Canti di Letizia
(1Cel, 93)
erminata la preghiera, si alzò e con spirito di umiltà e contrizione di cuore (Dn 3,9), fatto il segno della santa croce, prese il libro dall’altare e lo aprì con riverenza e timore. Ora avvenne che alla apertura del libro, la prima cosa sulla quale si posarono i suoi occhi fu la passione di nostro Signor Gesù Cristo, ma solo nel tratto in cui viene predetta. Per timore che si trattasse di un caso fortuito, chiuse e riaperse il libro una seconda e una terza volta, e risultò sempre un passo uguale o somigliante. Il servo di Dio che era pieno dello Spirito di Dio, capì allora che sarebbe entrato nel Regno dei Cieli solo attraverso innumerevoli tribolazioni, angustie e lotte.
Ma non si turbò il fortissimo soldato di Cristo al pensiero delle lotte che l’attendevano, né si perse d’animo davanti alle battaglie del Signore che avrebbe dovuto combattere sulla terra. Non poteva temere di soccombere davanti all’avversario lui che non cedeva neppure davanti a se stesso dopo le lunghe e sovrumane fatiche che aveva sostenuto. Era davvero di un fervore unico, e se nei secoli passati si può trovare qualche suo emulo nei buoni propositi, tuttavia non si riscontra chi lo uguagli nel fervore del desiderio. Gli riusciva più facile compiere le cose più perfette che predicarle, poiché più che alle parole che rivelano la virtù ma non fanno l’uomo virtuoso, impiegava tutte le sue forze in opere sante. Perciò, sicuro e lieto cantava a sé e a Dio canti di letizia nel suo cuore (Ef 5,19). Per questo, a lui che si è rallegrato tanto della rivelazione più piccola, ne viene elargita una ben maggiore, ed essendo stato fedele nel poco, gli è dato autorità su molto(Mt 25,21).