Si, certo, le radici dell'Europa sono cristiane, ma... Chi se ne importa
Posted by nanto on Domenica, 25 marzo 2007 alle ore 17:03
«Io avevo proposto degli emendamenti, ma mi sono sentito dire: mettiteli in tasca, non li possiamo discutere perché c’è una storia divisa». Insomma, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, avrebbe voluto inserire nella Costituzione europea il richiamo alle comuni radici giudaico-cristiane. Ma la ragione politica ha prevalso.... ora bisogna capire insieme quelli che sono i limiti del passato e le ragioni di una rottura che appartiene al passato e che ha spaccato i Paesi europei. Ci sono momenti in cui bisogna chiudere con il passato e andare avanti, guardando al futuro, sapendo che questo patrimonio comune diventa il nostro modo di vivere quotidiano».
Giuliano Amato scinde la questione delle radici cristiane dal richiamo nella Costituzione. «Ha ragione il Papa - ha commentato - nel senso che i valori cristiani fanno parte della nostra cultura e della tradizione». Concretamente, la proposta di Amato è di tagliare il preambolo. «Cade così il problema della loro menzione».
Per il segretario ds, Piero Fassino, il cristianesimo è «una radice fondamentale» dell’Unione il tutto non si può ridurre a un «problema letterario».
Intervista al vicepresidente del Parlamento europeo
«Ma a Bruxelles Romano ha sempre taciuto sulle radici cristiane»
Romano Prodi dice di essersi «adoperato lungamente e silenziosamente per inserire nella Costituzione europea le radici cristiane»?
«Tutto falso, lui fece solo una cosa: silenzio». Parola di Mario Mauro, vicepresidente azzurro del Parlamento europeo: «Non spese una parola quando era presidente della Commissione europea, né in Commissione, né in Parlamento, né alla Convenzione europea».
Il premier giura, invece, si essersi battuto perché ci fosse un richiamo al cristianesimo nella Carta Ue.
«Non mi risulta».
E cosa fece quando si stava elaborando il Trattato costituzionale?
«Io credo che l'interpretazione adeguata della presa di posizione di Prodi sia tutta in quel "silenziosamente"».
Sta dicendo che il premier rimase in silenzio quando è stato cancellato il riferimento al cristianesimo nel preambolo del Trattato?
«Esatto. Non c'è traccia di suoi interventi in difesa delle radici cristiane presso il Parlamento europeo, non ce n'è traccia nei suoi discorsi presso la Commissione o in dichiarazioni rese in conferenze stampa e non c'è traccia di questa sua teorica perdurante difesa dell'origine cristiana nemmeno negli interventi resi presso i lavori della Convenzione. Quindi quel "silenziosamente", a mio modo di vedere, vuol dire "in modo tale che nessuno se ne sia accorto"».
Lui invece sostiene di aver proposto emendamenti, «ma quando l'ho fatto», ha dichiarato, «mi sono sentito dire: "Mettiteli in tasca, non li possiamo discutere perché c'è una storia che ci divide"».
«Benissimo. Prodi ci dica chi gli ha detto "mettiteli in tasca". Così potremo chiedere a questo "qualcuno" se lui li aveva mai tirati fuori questi emendamenti».
Quindi, secondo lei, Prodi ha mentito?
«Io non mi permetto di giudicare questo aspetto della buona fede di Prodi. Però ho imparato che una posizione che non assume rilevanza pubblica non è una posizione, è un'intenzione. Nessun dubbio sulle buone intenzioni del premier. Un giudizio severo, invece, sulle prese di posizione dell'allora presidente della Commissione Ue, che non ci furono. Lo dico perché credo fortemente che un presidente della Commissione impegnato nel raggiungimento di quell'obiettivo sarebbe stato di grande utilità, specie considerando che quella posizione era stata assunta pienamente da alcuni grandi governi, tra cui l'Italia, tramite l'allora premier Silvio Berlusconi».
Crede che Prodi abbia assunto "ex post" questa posizione perché dovrà farsi ambasciatore dei vescovi europei al summit di Berlino per i 50 anni dei Trattati di Roma, dove recapiterà la loro "Dichiarazione di Roma" in difesa del patrimonio cristiano e della famiglia?
«Può darsi, ma certo è un paradosso che sia proprio il capo del governo che ha inventato i Dico a farsi latore di un testo episcopale in difesa della famiglia. Il mio timore è che Prodi, cattolico adulto, intenda anche questa nuova missione in modo silenzioso, a tal punto da non accorgersi di ciò che è chiamato a compiere».
Teme, cioè, che anche la missione di Prodi per la famiglia si tradurrà nel silenzio?
«C'è una frase usata di recente dal cardinale Ruini che può aiutarci a capire: "Meglio criticati che insignificanti". Ecco, quel "silenziosamente", dal mio punto di vista, sta ad indicare un'irrilevanza rispetto al destino e al ruolo pubblico della fede nella storia delle istituzioni europee».
di BARBARA ROMANO
Libero 25 marzo 2007-03-25
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