due o tre cose della Bibbia che non sappiamo, (che per lo meno io non sapevo)

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
rpp
00martedì 21 novembre 2006 23:33
(testo integrale tratto da http://www.luogocomune.net/site/modules/sections/index.php?op=viewarticle&artid=4)

La Bibbia contiene sia il "Vecchio" che il "Nuovo" Testamento, ovvero la Bibbia originale degli ebrei - detta Tanach, che risale al 600-1200 A.C - più i Vangeli cristiani "canonici", scritti invece dopo Cristo.

Il "cristianesimo" quindi è, in un certo senso, una "libera interpretazione" della Bibbia originale ebraica, rivista, tramite l'aggiunta dei Vangeli, alla luce della predicazione di Gesù. <...> I testi biblici erano scritti - in ebraico antico ovviamente, apparivano al lettore come una sequenza interminabile di lettere, dalla prima all'ultima riga, P r a t i c a m e n t e l a b i b b i a a p p a r i v a s c r i t t a c o s ì

Non sono indicate le parole vere e proprie, ma devi trovartele tu, separando i gruppi di lettere al punto giusto. E siccome in realtà gli ebrei non scrivevano nemmeno le vocali, l'equivalente per noi sarebbe stato questo:

P r t c m n t l b b b p p r v s c r t t c s
<...>
In un testo cosi lungo si verificano, per pura legge statistica, migliaia di casi in cui certe lettere possono essere attribuite sia alla parola precedente che a quella seguente, dando comunque un senso compiuto. L'udito, oppure lu dito? (Per un sardo, il problema potrebbe anche porsi).

Vi sono poi altrettanti casi in cui la variazione delle semplici vocali può dare adito a letture completamente diverse. Una cosa è dire "ti amo tanto", ben altra è dire "tu mi tenti", anche se le consonanti - t m t n t - rimangono le stesse. (Per non parlare poi di "temo i tonti", o di "Tom è tinto").
<...>

La tradizione vuole che i primi 5 libri della Bibbia, che noi chiamiamo Pentateuco, e gli ebrei Torah, siano stati scritti direttamente da Mosè, intorno al 1200 a.C. Fra questi sicuramente il piu importante è il primo, che noi chiamiamo Genesi, e gli ebrei chiamano Behreshit ("l'inizio"). In esso si descrivono sia la cosmogenesi che l'antropogenesi, cioè la nascita del mondo materiale, e quella dell'Uomo e delle altre forme viventi.

Se ora noi confrontassimo il testo originale della Behreshit con quello della nostra Genesi, rimarremmo probabilmente di stucco. Che dire, ad esempio, di fronte alla scoperta che il mondo non sarebbe stato creato affatto da "Dio" (singolare maschile), ma da una allegra combriccola di "Dei"? Il termine Elohim infatti, che nella nostra Genesi è tradotto con "Dio", in ebraico è solo plurale, ed è sia maschile che femminile. (Qualcuno ricorda la frase "infelice" di Papa Luciani, che prima di morire volle farci sapere a tutti i costi che "Dio è uomo, ma anche donna"?).

Oppure, cosa dire di fronte al fatto che non fu l'uomo ad essere fatto "a sua immagine e somiglianza", ma è l'umanità che fu fatta "ricalcando i loro contorni"? Cioè, proiettando dei loro "parametri" astratti, ideali, nel mondo concreto della materia.
<...>
Ma perchè allora, viene da domandarsi, "Dio" nella nostra Bibbia è stato tradotto al singolare?
<...>
tutto il materiale biblico sarebbe stato unificato, e messo per iscritto, da almeno quattro mani diverse, che sono riconoscibili dai diversi stili riscontrabili nell'arco della lettura. Questi stili però non si presentano in blocchi distinti e separati, ma si alternano ed accavallano in continuazione, a volte anche per pochi paragrafi, creando spesso una notevole confusione.

LE "CONTRADDIZIONI" NEL TESTO BIBLICO

Si potrebbero peraltro spiegare, in questo modo, certe contraddizioni plateali nel testo biblico, che dovrebbero saltare all'occhio anche del lettore meno attento. Nella Genesi, ad esempio, la stessa creazione viene raccontata non una ma due volte, a distanza di pochissime pagine, e in ordine capovolto una rispetto all'altra.
<...>
In realtà la lista di contraddizioni - che di certo sono tali, se si legge il testo in maniera letterale - è abbastanza lunga da impegnare in discussioni che non terminerebbero mai.
<...>
Un'altra realizzazione, che potrebbe congelare in un solo istante le più accanite discussioni fra "evoluzionistì" e "creazionisti" (fra atei e credenti, alla fin dei conti) è che in realtà essi si accapigliano per nulla, poichè la Bibbia è un testo provvisorio, che va comunque sostituito da un'altro, che ancora non conosciamo. Purtroppo noi non la leggiamo quasi mai con attenzione critica, attivamente, ma ce la beviamo passivamente, "così com'è", e accade spesso di non cogliere dettagli importanti come questo.
Chi non ha mai letto, almeno una volta, la discesa dal Monte di Mosè, dopo che ha ricevuto da Javeh le Tavole della Legge? Ebbene, quando Mosè si accorge che il suo popolo non ha saputo aspettare, e si è messo ad adorare il vitello d'oro, dalla rabbia spezza le tavole di una legge che non si meritano, e le scaglia sotto il monte. E in seguito darà loro delle leggi molto più infantili, semplici e grossolane, in attesa che il suo popolo maturi e sia pronto a ricevere quelle vere.

Il problema è che Mosè poi è morto, Javeh è bel pò che non si fa più sentire, e a noi sono rimaste sul gobbo delle leggi crude, violente ed obsolete, scritte 3000 anni fa per un branco di nomadi ignoranti e adulatori.
Volendo obbedire letteralmente alla Bibbia, ad esempio, se per caso nostro fratello morisse dopo il matrimonio, e noi invece non fossimo sposati, ci toccherebbe sposare per forza la cognata rimasta vedova, e fare subito un figlio con lei - anche se ha i baffi lunghi un metro. E se non lo facessimo, lei avrà il diritto di sputarci in faccia, davanti a tutta la famiglia riunita. (Chissà perchè certi cristiani si ricordano di citare la Bibbia solo quando gli serve contro gli omosessuali, o per giustificare schiavitù e pena di morte, ma poi si dimenticano completamente di osservare i mille obblighi come questo?)

A questo punto sorge però un dubbio: non sarà che questo Javeh è sparito apposta, perchè si aspetta magari che ci accorgiamo da soli di tutte queste incongruenze ridicole? Perchè non smettiamo per un attimo di seguire pedantemente la Bibbia come "parola di Dio", e proviamo invece a considerarla, alla pari di molti altri suoi equivalenti sulla Terra, come un prezioso documento storico, il cui valore spirituale - indipendentemente da chi sia stato a scriverla - va ricercato in profondità, in maniera attiva, cosciente e selettiva, e non soltanto "letto" in superficie, in maniera meccanica e passiva?
azrael66
00mercoledì 22 novembre 2006 20:35
Articolo interessante non c'è che dire; come tutti i testi sacri, cristiani e non, la Bibbia può essere interpretata in tanti modi, a discrezione del lettore oserei dire. Prima di liberarmi dal giogo della religione, Dio mi appariva come un "grande fratello" che spiava in continuazione le mie mosse, commettere anche un piccolo peccatuccio mi causava tremendi sensi di colpa, fortunatamente quel periodo l'ho superato tanto tempo fa.
Altre incongruenze ed anomalie sono riscontrabili nella lettura della Bibbia e dei Vangeli. Penso che il più clamoroso sia quello riguardante i Dieci Comandamenti. Infatti se si confrontano i dieci Comandamenti secondo il catechismo cattolico con quelli della Sacra Bibbia si noteranno due differenze sostanziali. Il secondo comandamento della Sacra Bibbia dice: "Non farti scultura nè immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare dinanzi a loro e non li servire, perchè io sono un Dio geloso e punisco ecc, ecc".
Perbacco questo comandamento non compare affatto nei Vangeli, ma perchè? Probabilmente perchè non sarebbe riuscita a giustificare la presenza di crocifissi, immagini di Madonne e santini vari nelle chiese, e soprattutto perchè non le avrebbe consentito di vendere tali immagini, un business mica indifferente per il Vaticano. Però eliminando questo i Comandamenti risultavano essere nove solamente, il rimedio fù nen presto trovato dividendo il decimo comandamento in due: nella Bibbia infatti il decimo dice: "Non desiderare la casa del tuo prossimo, la moglie del tuo prossimo o quanto appartenga al tuo prossimo"; nel Vangelo il nono è "Non desiderare la donna d'altri", il decimo : "Non desiderare la roba d'altri", ecco come han risolto la deficenza.
A causa di tante esperienze personali per forza di cose sono un credente, ma rimanere vincolato ad un libro, per sacro che possa essere, è per me fonte di castrazione mentale che rifiuto categoricamente. L' Apostolo Didimo Giuda Tommaso, il quinto evangelista (mai riconosciuto tale dalla Chiesa ma in effetti lo è) riporta una frase emblematica pronunciata da Cristo quando era ancora in vita che dice così: "Coloro che cercano cerchino finché troveranno. Quando troveranno, resteranno turbati. Quando saranno turbati si stupiranno, e regneranno su tutto." Quindi abbattiamo i muri impostici dai dogmi religiosi ed affrontiamo con serenità la ricerca della verità, abbiamo un cervello: usiamolo.
azrael66
00mercoledì 22 novembre 2006 20:40
Scusate vorrei fare una precisazione. Spero di non restare antipatico a qualcuno con questo mio post, ma certe cose non ce la faccio a non dirle...
rpp
00mercoledì 22 novembre 2006 20:54
ma credo che nessuno quì ti prenderà in antipatia, ormai il convivere con opinioni contrastanti di altri utenti è diventata abitudine degli utenti consueti del forum, altra gente ti confermerà quello che ti dico... quindi, dì pure quello che preferisci, le idee altrui sono apprezzate.
io personalmente concordo e mi trovo in linea con quello che hai scritto.
benvenuto nel forum [SM=x268923]
LiviaGloria
00mercoledì 22 novembre 2006 21:12
www.edicola web.com

DECRIPTARE LA BIBBIA...



LA TORAH ANNUNCIA L'EPOPEA DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


Nel corso della mia personale ricerca sulla possibilità di leggere anche in altro modo i rotoli canonici sacri ebraici scritti con le 22 lettere di quel alfabeto, la cui idea ho sviluppato in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" e presentato con risultati in questa rubrica "Decriptare la Bibbia" di Edicolaweb, mi sono imbattuto in tanti pensieri e commenti sulla sacralità della Torah , vale a dire sui primi cinque libri della Bibbia, detti anche il "Pentateuco".

Di seguito fornisco cenni integrativi a quanto su ciò ho inserito negli articoli sinora presentati per far gustare ancor meglio il pathos che circola su tali testi in rotoli, scritti tutti oltre XXV secoli fa, che originariamente avevano formalismi di presentazione molto diversi dagli attuali.
È noto, infatti, che i più antichi testi della Torah erano scritti senza suddivisione di parole, senza lettere indicanti fine parola e tutte equi-spaziate, senza puntature per la loro vocalizzazione od altro, onde in pratica costituiscono una unica stringa di 304.805 caratteri, così suddivisa tra i vari libri che la formano:


Genesi
78.064

Esodo
63.529

Levitico
44.790

Numeri
63.530

Deuteronomio
54.892

Tutto il Pentateuco
304.805



L'aver reciso il testo lineare continuo con quelle parole che provocano la lettura alla base della traduzione consolidata, di fatto è anch'essa a tutti gli effetti una decriptazione, ma non è l'unica soluzione.
Lo stesso testo si può, infatti, suddividere in altre parole.
In "Parlano le lettere" e in "I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia" ho poi chiarito che anche le singole lettere sono apportatrici di un messaggio grafico e quindi già individualmente sono capaci di evocare immagini che provocano ulteriori interpretazione del testo sacro.
Ciò, unito al recisione delle lettere del testo in altro modo, provocando altre parole, è capace di rivelare l'altra faccia di quella luna.
Osservarono gli antichi rabbini "Sappiamo che prima che fosse creato il mondo non esisteva la pergamena perché non esistevano gli animali, allora come fu scritta la Torah? Con il dito del Santo-sia-benedetto con fuoco bianco inciso su fuoco nero", il che fa comprendere quale tensione e sacralità s'è accumulata su tale testo.
Eccezionale fu pertanto l'opera dei rabbini Masoreti ("tradizionali") fra il I secolo a.C. ed il X secolo d.C. per la conservazione del testo sacro detto Testo masoretico, cioè la Bibbia ufficialmente in uso fra gli ebrei, utilizzata per traduzioni dell'Antico Testamento anche da parte cristiana, testo che ha talvolta alcune variazioni rispetto alla più antica versione greca, detta dei Settanta.
I Masoreti avevano applicato una complicata prassi per la copiatura, fissando le norme per il tipo di pergamena, le corde per legarla, la ricetta per l'inchiostro e chiedevano il rispetto di regole per la copiatura dei rotoli della Legge, del tipo:

- ogni pergamena deve contenere lo stesso numero fisso di colonne;
- la colonna deve avere tra 48 e 60 righe;
- lo scriba non deve deviare dall'originale autenticato di riferimento;
- nessuna parola né lettera, nemmeno uno iod, deve essere inventata;
- tra ogni lettera si deve lasciare lo spazio pur se piccolo;
- tra due paragrafi si lasci lo spazio di nove consonanti;
- tra un libro e il successivo si lascino tre righe;
- il quinto libro di Mosè deve terminare con una riga;
- lo scriba deve essere lavato e vestito secondo tradizione.

Avevano anche istituito un sistema di verifica dei rotoli, cioè dei Codici.
Effettuavano, infatti, particolari controlli per assicurare la massima precisione nella trasmissione del testo sacro, come contare quante volte ogni lettera dell'alfabeto compariva in un libro e verificare quale lettera si trovava a metà di ogni libro.
Sapevano quanti erano i paragrafi, le parole e le lettere del singolo libro, conoscevano quali versetti contenevano tutte le lettere e quali ne solo una parte, ecc. e, quando non conforme, il testo era bandito dal servizio sacro e destinato in genere ad esser sepolto o bruciato.
Nessun altro documento è stato trasmesso con tale cura, prova ne sono i rotoli ritrovati nelle grotte di Qumran del Mar Morto.
Prima di tale scoperta il testo più antico conservato era del X secolo d.C. e visto che il Genesi è del V secolo a.C., c'erano 1300-1400 anni tra testo originale non noto e la copia più antica nota.
Si pensava così che la Torah e l'intero A.T. avessero la stessa affidabilità alquanto relativa di altre opere antiche.
Il confronto con i rotoli del Mar Morto, che ha ridotto di un millennio quel periodo perché gli scritti ritrovati sono del I secolo a.C. o più antichi, il che ha permesso di confermare l'assoluta accuratezza del testo a disposizione, che è passato senza alterazioni da una generazione all'altra.
Ad esempio, il rotolo di Isaia trovato a Qumran nel 1947 ha rivelato una corrispondenza al 95% con il più antico precedentemente noto, il rimanente 5% sono variazioni ortografiche o lapsus, ma il messaggio non ne subisce conseguenze.
Il fatto che le lettere ebraiche si riferiscono solo a consonanti e nei testi sacri canonici non hanno una forma corsiva come in italiano, in cui le lettere delle singole parole di fatto si scrivono a mano di continuo attaccate le une alle altre, mentre la regola dei Masoreti era di lasciare tra una e l'altra almeno un filo piccolo pur come un capello, la dice lunga sul fatto che questi non erano del tutto consenzienti a quanto entrato in uso nel leggere la Bibbia utilizzando una traduzione codificata come quella detta dei settanta, ma ne lasciavano la possibilità. (Vedi: "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta" e "Il cristianesimo di fronte ad una Bibbia segreta").

Altre regole erano le seguenti:

- il nome di Dio non si deve scrivere con penna appena intinta;
- mentre si scrive il Nome non si deve prestare attenzione nemmeno al re.

La prima mi dice che quel Nome è da collegarsi nel continuum della frase in quanto col criterio della decriptazione può anche non necessariamente voler indicare quel Nome, ma può vedersi scritto con elementi separati, mentre la penna intinta crea una discontinuità che potrebbe non volerci.
La seconda regola poi evidenzia che quel Nome merita priorità davanti a qualsiasi autorità del mondo.
Su quel Nome di Dio: (Yod, he, waw, he) detto "Tetragramma sacro", c'è, infatti, una tensione particolare perché nell'ebraismo, conoscere il nome significa è in un certo senso conoscere la realtà più profonda del suo essere, vocazione, missione e destino quasi avere potere su di lui.
Per tale motivo il Nome di Dio, che indica la sua essenza stessa, è considerato impronunciabile dagli ebrei.
Solo il Sommo sacerdote lo poteva pronunciare nel giorno di Kippur (espiazione), nel Tempio di Gerusalemme quando faceva la confessione dei peccati per sé, per i sacerdoti e per la comunità e: "Quando i sacerdoti e il popolo che stavano nell'atrio, udivano il nome glorioso e venerato pronunciato liberamente dalla bocca del Sommo Sacerdote in santità e purezza, piegavano le ginocchia e si prostravano e cadevano sulla loro faccia ed esclamavano: Benedetto il suo Nome glorioso e sovrano per sempre in eterno" (Talmud - Jomà, VI,2).
La vocalizzazione del tetragramma è del tutto arbitraria, dal momento che non se ne conosce l'esatta pronuncia.
Nella Bibbia ebraica il Nome con le quattro consonanti: JHWH è citato 6.828 volte, ma la sua vocalizzazione appunto è sconosciuta.
Nei testi sacri in effetti le vocali furono aggiunte in epoca tarda (VI-VIII secolo d.C.) dai Masoreti stessi che sotto quelle lettere posero i puntini delle vocali della parola Adonai, "Signore", e la tradizione e suggerisce di dire in suo luogo del tetragramma sacro "Adonai", cioè "Signore" o di pronunciare un altro titolo divino.
Il Catechismo CEI osserva: "Per rispetto ai nostri fratelli ebrei questo catechismo invita a fare altrettanto e in ogni caso riduce all'indispensabile l'uso del tetragramma sacro" (48,6) e Giovanni Paolo II disse ("Via Crucis" Venerdì Santo - 30 marzo 1986) "Quel Nome che neppure io voglio pronunciare per rispettare il desiderio del popolo ebraico".
I saggi d'Israele insegnarono: Guarda e osserva che non troverai nella Torah nessuna parola sulla quale non si possano raccogliere montagne di commenti. Anche quelle cose che sembrano inutili nella Torah, come i sottilissimi tratti delle lettere, sono monticelli su monticelli, volendo significare così che, se cambi una sola virgola della Torah, puoi cagionare la distruzione del mondo e fare di esso una grande montagna, ma anche per farti sapere che è possibile accatastare montagne di interpretazioni su un semplice segno delle lettere della Torah.
Ogni testo della Scrittura contiene innumerevoli significati, come è scritto: "Essa infatti non è una parola senza valore per voi" (Deut. 32,47) ed è pure scritto: "Una parola ha detto Dio, due ne ho udite: il potere appartiene a Rabbi. Ismael insegnava: Come un martello fa scaturire infinite scintille, così lo studio della Torah fa scoprire un'infinità di significati, com'è scritto: "Come un martello che spacca la roccia." (Ger. 23,29)
Rabbì Jochanan dice: Che cosa significa ciò che sta scritto: "Il Signore ha dato una parola, annunci per un'armata numerosa" (Sal. 68,12)?
Ogni parola che usciva dalla bocca della Potenza sul monte Sinai si divideva in settanta lingue. È stato insegnato nella scuola di Rabbì Ishmael: "Non è forse così la mia parola: come il fuoco, oracolo del Signore, e come un martello che frantuma la roccia?" (Ger. 23, 29). Come questo martello sprigiona molte scintille, così pure ogni parola che usciva dalla bocca della Potenza si divideva in settanta lingue" (b.Shabbat 88b).
Sono altri due per G. Scholem, i principi cabalistici sulla natura della Torah.
Oltre quello dell'infinita ricchezza di significato della parola divina c'è anche quello della Torah come organismo.
La Torah cioè è un organismo vivente che ha una vita segreta sotto la veste esteriore del significato letterale, in infiniti strati, incarnazione della sapienza divina, dalla quale provengono infiniti raggi e non contiene una lettera superflua.
Secondo la testimonianza di Filone: "l'intera Torah (nomothesia) si presenta a questi uomini (ebrei) come un essere vivente; dove il senso letterale è il corpo, ma l'anima è il senso segreto che sta alla base della parola scritta.
Altro principio è che la Torah è il nome di Dio, vale a dire vi avrebbe dato l'espressione trascendente di quella parte o aspetto del suo essere che può essere rivelato alla creazione e attraverso di questa.
In tal senso la Torah è di più del documento scritto con l'inchiostro su un rotolo di pergamena, ma è ritenuta da tali mistici emanazione d'una preesistenza che ha preceduto ogni altra cosa del mondo.
In questo senso Torah = è profezia di ciò che vuole operare, il disegno che, con immagine antropomorfa, Dio dall'eternità ha nella mente, cioè "il segno/disegno che porterà dalla testa/mente ad uscire ".
In senso cristiano palesa di Dio "il disegno di portarsi in un corpo nel mondo " od anche "il compimento che porterà con il corpo nel mondo ", come dice Gesù nel Vangelo di Matteo 5,17.

Si trova in "Mistica Ebraica", Einaudi: "...Il Signore, benedetto Egli sia ... A che si può paragonare? A un re che desiderava costruire il proprio palazzo su rocce dure: tagliò i massi e fendette le pietre finché sgorgò davanti a lui una grande sorgente di acque vive. Egli disse allora: poiché dispongo di acqua sorgiva, pianterò un giardino, per trarne diletto insieme al mondo intero."
Questa è in definitiva l'immagine che risulta dal midrash sulla creazione dei primi capitoli del Genesi.
Gli stessi saggi si sono domandati: cosa significa la benedizione che Dio ha dato dopo la creazione?
"È simile a un re che piantò alberi nel proprio giardino: benché cadesse la pioggia e venisse assorbita, e il terreno ne fosse sempre umido e impregnato, nondimeno egli dovette attingere a una fonte..."
Dio poi "Prese l'uomo e lo pose nel giardino dell'Eden perché lo coltivasse e lo custodisse:" (Gen. 2,15)
Ma gli alberi che davano ogni tipo di frutto crescevano da sé e "Un fiume usciva da Eden" (Gen. 2,10) e si divideva in quattro rami.
Allora che significa coltivare custodire?
Non significa altro che occuparsi della Torah e custodire il cammino all'albero della vita, perché l'albero della vita è la Torah, com'è scritto. "È un albero di vita per chi ad essa s'attiene." (Pr. 3,18)
L'acqua viva è così l'immagine della Torah che alimenta di vita il giardino dell'Eden il cui frutto è l'immortalità che appunto spunta dall'albero della vita.
Questo pensiero, in effetti, si ricava dal combinato del Genesi e del primo Salmo in cui è detto:

"Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell'assemblea dei giusti.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina." (Salmo 1)

Interessante è che il Salmo successivo il n° 2 inaspettatamente introduce subito il tema del Messia:

"Perché le genti congiurano, perché invano cospirano i popoli?
Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme
contro il Signore e contro il suo Messia:
Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami.
Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore.
Egli parla loro con ira, li spaventa nel suo sdegno:
Io l'ho costituito mio sovrano sul Sion mio santo monte.
Annunzierò il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.
Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra.
Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai.
E ora, sovrani, siate saggi istruitevi, giudici della terra;
servite Dio con timore e con tremore esultate;
che non si sdegni e voi perdiate la via.
Improvvisa divampa la sua ira.
Beato chi in lui si rifugia." (Salmo 2)

Il fatto che il 1° Salmo parla di acqua ed il secondo del Messia è stato colto dai Vangeli che vogliono nelle loro pagine sottolineare l'evento atteso, vale a dire che il Logos, la Parola, la Torah preesistente (Gv. 1,1), s'è incarnata e che lo Spirito Santo come colomba si è palesato in una persona all'uscita dell'acqua del Giordano. (Marco 1,9-11, Mt. 3,3-17, Lc. 3,21.22, Gv. 1,32-34)
Quel "Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato" del Salmo 2 è palesato in quel momento dai sinottici con "Tu sei mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Lc. 3,22b) e sancisce così che questi, Gesù di Nazareth, è proprio il Messia atteso.
Come ho accennato in "Il giardino dell'Eden", il Paradiso Terrestre era immaginato in tutta la depressione dove ora nel fondo c'è il Mar Morto.
L'acqua che viene dal cielo simbolicamente indica la vita che viene da Dio, il lago di Tiberiade allora è in questo parallelo, perché accoglie il Giordano, il posto che raccoglie vita.
È così pieno di pesci, si riempie della sua acqua e più giù, la lascia andare.
Più in là ancora però accade il contrario, il mar Morto che riceve il Giordano, prende la sua acqua ma non dà nulla.
L'uomo è chiamato quindi a cambiare strada ed a tornare in modo ideale verso il monte Ermon , "monte che la vita porta degli angeli in un mare ", verso le sorgenti, verso Dio, per rimettere in comunione le proprie acque con quelle del cielo.
La comunione, segnalano i Vangeli, si compie in Gesù Cristo, salvatore dell'uomo, come profetizzato dal profeta Ezechiele.
Nella visione dell'acqua che esce dalla parte del tempio che prefigura l'acqua che uscirà dal costato di Cristo dice: "Queste acque escono di nuovo nella regione orientale, scendono nell'Araba ed entrano nel mare: sboccate in mare ne risanano le acque" (Ez. 47,8)
Cioè le acque di Dio ripercorreranno il vecchio letto fino ad Aqaba "Sulle rive vi saranno pescatori da Engaddi ad En-Eglaim (località prossime al Mar Morto) vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo la loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mar Mediterraneo" (Ez. 47,10)
Cioè, risanerà ciò che è morto, che è rappresentato dal Mar Morto.
La comunione, segnalano i Vangeli, ci risarà appunto con Gesù Cristo che, proprio nel punto ove il Giordano entra nel Mar Morto, in quel luogo d'inversione della vita nella morte ne riesce per portare la continuità alla vita.
Lui ha potere su quelle acque tanto che vi camminerà sopra a memoria di tutti che "...lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque" (Gen. 1,2).
È lui il primo uomo degno di rientrare nel Giardino dell'Eden ed i Vangeli (Mc. 6,45-52; Mt. 14,22-33; Gv. 6,16-21) segnalano il fatto con l'episodio di quando cammina sulle acque del lago di Tiberiade, immagine dell'acqua che da vita, al confine con la Galilea delle Genti o dei Gentili.
Il Vangelo di Giovanni segnala che Gesù stesso diviene l'alveo del nuovo Giordano spirituale, collettore dell'acqua che porta la vita di Dio quando certifica con particolare pathos che dal costato di Gesù sulla croce colpito dalla lancia del soldato romano "ne uscì sangue ed acqua". (Gv. 19,34b)
Ciò è garanzia profetica che anche fisicamente è riportata la comunione.
Le acque che danno la vita di Dio, che escono dalla croce col suo sangue sono garanzia di salvezza e di completa somiglianza con Dio; anche le lettere sono d'accordo la "somiglianza = viene "dal sangue portato dal Crocifisso ".
Secondo lo Zohar, libro fondamentale della Cabbala, conferma l'dea che "la Torah è chiamata albero della vita".
S. Andrea (660-740 d.C.) che fu vescovo di Creta, nel Discorso n°10 sull'Esaltazione della Santa Croce osserva: "Se infatti non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso: Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno: Se poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue ed acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo godere dell'albero della Vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l'inferno non sarebbe stato spogliato."
La Vita viene dal Dio Unico che sta in modo ideale in cielo shamayim ove appunto sono immaginati fuoco ed acqua ed è il Nome che è vita ; il Nome aleggia sul mare .

In Dio quindi è insito un fuoco, com'è scritto: "Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere prosciugando l'acqua del canaletto (I Re 18,38)
"La voce del Signore si divide in lingue di fuoco." (Sal. 29.7)
Da Dio perciò può venire un battesimo di acqua e di fuoco che sono quelli di cui parla il Battista "io vi battezzo con acqua ... ma colui che viene dopo di me ... vi battezzerà con in Spirito Santo e fuoco." (Mt. 3,11)
Che Dio si fa presente con l'immagine del fuoco è detto nella Torah, nell'episodio del roveto ardente nel libro dell'Esodo, quando si manifesta a Mosè e lo conferma il Deuteronomio con "Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco, e tu hai udito le sue parole di mezzo al fuoco."(Deut. 4.36).
Che cos'è questo grande fuoco...? Si domanderanno i saggi d'Israele.
Ci è stato insegnato "Egli prese le acque e le divise: ne pose metà nel firmamento e metà nel mare oceano"; questo è il significato di quanto è scritto: il ruscello di Dio è pieno d'acqua. Per mezzo di questa l'uomo apprende la Torah... com'è scritto: Orsù, voi tutti assetati, venite all'acqua! Anche chi non ha argento... Che cosa significa shamayim, (cielo)? Ci insegna che il Santo, sia Egli benedetto, impastò fuoco ed acqua, e li stese l'uno nell'altro. Ecco infatti che è scritto shamayim, ovvero sham-mayim: 'là è acqua'; esh e mayim, 'fuoco e acqua' E cosa significa "Mem"? Non leggere "Mem" ma "mayim", acqua.
Rabbi Aqiva (Alfabeto di Rabbi Aqiva) dice che Dio, quando siede sul Trono di Gloria, si pone ai lati le due lettere e le riconcilia esclamando che il suo Regno è chiamato per mezzo loro, allora l'intero firmamento si inginocchia al cospetto del Signore. Mayim () significa acqua e si scrive con le due lettere separate da una Yod, simbolo dello Spirito divino che le prende per mano e le riconcilia. Acqua di sorgente che scorre o fontana sigillata, la Mem aperta allude alla manifestazione di Dio mentre quella chiusa (di fine parola ) rimanda al mistero che è in Lui...
La prima lettera di shamaym, cielo, è così di fatto la lettera della risurrezione che così permea l'intera Torah.
Al riguardo ho trovato questo aneddoto.

Nel Salmo 68, di Davide, sulla gloriosa epopea di Israele è detto.
"Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo, quando camminavi per il deserto, la terra tremò, stillarono i cieli davanti al Dio del Sinai, davanti a Dio, il Dio d'Israele." (Sal. 68,9).
Ciò che stillarono fu la Torah.
"Quando Dio consegnò la Torah sul Sinai questa domandò.
A chi mi hai consegnata, ai vivi o ai morti?
Rispose il Santo, sia benedetto: Ai vivi.
Ma sono tutti morti.
(Cioè nella situazione attuale sono tutti destinati a morire.)
Per riguardo a te Io li risusciterò.
Che fece il Santo, sia benedetto?
Fece scendere la rugiada con la quale Egli darà la vita ai morti nel mondo futuro, secondo quanto è detto: "Pioggia abbondante riversavi, o Dio, rinvigorivi la tua eredità esausta." (Sal 68,10)
Questo versetto in ebraico ha questi segni.





La decriptazione conferma questo pensiero:

"Scorrerà la risurrezione come manna d'aiuto . Da dentro la porterà dalla Croce il Crocifisso . Ad inviare sarà il soffio di Dio . Ad uscire sarà d'acqua un ruscello dal Crocifisso . La rettitudine recherà all'angelo (ribelle) da rifiuto nel mondo . Verrà arso () l'angelo dall'energia che dalla Croce uscirà ."

"Scorrerà la risurrezione come manna d'aiuto.
Da dentro la porterà dalla Croce il Crocifisso.
Ad inviare sarà il soffio di Dio.
Ad uscire sarà d'acqua un ruscello dal Crocifisso.
La rettitudine recherà all'angelo (ribelle) da rifiuto nel mondo.
Verrà arso l'angelo dall'energia che dalla Croce uscirà."

Questo fatto fu colto da Giovanni sotto la croce e sottolineò: "Chi ha vistone dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero perché anche voi crediate." (Gv. 19,35)
Della Torah cantarono i saggi d'Israele:

"La Torah esisteva prima della creazione del mondo.
È modello dell'universo.
È albero di vita.
È la parola che unisce cielo e terra.
È la ragione di tutte le cose.
Tutto è stato fatto da essa.
Lo stesso Tempio, dimora del Santo, sia benedetto, e vertice del mondo, è stato costruito dalla Torah.
Studiare la Torah è un'opera più grande che costruire il Tempio.
La Torah è la sposa d'Israele, perché con essa il Santo, sia benedetto, compie la sua parola: Ti farò mia sposa per sempre." (Os. 2,21)

Dissero i saggi: "Chi insegna la Torah al figlio di un altro, può essere chiamato padre e madre, poiché la Scrittura lo annovera come se l'avesse generato, secondo quanto è detto " se saprai distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca" (Ger. 15,19) che insufflò l'anima al primo uomo, il che rende giustizia a San Giuseppe. (Vedi: "Le Pasque della Santa Famiglia")
Beato l'uomo che ... si compiace della Torah del Signore (Salmo 1).

LiviaGloria
00mercoledì 22 novembre 2006 21:15
LE STRENNE (DECRIPTARE LA BIBBIA)



DECRIPTARE LE LETTERE PARLANTI
DELLE SACRE SCRITTURE EBRAICHE
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb

preleva l'inserto stampabile:


L’IDEA
Il testo più diffuso, letto, studiato e meditato negli ultimi 30 secoli è la Bibbia degli Ebrei il cui canone, "Kitvei ha kodesh-Sacre Scritture" (fissato nella Mishnah nel II sec. d.C.), è costituito da 24 libri (24 libri - 5 della Legge o Torah, 8 dei Profeti o Nevi’im e 11 degli Agiografi o altri scritti, detti in Ketuvim), tutti concepiti con gli stessi segni, cioè con le 22 lettere consonanti dell’alfabeto ebraico (compresi i 2 libri in aramaico - Daniele ed Esdra), come se quei segni siano ossatura essenziale per la vita dei testi stessi.

Dai cristiani i libri del canone ebraico sono stati tutti inclusi (Decretum Damasi 382 d.C.) in quello che è chiamato l’Antico Testamento (A.T.). Questi scelsero però la versione in greco usata dagli ebrei alessandrini con l’aggiunta di 7 libri concepiti e scritti in greco, detti deutero-canonici (Maccabei 1° e 2°, la Sapienza, il Siracide, Baruc, Tobia, Giuditta) più alcuni brani, pure scritti in greco, in Daniele ed in Esdra.
Per cristiani ed ebrei tali libri sono sacri circolandovi il pensiero di Dio ed i suoi "...pensieri sovrastano i vostri pensieri..." (Is. 55,9b).

Per i rabbini ortodossi queste scritture, però, solo se scritte con quei segni originari hanno la proprietà d’essere un corpo vivo, come se tra queste ed il tradotto vi fosse la differenza che v’è tra persona in carne ed ossa e la sua fotografia; questa, infatti, che fissa un atteggiamento esterno, non da esito a radiografie e ad altri esami.
Seguendo quest’idea, con strumenti adatti, si potrebbe allora pensare d’accedere al microcosmo dello scritto, superando frasi e parole, per pervenire al livello che rivela la vita che vi scorre; perciò se quei libri sono le membra d’un corpo, i versetti sono i tessuti, le parole sono le molecole e... le lettere... allora, sono i protoni, elementi indivisibili della scrittura-materia, attorno cui, a guisa d’elettroni, circola l’energia, così, dall’esame delle lettere s’arriverebbe al DNA del corpo e si ricaverebbero notizie sull’energia del testo.
I maestri della mistica ebraica, peraltro, ritengono che l’Eterno creò il mondo con i segni sacri delle lettere dell’alfabeto ebraico, preesistenti alla creazione dell’universo, come un compositore usa le note per comporre una sinfonia; perciò entrare in contatto con quei segni avvicinerebbe ai segreti della creazione stessa.
Nel perseguire l’idea di cercare una vita nascosta dal testo, con una lettura per decriptazione, non ho però seguito sentieri esoterici, ma criteri criptografici in quanto anticamente quei testi erano una sequenza di lettere, senza indicazione di parole e di versetti, tutti elementi a favore del valore particolare della singola lettera.

Essendo l’ebraico antico privo di vocali, le parole, scritte con le sole consonanti (cioè senza puntature e/o segni di vocalizzazione) già di per sé hanno più significati (come se in italiano si scrivesse senza vocali, trovando indicato un CN non si potrebbe sapere se vuol dire CaNe/i, CaNa, CuNa, CuNeo/i, CoNo/i, CeNa/o/e, CiNe, CiNa); perciò, già per tale motivo, potrebbero coesistere più letture del testo biblico oltre a quella ingessata dalla traduzione tradizionale.
Andando oltre le parole, la ricerca può per questo proseguire e calarsi nei disegni delle singole lettere individuandone gli specifici significati che portano ad ulteriori aperture del testo. Quest’affascinante idea di ricerca ha preso in me corpo fino al rinvenimento d’una chiave che m’ha aperto il forziere inesauribile della lettura d’un testo nascosto del canone dell’A.T..
Ma andiamo per ordine.
Che le lettere ebraiche nascondano un segreto e siano cariche di valenze particolari più delle lettere d’altri alfabeti fu per me un’intuizione al primo loro incontro, quando nel 1982, nel prepararmi per la Pasqua cristiana dell’anno, vidi nel testo ebraico-francese d’una Haggadah (ordinamento che seguono gli ebrei per celebrare tale festa) la forma delle lettere di Pesah = Pasqua, della scrittura rabbino-quadrata.
Colpito dall’espressiva forma di quelle lettere fui spinto a desiderare di conoscere i significati dell’evidente messaggio grafico che vedevo latente in quei segni; disegnai così con inchiostro nero le lettere su 22 grandi fogli bianchi ed ogni tanto le fissavo per captarne i significati, prendendo appunti di ciò che mi suscitavano. Quelle lettere non m'hanno più abbandonato, in quanto compresi che avevano in sé il concentrato d’una grande sapienza.





Le lettere , hanno forma diversa

=, =, =, =, = a fine parola,

ma in origine non c’era fine parola e le lettere erano equo-spaziate.

Cercando le idee base che le provocarono, conclusi che chi le fermò in quelle vesti, sopra riportate, certamente vi aveva espresso qualcosa a lui evidente, ed andai ad effettuare confronti con le forme delle scritture coeve in quell’area (sinaitico, fenicio, copto, ecc); m'avvicinai così all'ebraico partendo dell’interno della parola, senza interessarmi della grammatica, né della vocalizzazione.
Quei segni iniziarono ad essere vivi ed eloquenti e provai a leggere le parole ebraiche facendole parlare attraverso le lettere, guardando le parole come un disegno a più fotogrammi, uno per lettera: spezzo la parola e leggo il rebus.

Si consolidò l’opinione dei seguenti significati:

- 'alef, primo, capo, uno ed analoghi concetti;
- bet, casa, dentro, e simili;
= (a fine parola) - emme, acqua, madre, vita.

Ci furono le prime prove:

padre = il primo della casa ;
madre = l'origine della vita .

Il sistema è d’aiuto per chi ha memoria visiva; il disegno si ferma nella mente e l'associazione vocabolo-significato si registra con facilità.
Passando in rassegna le parole, con l'aiuto d'un vocabolario ebraico, mi costruii un dizionario personalizzato di radicali da cui provengono i verbi, i sostantivi, ecc. e vi aggiunsi le letture dei segni che formano il radicale stesso. Verificai che i predicati che trovavo, in genere, erano calzanti con quelli della parola, ma spiegavano di più eon la lettura dei segni, perché si ottengono definizioni e/o proprietà sul concetto sotteso; quando per una parola antica ci sono più interpretazioni, mi sembra d’avere un elemento in più per individuare il significato di quel vocabolo.
Mi rendevo però conto che per alcune lettere non avevo ancora raggiunto l’essenza del significato grafico e riuscivo a tradurre solo alcuni versetti isolati.

Nell’86 trovai il testo "Middle Egyptian" (di R. O. Faulkner - Griffith Institute Oxford, 86) e compresi che dai geroglifici mi potevano venire spunti per decriptare alcuni segni, ma solo alla fine del 1996 ebbi il tempo per esaminarlo più a fondo; misi così a fuoco ciascuna lettera con una scheda che mi chiarì i significati grafici e, fissate poi le regole ripetitive, la serratura si aprì ed iniziai a decriptare interi libri dell’A.T..

Affinché il metodo, pienamente qualificato, avesse una data di nascita, l’8.1.1998 registrai alla SIAE un testo che non divulgai per continuare la ricerca.
Ho cercato così di dividere le sensazioni dai fatti per porre in evidenza da una parte l’aspetto del gioco enigmistico e dall’altra le prove che trovavo ad aiuto dell’idea. Il tutto era in equilibrio, però, nel procedere delle decriptazioni, con la prova dei testi tradotti, la bilancia pendeva sempre più a favore dei fatti, in quanto negli esperimenti il ripetersi del risultato atteso è una prova, Galileo docet, a favore della teoria annunciata ed a chi è portato a liquidare l’idea, al suggerire di provare a leggere entrando nella meccanica delle traduzioni, aggiungo quanto è stato detto:

È deplorevole cocciutaggine insistere a tenere per fesserie certe cose solo perché si odono per la prima volta o si vedono di rado o sembrano superiori al comune comprendonio. (Asino d’Oro d’Apuleio);
La scienza chiede che le idee eterodosse, le sole da cui ci si può aspettare scoperte interessanti, siano protette, incoraggiate e discusse seriamente. (Sen. Marcello. Pera).
Per contro, il gioco in sé è affascinante, premia con personali soddisfazioni e fa vivere all'ombra delle Scritture. Spero che il metodo susciti il desiderio di scrutarle, in quanto: "Un albero buono non può produrre frutti cattivi". (Mt 7,18).


LiviaGloria
00mercoledì 22 novembre 2006 21:21
www.edicolaweb.com


DECRIPTARE LA BIBBIA...



TENSIONE DELL'EBRAISMO AD UNA BIBBIA SEGRETA
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


Sulla via tracciata dall'introduzione generale sul tema, con quanto esposto in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche", visito sinteticamente fatti storici inerenti i testi biblici, nella veste con segni dell'alfabeto ebraico, per verificare l'esistenza di un varco, di una tenue traccia e/o della possibilità di una lettura anche in altro modo del testo; vaglio le idee, presenti o residuali dell'ebraismo, sull'attesa di un testo segreto nel canone ebraico della Bibbia e le confronto con le "Regole di lettura del criptato biblico") e con i molteplici tentativi di decriptazione usati nel passato.

Approfondisco i seguenti punti:

- Sviluppo del testo dei libri ebraici dell'A.T.
- Vicende dei segni ebraici.
- Il giudaismo e la Torah orale.
- La Bibbia segreta cercata dalla cabbalà ebraica.
- Differenze del metodo di decriptazione e cabbalà.
- Isaac Newton cercava il testo segreto nella Bibbia.

SVILUPPO DEL TESTO DEI LIBRI EBRAICI DELL'A.T.
I libri della Bibbia sono stati scritti nell'arco del millennio, dal XIII al II sec. a.C.; peraltro, alcuni brani, hanno datazione anche più antica, come il salmo 104 che ricorda un inno al Sole del faraone Akenaton (1367-1350 a.C.) il che è evidente dal parallelo di alcuni versetti.


Inno ad Aton
Salmo 104
(Sviluppa la creazione come in Genesi 1)

Quando tu tramonti all'orizzonte occidentale,
La terra è in tenebre di morte...
Ogni leone esce dalla sua tana;
Tutti gli esseri striscianti, essi mordono.
All'alba quando tu sorgi all'orizzonte...
Scacci la tenebra...
Gli uomini si svegliano e si rizzano in piedi...
Tutto il mondo, essi compiono la loro fatica.
Come sono multiformi lette opere!
Esse sono nascoste alla vista dell'uomo.
O unico dio, di cui non v'è altro eguale,
Tu hai creato la terra secondo il tuo desiderio. 20 Stendi le tenebre e viene la notte
e vagano tutte le bestie della foresta;

21 ruggiscono i leoncelli in cerca di preda...

22 Sorge il sole, si ritirano

23 Allora l'uomo esce al suo lavoro

Per la sua fatica fino a sera.

24 O Signore, quanto sono multiformi
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza
La terra è piena delle tue creature.


Sui libri del canone ebraico gli studiosi del settore ritengono che:

molti si sono formati con vari apporti;
il Pentateuco (tra questi il Genesi è il più recente), come ci è pervenuto, sia stato scritto in epoca posteriore ai fatti e non da Mosè;
secondo gli studi più aggiornati, sarebbero un mosaico di testi e documenti, un composto desunto da varie fonti ed adattato da più redattori alla somma di conoscenze precipue al tempo in cui la o le fusioni furono operate, piuttosto che a quelle in cui si svolsero i fatti;
dal complesso di tale antologia integrata e guidata, trapela un pensiero unitario, perché unitaria è la motivazione che ha condotto alla scelta dei brani ed alla forma ed ai contenuti di quelli storici.
È opinione diffusa che ci fu una raccolta organizzata di testi antichi verso il VI sec. a.C. ed il nucleo della Bibbia fu ("Indagine Storico-Critica dell'A.T." di Edward Lipinsky) costituito dal seguente grande ciclo:

Deuteronomio, che giustifica storicamente la dottrina dell'elezione d'Israele, delinea la costituzione teocratica e raccoglie ciò che attiene all'opera di Mosè;

Libro di Giosuè, che racconta l'istallarsi del popolo eletto in palestina;
Libro dei Giudici, che enumera la lunga serie delle apostasie e dei ritorni a Dio;
Libri di Samuele, che narrano l'inizio della crisi della teocrazia con il re Saul fino all'accettazione dell'idea di un sovrano con Davide;

Libri dei Re, che descrivono la decadenza di quest'ideale, iniziata già con Salomone, conclusasi col rigetto da parte di Dio del proprio popolo per mancanze di fedeltà.
Si tratterebbe di una raccolta curata in più tempi dai re d'Israele e poi di Giuda, come suggerisce il Deuteronomio (17,18): "...quando uno di questi (Re) s'insedierà sul trono regale, scriverà per suo uso in un libro una copia di questa legge secondo l'esemplare dei sacerdoti leviti."

Per i libri del Pentateuco, Gabriele Mandel, (archeologo, già docente del Politecnico di Torino) sostiene ("Salomone". SugarCo Edizioni): "...accennano a Mosè in questo senso, escludendo che ne sia l'autore per il fatto stesso che non parla in prima persona né s'identifica come estensore diretto. Trattano Mosè come un personaggio storico del passato, e parlano della terra di Canaan come si sarebbe potuto fare solo dopo la conquista."

Per contro non sono libri di storia in senso stretto, perché questa si propone di stabilire che cosa gli uomini abbiano fatto e in quali rapporti reciproci stiano le loro azioni; invece la Torah, educa al pensiero che alle azioni umane ed al loro concatenamento presiede un potere unico superiore che le dirige a fini determinati.
Il Pentateuco o Torah, e tutti i libri cosiddetti storici, a differenza della storia, spesso tralasciano nomi, date ed ignorano fatti che non abbiano un particolare significato, ed in quelli sui cui si sofferma, lo fa per attirare attenzione e per far meditare.
La Torah, per gli eventi contenuti riguarda gli eventi ebraico-egizio-cananei del XIII-XII sec. a.C., periodo dilatato poi dal Genesi, in modo mitico, a tempi preistorici fino alla creazione del mondo.

Il quadro storico è il seguente:

il nomadismo al tempo degli Hyksos nel XVII sec. a.C. di alcune famiglie d'Israele verso il delta orientale del Nilo;
con la cacciata dei "pastori" gli ebrei si trovano coinvolti;
l'oppressione e la schiavitù egiziana fu più dura sotto i Ramseti;
tale oppressione ai tempi di Merenpthah, successore di Ramsete II, causa l'insurrezione degli Ebrei, favorita forse da una guerra con i libici che provocò un disordine pubblico (vedi: "La resurrezione dei primogeniti");
avviene l'esodo, la rivelazione della Legge, la vita di 40 anni nel deserto, formativa del popolo.
Durante tale ampio periodo inizia e si conclude, con Mosè profeta-inviato, la prima battaglia tra Iahwèh ed il mondo degli idoli, rappresentati dal Faraone e da Edom, e la proclamazione del Dio unico contro il mondo pagano (storicamente iniziò con il faraone eretico Achenaton).
L'A.T. al riguardo parla di 430 anni di permanenza degli Ebrei in Egitto prima dell'evento esodo, cioè prima del faraone Merenpthah, perciò Giuseppe era vice faraone nel XVII sec. a.C., cioè nel periodo intermedio 1785-1575 a.C., XIII-XVII, dinastie che congruentemente sono riferite a governatori hyksos, re pastori.
Tra l'altro in "La civiltà egizia", di Alan Gardiner (Einaudi 1971), nel capitolo VII si legge che, furono trovati degli scarabei di tale periodo con inciso il nome di Ya'hob-her che "è difficile non accettare l'opinione comune che ricordassero il nome del patriarca Giacobbe", padre di Giuseppe.

I libri della Torah possono, però, contenere pagine scritte in tempi antichi a Mosè riferiti e vogliono far credere a tale asserzione, infatti:

"Mosè scrisse questa legge e la diede ai sacerdoti figli di Levi, che portavano l'arca dell'alleanza del Signore, e a tutti gli anziani d'Israele." (Dt. 31,9)
"Mosè scrisse quel giorno questo canto (di Mosè) e l'insegnò agli Israeliti." (Dt. 31,22)
"Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, ordinò ai leviti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore: Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell'arca dell'alleanza del Signore vostro Dio; vi rimanga come testimonio contro di te;" (Dt. 31,24-26)
"Il Signore disse a Mosè: Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto il cielo!" (Es. 17,14)
"Mosè scrisse tutte le parole del Signore..." (Es. 24,4a)
"Quindi (Mosè) prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo." (Es. 24,7a)
Per assicurare la continuità della legge al dopo Mosè, nel libro di Giosuè è dichiarato:

Giosuè scrisse una copia della legge. (Gs. 8,32)
Giosuè scrisse queste cose nel libro della legge. (Gs. 24,26)

La letteratura rabbinica "Baba Batra" (14b, 15a) fa risalire:

la Torah (Gen. 1,1 - Dt. 34,4) a Mosè (che scrisse anche il libro di Giobbe, vissuto al tempo di Mosè - Rabbi Levi ben Lachma);
a Giosuè gli ultimi otto versetti della Torah e il suo libro (Dt. 34,5 - Gs. 24,28) che dopo la morte avrebbe portato a termine Eleasar, figlio d'Aronne, e suo figlio Pinchas (Gs. 24,29-33);
Samuele scrisse, Giudici e Rut e il suo libro (Gc. - 1 Sam. 28,2);
finito dal veggente Gad e dal profeta Nathan (1 Sam. 28,3 - 2 Sam. 24,25);
i due libri dei Re sarebbero stati redatti da Geremia;
Ezechia e il suo collegio scrissero Isaia, dato che il profeta fu assassinato e non avrebbe potuto scrivere il suo libro (Ascensione di Isaia 5,2 - Jebamot 49b - Sanhedrin 103b), nonché i Proverbi, il Cantico dei Cantici e il Qoelet; Prov. 25,1;
Geremia scrisse il suo libro e le Lamentazioni, ma gli uomini della Grande Congregazione scrissero i 12 profeti minori, (Abot 1,1) ed i libri sorti fuori del paese (Challa IV,8 - Gittin 8a) Daniele ed Ester;
David scrisse i salmi; ma anche con parti da altri;
Esdra scrisse il suo libro e la genealogia delle Cronache, salvo la propria e Neemia avrebbe completato l'opera.
La critica del XX secolo converge poi nel ritenere che il Pentateuco è la conseguenza dalla fusione di quattro stesure principali:

La Raccolta Yahvista (per il nome con cui è chiamato Dio) opera di compilatori del regno di Giuda della stessa corte di Gerusalemme, dalla creazione del mondo al regno di Salomone. (Gli studiosi M. North, G. von Rad, R. de Vaux e A.Weiser suppongono che le fonti yahviste siano state scritte nel X sec. a.C.; G. Fohrer le ritiene degli anni 850-800 a.C., pur non escludendo il periodo di re Amasia 796-781 a.C., data che preferita anche A. Jepsen e S. Mowinckel.)
La Raccolta Elohista (ove Dio è chiamato Elohim) fu compilata ad Efraim dopo la precedente ed andava dalla storia d'Abramo alla morte di Saul; fu forse compilata nel Regno d'Israele, riferita concordemente al periodo di re Geroboamo II (783-743 a.C.).
Nel Documento Deuteronomico, si avverte la rielaborazione in opera unica di testi di Leggi precedenti (forse per volere di re Geroboamo II) per adattarle alla nuova sistemazione sociale del popolo ebraico, da nomade a sedentario e da un governo di sceicchi a centralizzato con casta di sacerdoti organizzata e commerci e transazioni artigianali. (Per A. Alt, - 1953 - è opera di scrittori del Nord sopravvissuti alla distruzione del Regno d'Israele - 722 a.C. - e fuggiti nel Regno di Giuda, dove uno scriba avrebbe ritoccato il testo nella seconda metà del VII sec. a.C.) È ritenuto che delle suddette raccolte il clero di Gerusalemme procedette ad un'unificazione e ad una generale revisione, che il sommo sacerdote Chelchia presentò al Re Giosia, e forse in ciò sta il "ritrovamento del libro della legg " (2 Re 23,25) nel Tempio (2 Re 22,8-10) al tempo (622 a.C.) di Giosia; ciò comportò una riforma religiosa che si estese alla Samaria e fu seguita della prima redazione dei libri di Giosuè, Giudici, Samuele, Re in cui furono raccolti e rielaborati i più antichi archivi regali.
Nel Documento sacerdotale, somma di scritti d'autori diversi, redatto all'epoca dell'esilio in ambiente sacerdotale (586-538 a.C.) dei quali, secondo i critici, il sacerdote e scriba Esdra sul finire del V sec. a.C. diede una prima integrazione coordinata; si legge, infatti, in "Historia Ecclesiastica", V,8 d'Eusebio di Cesarea che riporta "Adversus Haereses", III, I.15 di Ireneo di Lione (135-200 d.C.): "... quando le Scritture furono distrutte nella cattività del popolo sotto Nabucodonosor e i Giudei tornarono nella loro terra dopo settanta anni, allora, all'epoca di Artaserse re dei Persiani, Egli ispirò Esdra, sacerdote della tribù di Levi a riscrivere a memoria tutti i detti dei profeti passati e di ricostruire per il popolo la Legge data tramite Mosè."
Esdra nel V sec a.C. giunse a Gerusalemme in veste di incaricato del re di Persia col titolo di safar, governatore in aramaico (ad Esdra la tradizione fa risalire la "prima sinagoga" il cui compito era interpretare la Torah come costituzione della comunità, attualizzandola ed integrandola con carattere giuridico, ed in tal modo alla Torah scritta s'aggiunsero le "halakah" ed alla Torah orale fu riconosciuta la stessa forza vincolante, vedi: "Il giudaismo e la Torah orale").
Si ebbe allora il compimento, vale a dire la stesura del Pentateuco qual è giunto sino a noi, dopo la scissione fra Giudei e Samaritani in data non definita tra il 432 e il 332 a C..
Di quest'ultimo periodo sono, infatti, i libri di Esdra e di Neemia, cui fecero seguito quelli delle Cronache; nello stesso tempo in forma autonoma si erano sviluppati i libri dei profeti e didattici.
Questa è la stesura dei libri della Bibbia che si è mantenuta inalterata fino ad oggi anche grazie all'opera dei Masoreti.
Augusto Segre (in "Mosè nostro maestro" - Editrice Esperienze, Fossano 1975), sull'autenticità di quella storia antica rivendicata dalla Bibbia, osserva: "...nessun'altra storia di popoli comincia con l'illustrare la nascita che avviene nelle peggiori condizioni in cui possa vivere un essere umano. È stato notato che nessun popolo avrebbe inventato un tal capitolo di storia, dove non si esaltano la nobiltà d'origine o addirittura un'origine divina, ma si parla di dolori e di gravi sofferenze, di persecuzione, di schiavitù, della privazione d'ogni dimensione umana."
In tale stesura, è però sigillata l'unitaria volontà d'attribuire tutto il messaggio originario a Mosè e nessuna voce discorde s'alza dai libri a tale suggerita idea, perciò il fatto che il testo sacro indichi l'origine dei propri primi scritti in quei lontani tempi prova che la cultura egiziana non fu dimenticata.
Le apocalissi, poi, che a partire dal III-II sec. a.C. sostituirono la profezia, presentano rivelazioni sul destino del mondo, sulla risurrezione e sulla vita nell'aldilà, ma l'unica apocalisse inclusa nel canone dell'A.T. ebraico è quella nel libro di Daniele ove (7,13) appare la figura (che alcuni ritengono d'influenza persiana) del Figlio dell'Uomo (idea ripresa ed ampliata dal libro apocrifo di Enoch) che si pone tra l'umano ed il divino e che diede adito nel medioevo a sviluppi cabbalistici.
La composizione del Libro di Daniele, probabilmente l'ultimo in ordine di tempo tra gli scritti accolti nel canone della Bibbia ebraica, è datata attorno al 165 a.C. (dopo inizia il periodo intertestamentario, costellato da una serie di scritti, definiti apocrifi, alcuni accolti nella Bibbia greca dei giudei della dispersione, e di questi taluni poi accettati dalla Chiesa cattolica, ma negati come canonici dai rabbini della Palestina ed i riformatori protestanti del XVI sec.).
La rigorosità, nel conservare e scrutare le scritture, dei farisei e degli esseni, dimostrata dai ritrovamenti di Qumran, e la cura nella conservazione di tradizioni orali, costituirono baluardo a miti e tendenze dualistiche manichee esterne al tessuto giudaico, il che fa ritenere che la fede nella risurrezione (nella Mishnah "Sanhedrin" X,1: "Le seguenti persone non prenderanno parte al mondo futuro: chi dice che la risurrezione dei morti non può essere dedotta dalla Torah"), l'angelogia e le idee escatologiche debbono trovare in qualche modo radici nelle Scritture canoniche ebraiche, cioè nella Torah scritta o segreta, ed hanno origini antiche e non provocate da credenze iraniche assunte nell'esilio babilonese.
In effetti, la letteratura apocalittica è piena di visioni e di interventi soprannaturali ed esprime in modo plateale ciò era atteso (ed era latente negli scritti antichi nelle lettere lette come geroglifico) in quanto la fede sulla risurrezione, con le dovute variazioni, trova appunto spunto dalla cultura egizia, sia pure con la radicale modifica d'estenderla a tutti gli uomini e non solo ai faraoni.
In definitiva, indipendentemente dal periodo di formazione dei vari libri del canone ebraico dei libri dell'A.T., Torah e tradizione indicano che un nocciolo di scritti fu prodotto nel XIII-XI sec. a.C., quando la scrittura alfabetica ancora non esisteva, ed il resto rimanda a quel tempo mitico e la forma dei testi, anche interna se esisteva, imita quelle parti che hanno evidentemente fatto scuola in tutti gli autori successivi perché riferiti a tempi storico-mitici fondanti.
Volendo, perciò, dar credito alla Torah, questa, con l'asserire d'essere stata scritta da Mosè, di fatto dice di sé che l'originaria stesura e/o i testi più antichi nella Bibbia non possono che essere stati scritti con i segni sinaitici, i cui geni si trovano negli ebraici da quelli sviluppatisi e poi passati ai Cananei.
Dall'epoca greca (forse già dalla persiana) fu iniziata dagli scribi l'opera di filtrazione dei testi (per confronto ai rotoli più antichi e certi, onde eliminare inserimenti, errori di copiatura e d'altro tipo) continuò dopo il 70 d.C. e dette luogo al testo biblico detto masoretico - da masorah, vale a dire della tradizione - testo già pressoché definitivo al termine del I sec. d.C. e che fu sempre più emendato da errori; venne poi anche dotato di versetti numerati e questo imponente raffinato lavoro, per costituire una siepe alla Torah, continuò fino al X sec. d.C..

LiviaGloria
00mercoledì 22 novembre 2006 21:30
salmo 22 e grido di Gesu..:-)
www.edicolaweb.net

DECRIPTARE LA BIBBIA...



I SALMI, CONFORTO DEL CROCIFISSO
di Alessandro Conti Puorger
per Edicolaweb


AMBIENTAZIONE
Siamo al momento della crocifissione di Gesù.
I Vangeli di Marco (15,34) e Matteo (27,46s) raccontano che:

"Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: Elì, Elì, lamà sabactànì?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: Costui chiama Elia."

Questo episodio spesso è citato per porre in risalto come in quel momento Gesù era così angosciato che avrebbe lanciato questo grido quasi di disperazione.
È questo sì un grido di reale ed umana sofferenza, ma non è di disperazione.
Tutt’altro, in effetti, Gesù sulla croce stava pregando e recitava un salmo profetico, il 22, proprio sul servo sofferente.
Questo Salmo 22 cita peraltro fatti espliciti che si compivano sotto la croce, segnalati dai Vangeli, come metto in evidenza in grassetto nel testo C.E.I. che riporto.
Questo era l’effettivo conforto di Gesù, costatare che quella sofferenza era la prova che stava compiendo la volontà del Padre profetizzata negli antichi Salmi.

1 - Al maestro del coro. Sull’aria: Cerva dell’aurora. Salmo. Di Davide.
2 - Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Tu sei lontano dalla mia salvezza. Sono le parole del mio lamento.
3 - Dio mio, invoco di giorno e non rispondi, grido di notte e non trovo riposo.
4 - Eppure tu abiti la santa dimora, tu, lode di Israele.
5 - In te hanno sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati;
6 - a te gridarono e furono salvati, sperando in te non rimasero delusi.
7 - Ma io sono verme, un uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8 - Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo:
9 - Si è affidato al Signore, lui lo scampi; lo liberi, se è suo amico.
10 - Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre
11 - al mio nascere tu mi hai raccolto dal grembo di mia madre, sei tu il mio Dio
12 - da me non stare lontano, poiché l’angoscia è vicina e nessuno mi aiuta.
13 - Mi circondarono tori numerosi, mi assediarono tori di Basan.
14 - Spalancano contro di me la loro bocca come leone che sbrana e ruggisce.
15 - Come acqua sono versato, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere.
16 - È arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola, su polvere di morte mi hai deposto.
17 - Un branco di cani (i Romani) mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18 - posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano mi osservano:
19 - si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte.
20 - Ma tu Signore non stare lontano, mia forza accorri in mio aiuto.
21 - Scampami dalla spada, dalle unghie del cane la mia vita.
22 - Salvami dalla bocca del leone e dalle corna dei bufali.
23 - Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea.
24 - Lodate il Signore, voi che lo temete, gli dia gloria la stirpe di Giacobbe, lo tema tutta la stirpe d’Israele;
25 - perché egli non ha disprezzato ne disdegnato l’afflizione del misero, non gli ha nascosto il suo volto, ma al suo grido d’aiuto lo ha esaudito.
26 - Sei tu la mia lode nella grande assemblea, scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27 - I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano: Viva il loro cuore per sempre.
28 - Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli.
29 - Perché il regno è del Signore, e gli domina su tutte le nazioni.
30 - A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere . E io vivrò per lui.
31 - lo servirà la mia discendenza . Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32 - annunzieranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: Ecco l’opera del Signore!

Il discorso ha tre cambiamenti d’argomento; si notano, infatti, le parti:

A, versetti 1-6; invocazione;
B, versetti 7-25; presentazione dello stato di necessità;
C, versetti 26-32; inno di lode.

Il Salmo successivo, "Il Signore è il mio pastore", ne è poi la naturale prosecuzione e, con una esplicita dichiarazione di fede nell’amore del Padre e con la visione del premio atteso, fornisce lenimento e pace pur nelle sofferenze; infatti, questo Salmo 23, prosegue ed esplicita la lode della parte C del Salmo 22:

1 - Salmo. Di Davide. Il Signore è il mio pastore; non manco di nulla;
2 - su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
3 - Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
4 - Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
5 - Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.
6 - Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.

E tutto ciò era sulla bocca di Gesù in croce!
Questi furono i conforti spirituali che ci risultano avuti in quel momento.

Tali Salmi però sono anche testi, come tutti quelli del canone biblico ebraico, che consentono una lettura nascosta come da tempo tratto in questa rubrica "Decriptare la Bibbia" nata dall’idea contenuta in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" che m’ha portato ad intraprendere una grande impresa enigmistica, che però edifica anche lo spirito.
L’enigma è l’intero canone ebraico dell’Antico Testamento che, sotto il testo ufficiale, ha nascosto anche un testo segreto da decriptare.
Per rivelarlo uso i criteri di decriptazione inseriti in "Parlano le lettere".
Ho così provveduto, rispettando ovviamente tutte le regole di quel metodo a cui rimando, a cercare il testo nascosto.
Per sintesi della dimostrazione riporto solo la decriptazione del primo versetto del Salmo 22:

"Al maestro del coro. Sull’aria: Cerva dell’aurora. Salmo. Di Davide."





"Perché () il succo dall’alto dell’Unico fosse di potenza in tutti , nel mondo col fuoco il votato all’interdetto colpirà . I viventi , che portano nel corpo il serpente impuro (), aiuterà ."

Così operando ho ricavato un articolato risultato che sintetizza quanto il Padre intende compiere col Servo e che non era detto in modo esplicito 800 anni prima che i fatti si compissero in Gesù, ma lo erano in forma criptica.

Che Gesù ne fosse conscio lo testimonia il Vangelo di Giovanni che conclude l’episodio della crocifissione con il "Tutto è compiuto!" (Gv. 19,30b)
Peraltro, profetico è anche il richiamo ad Elia, fatto dai presenti alla crocifissione e registrato dai Vangeli: "E subito uno di loro corse a prendere una spugna e imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere" (Mt. 27,48).
Era infatti profetizzato che Elia tornasse prima del giorno del giudizio: "Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore ..." (Malachia 3,23) e la tradizione ebraica, come prevede anche l’attuale ordinamento (seder) si lascia da parte un bicchiere di vino per la venuta d’Elia; si era infatti per celebrare la Pasqua.
Ora, il tema della fine dei tempi, come si può constatare, sottende gran parte della decriptazione.

Riporto di seguito il testo decriptato dei Salmi 22 parti A (1-6) - B (7-25) - C (26-32) e di parte del 23 - D (1-6).

Salmo 22 Decriptato
Parte A (1-6)
1 - Perché il succo dall’alto dell’Unico fosse di potenza in tutti, nel mondo col fuoco il votato all’interdetto colpirà.
I viventi, che portano nel corpo il serpente impuro, aiuterà.

2 - Di Dio fu l’Unigenito di notte tra i viventi ad entrare in azione per colpire a casa il drago che sta nei corpi.
Annunciò che si versava alla Madre di Gesù che scelta era stata.
La Parola da forza di distruzione per l’angelo (ribelle) completamente sarà.

3 - Il maledetto fu all’origine a versarsi nei corpi coi guai, ed i viventi recise dall’Unico.
In tutti agì dell’angelo la perversità, la notte nel mondo portò.
Per il serpente, dall’uomo fu ad uscire la potenza che c’era.

4 - E l’Unico indicò che dal mondo avrebbe rovesciato l’essere impuro con la risurrezione che sarà a portare nel sabato (della creazione; cioè nel settimo giorno).
A rientrare la potenza porterà in tutti essendo bruciato nei corpi il maledetto.

5 - Ad abitare la rettitudine dentro i cuori a chiudere riporterà.
Dell’Unigenito dentro alla fine sarà l’energia che porta dentro i cuori a racchiudere e porterà dalla croce a rivelare l’amore che ai viventi reca.

6 - La divinità sarà con la rettitudine in questi ad agire; ciò che sperano recherà.
L’energia ai viventi la potenza nei cuori riporterà.
Dentro spengerà chi nei cuori a chiudersi si recò ed il rifiuto alla vergogna porterà.

Parte B (7-25)
7 - E ad incontrarlo con la rettitudine sarà, (quando) in croce lo porterà il serpente.
Nel tempo gli porterà il rifiuto l’Unigenito, che sarà risorto dalla tomba guarito.
Dalla croce l’uomo che portava dentro questa rettitudine) a portarsi risarà in azione, vivo.

8 - Della rettitudine la potenza nel corpo dell’Unigenito c’era.
Sarà la potenza ad agire nel corpo che potente risarà.
Sarà il soffio nel cuore a rilanciare e dentro della risurrezione il soffio entrerà.
Sarà l’energica forza in azione a riportare il corpo del primo risorto.

9 - Rivelerà che Dio, il Signore, è.
Che il Verbo potente per amore nel mondo portatosi s’era.
A rialzarlo sarà la potenza rientrata portata dalla rettitudine che sarà dalla tomba a liberarlo che dentro recava.

10 - La rettitudine che è dell’Unico dal Crocefisso uscirà, scorrerà nella tomba dov’era, la vita dentro al cuore degli angeli viveva, dentro al cuore ci risarà la vita dall’alto dell’Onnipotente Unico; vivo risarà.

11 - Vedranno potente essere così fuori risorto.
In cammino il Crocifisso risarà tra i viventi.
La misericordia alla Madre dentro il cuore invierà per prima.
Per i viventi che c’è Dio ci sarà un primo segno nel mondo.

12 - La divinità che il Crocifisso nel corpo racchiudeva verserà nella Madre, che a vivere con gli apostoli starà.
La rettitudine sarà giù nel corpo ad entrarle per versarla in un corpo/popolo da portare dentro al mondo di retti che stando uniti siano inviati per aiutare.

13 - Per la conversione da casa porterà gli apostoli che saranno a far frutto stando con la Madre; moltitudini saranno dalla Madre originate che dentro staranno nel corpo/popolo/Chiesa.
Saranno dentro illuminati dagli apostoli.
Di retti per il Crocifisso un corpo porteranno gli apostoli ad esistere.

14 - La parola giù porteranno dell’Altissimo, bocca saranno al mondo per i viventi dell’Unico.
Un corpo/popolo sarà nel mondo con la carità/amore a guarire e illumineranno dell’Unico il cammino.

15 - La retta vita sarà nell’acqua inviata dal Risorto.
La parola retta del Crocifisso sarà portata del mondo al confine.
Con la parola alle menti/teste l’aiuto porterà che tutti si vedranno rialzarsi dalla morte, saranno per l’esistenza dal Potente a casa a stare tra i retti, per mano li porterà nello splendore degli angeli al ritorno del Crocifisso e chi anela a rivederlo sarà.

16 - Sarà dentro il Risorto il vigore nei corpi a riaccendere che la retta vita porterà.
Potenti simili agli angeli saranno i viventi per l’aiuto che dentro riverserà.
La vita potente sperata vivranno, ma il serpente nella polvere della morte; in tutti arso dal soffio del Crocifisso l’angelo sarà.

17 - Con bruciature in un buco dentro separato sarà da tutti chi dentro stava in seno.
Per l’aiuto del Crocifisso dai viventi il cattivo sarà dalla vita ad uscire vomitato.
Dal soffio che gli porterà, l’angelo sarà stato afflitto nei corpi dove sta.
Sarà stato il basta portato nei corpi, ne scapperà il serpente che ci sta.

18 - Dalle origini riempie col soffio i corpi di tutti, per (il suo) agire scese la morte per chi è nel mondo a vivere ove entrato era stato ad abitare.
Fu nei cuori a portarsi, essendo nei corpi a desiderare dentro di stare.

19 - Fu l’ammalare a versare e la perfidia che è del serpente entrò nella vita, che portò a ravvolgere di vergogna l’esistenza con la bellezza dal Potente portata in sorte.

20 - Ma verrà nel mondo il Signore; la divinità in uno scelto corpo chiuderà per vomitare dall’esistenza il serpente.
Ma crocifisso sarà dal serpente.
Per l’azione di stranieri dalla croce sarà alla tomba portato, risorto n’uscirà.

21 - Uscirà scampato, uscirà vivo dalla tomba il Crocifisso.
A Casa agli apostoli parlerà il Risorto.
Nei giorni aiuterà tutti che dentro sono nelle tombe che saranno per legge divina a ri-esistere.

22 - Al mondo porterà la risurrezione che spazzerà l’angelo (ribelle) che sta nei viventi con il soffio che è dall’origine nei corpi.
Il Signore, la putredine che nei corpi per l’angelo (ribelle) di cui il forte verme è in seno, inviata sarà alla fine con l’energia che c’è.

23 - Ricomincerà la pienezza per il soffio che nei corpi entrerà della risurrezione.
I viventi tutti fratelli saranno.
Dentro del Crocifisso porteranno la rettitudine.
La chiesa estenderà i padiglioni nel cammino.

24 - Ci sarà un corpo unito, in cui starà il Signore che uscirà potente.
Del serpente, si porterà la perversità in tutti a colpire.
Il male spazzerà, rovesciando dentro la rettitudine.
Da dentro l’essere impuro fuori recherà.
In cammino si porterà a saziare i viventi della vita degli angeli, che porterà tutta una stirpe ad essere illuminata nella mente/testa su Dio.

25 - Così fu dal Potente Padre questi a rientrare, ma potente l’Unigenito risorto alla fine si vedrà con gli angeli riportarsi per finire l’azione.
All’angelo (ribelle) sarà a portare il rifiuto nel mondo alla pienezza dei segni (tempi).
Risarà nel corpo in persona un giorno tra i viventi; con gli angeli si riporterà, e dentro luminoso si porterà alla vista e di Dio sarà a recare la risurrezione in seno.

Parte C (26-32)
26 - Dai viventi riverrà così il Crocifisso nel mondo, per il serpente finire.
Sarà da dentro al mondo a rovesciare fuori il serpente dalle moltitudini.
Invierà alle generazioni la forza delle origini.
Risorgeranno potenti i viventi nello splendore per l’aiuto che ci sarà stato nei corpi, che l’Unigenito sarà stato a recare.

27 - Essendo dall’Unigenito la rettitudine del Potente recata in azione, dagli angeli porterà a stare i viventi, e vi saranno nel settimo (dei giorni) condotti.
Saranno dal mondo dal Potente accompagnati.
Il Signore le generazioni risorte sarà a recare.
Per l’esistenza, racchiusi saranno nel cuore.
A casa, così vivranno col Potente per sempre.

28 - Saranno questi di rettitudine a saziarsi.
Portati saranno nella luce ad abitare, recati dèi col Signore.
Tutti dai confini della terra avrà portato a stare i risorti il Crocifisso nell’assemblea; e li porterà del Potente al volto.
Con gli angeli staranno così tutte le famiglie dei popoli.

29 - Il maligno con la perversità uscirà dal Regno; ed avrà salvato il Potente i popoli.

30 - All’Unico tutti riporterà, e saranno risorti.
Il Crocifisso annunciò avrebbe portata la rettitudine per partorirli di nuovo.
Un fiume su dal Potente al Volto tra gli angeli staranno, ma per la forza dalla rettitudine il cattivo che si porta in tutti porterà ad essere calpestato.
Sarà nella polvere recato l’angelo superbo; avrà (così) portato il rifiuto alla perversità.

31 - A colpire il male sarà il Servo che dall’angelo (ribelle) si porterà.
È scritto che il Potente l’Unigenito per aiutare invierà in un fanciullo a porters nel corpo.

32 - Sarà da casa l’Unigenito a portarsi ma afflitto sarà per l’aiuto che recherà.
Per giustizia in croce lo porteranno i potenti.
L’azione ai viventi l’energia porterà a partorire della rettitudine, forza che agirà da risurrezione nel mondo.

Salmo 23 - Parte D (1-6) Decriptato
1 - (La risurrezione) nei viventi colpirà da rasoio il serpente impuro per mano del Signore.
Al cattivo sarà da rifiuto che all’origine li costrinse all’apostasia.

2 - Il Figlio dell’Unico porterà alla fine l’aiuto della risurrezione.
L’Unigenito sarà nel corpo dentro a ristare in azione.
Con gli angeli sarà alla vista potente.
Ai viventi sarà la vita a inviare nelle tombe che porterà a finire l’opprimere potente che per l’angelo (ribelle) c’è.

3 - L’angelo superbo sarà fortemente bruciato e da dentro si separerà.
Il drago che è dentro a vivere, che vedrà rivelarsi, sarà cacciato abbrustolito.
Nei viventi in azione l’anima si riporterà.

4 - Scorrendo nei viventi la rettitudine saranno di Dio così figli.
Essendo stato all’origine a scendere per il serpente il morire per il rifiuto che per l’Unico ci fu, si vedrà il cattivo con bruciature venire fuori.
Il risorgere che ci sarà lo brucerà dentro i cuori.
Arso vivo nel fuoco si vedrà l’angelo.
L’oppressione uscirà dalla vita.
Nel mondo ad opprimere con la tomba i viventi, l’angelo (ribelle) era!

5 - Finirà il nemico in tutte le persone che saranno risorte col vigore degli angeli per splendore.
La tribolazione nei corpi sarà battuta dalla risurrezione.
Angeli del Crocifisso a casa nell’ottavo (giorno della creazione) con i corpi dall’Unico risorti saranno retti, portati alla pienezza per stare a saziarsi di Iah (Iahwèh).

6 - Nell’Unico così nel cuore li porterà dentro, e nell’assemblea tra i cerchi per mano saranno accompagnati, portati da angeli a stare per tutti i giorni della vita.
Saranno condotti nella luce dentro tutti a stare ad abitare nella casa che è del Crocifisso, il Signore, il potente Unigenito che rettamente nei giorni visse.


rpp
00giovedì 23 novembre 2006 00:23
un sunto?
-Ocean-
00giovedì 23 novembre 2006 00:39
[SM=x268951] E' uno dei classici mega post di LIvia... [SM=x268951] [SM=g27811]
LiviaGloria
00giovedì 23 novembre 2006 07:56
Ocean
[SM=g27835] [SM=g27835] [SM=g27835] [SM=g27835] [SM=g27835] [SM=g27835]
LiviaGloria
00giovedì 23 novembre 2006 08:36
Re:

Scritto da: rpp 23/11/2006 0.23
un sunto?



...io non posso farti un "sunto"...quello lodevi fare tu ...cioé fare il tuo sunto....vedi quei tre post...non sono un sunto sull argomento che tratta...sono giá un nulla...perché su questi dicscorsi ci sono intere ricerche di studiosi per centinaia di anni per diverse teorie....

Io posso dire che si deve cercare il piu possibile in tutte le direzioni...e poi uno si fará il sunto che sente piu "veritiero" per se stesso in quel momento.

Solo spiritualitá ,quando si cerca...coinvolgerebbe:tutte le lingue antiche e morte:ebraico,aramaico,greco...tutte le scoperte archeologiche,la storia...gli scritti antichi esistenti...e questo solo per la "storia" della bibbia....poi ci sarebbe da studiare i popoli usi e costumi nell antichitá...poi da studiare la trasformazione del linguaggio e comunicazione dai tempi antichi a oggi.........quindi un lavoro immenso. [SM=g27823]

Per esempio io ho cercato piu che potevo tesi anche opposte...poi ho valutato secondo come io sono e ragiono e sento...
Due anni fa sono venuta in Italia ed ho fatto rifornimento di libri..circa una trentina....e ho comprato i piu disparati e opposti libri tra loro....pro chiesa,contro chiesa...pro massoneria contro massoneria...preso libri di new age e anche altri in stile ma con conclusioni variabili....ho preso libri sulle profezie..anche che quelli che cercavo,alcuni particolari e specifici,non li ho trovati [SM=x268930] ...giá il fatto che non li ho trovati...per me voleva giá dire qualcosa che poi é servito nel corso delle mie ricerche.

Quindi caro rpp...io consiglio cercare...e poi provare ad usare la logica il piu possibile che ci é dato ed ascoltare il cuore e cercare il piu possibile di essere neutrali.
So...lo so che oggi molti pensano che io non sono neutrale perché sono cattolica...ma ti assicuro che non é cosí...prima di esserlo ero una grande contestatrice [SM=g27823] ...ero una ribelle...ma non solo a livello religioso...ma nella vita anche a livello di non accettare certe ipocrisie sociali...o altro.

Sicuro oggi difendo cosa in cui credo...ma come lo faccio oggi...lo facevo ieri...e come facciamo tutti noi ogniuno nel suo "sapere".
Ghergon
00giovedì 23 novembre 2006 10:09
In effetti tutte le lingue arabe, se non sbaglio si chiamano agglutinanti, sono così.
Esistono solo consonanti e le vocali usate dipendono dal dialetto locale.
L'ebraico è così.
Il Signore nella Bibbia viene chiamato YHWH.
Inserendo le vocali si possono avere i seguenti termini Yahwè Yeowha etc etc.

L'indagine filologica con questo sistema divanta appassionante perchè permette i nessi semasiologici più complicati.
Per esempio in Italiano la radice della parola tavolo sarebbe tvl con tutti i nessi con la quale si può collegare.


La Bibbia ha due tendenze di scrittura, la YAEWISTA e l 'ELOHISTA si pensa che documenti diversi siano stati accorpati per dare luogo al testo intero.

In alcuni passi il protagonista Divino è il Signore YHWH, in altri si usa un termine misterioso ELOHIM.
Elohim è il plurale di Eloha, Dio.
Quindi ELOHIM è letteralmente GLI DEI.
Gli DEI crearono l'uomo.

La tradizione Cattolica definisce questo un errore di semantica in quanto il plurale va inteso come plurale maiestatis ed è riferito alla Santissima trinità.

Spero di essere stato corretto. Sono anni che non approfondisco più queste tematiche e ho citato a memoria
rpp
00giovedì 23 novembre 2006 12:46
Re: Re:

Scritto da: LiviaGloria 23/11/2006 8.36

Quindi caro rpp...io consiglio cercare..."sapere".



esatto liviagloria, cercare, sperimentare e vivere! le risposte giuste vanno cercate.. proprio vero, ma scusate, se Dio (o gli Dei, a sto punto..) è tanto grande e potente, secondo voi ci dava una Bibbia così difficile da interpretare? evidentemente anche lui vuole spronarci a cercare le risposte da soli, secondo me, la Bibbia dovrebbe essere un inizio, un inizio buono ovvio, però poi uno ha pure da farsi la sua strada.
Mica possiamo portare il triciclo per l'eternità!
Ho un album musicale di cover quì in camera di artisti famosi, si chiama "leaders, not followers" (capi, non seguaci), io voglio essere il leader di me stesso, non seguendo gli istinti però, ma la mia coscenza. questo non vuol dire però fare quello che più mi piace, seguire gli istinti ebbasta, oppure avere un Dio che si piega alle bassezze dell'istinto animale... cioè, se vedo una bella ragazza col perizoma che gli esce fuori dai pantaloni mica gli salto sopra, l'istinto è quello, ma la coscenza mi dice che son fidanzato, che poi a quella non gli potrebbe star bene.. ecc...bene, questo è il mio esempio terra terra di cosa può essere la coscenza, quella che seguo giornalmente.
azrael66
00giovedì 23 novembre 2006 21:11
Un articolo veramente interessante, non ce l'ho fatta a leggerlo tutto, l'ho comunque salvato e finirò di esaminarlo con calma.
Hai perfettamente ragione Ghergon, il significato è quello che hai espresso te: gli Dei crearono l'uomo. Io a questa frase dò una personale interpretazione, ma parlarne in questa sede mi sembra fuorviante e fuori tema. Concordo pienamente con la spiegazione che Livia Gloria ha dato circa l'interpretazione delle Sacre Scritture ed i concetti che da essa si possono trarre. Ognuno di noi deve ricercare e sperimentare, le esperienze di uno difficilmente saranno uguali a quelle di un altro: il mondo concreto, come cita un aforisma, è una tela bianca che attende di essere dipinta. Mi trova d'accordo anche Rpp (grazie per il benvenuto [SM=g27827]: ):rispettando il prossimo e la sua sfera vitale, ogni esperienza è lecito farla senza farsi condizionare dai dogmi: siamo dei ricercatori, siamo degli esseri senzienti dotati di un cervello: usiamolo. Questo concetto è alla alla base della mia firma.
Anche se passerò per il santone di turno [SM=x268931] , voglio riportare una frase che sintetizza quanto ho espresso fin'ora:
"In qualsiasi modo l'uomo mi si avvicini gli do il benvenuto poichè qualunque sentiero egli percorra, esso è Mio".
LiviaGloria
00giovedì 23 novembre 2006 21:58
i testi postati confermano che la bibbia ,in conclusione...non é soggetta a significati diversi a seconda di come si legge...perché c é un metodo,uno studio,una trasmissione scritta e culturale della scrittura ebraica...
Diciamo che ci possono essere piccolissime variazioni in base ad una variazione dell interpretazione...ma che non portano al cambiamento nella sostanza del messaggio.

Riguardo dei...anche S,Paolo afferma che seppur c erano dei...l unico ,superiore e che é sopra tutti é Dio.
Riguardo la genesi e gli Heloim...cioé Dei...io sento cosí...che la genesi ha parlato di Dei...cioé il verbo Cristo,confermato nel vangelo di Giovanni...il verbo che é Dio e S.S. ed hanno creato l universo....quindi la genesi conferma Dei,ma non gli dei che generalmente si pensa...dunque giá nella genesi é scritto della futura venuta di Gesu Cristo Dio.
Gli Heloim della genesi sono gli Dei,quelli della trinitá...Padre,Figlio e Spirito Santo....ulteriore conferma di Cristo.:-)..."io sono" "prima che Abramo fosse,io ero"..
Quando scrivo questo...il Signore Cristo Gesu...colui per cui siamo creati...venuto tra noi...e cosí tradito dalla nostra difficoltá ad unire un Dio con la possibilitá che sia stato umanamente qui...tra gli uomini...aaaaaa che misericordia...che infinito amore...un amore cosí grande che facciamo fatica a comprenderlo...cosí grande che quasi per la nostra mente é piu facile negarlo...o variare la sua venuta secondo la sopportazione della mente-coscienza di ogniuno....

Purtroppo molte religioni...molti uomini non riescono ad accetare un Dio che si é fatto uomo...gli sembra quasi impossibile...cosí la coscienza riesce a percepire meglio o un Dio che comanda soltanto senza essere nella materia...o un Dio relativo...come fuori dalle emozioni...un tutto che col tutto si confonde...e invece cosa a fatto Dio...ha mandato suo figlio Cristo a soffrire tutte le pene umane,soffrire delle nostre debolezze...aaaaa...quando penso questo il cuore si gonfia,si dilata che quasi scoppiasse da quanto é incontenibile il suo amore....per questo capisco chi non accetta Gesu per quello che era...e quello che é.
Per me che lo sento...e che sicuro sento solo uýn millesimo di quello che é la potenza del suo amore...quasi fatico a comprendere...a respirare...come che l alito di vita si spezzasse...comprendo chi cerca di assimilare un amore cosí impensabile cercando di "trasformare" la figura di Cristo...perché potrebbe essere veramente insopportabile...quasi da morirne.

Santo cielo....la sua carne,la sua purezza,il suo amore,la sua speranza,la sua misericordia...martoriato per la nostra comprensione ...per la nostra salvezza lui si é fatto un "piccolo" uomo con tutti i patimenti umani....un Dio...un grande ed immenso Dio proprio perché venuto tra noi...sue creature sin dall inizio del verbo.

...sono anni che leggo la bibbia...e rileggo,ma ogni volta c é un messaggio in piu che la volta prima non era "compreso" nell essenza..perché la bibbia é parola viva e l amore di Dio ci da di comprendere un po alla volta...
Giovanni....il verbo...quante volte l avevo letto e "capito"...ma una sera....quella sera capii veramente perché lo S.S. mi diede di capire...perché non la scrittura insegna...e capii dentro me il verbo...e piansi come un bambino...fu come un fulmine a ciel sereno...piansi di gioia,di incredulitá,di tristezza,di amore...Lui mi aveva concesso un altro po per conoscerlo piu...una bambina dentro una paura adulta che Lui aveva annientato col suo immenso,incommensurabile amore verso chi lo cerca e non lo rinnega.

Scusate la divagazione...mi sentivo di scriverlo.

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:31.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com