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E' il momento della Palestina

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    wheaton80
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    00 25/02/2023 17:19
    Medio Oriente, tutti contro i nuovi insediamenti israeliani

    «Gli insediamenti israeliani sono un "ostacolo" alla pace e mettono a rischio la fattibilità della soluzione dei due Stati». È quanto ha stabilito il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, attraverso una risoluzione, in riferimento al progetto di nuovi insediamenti in Cisgiordania, che il Governo Israeliano, guidato Benjamin Netanyahu, ha recentemente approvato. Una risoluzione "non vincolante", ma approvata all'unanimità dall'Assemblea, una sorta di escamotage per non sollecitare il veto da parte degli Stati Uniti. Nei giorni scorsi, Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti si sono opposti “con forza” al piano del governo israeliano per la costruzione di circa diecimila nuove unità abitative negli insediamenti ebraici dei Territori Occupati e l’avvio della normalizzazione di avamposti già giudicati illegali. Nella dichiarazione, i Ministri degli Esteri dei cinque Paesi, Antonio Tajani, Catherine Colonna, Annalena Baerbock, James Cleverly e Antony Blinken, si dicono “profondamente turbati” dall’iniziativa di Netanyahu. Per i firmatari del documento, «queste azioni unilaterali serviranno soltanto ad esacerbare le tensioni tra israeliani e palestinesi e a minare gli sforzi per raggiungere una soluzione negoziata dei due Stati». I Ministri degli Esteri dei cinque Paesi dichiarano inoltre di voler continuare a sostenere «una pace generale, giusta e duratura in Medio Oriente, ottenuta mediante negoziati diretti tra le parti». Sia gli israeliani che i palestinesi “meritano di vivere in pace, in libertà, sicurezza e prosperità in egual misura” e ribadiscono di volersi impegnare «per un Israele pienamente integrato nel Medio Oriente e che vive a fianco di uno Stato palestinese». Continueranno poi a «seguire da vicino gli sviluppi sul terreno», per rendere concreta “la soluzione dei due Stati” e assicurare «la stabilità dell’intera regione».

    Gli Emirati Arabi, invece, tramite l’ambasciatrice Lana Zaki Nusseibeh, qualche giorno prima dell'Assemblea dell’ONU, avevano, fatto circolare una risoluzione, ma dopo frenetiche “trattative” con il Dipartimento di Stato degli USA, è stata trasformata in una "dichiarazione presidenziale", in modo che l’Amministrazione Biden potesse votarla. Gli Emirati, che hanno normalizzato le relazioni con Israele attraverso i cosiddetti “Accordi di Abramo”, in questo caso, hanno presentato al Consiglio di Sicurezza il documento anche a nome dell’Autorità palestinese. L'Amministrazione Biden è riuscita, però, a convincere l'Autorità palestinese a ritirare il suo sostegno alla risoluzione che chiedeva la fine immediata dell'attività di insediamento, dopo aver convinto Israele a sospendere temporaneamente una serie di misure ristrettive, idonee a rafforzare ulteriormente la sua presenza in Cisgiordania. Gli Stati Uniti hanno ottenuto anche dal Governo israeliano la sospensione delle demolizioni e dello sgombero dei palestinesi dalle loro case a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, e la riduzione delle incursioni militari nell'area "A" della Palestina controllata dall'Autorità Palestinese.

    Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, nel corso di un colloquio, avrebbe anche anticipato a Mahmoud Abbas che gli Stati Uniti lo avrebbero invitato per un incontro col Presidente Joe Biden, alla Casa Bianca, entro fine anno. Invito, invece, che sarebbe stato cancellato per il Primo ministro Netanyahu a causa dei progetti del nuovo governo israeliano, giudicati dalla Casa Bianca troppo rigorosi. Tra i voti favorevoli alla risoluzione, c’è anche quello dell’ambasciatrice degli Stati Uniti, Linda Thomas-Greenfield, che nel suo discorso ha affermato:«Le misure unilaterali esasperano le tensioni, danneggiano la fiducia tra le parti e minano le prospettive di una soluzione negoziata a due Stati. Gli Stati Uniti non supportano queste azioni». L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, nel suo intervento ha accusato il Consiglio di Sicurezza di condannare l’attività degli insediamenti israeliani, tacendo sulle responsabilità degli attacchi terroristici. Erdan ha anche definito “terrorista” l’Autorità palestinese, accusando il suo Presidente, Mahmoud Abbas, di non aver pronunciato una parola di condanna per gli attacchi contro i civili israeliani. In una rara critica all'Amministrazione Biden, Netanyahu ha dichiarato che gli Stati Uniti non avrebbero mai dovuto sottoscrivere quel documento. La riunione al Consiglio di Sicurezza era iniziata con l’intervento di Tor Wennesland, coordinatore speciale dell’ONU per il processo di pace in Medio Oriente (UNSCO), che aveva affermato:«Stiamo assistendo ad un’ondata di violenza, con incidenti tra i più gravi degli ultimi vent’anni, che lasciano intravvedere segni minacciosi di ciò che potrebbe attenderci se non riusciamo ad affrontare l’attuale instabilità».

    Nicola Scopelliti
    22 febbraio 2023
    lanuovabq.it/it/medio-oriente-tutti-contro-i-nuovi-insediamenti-is...
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    wheaton80
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    00 12/10/2023 13:46
    I militanti palestinesi:"I militari israeliani hanno aiutato l’offensiva di Hamas"

    La notizia ovviamente non è stata data dai media mainstream occidentali, ai quali se si dà uno sguardo in questi giorni si viene sommersi da un fiume di propaganda sionista che sgorga direttamente dalle centrali di intelligence israeliane. L’ultimo più clamoroso caso è quello dei neonati israeliani decapitati in un kibbutz, una storia che condivide delle similitudini con un’altra di 33 anni fa, quando Nayirah al-Ṣabaḥ disse che i soldati iracheni stavano prelevando i neonati dagli ospedali del Kuwait per gettarli sul pavimento e lasciarsli lì a morire agonizzanti. Non c’era nulla di vero, perché dopo emerse che la ragazza in questione non era altri che la figlia dell’ambasciatore del Kuwait e la sua testimonianza era falsa da capo a piedi. È falsa ovviamente anche la storia dei neonati decapitati in un kibbutz, e a smentire tale menzogna è stata persino la stessa “giornalista” Nicole Zadek che l’ha riportata, forse resasi conto di averla fatta troppo grossa.

    www.wionews.com/world/israel-vs-hamas-claims-of-beheaded-israeli-babies-at-massacre-site-create-shockwave...

    La notizia di cui si accennava all’inizio è quella invece riportata dai media iraniani, che sembra essere attendibile soprattutto alla luce di quanto avevamo osservato pochi giorni fa, quando ci era capitato di scrivere la storia di Hamas. L’agenzia di stampa iraniana Tasnim riferisce di aver parlato con un esponente del governo palestinese, che gli avrebbe fornito una rivelazione clamorosa. L’attacco lanciato da Hamas in questi giorni, secondo tale fonte, sarebbe stato lanciato attraverso la collaborazione di diverse parti dell’Esercito Israeliano. Questo esponente del governo palestinese descrive un quadro di collaborazione tra elementi delle forze armate israeliane e Hamas che non sembra essere qualcosa di estemporaneo. Si starebbe parlando in questo caso di un legame che esiste e che va avanti da diversi anni e che vede le due parti collaborare e coordinarsi per consentire ad Hamas di lanciare i suoi attacchi nei tempi e nei modi migliori. Non sarebbe affatto avventato affermare che senza queste informazioni i militanti di Hamas non sarebbero affatto in grado di lanciare con successo le loro sortite contro lo Stato ebraico. E questa intesa non riguarda solamente il campo dell’Intelligence ma anche quello della fornitura di armi. Hamas si trova in questa situazione da qualche anno. Quando gli israeliani hanno eretto un muro al confine tra Israele ed Egitto, i militanti islamisti hanno cercato le armi di cui avevano bisogno vicino alla striscia di Gaza, e le hanno spesso trovate. Negli ultimi anni si sono registrati diversi furti di armi nelle basi militari israeliane. È quanto accaduto, ad esempio, il 16 dicembre del 2021, quando nella base militare di Eskanderuni, nel nord della Palestina, furono sottratti 100.000 proiettili, come riportato dalla stessa televisione israeliana canale 13.

    www.tasnimnews.com/en/news/2022/05/31/2720159/palestinians-have-secret-army-with-access-to-isra...

    Non è stato questo l’unico furto di armi che si è verificato nel Paese. Due anni prima di questo episodio, in una base militare della Galilea Occidentale sono spariti 46 fucili d’assalto M-16. Fucili d’assalto che sono stati poi utilizzati da Hamas nelle sue operazioni negli ultimi anni. E prim’ancora di questo furto, nel 2013, Haaretz, quotidiano israeliano di area progressista, riportò che erano state sottratte armi ben più pesanti degli M-16, come i missili anti-carro Gil, che vengono appunto utilizzati contro i carri armati israeliani.

    www.haaretz.com/2013-12-01/ty-article/army-lost-14m-in-equipment-to-theft/0000017f-e0df-d7b2-a77f-e3df...

    Ora le ragioni dei furti non sono state mai realmente chiarite. Sussiste l’ipotesi che ci siano frange dell’Esercito Israeliano con scarso attaccamento alla divisa e che abbiano messo su un loro giro di traffico di armi per ragioni ovviamente di lucro personale. Oltre a questa situazione, sembra essere diffuso nelle forze armate israeliane il consumo di sostanze stupefacenti. Una dipendenza che porterebbe diversi soldati israeliani a vendere il proprio equipaggiamento ad Hamas in cambio di soldi o droga. Il fatto che ci siano delle frange infedeli non spiega però come le strutture di Intelligence di Israele non intervengano per porre rimedio a questa situazione. Israele ha almeno tre principali agenzie di Intelligence: lo Shabak, noto anche come Shin Bet, che si occupa di sicurezza interna, l’Aman, l’Intelligence militare e il famoso, o famigerato, Mossad, che si dedica alla sicurezza esterna del Paese. Il traffico di armi a favore di Hamas, come si è visto in precedenza, non va avanti da un giorno e appare difficile che nessuna di queste tre agenzie, conosciute per la loro efficienza, si sia mai accorta di nulla e non sia mai intervenuta per rimuovere le frange infedeli nell’esercito.

    Appare poi irrealistico pensare che tutto l’apparato di sorveglianza che c’è intorno a queste basi militari non sia stato in grado mai di registrare il furto delle armi in questione. Israele è quello Stato dove ogni centimetro di terra è presidiato militarmente e dove esiste una massiccia sorveglianza, tanto che alcuni affermano, ironicamente, che persino un sasso può essere una spia della Intelligence israeliana. In un contesto laddove il Grande Fratello di Tel Aviv controlla tutto, appare davvero surreale che dei militari riescano a sfuggire a questa estesa rete di sorveglianza. In questo caso, dunque, non si può non prendere in considerazione l’ipotesi che non ci siano degli elementi infedeli ma che ai piani alti, compreso il Primo Ministro Netanyahu e il Ministro della Difesa Yoav Gallant sappiano perfettamente quello che sta accadendo con questa collaborazione tra Hamas e le forze armate israeliane.

    Hamas infatti, come si spiegava in uno degli ultimi contributi, ha ricevuto sin dagli inizi i fondi del governo israeliano. L’idea di Israele era quella di costruire una opposizione controllata di natura violenta che potesse sostituire l’OLP di Arafat. La radicalizzazione dell’opposizione ad Israele è proprio quello che vuole la parte conservatrice del sionismo messianico. Attraverso le sortite di Hamas, il governo di Netanyahu ha il pretesto necessario per poter lanciare gli attacchi che periodicamente lancia contro la striscia di Gaza. Attacchi che colpiscono e uccidono civili e il fatto che siano proprio questi gli obiettivi di Israele viene confermato dalla strategia dello Stato ebraico. Tel Aviv in questi giorni ha annunciato il distacco della corrente elettrica ai civili che vivono a Gaza. Non si vuole colpire Hamas. Israele sa tutto di Hamas. Conosce i nomi dei loro leader e soldati. Conosce i luoghi dove si nascondono e, vista la collaborazione che c’è con questa, Israele potrebbe, se lo volesse, distruggere in qualunque momento Hamas.

    Non è però questo ciò che vogliono Netanyahu e la destra del Likud. Il Likud ha bisogno di Hamas, altrimenti verrebbe meno quel formidabile pretesto che consente ad Israele ogni volta di bombardare innocenti palestinesi. C’è un solo disegno che alla fine conduce direttamente al piano di espansione territoriale della cosiddetta Grande Israele che vedrebbe Israele non solo annettere Gaza ma anche i territori dei limitrofi Stati arabi. È un piano imperialista e folle, ma questa è la visione che governa lo spregiudicato Netanyahu e i suoi sodali della setta sionista dei Chabad Lubavitch. Questa notizia, completamente taciuta dai media occidentali, ci riporta ad un documento pubblicato da Wikileaks qualche tempo fa, nel quale si rivelava come nel 2006 l’allora Direttore della Intelligence militare, il Maggiore Generale Amos Yadlin, volesse che Hamas prendesse il controllo di Gaza in modo così da poter dichiarare Gaza poi una “entità ostile” e iniziare bombardamenti a tappeto sulla zona.

    imemc.org/article/60238/

    Questo è proprio quello che accadde dopo che Hamas vinse le elezioni e formò il suo governo nel 2007. Nel dicembre del 2008, Israele lanciava la più grande offensiva di sempre della storia contro Gaza, che potrebbe essere superata forse da quella lanciata in questi giorni. Siamo di fronte quindi alla logica del conflitto controllato. Siamo di fronte alla logica che l’11 settembre del 2001 consentì a George Bush e al gruppo di sionisti neocon che governava la sua amministrazione di invadere l’Iraq e l’Afghanistan attraverso il falso pretesto che bin Laden, aiutato dai talebani e da Saddam Hussein, avesse attaccato le Torri Gemelle. Attacchi che per le loro caratteristiche non potevano essere attuati senza una massiccia partecipazione delle varie agenzie di intelligence americane, come spiegò correttamente l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Quella che vediamo con Hamas è la stessa logica. Vediamo che, piuttosto che lavorare attivamente per sventare i colpi di Hamas, l’apparato di intelligence israeliano lavora con questa per consentirgli di attuare le sue azioni e innescare poi la reazione voluta da Israele, che altro non vuole che un genocidio del popolo palestinese.

    Questo è quello che non viene raccontato al pubblico occidentale e questa è la logica sulla quale lo Stato Profondo dell’anglosfera ha potuto scatenare le sue guerre in giro per il mondo sorreggendole con un castello di menzogne. Un castello che però sembra essere sempre più fragile e instabile perché oggi, soprattutto dopo la farsa pandemica, sono sempre di più coloro che hanno voltato le spalle ai media e non credono più a questo fiume di bugie. Il mondialismo in ogni sua forma e derivazione è arrivato ad un punto tale che non riesce più ad imporre la sua falsa narrazione come ci riusciva con assoluta facilità 20 o 30 anni fa. È anche questo elemento che sta portando al crollo di questa ideologia così intrisa del pensiero massonico e anticristico che minaccia l’umanità intera. I popoli hanno smesso di credere ciecamente a ciò che il potere del globalismo ha raccontato loro per molto e troppo tempo.

    Cesare Sacchetti
    12 ottobre 2023
    www.lacrunadellago.net/i-gruppi-palestinesi-i-militari-israeliani-hanno-aiutato-loffensiva-d...
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    wheaton80
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    00 22/11/2023 14:15
    La credibilità di Israele è a zero

    Improvvisamente il Governo Israeliano, dopo scontri con la fazione più radicale di un esecutivo già radicalmente di destra, ha accettato un accordo per un cessate il fuoco temporaneo con Hamas che comporterebbe lo scambio di ostaggi. Non è difficile capire come si sia determinata questa decisione, che fino a qualche giorno fa appariva lontanissima: le forze israeliane non stanno avanzando significativamente a Gaza, anzi stanno subendo perdite in uomini e mezzi del tutto impreviste ancorché ufficialmente nascoste, mentre si profila un’estensione del conflitto a cui Israele non è preparata. Ma anche gli Stati Uniti hanno compreso di non essere preparati e dopo aver mostrato i muscoli si sono accorti che essere palestrati non significa automaticamente essere forti. Ma principalmente la decisione di raffreddare un pò il clima deriva dal fatto che le stragi indiscriminate compiute a Gaza stanno alienando sempre di più le simpatie dell’intero pianeta da Israele e dagli USA, che coprono stragi brutali e del tutto ingiustificate.

    Se si contrappongono le bugie dei media israeliani agli orribili crimini commessi a Gaza, non si troverebbe alcuna logica plausibile che possa giustificare in modo convincente l’omicidio di massa, lo sfollamento, la fame e il genocidio di una popolazione indifesa. In realtà, mai la propaganda israeliana aveva fallito in modo così sorprendente e mai i media mainstream avevano fatto fiasco nel proteggere Israele dalla rabbia globale per l’ignobile regime di apartheid che il sionismo ha costruito. Le ripercussioni di tutto ciò avranno sicuramente un impatto sul modo in cui la storia ricorderà la guerra israeliana contro Gaza, che finora ha ucciso e ferito decine di migliaia di civili innocenti, in maggioranza bambini, a cui di certo non può essere attribuita alcuna colpa. Q

    Questa è la ragione per cui la propaganda israeliana non è più in grado di influenzare efficacemente l’opinione pubblica, anche se i media mainstream continuano a schierarsi con Israele, pure quando quest’ultimo sta commettendo un genocidio. In primo luogo, i palestinesi e i loro sostenitori sono riusciti a “oscurare ” Israele utilizzando i social media che, per la prima volta, hanno sopraffatto le campagne di propaganda organizzata spesso architettate per conto di Tel Aviv nei media occidentali. E questo nonostante l’impennata di censura che si è abbattuta su alcuni social come quelli di Meta e del loro capo sionista. Hamas è sempre sembrata più credibile rispetto alle fonti israeliane vaghe, imprecise e palesemente propagandistiche. Un’analisi dei contenuti online sulle popolari piattaforme di social media è stata condotta dalla piattaforma di influencer marketing israeliana Humanz. Lo studio, pubblicato a novembre, ammette che “mentre il mese scorso sono stati pubblicati su Instagram e TikTok 7,39 miliardi di post con tag filo-israeliani, nello stesso periodo sono stati pubblicati sulle piattaforme 109,61 miliardi di post con tag filo-palestinesi”.

    www.calcalistech.com/ctechnews/article/sykzpeqqp#:%7E:text=An%20analysis%20of%20online%20discourse,platforms%20%2D%20almost%2015%20time...

    Insomma le opinioni filo-palestinesi sono 15 volte più popolari di quelle filo-israeliane. Una classifica come questa potrebbe sembrare di poca importanza vista la volatilità della rete, ma il divario è tale che un’intera generazione, se non di più, ha già costruito la percezione di Israele come un regime genocida, e nessuna bugia futura, film di Hollywood o diffusione di Maxim Magazine potrà mai attenuarla. Tra l’altro, una sorta di cieca idiozia che proclama l’identità del sionismo con l’ebraismo, concludendo che ogni critica sarebbe antisemitismo, spinge il resto del mondo a considerare le stragi non come la disperata mossa di un leader e di un governo di estrema destra, ma come il prodotto di tutta Israele. Gli squallidi giochetti intellettuali che percorrono le vie più stupide dell’occidente alla fine si rivelano quanto mai dannosi, perché adesso non è più questione di un governo, ma di un ritorno alle ambigue radici della formazione di Israele. La nuova percezione che si sta creando probabilmente costringerà le persone, non solo a riesaminare le loro opinioni sul presente e sul futuro di Israele, ma anche sul passato, il fondamento stesso del regime sionista, a sua volta basato su nient’altro che interpretazioni ingannevoli e giochi di prestigio sulla pelle dell’ONU e dei palestinesi.

    22 novembre 2023
    ilsimplicissimus2.com/2023/11/22/la-credibilita-di-israele-e...
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    wheaton80
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    00 05/12/2023 19:37
    Merkava, un altro “mito” che si sgretola



    Da quando il regime israeliano ha lanciato la sua offensiva di terra su Gaza, il progresso delle truppe di Tel Aviv è stato molto lento e le sorprese sul campo di battaglia hanno fatto sì che i leader israeliani parlassero della possibilità di una lunga guerra, diversamente dai primi giorni del conflitto. Nei video pubblicati nelle ultime settimane sui campi di battaglia, ciò che ha catturato l’attenzione più di ogni altra cosa è la tattica creativa dei combattenti della Resistenza palestinese, che appaiono davanti ai carri armati Merkava come dei fantasmi, distruggendoli con armi portatili a spalla, per poi svanire nel nulla. In mezzo alla pesante censura mediatica sulle vittime israeliane e sui danni ai veicoli blindati, il numero esatto dei veicoli pesanti distrutti non è chiaro e l’unica fonte sono le dichiarazioni dei gruppi della Resistenza, che quotidianamente riportano il numero dei carri armati distrutti. Le Brigate al-Qassam, il ramo militare di Hamas, hanno annunciato che i suoi combattenti ad oggi hanno distrutto oltre 300 veicoli corazzati israeliani. In un messaggio registrato, l’eminente portavoce delle Brigate al-Qassam, Abu Ubaida, ha riferito che “la battaglia tra i combattenti palestinesi e l’Esercito Israeliano è impari, ma spaventa comunque l’Esercito Israeliano. I nostri combattenti escono da sotto le macerie per distruggere veicoli blindati e carri armati”. Dall’altra parte dei territori occupati nel nord, le forze libanesi Hezbollah sono impegnate quotidianamente a dare la caccia ai costosi carri armati israeliani, e i rapporti indicano che nelle ultime due settimane Israele ha perso dozzine di carri armati di Merkava lungo i suoi confini settentrionali.

    Da Merkava a Barak: carri armati israeliani avanzati
    Negli ultimi 70 anni, Tel Aviv ha stabilito metodi e tattiche per la sua guerra rapida sul binomio aereo-carro armato. Nei primi decenni dalla sua istituzione, questo regime elaborò un’efficace dottrina militare contro gli eserciti arabi. Nel frattempo venne fuori il nome del Generale Yisrael Tal. Tal era uno degli ebrei che si arruolarono volontari nell’Esercito Britannico e nel battaglione ebraico in Italia durante la seconda guerra mondiale prima di unirsi nel 1946 alla famigerata organizzazione terroristica sionista Haganah e poi all’esercito di occupazione israeliano dopo il 1948. Tal capì dalla sua esperienza nelle battaglie che i carri armati avrebbero svolto un ruolo fondamentale nelle battaglie con gli eserciti arabi, e la sua visione si realizzò effettivamente nella guerra del 1967, in cui i carri armati giocarono un ruolo cruciale e portarono alla peggiore sconfitta militare araba del 20° secolo.

    Nasce il carro armato Merkava

    Alla fine degli anni ’70, dai progetti di Tal nacque il carro armato Merkava, che fu messo in servizio nel 1979. Dopo i successi di questo carro armato nella guerra di occupazione militare del Libano nel giugno 1982, vinta contro l’Esercito Siriano, che era equipaggiato con i carri armati sovietici T-72, Merkava divenne il gioiello dell’Esercito Israeliano, da cui furono costantemente prodotte nuove generazioni. Da allora, il Merkava fu promosso dai media israeliani e dai funzionari militari e politici come promotore della superiorità nelle battaglie terrestri e come arma invincibile. Le versioni più avanzate del Merkava sono la quarta e la quinta generazione. Le generazioni più vecchie mancano dei motori di terza e quarta generazione, sviluppati per garantire una maggiore agilità dei carri armati e aumentarne la potenza da 900 a 1.200 cavalli.

    Quinta generazione
    Il Merkava 4 ha un cannone principale da 120 mm e una mitragliatrice da 12,7 mm, una corazza in acciaio più resistente rispetto alle versioni precedenti e un avanzato sistema digitale di gestione del fuoco. Secondo questo punto di vista, il Merkava 4.0 rientra nella categoria dei carri armati pesanti: il suo peso arriva fino a 66 tonnellate con equipaggio ed equipaggiamento, la sua velocità è di 46 chilometri all’ora, la sua portata è di 400 chilometri, la sua lunghezza è di 8,6 metri, la sua larghezza è 3,7 metri e la sua altezza è di circa 2,7 metri. La quinta generazione, la versione più avanzata dei carri armati Merkava, si chiama Barak. Questa versione mette in mostra sistemi elettronici sviluppati da diverse società di difesa israeliane, tra cui Albit Systems, Rafael, la controllata Elta delle Israel Aerospace Industries e altre. Ecco un elenco delle sue attrezzature avanzate:

    1. Sensori avanzati per identificare obiettivi e condividere informazioni tra carri armati e altre unità
    dell’esercito
    2. Il casco dell’operatore del carro armato, prodotto dalla società israeliana Elbit Systems, ha un’alta tecnologia nota come IronVision, che utilizza l’intelligenza artificiale ed è in grado di effettuare una scansione a 360°
    3. Binocoli e telecamere per la visione notturna migliorate
    4. La sua interfaccia utente avanzata ha la capacità di elaborare le immagini con l’aiuto dell’intelligenza artificiale
    5. Sistema di difesa missilistica avanzato e sportivo, noto come Trophy
    6. Maggiore potenza di fuoco

    Crollo della leggenda del Merkava
    Nonostante il fatto che gli esperti militari classifichino questo carro armato tra i migliori carri armati del mondo, il suo fallimento nell’affrontare nelle ultime settimane i gruppi della Resistenza ha dimostrato il contrario. Nel febbraio 2002, dopo che le forze della Resistenza palestinese attaccarono i coloni israeliani, Tel Aviv inviò un Merkava per contrastarli, ma fu distrutto da una trappola esplosiva tesa dalle forze palestinesi. Questa trappola esplosiva separò la torretta dallo scafo e uccise tre soldati israeliani. Gli analisti israeliani dell’epoca descrissero questo attacco come un colpo devastante alla dignità dell’Esercito Israeliano. Ma questo era solo l’inizio e il colpo principale è stato inferto ai leggendari carri armati israeliani nel 2006, durante la guerra di 33 giorni tra Israele ed Hezbollah. In questa guerra, l’Esercito Israeliano ha perso dozzine di carri armati. All’epoca, il missile Kornet di fabbricazione russa, fornito a Hezbollah dalla Siria, divenne un killer dei carri armati israeliani. Questo avanzato missile russo, con una gittata di 5 chilometri, può penetrare armature spesse più di un metro. Secondo i dati, durante la guerra dei 33 giorni, dei 400 carri armati Merkava presenti sul campo di battaglia, 48 ne furono distrutti, altri 40 furono gravemente danneggiati e altri 20 furono penetrati dai missili.

    Dopo la guerra dei 33 giorni…

    Dopo la guerra dei 33 giorni, l’Esercito Israeliano ha cercato di risolvere questo problema aggiungendo nuovi equipaggiamenti ai suoi carri armati per far fronte ai missili anticarro. Nel 2021, la rivista americana National Interest scrisse in un articolo che il carro armato israeliano era dotato di “armatura reattiva”, una protezione la cui onda d’urto può impedire alla lancia di plasma di raggiungere il corpo del carro armato. Ma questa tecnologia non sembra aver funzionato per i carri armati israeliani. Gli scontri iniziati lo scorso mese tra la Resistenza e l’Esercito Israeliano mostrano che Merkava, come nel 2006, è apparentemente vulnerabile ai missili, alle mine e ai droni della Resistenza, e l’equipaggiamento che utilizza non sembra fornire le prestazioni previste. Durante l’attuale guerra, le Brigate Al-Qassam hanno fornito ai propri combattenti istruzioni per prendere di mira i carri armati israeliani concentrandosi principalmente sui sistemi Trophy installati su questi carri armati. Trophy Active Protection Systems è un gruppo di piccoli radar e lanciamissili che identificano e intercettano automaticamente qualsiasi razzo in arrivo sul carro armato. Tuttavia, la tattica dei combattenti di Hamas dimostra che il lancio di un razzo da una distanza molto breve neutralizza questo sistema di protezione.

    Il razzo anticarro Al-Yassin 105, il killer del Merkava
    Proprio a differenza della guerra dei 33 giorni, l’arma che Hamas usa per colpire i carri armati israeliani di nuova generazione è sviluppata internamente. Gli Al-Yassin 105 a spalla sono razzi anticarro realizzati e sviluppati dalle Brigate Al-Qassam nelle proprie officine segrete a Gaza. Quest’arma ad alta efficienza è stata presentata quest’anno per la prima volta e utilizzata il 7 ottobre nell’operazione Al-Aqsa Storm contro l’occupazione israeliana. Questo razzo è una versione migliorata dei razzi tandem russi. I razzi Al-Yassin, con il loro elevato potere distruttivo, possono penetrare l’armatura d’acciaio per 60 cm dopo essersi fatti strada nello strato protettivo esterno. La sua portata effettiva è di 100 metri e la portata utile è di 150 metri. Mentre ogni Merkava costa sette milioni di dollari, i razzi Al-Yassin 105 costano poche centinaia di dollari, e le immagini pubblicate dei magazzini e delle officine militari della Resistenza di Gaza ne mostrano la produzione di massa. Questo razzo è costituito da una testata divisa in due parti, una principale e una secondaria, chiamata anche testata posteriore, ed è progettata per penetrare nello strato interno dell’armatura. La prima testata è costituita da un materiale altamente esplosivo che sfonda l’armatura esterna del carro armato, destinata a proteggerlo dalle armi anticarro. Anche la testata secondaria è costituita da un materiale altamente esplosivo che penetra nella dura armatura del carro armato e la distrugge, uccidendo l’equipaggio a bordo. Ecco le specifiche più ovvie del razzo Al-Yassin:

    - Calibro della cassa: 105/64 mm
    - Peso netto: 4,5 kg
    - Portata effettiva: 100 metri
    - Portata utile: 150 metri
    - Velocità: 300 m/s
    - Capacità: penetrazione nell’acciaio e nel ferro corazzati

    I razzi anticarro Tandem

    Il Tandem utilizzato, anche se in modo limitato, sul campo di battaglia dai combattenti della Resistenza è un razzo anti-blindo sviluppato dall’Unione Sovietica negli anni ’70 e commissionato nel 1989 dall’Esercito Russo. Quest’arma è il “genitore” di Al-Yassin 105, sviluppato mediante reverse engineering. Il Tandem sfoggia anche una doppia testata. Il calibro del Tandem è di 105 mm e il suo peso è di 6,1 chilogrammi. La sua portata effettiva è di 500 metri e la sua portata massima è di 800 metri. Dall’inizio dell’offensiva di terra, la massiccia distruzione di carri armati ha costretto i comandanti israeliani a ordinarne la ritirata. Indubbiamente, la distruzione dei carri armati israeliani, apparentemente moderni, e la loro incapacità di farsi strada nelle profondità di Gaza mettono in discussione la credibilità delle caratteristiche dichiarate del Merkava e potrebbero portare a un calo delle richieste per quest’arma poiché i clienti perdono la loro fiducia.

    05/12/2023
    ilfarosulmondo.it/merkava-altro-mito-che-si-sgretola/
    [Modificato da wheaton80 05/12/2023 19:39]
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    wheaton80
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    00 17/12/2023 00:44
    WSJ - Israele subisce ogni giorno enormi perdite a Gaza

    Secondo le informazioni pubblicate sul Wall Street Journal, le recenti perdite israeliane nella Striscia di Gaza indicano il fallimento dell’obiettivo generale di paralizzare Hamas e la sua capacità di danneggiare la popolazione israeliana. Ciò è particolarmente evidente nel nord della Striscia di Gaza, che è diventato il principale centro dell’attività militare. La pubblicazione rileva un aumento del numero di morti israeliani, che riflette un cambiamento nelle tattiche militari, con un’enfasi sulle battaglie urbane e di terra. L’ex funzionario dell’intelligence israeliana Ben Hanan ha sottolineato che le tattiche di guerra casa per casa e ravvicinata, al contrario delle uccisioni a distanza, aumentano significativamente i costi per l’esercito israeliano. Negli ambienti militari e di sicurezza sono iniziate le discussioni sulla necessità di cambiare questa strategia. La notizia arriva dopo che l’esercito israeliano ha annunciato di aver subito l’uccisione di 10 soldati, la maggior parte dei quali ufficiali, tra cui colonnelli e comandanti delle brigate Golani e Yiftah, in un’imboscata tesa dalle brigate Al-Qassam a Shujaiya, Gaza. È stato inoltre riferito che 21 soldati sono rimasti feriti nei combattimenti nella Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore.

    Nota
    Nonostante gli sforzi del governo israeliano di tenere riservate le notizie sulle perdite subite, queste notizie filtrano attraverso i social e causano malcontento nell’opinione pubblica.

    Fonte: WSJ + Agenzie

    Traduzione e sintesi: Luciano Lago
    14 dicembre 2023
    www.controinformazione.info/wsj-israele-subisce-ogni-giorno-enormi-perdite...
    [Modificato da wheaton80 17/12/2023 00:44]
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    00 02/01/2024 19:59
    Gaza, Esercito Israeliano affronta perdite devastanti

    Le Forze di Occupazione Israeliane (FOI) hanno confermato un’impressionante perdita di uomini, durante gli scontri con la Resistenza palestinese nel centro e nel sud di Gaza. Giovedì è stato un giorno particolarmente devastante per le FOI, poiché hanno pianto la perdita di due ufficiali e di un sergente di prima classe. Tra le vittime c’erano il capitano di riserva Neriya Zisk, Comandante di Compagnia del 52esimo Battaglione della 401a Brigata Corazzata, e il Maggiore Dvir David Fima, vice comandante del 198esimo Battaglione della 460a Brigata Corazzata. Con queste ultime vittime, il numero dei soldati israeliani uccisi dall’inizio dell’operazione Al-Aqsa Flood ha raggiunto quota 501. Inoltre, dall’inizio dell’invasione israeliana della Striscia di Gaza il 27 ottobre, un totale di 170 soldati israeliani hanno perso la vita. Questi sono dati riportati da Israele, in realtà le vittime israeliane sarebbero molte di più.

    Gaza, palude per Israele
    Il bilancio dei soldati israeliani caduti continua a salire, con una media di 60 nuovi soldati feriti che vengono ricoverati ogni giorno nel dipartimento di riabilitazione. I numeri cumulativi dal 7 ottobre sono sconcertanti: oltre 5mila soldati israeliani feriti sono stati ricoverati negli ospedali, più di duemila sono stati ufficialmente riconosciuti come disabili dall’Esercito Israeliano e presi in carico dal Ministero della Sicurezza, e altri mille soldati feriti stanno ricevendo il trattamento. Limor Luria, capo del dipartimento di riabilitazione del Ministero della Sicurezza, ha espresso stupore per la portata della situazione, affermando che non si era mai verificato nulla di simile prima. Ha sottolineato che più del 58% dei soldati feriti accolti dal Ministero hanno subito gravi lesioni alle mani e ai piedi, alcuni dei quali hanno addirittura richiesto l’amputazione. Il Presidente dell’Organizzazione delle Persone con Disabilità, l’avvocato Idan Kaliman, ha espresso preoccupazione per il numero crescente di soldati con disturbi mentali, sottolineando che la situazione non potrà che peggiorare con l’insorgere del disturbo da stress post-traumatico tra circa un anno.

    30/12/2023
    ilfarosulmondo.it/gaza-esercito-israeliano-affronta-perdite-dev...
    [Modificato da wheaton80 02/01/2024 19:59]
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    wheaton80
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    00 26/01/2024 18:30
    Netanyahu sta perdendo la guerra

    Molto sta cambiando in Medio Oriente, nonostante il tentativo di Israele e degli USA di tenere sotto la superficie ciò che di negativo sta emergendo. Ma i fatti sono fatti e di certo si può dire che l’operazione di Netanyahu è andata completamente fuori controllo, senza raggiungere alcuno dei risultati che il governo di Tel Aviv si era prefisso, e anzi, mettendo in gioco, con le inutili stragi di donne e bambini che hanno suscitato orrore in tutto il mondo, l’esistenza stessa di Israele. Tuttavia non è solo questo, è che le operazioni militari stanno rivelando una insospettata debolezza di Israele: sappiamo che ha ritirato molte delle sue truppe dal nord, ufficialmente per permettere il riposo e la rotazione, quando in realtà sembra trattarsi di una vera e propria “ricostituzione”, poiché le brigate hanno subito gravi perdite. Ora, sulla scia di ciò, gli ultimi rapporti affermano che i combattenti della resistenza palestinese si sono reinfiltrati in tutto il nord, vanificando tutte le opere di “pulizia” svolte finora. Il totale segreto sulle operazioni militari rende difficile sbrogliare con chiarezza la matassa delle informazioni, ma tutto fa ritenere che al confine del Libano gli scontri non siano andati affatto bene e che ci sia stata una netta sconfitta israeliana, con la perdita tra l’altro di molti carri armati, che costringe ad una sorta di stallo per evitare guai peggiori, rischiando per giunta di surriscaldare il clima oltre il punto di non ritorno.

    Insomma l’operazione del governo sionista di Tel Aviv si sta rivelando un fiasco e l’incapacità di ammettere gravi errori di calcolo sia politici che militari sta completando un quadro a tinte sempre più fosche. Di certo a questo punto Israele non può ritirarsi senza perdere completamente la faccia e dare a tutto il mondo l’impressione che l’inaudita crudeltà con cui si è accanito contro i civili palestinesi avesse lo scopo di confondere le acque sulle difficoltà incontrate dall’esercito israeliano. Adesso stanno annaspando ed è evidente che stia scoppiando il panico su cosa fare, perché hanno toccato con mano che “Hamas” è un’ombra che loro non possono scacciare con la forza bruta. D’altra parte lo stesso John Kirby, capo del Security Council degli USA, aveva sostenuto qualche tempo fa che Hamas non era stato affatto logorato, mentre ormai cominciano a trapelare (a volte anche grazie a militari della riserva) inquietanti cifre e immagini sulle perdite dell’esercito, che sarebbero assai più pesanti di quelle che vengono ammesse. Non può sorprendere che le inquietudini comincino a serpeggiare sia dentro il governo, dove le liti fra ministri sono all’ordine del giorno, sia dentro la società israeliana: per esempio all’inizio di questa settimana la Knesset è stata assediata dai genitori degli ostaggi in mano ad Hamas, indignati per l’incapacità del governo di riprenderseli o di negoziare il loro rilascio. Ci sono state anche scene di estrema tensione, come del resto è accaduto anche al funerale di un soldato caduto nella Striscia; il fratello ha gridato:“Mio fratello non è morto invano”, prima di scagliarsi contro il Ministro della Guerra Benny Gantz.

    Scene del genere stanno diventando sempre più comuni: la società è davvero in piena ebollizione e Israele sta perdendo sostegno anche tra i suoi alleati, lasciando sempre più spazio a una soluzione aborrita da Tel Aviv sin dalla fondazione di Israele, ovvero la soluzione a due Stati, che adesso viene sostenuta persino dall’ONU. In questa situazione l’Iran ha giocato la sua carta bloccando le strozzature marittime ed esercitando una pressione senza precedenti sul principale alleato di Israele, gli Stati Uniti, in tutta la regione. Proprio in queste ore una nave battente bandiera americana, la Maersk Detroit, è stata attaccata da tre missili Houti, a dimostrazione del fatto che i bombardamenti stanno avendo ben pochi effetti. Non sappiamo se sia stata colpita e se sì con quali danni, ma di fatto il commercio è paralizzato e gli Stati Uniti stanno subendo una drammatica perdita di prestigio, tanto più che ci sono stati 118 attacchi sulle loro truppe tra Iraq e Siria. La situazione è tale che Washington sta seriamente pensando di abbandonare completamente l’Iraq. cosa che mai e poi mai avrebbe voluto fare. Di tutto questo siamo proprio noi a farne le spese: ieri sera è stato annullato il viaggio di una nave gasiera del Qatar che avrebbe dovuto scaricare nel terminal dell’Adriatico. La notizia è arrivata troppo tardi per inserirla nel post precedente, ma ne conferma a pieno il senso: siamo carnefici da barzelletta quando inviamo le navi, ma vittime da manuale quando dobbiamo pagarne le conseguenze.

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    25 gennaio 2024
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    wheaton80
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    00 20/02/2024 18:23
    Al-Yassin 105, il razzo che ha messo in ginocchio Israele



    Le Brigate Ezzedine al-Qassam (l’ala militare del movimento Hamas) hanno presentato in un rapporto speciale pubblicato sul loro sito WEB il percorso di sviluppo delle armi anti-corazza che porta al completamento del “missile Al-Yassin 105” e del missile “Al-Yassin 105 TBG”, divenuto un’icona prominente e importante nella battaglia Al-Aqsa Storm. Quali sono i dettagli di questo percorso? Come sono riuscite le Brigate a ottenere questo risultato che ha sorpreso il nemico sul campo e causato gravi perdite? Per la prima volta, le Brigate Al-Qassam pubblicano i dettagli del missile “Al-Yassin 105”, che è riuscito a penetrare e distruggere i blindati israeliani. In un rapporto intitolato “Una storia di sfide e risultati sotto assedio”, Al-Qassam ha affermato che, a partire dalla seconda Intifada (scoppiata il 28 settembre 2000), ha cercato di sviluppare molte armi per penetrare la corazza di carri armati e mezzi di trasporto israeliani. A quel tempo, la Resistenza disponeva solo di fucili leggeri che non potevano in alcun modo affrontare queste armature, quindi la Resistenza iniziò il suo “viaggio” affrontando questi carri armati. I primi tentativi avvenivano attraverso grandi ordigni esplosivi sepolti nei percorsi previsti delle forze israeliane. Questi tentativi hanno avuto successo, ma la difficoltà di movimento è rimasta un dilemma, a causa delle dimensioni e del peso di questi dispositivi e del loro consumo di grandi quantità di materiali esplosivi alla luce della scarsità di questi materiali all’epoca, nonché la necessità di piantarli nel terreno in complesse condizioni di sicurezza. Per garantire che non fosse individuato dal nemico, da qui fu avviato un lungo percorso per cercare di sviluppare altre armi nell’ambito delle capacità disponibili e dei materiali locali.

    Le prime versioni del razzo Al-Yassin 105
    Nel 2002 si sono verificati i primi tentativi di produrre proiettili anti-corazzati, che portano il nome Al-Banna - Al-Battar, nonché bombe laterali, ma il dilemma della penetrazione e della distruzione rimaneva, alla luce del miglioramento e dello sviluppo delle armi da parte del nemico. D’altro canto, le Brigate Qassam hanno continuato i loro sforzi e, nel 2004, i loro ingegneri sono stati in grado di fabbricare il missile Al-Yassin (P2), che è una copia del lanciatore di fabbricazione russa (P2-RPG). Le Brigate ottennero una relativa abbondanza di armi e munizioni, ma il problema della penetrazione e della distruzione non fu risolto. Nello stesso anno, quantità molto limitate di lanciatori russi P7-RPG iniziarono ad arrivare nella Striscia di Gaza a prezzi molto alti, raggiungendo i 30mila dollari per lanciatore e missile. Il processo di fornitura attraversò fasi complesse. Con lo sviluppo del lavoro delle Brigate Al-Qassam e del suo apparato militare, le Brigate lavorarono per dividere le loro forze in specializzazioni. La situazione dell’approvvigionamento è migliorata, e ciò si è riflesso in modo significativo nello sviluppo delle capacità della Resistenza palestinese. Nel 2007 si è assistito all’ingresso di grandi quantità di armi nella Striscia di Gaza, tra cui il P7-RPG, che ha portato al ritiro dal servizio del lanciatore Al-Yassin. Entrarono anche missili Fagot, Cornet, Concourse e altri. Nell’ambito della preparazione e dell’addestramento, le Brigate sono state in grado di addestrare un certo numero di mujaheddin su queste armi al di fuori della Palestina occupata, e così le unità anti-corazza delle Al-Qassam sono state rafforzate con competenze ed attrezzature.

    Come distruggere il “mito” del Merkava
    Nel 2014, traendo insegnamento dalla battaglia “Devouring Storm”, l’esigenza era di produrre un’arma anti-blindata efficace contro i veicoli nemici, come il “Merkava 4”, il “Tiger Transporter”, il Bulldozer fortificato D9 e altri veicoli veicoli corazzati. In attuazione di questa raccomandazione, gruppi di ricerca e sviluppo, inclusi ingegneri e quadri dei dipartimenti di produzione militare delle Brigate Al-Qassam, hanno iniziato a lavorare diligentemente e a preparare ricerche sulla possibilità di raggiungere questo obiettivo, soprattutto perché questo tipo di scienza richiede un’elevata precisione in misurazioni, materie prime e leghe. Come risultato di sforzi, creatività e volontà che hanno sfidato l’impossibile e dopo dozzine di tentativi ed esperimenti negli anni 2015-2016-2017, il missile anticarro Al-Yassin 105 è entrato in produzione nel 2018. Parallelamente allo sviluppo dell’industrializzazione militare, le Brigate lavorarono per addestrare i cecchini ad affrontare i meccanismi dell’esercito di occupazione, attraverso uno studio approfondito del carro armato Merkava e del resto dei meccanismi dell’esercito di occupazione. Identificandone i punti deboli, i meccanismi di funzionamento e le tattiche, nonché costruendo modelli che simulano tali meccanismi in modo molto accurato in termini di dimensioni e forma, oltre a progettare simulatori di tiro per addestrare i Mujahideen a tipi di tiro fissi, in movimento, vicini e lontani, nonché l’addestramento alla manovra con armi anti-corazza.

    Lo scoppio di Al-Aqsa Storm
    Con lo scoppio della battaglia Al-Aqsa Storm il 7 ottobre 2023, le Brigate hanno annunciato l’entrata in servizio del missile anti-corazza Al-Yassin 105 e del missile anti-fortificazioni e antiuomo Al-Yassin 105 (TBG). Al-Qassam ha minacciato il nemico che quest’arma avrebbe svolto un ruolo efficace nel dissipare le sue illusioni e distruggere i suoi meccanismi nella guerra di terra, e questo è tutto. Fin dal primo giorno dell’Operazione, i Mujaheddin di Al-Qassam usarono questo missile, e il suo nome emerse con l’inizio della battaglia terrestre con i successivi annunci di Al-Qassam sugli equipaggi corazzati e sulle forze d’élite che affrontavano veicoli e carri armati nemici, in particolare il carro armato “Merkavah 4 BAZ”, che l’occupante ha sempre elogiato ed equipaggiato con le armi e i sistemi più potenti e con protezione contro i missili guidati. L’ironia è che il costo di produzione di un carro armato raggiunge circa sei milioni di dollari, divisi in tre milioni per il corpo e l’armatura del carro armato, un milione per il sistema di cannoni e due milioni per il resto dei dispositivi e dei sistemi installati su questo carro armato. Al contrario, il costo di produzione di un proiettile Al-Yassin non superava i 500 dollari. I Mujahideen di Al-Qassam, ad oggi, sono stati in grado di danneggiare e distruggere più di 1.200 veicoli, tra carri armati, trasporto truppe, bulldozer, escavatori e jeep, e provocando l’uccisione e il ferimento di un gran numero di ufficiali e soldati all’interno dei carri armati.

    19/02/2024
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