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La protesta dell’Egitto è diretta contro gli Stati Uniti

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    wheaton80
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    00 21/12/2017 01:34
    Al via Zohr, il giacimento dell'ENI che cambia la mappa del gas

    È stato inaugurato il 20 dicembre dalle autorità egiziane Zohr, il giacimento di gas più grande mai scoperto nel Mediterraneo. Scoperto dall'ENI appena due anni fa, è stato messo nelle condizioni di produrre in tempi record. Della concessione di sfruttamento l'ENI ha il 60%, dopo aver ceduto il 30 alla russa Rosneft e il 10 alla BP.

    Di cosa si tratta

    Piazzato a una distanza di un centinaio di chilometri dalle coste egiziane, esteso per 100 chilometri quadrati e profondo quanto il massiccio altoatesino del Sella, il giacimento dovrebbe contenere 850 miliardi di metri cubi di gas. Una quantità di metano che per l'80-90% andrà agli egiziani e che, a regime, consentirà al Paese africano di conquistare l'autonomia energetica il prossimo anno e di diventare un "hub" regionale. Come ha dichiarato il Ministro del Petrolio, Tarek al-Molla, "la posizione che vorremmo raggiungere è quella di hub energetico regionale, non solo per il gas, ma anche per il greggio e per i prodotti petroliferi. L’Egitto gode di una collocazione geografica privilegiata, tra il Mediterraneo e il Mar Rosso. Abbiamo gli oleodotti, grazie ai quali riceviamo già tutto il greggio arabo proveniente dai Paesi del Golfo, e il canale di Suez. Attraverso questi asset potremo raggiungere quell’interazione globale che un hub deve offrire".

    Perché è importante
    Oltre a dare un colpo di acceleratore all’economia, l'Egitto potrà anche aumentare il suo peso geopolitico nell'area. Per quanto riguarda l'Italia, il giacimento dovrebbe consentire un riavvicinamento tra Roma e Il Cairo, i cui rapporti si sono gravemente incrinati per il caso di Giulio Regeni (il giovane ricercatore italiano assassinato in Egitto). L’ENI, dal canto suo, può mettere a bilancio riserve ufficiali per circa 300 milioni di barili di petrolio equivalenti ma soprattutto può riportare il Mediterraneo al centro dello scenario energetico internazionale: altre scoperte delle dimensioni di Zohr non sono da escludere.

    Guido Fontanelli
    19 dicembre 2017
    www.panorama.it/economia/aziende/al-via-zohr-il-giacimento-dalleni-che-cambia-la-mappa-...
    [Modificato da wheaton80 21/12/2017 01:34]
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    wheaton80
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    00 13/01/2018 20:10
    Omicidio Regeni, interrogata e perquisita la docente di Cambdrige Maha Abdel Rahman

    Svolta nell’indagine sul sequestro, sulle torture e sull’omicidio di Giulio Regeni. La Procura della Repubblica di Roma ha eseguito la perquisizione dell’ufficio e dell’abitazione della professoressa dell’Università di Cambridge Maha Abdel Rahman, tutor del ricercatore. Il sostituto procuratore capitolino Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo, ha acquisito PC, pendrive, hard disk e cellulare. La perquisizione è stata effettuata dopo l’audizione della docente svolta dal PM Colaiocco affiancato dagli uomini del ROS e dello SCO e in collaborazione con le autorità del Regno Unito.

    La nota della Procura di Roma
    “I supporti informatici e i documenti acquisiti”, spiega una nota diffusa dalla Procura di Roma, “saranno utili a fare definitiva chiarezza, in modo univoco ed oggettivo, sul ruolo della professoressa nei fatti di indagine”. La docente, si apprende, resta persona informata sui fatti. La Abdel Rahman è una ‘dissidente’ al governo di al-Sisi. Stando ai suoi metodi didattici, invia in Egitto giovani ricercatori con lo scopo di compiere studi sui sindacati indipendenti, organismi contrastati dalle autorità governative cairote. Questi erano gli stessi studi che stava svolgendo Giulio, quando è stato rapito il 25 gennaio 2016 per poi essere ritrovato cadavere il successivo 3 febbraio sull’autostrada che collega Alessandria col Cairo.

    Il contatto di Giulio con la docente

    Stando ai documenti giudiziari, Regeni entra in contatto con la docente di Cambridge Abdel Rahman nell’ottobre del 2011, dopo essersi iscritto a un master in Development Studies. I pregressi studi del giovane ricercatore di Udine (un corso di laurea in Arabo e Scienze Politiche all’Università di Leeds) lo portano nel 2013 a lavorare per la società di analisi Oxford Analytica. “Era stato assunto per effettuare un lavoro redazionale”, hanno spiegato i genitori di Giulio ai PM, “di raccolta delle informazioni sulla situazione politica dei Paesi del Nord Africa e pubblicare ogni giorno alle 13 un report che veniva diffuso agli abbonati». Hanno aggiunto che Giulio ha lavorato anche “a Vienna, in qualità di stagista presso l’UNIDO, dove come assistente alla ricerca si occupava dell’area araba ed il suo lavoro era coordinato dalla signora Morsi, parente dell’ex Presidente egiziano». Nel 2014, poi, inizia il dottorato con Cambridge e, con il coordinamento di Abdel Rahman, inizia lo studio sui sindacati indipendenti egiziani.

    La studentessa espulsa dal governo egiziano
    Tra le audizioni che i magistrati di Roma intendono svolgere c’è anche quella di una studentessa che era stata inviata in Egitto per svolgere studi molto simili a quelli che erano stati delegati a Regeni. Il particolare è contenuto nella rogatoria internazionale inviata dai magistrati capitolini. Nel documento si legge che “dalle indagini di questo ufficio emerge la determinazione della professoressa Abdel Rahman nel richiedere ai propri studenti interviste sul campo al Cairo per raccogliere materiale di analisi sui sindacati autonomi”. In particolare, si legge ancora, “emergono le figure di alcuni studenti dell'Università di Cambridge inviati in Egitto per questo tipo di ricerca e allontanati dalle autorità egiziane. In particolare lo stesso Giulio Regeni raccontava agli amici di una sua collega di Cambridge che, mandata in Egitto l’anno precedente per svolgere la sua stessa ricerca, era stata espulsa dal Paese e aveva dovuto ricorrere alle cure di uno psicologo per i traumi riportati nell'esperienza egiziana».

    Le domande sollecitate sui rapporti tra sindacato e polizia
    Stando ai documenti dei magistrati, sarebbe stata la stessa docente a confezionare le domande che poi Giulio Regeni avrebbe dovuto porgere ai venditori ambulanti egiziani, quasi tutti legati ai sindacati indipendenti. A colpire sono soprattutto i quesiti relativi ai rapporti che i venditori ambulanti hanno con le autorità egiziane:“La polizia ti dà problemi?”, “Cosa fai quando arriva la polizia?”, “Il Governo tenta di ostacolare la vostra attività? Se sì, come?”, “Come trattano le autorità statali il vostro sindacato?”.

    Ivan Cimmarusti
    10 gennaio 2018
    mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2018-01-10/omicidio-regeni-interrogata-eperquisitadocentecambdrigemahaabdelrhaman173303?fn=swipefeed&id=N_PRPAMAIN%2FAEFx...
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    wheaton80
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    00 13/01/2018 20:15
    Regeni, la sua docente arringava la folla contro al-Sisi

    Il 4 novembre 2015, due giorni prima dell’arrivo di Abd al-Fattāḥ al-Sisi a Londra, Anne Alexander prende la parola sul palco di una manifestazione che vuole boicottare la visita del Presidente egiziano. La referente accademica di Giulio Regeni attacca senza mezzi termini il Capo di Stato bollandolo come “assassino”. In piazza i manifestanti esultano e sventolano le bandiere gialle con la mano nera dei Fratelli Musulmani. Il comizio della docente di Cambridge viene ripreso da un telefonino e postato su YouTube:

    video.panorama.it/news-video/anne-alexander-contro-al-sisi-difende-giulio...

    Nella veste di attivista, la professoressa spiega che “abbiamo fatto campagna per i prigionieri politici in Egitto, per i diritti dei sindacati e contro gli attacchi alla libertà degli accademici e continueremo a farlo fino a quando al-Sisi se ne andrà a casa”. Regeni è al Cairo da due mesi a portare avanti la sua ricerca proprio sui sindacati, che si oppongono al governo egiziano con i contatti forniti da Alexander.

    Ecco la traduzione delle parole comprensibili del video (ha collaborato Giovanni Giacalone)
    Le prime battute non si capiscono, poi dice:“In solidarietà con le persone in Egitto, per difendere i xxx diritti e per la libertà. Penso che abbiamo mandato un messaggio chiaro stasera ma dobbiamo dirlo con voce più alta e con più urgenza xxxxxx. Sisi non può andare in giro per il mondo facendo finta di essere un uomo di Stato. Lui non è un uomo di Stato, è un assassino”. PAUSA E GRIDA Non è solo un assassino, dovrebbe stare in xxxx. Lui dovrebbe essere una di quelle persone a cui pensi quando pensi a un dittatore pazzo… XXX (priming himself?) dietro i suoi occhiali da sole. Ha distrutto le speranze e i sogni di milioni di persone. Per questo la protesta (questa protesta) è importante ed è per questo che ciò che accade stanotte è solo l’inizio. In Egitto XXX solidarietà nel 2014 nel terzo anniversario del rovesciamento di Mubarak noi abbiamo fatto campagna per supportare i prigionieri politici in Egitto, abbiamo fatto campagna per i diritti dei sindacati, contro gli attacchi nei confronti della libertà degli accademici, e continueremo a farlo fino a quando al-Sisi se ne andrà a casa. …Ci auguriamo che tutti qui si uniranno a noi nel costruire una campagna più grande e più forte nei mesi ed anni prossimi, perché questo sarà un processo lungo.

    Dobbiamo mobilitare gente in tutto il mondo, non solo in Gran Bretagna, ovunque al-Sisi andrà, per mobilitarsi e protestare contro di lui. L’ultima cosa che voglio dire stasera: dopo le migliaia di persone che sono state uccise, dopo le decine di migliaia di persone che sono state arrestate, pensate che al-Sisi si senta sicuro dietro le alte mura della sua dimora repubblicana? No, e non dovrebbe esserlo, perché queste alte mura della sua dimora repubblicana sono costruite sulla sabbia, su vite, paure e codardia (almeno, così mi sembra di capire). Quando vedo il coraggio di persone in carcere, di persone che sono state rilasciate dalle carceri, persone come Esra Tawil (?), la studentessa che pochi giorni fa era in tribunale a pregare il giudice di concederle accesso a trattamento medico; o quando penso a Mohamed Sultan che è stato in sciopero della fame per centinaia di giorni (il figlio di Salah Sultan, alto membro dei Fratelli) XXXX (non si capiscono gli altri due nomi), allora posso vedere coraggio e resilienza, lo stesso coraggio e resilienza che hanno fatto cadere il regime di Mubarak. È il loro coraggio (rifà tutti i nomi) e delle centinaia che sono in carcere. Loro sono il futuro dell’Egitto, non al-Sisi”.

    25 febbraio 2016
    www.panorama.it/news/esteri/omicidio-regeni-tutor-contro-...
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    00 15/03/2018 15:46
    ENI consolida record produzione gas nell'offshore dell'Egitto

    ENI consolida la produzione record dal campo a gas di Nooros, nell'offshore dell'Egitto, che ha raggiunto 32 milioni di metri cubi di gas al giorno, corrispondenti a circa 215.000 barili di olio equivalente al giorno (boed). Questa produzione rappresenta il livello più alto mai raggiunto da un giacimento di ENI in Egitto negli ultimi 50 anni. Questo importante risultato, sottolinea la società, è stato raggiunto a seguito dell'avvio del pozzo NW-7, il tredicesimo perforato in questo giacimento. Il livello di produzione è destinato ad essere ulteriormente migliorato a giugno 2018, quando entrerà in produzione anche il quattordicesimo pozzo, attualmente in perforazione, con il quale si raggiungeranno 34 milioni di metri cubi di gas al giorno, corrispondenti a circa 230.000 boed. Nooros, scoperto nel luglio del 2015 nell'offshore del Delta del Nilo e messo in produzione in tempi record nell'agosto dello stesso anno, dunque in sole 4 settimane, è ad oggi il maggior campo produttivo a gas nel portfolio egiziano di ENI ed un caso di successo del modello integrato della società. La sua scoperta è infatti un brillante esempio della strategia esplorativa near field di ENI, finalizzata alla valorizzazione di riserve localizzate in prossimità di infrastrutture esistenti. Inoltre, grazie al contesto maturo e alla natura convenzionale del progetto, il suo sviluppo rappresenta un caso unico nell'industria oil & gas, superando ogni aspettativa in termini di tempi e risultati.

    15 marzo 2018
    it.yahoo.com/finance/notizie/eni-consolida-record-produzione-gas-nelloffshore-dellegitto-091923...
    [Modificato da wheaton80 15/03/2018 15:47]
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    00 03/07/2018 03:24
    Gas e geopolitica: ENI scopre in Egitto il più grande giacimento del Mediterraneo

    850 miliardi di metri cubi di gas naturale. A tanto ammontava la scoperta del giacimento Zohr al largo dell’Egitto, che nel 2015 fu pietra miliare nella storia della ricerca di idrocarburi nel mar Mediterraneo. A tre anni di distanza è sempre l’ENI a dettare il passo: stando a quanto riportano media locali, la società italiana avrebbe individuato nel bacino denominato Noor un secondo giacimento che, stando alle prime prospezioni, sarebbe tre volte più grande del primo, il cui record verrebbe così polverizzato. Se le stime fossero confermate (l’estrazione dovrebbe cominciare entro qualche mese) si tratterebbe di una svolta dal punto di vista sia operativo che geopolitico. Operativo perché ENI punta sul modello duale di esplorazione (“dual exploration model”), investendo ingenti risorse sulla ricerca di idrocarburi per poi cedere quote (mantenendo comunque la maggioranza relativa) dei giacimenti individuati. E’ successo ad esempio in Mozambico, dove il Cane a sei zampe ha monetizzato anticipatamente la maxi scoperta di un giacimento sempre di gas naturale cedendo il 40% dello stesso. Identico discorso per quanto riguarda Zohr in Egitto e, presumibilmente, analoga scelta sarà adottata per Noor. Una strategia che ha consentito ad ENI di incassare, dal 2013 ad oggi, qualcosa come 10,3 miliardi di dollari. Il secondo fronte è quello geopolitico. L’area orientale del Mediterraneo si sta rivelando promettente dal punto di vista della ricerca di idrocarburi, tanto da sollevare non poche tensioni internazionali.

    Israele, Turchia ed Egitto sono i principali, nel bene e nel male, p0rotagonisti di questa stagione. E’ di pochi mesi fa, ad esempio, la querelle che vide una nave ENI allontanata dalle coste di Cipro a seguito dell’intervento della marina di Ankara, che nel colpevole silenzio del nostro governo minacciò i tecnici chiamati ad operare sulla base di un accordo siglato con le autorità del sud dell’isola. Tornando all’ombra delle piramidi, il pensiero non può poi che correre alla vicenda di Giulio Regeni, i cui contorni restano ancora tutti da chiarire non potendo escludere alcuna pista. Compresa quella di un coinvolgimento di soggetti stranieri (alias britannici), in qualche modo gelosi dei rapporti privilegiati ENI-Egitto, che nei concitati mesi a seguito del ritrovamento del cadavere del giovane ricercatore sembravano aver toccato il minimo storico. Grazie ad un certosino lavoro “diplomatico”, fatto spesso all’ombra dei canali ufficiali, la società fondata da Enrico Mattei ha tuttavia proseguito a testa bassa nelle sue attività. Fino ad arrivare a questa scoperta (Il Cairo potrebbe da oggi diventare uno dei grandi esportatori di gas), capace potenzialmente di ridisegnare il risiko mondiale degli idrocarburi. Con l’Italia a fare, nonostante tutto, da protagonista.

    Filippo Burla
    30 giugno 2018
    www.ilprimatonazionale.it/economia/gas-geopoliticaeniscopreegittopiugrandegiacimentomediterrane...
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    wheaton80
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    00 16/03/2019 11:14
    Suez cresce a ritmi record, nel 2018 oltre 18.000 navi

    La crescita delle merci in transito nel Canale di Suez continua su valori importanti. Nel 2018 è stato segnato il doppio record, in termini di numero di navi (oltre 18mila, +3,6%) e di cargo trasportato (983,4 milioni di tonnellate, +8,2%). Questi alcuni dei dati diffusi da SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) del Gruppo Intesa San Paolo nel corso di un convegno a Napoli. Nel rapporto si sottolinea come, grazie all’allargamento, nel 2018 la dimensione media delle navi che hanno attraversato il canale è cresciuta del 12% rispetto al 2014, anno precedente l’espansione, evidenziando che la nuova infrastruttura sta assecondando le esigenze del gigantismo, fenomeno che riguarda tutte le tipologie di naviglio. Le portacontainer sono le navi più numerose tra quelle che hanno effettuato transiti completi attraverso il Canale di Suez (5.706, +2,5%). Il traffico merci ammonta a oltre 983 milioni di tonnellate, con un incremento dell’8,2% rispetto al 2017, quando era stato segnato il precedente picco storico di carichi imbarcati sulle navi transitate nel canale egiziano. Il nuovo record è stato stabilito grazie alle merci sulle navi che hanno attraversato il canale sia da nord verso sud, che sono ammontate a 524,6 milioni di tonnellate (+9,8%), sia da sud a nord, che si sono attestate a 458,8 milioni di tonnellate (+6,6%), nuovi record che hanno superato entrambi i precedenti registrati nel 2017.

    I container e il petrolio costituiscono il 74% delle merci in transito del totale: i contenitori da soli contano la metà di tutte le merci, ma il Canale di Suez è anche la terza rotta al mondo per il trasporto di petrolio e gas naturale che partono dal Golfo verso l’Europa e il Nord America. Queste due rotte rappresentano circa il 9% del commercio mondiale di petrolio via mare. L’andamento dei traffici mostra, inoltre, che il raddoppio del canale sta gradualmente cambiando gli assetti mondiali del trasporto marittimo soprattutto lungo la rotta Est-Ovest; negli ultimi 11 anni il traffico dal Sud Est Asiatico verso il Med è aumentato del 37%, dato che va letto insieme alla crescita del traffico da e verso il Golfo (+77%), dove molto interscambio commerciale ha come destinazione finale la Cina. La presenza della Cina, sottolinea lo studio, tra le principali aree di origine e destinazione di cargo in transito nel Mediterraneo, spiega la valenza strategica del Canale di Suez in ottica della Belt & Road Initiative (BRI). Sono 113 i Paesi in qualche modo coinvolti da questo progetto, quasi 50 in più rispetto a quelli che originariamente ne facevano parte. A partire da settembre 2017 la Cina aveva già firmato accordi di cooperazione con 74 Paesi. Lo studio prevede che l’ammontare delle risorse finanziarie destinate al progetto raggiungerà 8.000 miliardi di dollari per l’intero periodo dell’investimento: i Paesi del Nord Africa rappresentano l’area cardine nel quadro della BRI. Su di essi la Cina punta come area di produzione per i mercati europei, come porta logistica per l’Europa e l’Africa sub-sahariana e come polo energetico per il petrolio, il gas e le energie rinnovabili, evidenzia lo studio.

    27 Febbraio 2019
    www.stradeeautostrade.it/notizie/2019/suez-cresce-a-ritmi-record-in-2018-oltre-18-0...
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    wheaton80
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    00 18/04/2019 10:54
    Al Sisi sfila l'Egitto dalla NATO araba

    Il Parlamento egiziano decide di prolungare il mandato del Presidente fino al 2030. Di fatto un mandato a vita per al Sisi. Il Cairo ha così il suo nuovo faraone, al quale ha affidato il destino del Paese. Uno sviluppo che segue la decisione improvvisa e imprevista di al Sisi di abbandonare la cosiddetta NATO araba, da tempo inseguita dall’amministrazione USA per creare un fronte unitario anti-iraniano. La MESA (Middle East Strategic Alliance) dovrebbe essere guidata dall’Arabia Saudita, in stretto contatto con gli Emirati Arabi Uniti, e prevede la partecipazione di un ampio fronte di Paesi sunniti (eccetto il Qatar, legato alla Turchia), anche se finora non ha raccolto la partecipazione entusiastica sperata. La defezione dell’Egitto è un colpo ferale per la MESA, data la sua influenza regionale e la forza del suo apparato militare. Al Sisi si sfila, prendendo le distanze da Washington, anche se con la prudenza del caso. Sembra seguire, in forme più attenuate, l’esempio turco, dove Erdogan si è ritagliato un ruolo da sultano e, insieme, una nuova libertà di manovra nello scacchiere geopolitico globale a scapito del rapporto con Washington. Classico esempio di una convergenza tra opposti, dato che I due capi di Stato non potrebbero essere più distanti, stante che al Sisi considera suoi nemici irriducibili i Fratelli Musulmani, che invece sostengono Erdogan. Divergenze peraltro evidenti in Libia, con Erdogan schierato, insieme al Qatar, con al Serraj e al Sisi con Haftar. Ma è alquanto evidente che al Sisi non intende legarsi mani e piedi a Washington attraverso la MESA, alleanza che, come la NATO, rischia di essere irrevocabile. L’adesione lo priverebbe dell’attuale libertà di manovra, che rende l’Egitto una nuova variabile del complesso rebus mediorientale. Peraltro la MESA, come rivela un documento segreto della Casa Bianca reso noto dalla Reuters, non ha il solo scopo di contenere Teheran, ma anche, come d’altronde ovvio, ostacolare l’influenza russa e cinese nella regione:

    www.reuters.com/article/us-usa-mesa-egypt-exclusive/exclusive-egypt-withdraws-from-u-s-led-anti-iran-security-initiative-sources-idUSK...

    Il Faraone teme così di dover rinunciare a rapporti che possono essergli invece più che utili, sia in chiave interna che internazionale. La crociata anti-Iran, così strategica agli occhi dei neoconservatori e di Netanyahu (pronto a rilanciarla dopo il fresco successo elettorale), perde un pezzo importante. E ciò mentre emergono nuove criticità tra USA e Iran: all’inserimento delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane nella blacklist del terrorismo, Teheran ha risposto dichiarando a sua volta apparato terrorista il CentCom, il Centro di comando delle forze armate americane:

    en.farsnews.com/newstext.aspx?nn=13980127001165

    Schermaglie, ovvio, ma di schermaglie in schermaglie le cose si aggrovigliano sempre più, tanto che sarà difficile sbrogliare la matassa. Più grande è il caos, più aumenta la conflittualità, col rischio che diventi ingestibile. Al Sisi se ne è chiamato fuori e ha chiamato fuori il suo Paese.

    17 aprile 2019
    piccolenote.ilgiornale.it/40075/al-sisi-sfila-egitto-dalla-na...
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    wheaton80
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    00 04/03/2020 23:10
    Egitto - Giustiziato il terrorista Hisham el-Ashmawy

    L'Egitto ha giustiziato il terrorista islamico Hisham el-Ashmawy: lo ha reso noto il portavoce dell'esercito Tamer al-Rifai. L'uomo, che era stato catturato nell'ottobre del 2018 a Derna, era stato condannato a morte in contumacia anche per l'autobomba che danneggiò il consolato italiano al Cairo nel luglio 2015. Il portavoce ha precisato che el-Ashmawy è stato impiccato. I principali attacchi e attentati che vengono ascritti ad Ashmawy sono l'assalto a un posto di blocco desertico di Farafra del luglio 2014 (22 guardie di frontiera uccise) e l'autobomba che uccise il Procuratore Generale egiziano Hisham Barakat al Cairo nel giugno dell'anno dopo. Almeno stando a quanto ricordò l'anno scorso il sito del quotidiano egiziano El Shorouk, l'esplosione davanti al consolato d'Italia al Cairo era uno dei tre filoni del processo in cui furono condannati alla pena capitale anche 13 suoi accoliti, di cui 11 contumaci. La condanna in contumacia di Ashmawy risale a tre anni fa. Nell'attentato dinamitardo compiuto l'11 luglio 2015 all'esterno del Consolato italiano al Cairo era rimasto ucciso un venditore ambulante e ferite una decina di persone, nessuna delle quali italiana. L'attentato era stato subito rivendicato dall'ISIS. Da allora il consolato è stato ospitato in altra sede, a fianco dell'Ambasciata d'Italia.

    04 marzo 2020
    www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2020/03/04/egitto-giustiziato-il-terrorista-hisham-el-ashmawy_10bce4d2-5e10-4f88-86bc-d438cc6bc...
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    wheaton80
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    00 08/05/2020 17:07
    L’Egitto e la lotta al terrorismo jihadista

    Ennesimo bagno di sangue in Egitto. Venerdì 1° maggio l’ISIS ha rivendicato l’attentato contro un automezzo militare perpetrato il giorno prima nel nord del Sinai, poco a sud della cittadina di Bir al-Abd, con un bilancio totale di 10 vittime tra morti e feriti. L’annuncio è stato pubblicato su Amaq, l’agenzia di stampa degli islamisti, che non ha però fornito ulteriori dettagli. Fonti dell’esercito egiziano hanno reso noto che il mezzo blindato sarebbe stato preso di mira da un ordigno esplosivo. Il giorno successivo i militari egiziani hanno eliminato due terroristi dell’ISIS nella zona di Sheik Zuwaid, sempre nel nord del Sinai. I jihadisti avevano tentato di resistere all’arresto sparando contro l’esercito, che ha risposto al fuoco, abbattendoli. Le forze di sicurezza hanno inoltre rinvenuto armi automatiche, munizioni e ordigni esplosivi e sospettano che i due jihadisti facessero parte di un gruppo che da tempo prendeva di mira convogli militari nella zona.

    L’offensiva egiziana contro i jihadisti

    Lo scorso 13 marzo l’Esercito Egiziano ha ucciso Abu Fares al-Ansari, emiro dell’ISIS nella zona di Rafah, assieme a cinque altri jihadisti, infliggendo così un duro colpo alla branca dell’organizzazione attiva nel Sinai. Un mese dopo, il 14 aprile, le forze di sicurezza egiziane lanciavano un’operazione contro una cellula riconducibile all’ISIS, nascosta in un edificio della zona di Amiriyah, nella parte orientale del Cairo, ideale per nascondersi in quanto molto densamente popolata e piena di viuzze e vicoli stretti. Nell’assalto rimanevano uccisi tutti e sette i terroristi e il Tenente-Colonnello della polizia, Mohammed Fawzy al-Houfi. All’interno del nascondiglio venivano rinvenute armi, munizioni ed esplosivi. Secondo le autorità egiziane, il gruppo stava preparando una serie di attentati contro la minoranza cristiana copta in concomitanza con la festività pasquale del 19 aprile. Tra il 28 ottobre e il 4 novembre 2019 l’Esercito Egiziano aveva dato il via a una serie di operazioni anti-terrorismo nel Sinai che aveva portano all’uccisione di una novantina di jihadisti, tra cui diversi alti esponenti dell’organizzazione, oltre all’arresto di una sessantina di sospetti terroristi; in aggiunta, venivano fatti detonare più di 370 ordigni esplosivi improvvisati da utilizzare contro obiettivi militari e di polizia. Tra novembre e dicembre erano invece una decina di membri delle forze di sicurezza a cadere sotto il fuoco jihadista.

    Dai Fratelli Musulmani all’ISIS nel Sinai
    Nel luglio del 2013, in seguito alla caduta del governo islamista filo-Fratelli Musulmani di Mohamed Morsi, rovesciato da una gigantesca protesta popolare sostenuta dall’esercito, l’Egitto è divenuto teatro di attacchi perpetrati da jihadisti appartenenti a una vasta galassia di gruppi e con obiettivi sia militari ed istituzionali che civili (inclusi cristiani copti ma anche turisti), in prevalenza nella capitale egiziana e nel Sinai. Tra questi gruppi spicca in particolare Ansar Bait al-Maqdis (ABM), già attiva tra il 2011 e il 2013 nel Sinai e con una serie di attacchi perpetrati anche contro il territorio israeliano. In seguito alla caduta del governo islamista, il gruppo ha intensificato la propria attività contro le forze di sicurezza, accogliendo tra le proprie fila anche elementi provenienti da Siria e Iraq e mettendo in atto attacchi come quello di al-Wadi al-Gedid nel luglio 2014, che causò la morte di 22 militari. Nel novembre del 2014 ABM giurava fedeltà all’ISIS e qualche anno dopo, il 9 aprile 2017, il gruppo perpetrava uno dei più sanguinosi attacchi della storia d’Egitto nei confronti dei cristiani copti, prendendo di mira due chiese gremite di fedeli che celebravano la Domenica delle Palme a Tanta e ad Alessandria d’Egitto, facendo detonare degli ordigni che causavano la morte di 47 persone e il ferimento di 127. L’attentato veniva rivendicato dall’ISIS.

    Nel febbraio del 2018 l’Esercito Egiziano lanciava una vasta operazione, denominata “Sinai 2018“, volta a sradicare le strutture dell’ISIS nell’area e ad eliminare il più vasto numero possibile di jihadisti, tranciando anche i collegamenti per i rifornimenti. L’operazione, seppur di durata un pò più lunga rispetto al previsto (come spesso accade in tali circostanze), ha inflitto colpi durissimi ai gruppi jihadisti nel Sinai. L’anno successivo le forze di sicurezza egiziane hanno eliminato quasi 400 jihadisti, molti dei quali di alto livello. L’eliminazione dei vertici, assieme ad una forte pressione militare, sistematica e continuativa, hanno prodotto risultati positivi, col numero di attacchi contro apparati dello Stato in diminuzione e con i vertici presi in mano da jihadisti più giovani e con minore esperienza. Chiaramente il problema è tutt’altro che risolto, in quanto la lotta al terrorismo richiede tempo, soprattutto in una zona impervia come quella del Sinai, ma in base ai dati attuali sembra che la direzione intrapresa dal Cairo sia quella giusta.

    Giovanni Giacalone
    4 maggio 2020
    it.insideover.com/terrorismo/legitto-e-la-lotta-al-terrorismo-jihadista.html?fbclid=IwAR1dyO2D33arLmYKlUmAla4bhhkz_0MSjBbhV-_ERTtYcbP-nWD...
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    wheaton80
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    00 29/08/2020 19:46
    Egitto - Arrestata la Guida suprema dei Fratelli Musulmani



    La Guida Suprema pro-tempore della Fratellanza Musulmana egiziana, Mahmoud Ezzat, è stato arrestato al Cairo ponendo fine a una latitanza durata sette anni. Lo annuncia un comunicato del Ministero dell'Interno egiziano. Ezzat, 76 anni, viene definito dal Ministero come "il principale responsabile della creazione dell'ala armata dell'organizzazione terrorista dei Fratelli Musulmani e il supervisore" degli attentati attribuiti al movimento "dopo la rivoluzione del 30 giugno 2013 fino al suo arresto". Il riferimento è alla deposizione del governo dei Fratelli Musulmani imposta dall'esercito sull'onda di oceaniche proteste di piazza dopo un anno di controversa gestione del Paese da parte della Presidenza di Mohamed Morsi. Il dirigente era nascosto in un appartamento del Quinto insediamento, un quartiere orientale del Cairo. Fra gli attentati, la cui supervisione viene ascritta dal Ministero a Ezzat, divenuto Guida Suprema dopo l'arresto dell'ormai pluri-ergastolano Mohamed Badie nell'agosto di sette anni fa, c'è l'ordigno che uccise al Cairo il Procuratore Generale Hisham Barakat nel 2015. Altro attentato al suo attivo sarebbe l'autobomba che nell'agosto dell'anno scorso esplose davanti all'ospedale oncologico nazionale, sempre nella capitale egiziana, uccidendo 20 persone e ferendone altre 47.

    28 agosto 2020
    www.swissinfo.ch/ita/tutte-le-notizie-in-breve/egitto--arrestata-la-guida-suprema-dei-fratelli-musulmani/...
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    wheaton80
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    00 13/09/2020 05:59
    Difesa - Egitto, uccisi più di 70 presunti terroristi nel Sinai del nord

    Le forze armate dell’Egitto hanno annunciato che più di 70 presunti estremisti sono stati uccisi in recenti operazioni militari nel Sinai settentrionale, focolaio dell'insurrezione armata dei gruppi terroristici affiliati allo Stato islamico. Il generale Tamer el Rifae, portavoce dei militari egiziani, ha detto che le operazioni hanno preso di mira "le case dei terroristi" ed "elementi takfiri" (cioè musulmani apostati) che hanno portato alla "morte di 73 takfiri nel nord del Sinai" tra il 22 luglio e il 30 agosto. Durante gli scontri "tre ufficiali e quattro soldati sono stati uccisi o feriti", si legge nel comunicato, senza fornire ulteriori dettagli. El Rifae ha aggiunto che sono stati distrutti 317 nascondigli e depositi di esplosivi, nonché una decina di auto fuoristrada utilizzate dagli estremisti nella stessa zona. Altri nove Suv “carichi di munizioni e armi” provenienti dalla Libia sono stati distrutti invece ai confini occidentali egiziani. Nel febbraio 2018, le forze di sicurezza hanno lanciato un'operazione a livello nazionale contro i militanti del Sinai settentrionale. Secondo i dati ufficiali, oltre 930 sospetti militanti sono stati uccisi nella regione insieme a decine di esponenti del personale di sicurezza.

    31 agosto 2020
    www.agenzianova.com/a/5f4ca68f86c018.73215707/3078606/2020-08-31/difesa-egitto-uccisi-piu-di-70-presunti-terroristi-nel-sinai-...
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    wheaton80
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    00 16/09/2020 22:54
    Il governo dorme, l’ENI no. E scopre un nuovo giacimento di gas nel Mediterraneo

    ENI ha annunciato oggi “una nuova scoperta di gas nell’area precedentemente definita come “Great Nooros Area”, nella licenza Abu Madi West nelle acque convenzionali del Delta del Nilo”. In soldoni il ‘Cane a sei zampe’ ha rinvenuto un nuovo giacimento di gas nel Mediterraneo, lato egiziano, e si conferma sempre più leader in un’area cruciale per l’Italia. Dunque se da un lato la politica estera del governo giallofucsia fa acqua da tutte le parti, dall’altro per fortuna abbiamo una società che continua a mostrarsi capace di sbaragliare la concorrenza internazionale e recitare un ruolo di primo piano.

    "L’importanza della nuova scoperta"
    Nella stessa area in cui oggi è avvenuta la nuova scoperta, l’ENI aveva annunciato a inizio luglio di aver perforato con successo il primo pozzo esplorativo nella licenza di North El Hammad, sul prospetto denominato Bashrush. Mentre il giacimento di gas rinvenuto adesso è situato “a 16 metri di profondità d’acqua, a 5 chilometri dalla costa e a 4 chilometri a nord del campo di Nooros, scoperto a luglio 2015”, si legge nella nota del ‘Cane a sei zampe’. “ENI avvierà assieme al partner BP, in coordinamento con l’Egyptian Petroleum Sector, le opzioni di sviluppo della nuova scoperta beneficiando della sinergia con le infrastrutture già presenti nell’area”, scrive ancora la società italiana. E “attraverso la sua controllata in Egitto IEOC, detiene il 75% di interesse nella concessione Abu Madi West, mentre BP detiene il restante 25%. La licenza è operata da Petrobel, una joint venture paritetica tra IEOC e la compagnia di Stato egiziana Egyptian General Petroleum Corporation (EGPC)”.

    "Da Enrico Mattei alle ultime conquiste"
    ENI sottolinea poi nella stessa nota di essere “presente in Egitto dal 1954”. Una data che ha segnato l’inizio della politica energetica di ampio respiro dell’Italia del dopoguerra, perché fu in quell’anno che Enrico Mattei sbarcò nella Nazione nordafricana e iniziò il suo straordinario lavoro. Ed è sempre in Egitto che ENI nel 2018 scoprì il più grande giacimento di idrocarburi nella storia del Mediterraneo. Quella del ‘Cane a sei zampe’ è insomma una storia di conquiste e successi, ottenuti anche negli ultimi anni, da quando cioé la politica italiana in preda al lassismo non ha saputo (ma soprattutto voluto) rivendicare il proprio ruolo da protagonista nel Mare Nostrum.

    Eugenio Palazzini
    16 settembre 2020
    www.ilprimatonazionale.it/esteri/governo-dorme-eni-no-scopre-nuovo-giacimento-gas-mediterraneo...
    [Modificato da wheaton80 16/09/2020 22:55]
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    wheaton80
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    00 18/12/2023 17:40
    Elezioni Egitto: Al-Sisi riconfermato presidente per il terzo mandato con l’89,6% dei voti

    I risultati definitivi sono stati annunciati in una conferenza stampa dal Presidente dell’Autorità Elettorale egiziana, Hazem Badawi. Il Presidente Abdel Fattah al-Sisi guiderà per la terza volta consecutiva l’Egitto. Nelle elezioni che si sono tenute dal 10 al 12 dicembre ha ottenuto l’89,6% dei voti. L’Autorità Elettorale Nazionale egiziana ha dichiarato che l’affluenza alle urne è stata del 66,8%. Al-Sisi ha ricevuto 39.702.451 voti. “La percentuale di voto è la più alta nella storia dell’Egitto“, ha dichiarato Hazem Badawy, capo della commissione elettorale, che ha annunciato i risultati ufficiali in una conferenza stampa televisiva. Al-Sisi è stato eletto Presidente per la prima volta a metà del 2014 e poi rieletto nel 2018. Un anno dopo alcuni emendamenti costituzionali, approvati con un referendum generale, hanno aggiunto due anni al secondo mandato di Al-Sisi e gli hanno permesso di candidarsi per un terzo mandato di sei anni. Tre gli avversari di Al-Sisi: Hazem Omar, capo del Partito Popolare Repubblicano, arrivato secondo con il 4,5% dei voti, seguito da Farid Zahran, capo del Partito Socialdemocratico di opposizione, con il 4%. ed infine Abdel-Sanad Yamama, Presidente del Partito WAFD, che ha ottenuto meno del 2% dei voti.

    18 dicembre 2023
    www.fattieavvenimenti.it/elezioni-egitto-al-sisi-riconfermato-presidente-per-il-terzo-mandato-con-l896-d...
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