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Aggiornamenti su arresti di massa

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    wheaton80
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    00 21/11/2012 02:57

    News sugli arresti che stanno avvenendo nel mondo finanziario e non.

    Insider trading, Gupta (ex Goldman Sachs) si consegna oggi all’FBI
    L’ex dirigente di Goldman Sachs Rajat Gupta, accusato di insider trading nell’ambito delle inchieste che hanno coinvolto il fondo Galleon, si consegnerà oggi alle autorità federali americane



    L’ex dirigente di Goldman Sachs Rajat Gupta, accusato di insider trading nell’ambito delle inchieste che hanno coinvolto il fondo Galleon, si consegnerà oggi alle autorità federali americane. A riferirlo è stato questa mattina il Wall Street Journal, che tuttavia specifica come i particolari delle accuse mosse dal dipartimento di Giustizia Usa non siano stati ancora resi disponibili, dal momento che si tratta di informazioni confidenziali.

    Tuttavia Gupta, che è stato anche capo dei consulenti di McKinsey, non si arrende e nega gli addebiti: il suo avvocato, Gary Naftalis, ha parlato di «sospetti privi di ogni fondamento». Secondo gli inquirenti, invece, il manager avrebbe trasmesso una serie di informazioni riservate circa le condizioni di Goldman Sachs e sul gruppo Procter and Gamble, del quale era membro del consiglio di amministrazione. Destinatario delle “soffiate” era Raj Rajaratnam, proprietario e fondatore del fondo Galleon, condannato lo scorso 13 ottobre ad 11 anni di reclusione: una delle sentenze più dure per insider trading mai comminate negli Stati Uniti.

    Ad aggravare la posizione di Gupta c’è poi la testimonianza resa nell’ambito del processo a Rajaratnam dall’amministratore delegato di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, che ha puntato il dito contro il manager: «Ha infranto il codice di riservatezza» al quale sono tenuti i membri del Cda. Anche la Sec, inoltre, nel marzo scorso ha avviato un’azione contro Gupta, per la stessa ragione.

    26 Ottobre 2011
    www.valori.it/finanza/insider-trading-gupta-ex-goldman-sachs-si-consegna-oggi-all-fbi-4...
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    wheaton80
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    00 21/11/2012 03:02
    Sette anni di carcere all'ex trader dell'UBS




    L'ex trader dell'UBS a Londra, accusato di avere provocato alla banca perdite valutate a 2,3 miliardi di dollari, è stato condannato a sette anni di carcere per frode. La vicenda aveva portato alle dimissioni del presidente della direzione dell'UBS, Oswald Grübel.

    La sentenza è stata emessa martedì dalla Corte londinese di Southwark, al termine di un processo durato quasi dieci settimane. La giuria composta di 11 membri ha riconosciuto Kweku Adoboli, un ghanese di 32 anni, colpevole di frode per abuso di fiducia in due casi

    L'ex trader dell'UBS, che con le sue operazioni ha causato la più grossa perdita della storia bancaria britannica, è stato condannato a sette anni di carcere. La corte l'ha invece assolto dal capo di imputazione di falso contabile in quattro casi.

    «Siete stato arrogante al punto di pensare che le regole che si applicano ai traders non vi concernevano», ha affermato il giudice al momento della sentenza.

    In un comunicato, UBS si dice «felice che la procedura penale si sia conclusa». La banca saluta poi la «professionalità» della polizia e delle autorità britanniche.

    I fatti risalgono al 2011. Qualche giorno prima dell'arresto, avvenuto il 15 settembre dell'anno scorso, in seguito a sue operazioni non autorizzate, effettuate per mezzo di conti segreti, l'esposizione sui mercati aveva raggiunto la cifra astronomica di 10 miliardi di dollari. "Ho bisogno di un miracolo", aveva scritto l'ex trader sulla sua pagina Facebook, cosciente di essersi incamminato su una strada pericolosa.

    Pressioni e perdita di controllo
    L'uomo era alle dipendenze dell'UBS dal 2006 e lavorava presso il dipartimento ETF (Exchange Traded Funds), prodotti finanziari complessi agganciati a indici di borsa. Al processo ha sempre negato di avere avuto un comportamento fraudolento. Pur ammettendo di essere andato oltre i limiti di rischio, in aula ha sostenuto che il suo comportamento era stato influenzato dai colleghi e dallo stesso capo dell'unità di investment banking.

    Quest'ultimo, in uno scambio di vedute sui mercati con il trader africano, il 12 luglio 2011, avrebbe parlato di mercati sul punto di ripartire al rialzo, menzionando in proposito una conversazione avuta con l'ex presidente della Bundesbank ed ex membro del consiglio direttivo della Banca centrale europea Axel Weber, in procinto di passare all'UBS: "Sarebbe stato grossolano da parte di un trader relativamente inesperto ignorare le parole del capo dell'investment banking", ha affermato l'imputato.

    "Non c'erano segreti, non c'era nulla di nascosto", ha dichiarato il 32enne, interrogato dal suo avvocato: "Ci dicevano vai, noi andavamo. Ci dicevano di spingere i limiti oltre, noi lo facevamo". Uno dei suoi superiori gli avrebbe scritto in una e-mail: "Non saprai dov'è il limite prima che non ti abbiano bacchettato sulle dita", ha riferito Adoboli. "Abbiamo trovato quel limite, siamo caduti e io sono stato arrestato".

    I colleghi avrebbero fatto pressione su di lui affinché cambiasse la sua strategia sui mercati e partisse dal principio che i corsi sarebbero presto saliti. Sarebbe stato proprio questo cambiamento di strategia a generare le enormi perdite subite dall'UBS.

    "Ho perso completamente il controllo. Non controllavo più le decisioni riguardo alle operazioni che stavamo effettuando", ha dichiarato, assicurando che se avesse tenuto duro nella sua strategia "queste perdite non sarebbero mai avvenute".

    Queste pressioni avrebbero raggiunto l'apogeo quando un collega avrebbe inviato a diverse persone una caricatura del trader ghanese con le fattezze di un orso, animale che simbolizza i mercati al ribasso. "A questo momento sono crollato, sono semplicemente crollato", ha detto l'imputato rivolto ai giudici. L'ex trader ha aggiunto di avere allora modificato le sue posizioni, ma i corsi invece di salire sono crollati.

    Sconsideratezza e arroganza
    Tutte affermazioni che la procuratrice Sasha Wass ha definito assurde. Nella propria difesa l'ex trader "ha puntato sull'antipatia che molta gente ha per banche e banchieri", ha dichiarato la pubblica accusa, rivolgendosi alla giuria. "Ci piace disprezzare l'avidità, la sconsideratezza, l'arroganza dei banchieri. L'imputato ha tentato di puntare su questo pubblico stato d'animo", ha affermato la procuratrice.

    Durante gli otto giorni in cui si è difeso in aula, l'africano aveva citato vari scandali in cui l'UBS e altri istituti sono rimasti coinvolti, quale prova che le banche non sono un modello nel seguire regole e standard etici.

    "Non sono qui per difendere i banchieri, sono qui per perseguire uno di loro", ha detto Sasha Wass ai giurati, aggiungendo che nessuno dei testimoni chiamati a deporre ha dato credito alla versione dell'imputato, secondo cui alla banca interessavano soltanto i profitti, non il modo in cui erano conseguiti.

    "Nessuno di loro corrisponde all'immagine del banchiere sconsiderato e arrogante", ha aggiunto. "Durante questo processo abbiamo visto soltanto una persona che corrisponde a questo cliché, lo stesso" imputato, ha esclamato la procuratrice.

    Concludendo la sua requisitoria, la procuratrice ha esortato la giuria a mettere da parte i possibili sentimenti suscitati dalle recenti peripezie del settore bancario e a concentrarsi invece sul comportamento dell'imputato.

    Indice puntato contro le banche
    Al contrario, l'avvocato difensore Charles Sherrard ha calcato la mano proprio sull'ostilità verso le banche. Nell'arringa difensiva, il legale è partito all'assalto contro quella che ha chiamato una "galleria dei furfanti" fra le banche.

    L'avvocato ha menzionato i caso della Lehman Brothers, il salvataggio dell'UBS da parte del governo svizzero, i problemi delle banche britanniche Northern Rock e RBS e lo scandalo del Libor che ha inguaiato diverse banche.

    Tutti casi – ha sostenuto – che hanno in comune "la bramosia dei soldi". Sherrard ha poi ripetuto l'argomento difensivo di Adoboli secondo cui sarebbero stati i suoi superiori ad incoraggiarlo oltre i limiti del rischio.

    www.swissinfo.ch/ita/economia/Lex_trader_dellUBS_condannato_per_frode.html?cid=...
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    wheaton80
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    00 21/11/2012 03:10
    Usa: maxi caso di insider trading sul farmaco contro Alzheimer

    New York, 20 nov 2012 - Steven Cohen, fondatore di Sac Capital Advisors, uno degli hedge fund piu' potenti di Wall Street, e' stato implicato dai procuratori federali americani nelle indagini per insider trading da 276 milioni di dollari. Come riporta il Wall Street Journal, dalla documentazione presentata emerge che Mathew Martoma, ex gestore di portafoglio di Cr Intrinsic Investors, controllata di Sac Capital, tra il 2006 e il 2008 avrebbe acquistato e venduto titoli di Elan e Wyeth, ora controllata da Pfizer, basandosi su informazioni confidenziali sui test clinici sull'Alzheimer condotti congiuntamente dalle due societa' farmaceutiche ricevute per oltre 18 mesi da un professore di neurologia. Martoma, riporta il Financial Times, e' stato arrestato oggi nella sua casa in Florida. Cohen non e' menzionato per nome, ma citato come "manager di portafoglio A" e nelle accuse civili e penali si fa riferimento a lui come al "proprietario" dei due hedge fund affiliati e coinvolti nello schema.

    www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Usa-maxi-caso-insider-trading-farmaco-Alzheimer/20-11-2012/1-A_0036977...
    [Modificato da wheaton80 21/11/2012 03:10]
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    wheaton80
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    00 13/12/2012 00:21
    Deutsche Bank, vertici indagati per frode fiscale

    Le accuse sono frode fiscale e riciclaggio di denaro, l'esito un terremoto giudiziario che scuote Deutsche Bank travolgendo stavolta anche i vertici: cinque ordini di arresto e, fra 25 indagati, compaiono anche i nomi del co-presidente Juergen Fitschen, e del responsabile finanziario del cda, Stefan Krause. La giornata nera del primo istituto di credito tedesco è iniziata con una massiccia operazione delle forze dell'ordine: 500 agenti della polizia federale e tributaria hanno infatti perquisito la sede centrale di Francoforte e diverse strutture di Berlino e Duesseldorf, a caccia di documenti.

    FRODE PER CENTINAIA DI MILIONI. L'inchiesta è relativa a fatti avvenuti tre anni fa. Gli inquirenti ipotizzano un caso di frode fiscale per centinaia di milioni di euro nell'ambito di una compravendita di certificati di emissione di Co2. In serata si è poi appreso che fra gli iscritti sul registro degli indagati c'é anche Fitschen, che guida l'istituto di credito dal giugno 2012 con Anshu Jain. Sarebbe stato lui infatti a firmare, insieme a Krause, la dichiarazione al fisco ritenuta mendace nel 2009. «La banca ha corretto volontariamente quel documento. Diversamente dalla procura la Deutsche Bank sostiene che la correzione sia stata fatta tempestivamente», ha precisato l'istituto in un comunicato. «La banca collabora pienamente con le istituzioni per le indagini», si aggiunge.

    RICICLAGGIO E OCCULTAMENTO PROVE. I capi d'accusa per i 25 indagati sono frode fiscale, riciclaggio e tentato occultamento delle prove. Per la stessa indagine le forze dell'ordine avevano effettuato un blitz già nel 2010, e successivamente sei clienti erano dovuti comparire davanti ai giudici. Sono loro ad aver ammesso di aver partecipato a un commercio internazionale di certificati evadendo 250 milioni di euro. Adesso andrà chiarito il ruolo dell'istituto.

    CRISI DI FIDUCIA. Il caso è naturalmente esploso sulla stampa tedesca. «Il lato oscuro della Deutsche Bank», ha titolato Spiegel, ricordando tutte le inchieste in cui l'istituto è coinvolto, come lo scandalo Libor e la sospetta manipolazione dell'Euribor. «Crisi di fiducia per Deutsche Bank», ha titolato il principale quotidiano economico Handelsblatt, ricordando in un editoriale come la Banca sia oggi lontana dal motto degli anni 90: quando si diceva che «la fiducia è inizio di tutto».

    di Rosanna Pugliese (Ansa)
    Mercoledì, 12 Dicembre 2012
    www.lettera43.it/economia/aziende/deutsche-bank-vertici-indagati-per-frode-fiscale_436757...
    [Modificato da wheaton80 13/12/2012 00:26]
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    00 13/12/2012 00:39
    Isole Cayman, arrestato il primo ministro

    Mckeeva Bush è coinvolto in un caso di corruzione. E' accusato di aver abusato di carte di credito governative e aver importato materiali esplosivi



    GEORGE TOWN - Terremoto alle isole Cayman, paradiso fiscale per eccellenza dove vige l’esenzione dalle imposte e migliaia di aziende e paperoni di tutto il mondo nascondo i soldi al fisco. Il premier Mckeeva Bush è stato arrestato nell'ambito di un'indagine volta a portare allo scoperto attività di corruzione. Lo riferisce il Royal Caymans police service, la polizia del territorio britannico d'oltremare.

    Secondo quanto spiega il sito internet della Bbc, le accuse contro Bush - 57 anni e al potere dalla vittoria delle elezioni del 2009, vinte dal Partito democratico unito (Udp) - comprendono abuso di carte di credito del governo e importazione di materiale esplosivo senza permessi validi. Quest'ultimo fatto risalirebbe al febbraio scorso.

    Nel 2010, infatti, la polizia delle Cayman aprì un’inchiesta nei confronti di Bush per una serie di irregolarità finanziarie che risalivano al 2004. L’inchiesta si è poi allargata (i procedimenti a suo carico sono diventati tre) fino all’arresto di oggi.

    Mckeeva Bush è l’uomo politico ad aver trascorso più tempo nel parlamento locale, l’Assemblea legislativa delle Cayman, ed è anche ministro delle Finanze e del Turismo.

    www.repubblica.it/esteri/2012/12/11/news/isole_cayman_arrestato_il_primo_ministro-4...
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    wheaton80
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    00 13/12/2012 01:04
    Aggiornamenti su arresti finanziari

    A questo link sono riportati gli aggiornamenti degli "arresti finanziari":

    www.loansafe.org/blog

    La gran parte sono pesci piccoli, come lamenta ad esempio il Fatto Quotidiano:

    www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/01/financial-times-mutui-usa-dentro-pesci-piccoli-salva-wall-street...

    Ma gli arresti sono tantissimi e aumentano ogni giorno; forse sono troppo ottimista ma è anche possibile che le autorità stiano utilizzando il classico metodo dell' accerchiamento...
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    wheaton80
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    00 13/12/2012 01:37
    Serbia: arrestato Miroslav Miskovic, proprietario del gruppo Delta Holding

    Belgrado, 12 dic 10:15 - (Agenzia Nova) - Sono scattati questa mattina gli arresti per il proprietario del gruppo Delta Holding, Miroslav Miskovic, per il figlio Marko e altre otto persone fra cui Milo Djuraskovic, proprietario della società Niebens group. Tutti sono sospettati di abusi durante le privatizzazioni in Serbia delle società che si occupano della costruzione e della manutenzione delle infrastrutture viarie. Secondo quanto appreso dall’emittente radiotelevisiva “B92”, Miroslav Miskovic verrà trasferito nelle strutture detentive del Tribunale contro il crimine organizzato a Belgrado. Il figlio Marko è proprietario del Fondo di investimenti Mera Investment Fund, mentre Djuraskovic, oltre alla Niebens group, possiede anche le società Share Corporation e Ptp Nis.

    Fra gli arrestati nell’operazione di stamane ci sono gli ex direttori della società PZP Nis Milutin Gasevic e Zoran Mihailovic, il presidente dell’assemblea degli azionisti della PZP Nis, Dejan Jevtic, il direttore della Delta Broker Predrag Filipovic, il direttore della Share Corporation Risto Ristic, l’azionista della PZP Zoran Kaitovic e Raso Zdravko della società Conzit. Secondo quanto ha appreso l’emittente pubblica “Rts”, sarebbero tutti sospettati di abuso d’ufficio per aver favorito, in cambio di una somma complessiva di 30 milioni di euro, Miroslav e Marko Miskovic e Milo Djuraskovic. Miroslav MIskovic era stato ascoltato dalla polizia per la prima volta lo scorso 3 dicembre, nello stesso giorno in cui è stato interrogato Djuraskovic. Marko Miskovic è stato interrogato per la prima volta venerdì scorso, e domenica è stato fermato all’aeroporto mentre tentava di partire per Londra.

    www.agenzianova.com/a/50c85e5308d340.60335797/688747/2012-12-12/serbia-arrestato-miroslav-miskovic-proprietario-del-gruppo-delta-holdin...
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    wheaton80
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    00 20/12/2012 02:55
    Scandalo Libor, primi arresti a Londra

    LONDRA - Il caso Libor esce dal recinto delle gravissime irregolarità amministrative ed entra, formalmente, in quello penale per volontà del Serious fraud office (Sfo) di Londra. La squadra antifrode britannica ha confermato di aver arrestato tre operatori sospettati di aver contribuito ad aggiustare il tasso interbancario, falsando contratti per migliaia di miliardi di dollari. Si tratta di Tom Hayes di 33 anni, già al macro-desk sui prodotti derivati di Ubs (nel periodo dal 2006 al 2009) e più recentemente impiegato da Citigroup al desk di Tokyo (fino al 2010), e di due dipendenti della società di brokeraggio RP Martin di cui non sono state confermate le generalità (si è appreso solo che hanno 41 e 47 anni). Sono tutti cittadini britannici e attualmente residenti a Londra, come ha chiarito un portavoce dell'Sfo.

    Il ruolo specifico ricoperto dai tre nella frode non è ancora chiaro, anche perché gli interrogatori sono proseguiti per tutta la giornata, ma è ragionevole immaginare che siano stati identificati attraverso le e- mail che si scambiavano nelle trading room delle banche. Messaggi espliciti, in cui i traders chiedevano ai loro colleghi, incaricati di fissare il tasso del giorno, "numeri" più congeniali al buon esito delle loro operazioni in corso.

    Il Libor, lo ricordiamo, viene fissato consultando una dozzina di banche che indicano il "rate" con il quale ritengono di potersi finanziarie; la quota più elevata e la più bassa sono poi eliminate; la media del resto diviene il London interbank official rate per gli operatori di tutto il mondo.

    Un mercato da 300mila miliardi di dollari che regola prodotti finanziari di ogni genere in tutto il mondo, inclusi i mutui immobiliari. Le ricadute di un maneggio gigantesco possono essere state enormi e infatti si allunga ogni giorno la lista di cittadini ed enti decisi a fare causa per ottenere il risarcimento del danno.
    Operazioni complesse, ma non impossibili già avviate sia negli Stati Uniti sia in Gren Bretagna. La svolta penale, sebbene attesa, rimescola completamente le carte aprendo scenari difficili da immaginare per tutte le banche coinvolte, una decina almeno. I nomi più gettonati in questi mesi di indagini – lo ricordiamo – sono quelli di Barclays, Hsbc, Rbs, Ubs, ma anche Deutsche e JP Morgan. Fino ad ora il prezzo più alto lo ha pagato Barclays sia in termini economici – con una multa che nel complesso sfiora il mezzo miliardo di dollari – sia come ricaduta sulla struttura manageriale dell'istituto.

    La banca britannica è stata letteralmente decapitata con le dimissioni del presidente Marcus Agius, del chief executive Bob Diamond e del chief operating officer, Jerry del Missier. Non solo. Anche la corsa per la poltrona di governatore della Bank of England è stata lambita dallo scandalo, avendo fortemente indebolito la candidatura di Paul Tucker, il favorito alla successione di Mervyn King. Tucker era accusato di aver avuto rapporti eccessivamente confidenziali con Diamond e, anche per questo, il Cancelliere George Osborne gli ha preferito il canadese Mark Carney. Il Libor è dunque una tempesta che a giorni si abbatterà sul colosso svizzero Ubs.

    È attesa in tempi brevissimi la chiusura della transazione fra la banca elvetica e le autorità americane e britanniche, su un importo che si ipotizza molto superiore a quello pagato dalla Barclays. Resta poi da vedere il destino della Royal Bank of Scotland, che ha già riconosciuto il proprio ruolo ed è in piena fase di trattative per cercare di raggiungere un accordo sui due lati dell'Atlantico. Uno sviluppo che viene atteso probabilmente entro Natale.

    www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-12-12/scandalo-libor-primi-arresti-064119.shtml?uuid=Abb3gEBH&fr...
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    00 20/12/2012 02:59
    Investigatori dell'Fbi dietro il blitz

    NEW YORK - Tra i tre arrestati in Gran Bretagna per lo scandalo Libor. c'è un ex trader di Ubs ma anche di Citigroup. E l'operazione è avvenuta dopo che l'Fbi ha passato a Londra indispensabili informazioni. Cooperazione globale, insomma, per uno scandalo globale. La mossa delle autorità britanniche, che hanno fatto scattare la prima retata nell'inchiesta sulla manipolazione del grande indice dei tassi d'interesse, non sarà l'ultimo esito degli stretti rapporti tra le autorità delle due sponde dell'Atlantico. Presto Ubs dovrebbe diventare la seconda banca globale – dopo Barclays – a patteggiare sanzioni sul Libor. Fermi e incriminazioni restano in agenda anche da parte di Washington. Tensioni tra le Authority non mancano.

    Negli ultimi giorni gli americani hanno imposto multe per riciclaggio e violazione di sanzioni all'Iran per circa 2,6 miliardi contro due colossi britannici, Hsbc e Standard Chartered. Nella ben più grave vicenda del Libor, però, la Fsa britannica lavora oggi a fianco del Dipartimento della Giustizia statunitense, che ha al suo interno l'Fbi, nel perseguire reati penali. Mentre la Fsa britannica procede in parallelo ad Authority quali la Cftc, che supervisiona le piazze "future", contro ipotesi di truffa e violazioni di regole.

    Erano state le autorità americane, i cui primi sospetti sul Libor risalgono al 2008, a indicare fin dall'estate che gli arresti avrebbero potuto scattare entro fine anno. E hanno inviato richieste di consegna di informazione a oltre una dozzina di banche internazionali. Nella svolta sul Libor un ruolo centrale l'ha giocato Thomas Hayes, di stanza a Tokyo per Citi e licenziato per il possibile coinvolgimento in una rete di trader impegnati a truccare il Libor. Questi operatori, secondo la pista americana dell'inchiesta, sarebbero passati da più banche mantenendo in vita il network.

    Attraverso la manipolazione avrebbero gonfiato le loro performance, intascando guadagni. Un secondo ramo delle indagini ha preso di mira le carenze di controlli degli istituti e i loro tentativi di abbassare ad arte i tassi interbancari usati per elaborare l'indice, allo scopo di far apparire migliori le condizioni degli istituti in momenti di crisi.

    www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-12-12/investigatori-dietro-blitz-064128.shtml?uuid=AbY8gEBH&fr...
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    00 21/12/2012 20:53
    Derivati Milano, quattro banche condannate

    MILANO - Pollice verso per Deutsche Bank, Depfa, Ubs e Jp Morgan nel primo round della battaglia legale con la Procura di Milano sulla maxi-operazione in derivati da 1,68 miliardi di euro sottoscritta nel 2005 con Palazzo Marino. Ieri il giudice Oscar Magi ha condannato in primo grado per truffa aggravata i quattro istituti di credito alla confisca di 89,7 milioni di euro (16,6 milioni per Ubs, circa 24 milioni a testa per le altre tre banche), cioè il corrispettivo di quei profitti considerati «illeciti», prodotti dagli swap avviati nel giugno 2005 e sottoposti a una girandola di interventi successivi (5 ristrutturazioni agli Irs durante la giunta Albertini e altre due con la Moratti, che ha infine introdotto anche i Cds).

    Alla confisca si aggiunge una sanzione da un milione di euro ciascuna per la responsabilità amministrativa delle imprese (Dlgs 231/2001). Le motivazioni arriveranno entro 90 giorni, ma è chiaro che la sentenza ha accolto la tesi che gli swap fossero gravati da «costi occulti», ingiustificati e assenti nei contratti, grazie ai quali le banche hanno maturato entrate non dovute. Completano il quadro 9 condanne ai funzionari delle banche coinvolte, tra i 6 e gli 8 mesi di reclusione ciascuno con una mini-sanzione fra i 50 e i 90 euro: in questo gruppo, l'unico a uscire completamente assolto è Simone Rondelli (Jp Morgan), mentre incappano nelle sanzioni Tommaso Zibordi e Carlo Arosio (Deutsche Bank), Gaetano Bassolino, Matteo Stassano e Alessandro Foti (Ubs), Antonia Creanza, Fulvio Molvetti (JP Morgan), Marco Santarcangelo e William Marrone (Depfa).

    Per loro, il giudice ha deciso anche l'interdizione per un anno dai contratti con la Pubblica amministrazione. All'Adusbef, unica rimasta fra le parti civili dopo l'uscita di scena del Comune di Milano in seguito alla transazione da 750 milioni in 23 anni siglata a febbraio scorso, viene riconosciuto un risarcimento da 50mila euro. Tutte le pene, dalla reclusione alla confisca ai risarcimenti, sono ovviamente sospese fino a sentenza definitiva.

    Le ricadute

    Anche se su qualche aspetto inferiori a quelle indicate dal Procuratore aggiunto Alfredo Robledo (che per esempio aveva chiesto l'interdizione per gli istituti di credito, e non solo per i funzionari), le condanne colpiscono ad ampio raggio e segnano una vittoria netta per la Procura. Uscendo dall'aula, Robledo ha parlato di «sentenza storica, perché per la prima volta si riconosce dal punto di vista penale la responsabilità delle banche per la mancata trasparenza nei rapporti con la Pubblica amministrazione». La sentenza naturalmente parla di Milano, ma secondo il Procuratore mette in luce «un meccanismo strutturale» nei rapporti fra sindaci e banche sui contratti di finanza derivata: contratti viziati a giudizio di Robledo da «un'asimmetria informativa, aggravata dal fatto che praticamente nessun Comune è stato assistito da esperti indipendenti di matematica finanziaria».

    Inoltre il Procuratore ha sottolineato che negli ultimi anni «l'Italia è stata teatro di scorribande, a differenza di altri paesi, come l'Inghilterra, dove i derivati non possono essere sottoscritti dalla Pubblica amministrazione».

    Sara Monaci, 20 dicembre 2012
    www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-12-20/derivati-milano-quattro-banche-064142.shtml?uuid=...
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    00 16/01/2013 19:14
    Arrestato Timothy Cannon, ex direttore FEMA




    www.breitbart.com/Big-Government/2013/01/15/FBI-Busts-Corruption-at-FEMA-Guilty-Plea...

    www.loansafe.org/former-director-of-fema-pleads-guilty-to-conflict-of-interest-charge-involving-multi-million-dollar-...

    [Modificato da wheaton80 16/01/2013 19:28]
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    00 19/01/2013 00:16
    Deutsche Bank ha aiutato MPS a nascondere perdite

    NEW YORK (WSI) - Lo scandalo porta la doppia firma della banca senese MPS e del colosso tedesco Deutsche Bank e rivela i segreti della sporca finanza. A fare la rivelazione è il sito Bloomberg, attraverso una ricerca che ha avuto per oggetto più di 70 pagine di documenti.

    Progetto Santorini: questo il nome dell'accordo tra i due istituti finanziari, stilato durante l'apice della crisi finanziaria, prima dunque dei miliardi di euro che lo stato italiano ha erogato alla banca con i soldi dei contribuenti, per salvarla dal crack. Di fatto, secondo le indiscrezioni di Bloomberg, la banca numero uno in Germania avrebbe erogato a Monte dei Paschi di Siena un prestito del valore di 1,5 miliardi di euro circa, nel dicembre del 2008; l'accordo ha permesso a MPS di mitigare una perdita di 367 milioni derivante da un vecchio contratto sui derivati stipulato con Deutsche Bank. I termini dell'intesa hanno portato MPS a fare scommesse in perdita sul valore dei bond governativi, stando a quanto reso noto da sei specialisti sui derivati che hanno esaminato i documenti.

    Una portavoce della banca senese ha risposto con un "no comment" alla domanda relativa al prestito ricevuto da Deutsche Bank. Kathryn Hanes, portavoce della banca tedesca a Londra, ha invece scritto in una email che "la transazione è stata soggetta ai nostri rigorosi processi di approvazione interni e ha anche ricevuto l'approvazione del cliente oggetto di consulenza in modo indipendente". Monte dei Paschi non ha mai comunicato gli effetti della transazione avvenuta nel 2008 nei suoi bilanci annuali.

    17 gennaio 2013
    www.wallstreetitalia.com/article/1484076/lobby/deutsche-bank-ha-aiutato-mps-a-nascondere-perd...
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    wheaton80
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    00 28/01/2013 23:57
    Quando Mussari voleva volare
    di Camilla Conti e Luca Piana

    Il banchiere, i politici, i vertici dei ministeri. Le intercettazioni sulla privatizzazione dell'aeroporto di Siena mostrano la rete di potere del Monte dei Paschi. E nei verbali finisce anche l'attuale ministro Severino

    28 gennaio 2013

    Tutte le strade portano al Monte, persino le piste di un aeroporto mai nato. Evidenziano, come sottolineano gli investigatori, una rete di relazioni che arrivano ai piani più alti dei ministeri anche per vicende di rilevanza secondaria. L'esplosione del caso Monte dei Paschi è arrivata in giorni difficili per Giuseppe Mussari. L'ex presidente della banca è coinvolto in un'indagine della magistratura sulla privatizzazione dell'aeroporto di Ampugnano, un vecchio scalo militare alle porte della città che avrebbe dovuto essere ampliato. Un progetto sostenuto da chi aveva forti interessi economici nell'area, soprattutto immobiliari, ma contestato da un comitato di cittadini.

    Proprio da un esposto del comitato nel giugno 2008 è partita l'indagine, arrivata ora alla richiesta di rinvio a giudizio per 14 imputati, Mussari compreso. L'accusa è concorso morale in turbativa d'asta e falso in atto pubblico: in pratica la gara per scegliere il partner dell'aeroporto, individuato nel fondo Galaxy, sarebbe stata truccata. L'accordo con Galaxy, stando all'accusa, sarebbe stato siglato mesi prima del bando di privatizzazione, che sarebbe stato imbottito di condizioni troppo onerose proprio per tenere alla larga altri possibili concorrenti.

    La scorsa settimana l'udienza preliminare è stata rinviata dal giudice di Siena per un errore di traduzione dell'atto di convocazione di un imputato. Nei materiali d'indagini spiccano diverse telefonate fra personaggi eccellenti, da Mussari all'attuale ministro della Giustizia Paola Severino. I pm evidenziano, attraverso numerose intercettazioni, il ruolo dell'allora presidente del Monte nella vicenda con più ruoli: prima come presidente della Fondazione Mps, poi come consigliere della Cassa Depositi e Prestiti e infine come presidente della banca stessa. Mussari segue con attenzione la vicenda e, quando le perquisizioni effettuate dalla magistratura fanno emergere l'inchiesta, cerca di rassicurare gli altri protagonisti dell'operazione. Si preoccupa per gli altri, e per se stesso anche se non poteva/doveva sapere delle indagini sul suo conto, e nemmeno immaginare che era intercettato con persone a lui riconducibili.

    AIUTO, SIAMO INDAGATI
    La prima intercettazione che compare nell'informativa dei Carabinieri e della Guardia di Finanza riguarda una telefonata a Mussari fatta da Luisa Torchia, personaggio chiave della vicenda. La professoressa Torchia, consulente legale di Mps, della Fondazione Mps e dell'aeroporto, è infatti consigliere di amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti, un ente pubblico che partecipa a sua volta al fondo Galaxy. La Torchia ha sfiorato la poltrona di ministro della Giustizia nel governo Monti, una carica che - si racconta - le sarebbe stata negata all'ultimo minuto proprio a causa dell'indagine su Ampugnano. Il colloquio è stato registrato il 30 dicembre del 2009.

    Torchia: Perdonami se ti disturbo in questi giorni di festa, ma io ho appena ricevuto una convocazione come persona informata dei fatti da un maresciallo della Procura di Siena per la questione privatizzazione dell'aereoporto.
    Mussari: Sì, sì.
    Torchia: [...] te lo volevo dire, perché io non so a che punto è la situazione....
    Mussari: Ah, non ne ho, non ne ho la minima idea! credo che lì ci sia il solito esposto di questi del comitato....
    Torchia: Sì!
    Mussari: Su, su... ma li è stata fatta una gara, eh... punto e a capo, e la gara ha avuto il suo esito...
    Torchia: Sì, sì, no ma infatti questa, siccome mi dice come persona informata dei fatti sulla consulenza, quindi io gli andrò a dire esattamente quello che ho detto...
    Mussari: Che un bel giorno ti hanno chiamato e ti hanno detto: - se volete fare questa operazione dovete fare una gara...(ride)...
    Torchia: Appunto, poi più chiaro di così, quindi, e però appunto volevo che tu lo sapessi, perché insomma questi continuano evidentemente.

    «I due interlocutori», sottolineano gli investigatori, «appaiono abbastanza preoccupati della convocazione ma Mussari taglia corto sul fatto che la gara di privatizzazione è stata fatta, ma lo dice proprio con il tono di chi vuole dare forza ad una versione precostituita che poi è quella ufficiale dei fatti che dovrà essere evidentemente sostenuta da tutte le persone coinvolte ed in ogni sede».

    espresso.repubblica.it/dettaglio/quando-mussari-voleva-volare...
    [Modificato da wheaton80 28/01/2013 23:59]
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    00 01/02/2013 14:02
    Fallimento Safin Cinematografica, Vittorio Cecchi Gori condannato a 6 anni



    Il produttore cinematografico Vittorio Cecchi Gori è stato condannato a 6 anni di reclusione per il fallimento della Safin Cinematografica, un crac da 24 milioni di euro dichiarato dal tribunale civile il 20 febbraio 2008. La sentenza è stata emessa dalla prima sezione penale del tribunale della capitale che ha condannato altre cinque persone assolvendone una.

    Il collegio, con presidente Giuseppe Mezzofiore, ha dato 5 anni di reclusione per Luigi Barone, collaboratore di Cecchi Gori; Edoardo De Memme, liquidatore della società ha avuto 3 anni. Mentre 4 anni e 6 mesi sono stati dati a Giorgio Ghini, ex presidente del collegio sindacale della Safin. Tre anni e mezzo sono stati inflitti a Vittorio Micocci e Alessandro Mattioli, ex componenti del collegio sindacale della Safin. Ettore Parlato, invece, è stato l'unico assolto.

    Il tribunale ha anche stabilito la confisca del capitale sociale delle società Cecchi Gori, cinema e spettacolo e New Fair Film e confermato il sequestro delle quote delle aziende Adriano Entertainment' t e Vip 1997. I reati contestati, a seconda delle singole posizioni, sono: bancarotta per distrazione o dissipazione, omesso controllo sulla gestione della società. Il fallimento della Safin ammontava a 24 milioni di euro. Secondo gli inquirenti sarebbe stato spostato il patrimonio nelle casse di altre società.

    1 febbraio 2013
    www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-01/fallimento-safin-cinematografica-vittorio-115323.shtml?uuid=...
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    00 01/02/2013 22:01
    Derivati, inchiesta Trani estesa a UniCredit, Bnl, Credem

    BARI/MILANO (Reuters) - E' stata estesa anche a UniCredit, Bnl (del gruppo Bnp Paribas) e Credem l'inchiesta della procura di Trani aperta circa un anno fa su derivati "swap" sottoscritti da imprese pugliesi che vedeva già coinvolte Banca Mps e Banco di Napoli, gruppo Intesa Sanpaolo.

    Lo hanno riferito oggi fonti investigative e giudiziarie precisando che l'inchiesta al momento non c'entra con il fascicolo aperto recentemente dalla procura pugliese contro ignoti per omessa vigilanza da parte di Bankitalia e Consob sulle attività in derivati di Mps, anche se potrebbero essere unificate.

    Nell'ambito dell'indagine sui derivati che coinvolge i cinque istituti - con le ipotesi di reato di truffa e usura e con circa 60 indagati tra dirigenti e responsabili delle banche - oggi è stato sentito in procura a Trani un alto dirigente di Intesa SanPaolo, "convocato in qualità di persona a conoscenza dei fatti, in relazione all'indagine [...] sul tasso Euribor", come precisato dalla banca in una nota.

    In serata, la banca ha chiarito in una seconda nota che le indagini della procura di Trani "risalgono al 2010 e hanno riguardato le relazioni della controllata Banco di Napoli con alcune società clienti" aggiungendo che "le operazioni in questione hanno comunque rilevanza trascurabile e non significativa per il bilancio del gruppo".

    Un portavoce di UniCredit ha detto che "al momento su Trani non siamo a conoscenza di indagini in corso". Non è stato invece possibile avere un commento dagli altri istituti coinvolti.

    Nella stessa inchiesta - in cui stanno facendo luce anche sull'ipotesi di manipolazione del tasso Euribor da parte di trader stranieri, al momento senza indagati - i pm di Trani stanno effettuando accertamenti per verificare l'operato di alcuni ispettori della Banca d'Italia che non avrebbero "sanzionato le condotte" di Mps e Banco di Napoli.

    Le fonti oggi hanno parlato di "accertamenti per verificare l'operato di alcuni ispettori della Banca d'Italia che nel corso dell'attività di controllo avrebbero omesso di sanzionare le condotte (di Mps e Banco di Napoli) in danno della clientela".

    Nell'indagine - in cui sono stati effettuati complessivamente sequestri preventivi di contratti swap del valore di oltre 220 milioni di euro - la Guardia di finanza ha sequestrato ieri oltre 358.000 euro nella filiale di Mps di Corato in provincia di Barletta-Andria-Trani.

    Secondo quanto riferito, l'inchiesta - di cui sono titolari i pm Antonio Savasta e Michele Ruggiero - era partita dalla denuncia di un imprenditore di Corato che si era visto addebitare complessivamente 415.000 euro, pari alle perdite subite dopo aver sottoscritto un derivato "swap" del valore di 4,5 milioni di euro proposto dalla banca per la copertura di un finanziamento chiesto dallo stesso imprenditore.

    it.notizie.yahoo.com/derivati-procura-trani-indaga-mps-bnl-credem-intesa-141958138--sec...
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    00 01/02/2013 22:03
    Abu Omar, condannato a sette anni in appello ex-capo Cia in Italia

    MILANO (Reuters) - La corte di Appello di Milano ha condannato a sette anni di reclusione l'ex capo della Cia in Italia, Jeff Castelli, a conclusione dell' appello "stralcio" nel procedimento per il sequestro di Abu Omar.

    Castelli in primo grado era stato prosciolto sulla base della immunità diplomatica insieme ad altri due agenti, che oggi hanno ricevuto una condanna a sei anni.

    Nel settembre scorso, la Cassazione ha condannato altri 23 uomini della Cia coinvolti nel rapimento, mentre ha chiesto un nuovo processo - attualmente in corso - per gli ex-vertici del Sismi Niccolò Pollari e Marco Mancini.

    La vicenda riguarda il rapimento di Abu Omar nell'ambito di una cosiddetta operazione di "rendition", il suo trasferimento in Egitto, dove il religioso ha raccontato di essere stato torturato nel corso degli interrogatori e di essere stato detenuto per anni senza che gli venissero formalizzate accuse. All'epoca del rapimento, l'imam era imputato a Milano per terrorismo internazionale.

    it.notizie.yahoo.com/abu-omar-condannato-sette-anni-appello-ex-capo-173811...
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    00 02/02/2013 15:03
    I Greci Indipendenti denunciano la Troika alla Corte Penale Internazionale



    25 gennaio 2013 (MoviSol) - Il 16 gennaio un parlamentare del partito dei Greci Indipendenti ha presentato una denuncia alla Corte Penale Internazionale (ICC) contro Paul Thomsen del FMI, Mathias Morse dell'UE e Klaus Mazuch della BCE.

    Nella denuncia si accusano gli imputati di aver provocato 3.500 suicidi, la perdita di oltre 1,5 milioni di posti di lavoro, la chiusura di migliaia di imprese ed esercizi commerciali, la distruzione del benessere delle famiglie e di aver gettato il paese in una grave recessione con le misure imposte alla Grecia. Queste misure violerebbero l'articolo 2 dello statuto dell'ICC sulla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, come pure la Carta dei Diritti Fondamentali dell'UE, compresa la dichiarazione che "tutti hanno il diritto alla vita", oltre che la costituzione greca e la Convenzione Europea sui Diritti Umani.

    Similmente Yannis Panagopoulos, presidente della Confederazione Generale del Lavoro Greca (GSEE) ha annunciato che la sua organizzazione farà ricorso contro la Troika alla Corte Europea sui Diritti Umani.

    Nella stessa settimana le associazioni mediche di Portogallo, Grecia, Spagna e Irlanda hanno pubblicato una "Lettera aperta ai leader politici e alle autorità sanitarie d'Europa" in cui si deprecano gli effetti disastrosi delle politiche di austerità della Troika sulla salute e le vite dei popoli delle loro nazioni.

    La dichiarazione accusa l'UE, la BCE, l'FMI e i governi nazionali di aver mancato di prendere in considerazione gli effetti delle loro misure anti-sociali sui sistemi sanitari nazionali, e chiede una rapida inversione di rotta.

    www.movisol.org/13news013.htm
    [Modificato da wheaton80 02/02/2013 15:07]
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    00 08/02/2013 00:34
    Saipem, indagato Scaroni per corruzione in Algeria

    Esplode l'inchiesta milanese per corruzione internazionale in Algeria che vede coinvolta Saipem, gia' nell'occhio del ciclone nei giorni scorsi per l'allarme sugli utili e per un presunto insider trading. E stavolta va a toccare anche l'Eni e 'travolge' l'ad del colosso del cane a sei zampe, Paolo Scaroni, indagato, insieme ad altri sette dirigenti ed ex dirigenti del gruppo, e destinatario di un decreto di perquisizione nei suoi uffici e anche nella sua casa milanese, con la Gdf arrivata a setacciare anche le sue e-mail. "Siamo totalmente estranei", ha spiegato all'Ansa Scaroni. Il gruppo poi in una nota ha dichiarato la totale estraneita' "alle vicende oggetto di indagine", precisando che "continuera' a fornire la massima cooperazione alla magistratura".

    I pm Fabio De Pasquale, Sergio Spadaro e Giordano Baggio, nell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e condotta dal nucleo di polizia tributaria della Gdf milanese, sono convinti di aver individuato, come emerge dal decreto, una maxi-tangente da "197.934.798" euro pagata dal gruppo Eni "a faccendieri, esponenti del governo algerino e di Sonatrach", l'ente dello stato africano che in cambio avrebbe assegnato appalti su gas e idrocarburi per "11 miliardi di dollari". Gli inquirenti sottolineano la "ingente dimensione economica della vicenda corruttiva".

    La responsabilita' di Scaroni (indagato per "corruzione di pubblici ufficiali stranieri", mentre Eni e Saipem rispondono per la legge 231 del 2001), secondo quanto si legge nel decreto, starebbe in un incontro da lui avuto con un intermediario, il presunto 'collettore' delle mazzette. Scaroni, stando sempre all'atto dei pm, avrebbe incontrato "presso un albergo di Parigi" Farid Bedjaoui, algerino di nazionalita' francese, "nipote dell'ex ministro degli Esteri" algerino.

    Con loro sarebbe stato presente anche il "Ministro Khelil (titolare del dicastero algerino dell'Energia, ndr)" e il "responsabile Eni per il Nordafrica Antonio Vella", anche lui indagato, come Pietro Varone, direttore dell'area 'engineering' di Saipem, Alessandro Bernini (perquisiti uffici e casa), ex direttore finanziario della societa', e Pietro Tali, ex ad. Gli ultimi due hanno rassegnato le dimissioni dopo aver ricevuto avvisi di garanzia nelle scorse settimane.

    L'incontro di Parigi, secondo i pm, "era finalizzato ad ottenere un'ulteriore commessa (Cafc) per aumentare la reddittivita' del giacimento di Menzel Ledjemet Est (Mle)". Due, infatti, i progetti in Algeria sotto la lente degli investigatori: Mle appunto, costituito da una "jointventure" tra Sonatrach e Fcp, societa' "posseduta al 99,9% da Eni Spa", e Medgaz della jointventure Medgaz Sa "formata da Sonatrach e altre societa' petrolifere".

    Otto in tutto le "commesse" assegnate per i due progetti a Saipem, tra il 2007 e il 2009, e attorno alle quali sarebbero circolate, dalla "fine del 2006 fino al 2 marzo 2010", mazzette per quasi 200 milioni di euro passate attraverso una societa' di Hong Kong, la Pearl Partners Ltd, riconducibile all'intermediario algerino. Soldi che, sempre stando al decreto, avrebbero viaggiato su conti a Zurigo, negli Emirati Arabi e a Dubai. Dal decreto di perquisizione emerge, inoltre, che i rapporti con la societa', presunta 'collettrice' delle tangenti, sarebbero stati tenuti da Varone e Bernini.

    "Nel corso del 2007 - ha spiegato una fonte ai magistrati - ho saputo da Varone che si sarebbe incontrato a Parigi con Khelil", il ministro alegrino. La fonte parla di "non meno di cinque" incontri. Tra l'altro, l'intermediario Bedjaoui avrebbe effettuato "versamenti" a favore "di un'azienda agricola" dello stesso Varone. Gli inquirenti, infine, sarebbero alla ricerca di altre presunte tangenti: nel decreto si parla, infatti, anche di "ulteriori versamenti corruttivi" che sarebbero stati corrisposti da "subcontrattisti di Saipem" e "decisi nel corso di riunioni presso un albergo di Milano".

    Intanto Saipem ha annunciato 3,2 miliardi di nuovi contratti. Il titolo, che cerca di riprendersi dal crollo seguito al profit warning della scorsa settimana, e' balzato del 5,5%. L'ad Umberto Vergine ha detto che "ad oggi" non c'e' la necessita' di disporre appostamenti in bilancio in vista di possibili sanzioni per lo scandalo algerino e di "non essere a conoscenza" di indagini da parte delle autorita' americane. In passato l'Eni aveva chiuso un'inchiesta per presunte tangenti pagate in Nigeria da parte di Snamprogetti pagando oltre 350 milioni di euro alla Sec, la Consob americana, e al Dipartimento di Giustizia.

    07-02-2013
    www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=174706
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    Crisi finanziaria, Jp Morgan conosceva i rischi dei derivati sui mutui subprime

    La banca d'affari e le sue controllate avrebbero più volte occultato i dati delle loro analisi interne. Secondo le stime del procuratore generale di New York Eric Schneiderman, le perdite subite dal sistema finanziario su questo genere di titoli tra il 2005 e il 2007 ammonterebbero a 22,5 miliardi

    di Matteo Cavallito | 7 febbraio 2013

    Pur consapevole dei rischi legati al forte tasso di insolvenza dei mutui, la banca d’affari Usa JP Morgan e le sue controllate Washington Mutual e Bear Stearns (acquisite nel 2008 a crisi già in corso) avrebbero più volte occultato i dati delle loro analisi interne. Con l’obiettivo di mascherare le perdite sul fronte immobiliare, le banche avrebbero quindi costituito complessi prodotti finanziari derivati per impacchettare i crediti insolventi e cederli sul mercato. Lo riferisce il New York Times citando i contenuti delle mail depositate in tribunale a seguito della denuncia presentata lo scorso anno dalla banca franco-belga Dexia. Il controvalore dei prodotti tossici acquistati da quest’ultima si aggirerebbe sugli 1,6 miliardi di dollari.

    La vicenda riaccende il dibattito sui danni prodotti al sistema finanziario Usa dalle cosiddette mortgage-backed securities, prodotti finanziari strutturati sui quali, di fatto, venivano scaricati i rischi dei mutui subprime, i prestiti immobiliari a maggiore rischio insolvenza. Le pratiche di securitization, ovvero di collateralizzazione, delle banche si basavano proprio sulla creazione di prodotti finanziari destinati al mercato costruiti sulla garanzia offerta da un vasto insieme di crediti a rischio variabile. In pratica, una serie di “insaccati finanziari” in cui venivano occultati i prestiti più rischiosi e tossici del mercato immobiliare per un giro d’affari complessivo da 200 miliardi di dollari. Sono state proprio le massicce perdite accusate su questi titoli ad innescare la crisi finanziaria negli Usa e il successivo contagio al sistema globale.

    I rischi, come detto, erano noti però da tempo. Nel settembre 2006, riferisce il quotidiano newyorchese, un’analisi campionaria condotta internamente da JP Morgan evidenziò problemi su quasi la metà dei prestiti immobiliari indagati. Ma i risultati di questo studio, al pari dei dati emersi da un altro report risalente allo stesso periodo, sarebbero stati successivamente mascherati agli occhi degli investitori. Alcuni impiegati di JP Morgan, Bear Stearns e Washington Mutual, a cominciare dagli ingegneri finanziari responsabili della costruzione dei derivati garantiti dai mutui, ricorda ancora il NY Times, avevano infatti potere di veto sulle analisi interne della banca.

    Quella di Dexia, che sul fronte dei mutui ha perso qualcosa come 774 milioni di dollari, non è l’unica vicenda ad aver interessato gli avvocati di JP Morgan. Nel marzo scorso, la società Assured Guaranty Corp aveva denunciato la Bear Stearns e la EMC Mortgage (anch’essa controllata da JP), con l’accusa di aver fornito informazioni poco trasparenti sulle mortgage-backed securities acquistate nel settembre 2005. Nell’ambito dell’operazione, Assured Guaranty aveva patito fino a quel momento perdite per più di 75 milioni. Secondo le stime del procuratore generale di New York Eric Schneiderman, le perdite subite dal sistema finanziario su questo genere di titoli tra il 2005 e il 2007 ammonterebbero a 22,5 miliardi.

    www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/07/usa-new-york-times-jp-morgan-sapeva-da-tempo-dei-rischi-sui-mutui...
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    Abu Omar: condannati i vertici del Sismi
    Dieci anni a Pollari, nove a Mancini

    La Corte d'Appello di Milano ha condannato a dieci anni l'ex numero uno del Sismi Nicolò Pollari, a nove l'ex numero due Marco Mancini e a sei anni altri tre agenti (Raffaele Di Troia, Luciano Gregorio e Giuseppe Ciorra) nel processo d'appello bis per il sequestro di Abu Omar, l'ex imam radicale della moschea di viale Jenner, sequestrato illegalmente a Milano dalla Cia il 17 febbraio 2003 con la complicità dei servizi segreti italiani.

    12 febbraio 2013
    video.corriere.it/abu-omar-condannati-vertici-sismi/1be86d6c-752d-11e2-b332-8f62...
    [Modificato da wheaton80 12/02/2013 18:36]
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