni, questa è una dittatura. “Indipendenza”, invece, continua a stare, come dall'inizio, dalla parte della rivoluzione bolivariana.

Francesco Cartolini - Indipendenza
31 luglio 2017
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wheaton80
00sabato 5 agosto 2017 11:18
Ginevra - Dichiarazione congiunta di 57 Paesi a favore del Venezuela e contro ogni intervento esterno

Nel Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU, riunito a Ginevra, 57 Stati firmano una dichiarazione che manifesta il chiaro appoggio al Venezuela bolivariano e il rifiuto di qualsiasi forma di intervento straniero nelle sue questioni interne. La dichiarazione è stata sottoscritta da: Russia, Cina, India, Sud Africa, Iran, Vietnam, Algeria, Egitto, Giordania, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Iraq, Libano, Libia, Angola, Etiopia, Palestina, Qatar, Bielorussia, Arabia Saudita, Azerbaigian, Siria, Ecuador, Bolivia, Cuba, Nicaragua, San Vicente y las Granadinas, San Cristóbal y Nieves, Dominica, Bahrein, Isole di Comore, Gibuti, Somalia, Sudan, Tunisia, Yemen, Repubblica Democratica Popolare di Corea, Eritrea, Namibia, Laos, Filippine, Sudan del Sud, Repubblica del Congo, Burundi, Zimbawe, Myanmar, Timor Est, Tagikistan, Oman, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Guinea Ecuatoriale, Mauritania, Mozambico, Togo, Venezuela. Di seguito il testo integrale della dichiarazione.

Dichiarazione congiunta di appoggio al Venezuela:

1. Riconosciamo l’imperativo di tutti gli Stati a rispettare la sovranità della Repubblica Bolivariana del Venezuela in conformità con i principi di non interferenza nelle questioni interne stabilite dalla Carta delle Nazioni Unite

2. Consideriamo che è al popolo venezuelano che compete, in via esclusiva, determinare il suo futuro senza ingerenze esterne

3. Appoggiamo il Governo Costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela nel suo intento di preservare la pace e mantenere il carattere istituzionale democratico nel Paese, così come la sua determinazione di garantire la piena osservanza dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Venezuela

4. Sosteniamo la reiterata chiamata che ha fatto il Presidente Nicolas Maduro al dialogo politico tra i diversi settori attivi in Venezuela, con il proposito di preservare la pace e garantire la stabilità delle istituzioni democratiche del Paese

5. Celebriamo gli encomiabili sforzi realizzati a favore del dialogo politico e della pace dall’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) e dagli ex Presidenti José Luis Rodríguez Zapatero, ex Presidente spagnolo; Martín Torrijos, di Panama, e Leonel Fernández, della República Dominicana, insieme all’Inviato Speciale della Santa Sede

6. Appoggiamo, allo stesso tempo, il coinvolgimento dei Paesi dell’America Latina e dei Caraibi a sostegno del dialogo politico in Venezuela, in particolare, di: El Salvador, Nicaragua, Repubblica Dominicana, Uruguay e degli Stati membri del CARICOM

7. Condanniamo qualsiasi azione che perturbi la pace, la tranquillità e la stabilità democratica, che mini la istituzionalità democratica della Repubblica Bolivariana del Venezuela e che metta in discussione la sua sovranità

8. Consideriamo che la comunità internazionale deve sostenere le possibilità di offrire aiuti tecnici prendendo a riferimento le richieste del Paese in oggetto, per affrontare le sfide dei diritti umani nel Paese

Fonte: www.misionvenezuelaonu.org/es/sala-de-prensa/noticias/detalle/venezuela-rechaza-las-declaraciones-de-la-embajadora-de-los-estados-unidos-ante-...

04/08/2017
cambiailmondo.org/2017/08/04/ginevra-dichiarazione-congiunta-di-57-paesi-a-favore-del-venezuela-e-contro-ogni-intervento-...
wheaton80
00domenica 6 agosto 2017 16:00
L'ex sindaco di Londra denuncia: governo USA dietro destabilizzazione del Venezuela

La congiuntura economica e politica che colpisce il Venezuela è stata provocata dal governo degli Stati Uniti con l’appoggio di settori dell’opposizione interna. Questa la denuncia dell’ex sindaco di Londra, Ken Livingstone. In un’intervista radiofonica citata dal quotidiano Mirror, Livingstone ha inoltre affermato che gli Stati Uniti hanno generato la campagna di manipolazione mediatica che a livello mondiale pone sotto assedio il Venezuela. Forse la più estesa dai tempi dell’attacco contro l’Iraq di Saddam Hussein. L’esponente laburista, conosciuto anche come ‘Ken il rosso’, ha affermato che in futuro avremo accesso ad atti attualmente secretati che permetteranno di smascherare il ruolo giocato dal governo nordamericano in combutta con la CIA, per destabilizzare il Venezuela. «Scopriremo che questa crisi è stata progettata dall’esterno come avvenne in Brasile nel 64’ e successivamente in Argentina e Cile». Ken Livingstone ha spiegato che fino al 1998, anno dell’arrivo al potere di Hugo Chavez, in Venezuela «vi erano circa 200.000 famiglie che detenevano l’80% della ricchezza nazionale». Per poi affermare:«Sospetto che molti di essi stanno utilizzando il proprio potere, la capacità di controllo sulle importazioni e le esportazioni, medicine e cibo, per destabilizzare il Paese e rovesciare Maduro». Il dirigente laburista, infine, si è detto sconcertato dal livello di manipolazione mediatica sul Venezuela. Una disinformazione che arriva anche a demolire chi osa andare contro il pensiero dominante.

04/08/2017
Fonte: www.mirror.co.uk/news/politics/venezuelan-crisis-engineered-propaganda-suggests-...

www.lantidiplomatico.it/dettnewslex_sindaco_di_londra_denuncia_governo_usa_dietro_destabilizzazione_del_venezuela/8...
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00mercoledì 6 settembre 2017 21:56
Aggiornamento

Perché negli ultimi giorni gli attacchi a Maduro e al Venezuela non sono più sulle prime pagine? Ce lo spiega un articolo de el País, il quotidiano spagnolo, da cui i nostri media "copiano" foto e notizie contro il governo Maduro. È in corso una terribile lotta all'interno della opposizione venezuelana tra chi si presenterà alle elezioni di ottobre, accusato di rendere chiaro che Maduro non è un dittatore, e chi, fedele alle violenze di piazza, vuole un cambio di governo con la forza. Nel Paese sono sparite le manifestazioni contro il governo, e questo toglie argomenti all'ala golpista, alla quale rimane solo l'appoggio dei governi fedeli a Washington. L'unione politica delle destre viene ormai data per morta. La MUD è descritta ormai come uno scheletro senza capacità di dettare una linea, con i leader in totale contrasto, e questo, a poco più di un anno dalle elezioni presidenziali, viene visto come un loro fallimento e una vittoria di Maduro e, aggiungiamo noi, del popolo venezuelano, il quale continua ad essergli fedele.

Fonte: elpais.com/internacional/2017/09/03/actualidad/1504390791_100...

6 settembre 2017
www.facebook.com/Rete-Solidariet%C3%A0-Rivoluzione-Bolivariana-1034770026536818/?hc_ref=ARTcMVJp4RiyFTSDAqYtbSUgEm__PVCRxrjosr_X3nMFzQvXcxMXU_3I0B0u3W25Nx0&fref=nf&pnr...
wheaton80
00sabato 16 settembre 2017 14:47
Venezuela inizia a contrattare il petrolio in yuan al posto del dollaro americano

Il Venezuela ha iniziato ad usare la moneta cinese al posto dei dollari americani per determinare il prezzo del petrolio, ha dichiarato il Presidente Nicolas Maduro. "Stiamo già vendendo petrolio e tutte le nostre merci utilizzando un paniere di valute e determiniamo il prezzo con gli yuan", ha dichiarato Maduro sul canale Telesur, "per le sanzioni promosse da Julio Borges (oppositore dello chavismo — ndr) che ha deciso Donald Trump. Hanno provocato grandi danni… Siamo costretti a difenderci", ha osservato il Presidente venezuelano. In precedenza Maduro aveva annunciato di voler creare un'alternativa al dollaro come valuta internazionale, rilevando che "il Venezuela sta per liberarsi dalle morse del dollaro, una moneta che soffoca il Paese". Ad agosto il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva introdotto nuove sanzioni contro il Venezuela. In particolare alle società americane viene vietato di contrattare i titoli di Stato e le obbligazioni della compagnia petrolifera statale venezuelana con scadenza superiore a 30 giorni e più di 90 giorni rispettivamente. Sono inoltre vietati affari con le società partecipate dal Venezuela ed è congelato il pagamento dei dividendi a beneficio di Caracas.

16.09.2017
it.sputniknews.com/economia/201709165026562-USA-Maduro-Caracas-Cina-sanzioni-commercio-...
wheaton80
00martedì 17 ottobre 2017 14:19
Venezuela, Maduro stravince le elezioni amministrative

Il silenzio assordante dei principali media occidentali è stato il primo segnale forte, poi ci hanno pensato i dati ufficiali a fugare ogni dubbio. Il Presidente Nicolas Maduro ha stravinto in Venezuela. Il suo Partito Socialista Unito ha conquistato 17 governatorati su un totale di 23 interessati dalle elezioni amministrative, confermandosi prima forza politica nel Paese. Alle opposizioni sono andate solo 5 amministrazioni. Resta in bilico lo Stato Bolìvar. Man mano che si profilava nelle sue proporzioni nettissime la sconfitta (un arretramento marcato rispetto ai due terzi dei seggi presi alle ultime politiche), la MUD (Mesa de la Unidad Democrática) ha intensificato le accuse di brogli elettorali. Maduro ha definito la sonante vittoria “una prodezza morale e politica”. L’opposizione venezuelana, in base agli exit poll rilanciati dalle solite agenzie filostatunitensi, stava festeggiando la conquista di addirittura 15 dei 23 governatorati, quando è arrivata la doccia gelata dell’annuncio del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), che ha dichiarato il trionfo del blocco chavista in 17 stati contro 5, più un altro in bilico.

Le destre hanno perso anche lo Stato strategicamente più importante e ricco del Paese: Miranda, dove risiedono tutti i principali leader anti-Maduro. L’epicentro delle violente proteste di piazza dei mesi scorsi, durante le quali sono stati aggrediti e bruciati militanti chavisti ed assaltati asili ed ospedali da uomini incappucciati. L’opposizione conquista invece Táchira, regione di frontiera con la Colombia. Il blocco chavista, complessivamente, avrebbe ottenuto il 54 per cento dei voti contro il 45 della MUD. L’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) con sede a Washington, a sconfitta acquisita, ha parlato della “più grande frode elettorale nella storia delle Americhe”. Tibisay Lucena, Presidente del Consiglio Nazionale Elettorale, ha annunciato la vittoria dei chavisti e sottolineato “la grande e inaspettata partecipazione” al voto, intorno al 61%. “Tendo fin da ora la mano ai cinque governatori di opposizione”, ha detto Maduro parlando dal Palazzo di Miraflores a Caracas, “per lavorare per le loro regioni”.

Ernesto Ferrante
16 ottobre 2017
www.opinione-pubblica.com/venezuela-maduro-stravince-le-elezioni-amminis...
wheaton80
00venerdì 20 ottobre 2017 01:26
Venezuela - Anche il Bolívar agli chavisti


Justo Noguera Pietri

L’attesa è finita. Anche il Bolívar, il più popoloso tra gli Stati del Venezuela, è andato al Partito Socialista Unito del Presidente Nicolas Maduro. Il testa a testa nel buio della notte ha lasciato il posto ai sorrisi in un mezzogiorno che si è tinto di rosso chavista. Il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) del Venezuela ha confermato che lo stato di Bolívar sarà governato dal candidato chavista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) Justo Noguera Pietri, con il 49,09 per cento dei voti, contro il 48,83 per cento del suo avversario Andrés Velásquez. La larga vittoria di Nicolas Maduro alle elezioni regionali assume dunque i contorni del trionfo. I numeri sono impietosi: 18 governatorati su 23. L’opposizione venezuelana, a cui sono andati appena 5 governatorati, continua a ribadire che non riconosce i risultati delle elezioni:“Né il Venezuela né il mondo credono alla storiella che ci hanno raccontato”, ha detto il responsabile elettorale del Tavolo dell’Unità Democratica (MUD), Gerardo Blyde. I dirigenti delle opposizioni, che davano come sicura una netta vittoria antichavista, fanno sapere di aver “anche chiesto ai candidati di organizzare mobilitazioni di piazza per appoggiare la nostra denuncia, perché stiamo vivendo un momento molto grave per la repubblica e per il Paese”. Il Bolívar, ricco di giacimenti di ferro e bauxite, è stato conteso con un testa a testa appassionante. Durante l’intera giornata di lunedì, il candidato chavista è rimasto all’interno della sua casa di campagna con i suoi fedelissimi, in attesa del conteggio del Consiglio elettorale. Alla fine Petri ha vinto con 1.471 preferenze di scarto. Il nuovo governatore è stato Comandante Generale della Guardia Nazionale Bolivariana ed è nato nel 1961, nello Stato di Miranda. Queste elezioni regionali passeranno alla storia anche per la massiccia partecipazione popolare: il 61,14%, una percentuale notevolmente superiore rispetto al 53,94% della tornata del 2012.

Ernesto Ferrante
18 ottobre 2017
www.opinione-pubblica.com/venezuela-anche-il-bolivar-agli-c...
wheaton80
00lunedì 11 dicembre 2017 22:29
In Venezuela si vota per le municipali e trionfa ancora il chavismo

Alle elezioni municipali di domenica 10, il chavismo ha vinto oltre 300 municipi su 335. Più di 9 milioni di aventi diritto (su una popolazione di oltre 30 milioni) si sono recati alle urne per scegliere il loro sindaco o la sindaca. Si è votato anche per eleggere il governatore dello Stato Zulia, perché il precedente (eletto per conto dell'opposizione venezuelana) era stato inabilitato: per aver rifiutato di giurare davanti all'Assemblea Nazionale Costituente, organismo plenipotenziario che governa in Venezuela da agosto per conto del potere popolare. E adesso lo Stato Zulia ha cambiato colore, portando a 19 (su 23) i governatori bolivariani. A questa 24ma elezione (la terza organizzata in 140 giorni dal chavismo) non hanno partecipato le principali forze di opposizione, quali Accion Democratica, Primero Justicia e Voluntad Popular. Tutti gli altri partiti che compongono la MUD, dal COPEI ad Alianza Bravo Pueblo, hanno invece presentato i loro candidati e, in alcuni casi, vinto. E' andata così a San Cristobal, nel Tachira, dove ha vinto il vecchio COPEI, un partito socialcristiano che ha animato la competizione politica durante la IV Repubblica insieme ad Accion Democratica. Nelle elezioni comunali del dicembre 2013, svoltesi dopo la morte di Chavez e l'elezione di Nicolas Maduro, il PSUV e i suoi alleati hanno ottenuto 240 municipi, anche se le principali città, come Maracaibo, Valencia, San Cristobal e Barquisimeto sono rimaste a destra, così come è rimasta a destra l'Alcaldia Mayor di Caracas. Ieri, Maracaibo e Barquisimeto sono tornate invece al chavismo e a Caracas è stata eletta la giovane Erika Faria. Per contro, gli elettori sono diminuiti, passando da 11 milioni a 9. Dopo lo Stato di Miranda, al cui governo è andato Hector Rodriguez nelle regionali del 15 ottobre, ha votato a sinistra anche il municipio Sucre. Dopo l'istituzione dell'Assemblea Nazionale Costituente, il governo è indubbiamente riuscito a riportare la pace nel Paese, e questo è unanimemente considerato un grosso risultato. Dopo cinque mesi di violenza e un centinaio di morti, nonostante il forte appoggio internazionale, le destre non sono riuscite a far cadere il governo, che ha ripreso l'iniziativa. La parola è passata alle urne, un terreno in cui la macchina del PSUV, debitamente oliata, riesce sempre a fare un'ottima parte. Insieme al gruppo di accompagnanti internazionali (una cinquantina), ci siamo recati a visitare diversi seggi, situati in diversi contesti.

Uno di questi, è stato il complesso di case popolari di Urimare, alla Guaira, nello Stato Vargas. Un agglomerato urbano voluto da Chavez e a lui dedicato, all'interno del grande piano di costruzione di alloggi popolari gratuiti e ammobiliati: la Gran Mision Vivienda Venezuela, che dal 2011 ha già consegnato quasi 2 milioni di case popolari. Urimare è un luogo pulsante di vita politica, che ha anche una omonima radio comunitaria e in cui le leader sono donne. Un esempio della forza che guida il “proceso” bolivariano, quella del potere popolare. Aver riconquistato la pace (quella che si coniuga alla giustizia sociale, non la pace del sepolcro) consente al chavismo di concentrare gli sforzi sulle necessità e sui problemi del Paese, principalmente provocati dalla guerra economica. Attraverso l'istituzione del carnet de la Patria (una tesserina informatizzata che serve per riscuotere sussidi e benefici, ma anche come base dati e come segno di identificazione), il chavismo cerca di sviluppare una capillare organizzazione militante, che parte dai leader di base: i responsabili di strada, di condominio, delle sale di battaglia, dei consigli comunali, i responsabili dei CLAP, i Comitati di Rifornimento e di Produzione, che hanno consentito di tutelare i settori più vulnerabili e che l'Assemblea Nazionale Costituente vorrebbe includere nella nuova Carta Magna. E, intanto, venerdì riprende il dialogo con l'opposizione nella Repubblica Dominicana, sotto l'egida di alcuni ex Presidenti diretti dallo spagnolo Zapatero, e l'accompagnamento di diversi stati, scelti da entrambe le parti. Il Presidente ha ribadito la sua disponibilità anche a recarvisi di persona, e ha anche rinnovato l'appello all'unità agli alleati del PSUV, che in alcuni municipi, come in quello Libertador a Caracas, ne hanno sfidato l'egemonia presentando candidati autonomi. “Unità, lotta, battaglia e vittoria”, ha detto Maduro, ricordando le parole di Chavez pronunciate a dicembre del 2012. Allora il Presidente, colpito da un tumore aggressivo, aveva consegnato al Paese il suo testamento politico con l'invito, appunto, a non dividersi. Ieri, sul palco in Plaza Bolivar, intorno al Presidente c'era tutto il quadro politico bolivariano a festeggiare l'elezione della nuova sindaca Erica Faria. Sullo sfondo, le elezioni presidenziali del 2018, a cui il PSUV ha deciso di ricandidare Maduro. Ma, intanto, si fanno sempre più insistenti le voci di una candidatura dell'imprenditore miliardario Lorenzo Mendoza, proprietario dell’impresa Polar.

Geraldina Colotti
11/12/2017
www.lantidiplomatico.it/dettnewsin_venezuela_si_vota_per_le_municipali_e_trionfa_ancora_il_chavismo/569...
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00sabato 5 maggio 2018 03:03
Venezuela, arrestati 11 banchieri Banesco:“Hanno colpito valuta nazionale”

L’intero vertice di Banesco, la più grande banca privata del Venezuela, è stato arrestato con l’accusa di azione per omissione. Dopo mesi di indagini, il banchiere Juan Carlos Escotet, fondatore e Presidente di Banesco, e 10 alti dirigenti dell’istituto, dal Presidente Esecutivo, al consigliere giuridico, al vicepresidente, fino alla direttrice e ai vicepresidenti all’amministratore delegato sono considerati gli autori di una vasta rete di transazioni di cambi illegali alla frontiera con la Colombia, da mesi crocevia di un vastissimo flusso migratorio di gente che fugge dal Paese. Come ha affermato il Procuratore Generale designato dall’Assemblea Costituente, Tarek William Saab, i vertici della banca hanno scontato l’accusa di aver sviluppato “un attacco sistematico alla moneta nazionale, portando avanti progetti di mafia economica tramite i quali si sono realizzate gestioni clandestine per sottrarre dalla circolazione la valuta contante”. La Procura Generale accusa la Banesco di aver favorito il mercato nero, alimentando in questo modo l’inflazione e i cambi illegali, che sono completamente fuori controllo. Secondo la Procura, a Banesco possono essere ricondotti il 90 per cento dei conti bancari associati alle azioni irregolari riscontrate dagli inquirenti. La Banesco serve oltre 8 milioni di clienti in tutto il Paese e controlla circa il 24% del mercato e secondo il Presidente della banca Juan Carlos Escotet, la più grande banca privata del Venezuela ha attirato sempre più l’attenzione del governo a causa dell’impennata dei prezzi e della crescente scarsità di liquidità. All’inizio di quest’anno, il leader del partito socialista al governo, Diosdado Cabello, aveva affermato che il governo stava per avviare colloqui per l’acquisto della banca, e poi ad aprile, l’Amministrazione Maduro ha dichiarato di aver avviato una “indagine amministrativa” su Banesco. L’arresto del board della banca quindi potrebbe essere il primo passo per trasformare il principale istituto finanziario privato in un ente pubblico.

Alessandra Caparello
4 maggio 2018
www.wallstreetitalia.com/venezuela-in-manette-decine-di-banchieri-colpita-valuta-na...
wheaton80
00lunedì 21 maggio 2018 23:31
Venezuela, Maduro ha vinto elezioni democratiche come posso testimoniare da osservatore internazionale

Ho visto le file ordinate e serenamente sedute del popolo ai seggi. Quel popolo colpito da una terribile guerra economica scatenata degli USA, dalla UE e da tutte le forze reazionarie dell'America Latina. Il sistema di voto elettronico ha garantito segretezza e correttezza, chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Certo ha pesato il boicottaggio di una parte dell'opposizione che per paura di perdere ha rifiutato il voto sempre richiesto. E ha anche pesato la terribile difficoltà della vita quotidiana causata dalla super inflazione e dall'imboscamento di beni essenziali, tutta opera di forze capitaliste colpevoli di azioni violente sul piano economico e sociale. Lo dico agli ipocriti europei: in Venezuela c'è una parte del popolo che critica il governo non perché troppo socialista, ma perché lo accusa di essere troppo tollerante con chi accaparra medicine e cibo e accumula ricchezze con la speculazione. In queste sofferenze enormi la partecipazione ha sfiorato la metà degli elettori ed è un risultato importante. Maduro è stato eletto Presidente con una partecipazione al voto superiore a quella con cui venne eletto Trump.

Che insieme ad una compagnia internazionale di mascalzoni ora non riconosce il voto. Come i governi golpisti di Brasile, Paraguay, Guatemala. E come la UE, che sostiene la dittatura fascista in Ucraina. USA, UE e i loro servi stanno colpendo il Venezuela con sanzioni prive di qualsiasi giustificazione politica e morale, che sono la causa principale delle sofferenze di quel popolo. Tutto questo perché il Venezuela è il solo grande produttore di petrolio che non intenda subire il dominio degli Stati Uniti. Colpiscono il popolo nei suoi bisogni vitali fondamentali, eppure il popolo venezuelano non si fa intimidire, anzi l'ho visto usare il diritto al voto con fermezza, passione e allegria. Maduro ha vinto elezioni regolari e lo posso testimoniare, ma soprattutto può dirlo un popolo che resiste ad una aggressione economica pari a quella che colpì il Cile di Allende. È quel popolo che ha vinto e tutti noi lo dobbiamo ringraziare per la lezione di coraggio che ci dà.

Giorgio Cremaschi
21/05/2018
www.lantidiplomatico.it/dettnewsvenezuela_maduro_ha_vinto_elezioni_democratiche_come_posso_testimoniare_da_osservatore_internazionale/612...
wheaton80
00sabato 26 maggio 2018 06:00
Venezuela - Checché ne dicano Stati Uniti e UE, con Maduro ha vinto la democrazia

Non c’è Paese al mondo che abbia subito negli ultimi anni un più feroce e intenso attacco da parte dei poteri forti internazionali. Un attacco che si è sviluppato a vari livelli:

1. Politico, con il tentativo di isolamento promosso con il rovesciamento dei governi progressisti nel resto dell’America Latina e le sanzioni immotivate da parte di Stati Uniti ed Unione Europea

2. Economico, con una vera e propria guerra ai ceti popolari portata avanti mediante la manipolazione del tasso di cambio, i giudizi negativi politicamente motivati di agenzie di rating ed entità finanziarie, l’imboscamento di beni essenziali da parte dei settori privati che ancora controllano troppa parte dell’economia nazionale

3. Mediatico, con la costruzione di vere e proprie campagne a base di fake news e la sottolineatura costante di veri e presunti aspetti critici della situazione

4. Tendenzialmente anche militare con la costante minaccia di interventi “umanitari” da parte dei Paesi circostanti e degli Stati Uniti in prima persona

Non c’è Paese al mondo che abbia vissuto negli ultimi 20 anni una più intensa stagione democratica, con oltre 20 appuntamenti elettorali di vario genere, la messa a punto di un sistema di votazione a doppia verifica (elettronica e cartacea), che Jimmy Carter ha definito il migliore del mondo, l’iscrizione nelle liste elettorali di milioni di cittadini, poveri o residenti nelle zone marginali del Paese che fino ad allora erano rimasti esclusi. Domenica 20 maggio il Venezuela ha ribadito tale vocazione democratica nonostante il feroce e intenso attacco di cui sopra. Oltre otto milioni di venezuelani si sono recati alle urne e hanno espresso a larga maggioranza (quasi il 70%) appoggio al Presidente uscente Nicolas Maduro. Secondo le stime ufficiali, l’affluenza è stata pari al 46%, dato che hanno votato 9.132.655 elettori su venti milioni e mezzo di iscritti.

Certamente una parte di tale astensione è dovuta alla scelta del boicottaggio da parte dell’opposizione sfascista, ma non è ovviamente possibile quantificare tale elemento. Chi decide di non partecipare a una competizione democratica ha sempre torto. Infondate mi paiono le accuse di brogli e mancanza di garanzie. Peraltro in percentuale le adesioni a Maduro corrispondono al 31,7%, più di Trump (25,3%), di Macri (26,8%), di Santos (23,7%) che di altri “campioni di democrazia”. Risulta quindi insostenibile la “scomunica” delle elezioni comminata da Stati Uniti ed Unione Europea. Significativa la circostanza che da quest’ultima si sia dissociato un mediatore importante nel dialogo fra governo e opposizione (ruolo svolto su precisa richiesta del governo di Washington) come l’ex Premier spagnolo José Luis Zapatero, dopo aver assistito in diretta qualche mese fa all’abbandono delle trattative da parte dell’opposizione sfascista. Stati Uniti ed Unione Europea vogliono a ogni costo impedire il sorgere di una democrazia non addomesticata e docile ai loro ordini (che quindi tale non sarebbe) in un Paese del Terzo mondo.

I poteri forti internazionali rappresentati da personaggi come Donald Trump, eletto da una minoranza dei votanti popolari nel suo Paese, o la euroburocrate Federica Mogherini, eletta da nessuno, vogliono impedire che germogli un pensiero alternativo a quello dominante della supremazia del mercato e del neoliberismo economico esasperato, che sta distruggendo il futuro anche nel nostro Paese. Nonostante gli sforzi indefessi di questi e altri funzionari del pensiero unico, Nicolas Maduro ha vinto e lo ha fatto in modo democratico. Con centinaia di altri osservatori internazionali provenienti da oltre 40 Paesi, ho potuto vivere questa esperienza democratica fondamentale non solo per il Venezuela ma per il mondo intero, e ne sono orgoglioso.

“Avanti con Maduro al volante!”, gridavano i venezuelani domenica mattina davanti ai seggi, facendo allusione alla provenienza del Presidente ora rieletto, che ha lavorato per anni come autista dell’azienda pubblica dei trasporti, circostanza che ha suscitato i lazzi classisti dei borghesucci incapaci di qualsiasi cosa che non sia passare in banca a ritirare i loro troppi soldi. Anche in Italia e altrove non sarebbe male mandare al potere lavoratori; che siano dell’ATAC o di altre aziende. Fra l’altro, caso strano data la ristrettezza delle risorse a disposizione, le strade di Caracas sono esenti da buche.

Fabio Marcelli
25 maggio 2018
www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/25/venezuela-checche-ne-dicano-stati-uniti-e-ue-con-maduro-ha-vinto-la-democrazia/...
wheaton80
00mercoledì 6 febbraio 2019 01:33
Guerra al Venezuela. Il ruolo infame dei media

Quando comincia una guerra, il primo morto è la verità. Non esiste eccezione possibile, a quanto pare. Ma lo zelo con cui i media italiani si dedicano a questo sporco lavoro è quasi imbarazzante. L’attacco al Venezuela deciso dagli USA di Trump sta facendo scomparire ogni distinguo tra le varie “fonti di informazione” principali. Pubbliche o private non c’è alcuna differenza. La RAI, che un qualche rapporto con “la politica” pure lo ha, si muove peraltro come se anche il governo italiano avesse sottoscritto il “documento europeo”, facendo quasi finta di ignorare che almeno questa volta “c’è un problema”. E quando deve dar conto di questo “problema” lo fa usando il peso del Presidente della Repubblica, Mattarella, che si è arrogato il compito, costituzionalmente non previsto, di indicare la “giusta linea” di politica estera: alla coda degli USA. Di conseguenza, nessuna menzione viene fatta della posizione di forze e movimenti contrari al golpe, neppure, o tantomeno, di quelle che pure hanno dimensioni tali da venir rilevate nei sondaggi, come Potere al Popolo. Se questo viene fatto sul panorama della politica interna, figuriamoci se può essere registrata la contrarietà alla guerra di forze politiche o personalità di rilievo a livello internazionale. Avete per caso ascoltato o letto le parole di Roger Waters su un giornale diverso dal nostro? Avete sentito dire della contrarietà di Jeremy Corbyn, Segretario del Partito Laburista britannico e favorito nei sondaggi per le prossime elezioni politiche? “Il futuro del Venezuela è una questione dei venezuelani: la richiesta del Ministro degli Esteri Jeremy Hunt di ulteriori sanzioni contro il Venezuela è sbagliata. Ci opponiamo alle interferenze esterne in Venezuela, sia degli Stati Uniti che di qualsiasi altra parte. C’è bisogno di un dialogo e di un accordo negoziato per superare la crisi”. No, naturalmente, vi è stato detto soltanto che “la Gran Bretagna è schierata con la UE e gli USA”, perché l’anatra zoppa conservatrice, Theresa May, si è allineata. Ma è sulla Francia che la disinformazione tocca vette inarrivabili. Del resto, 12 “Atti” dei Gilet Gialli sono stati raccontati sempre dal punto di vista di Emmanuel Macron. E quindi come “pura violenza senza giustificazioni”, oppure ventilando un’egemonia dell’estrema destra che non c’è mai stata. Pure lo sciopero generale di oggi, che vede in piazza insieme i gilet rossi del sindacato CGT e quelli gialli del movimento… scompare dai notiziari (almeno fin quando la polizia, da qualche parte, non deciderà di caricare; e allora verrà invertita la responsabilità degli scontri).

Figuriamoci, dunque, se vi potevano informare dell’opposizione politica e parlamentare alla “dichiarazione di guerra” contro Maduro e la Rivoluzione Bolivariana… Colmiamo ancora un volta noi la lacuna, pur sapendo di non avere lo stesso “peso” mediatico. Ma un po’ più di onestà intellettuale, sì… Qui di seguito i passaggi più significativi del discorso di Jean-Luc Mélenchon su una mozione contro Maduro all’Assemblea Nazionale Francese:“Abbiamo qui una risoluzione che non serve a niente. Mi chiedo: in quale Paese del mondo si qualifica un governo come dittatura quando questo perde le elezioni e lo riconosce? Quando perde il referendum e lo riconosce? In quale Paese del mondo si è d’accordo con l’appoggiare un opposizione che immagazzina presso di sé armi da guerra e bombe? Se lo fate voi, allora preparatevi a trattare da terroristi dei prigionieri politici, non importa quali terroristi siano stati arrestati. Forse il signor Maduro avrebbe dovuto far dare mille frustate a questo oppositore, perché allora avrebbe il beneficio del silenzio complice di questa assemblea, esattamente come fate per l’Arabia Saudita. Quindi, voi ora ricorrete a citare uno dei suoi cittadini che è Presidente della Commissione per i Diritti Umani; sì, un saudita, Presidente della Commissione per i Diritti Umani dell’ONU, per puntare il dito contro il Venezuela. La verità è che voi vi occupate di quelli che difendono i poveri solo per fustigarli e discriminarli. La verità è che tutto questo è parte di una politica di destabilizzazione organizzata dagli Stati Uniti d’America, che fanno colpi di Stato istituzionali come hanno fatto in Guatemala, come hanno fatto in Brasile, come hanno fatto in Honduras. E che tutto questo non è altro che un momento di propaganda internazionale della NATO e degli Stati Uniti. Questa risoluzione non ha assolutamente nessun valore e ho espresso qui tutta la rabbia che essa provoca in tutti coloro che apprezzano i governi che difendono i poveri”.

5 febbraio 2019
contropiano.org/news/politica-news/2019/02/05/guerra-al-venezuela-il-ruoloinfamedeimedia...
wheaton80
00mercoledì 6 febbraio 2019 01:38
Italia continua a bloccare dichiarazione UE a 28 sul Venezuela

L'Italia è l'unico governo che si è opposto, oggi a Bruxelles, a una dichiarazione dell'UE sul Venezuela in cui si esprimeva l'appoggio dei Ventotto al Presidente dell'Assemblea Nazionale Juan Guaidó, si invitava il Presidente Nicolas Maduro a lasciare e si ribadiva la richiesta di convocare al più presto nuove elezioni. Lo riferiscono fonti diplomatiche a Bruxelles. L'opposizione italiana alla dichiarazione non è stata espressa nel corso di una riunione specifica, ma durante la procedura di consultazione della PESC (Politica Estera e di Sicurezza Comune dell'UE), che prevede l'approvazione in base al principio del silenzio-assenso. Sono circolate diverse versioni della dichiarazione, in cui si annunciava anche che alcuni Stati membri avrebbero riconosciuto Guaidó, ma l'Italia alla fine ha opposto il suo rifiuto, che nel settore della politica estera comune, sottoposto all'unanimità, ha valore di veto.

4 febbraio 2019
parstoday.com/it/news/italiai180928italia_continua_a_bloccare_dichiarazione_ue_a_28_sul_v...
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00giovedì 7 febbraio 2019 17:02
Il Venezuela sequestra un carico di armi da guerra provenienti da Miami



Le autorità di Caracas hanno sequestrato una serie di armi da guerra che provenivano dagli Stati Uniti, presumibilmente destinate ad equipaggiare gruppi di terroristi e sabotatori nel pieno del tentativo golpista che si sta verificando nel Paese. Il Ministero dell’Interno del Venezuela ha segnalato martedì attraverso Twitter l’avvenuto sequestro e incameramento di armamento bellico proveniente da Miami (USA) nell’Aeroporto Internacional Arturo Michelena, ubicato nella città venezuelana di Valencia, nello Stato Carabobo. Il viceministro della Prevenzione e Sicurezza, Endes Palencia, ha spiegato che, oltre a munizioni di alto calibro, tra gli articoli sequestrati ci sono 19 fucili automatici, 118 caricatori da fucile, 90 antenne radio e 6 telefoni mobili. Palencia ha aggiunto che si è dato incarico alla Fiscalia (Procura) di continuare con le indagini e individuare i gruppi terroristi che pretendono di attentare alla pace ed alla sicurezza del popolo venezuelano. L’armamento è stato trovato nel magazzino di stoccaggio dell’aeroporto e, secondo i rapporti, era stato fatto entrare nel Paese domenica 3 febbraio a bordo di un Airbus N881YV. Il Governo Nazionale ha informato le autorità venezuelane; è stato rinforzato il lavoro di sicurezza nei porti, nei terminali aerei, nelle zone di dogana e in altri spazi del Paese per “garantire l’indipendenza, la sovranità e la libertà”. Il Venezuela sta attraversando giornate di grande turbolenza dopo che lo scorso 23 gennaio, Juan Guaidò, Presidente dell’Assemblea Nazionale (AN) del Paese, dichiarata sospesa nel 2016 e controllata dall’opposizione, si era autoproclamato in forma incostituzionale come “Presidente a interim” del Paese, con l’appoggio degli Stati Uniti. Nell’immediato il Governo di Washington lo ha riconosciuto ed ha emesso un comunicato di appoggio ai golpisti in cui segnalava che “tutte le opzioni sono sul tavolo, incluso l’intervento militare”. L’agenzia statunitense The Associated Press (AP) ha pubblicato una informativa secondo cui il tentativo di golpe di Guaidò sarebbe stato predisposto in viaggi segreti fatti da questi negli USA, in Colombia ed in Brasile, contando sull’appoggio personale del Presidente nordamericano Donald Trump.

Fonte: Hispan Tv
Traduzione: Alejandro Sanchez

6 Febbraio 2019
www.controinformazione.info/il-venezuela-sequestra-un-carico-di-armidaguerraprovenienti-damiami/fbclid=IwAR0EFFf3PuLUhEy0eBDkoJ_KoFqmbnKbhRzU5Q5U5gci8QyjHL...
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00lunedì 11 febbraio 2019 11:51
Tribunale Supremo del Venezuela; Guaidò è ‘un usurpatore’

Il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) del Venezuela ha dichiarato ieri che il Presidente dell'Assemblea Nazionale, Juan Guaidò, ha commesso una "usurpazione", per avere "preteso di esercitare funzioni inerenti alla Presidenza della Repubblica". Il Presidente della Sala Costituzionale del TSJ, Juan José Mendoza, ha letto ieri una sentenza dell'alta corte nella quale ha dichiarato "nullo e senza valore" lo "Statuto di Transizione" varato dal Parlamento di Caracas, in applicazione del programma politico di Guaidò. Questo Statuto, ha detto Mendoza, costituisce una "grottesca deformazione" dell'organizzazione dei poteri prevista dalla Costituzione, nonché un "atto di forza" da parte dell'Assemblea Nazionale, che il TSJ ha dichiarato "in oltraggio alla corte" dal gennaio del 2016, cioé dopo le elezioni di dicembre del 2015 in cui l'opposizione ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi del Parlamento unicamerale. In base a queste considerazioni, il TSJ considera che le iniziative del Parlamento costituiscono un "atto destabilizzante diretto" e un "vero e proprio assalto" contro gli organi dello Stato, lanciato in base a "una grossolana ignoranza delle norme che reggono i poteri pubblici, incorrendo in una chiara usurpazione di funzioni".

8 febbraio 2019
parstoday.com/it/news/world-i181259-tribunale_supremo_d_venezuela_guaid%C3%B2_%C3%A8_un_usurpatore%...
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00sabato 16 febbraio 2019 18:51
Creato all'ONU gruppo di Paesi pro-Venezuela



Il Ministro degli Esteri del Venezuela Jorge Arreaza, assieme a diplomatici di una quindicina di Paesi tra i quali la Russia e l'Iran, ha annunciato oggi la creazione di un gruppo all'ONU per difendere "i principi della Carta delle Nazioni Unite", attualmente violata. L'ambasciatore palestinese all'ONU Ryad Mansour ha detto, dal canto suo, che una cinquantina di Paesi fanno parte del nuovo gruppo, su 193 che compongono l'organizzazione. Tra i diplomatici che erano attorno al Ministro venezuelano in una conferenza stampa organizzata all'ONU, vicino all'ingresso del Consiglio di Sicurezza, figuravano anche dei rappresentanti della Siria, del Nicaragua e della Cina. L'obiettivo del gruppo è "difendere la Carta dell'ONU", i "principi del diritto internazionale", in particolare quelli "di sovranità" degli Stati, di rispetto della loro "integrità territoriale", di non ingerenza negli affari interni e dell'obbligo di regolare le differenze in maniera pacifica. Tali principi "sono violati in maniera flagrante, in particolare nei confronti del Venezuela", ha detto il Ministro, facendo chiaramente riferimento agli Stati Uniti, che non hanno escluso un ricorso alla forza per ottenere le dimissioni del Presidente Nicolas Maduro.

15 febbraio 2019
it.notizie.yahoo.com/creato-allonu-gruppo-di-paesi-pro-venezuela-175919...
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00venerdì 22 febbraio 2019 20:10
Cifre e dati che smontano la "crisi umanitaria" in Venezuela

L'annuncio dell’ingresso di "aiuti umanitari" da parte degli Stati Uniti attraverso i confini della Colombia e del Brasile, valutato 20 milioni di dollari e totalmente irrisorio in contrasto con il danno prodotto dall'assedio finanziario quantificato in 30 miliardi di dollari, non riesce ad egemonizzare l'opinione pubblica, in particolare per le minacce di intervento militare che sono filtrate dalla Casa Bianca, ma anche perché i dati reali sulla situazione politica ed economica del Venezuela non sono in sintonia con quelli delle Nazioni che vivono una profonda devastazione sociale. La crisi umanitaria è una categoria del diritto umanitario internazionale che si riferisce alle calamità naturali o alle guerre ad alta densità e permette all’aiuto transnazionale gestito da governi e organizzazioni internazionali di avere un argomento per intervenire nelle decisioni riguardanti gli Stati, violando la loro sovranità. Haiti, Somalia e Sud Sudan sono i precedenti del Venezuela, l'attuale obiettivo delle crociate umanitarie. L'Organizzazione delle Nazioni Unite definisce che, per esistere un'emergenza di questa natura, i livelli di violenza, fame e malattie devono colpire milioni di persone senza che lo Stato incaricato sia in grado di esercitare un controllo efficace dei problemi. Yemen, Libia, Iraq, Siria, Repubblica Democratica del Congo, Ucraina sono alcuni dei principali Paesi che l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) considera come i più critici del 2018, perché sono immersi in una crisi sociale di natura complessa e prolungata. Le guerre che li attraversano aumentano crisi alimentari, epidemie di malattie, spostamenti interni e migrazioni forzate. Le caratteristiche specifiche che si ripetono in queste regioni dell'Africa, dell'Asia e dell'Europa Orientale non si verificano in Venezuela o sono per alcuni parametri molto meno intense.

Insufficenza alimentare indotta e controffensiva dei CLAP

Dal 2016 si è cominciato a utilizzare il riferimento alla "crisi umanitaria" dall'Assemblea Nazionale, tribuna dell'opposizione, e negli spazi della Organizzazione degli Stati Americani (OAS), con Luis Almagro a capo dell'operazione, prevedendo che gli effetti del decreto Obama e la sua ratifica da parte del Presidente Donald Trump si sentissero nella vita quotidiana della popolazione. È innegabile il deterioramento delle condizioni economiche del popolo venezuelano prodotto dalla violenta aggressione economica, che ha anche favorito la proliferazione di un’economia parallela e la speculazione, ma ancora nulla a che vedere con il vero e proprio crollo strutturale delle regioni asiatiche e africane. Gli ultimi rapporti della FAO stimano che tra il 2016 e il 2018 c’è stato un aumento del 11% di denutrizione, totalmente insufficiente per paragonarlo alle emergenze alimentari che soffrono i Paesi sub-sahariani, dove la percentuale di persone denutrite è il 30% del totale della popolazione. Il boicottaggio deliberato dell'industria privata che esercita pressione economica, insieme all'attacco alla moneta da parte delle mafie cambiarie, hanno influenzato negativamente l'accesso dei cittadini comuni a prodotti essenziali del paniere di base. Allo stesso tempo, le sanzioni finanziarie applicate alla Banca Centrale del Venezuela e all’azienda statale PDVSA hanno limitato la capacità di manovra del governo venezuelano per rispondere alla precarizzazione alimentare. Ma la politica di distribuzione del cibo a prezzi agevolati, che lo Stato venezuelano articola attraverso il CLAP, ha ampiamente contenuto gran parte degli effetti di queste aggressioni dirette contro la popolazione. L'attacco e il discredito internazionale su una struttura che attualmente garantisce cibo di base a più di 6 milioni di famiglie riafferma le intenzioni di strumentalizzare la storia della carestia come elemento di una presunta "crisi umanitaria" in Venezuela, che serve per giustificare un intervento militare. Non dimentichiamo che lo scorso anno il Governo della Colombia, sotto la tutela del Dipartimento di Stato, ha impedito l'ingresso di oltre 25mila scatole di cibo CLAP, mentre le banche internazionali hanno ostacolato il pagamento di altre 18mila, costringendo il Paese a triangolare con i Paesi alleati per evitare il blocco.

Conseguenze dell'aggressione finanziaria al settore della salute pubblica
Più critico è stato il sabotaggio nell'acquisizione di forniture mediche per i servizi di emergenza ospedaliera. Le condizioni deteriorate dei centri di assistenza hanno come principale causa l'ordine esecutivo firmato da Donald Trump nell'agosto del 2017. Ai fenomeni nazionali di accaparramento dei farmaci, che aumentano i prezzi, e alle reti di contrabbando che deviano le risorse, si aggiungono i vincoli internazionali per l’importazione di particolari trattamenti medici, come ad esempio il rifiuto della Citibank di ricevere il pagamento per l'acquisto di 300mila dosi di insulina, l'ostruzione in Colombia di una spedizione con farmaci contro la malaria e il recente blocco dalla Spagna della compagnia aerea Iberia di 200mila unità di farmaci per le malattie croniche, che il Venezuela aveva acquistato dal Qatar. Ora, la controffensiva venezuelana compensa nuovamente le gravi conseguenze di questi attacchi multidimensionali. L'attivazione del piano vaccinale nazionale gratuito 2018, con il supporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e dei rappresentanti dei medici cubani, ne è un esempio. Durante i mesi di aprile e maggio è stato sviluppato un processo di vaccinazione con oltre 11 milioni di dosi, per un totale di 9 milioni di beneficiari. Tra le malattie incluse, c'erano difterite, tubercolosi, malaria, epatite B, poliomielite, morbillo e tetano. L'arrivo della nave ospedale cinese "Peace Ark", nel settembre del 2018, è un altro fattore da soppesare quando si accusa il governo di essere responsabile della situazione ospedaliera. Questa nave è arrivata nel porto venezuelano, con 120 medici, 8 sale operatorie, 300 posti letto ospedalieri e circa 2.666 dispositivi medici per fornire assistenza specializzata al Paese. L'attività è stata un'azione coordinata tra Cina e Venezuela. A differenza di Stati che hanno perso la capacità di esercitare un controllo sui loro territori e, in caso di conflitti o catastrofi naturali, non sono in grado di gestire le soluzioni alle crisi sanitarie derivanti, il Venezuela è riuscito a stabilire partnership di cooperazione con i Paesi e le organizzazioni internazionali per mitigare i danni alla salute della popolazione.

Spostamenti interni e rifugiati: dati contrapposti
Una caratteristica elementare dei Paesi con crisi umanitarie sono gli spostamenti forzati interni e verso altri Paesi, persone che cercano di proteggersi dagli scontri violenti. Nella relazione annuale 2018, l'UNHCR ha precisato che due terzi dei 68 milioni di persone sfollate da guerre e conflitti provengono da cinque Paesi: Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia. D'altra parte, la Colombia ha 7,7 milioni di vittime del conflitto in fuga attraverso il territorio nazionale, risultando il Paese latinoamericano con i maggiori sfollati interni. Tuttavia, in Venezuela non v'è alcuna traccia di spostamento forzato all'interno del Paese, ma i dati decontestualizzati sulla migrazione e sui rifugiati mediante l'uso dei media internazionali è ben documentata, e si è attirata l'attenzione su una crisi di immigrazione che non corrisponde agli spostamenti causati da uno scontro bellicoso. I dati pubblicati da diverse iniziative per rimarcare l'"esodo venezuelano" come un problema che minaccia la sicurezza internazionale variano di numero e collocano migranti e rifugiati nella stessa statistica. La verità è che le ragioni della migrazione del Venezuela sono principalmente economiche (aggravata da campagne mediatiche) e si sviluppa nel 2017, quando il blocco finanziario contro il Paese si è intensificato. Allo stato attuale, un totale di 12.750 persone che avevano viaggiato in altri Paesi per migliorare la loro condizione economica sono tornati attraverso il “Piano di ritorno alla Patria”, programma attuato per rimpatriare le vittime venezuelane di sfruttamento del lavoro, di atti di xenofobia e tratta di persone.

Attori ed elementi attuali che smontano la "crisi umanitaria"
Lo Stato venezuelano mantiene l'articolazione tra attori statali e non statali allo scopo di proteggere i programmi sociali, a condizione che la fornitura di sostegno non sia condizionata. In un incontro con la FAO e l'UNICEF a metà gennaio, come parte di un invito da parte della Presidenza ricevuta dall'ONU, in relazione ai programmi di alimentazione scolastica, si sono firmate convezioni in relazione ai programmi di alimentazione scolastica, educazione integrale e agricoltura urbana. Inoltre, i membri del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno partecipato insieme al vicepresidente e al Ministero della Salute per valutare meccanismi di cooperazione per rafforzare l'area medica. Dopo pochi giorni, il Presidente della Croce Rossa Christoph Harnisch ha preso atto della natura politica dell'operazione che vuole attivarsi al confine con la Colombia e ha dichiarato di non partecipare ad un'operazione di quelli che non considera aiuti umanitari. Il Ministro della Sanità Carlos Alvarado ha anche annunciato l'ingresso di 18 milioni di farmaci, provenienti in gran parte dagli accordi stabiliti con Cuba e la Cina, tramite acquisti diretti da imprese del mercato internazionale che non ostacolano i pagamenti e altro attraverso Revolving Fund e Pan American Health Organization. Questa gestione diretta delle istituzioni venezuelane impedisce che le azioni coordinate da Washington determinino una vera crisi umanitaria che promuova l'imminente caduta delle strutture che mantengono l'ordine politico all'interno del Paese. Vale a dire: lo Stato e il chavismo. Nel riconoscere organi paralleli come legittimi e finanziandoli, gli Stati Uniti negano l’autorità politica del Governo nazionale come massimo rappresentante del Paese nella risoluzione dei problemi. Allo stesso tempo, denunciano che il Venezuela non accetta gli “aiuti umanitari” e non riconosce gli sforzi multilaterali per garantire la stabilità sociale. E tutto questo perché un’uscita diplomatica minaccia le variabili che sono state fabbricate per giustificare l’accesso militare nel territorio venezuelano con il presupposto degli aiuti umanitari.

Fonte: misionverdad.com/la-guerra-en-venezuela/cifras-y-datos-desmontando-la-crisis-humanitaria-en-v...

19/02/2019
www.lantidiplomatico.it/dettnewscifre_e_dati_che_smontano_la_crisi_umanitaria_in_venezuela/82_27231/fbclid=IwAR06t03KMd8LXjexFfFDmEkLLmrDkCweimtkbNusQPNGifvsarc...
wheaton80
00giovedì 28 febbraio 2019 15:09
“Io, ex vicesegretario dell’ONU, vi spiego il grande imbroglio della crisi in Venezuela, tra Wall Street e petrolio”

Se c’è una lezione che si impara dirigendo una grande organizzazione internazionale come l’ONU è che, nelle cose del mondo, la verità dei fatti raramente coincide con la sua versione ufficiale. Le idee dominanti, come diceva il vecchio Marx, restano quelle della classe dominante. E il caso del Venezuela di questi giorni si configura appunto nei termini di una gigantesca truffa informativa volta a coprire la sopraffazione di un popolo e la spoliazione di una Nazione. Il principale mito da sfatare riguarda le cause di fondo del dramma venezuelano. I media occidentali non hanno avuto dubbi nell’additare gli esecutivi succedutisi al potere dopo l’elezione del “dittatore” Chávez alla presidenza nel 1998 come unici responsabili della crisi, nascondendone la matrice di gran lunga più importante: le barbare sanzioni americane contro il Venezuela decise da Obama nel 2015 e inasprite da Trump nel 2017 e nel 2018. Spese sociali mai così alte. La “dittatura” di Chávez, confermata da 4 elezioni presidenziali e 14 referendum e consultazioni nazionali successive, è stata condotta sotto il segno di uno strappo radicale con la storia passata del Venezuela: i proventi del petrolio sono stati in massima parte redistribuiti alla popolazione invece che intascati dall’oligarchia locale e imboscati nelle banche degli Stati Uniti. Nonostante Chávez abbia commesso vari errori di malgoverno e corruzione tipici del populismo di sinistra (errori confermati in seguito dal più debole Maduro) sotto la sua presidenza le spese sociali hanno raggiunto il 70% del bilancio dello Stato, il PIL pro capite è più che triplicato in poco più di 10 anni, la povertà è passata dal 40% al 7%, la mortalità infantile si è dimezzata, la malnutrizione è diminuita dal 21% al 5%, l’analfabetismo è stato azzerato e il coefficiente Gini di disuguaglianza è sceso al livello più basso dell’America Latina (dati FMI, UNDP e Banca Mondiale).

Ma la sfida più temeraria lanciata dal Venezuela “socialista” è stata quella contro l’egemonia del dollaro. L’economia ha iniziato a essere de-dollarizzata favorendo investimenti non statunitensi, tentando di non farsi pagare in dollari le esportazioni, e creando il Sucre, un sistema di scambi finanziari regionali basato su una cripto-moneta, il Petro, detenuta dalle banche centrali delle Nazioni in affari col Venezuela come unità di conto e mezzo di pagamento. Il tempo della resa dei conti con il Grande Fratello è arrivato perciò molto presto. Molti hanno evocato lo spettro del Cile di Allende di 30 anni prima. Ma il Venezuela di oggi è preda ancora più consistente del Cile. Dopo la Russia, è il Paese più ricco di risorse naturali del pianeta: primo produttore mondiale di petrolio e gas, secondo produttore di oro, e tra i maggiori di ferro, bauxite, cobalto e altri. Collocato a tre ore di volo da Miami, e con 32 milioni di abitanti. Poco indebitato, e capace di fondare una banca dello sviluppo, il Banco do Sur, in grado di sostituire Banca Mondiale e Fondo Monetario come sorgente più equa di credito per il continente latinoamericano. È per queste ragioni che la “cura cilena” è inizialmente fallita. Il tentato golpe anti-chavista del 2002 e le manifestazioni violente di un’opposizione divenuta eversiva e anti-nazionale, si sono scontrati con un esecutivo che vinceva comunque un’elezione dopo l’altra. Perché anche i poveri, dopotutto, votano. L’occasione per chiudere la partita si è presentata con la morte di Chávez nel 2013 e il crollo del prezzo del petrolio iniziato nel 2015.

La strategia delle sanzioni
La raffica di sanzioni emesse l’anno dopo con il pretesto che il Venezuela fosse una minaccia alla sicurezza nazionale degli USA mettono in ginocchio il Paese. Il Venezuela viene espulso dai mercati finanziari internazionali e messo nelle condizioni di non poter più usare i proventi del petrolio per pagare le importazioni. Quasi tutto ciò che entra in un’economia che produce poco al di fuori degli idrocarburi deve essere pagato in dollari contanti. E le sanzioni impediscono, appunto, l’uso del dollaro. I fondi del governo depositati negli USA vengono congelati o sequestrati. I canali di rifinanziamento e di rinegoziazione del modesto debito estero del Venezuela vengono chiusi. Gli interessi sul debito schizzano in alto perché le agenzie di rating al servizio di Washington portano il rischio Paese a cifre inverosimili, più alte di quelle della Siria. Nel 2015 lo spread del Venezuela è di 2mila punti, per raggiungere e superare i 6mila nel 2017. Gli economisti del centro studi CELAG hanno quantificato in 68,6 miliardi di dollari, il 34% del PIL, l’extra costo del debito venezuelano tra il 2014 e il 2017. Ma il più micidiale degli effetti del blocco finanziario del Venezuela è il rifiuto delle principali banche internazionali, sotto scacco americano, di trattare le transazioni connesse alle importazioni di beni vitali come il cibo, le medicine, i prodotti igienici e gli strumenti indispensabili per il funzionamento dell’apparato produttivo e dei trasporti. Gli ospedali venezuelani restano senza insulina e trattamenti antimalarici. I porti del Paese vengono dichiarati porti di guerra, portando alle stelle le tariffe dell’import-export. Il valore delle importazioni crolla da 60 miliardi di dollari nel 2011-2013 a 12 miliardi nel 2017, portandosi dietro il tonfo del 50% del PIL.

Le banche di Wall Street
I beni che riescono comunque a essere importati vengono accaparrati e rivenduti di contrabbando dagli oligopoli dell’industria alimentare che dominano il settore privato dell’economia venezuelana. La stessa delinquenza di alto livello che tira le fila del sabotaggio del CLAP, il piano di emergenza alimentare del governo che soccorre 6 milioni di famiglie. È stato calcolato che tra il 2013 e il 2017 l’aggressione finanziaria al Venezuela è costata tra il 110% e il 160% del suo PIL, cioè tra i 245 e i 350 miliardi di dollari. Senza le sanzioni, l’economia del Venezuela, invece di dimezzarsi, si sarebbe sviluppata agli stessi tassi dell’Argentina. Durante il 2018 si sviluppa in Venezuela una crisi umanitaria interamente indotta. Che si accompagna a un’iperinflazione altrettanto fasulla, senza basi nei fondamentali dell’economia, determinata da un attacco del mercato nero del dollaro alla moneta nazionale riconducibile alle 6 maggiori banche d’affari di Wall Street. È per questo che il rapporto dell’esperto ONU che ha visitato il Venezuela nel 2017, Alfred De Zayas (di cui non avete mai sentito parlare ma che contiene buona parte dei dati fin qui citati), propone il deferimento degli Stati Uniti alla Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’umanità perpetrati in Venezuela dopo il 2015.

Pino Arlacchi (*Vicesegretario Generale dell’ONU dal 1997 al 2002)
27 Febbraio 2019
www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/02/27/venezuela-in-crisi-cosa-nasconde-il-grande-imbroglio/5000660/?fbclid=IwAR3gW9PuHpo6luqGDvaG2sPeVhWP_JAZvwIN53nqy7Lncco8MbG...
wheaton80
00lunedì 11 marzo 2019 16:01
Perché i media italiani non dicono niente sullo "scoop" del New York Times?



Scaricabarile nell’establishment USA dopo il fallimento del golpe in Venezuela. Ad aprire le danze era stato, giorni fa, Mike Pence, vicepresidente USA, che, come se niente fosse, accusava l’oligarchia venezuelana di non aver investito denaro sufficiente per corrompere le leve più importanti del sistema venezuelano. Ora a prendere ulteriormente le distanze da un golpe organizzato in modo così “dilettantesco” è addirittura il New York Times, che arriva a smontare una delle principali bufale finalizzate al golpe, la distruzione degli aiuti umanitari attuata, sul ponte di Cùcuta, dagli sgherri del perfido Maduro:

www.nytimes.com/2019/03/10/world/americas/venezuela-aid-fire-video.html?fbclid=IwAR1zQPV_6RegPSpH2BX2uxbzBBR8R8zdVhZ6FkGrMUX73ujJAG6nq4dpPT0#click=https://t.co/pR...

Fa davvero impressione leggere sul più autorevole dispensatore di bufale contro il Venezuela l’articolo di ieri 10 marzo:

“Cùcuta, Colombia - La narrazione sembrava perfetta per descrivere il dominio autoritario del Venezuela: le forze di sicurezza, per ordine del Presidente Nicolás Maduro, avevano bruciato un convoglio di aiuti umanitari nonostante milioni di venezuelani nel suo Paese soffrivano di malattie e fame. Il vicepresidente Mike Pence scriveva che "il tiranno di Caracas danzava" mentre i suoi scagnozzi "bruciavano cibo e medicine"; il Dipartimento di Stato pubblicava un video in cui diceva che Maduro aveva ordinato ai camion di bruciare e l'opposizione venezuelana diffondeva le immagini degli aiuti bruciati come prova della crudeltà di Maduro. Ma c'è un problema: è stata l'opposizione, e non gli uomini di Maduro, ad aver incendiato accidentalmente il carico.

Filmati inediti ottenuti dal New York Times e l’analisi di video già rilasciati dal governo colombiano per incolpare Maduro hanno permesso una ricostruzione dell'incidente. Suggerisce che una Molotov lanciata da un manifestante antigovernativo è stata la causa più probabile della fiammata che ha scatenato l’incendio del camion. (…) A un certo punto, una bomba fatta in casa da una bottiglia viene lanciata contro la polizia, che sta bloccando un ponte che collega Colombia e Venezuela per impedire il passaggio dei camion degli aiuti. Ma lo straccio usato per innescare la Molotov si separa dalla bottiglia, e vola invece verso l'autocarro. Mezzo minuto dopo, quel camion è in fiamme. Lo stesso manifestante può essere visto 20 minuti prima, in un altro video, mentre colpisce un altro camion con una Molotov, senza dargli fuoco. (…) Alcuni oppositori del governo Maduro hanno affermato di aver ordinato un incendio di medicinali durante il conflitto di confine, nonostante molti venezuelani fossero morti per carenza di farmaci negli ospedali (…)”.

www.youtube.com/watch?time_continue=8&v=QZVCU14-T1s

Certo, ci sarebbe da domandarsi come mai i nostrani media mainstream (da Repubblica, al Corriere, a La Stampa… in prima fila a diffondere la bufala dell’incendio degli aiuti sul ponte di Cùcuta) non abbiano pubblicato ancora un rigo sulla ritrattazione del New York Times. Ma, forse, la domanda da porsi è un’altra. Perché il New York Times (capofila del “Partito Democratico”) va addirittura a procurarsi “filmati inediti” per smontare una bufala che già avrebbe dovuto essere stata metabolizzata dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica? Non certo per scongiurare il proseguimento dell’aggressione al Venezuela, ma solo per dare un altro colpo a Trump e alla sua, sempre più traballante, amministrazione. Un “segnale mafioso” rivolto a tutto l’establishment. Volete la guerra al Venezuela? Noi siamo pronti, ma prima togliete di mezzo Trump. Altrimenti sarà un altro Vietnam, con i soldati americani uccisi e le loro atrocità tutti i giorni in TV.

Francesco Santoianni
11/03/2019
www.lantidiplomatico.it/dettnews-perch_i_media_italiani_non_dicono_niente_sullo_scoop_del_new_york_times/6119_27531/?fbclid=IwAR3cL7QpKqAUPzo8DsPdUwdSYgEuLqCDgn_zh-dpQhydPucNKXt...
wheaton80
00venerdì 22 marzo 2019 11:47
Grande vittoria diplomatica del Venezuela. Consiglio ONU dei Diritti Umani condanna le sanzioni unilaterali

Il Ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza ha comunicato tramite il suo account Twitter questo giovedì la notizia che il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (ONU) ha approvato una risoluzione presentata dal Venezuela a nome del Movimento dei Paesi Non Allineati (MNOAL), in cui si condannano gli effetti negativi delle misure coercitive unilaterali contro le popolazioni. L'informazione è stata diffusa dal Ministro degli Affari Esteri del Venezuela, Jorge Arreaza, che ha celebrato l'evento come "un'altra grande vittoria del multilateralismo e della diplomazia della pace".

twitter.com/jaarreaza/status/1108759004719837184/photo/1

La risoluzione è stata approvata giovedì 21 marzo con 27 voti favorevoli, 5 astenuti e 15 voti contrari. Il governo bolivariano conduce una battaglia diplomatica contro le illegali sanzioni applicate dagli Stati Uniti e dai suoi governi alleati che danneggiano l'economia del Paese sudamericano. Gli Stati Uniti intendono aumentare la pressione attraverso "sanzioni" che danneggiano il popolo venezuelano e cercano quindi di giustificare una partenza forzata del governo del Presidente Nicolás Maduro. Di recente, un team del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha visitato il Paese sudamericano per verificare la situazione. L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ha già espresso la sua preoccupazione per gli effetti delle misure coercitive sui venezuelani.

21/03/2019
www.lantidiplomatico.it/dettnewsgrande_vittoria_diplomatica_del_venezuela_consiglio_onu_dei_diritti_umani_condanna_le_sanzioni_unilaterali/8...
wheaton80
00sabato 23 marzo 2019 11:17
Venezuela. Smantellata cellula terroristica: tra i fermati il «braccio destro» del golpista Guaidó



Il Governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela, tramite il Ministro degli Interni Nestor Reverol, annuncia di aver smantellato una cellula terroristica che pianificava di compiere «attacchi selettivi» per destabilizzare il Paese. Tra gli arrestati figura Roberto Marrero. Personaggio che la stampa internazionale definisce «braccio destro» del golpista Juan Guaidó. «Aveva ingaggiato mercenari colombiani e centroamericani per attentare alla vita di leader politici, militari, magistrati del Tribunale Supremo di Giustizia ed effettuare azioni di sabotaggio dei servizi pubblici per provocare il caos nella società», ha spiegato Reverol. Il Presidente Nicolás Maduro ha dichiarato:«Stiamo smembrando un gruppo che sta gestendo un sacco di soldi e armi per terrorizzare il Paese. Hanno assunto mercenari colombiani e centroamericani. Ci prendiamo cura del Venezuela». Reverol ha precisato che Marrero è stato arrestato insieme al 34enne Luis Páez Salazar, che operava presumibilmente come sua scorta. Ha sostenuto che tutti i membri dell'organizzazione sono stati identificati e ha aggiunto che le agenzie di Intelligence hanno condotto le indagini e compiuto gli arresti smantellando la cellula terroristica. «Di fronte al fallimento del golpe, dato il mancato ingresso degli aiuti umanitari e la vittoria che il popolo del Venezuela ha conseguito riuscendo a superare l’attacco al sistema elettrico, questi gruppi continuano nella loro spirale di violenza per provocare un tumulto nella società venezuelana». Reverol ha poi riferito che presso la casa di Marrero sono stati sequestrati veicoli, telefoni e altre evidenze, tra cui «un grande lotto di armi da fuoco».

Chi è Marrero?
Roberto Eugenio Marrero Borgas, un avvocato di 49 anni, è direttamente responsabile dell'organizzazione terroristica che ha cercato di compiere azioni criminali nella società venezuelana. Roberto Marrero fa parte del partito di estrema destra Voluntad Popular (VP) ed è l’avvocato di Leopoldo López, dirigente dell’opposizione venezuelana processato e condannato nel 2015 per aver commesso diversi crimini contro i diritti umani durante le violente manifestazioni del 2014. Ancora una volta il partito di estrema destra Voluntad Popular torna alla ribalta per aver scelto la strada golpista in luogo di quella democratica. L’unico obiettivo di questa organizzazione sembra quello di voler seminare l’instabilità politica in Venezuela per poter effettuare un colpo di mano contro il Presidente Maduro e il suo governo costituzionale. Roberto Marrero è assistente del deputato dell'opposizione e autoproclamato Presidente in carica, Juan Guaidó, ed è stato recentemente nominato ‘capo di gabinetto’. La ‘designazione’ di Marrero da parte di Guaidó potrebbe essere dovuta al fatto che l'avvocato era una delle persone che lo accompagnava al suo ritorno a Caracas, di rientro dal tour golpista nella regione latinoamericana, realizzato dopo aver fallito il tentativo di introdurre in Venezuela quelli che cercavano di spacciare come aiuti umanitari provenienti dagli USA il 23 febbraio attraverso il confine colombo-venezuelano.

Fonte: teleSUR - Mision Verdad - America XXI
22/03/2019
www.lantidiplomatico.it/dettnewsvenezuela_smantellata_cellula_terroristica_tra_i_fermati_il_braccio_destro_del_golpista_guaid/5694_27686/fbclid=IwAR0bc2X9sXuW0artc6dehtKWhWGdN9SEIkgzPqmRuwr1WHkGWTz...
wheaton80
00sabato 30 marzo 2019 01:29
Venezuela, Guaidó interdetto dai pubblici offici per frode fiscale

Juan Gerardo Guaidó non potrà ricoprire cariche pubbliche per i prossimi 15 anni. A stabilirlo è stata la Corte dei Conti del Venezuela, che ha riscontrato delle spese non dichiarate effettuate dall’autoproclamato presidente ad interim del Venezuela. L’accusa è quella di frode fiscale, poiché Guaidó non ha dichiarato più di 310 milioni bolivar in spese di viaggio e 260,4 milioni di bolivar spesi per alloggi all’interno e all’esterno del territorio venezuelano. Nel corso di una conferenza stampa, il Presidente della Corte dei Conti della Repubblica Bolivariana del Venezuela Elvis Amoroso ha reso nota l’inabilitazione di Guaidó, in base a quanto indicato dalla legge contro la corruzione in Venezuela. A Guaidó è stata inflitta la pena massima di 15 anni di interdizione dai pubblici uffici, il che gli impedirà di ricoprire la carica di deputato all’Assemblea Nazionale e di esercitare qualsivoglia funzione pubblica. In quanto presidente dell’organismo parlamentare, il condannato ha commesso abusi in violazione della legge, oltre ad aver agito in combutta con governi stranieri per sovvertire l’ordine costituzionale del Venezuela. L’articolo 187 della Costituzione del Venezuela sancisce che i deputati devono esercitare in esclusiva solo il lavoro a beneficio del popolo del Venezuela e non possono ricevere reddito supplementare, o esercitare altre funzioni oltre a quelle parlamentari. Le somme spese dall’ormai ex deputato in 91 misteriose trasferte non sono menzionate nella sua dichiarazione dei redditi, e non si capisce da dove provengano questi fondi.

29 marzo 2019
www.ogginotizie.it/venezuela-guaido-interdetto-dai-pubblici-offici-per-frode-...
wheaton80
00sabato 20 aprile 2019 20:12
Intervista a Marinella Correggia tornata dal Venezuela



wheaton80
00venerdì 3 maggio 2019 00:18
Venezuela - Lo scacco matto di Maduro a Guaidò

Negli ultimi giorni s’è tornati a parlare del Venezuela come non succedeva da settimane, e a buon diritto, dato il clima incandescente che nuovamente ha ripreso il sopravvento nelle strade della capitale Caracas. Settimane fa, il tentativo del leader parlamentare ed esponente di una delle formazioni dell’opposizione, Juan Guaidò, di autoproclamarsi Presidente del Paese s’era arenato di fronte all’ostilità dell’Esercito Bolivariano del Venezuela e della maggioranza della popolazione. Le già pesanti sanzioni di Stati Uniti ed Unione Europea a carico del Venezuela e del suo governo erano state a quel punto ulteriormente inasprite, col blocco dei fondi nazionali venezuelani all’estero, trasferiti proprio a Guaidò ed un’ancor maggiore opposizione da parte degli Stati latinoamericani (Argentina, Brasile, ecc...) ritornati nell’orbita del cosiddetto “Washington consensus”. Da allora, e per settimane, fra Washington e le varie capitali latinoamericane “fedeli” è stata così cercata una nuova soluzione che potesse assicurare la spallata definitiva a Maduro, rovesciandone il governo. Fallito il primo golpe, si trattava dunque di tentarne un altro, in modo oltretutto da mettere gli amici e protettori di Maduro (Russia, Cina, Unione Africana, gran parte dei Paesi non allineati, ovvero 3/4 dell’Assemblea delle Nazioni Unite) davanti ad un fatto compiuto e, soprattutto, irrimediabile. Per far ciò serviva, neanche a dirlo, l’appoggio di una quinta colonna interna, che gli Stati Uniti e i loro alleati credevano d’aver trovato in alcune importanti personalità del governo bolivariano e dell’esercito. Secondo il Wall Street Journal, una fonte comunque da prendere in considerazione sempre con le dovute attenzioni, i contatti fra statunitensi, esponenti del potere venezuelano e dell’opposizione erano addirittura in corso da mesi, ma nelle ultime settimane, dopo il fallimento del primo tentativo di golpe, avrebbero conosciuto una comprensibile accelerata.

S’è parlato in particolare del Ministro della Difesa Vladimir Padrino, del Capo della Corte Suprema Maikel Moreno e del Generale Ivan Rafael Hernandez, a capo della Guardia Presidenziale e dell’Intelligence venezuelana, ma ovviamente non mancavano altre figure, non necessariamente minori. Alla fine le trattative avevano portato all’elaborazione di un piano di 15 punti, volto a garantire una transizione “morbida” del potere da Maduro a Guaidò, che avrebbe a quel punto assunto l’interim della Presidenza con la prospettiva di trasformarla poi in un mandato vero e proprio, grazie ad un nuovo suffragio. Per gli Stati Uniti il plenipotenziario era Elliott Abrams, inviato speciale col compito di coordinare proprio la gestione di tutto questo piano. Qualcuno ricorderà che Abrams era, insieme a Ford, Negroponte ed altri, tra i gestori per conto dell’allora Amministrazione Reagan del piano terroristico volto a destabilizzare in quegli anni il Nicaragua governato dai sandinisti e da cui figliò anche lo scandalo Iran-Contras. La tattica degli squadroni della morte su libro paga degli USA, in effetti, dopo essere stata ampiamente collaudata da costoro negli Anni Ottanta in vari Paesi dell’America Latina, è stata poi applicata anche in Iraq e Siria e oggi viene riproposta con sinistro successo pure in Venezuela. Comunque, secondo il Wall Street Journal, che riporta fonti provenienti dall’opposizione venezuelana, qualcosa sarebbe andato storto in queste trattative e di fronte alla loro brusca interruzione Juan Guaidò avrebbe ordinato di procedere ugualmente ed in modo diverso, rinunciando alla transizione “morbida” per destituire Maduro a tutti i costi, poco importava anche il bagno di sangue.

Va pure detto come gli esponenti governativi e militari venezuelani che partecipavano alle trattative stessero semplicemente facendo il doppio gioco: il governo bolivariano era al corrente delle loro mosse e li lasciava agire affinché poi gli riferissero tutto in modo da poter conoscere i reali piani degli Stati Uniti e dell’opposizione venezuelana. Se ciò fosse confermato, vorrebbe dire che con questa mossa Maduro sarebbe riuscito a presentare al popolo venezuelano e alla comunità internazionale Guaidò per ciò che è (ovvero il mandante di un’inutile macelleria rusticana), smascherandolo e privandolo di quel prestigio e di quella credibilità politica che fino ad oggi bene o male poteva attribuirsi. Inoltre, si tratterebbe di un vero e proprio scacco matto al governo americano e ai suoi strateghi, che ingenuamente avrebbero fornito al nemico informazioni estremamente preziose. Ancora, sarebbe un colpo politico difficilmente riassorbibile per l’opposizione venezuelana, così come per quanti, negli altri Paesi latinoamericani filo-USA, le fanno il tifo. Infine, in questo modo il governo bolivariano avrebbe potuto anche individuare quegli elementi, dentro il governo o l’esercito, non affidabili e come tali da sostituire immediatamente per blindare maggiormente il Paese dai tentativi d’ingerenza altrui. Dagli Stati Uniti i vari Donald Trump, Mike Pompeo e John Bolton nel frattempo gridano vendetta, parlando di precise responsabilità della Russia e minacciando possibili azioni militari che però, nel concreto, al momento sembrano ancora piuttosto lontane. Una cosa, ad ogni modo, è certa: per il momento la partita di scacchi vede Maduro vincente su Guaidò.

Filippo Bovo
2 Maggio 2019
www.opinionepubblica.com/venezuelaloscaccomattodimaduroaguaido/fbclid=IwAR0pHASTW9c7O2TRMCCcGM6ESnpiT3KbvBI2GpwxwGyVObxj86r...
wheaton80
00venerdì 5 luglio 2019 03:21
Israele contro i venezuelani

Il 24 giugno 2019 in Venezuela c’è stato un ennesimo tentativo di colpo di Stato. Tutti i responsabili sono stati arrestati e il Ministro dell’Informazione, Jorge Rodríguez, ha diffusamente spiegato in televisione annessi e connessi della vicenda. Sui media, il tentativo di sedizione è stato offuscato dal malore in tribunale di uno dei suoi capi e dalla successiva morte in ospedale. I fatti sono comunque particolarmente indicativi. A differenza dei precedenti, questo complotto era da 14 mesi sorvegliato da un’unità dell’Intelligence militare, formata dall’Intelligence cubana. In questo lasso di tempo gli agenti venezuelani hanno infiltrato il gruppo e sorvegliato le comunicazioni audio e video. L’Intelligence è in possesso di 56 ore di registrazioni, che sono inconfutabili prove. Parecchie delle persone arrestate erano implicate in complotti precedenti, sicché è difficile ritenere quest’operazione separata dalle precedenti, sponsorizzate dalla CIA.

«Non c’è futuro né per l’opposizione né per il governo»

Il complotto era diretto sia contro il Presidente costituzionale Nicolás Maduro sia contro l’autoproclamatosi presidente Juan Guaidó e finalizzato a portare al potere un terzo uomo, il Generale Raúl Isaías Baduel. Baduel, ex Capo di Stato-Maggiore ed ex Ministro della Difesa, fu sollevato dall’incarico dal Presidente Hugo Chávez, cui si era ribellato, e nel 2009 si mise a capo dell’opposizione. Fu però accertato che aveva sottratto denaro pubblico. Giudicato colpevole, fu condannato a sette anni di reclusione, che ha scontato. Durante il mandato del Presidente Maduro fu nuovamente messo in carcere, dove tutt’ora si trova. Un commando avrebbe dovuto liberarlo e portarlo alla televisione nazionale ad annunciare il cambio di regime. Il fatto di promuovere un terzo presidente conferma la nostra analisi, pubblicata due anni fa [1]: il fine degli Stati Uniti non è rimpiazzare il regime bolivariano con uno più mansueto, ma distruggere le strutture statali del Paese. Secondo la prospettiva USA, né la maggioranza nazionalista né l’opposizione filo-USA possono sperare in un futuro. I venezuelani che appoggiano Guaidó, sicuri che il sostegno statunitense li porterà alla vittoria, oggi devono ricredersi. L’iracheno Ahmed Chalabi e il libico Mahmoud Gibril sono stati rispediti nei loro Paesi con i bagagli dei GI’s. Non hanno mai sperimentato il destino cui speravano di essere destinati.

Allo stadio attuale del capitalismo finanziario transnazionale, le classiche analisi del XX secolo, secondo cui gli Stati Uniti preferiscono governi vassalli a governi loro pari, sono superate. È la dottrina Rumsfeld/Cebrowski che imperversa dal 2001 [2] e che ha già devastato il Medio Oriente Allargato e oggi si abbatte sul Bacino dei Caraibi. Secondo le registrazioni dell’Intelligence venezuelana, il complotto non era organizzato dagli Stati Uniti, benché probabilmente da loro sovrinteso, ma dagli israeliani. Negli ultimi 72 anni la CIA ha organizzato un incredibile numero di “cambiamenti di regime” per mezzo di “colpi di Stato” o “rivoluzioni colorate”. Per garantirne l’efficacia, l’Agenzia non esita ad affidare identiche missioni contemporaneamente a diverse unità, persino a subappaltare operazioni. È spesso il caso del Mossad, che a sua volta affida ad altri i propri servizi. Quattro anni fa in Venezuela ci fu un altro tentativo di colpo di Stato. L’operazione prevedeva molti assassinii e una manifestazione che avrebbe dovuto assaltare il palazzo presidenziale di Miraflores. TeleSur dimostrò che il tentativo era inquadrato da stranieri appositamente arrivati la vigilia della manifestazione. Non parlavano spagnolo. Il percorso della manifestazione fu perciò misteriosamente disseminato di graffiti con la stella di Davide e istruzioni in ebraico.

Israele in America Latina
Il Ministro Rodriguéz ha per prudenza evitato di pronunciarsi pubblicamente sui mandanti degli israeliani a capo del complotto del 24 giugno, ossia se agivano o meno in nome del proprio Paese. Numerosi precedenti dimostrano che si tratta di un’ipotesi plausibile. I Servizi Segreti israeliani hanno iniziato a svolgere un ruolo in America Latina nel 1982. In Guatemala il Presidente giudeo-cristiano Efraín Ríos Montt [3] massacrò 18mila indiani. Mentre Ariel Sharon invadeva il Libano, nella sua ombra il Mossad proseguiva in Guatemala gli esperimenti sociali condotti dal 1975 nel Sudafrica dell’apartheid: creare bantustan per i maya; un modello che sarà applicato anche ai palestinesi, dopo gli Accordi di Oslo del 1994. Contrariamente a una lettura positiva degli accadimenti, il fatto che il Primo Ministro Yitzhak Rabin abbia sovrinteso agli esperimenti sociali in Sudafrica [4] non depone a favore della sua buona fede, quando a Oslo si è impegnato a riconoscere uno Stato palestinese demilitarizzato. Negli ultimi dieci anni i Servizi Segreti israeliani hanno “autorizzato” la società “privata” israeliana Global CST a dirigere l’operazione “Jaque” (2008) per liberare Ingrid Betancourt, ostaggio delle FARC colombiane [5]; hanno inviato cecchini in Honduras per assassinare i leader delle manifestazioni per la democrazia, seguite al colpo di Stato del 2009 contro il Presidente costituzionale Manuel Zelaya [6]; operando dall’interno della Banca Centrale, della Sicurezza dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, nonché del Senato, hanno attivamente partecipato al rovesciamento della Presidente del Brasile Dilma Rousseff (2016). Inoltre, le Forze di Difesa israeliane hanno affittato una base sottomarina in Cile e inviato migliaia di soldati nella proprietà di Joe Lewis nella Patagonia argentina per seguire stage di addestramento di due settimane [7].

Note
[1] www.youtube.com/watch?v=lHpGvKCazgg
[2] www.voltairenet.org/article197575.html
[3] Il Generale Efraín Ríos Montt era evangelico. Non si definiva “cristiano”, bensì “giudeo-cristiano”. NdlR
[4] www.voltairenet.org/article181415.html
[5] www.voltairenet.org/article162758.html
[6] www.voltairenet.org/article160801.html
[7] www.voltairenet.org/article199044.html

Thierry Meyssan
2 luglio 2019
Traduzione: Rachele Marmetti
www.voltairenet.org/article206904.html?fbclid=IwAR2l_i7v8kNAachdVmsFbRGX-SCgJ2NH3-oV__tmcLLXuHL0AVq...
wheaton80
00martedì 9 luglio 2019 02:15
Brasile, Sergio Moro ha cercato di destabilizzare il Venezuela attraverso Lava Jato

Il Ministro della Giustizia del Brasile, il noto ex giudice Sergio Moro, ha cercato di destabilizzare il Venezuela attraverso l’operazione Lava Jato. A rivelarlo è ancora una volta il portale investigativo The Intercept. Le nuove rivelazioni sui movimenti quantomeno opachi di Sergio Moro sono state pubblicate nella giornata di domenica. Secondo The Intercept Brazil, Sergio Moro ha suggerito agli investigatori di Lava Jato di far trapelare informazioni che collegavano il governo venezuelano allo scandalo della società di costruzioni brasiliana Odebrecht, che ha riconosciuto di aver pagato tangenti in più Paesi dell’America Latina. Sulla base dei messaggi tra l'ex giudice e i pubblici ministeri del processo di Lava Jato, il sito co-fondato dal giornalista statunitense Glenn Greenwald ha pubblicato informazioni dall'inizio di giugno che hanno messo sulla difensiva l'attuale funzionario governativo del Presidente Jair Bolsonaro. Le prime rivelazioni hanno mostrato messaggi tra Moro e i responsabili del processo di Lava Jato per danneggiare la candidatura dell'ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva e poi del candidato del Partito dei Lavoratori Fernando Haddad, nelle elezioni dell'ottobre 2018, dove poi è risultato vincitore il candidato fascio-liberista Bolsonaro. "Forse dovremmo rivelare le confessioni di Odebrecht sulle tangenti in Venezuela?”, scrisse Moro a Deltan Dallagnol, Procuratore Capo incaricato delle indagini, il 5 agosto 2017, in un messaggio via Telegram. Secondo la pubblicazione dell'intercettazione, all'inizio della conversazione, Dallagnol aveva detto a Moro:“Ci saranno critiche e un prezzo (da pagare), ma vale la pena di esporci per aiutare i venezuelani". Secondo un sondaggio pubblicato dal Datafolha Institute di domenica, il 58% degli intervistati ritiene che se le irregolarità saranno confermate, le decisioni dell'ex giudice Moro dovrebbero essere riviste.

Fonte: TeleSUR
08/07/2019
www.lantidiplomatico.it/dettnews-brasile_sergio_moro_ha_cercato_di_destabilizzare_il_venezuela_attraverso_lava_jato/5694_29350/?fbclid=IwAR1fopK-hbtuiVSwKSKrIIZimitJMzwP6u8QgBPqtb7QiD8zqTm...
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