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Lo Stato eurocrate della Grecia si sfalda: decine di sindaci danno le dimissioni

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    wheaton80
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    00 15/05/2016 03:33
    Obama, preso dal panico, teme che la Grecia si unirà al campo Cina/Russia
    Gli USA creano una ‘task force’ per aiutare la Grecia nella gestione del debito


    Joe Biden, al centro, e Jack Lew, a destra

    Gli Stati Uniti hanno chiaramente compreso la posta in gioco con il nuovo governo di Atene nel caso non si trovi soluzione al problema del debito greco. Dopo la dichiarazione del Presidente Barack Obama sul debito greco, fatta durante un’intervista alla CNN (http://redpilltimes.com/obama-throws-merkel-bus-says-greece-needs-growth-not-austerity/) a favore di dilazioni e contro ulteriori misure di austerità, il Presidente degli Stati Uniti intende inviare ad Atene una équipe per approfondire con il governo Syriza la questione del debito. Secondo varie fonti governative greche, l’équipe statunitense sarà composta da funzionari di alto livello del Dipartimento del Tesoro, esperti dell’attuale crisi del debito greco che hanno già partecipato ad altre missioni con Joe Biden e con il Segretario al Tesoro, Jack Lew. La squadra statunitense, o ‘Task Force’, cercherà di promuovere e mediare le discussioni tra Atene e Bruxelles, al fine di trovare una soluzione praticabile e reciprocamente vantaggiosa alla crisi del debito greco… e di porre fine al ricorso continuo a soluzioni provvisorie o ‘tappabuchi’, che hanno devastato la società greca, schiacciata dall’austerità della UE degli ultimi otto anni. Ma perché questo improvviso interesse statunitense? La risposta sta nella Cina, nella Russia, nell’ordine mondiale dei BRICS (consono alla crescita e alla prosperità della Grecia, fuori dalla cornice del modello dittatoriale europeo).

    Durante la prima visita di Stato ufficiale a Cipro, al nuovo Primo Ministro greco, Alexis Tsipras, venne chiesto della possibilità di ricevere un sostegno finanziario dalla Russia. Tsipras rispose:“Siamo in trattative sostanziali con i nostri partner in Europa e con i nostri creditori. Abbiamo obblighi nei loro confronti. In questo momento, non ci sono altri pensieri sul tavolo”. Nella dichiarazione di Tsipras la parola chiave è “in questo momento”. Se non si trova una soluzione con i partner occidentali della UE, per Atene diventa una possibilità concreta lo spostamento in direzione dell’Eurasia e dei BRICS. Con precisione cristallina, Tsipras ha affermato che, senza la Grecia e Cipro, l’Unione Europea e l’Eurozona perderanno il fianco geopolitico sudorientale. La Grecia e il Cipro sono punti saldi fondamentali per assicurare la stabilità in una regione assediata dalle rivoluzioni colorate, dall’ISIS, dalle guerre incessanti. Dopo queste dichiarazioni, a distanza di poche ore, gli Stati Uniti hanno annunciato il proprio piano di istituire una ‘Task Force’ del debito greco. La tempistica per l’arrivo degli esperti americani ad Atene, secondo gli alti funzionari del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, dipenderà dai colloqui tra il Presidente Obama e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che si terranno a Washington il prossimo lunedì.

    Sascha Picciotto
    3/02/2015

    Traduzione: Alex
    sakeritalia.it/brevi-e-importanti/obama-preso-dal-panico-teme-che-la-grecia-si-unira-al-campo-cinarussia-gli-usa-creano-una-task-force-per-aiutare-la-grecia-nella-gestione-del...
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    wheaton80
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    00 29/05/2016 00:18
    Putin e Tsipras ampliano collaborazione

    Putin e Tsipras hanno deciso di ampliare la collaborazione tra Russia e Grecia nei limiti delle sanzioni UE. "Nonostante i tempi difficili, la collaborazione greco-russa avanza", ha detto Putin al termine dell'incontro. Tsipras afferma che la Grecia intende comunque rispettare le sanzioni decise dalla UE. Per Tsipras non può esistere però "un'architettura di sicurezza europea senza la Russia". I due leader hanno discusso anche del progetto di gasdotto South Stream.

    28 maggio 2016
    www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-d3edda0e-d59244cd865529d69e6ca...
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    wheaton80
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    00 02/06/2016 17:49
    Se la Grecia è il «cavallo di Troia» di Putin in Europa

    ATENE - Ricordate l'episodio mitologico del cavallo di Troia? Secondo la leggenda, l'ingegnosa macchina da guerra a forma equina, dopo un decennale e inconcludente assedio in terra straniera, fu lo stratagemma messo in atto dai greci per espugnare la nemica città di Troia. Oggi, passando dal mito alla storia, la stessa Grecia potrebbe rivelarsi il «cavallo di Troia» di Vladimir Putin in Europa. Un'Europa la cui establishment è apparentemente compatta sulla severa posizione statunitense anti-russa. Eppure, l'ultimo viaggio del capo del Cremlino in terra ellenica ha dimostrato due cose. Primo, che Mosca ha un'altra carta da giocare per scombinare gli equilibri internazionali: per l'appunto, quella greca. Secondo, che Atene potrà a sua volta giocarsi la «carta russa» nei suoi altalenanti e drammatici rapporti con Bruxelles.

    I 3 assi delle relazioni tra Grecia e Russia

    Le relazioni tra Grecia e Russia si fondano su tre assi portanti: quello religioso, quello culturale e quello commerciale. Assi su cui si è innestata anche la recente visita di Putin nel Paese europeo più tragicamente martoriato dalla crisi e dalle austere ricette di Bruxelles. I due Stati sono uniti dalla medesima fede ortodossa, sull’onda della quale Putin - considerato vicino a Cirillo I - si è recato in visita al monte Athos per celebrare un millennio di presenza russa nello storico monastero ortodosso che sorge sulla montuosa penisola. Una penisola che ha unito i destini di Grecia e Russia (anche con qualche controversia storica), e dalla quale, peraltro, il capo del Cremlino ha colto l'occasione per ricordare le sorti di un'altra penisola, di attualità decisamente più fresca: quella di Crimea. Quella da cui è partita l'ultima, drammatica crisi con l'Occidente, sanzioni comprese.

    Tsipras contrario alle sanzioni
    Non è casuale che proprio dalla Grecia Putin abbia voluto definire a gran voce la questione della Crimea «ufficialmente chiusa». Perché Alexis Tsipras, tra tutti i leader europei, è quello più comprensivo nei confronti del Cremlino, al punto che si è esplicitamente schierato contro le sanzioni. «Il circolo vizioso tra retorica da guerra fredda e sanzioni è improduttivo. La soluzione passa per il dialogo», ha dichiarato. E neppure sono casuali le tempistiche: tra qualche settimana, Bruxelles dovrà infatti decidere se rinnovare o meno le sanzioni alla Russia. Sanzioni che, ha detto la Merkel dal G7 giapponese, i leader europei non avrebbero intenzione di rimettere in discussione. Eppure, Alexis Tsipras sembra non pensarla esattamente così: forse, chissà, anche perché la Grecia ha sperimentato sulla propria pelle come funziona la «democrazia» europea.

    La carta russa per Atene
    Ma se la Grecia potrebbe costituire il «cavallo di Troia» di Putin per scombussolare gli equilibri europei, anche la Russia rappresenta per Atene una grande opportunità. Lo ha riconosciuto anche l’analista francese esperto di politica internazionale e difesa Guillaume Lagane, secondo cui Atene potrebbe sfoderare la carta russa nelle sue travagliate relazioni con Bruxelles. Certo, resta poco verosimile che la Grecia riceva da Mosca un aiuto economico, viste le difficoltà in cui versa lo stesso gigante ex sovietico. Eppure, dal punto di vista strategico e geopolitico, Atene starebbe mandando un messaggio preciso all’establishment europea: Bruxelles non dovrebbe affatto sottovalutare la sua partnership strategica con la Russia. Che peraltro è legata alla Grecia - al di là dei fattori storico-culturali e religiosi - anche da questioni economiche e commerciali fortemente strategiche.

    Gas e trasporti, oltre a storia e religione
    Grecia e Russia hanno infatti ipotizzato qualche tempo fa un progetto di gasdotto in territorio greco per portare gas russo verso l’Europa attraverso le terre elleniche, anche se il piano si è fermato alla fase dei progetti. E la visita di Putin è giunta 10 giorni dopo l’inaugurazione della Trans Adriatic Pipeline (TAP), un progetto internazionale che dovrebbe portare gas in Europa dall’Azerbaijan, rivaleggiando con le ambizioni russe. Putin starebbe in particolare cercando di promuovere un concorrente diretto di TAP, l’IGI Poseidon, un progetto di gasdotto guidato dal gigante russo del gas Gazprom, volto a trasferire il gas russo attraverso la Turchia, o, eventualmente, la Bulgaria, e poi in Grecia e in Italia. «Essendo a conoscenza dell’intenzione da parte dei leader greci di rendere il Paese un hub energetico nei Balcani, abbiamo sempre inserito la Grecia nei nostri piani per migliorare la fornitura di idrocarburi all’Europa centrale e occidentale», ha scritto il capo del Cremlino in un articolo pubblicato sul quotidiano greco Kathimerini a poche ore dalla sua visita. Non solo: sul tavolo, anche l’interesse della Russia per l’acquisto della Trainose, la società ferroviaria statale greca, e del porto di Salonicco, entrambi inclusi nella lista dei progetti greci da privatizzare.

    Dalla Grecia partirà la «fronda»?
    Come si vede, insomma, Grecia e Russia hanno più di qualche interesse per rafforzare le proprie relazioni bilaterali. E per Bruxelles la faccenda potrebbe ulteriormente complicarsi, dal momento che la Grecia non è l’unico Paese UE a minacciare di rompere il «blocco» anti-russo: anche l’Ungheria, con il suo Primo Ministro Viktor Orban, è uno stretto alleato del Cremlino. E la stessa Italia ha mostrato qualche perplessità a proposito delle sanzioni. Certo: la «fronda» anti-sanzioni potrebbe non essere così facile da portare avanti da parte di pochi ribelli europei. Per ora, insomma, c'è solo il «cavallo di Troia», ma nessuna certezza sull'esito della vicenda. Una cosa, però, rimane certa: anche in merito ai suoi rapporti con la Russia, l’Unione Europea non è poi così unita come sembra. O perlomeno, come Obama e la Merkel vorrebbero farci credere.

    Giulia Pozzi
    30/05/2016
    esteri.diariodelweb.it/esteri/articolo/?nid=20160530_383154
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    wheaton80
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    00 09/11/2016 02:10
    Russia e Grecia: una forte amicizia che né NATO né UE possono rovinare

    Con le crescenti tensioni tra la Russia e l’occidente che fanno i titoli, Mosca e Atene continuano a sviluppare le relazioni bilaterali in tutti i campi. Il 1° novembre, il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov visitava il Paese amico, membro di NATO e UE, incontrando il Primo Ministro Alexis Tsipras, il Presidente Prokopis Pavlopoulos e l’omologo greco Nikolaos Kotzias. Il 2016 è l’anno dello scambio culturale segnato da due date importanti: 185 anni dalla tragica scomparsa di Ioannis Kapodistrias, Ministro degli Esteri greco nell’Impero Russo e uno dei politici e diplomatici più illustri d’Europa, e i 1.000 della presenza dei monaci russi nella penisola greca (nel santuario monastico autonomo ortodosso di Monte Athos). La visita rientrava nel programma speciale per sviluppare l’amicizia tra le due Nazioni ortodosse, con circa 170 eventi su cultura, scienza, istruzione, turismo, sport, economia e commercio.

    Il 190° anniversario della battaglia navale di Navarino, dove la Flotta russa liberò la Grecia dall’impero ottomano, segnerà il prossimo anno. L’agenda include commercio, investimenti e cooperazione energetica, nonché urgenti questioni internazionali. La commissione mista russo-greca sulla cooperazione scientifica, tecnica, economica ed industriale, ha avuto la decima sessione ad Atene il 4 novembre 2016. Il flusso turistico dalla Russia alla Grecia è aumentato del 20% nel primo semestre, divenendo un record. Nuove opportunità d’investimento appaiono grazie all’accordo firmato tra aziende d’investimento di Grecia e Russia durante la visita del Presidente Putin ad Atene a maggio. L’accordo include la cooperazione in aree come turismo, ferrovie, porti, energia, cibo, agricoltura, distribuzione al dettaglio, ambiente e salute. Si dà particolare attenzione allo sviluppo dei modi per attrarre investimenti e esportazioni tra Grecia e Russia. Lavrov ha osservato che Mosca e Atene hanno prospettive promettenti nel settore energetico.

    “Condividiamo l’idea di avere un potenziale significativo nell’industria energetica. E’ probabile che avremo discussioni speciali in vista di un risultato specifico”, aveva detto il capo della diplomazia russa. Atene mantiene stretti legami con Mosca, opponendosi alle sanzioni UE alla Russia. Il giorno dopo la vittoria del partito Syriza di Alexis Tsipras, il Primo Ministro contestò gli appelli ad ulteriori sanzioni contro la Russia ed espresse solidarietà a Mosca e al popolo russo. “Sulle nostre relazioni con la NATO, apprezziamo il disaccordo della Grecia con la politica delle sanzioni e la volontà di proseguire il dialogo sulla crisi ucraina”, aveva dichiarato Lavrov dopo l’incontro con l’omologo greco Nikos Kotzias il 2 novembre. Il rapporto comprende anche la cooperazione militare. A maggio, il Ministro della Difesa greco Panos Kammenos affermava che la Grecia cercherà di avere la licenza per la fabbricazione dei fucili d’assalto Kalashnikov a Patrasso, appena finito l’embargo commerciale dell’UE contro la Russia. La co-produzione nella fabbrica di Aigio nel Peloponneso nord sarà una spinta importante per l’Industria della Difesa della Grecia.

    La Grecia è in trattative con Mosca per l’acquisto e la manutenzione dei sistemi di difesa aerea di fabbricazione russa S-300, che possiede dalla fine degli anni ’90. Alti funzionari della NATO hanno sollevato preoccupazioni sui tentativi della Grecia di stringere un Patto difensivo con Mosca, che minerebbe seriamente il fronte unito contro la Russia. Kammenos aveva apertamente sostenuto la posizione della Russia sull’Ucraina. Secondo lui, “La popolazione greca in Crimea è stata attaccata dal governo fascista ucraino e le famiglie greche sono state protette dalle forze russe”. Parlando alla 4.ta conferenza sulla sicurezza internazionale di Mosca ad aprile, il Ministro sostenne che le sanzioni dell’UE erano “un disastro per la Russia e l’UE”. Fu simbolico che il fine settimana prima della visita di Lavrov, il cacciatorpediniere russo Smetlivij gettasse l’ancora nel porto principale della Grecia del Pireo, prima di navigare nel Mediterraneo orientale per unirsi alle navi da guerra che appoggiano le forze governative nella guerra in Siria. La nave partecipò ai festeggiamenti dedicati all’anno dello scambio culturale. La Grecia non è l’unico membro di UE e NATO che sfida apertamente la politica antirussa imposta dagli Stati Uniti.

    Il Paese fa parte del grande gruppo di membri dell’UE che si oppone alla politica delle sanzioni antirusse e le loro voci sono sempre più forti ultimamente. La Grecia sa che l’Unione Europea attraversa tempi duri. “Lo scopo, anche l’esistenza, della nostra Unione è in discussione”, aveva scritto il capo della politica estera dell’UE Federica Mogherini nella prefazione della strategia globale dell’UE su politica estera e di sicurezza, il nuovo documento pubblicato in estate. Unità sarà la parola onnipresente nei documenti ufficiali della NATO, ma ci sono profonde differenze che dividono l’alleanza sui grandi temi. Italia, Francia e Grecia si oppongono alla politica del blocco alla Russia. Secondo il Pew Research Center, solo il 34% degli europei ritiene che Mosca metta in pericolo il continente, puntando sullo Stato Islamico e sull’instabilità economica quali sfide principali. NATO e UE dovranno presto cambiare politica verso Mosca. Sono cose volubili, i rapporti hanno alti e bassi, ma i valori comuni, la cultura ortodossa, la storia e l’affinità sincera riuniranno sempre Russia e Grecia.

    Peter Korzun
    Fonte: www.strategic-culture.org/pview/2016/11/05/russia-greece-strong-friendship-neither-nato-nor-eu-can-r...

    05/11/2016
    iostoconputin.info/russia-grecia-forte-amicizia-ne-nato-ne-ue-possono-r...
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    wheaton80
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    00 21/06/2017 14:51
    Atene rafforza l’alleanza con la Cina

    Con la crisi del debito, che ha flagellato l’economia greca lasciando sul lastrico non solo lo Stato ma anche milioni di persone, il governo di Atene ha cercato per molto tempo di chiedere maggiore flessibilità in ambito europeo, fallendo miseramente. L’Unione Europea, pur limando alcune richieste nei confronti del governo di Tsipras, non ha mai posto in discussione la logica di austerità del piano di aiuti e di risanamento dei conti pubblici. Negli anni, la ricetta di Bruxelles ha fallito. E per questo motivo, la Grecia è stata costretta a rivolgersi non più ai suoi presunti alleati europei, ma ad altre potenze che, per motivi sicuramente non umanitari ma comunque ragionevoli, hanno avuto gioco facile nel proporre soluzioni utili a tutti. È così che è nata quella comunione d’intenti che oggi lega in modo profondo e saldo la piccola Grecia con il colosso cinese. Un’alleanza che si confronta su campi molto diversi, dai trasporti, al credito, all’energia, e che ha reso Atene una vera e propria testa di ponte tra la Cina e l’Unione Europea. A conferma di quanto detto, è giunta la notizia che il governo greco, la scorsa settimana, ha posto il veto a una dichiarazione dell’Unione Europea nei confronti della Cina, con la quale si chiedeva di condannare Pechino, a livello di Nazioni Unite, per la repressione del dissenso. Una decisione molto importante e che ha inciso non poco sulle dinamiche tipiche di questi rapporti sui diritti umani, in cui da sempre gli Stati Membri dell’Unione Europea hanno trovato un quadro di riferimento comune. Questa volta, invece, per la prima volta, l’Europa fallisce nell’intento di trovare l’unità di fronte a una questione “umanitaria” e lascia intravedere le crepe di una crisi interna che non è soltanto una questione legata al fantomatico populismo. La Grecia, con quest’azione, ha mostrato in realtà ben più concretamente di tante parole, cosa vuol dire avere una politica estera autonoma rispetto ai rigidi protocolli di Bruxelles. E l’ha fatto non perché ignara dei problemi legati alla libertà di espressione, ma perché più attenta ai rapporti internazionali che a quelli con l’Europa. Tra Cina e UE, Atene ha preferito Pechino, consapevole che, mentre da parte europea sono arrivate nel tempo direttive lacrime e sangue e minacce di fallimento ed esclusione dall’Unione, da parte cinese arrivano soldi, tecnologie e interessi nazionali sia cinesi che greci.

    La Cina ha iniziato da molto tempo un piano d’investimenti nei confronti della Grecia che porta nelle casse di Atene soldi che servono per pagare gli stipendi, mantenere le infrastrutture e reggere la forza d’urto dei piani di rientro del debito oltre che gli interessi. La Cina ha capitali da investire, empori commerciali da far nascere e una Nuova Via della Seta da strutturare. Ed uno dei terminali di questo canale di investimenti è proprio la Grecia. Nel 2015, il colosso cinese Cosco ha comprato la maggior parte del porto del Pireo per un totale di 368,5 milioni di euro, di cui 280 milioni sono stati incassati subito da Atene per il 51% dell’area portuale e gli altri 88 milioni saranno dati dopo cinque anni per l’acquisizione di un ulteriore 6%, ma soltanto a investimenti obbligatori infrastrutturali conclusi. Il 17 giugno, sempre con riferimento al porto del Pireo, la società Cosco, l’ente portale del Pireo e quello del porto di Shanghai hanno concluso un accordo che prevede una vasta collaborazione tra il porto cinese e quello ellenico, di fatto trasformando il Pireo in un hub dei cargo provenienti dal gigantesco porto dell’Estremo Oriente. Gli interessi cinesi in Grecia sono molti, e la crisi non può che aiutare gli investimenti abbassandone i costi. I fondi di Pechino sono interessati in settori strategici dell’economia greca che, per le aziende cinesi, rappresentano asset molto allettanti, dove c’è poca competizione locale a causa della devastazione del sistema statale greco e dall’impoverimento dell’imprenditoria locale.

    Dalla nautica, al turismo, alle reti stradali e portuali, al settore immobiliare, ovunque le grandi imprese cinesi e i fondi derivanti dallo Stato centrale possono trovare un settore in cui inserirsi e diventarne leader. Dalian Wanda, uno dei colossi degli investimenti cinesi, è interessato in molti settori dell’economia greca, ed è pronto a investire anche in settori meno strategici ma altrettanto proficui, come quello calcistico. Basti pensare che lo stesso fondo è proprietario di un terzo dell’Atletico Madrid. In questo senso, la politica europea nei confronti della Grecia ha dimostrato l’ennesimo cortocircuito dalle parti di Bruxelles. Prima lasciando che Atene si indebitasse purché stesse nell’euro, poi, una volta crollata, punendola con tagli e manovre finanziarie che hanno indebolito ancora di più tutta l’economia greca. Così facendo, l’Unione Europea ha lasciato che la Grecia si dovesse, per forza di cose, arrangiare. E lo ha fatto cercando contatti con l’esterno, salvaguardando così la propria autonomia dall’Europa ma lasciando che il Paese entrasse nell’orbita di Pechino. Per Atene, gli investimenti cinesi significano sopravvivenza e crescita. Per Pechino significa conquistare un mercato e un alleato. Per l’Unione Europea, l’ennesima sconfitta.

    Lorenzo Vita
    21 giugno 2017
    www.occhidellaguerra.it/schiaffo-allue-cosi-la-grecia-rafforza-lalleanza-con-...
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    00 08/02/2018 02:28
    Grecia, lo "scandalo Novartis" travolge mezzo mondo politico

    Uno scandalo finanziario dalle proporzioni inedite sta travolgendo il mondo politico greco. Due ex Premier, Panayotis Pikramenos e Andonis Samarás, e otto ex Ministri avrebbero ricevuto benefici per aver permesso alla multinazionale farmaceutica Novartis di vendere i propri prodotti a prezzi gonfiati. "Il prezzo dei farmaci è esploso nell'ultimo anno e in percentuale è cresciuto il doppio che nell'Unione Europea. Potete capire che il demerito morale da una parte e l'aggravio di costi sulle spalle dei cittadini dall'altra sono fatti di enorme importanza", spiega il Ministro della Giustizia Stavros Kontonis. Secondo i media locali, Novartis avrebbe pagato 50 milioni di euro di tangenti, causando un danno al bilancio pubblico di oltre 3 miliardi di euro. "La mia esperienza di magistrato mi porta a ritenere che siamo di fronte al più grande scandalo in tutta la storia dello Stato greco", afferma il vice Ministro della Giustizia Dimitris Papangelopulos. La filiale greca di Novartis ha fatto sapere di stare "collaborando" coi magistrati inquirenti.

    06/02/2018
    it.euronews.com/2018/02/06/grecia-lo-scandalo-novartis-travolge-mezzo-mondo-...
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    00 09/11/2018 14:16
    EU Observer – L’austerità ha violato i diritti umani in Grecia, secondo il Consiglio d’Europa

    Un report del Consiglio d’Europa, commentato da EU Observer, mostra come l’accesso a servizi essenziali in Grecia sia stato compromesso in modo devastante da otto anni di programmi di “salvataggio” europei. L’austerità ha inciso in modo pesantissimo anche sui servizi sanitari di base e sull’istruzione, oltre ovviamente ad avere ridotto drasticamente il reddito e i posti di lavoro. L’unica domanda è quanto ci vorrà prima che questo lampante fallimento delle politiche europee, e dell’intera struttura di potere UE, inizierà ad avere conseguenze politiche proporzionate al disastro causato - Henry Tougha

    Anni di austerità spinta dalla UE in Grecia continuano ad avere effetti devastanti su una popolazione alle prese con una povertà devastante e con la carenza di accesso alle cure mediche di base e all’istruzione. Così afferma un nuovo report del Consiglio d’Europa. Dunja Mijatovic, commissaria del Consiglio d’Europa per i diritti umani, ha dichiarato a EU Observer che i greci stanno tuttora soffrendo per le conseguenze dei salvataggi internazionali e per l’imposizione delle riforme strutturali. “È molto difficile dire che va tutto bene, al momento. La gente sta ancora soffrendo”, ha affermato questo lunedì (5 novembre). I suoi commenti seguono la pubblicazione di un report di 30 pagine sull’impatto delle misure di austerità in Grecia, secondo il quale gli strascichi dell’austerità avrebbero violato i diritti delle persone sulla salute, diritti sanciti dalla Carta Sociale Europea, e avrebbero eroso la qualità dell’istruzione (https://rm.coe.int/report-on-the-visit-to-greece-from-25-to-29-june-2018-by-dunja-mijatov/16808ea5bd). Tutto questo fa seguito anche alle dichiarazioni fatte dalla Commissione Europea in agosto, dichiarazioni secondo le quale la Grecia sarebbe tornata a essere un membro “normale” della moneta unica dopo essere uscita dal programma di salvataggio durato otto anni.

    Ma la Mijatovic, che nel corso dell’estate ha visitato la Grecia, ha detto di essere stata colpita dalla profondità dei tagli compiuti perfino in ambiti come i servizi per la salute materna e infantile. “Le conseguenze sono gravi”, ha detto, notando che queste hanno avuto un impatto ben visibile sulla popolazione. Il suo report sottolinea in particolare come i servizi per la salute materna e infantile siano stati tagliati del 73 percento tra il 2009 e il 2012. Il governo ha inoltre ridotto di un quinto i finanziamenti pubblici per i servizi di salute mentale tra il 2010 e il 2011, e ulteriormente di più della metà tra il 2011 e il 2012. “Il personale sanitario greco ha avuto il salario ridotto due volte nel 2012. I finanziamenti agli ospedali pubblici, i servizi di cura, diagnosi e prevenzione delle malattie, tutto questo è stato ridotto del 20 per cento”, ha detto la Mijatovic. I suicidi sono aumentati del 40 percento nel periodo tra il 2010 e il 2015. Le scarse condizioni igienico-sanitarie, a causa della carenza di prodotti per la pulizia, hanno determinato la morte di circa 3.000 pazienti a causa di infezioni ospedaliere. L’aumento della povertà ha anche determinato il mancato accesso alle cure sanitarie per un maggior numero di persone, e la Grecia in quanto a copertura dell’assicurazione sanitaria è molto indietro rispetto a quasi tutti gli altri Paesi europei. La Mijatovic descrive la legge greca sulle cure sanitarie di base, approvata lo scorso anno, come “una caduta” in termini di ciò che sarebbe necessario per riportare la Grecia alla normalità.

    “Ora abbiamo una dichiarazione politica secondo la quale tutto andrebbe bene, ma sono certa che tutti siano consapevoli del fatto che c’è ancora moltissimo da fare”, ha dichiarato. La Grecia ha ricevuto qualcosa come 288,7 miliardi di euro nel corso di tre programmi di salvataggio, e in cambio ha dovuto imporre un’ampia gamma di tagli a tutti i servizi sociali rivolti alle persone in difficoltà. Circa un terzo dell’intera popolazione vive nella povertà estrema. Il numero dei senzatetto è aumentato di quattro volte. Il terzo salvataggio, avvenuto nel 2015, ha imposto tagli ancora più severi, costringendo il parlamento greco ad approvare ben sette pacchetti di misure di austerità. Sono state tagliate pesantemente le pensioni e aumentate le tasse, tra le altre cose. La disoccupazione in Grecia è diminuita, attestandosi un pò sopra il 19 per cento, ma rimane il valore più alto di tutta la UE, seguita dalla Spagna col 14,9 per cento e dall’Italia con il 10,1 per cento. Un giovane in Grecia è quello che ha la minore speranza in tutta la UE di trovare un lavoro, a causa del tasso di disoccupazione giovanile al 37,9 per cento. La disoccupazione giovanile in Spagna invece è al 34,3 per cento, seguita dall’Italia col 31,6 per cento.

    Nikolaj Nielsen
    6 novembre 2018
    Fonte: euobserver.com/economic/143288

    vocidallestero.it/2018/11/09/eu-observer-lausterita-ha-violato-i-diritti-umani-in-grecia-secondo-il-consiglio-...
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    00 19/12/2022 14:01
    Lezioni di democrazia dalla Grecia

    In Grecia la Corte Costituzionale ha decretato come incostituzionali le decisioni del governo prese in materia di sospensione dal lavoro dei sanitari non vaccinati. La decisione non è ottimale perché ammette che per un periodo limitato queste misure potevano anche essere giustificate ma che, essendo durate troppo e senza motivi validi e dimostrabili, si rileva la loro incostituzionalità. Una decisione diciamo a metà ma comunque dove il barlume di democrazia e tutela dei diritti delle persone non viene completamente spento. Notte fonda e buio completo in Italia, dove la Corte Costituzionale ha rigettato tutti i ricorsi in materia, dichiarando che quanto fatto dai vari governi in merito all’obbligo vaccinale è legittimo, non importano nemmeno i tempi che sono durate le varie imposizioni. Del resto non ci si poteva certo aspettare qualcosa di diverso, dato che una decisione di altro tipo avrebbe sconfessato l’intera classe politica italiana in blocco, poiché praticamente tutti sono stati d’accordo fino alla fine sulle misure liberticide. Che la Corte Costituzionale potesse sconfessare le azioni del governo era impensabile. Quindi l’Italia dà ancora prova che la Costituzione, quindi i diritti e le libertà dei cittadini, non contano granché. La giustificazione addotta per attuare procedimenti discriminatori e liberticidi è l’emergenza della situazione. Quindi in emergenza tutto è possibile. Tralasciando il fatto che una emergenza, proprio perché tale, non può durare anni, ci si chiede chi decide cosa sia e quando ci sia un emergenza? E l’emergenza, vera o presunta, allora giustifica tutto? Ma le Costituzioni e le carte internazionali dei diritti umani non nascono proprio per tutelare le persone a prescindere da qualsiasi situazione? La nostra Costituzione infatti è nata dopo una dittatura, quindi da un periodo che si potrebbe considerare emergenziale ed è stata redatta proprio perché un avvenimento del genere non si presentasse più, scongiurandone il ritorno.

    Chiunque può infatti comprendere che diritti e liberà dei cittadini o sono tutelati o non lo sono. Non può succedere che sono tutelati a seconda delle situazioni, altrimenti non sarebbero né diritti, né libertà inviolabili, se sono suscettibili a condizioni esterne, qualsiasi esse siano. Come dire che se siamo in guerra, è legittima la legge marziale. Quindi in pace tuteliamo la vita delle persone ma in guerra non la tuteliamo più, tanto già siamo nella barbarie cioè la guerra, quindi aggiungiamo barbarie alla barbarie e chi se ne importa. L’assurdità dell’assunto è ovvia ma è un assunto che dà fastidio a chi invece dalle emergenze, vere o presunte che siano, magari ci ricava profitto dalla vendita di questo o quel prodotto che si dice sia utile per ovviare alle emergenze. E se chi vende questo o quel prodotto ha una potenza economica enorme, così forte da influenzare politica e media, allora potrebbe venire il sospetto che le emergenze siano magari alimentate, ingrandite, fomentate affinché chi ha interesse ne ricavi i maggiori profitti possibili. Ecco un altro motivo per cui, a maggior ragione durante le emergenze, bisogna assolutamente tutelare la persona e rifarsi al dettato costituzionale. Il precedente che si crea con la decisione della Corte Costituzionale, oltre che spegnere la luce dei diritti e della democrazia in Italia, è anche assai problematico per le prossime emergenze che dovessero presentarsi. Se è legittimo calpestare diritti e libertà inviolabili dei cittadini obbligandoli pure a violare il corpo contro le proprie volontà, un domani potrebbe essere giustificata ogni ulteriore aberrazione con la scusa di una emergenza qualsiasi decisa per motivi magari dubbi e da chissà chi. Così l’Italia ha perso una occasione di dimostrare che ancora una democrazia da noi esiste e ci siamo fatti dare una lezione dalla Grecia. Sarà forse che loro sono considerati la culla della democrazia stessa e magari ci tengono ancora a non fare così brutte figure, dimostrando che un pò di democrazia e diritti esistono ancora. Risultato finale, Grecia 1 – Italia non classificata.

    Paolo Ermani
    06-12-2022
    www.ilcambiamento.it/articoli/lezioni-di-democrazia-dall...
    [Modificato da wheaton80 19/12/2022 14:02]
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