le radici dell'Europa sono cristiane, ma... Chi se ne importa

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LiviaGloria
00martedì 27 marzo 2007 20:05
Si, certo, le radici dell'Europa sono cristiane, ma... Chi se ne importa

Posted by nanto on Domenica, 25 marzo 2007 alle ore 17:03


«Io avevo proposto degli emendamenti, ma mi sono sentito dire: mettiteli in tasca, non li possiamo discutere perché c’è una storia divisa». Insomma, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, avrebbe voluto inserire nella Costituzione europea il richiamo alle comuni radici giudaico-cristiane. Ma la ragione politica ha prevalso.... ora bisogna capire insieme quelli che sono i limiti del passato e le ragioni di una rottura che appartiene al passato e che ha spaccato i Paesi europei. Ci sono momenti in cui bisogna chiudere con il passato e andare avanti, guardando al futuro, sapendo che questo patrimonio comune diventa il nostro modo di vivere quotidiano».
Giuliano Amato scinde la questione delle radici cristiane dal richiamo nella Costituzione. «Ha ragione il Papa - ha commentato - nel senso che i valori cristiani fanno parte della nostra cultura e della tradizione». Concretamente, la proposta di Amato è di tagliare il preambolo. «Cade così il problema della loro menzione».
Per il segretario ds, Piero Fassino, il cristianesimo è «una radice fondamentale» dell’Unione il tutto non si può ridurre a un «problema letterario».


Intervista al vicepresidente del Parlamento europeo




«Ma a Bruxelles Romano ha sempre taciuto sulle radici cristiane»




Romano Prodi dice di essersi «adoperato lungamente e silenziosamente per inserire nella Costituzione europea le radici cristiane»?
«Tutto falso, lui fece solo una cosa: silenzio». Parola di Mario Mauro, vicepresidente azzurro del Parlamento europeo: «Non spese una parola quando era presidente della Commissione europea, né in Commissione, né in Parlamento, né alla Convenzione europea».
Il premier giura, invece, si essersi battuto perché ci fosse un richiamo al cristianesimo nella Carta Ue.
«Non mi risulta».
E cosa fece quando si stava elaborando il Trattato costituzionale?
«Io credo che l'interpretazione adeguata della presa di posizione di Prodi sia tutta in quel "silenziosamente"».
Sta dicendo che il premier rimase in silenzio quando è stato cancellato il riferimento al cristianesimo nel preambolo del Trattato?
«Esatto. Non c'è traccia di suoi interventi in difesa delle radici cristiane presso il Parlamento europeo, non ce n'è traccia nei suoi discorsi presso la Commissione o in dichiarazioni rese in conferenze stampa e non c'è traccia di questa sua teorica perdurante difesa dell'origine cristiana nemmeno negli interventi resi presso i lavori della Convenzione. Quindi quel "silenziosamente", a mio modo di vedere, vuol dire "in modo tale che nessuno se ne sia accorto"».
Lui invece sostiene di aver proposto emendamenti, «ma quando l'ho fatto», ha dichiarato, «mi sono sentito dire: "Mettiteli in tasca, non li possiamo discutere perché c'è una storia che ci divide"».
«Benissimo. Prodi ci dica chi gli ha detto "mettiteli in tasca". Così potremo chiedere a questo "qualcuno" se lui li aveva mai tirati fuori questi emendamenti».
Quindi, secondo lei, Prodi ha mentito?
«Io non mi permetto di giudicare questo aspetto della buona fede di Prodi. Però ho imparato che una posizione che non assume rilevanza pubblica non è una posizione, è un'intenzione. Nessun dubbio sulle buone intenzioni del premier. Un giudizio severo, invece, sulle prese di posizione dell'allora presidente della Commissione Ue, che non ci furono. Lo dico perché credo fortemente che un presidente della Commissione impegnato nel raggiungimento di quell'obiettivo sarebbe stato di grande utilità, specie considerando che quella posizione era stata assunta pienamente da alcuni grandi governi, tra cui l'Italia, tramite l'allora premier Silvio Berlusconi».
Crede che Prodi abbia assunto "ex post" questa posizione perché dovrà farsi ambasciatore dei vescovi europei al summit di Berlino per i 50 anni dei Trattati di Roma, dove recapiterà la loro "Dichiarazione di Roma" in difesa del patrimonio cristiano e della famiglia?
«Può darsi, ma certo è un paradosso che sia proprio il capo del governo che ha inventato i Dico a farsi latore di un testo episcopale in difesa della famiglia. Il mio timore è che Prodi, cattolico adulto, intenda anche questa nuova missione in modo silenzioso, a tal punto da non accorgersi di ciò che è chiamato a compiere».
Teme, cioè, che anche la missione di Prodi per la famiglia si tradurrà nel silenzio?
«C'è una frase usata di recente dal cardinale Ruini che può aiutarci a capire: "Meglio criticati che insignificanti". Ecco, quel "silenziosamente", dal mio punto di vista, sta ad indicare un'irrilevanza rispetto al destino e al ruolo pubblico della fede nella storia delle istituzioni europee».




di BARBARA ROMANO
Libero 25 marzo 2007-03-25



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LiviaGloria
00martedì 27 marzo 2007 21:01
Questo vostro mondo vecchio

Posted by nanto on Lunedì, 26 marzo 2007 alle ore 22:03


Vista dai circoli intellettuali a stelle e strisce, l'Europa è la terra
che ha abdicato alla sua tradizione. Un continente «teoclastico», dice George Weigel, dove il dogma della tolleranza è diventato discriminazione anticattolica

di Meotti Giulio

Mark Steyn non è esattamente un consolatore. Il celebre columnist conservatore, mattatore letterario di una decina di quotidiani anglosassoni, da molti anni getta fiele e disincanto su «questa Europa», come la chiama enfaticamente. «Se non sarà un insuccesso - dice a Tempi a proposito del processo di integrazione di Bruxelles - sarà quanto meno l'ennesima dimostrazione della morte culturale e morale del vecchio continente. Dal 1945 le grandi voci tedesche, francesi e italiane si sono rivolte a una forma socialista di sanità e a un welfare dispendioso che richiede una popolazione giovane per rimanere in piedi. Una popolazione che si sta esaurendo. Gli europei vivono immersi in un razionalismo post-cristiano, una specie di disumanesimo in cui la cultura della tensione verso il presente conduce alla propria estinzione». Quanto al perché questa Europa non lo convinca, Mark Steyn risponde: «L'Unione Europea è una soluzione degli anni Settanta a un problema degli anni Quaranta».
A parlare esplicitamente di morte spirituale, fino a scommettere sull'inquieta vitalità dell'Europa orientale, è lo scrittore cattolico George Weigel, biografo di Giovanni Paolo II. Weigel ricorda il caso di Rocco Buttiglione, costretto nel 2004 a rinunciare al suo incarico di eurocommissario per aver usato la parola "peccato" durante un briefing sull'omosessualità. «Per anni i secolaristi europei e i governi europei, guidati da Francia e Belgio, si sono opposti a ogni accenno nella nuova costituzione ai contributi del cristianesimo alla civiltà europea. Buttiglione aveva ricordato ai suoi inquisitori la distinzione kantiana fra morale e legge e aveva reso manifesto che la propria convinzione su molte cose che giudica immorali non comportava la loro criminalizzazione. Che genere di politica europea è questa che non vuole un uomo come Buttiglione? Una politica in cui troppe persone pensano che il Dio della Bibbia sia un nemico della libertà umana. Una politica in cui "antidiscriminazione" è diventata una scusa per una discriminazione attiva contro i cattolici. I demografi ci dicono che l'Europa sta morendo. Cercano di cancellare l'eredità giudaico-cristiana europea da un'Unione Europea post-cristiana, chiedendo il matrimonio omosessuale in nome dell'uguaglianza, limitando la libertà di parola in nome della civiltà e abrogando aspetti essenziali della libertà religiosa in nome della tolleranza». Weigel parla di un'Europa «teoclastica»: «In un trattato costituzionale di ben 70 mila parole ne manca solo una: cristianesimo. Si tratta di un nichilismo venato di profondo scetticismo sulla capacità umana di conoscere la verità».
Richard Lowry è il direttore della rivista National Review sulle cui pagine pubblica decine di analisi a dir poco severe sullo stato dell'Europa e la sua integrazione politica: «Le peggiori caratteristiche francesi sono state introdotte nel dna dell'Unione Europea, a cominciare dalla centralizzazione burocratica e dall'antiamericanismo». Secondo il premio Pulitzer Charles Krauthammer, la piaga di cui meno si parla oggi è l'incubazione da parte del vecchio continente di «un nemico interno, una minaccia che per decenni l'Europa semplicemente ha rifiutato di vedere». Si tratta dell'islamismo cosiddetto "born in Europe": «La più grande scoperta è che la seconda e terza generazione di musulmani in Europa è molto più radicalizzata della prima». È il caso di Mohammed Bouyeri: il wahabita che ha assassinato il regista Theo Van Gogh è nato e cresciuto ad Amsterdam, analogamente ai suoi giovani "colleghi" protagonisti degli attentati di Londra nel luglio 2005.
È d'accordo con Krauthammer l'editorialista Diana West, che si occupa di Europa sul quotidiano Washington Times: «L'Unione Europea ha creato un nuovo lessico orwelliano per discutere di islam e terrorismo. È un modo per non discutere del male». «Sotto la nuova costituzione europea, un panel di esperti non eletti da nessuno prende ogni decisione» dice dalla Boston University Sam Schulman. «Olandesi, tedeschi, francesi e cechi si dovrebbero arrendere a qualcosa di più grande. Cosa sia questo qualcosa non è dato saperlo, ma quel che è certo è che chi si oppone è automaticamente definito xenofobo o reazionario». Secondo Weigel questa «nuova "dittatura del relativismo", come
l'ha chiamata l'allora cardinale Ratzinger alla vigilia del conclave del 2005, marcia sotto gli stendardi della tolleranza».

L'obbligo del conformismo bioetico
È un conformismo "belga", secondo Joseph D'Agostino, corsivista di Human Events, la rivista preferita da Ronald Reagan quando era alla Casa Bianca, che esercita la propria egemonia soprattutto in campo bioetico: «Solo quattro nazioni in Europa offrono una protezione forte ai non nati: Irlanda, Portogallo, Polonia e Malta. L'Unione Europea sta cercando da decenni di conformare gli stati membri all'ortodossia abortista». Lo si è visto nel caso di una guerra non dichiarata che Bruxelles ha mosso ai paesi dell'est Europa che tutelano l'obiezione di coscienza per i medici cattolici in caso di aborto. «Non c'è miglior dimostrazione della noia esistenziale dell'Europa di questo rifiuto volontario di dare vita alla prossima generazione di italiani, francesi, inglesi.».
«La più drammatica manifestazione della crisi morale dell'Europa non è il governo burocratico e forse neanche l'appeasement verso il terrorismo jihadista», prosegue Weigel. «No, è l'Europa che sta depopolando se stessa. L'Europa oggi è profondamente affetta da quello che il filosofo canadese Charles Taylor ha definito "umanesimo esclusivistico": un insieme di idee che bandisce ogni riferimento religioso o morale dalla vita dell'Unione Europea. È un sintomo di quella che il teologo ortodosso David Hart ha chiamato "noia metafisica", la noia del mistero, della passione e dell'avventura della vita in sé. La crisi dell'Europa contemporanea raggiungerà la sua logica conclusione quando Nôtre Dame diventerà l'Hagia Sophia sulla Senna, quando una grande chiesa cristiana sarà trasformata in un museo islamico». Weigel non esclude segni di rinascita, seppure ancora elitari. «Come il filosofo Jürgen Habermas, un tempo difensore di una forma di umanesimo esclusivistico che oggi afferma che la democrazia ha bisogno un fondamento costruito su norme morali. Se l'Europa iniziasse a medicare la propria fede con la ragione, potrebbe un giorno riscoprire la ragionevolezza della fede. E una fede rinnovata nella ragione è un grande antidoto alla noia metafisica, apre alla prospettiva di una nuova nascita di libertà dell'Europa».

Tempi num.12 del 22/03/2007


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J.P. Morgan
00venerdì 28 ottobre 2011 02:29
Beh oddio, radici cristiane l'europa mica tanto....


Mille anni prima cera già la confederazine celtica che inglobava TUTTa l'europa, a partire da est-ovest dal Portogallo fino alla germania orientale e da nord a sud Dalla Gran Bretagna fino all'Emilia Romagna...


....poi sono stati defenestrati dai cristiani molto dopo, insomma come dire, se adesso Scientology converte tutta l'Europa, nei prossimi 100-200 anni spunterà qualcuno e dirà che le radici dell'Europa sono Scientologiane (oddio non so manco come si scrive) [SM=x268947]


Prendo come esempio i Celti e la loro religione perchè è stata la prima unione federale che inglobava piu o meno la moderna Europa.
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