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Queste antiche ossa allungate non sono umane ma dei Nephilim

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    wheaton80
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    00 24/01/2014 21:14



    Negli ultimi anni, centinaia di crani estremamente bizzarri sono stati scoperti in tutto il pianeta. I test scientifici condotti su alcuni di essi hanno dimostrato, in conclusione, che questi antichi crani allungati non sono umani. Molte persone non sono in grado di accettare ciò, perché è troppo radicale per loro, ma la verità è che i testi antichi ci parlano di questi “esseri ibridi” da migliaia di anni. Ci sono anche alcune antiche tradizioni indiane nelle quali si sostiene che queste creature fossero presenti in Nord America, molto prima che gli indiani vi abitassero. Addirittura esiste un’antica storia indiana riguardante una guerra tra una tribù di indiani e una razza di giganti cannibali dai capelli rossi. La Bibbia si riferisce a questi ibridi chiamandoli “Nephilim” e col passare del tempo le prove a sostegno dell’esistenza di questa razza di giganti, si accumulano ed identificano i Nephilim come esseri molto reali. In Perù, in particolare sulla penisola di Paracas, i ricercatori hanno riportato alla luce alcuni crani allungati molto grandi ed estremamente antichi. Brien Foerster ha postato sulla sua pagina Facebook una foto di uno di questi antichi crani, il quale mostra ancora la presenza di capelli rossi sulla nuca:

    www.facebook.com/Shipibospirit/post/4667219406240&usg=ALkJrhhHhUKPRHGFEzOaWHzkV6...



    Da poco è stato scoperto un altro esemplare con i capelli rossi, il cranio di un bambino. Anche questa foto è di Brien Foerster, postata sempre sulla sua pagina di Facebook:



    Questi teschi allungati sono molto, molto più grandi dei normali teschi umani. Un’ intenzionale deformazione cranica può cambiare la forma di un teschio, ma non può aumentarne il volume.
    Inoltre, questi teschi sono dotati di altre importanti caratteristiche che li differenziano dai normali teschi umani. In una recente intervista con l’Examiner, Foerster ha spiegato che la sua ricerca lo ha portato alla conclusione che queste creature sono “una specie diversa”, o un possibile “mix di DNA umano e alieno”:

    Examiner: “Un recente video mostra i resti di un bambino ibrido Alieno/Umano trovato in Perù con un cranio allungato ed un feto anch’esso con il cranio allungato. Avete delle teorie per cui questi bambini possano essersi sviluppati naturalmente con teschi deformi?”

    Foerster: “Questi esempi sono completamente naturali nella forma ed hanno un enorme volume della scatola cranica. Essi sono una specie diversa dalla nostra e, forse, sono un mix di DNA umano e alieno.”

    Un campione di capelli rossi proveniente da uno di questi teschi è stato inviato ad un laboratorio per essere analizzato. Ciò che è stato scoperto è assolutamente pazzesco. Altri gruppi di ricercatori sono giunti a conclusioni simili su questi antichi crani allungati. Ad esempio, il seguente è un estratto di un articolo del Daily Mail, pubblicato nel 2011 (http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-2063486/Alien-skull-Peru-Mystery-giant-headed-mummy-city-Andahuaylillas.html):

    "Il cranio allungato mummificato trovato in Perù potrebbe finalmente dimostrare l’esistenza degli alieni. La testa dalla strana forma ha sconcertato gli antropologi. Era uno delle due serie di reperti rinvenuti nella città di Andahuaylillas, nella provincia meridionale di Quispicanchi".

    Quando un team internazionale di antropologi ha studiato il cranio ritrovato, ha convenuto che “non era di un essere umano”:

    "Davila Riquelme ha detto che tre antropologi, provenienti da Spagna e Russia, sono arrivati al museo la scorsa settimana per studiare i risultati ed hanno concordato che il cranio ‘non era di un essere umano’ e avrebbero dovuto condurre ulteriori studi. Ha aggiunto: ‘Anche se la valutazione è stata superficiale, è ovvio che le sue caratteristiche non corrispondono a quelle di qualsiasi altro gruppo etnico presente nel mondo’".

    Un altro antico teschio, che ha causato un sacco di polemiche negli ultimi anni, è il cosiddetto “Starchild Skull”. La seguente è una foto che mette a confronto lo “Starchild Skull” con il cranio di un essere umano normale:



    Ovviamente le differenze fisiche sono evidenti, ma il Progetto Starchild è voluto andare oltre. Hanno fatto fare dei test approfonditi del DNA presente sul cranio per determinare cos’è in realtà:

    "Per 13 anni al Progetto Starchild abbiamo riconosciuto che lo Starchild Skull proveniva da un essere che non era del tutto umano, se non del tutto alieno. In primo luogo, non condivide le caratteristiche fisiche con un normale cranio umano! Purtroppo, questa divergenza stupefacente non ha mai impressionato gli scienziati tradizionali, i quali hanno sempre insistito che: “la Natura non può fare ciò!” Ma questo non è mai stato vero. La Natura, in realtà, è regolata da rigide regole che limitano la vita ai confini ben definiti delineati dal codice genetico unico di ogni specie. Non esistono leggi più precise delle leggi della genetica.
    Cinquanta testimoni oculari possono dire che una persona ha commesso un reato, ma se il DNA dimostra il contrario, i testimoni vengono ignorati. Il DNA domina i processi nei tribunali, perché è la matematica della biologia".

    Quando i risultati del test del DNA tornarono dal laboratorio, erano assolutamente sconvolgenti. Quello che segue è un breve estratto della relazione (http://starchildproject.com/dna-testing/2012-foxp2-dna-report):

    "Nel test di questo importantissimo mtDNA, dello Starchild Skull, la genetista ha recuperato quattro ragionevolmente grandi frammenti, che insieme ammontano a 1.583 coppie di basi, o il 9,55% delle totali 16.569 coppie di base degli esseri umani. Il 9.55% è solo un risultato parziale, ma è anche altamente indicativo di ciò che sarà il risultato finale di un’analisi completa del genoma mtDNA. All’interno di questi 1.583 paia di basi, lo Starchild porta un totale di 93 varianti diverse dal genoma mitocondriale umano. Se facciamo un estrapolazione semplice, ma matematicamente altamente affidabile, ampliando il 9,5% rispetto al 100% (10,5 volte) troviamo che le 93 variazioni diventano ben 977 varianti!".

    www.youtube.com/watch?v=G90o-MHcNlE

    Le prove che antichi giganti una volta popolavano la terra, continuano a venire alla luce. La Bibbia si riferisce a loro con il nome di “Nephilim“. In altri testi antichi li troviamo con altri nomi. Molte persone non saranno mai disposti a prendere in considerazione tutto questo, dal momento che non si adatta con la “visione accettata della storia” che gli è sempre stata insegnata. Liquideranno tutto questo, senza nemmeno valutare le prove. Voi invece cosa ne dite? Cosa ne pensate di tutto questo?

    22 gennaio, 2014
    luniversovibra.altervista.org/queste-antiche-ossa-allungate-non-sono-umane-ma-dei-n...



    [Modificato da wheaton80 24/01/2014 21:24]
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    wheaton80
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    00 24/01/2014 22:32
    13 teschi dei biblici Nephilim trovati in Messico?



    Molto di ciò che ci è stato insegnato riguardo la storia antica è semplicemente falso. Secondo l’Istituto Nazionale Messicano di Antropologia e Storia, un gruppo di archeologi che lavora vicino al villaggio messicano di Onavas ha fatto una scoperta sorprendente. Hanno riferito di aver trovato 13 antichi esemplari umani aventi i crani grossolanamente allungati. Queste sono le fotografie originali:


    Il sito archeologico a Sonora, Messico


    Sepoltura infantile. Braccialetto e orecchini


    Uno degli uomini fu sepolto con un guscio di tartaruga posta sull’addome


    Particolare del guscio di tartaruga posta a livello dell’addome


    Il cimitero pre-ispanico si trova a 300 metri dal villaggio di Onavas, Sonora



    Gli scienziati messicani ci dicono che questi teschi risalgono a circa 1.000 anni fa e che crani di questa natura non sono mai stati trovati in questa regione del Messico prima d’ora. Quindi esattamente, cosa sta succedendo? Questi teschi allungati sono semplicemente il prodotto di un’antica tecnica conosciuta come “cradle-boarding”, o c’è un’altra spiegazione? In realtà potrebbero essere i teschi dei biblici Nephilim che dimostrano che un’antica razza di ibridi una volta si aggirava sul pianeta? La verità potrebbe essere shockante.

    Questo ritrovamento ha fatto notizia in tutto il mondo. Un sacco di persone sono andate fuori di testa perché questi crani sicuramente non sembrano umani a prima vista. Un breve video report di questa scoperta:

    www.youtube.com/watch?v=0nwJR2BsAGw

    Cosa potrebbe causare l’allungamento così evidente di un cranio umano? Beh, senza dubbio il “cradle-boarding” (noto anche come la deformazione del cranio, dell’appiattimento della testa o della testa vincolante) può avere come conseguenza un cranio allungato in un bambino. E’ una spiegazione decente per la maggior parte degli esemplari di cranio allungato trovati in tutto il mondo.



    Tuttavia, non può essere usato come spiegazione per tutti. In effetti, alcuni esemplari di cranio allungato trovati non possono essere stati prodotti dal cradle-boarding.


    Un bracciale trovato nel sito

    Il ricercatore L.A.Marzulli ha visitato la necropoli di Paracas situata sulla costa del Perù, un enorme cimitero deserto. Un museo ad aria aperta da cui sono arrivati una quarantina di teschi. Marzulli ha riportato che “mentre alcuni dei crani erano a forma di “cradle-boarding”, altri sembravano essere veramente anomali, avendo un solo piatto parietale. Alcuni dei teschi hanno anche una grande cresta pronunciata e una cupola a forma di cuore nella parte posteriore che non può essere prodotta dal cradle-boarding”. Ha continuato dicendo:“Credo che siamo di fronte a una sorta di manipolazione genetica … che sono i resti dei Nephilim che abitavano il nostro pianeta circa 3.000, 3.500 anni fa”. Sì, senza dubbio molti esemplari dal cranio allungato sono stati causati dal cradle-boarding, ma da dove quelle antiche tribù hanno preso l’idea? Cercavano di emulare qualcosa che avevano visto? Stavano cercando di emulare la razza di persone che ad un certo punto della storia aveva regnato su di loro? Brien Foerster è un esperto che si è occupato ampiamente di questo fenomeno. Secondo lui, non vi è alcuna possibilità che alcuni degli esemplari trovati in Perù siano stati creati attraverso il processo di deliberata deformazione cranica. Egli ha scoperto che, mentre la maggior parte dei crani mostrano chiari segni di deliberata deformazione cranica, c’è una percentuale di teschi, vale a dire quelli che si trovano a Paracas, in Perù, che sono anatomicamente diversi e non possono essere spiegati come i prodotti di pratiche d’appiattimento. Questi crani, ha detto, “hanno un volume cranico che è del 25% più grande dei teschi umani convenzionali (la deformazione cranica non aumenta il volume), e pesano il 60% in più”. Brien Foerster illustra altre differenze:“Contengono due piccoli fori nella parte posteriore del cranio, perpendicolari alla sutura cranica presente nella piastra parietale del cranio.

    Ogni normale cranio umano è composto di tre principali placche ossee; la piastra frontale, che termina in corrispondenza della parte superiore della fronte e le due piastre parietali che si trovano alla base di questo, intersecando la piastra frontale producendo una forma a “T”. Ogni mascella umana ha un piccolo foro su entrambi i lati, che serve a far passare i nervi e i vasi sanguigni che alimentano il tessuto; questi due fori nella parte posteriore del cranio, possono svolgere la stessa funzione per il cranio allungato. L’altro fattore è che vi è una sola piastra parietale, dove dovrebbero essercene due”. La maggior parte degli scienziati ignora quest’informazione, in quanto non si trova in sintonia con la loro versione accettata della storia antica. Fortunatamente, ci sono alcune aree della scienza che stanno iniziando a recuperare il ritardo con la verità. Ad esempio, il seguente estratto è preso da un recente articolo dell’Huffington Post intitolato “Gli esseri umani hanno fatto sesso con Specie Misteriose. Un nuovo studio sul DNA lo dimostra” (http://www.huffingtonpost.com/2013/11/19/ancient-humans-sex-mystery-species-dna_n_4302031.html):“Antichi genomi, uno proveniente dall’uomo di Neanderthal e uno da un gruppo umano arcaico detto “I Denisoviani”, sono stati presentati il 18 novembre in una riunione presso la Royal Society di Londra. Essi suggeriscono che si ebbero incroci tra membri di diversi gruppi umani che vivevano in Europa e in Asia più di 30.000 anni fa. “Quello che si comincia a intravedere è un mondo tipo quello del ‘Signore degli Anelli’, popolato da diverse popolazioni di ominidi”, ha spiegato Mark Thomas, un genetista evolutivo presso l’University College di Londra, presente alla riunione ma non coinvolto nel lavoro”. Sì, il mondo antico era sicuramente molto più vicino al tipo di quello del “Signore degli Anelli” di quanto la maggior parte delle persone avrebbe mai osato immaginare. Attualmente gli scienziati ancora non afferrano completamente ciò che i dati stanno dicendo loro. Le teorie che presentano ai media come “fatti” sono in realtà solo teorie che hanno tirato fuori dalla loro immaginazione.

    Ma quello che questi scienziati stanno iniziando a capire è che cose davvero strane sono accadute al genoma umano nel mondo antico, che è anche ciò che gli antichi testi raccontano. Molti testi antichi (tra cui la Bibbia) ci dicono che molto tempo fa un gruppo di angeli caduti accoppiati con donne umane hanno prodotto una razza di creature ibride conosciute come Nephilim. Oltre all’incredibile testimonianza contenuta in questi antichi testi, abbiamo anche prove fisiche dell’esistenza di questa razza di creature. Oltre agli scheletri e ai crani abbiamo anche impronte giganti, tra cui una in particolare di una mano gigante che è stata conservata in una grotta del Nevada.



    La realtà è che un gruppo di giganti potrebbe effettivamente suonare alla porta di casa vostra in questo momento ed ancora molta gente non ci crederebbe. Perché? Perché semplicemente non si adatta con quello che ci è stato insegnato durante tutta la vita. Secondo i libri scolastici, nessuna di queste prove dovrebbe esistere. Così la maggior parte della gente continuerà a ignorare ciò che è proprio davanti ai suoi occhi.

    22 novembre 2013
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    wheaton80
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    00 14/02/2014 01:25
    I risultati incredibili del test sul DNA del teschio allungato di Paracas



    Il teschio di Paracas è stato trovato a Paracas, una penisola sul mare nella provincia di Pisco, nella regione di ICA a sud di Lima presso la costa meridionale del Perù. Parte della zona è ora una riserva per i leoni marini e altre specie marine. Il popolo Paracas viveva sulla costa e probabilmente erano discendenti di una popolazione giunta via mare. Era un popolo dedito alla pesca; infatti, sono stati trovati cumuli di conchiglie di mare e una rete sepolta nella sabbia. Strumenti di pietra rinvenuti in zona sono stati datati a 8.000 anni fa; fu nel 1928, a Paracas, la scoperta da parte dell’archeologo peruviano Julio Tello dei resti di un villaggio sotterraneo che si estende per uno o due chilometri, all’epoca già pieno di sabbia. E di un enorme cimitero anch’esso sotterraneo.





    Nel 2011 una troupe televisiva andò a filmare il luogo ma il cimitero e il villaggio si erano riempiti di sabbia trasportata dal vento dell’oceano. I luoghi di sepoltura non sono visitabili. Le tombe contenevano famiglie intere, e i resti erano avvolti da vari strati di stoffa colorata e decorata; purtroppo le tombe erano state saccheggiate dagli huaqueros (scavatori clandestini) in cerca di manufatti d’oro e d’argento, di vasellame e dei famosi tessuti Paracas. Essi avevano invece lasciato i teschi, dei quali ne furono rinvenuti 90 databili a 3.000 anni fa. Probabilmente ve ne sono ancora altri in collezioni private, nei magazzini di Musei oppure ancora sepolti in zona. I teschi di Paracas sono tra l’altro i teschi allungati più grandi al mondo. E sono soprannominati i “Paracas Skulls”.


    Rielaborazione sulla base di un teschio

    I teschi allungati non sono stati trovati unicamente a Paracas, ma anche tra gli Olmechi in Messico, a Malta, nell’isola Malese di Vanuatu, in Egitto, in Iraq, in Africa, in Russia, in Siria, in Perù, in Bolivia etc… Nella maggior parte dei casi si tratta di deformazione indotta sui crani dei bambini attraverso fasce o assi di legno; questa pratica è andata avanti fino al XX secolo in Congo e nell’isola di Vanuatu. Mentre a Paracas i crani non sono stati deformati. La deformazione cranica è quindi spesso indotta e si tratta di una deformazione intenzionale fatta sui bambini; infatti, il cranio alla nascita è duttile ed era deformato applicando fasce o piccole assi di legno, ben strette e per un lungo periodo, sul retro del cranio, di solito dai primi mesi di vita fino ai 3 anni. La deformazione cranica fu una tecnica utilizzata in varie parti del mondo, ma può soltanto deformare il cranio: non può infatti alterare né il suo volume né il suo peso né le altre caratteristiche umane. I teschi allungati rinvenuti a Paracas sono invece ben diversi. I teschi allungati sono naturali e non si tratta di una condizione clinica: 90 teschi sono stati trovati dall’archeologo Tello, il che esclude la possibilità che possa trattarsi di soggetti con idrocefalia, che causerebbe l’arrotondamento del cranio, mentre i crani rinvenuti sono allungati ed hanno caratteristiche diverse da quelle tradizionali. Nei teschi allungati sono presenti due piccoli fori naturali nella parte posteriore del cranio; secondo Lloyd i fori servirebbero per il passaggio di nervi e vasi sanguigni, come i fori presenti nelle mascelle umane.



    E il volume di questi teschi è fino al 25% più grande e fino al 60% più pesante dei teschi umani e tutto ciò non si può ottenere con una deformazione tramite assi di legno legati sul capo, o con strette bende. I teschi di Paracas presentano un solo e unico osso parietale invece dei classici due di forma rettangolare che formano le parti laterale e superiore della volta cranica dei teschi “tradizionali”. I teschi sono stati un mistero per un lungo periodo. Juan Navarro, direttore del Museo di storia a Paracas, museo che ospita 15 teschi Paracas, ha permesso il prelievo di 10 campioni da 5 crani. I campioni erano: un dente, capelli, radici, pelle e un osso del cranio. I prelievi sono stati documentati con video e foto e vennero inviati a Lloyd Pye, fondatore del Progetto Starchild per essere affidati ad un genetista in Texas per il test del DNA. L’autore Brien Foerster ha svelato i risultati preliminari delle analisi e in merito ha scritto come essi possiedano DNA mitocondriale con mutazioni sconosciute a qualsiasi essere umano primate o animale conosciuto finora. Il campione indica che la mutazione abbia che fare con una nuova creatura umana, molto distante dall’Homo sapiens, dal Neanderthal e dall’Homo di Denisova. Brien Foerster afferma di non essere sicuro che si possano adattare al nostro albero evolutivo e che gli individui Paracas erano cosi biologicamente diversi che non avrebbero potuto incrociarci con gli esseri umani. I risultati completi delle analisi non sono ancora stati rilasciati.




    Esempio di sepoltura Paracas: i corpi venivano avvolti da vari strati di tessuti decorati


    Museo storico di Paracas






    Tessuti della civiltà Paracas

    Aurora Project
    Fonte: www.ancient-origins.net/news-evolution-human-origins/initial-dna-analysis-paracas-elongated-skull-released-in...

    risvegliodiunadea.altervista.org/?p=8437
    [Modificato da wheaton80 14/02/2014 01:26]
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    wheaton80
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    00 06/03/2014 15:46
    Un gruppo di esploratori ha trovato una perduta ‘Città dei Giganti’ in Ecuador?
    Circa un anno fa, una squadra di esploratori e ricercatori ha scoperto quello che sembra essere un antico complesso di piramidi in una zona remota della giungla amazzonica dell'Ecuador. Bruce Fenton, autore e ricercatore, ha divulgato i risultati delle sue analisi preliminari, secondo le quali il complesso potrebbe essere un'antica città perduta di Giganti



    Nella primavera del 2012, il team di Fenton si è imbattuto in uno sconosciuto complesso megalitico situato in una zona notevolmente inaccessibile dell’Amazzonia ecuadoriana. Dalle prime osservazioni, il team ha subito intravisto nelle misteriose rovine la familiare sagoma a forma di piramide. Il sito, infatti, presenta una struttura molto grande di tipo megalitico, con dimensioni della base pari a circa 80 metri per lato, con un altezza di circa 80 metri e con pareti molto inclinate. La struttura è costituita da grandi blocchi di pietra tagliati in maniera irregolare, con un peso stimato di due tonnellate ciascuno. Le pareti dell’edificio risultano essere realizzate con l’utilizzo di centinaia di tali blocchi. La parte superiore sembra essere una zona pianeggiante, forse una piattaforma utilizzata dai sacerdoti per le cerimonie sacre. Inoltre, nella zona circostante sono stati ritrovati moltissimi manufatti di pietra e di ceramica. Molti di questi strumenti sembrano essere stati realizzati per l’estrazione e la raffinazione di un qualche tipo di minerale metallico. Lo stile degli edifici e degli oggetti trovati suggerisce che appartengano ad una ignota cultura pre-Inca. Ciò che stupisce sono le dimensioni decisamente grandi degli utensili, difficilmente utilizzabili da esseri umani di dimensioni normali. Questo ha suscitato il sospetto nei ricercatori di trovarsi davanti ad una delle leggendarie città perdute dei giganti ben note nelle leggende locali ecuadoriane. Le cronache del secolo scorso riportano la scoperta di numerose ‘ossa umane giganti’ rinvenute nelle grotte circostanti l’area e in altre parti dell’Ecuador. Si tratta di un luogo che genera molta paura tra i membri delle odierne tribù della giungla, in quanto ritengono che sia protetto da ‘spiriti guardiani’, esseri che non sono di questo mondo. I locali raccontano di molti esploratori avventuratisi nella giungla adiacente a questa zona senza fare più ritorno. Certamente si tratta di una zona molto pericolosa anche per gli esploratori più esperti, molti dei quali sono scomparsi mentre davano la caccia ad antiche città perdute o a fantomatici immensi tesori nascosti. La squadra ha scoperto diverse grandi colline vicino alla struttura, tutte delle stesse dimensioni. È possibile che ciascuno di questi promontori sia una piramide ancora da identificare. Se l’ipotesi venisse confermata, il sito si configurerebbe come una ‘città’ di piramidi, con dimensioni molto più significative della singola struttura.







    Durante le indagini, una porzione di suolo è stato rimosso dal lato della grande collina, rivelando ciò che sembrano enormi blocchi di pietra tagliati con precisione. La superficie è alquanto levigata, tuttavia con i segni dell’erosione provocata dagli agenti atmosferici e dal terreno che li ricopre. Questo fa supporre che se le strutture sono state realizzate artificialmente, e devono essere anche molto antiche, molto più antiche di altre strutture note in Ecuador. Sebbene ad occhi poco allenati le pareti della struttura possano sembrare altamente caotiche e posizionate a caso, la collocazione delle rocce è molto simile alla configurazione registrata in altri siti antichi mesoamericani, come ad esempio nel forte di Sacsayhuamán, una struttura tradizionalmente attribuita agli Inca, ma che per loro stessa ammissione fu realizzato da una popolo antico che aveva la capacità di ammorbidire le rocce. Tuttavia, a differenza del sito peruviano, nel quale non è stato utilizzato alcun tipo di malta, tra le rocce ecuadoriane sembra esserci un materiale legante tipo cemento, anche se alcuni hanno ipotizzato che possa essere un qualche tipo di sostanza vetrificata, come se le pietre fossero state sciolte in quel punto perché si incollassero. Esempi del genere sono stati riscontrati in altri siti dell’America Latina. La scoperta di questo complesso, se verrà confermata la sua origine artificiale, potrebbe essere l’ennesima prova tangibile del fatto che il nostro pianeta, in un tempo remoto, abbia ospitato una razza di esseri giganti. Nel video caricato sul sito di Fenton (http://earth4all.net/)è possibile vedere le suggestive immagini del ritrovamento nella giungla amazzonica dell’Ecuador.



    Fenton è convinto che la struttura sia stata realizzata da uomini del passato. Resta da vedere quanto sia grande la zona interessata dalle strutture. La deduzione che fa il ricercatore è che possano esistere altri complessi ‘urbani’ della stessa civiltà sepolti nella giungla. Tuttavia sono necessarie ulteriori indagini per stabilire i fatti. Un team internazionale di esperti si sta già attivando per una nuova spedizione sul sito, al fine di realizzare una mappa precisa delle strutture e per realizzare un documentario per divulgare le caratteristiche sorprendenti di questo intrigante ritrovamento. Anche il governo ecuadoriano pare si stia attrezzando per organizzare delle indagini approfondite. Il sospetto è che il sito possa essere l’ultima testimonianza di un contatto dei nostri antenati con gli Antichi Astronauti.

    20 novembre 2013
    www.ilnavigatorecurioso.it/2013/11/20/un-gruppo-di-esploratori-ha-trovato-una-perduta-citta-dei-giganti-in-...
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    wheaton80
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    00 07/03/2017 01:20
    Esistevano gli Uomini Giganti?

    L’esistenza di uomini giganti sul nostro Pianeta è uno di quegli enigmi che ogni tanto riscuote un qualche interesse da parte dei media. Spesso, peraltro, i ritrovamenti di ossa di misura fuori dal comune vengono liquidati con l’etichetta “affetto da gigantismo”. Certo, il gigantismo esiste, così come il nanismo, ma forse vale la pena di provare ad approfondire la questione, anche perché di giganti si parla nella Bibbia, nelle leggende greche, orientali, africane, americane, insomma nei racconti più antichi di mezzo mondo. Ci si riferirà al tempo dei sauri? O è esistita sulla Terra (e magari esiste tuttora) una specie umana più alta di quella che conosciamo? L’evoluzione della specie è andata proprio come ce la raccontano? Sembra esserci una sorta di cover-up sulla questione: spesso i reperti giganteschi scompaiono nel nulla o vengono proprio distrutti; i ricercatori che li trovano talora ritrattano e i giornali che ne pubblicano notizia capita che si scusino con i lettori per aver pubblicato un falso. E’ mai possibile che tutti, ma proprio “tutti”, i ritrovamenti siano inattendibili? E come mai rimangono scarsissimi reperti a disposizione di una seria indagine?


    Pauli Arbarei. La tomba dove Luigi Muscas da bambino ebbe il primo incontro ravvicinato con un gigante. La tomba misura più di 4 metri di lunghezza

    Di Giganti ci parla la Bibbia: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: “Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni”. C’erano sulla Terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi…” (Antico Testamento, Genesi – 2 Samuele). La Bibbia cita diversi esseri giganteschi: Og (sconfitto da Mosè durante la conquista di Canaan), Golia (sconfitto da Davide), gli Anakiti, i Refei. Le leggende greche narrano la storia dei Giganti nati dal sangue di Urano, ucciso da suo figlio Cronos. Parlano anche del mito di Atlante e di Prometeo. E non dimentichiamo i Ciclopi di Ulisse. Anche presso i Siriani e gli Ittiti si trovano miti relativi ad un’antica razza di giganti. E così pure in India, in Thailandia, in America. Nel “Manoscritto messicano di Pedro de los Rios” si legge: “Prima del diluvio che si verificò 4008 anni dopo la creazione del mondo, la terra di Anahuac era abitata dagli Tzocuillixeco, esseri giganteschi…” Nell’Edda si narra di come la Terra sia stata creata dal corpo del gigante Ymir. La tradizione giapponese parla della sconfitta di una banda di giganti da parte dell’eroe Raiko che, insieme a fedeli soldati, travestendosi da scimmie, fecero bere loro un filtro magico per poi annientarli. Le leggende della tribù pellerossa Omaha parlano dei Mu-a-lusha, esseri giganteschi giunti millenni prima da oltre l’Oceano Pacifico. Non troviamo giganti solo nelle leggende e nelle narrazioni più antiche; ci sono testimonianze di ritrovamenti avvenuti sia in tempi remoti che in tempi più recenti.


    Nel sito di Sant'Anastasia affiorano numerosi resti ossei di dimensioni superiori al normale

    Erodoto (Storie 1-68) narra del rinvenimento di un gigante alto circa 3,10 metri. Quando Hernan Cortes e gli spagnoli sbarcarono in America, gli indigeni mostrarono loro ossa gigantesche; Cortes stesso spedì al suo re un femore alto quanto un uomo. Un altro conquistador, Fernando de Alba, racconta che “in Messico i resti dei giganti potevano essere trovati ovunque”. Magellano incontrò in Patagonia esseri molto alti, tanto che i membri del suo equipaggio arrivavano solo alla loro cintola. Nel 1577 a Willisau, nel cantone di Lucerna, venne alla luce uno scheletro dalle ossa enormi. Dopo un’attenta verifica che dimostrò che le ossa erano umane, lo scheletro gigante venne esposto in una sala del municipio. Nel 1622 Giovan Battista Modena, canonico e studioso vercellese, trovò nella Chiesa di San Cristoforo (Vercelli) un dente molto grosso e a Saletta i resti di un gigante. Nel 1663 a Tiriolo, in provincia di Catanzaro, venne portata alla luce una tomba assai grande con dentro uno scheletro gigante. Fu coinvolto Marcello Malpighi, famoso medico bolognese del tempo, ma questi non riuscì ad avere i reperti promessi per poter condurre un’indagine scientifica. Nel 1810 in California fu trovato uno scheletro gigantesco, con sei dita. Nel 1895 Mr. Dyer, nella contea di Antrim, in Irlanda, scoprì un gigante fossilizzato di 3,70 metri. Nel 1925 a Glozel (Vichy-Allier-Francia) Emil Frendin nel campo dove stava lavorando trovò un’ingente quantità di manufatti antichissimi (17-15.000 a.C.), ma soprattutto ossa e crani di dimensioni doppie rispetto al normale e monili di misura per arti giganteschi. Nel 1940 venne ritrovata nell’isola di Giava una mascella inferiore che, per proporzione, poteva appartenere ad un uomo di circa 3,50 metri. Nel 1943 nelle isole Aleutine alcuni militari trovarono ossa di uomini che potevano raggiungere addirittura i 7 metri di altezza. Nei pressi di Ventimiglia (IM) fu rinvenuto intorno al 1960 uno scheletro di gigante che misurava tre metri e mezzo. Pochi anni dopo, in Val di Lanzo (TO), venne alla luce un enorme sarcofago corredato di suppellettili e lunghissime clave, contenente i resti di un essere lungo circa tre metri. Nel 1969 a Latina furono ritrovate le tombe di 50 guerrieri, tutti alti intorno ai 2 metri, una statura molto diversa da quella media dell’epoca. Negli anni ’70 in Messico un proprietario terriero rinvenne nella sua terra due scheletri molto alti che dovette incenerire per evitare una condanna per omicidio. Negli Stati Uniti, nel MT. Blanco Fossil Museum si conserva un femore alto quasi quanto un uomo di statura media.


    Luigi Muscas davanti alla Tomba dei Giganti di Siddi

    In vari anni, sono stati portati alla luce resti giganteschi in California, nel Texas, in Perù, in Marocco, nell’Africa del Sud, in Siria, nelle Filippine, a Ceylon, in Pakistan, nella Cina meridionale, in Tibet, in Australia, in Inghilterra, in Moravia, in Italia. Nel 2004 una spedizione del National Geografic rinvenne nel deserto indiano, in un settore chiamato “The Empty Quarter”, nel Nord dell’India, i resti di uno scheletro di taglia eccezionale. Il ritrovamento è avvenuto con l’appoggio dell’esercito indiano ed è stato segnalato da un giornale indiano. Ma alla richiesta di avere le fotografie relative all’articolo pubblicato, il giornale indiano ha risposto sconfessando l’articolo e scusandosi per aver pubblicato una notizia falsa. Di recente, nella regione del Caucaso sono stati trovati da antropologi sovietici scheletri di 2,8-3,1 metri. In una chiesetta del bresciano, San Salvatore, pare che ancora oggi siano visibili ossa gigantesche attraverso la grata di una cripta.

    I Giganti di Pauli Arbarei

    Un caso particolare, relativo al mistero archeologico/paleontologico dei giganti, lo troviamo a “casa nostra”, in Sardegna, per la precisione a Pauli Arbarei (CA), nel Medio Campidano. Luigi Muscas, pittore e scultore, nato a Villamar nel 1962 e dal 1971 residente appunto a Pauli Arbarei, ha ricordi molto precisi in proposito. Da bambino, nell’accudire il gregge di pecore a lui affidato, si trovò faccia a faccia con uno scheletro gigantesco, seppellito in una tomba sulle alture vicino al paese: “Un giorno, era il 18 febbraio 1972, come di consueto, dopo la scuola, portavo le pecore al pascolo quando un temporale mi sorprese e mi costrinse a cercare riparo in una grotta vicina. Quando vi entrai vidi uno scheletro molto grande le cui dimensioni, mi resi conto, erano molto al di sopra della norma. La testa, per dare un’idea, era grande più o meno come un televisore da 26 pollici, ma di forma rotonda. Gli arti superiori erano lunghi quanto me, che allora ero alto circa 1 metro e 20. Ciò che mi colpì particolarmente era che il corpo appariva mummificato, conservava ancora tutta la pelle e in trasparenza si vedevano i legamenti. La pelle era color caffelatte.” (dal libro “I giganti e il culto delle stelle” di Luigi Muscas).


    Uno dei denti di gigante trovati da Luigi Muscas nei campi intorno a Pauli Arbarei

    La tomba, in effetti, ha grandi proporzioni, più di 4 metri di lunghezza, e poteva sicuramente ospitare un individuo più alto del normale, anche se Muscas lo definisce “piccolo” visto che l’altezza media dei “Giganti” raggiungeva i 6 metri. La Sardegna è piena di Tombe dei Giganti, imponenti costruzioni megalitiche erette con grandi pietre, orientate con precisione in rapporto al sorgere del Sole. Se queste bellissime costruzioni siano state davvero le tombe di esseri giganteschi non ci è dato sapere; gli archeologi parlano di strutture destinate a sepolture collettive, ma si sa che le costruzioni megalitiche sono state usate nel tempo per svariati scopi, anche molto diversi da quello per cui furono erette. Certo è che le Tombe dei Giganti sono veramente innumerevoli e ci sarebbe la giustificazione per pensare ad un intero popolo di altezza ben superiore alla nostra.
    Luigi Muscas è latore anche di ricordi personali e della sua famiglia, ricordi relativi ad una civiltà stanziata nelle terre intorno al suo paese in ere antichissime che costruì edifici imponenti come templi e piramidi, una grande civiltà che può essere collegata al mito di Atlantide. La stessa famiglia di Luigi Muscas tramanda i geni di un’antica stirpe. A sua detta la famiglia Muscas-Monreale discende dai giganti: suo nonno era alto più di 2 metri, il trisnonno 2,25 e gli avi più alti ancora. Tutti affetti da gigantismo? Magari così potrebbe essere per una famiglia, ma non si giustificherebbero le migliaia di Tombe dei Giganti sparse per l’isola. E’ lecito a questo punto chiedersi dove sono finiti gli scheletri di questi esseri giganteschi. Domanda più che legittima, ma che al momento non ha una risposta certa. Muscas afferma che negli anni sono stati ritrovati moltissimi scheletri, ma tutti sono stati fatti scomparire in un modo o nell’altro: commercio illegale di reperti archeologici, distruzione, occultamento. Insomma sarebbe una vera e propria cover-up.


    Le tibie, misurate all'epoca della scoperta, sono lunghe 1,70 metri l'una

    A che pro? Chi ha interesse a nascondere quello che sarebbe un pezzo importantissimo del nostro passato? Non si vuole che la storia si riveli diversa da quella che ufficialmente, da anni, si studia a scuola? Non sarebbe una novità anche se, col tempo, molte nuove scoperte, come ad esempio quella delle piramidi europee, stanno portando alla necessità di riscrivere la storia stessa. Ci sono centri di potere che volutamente occultano reperti? Muscas ricorda che quando era bambino gli scheletri ritrovati venivano fatti vedere alle autorità o agli esperti e quasi sempre sparivano nel nulla il giorno dopo. Molti abitanti della zona hanno trovato parecchi reperti nelle loro terre, ma il più delle volte hanno nascosto tutto, hanno frantumato le ossa con i trattori, le hanno portate alle discariche oppure bruciate: temevano di non poter avere più accesso alle proprie terre, cosa che accade nel momento in cui si individuano nel sottosuolo reperti di interesse archeologico. Muscas ipotizza anche che qualcuno abbia guadagnato parecchio dal commercio illegale dei reperti, commercio sicuramente avvenuto anche in relazione agli scheletri dei giganti. Egli stesso ha avuto informazioni in merito all’esistenza di musei privati in cui si possono ammirare numerosi scheletri giganteschi, elegantemente ricomposti nelle teche per il piacere del proprietario. Muscas dice che anche la Chiesa ha contribuito ad occultare gli scheletri o a promuoverne la distruzione: tutti i reperti che sono stati affidati ad ecclesiastici sono misteriosamente scomparsi. Purtroppo egli non è in grado di mostrare altro che frammenti di ossa, denti e mandibole di proporzioni senz’altro notevoli, ma in attesa di essere verificate per appurare con certezza la loro appartenenza. Racconta di essere stato ingannato da chi, con la promessa di analisi e studi che poi sono stati disattesi, ha portato via gran parte del patrimonio da lui custodito. Al Parco Archeologico di Sant'Anastasia a Sardara abbiamo potuto fotografare e filmare due ossa affioranti dal terreno. Secondo Muscas si tratta di due tibie, ognuna della quali è lunga 1,70 metri. Quando furono effettuati gli scavi lui ebbe la possibilità di misurarle. Ora purtroppo si vede molto poco perchè sono quasi completamente ricoperte da terra e ci sono transenne che non permettono di avvicinarsi.


    Frammento di mandibola gigante trovata nei campi vicini al paese Pauli Arbarei

    I ricordi di Muscas parlano anche di corredi funerari piuttosto ricchi: oggetti di metalli preziosi, armi, suppellettili, gioielli, abiti, oggetti “tecnologici” che avrebbero anticipato i tempi, oggetti che, se la storia fosse davvero andata così come la conosciamo, non sarebbero potuti esistere. L’esistenza degli scheletri dei giganti è testimoniata anche da altri abitanti della zona. Abbiamo parlato con alcune persone che hanno confermato il ritrovamento di moltissimi scheletri di giganti durante la costruzione delle case del paese: gli scheletri venivano segati e gettati nella discarica oppure caricati su camion e portati via per essere bruciati. Ci hanno descritto le posizioni delle sepolture (a croce, con 4 scheletri i cui crani erano accostati) e le dimensioni dei crani di almeno 60 centimetri di larghezza. Muscas racconta ancora che sono stati trovati scheletri con le corna, frutto di ibridazioni tra uomo e animale. Pare che questi “geni antichi” esistano ancora oggi, dando vita a persone con caratteristiche particolari: piccole protuberanze sulla testa, piedi palmati, ecc. Non sarebbero altro che la discendenza dell’antica specie dei giganti in una delle sue varianti genetiche. I racconti di Luigi Muscas sono senz’altro molto interessanti, così come interessanti sono i racconti dei suoi amici e compaesani che condividono con lui il bagaglio di memorie di un’antica storia. Muscas riconduce l’antica civiltà dei giganti al mito di Atlantide, narrato da Platone nel Timeo, ma se anche Atlantide non fosse in Sardegna, resta un interrogativo storico di grande rilevanza: chi furono i nostri antenati? Da quale razza proveniamo? Se c’era un popolo di giganti nel nostro remoto passato, che fine ha fatto?

    Gilda Paolicchi
    08 Novembre 2011
    www.shan-newspaper.com/web/misteri/345-esistevano-gli-uomini-giga...
    [Modificato da wheaton80 07/03/2017 01:20]
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    wheaton80
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    00 05/12/2020 20:40
    L’enigma dell’uomo di Marree in Australia: il geoglifo visibile dallo spazio



    Si trova su un pianoro a Finnis Springs, 60 km ad ovest della cittadina di Marree, nella parte centrale dell'Australia Meridionale, ed è il più grande geoglifo mai realizzato dall'uomo, tanto da essere visibile perfino dallo spazio. Nonostante sia stato inciso solo 16 anni fa, nessuno sa chi lo abbia realizzato e, soprattutto, perché. Inciso nella sabbia asciutta dello sterile entroterra australiano, si trova il più grande geoglifo al mondo, conosciuto come “Uomo di Marree”. L’opera sembra raffigurare un indigeno australiano, molto probabilmente della tribù Pitjantjatjara, mentre caccia uccelli o wallaby (un tipo di marsupiale) con un piccolo giavellotto. L’uomo di Marree è stato scoperto il 26 giugno 1998 dal pilota Trevor Wright durante un sorvolo aereo della zona, e si tratterebbe di un’opera recente, molto recente. Il geoglifo si trova nel deserto a 60 chilometri a ovest di Marree e 600 chilometri a nord della città di Adelaide. Il misterioso colosso raffigurante un cacciatore aborigeno nudo che impugna una lancia, dieci volte l’altezza dell’Empire State Bulding, è il più grande disegno mai realizzato dall’uomo, cinque volte più ampio di quello con disegni di animali realizzato molti secoli addietro a Nazca in Perù. La figura misura 4,2 km in altezza, con un perimetro di 15-28 km, e si stima che ci siano volute dalle 4 alle 8 settimane per crearlo; nonostante ciò le sue origini rimangono misteriose, non essendovi testimoni che abbiano assistito ad alcuna parte dell’operazione. Alcuni esperti ipotizzano che l’opera sia stata realizzata con l’utilizzo di bulldozer, ma nessun testimone ha visto o sentito cose del genere nelle vicinanze del sito, né ci sono impronte o tracce di pneumatici riconoscibili. L’indagine messa in piedi dalla polizia locale, inoltre, non è riuscita a chiarire l’identità dell’autore (o degli autori, molto probabilmente). Al momento della scoperta, le linee della figura erano profonde 20-30 cm e larghe sino a 35 m. Essa sembra essere stata tracciata con un aratro a 8 vomeri largo 2,5 m attaccato a un trattore, quindi le linee richiesero ben 14 passaggi. L’immagine si sta gradatamente erodendo per processi naturali ma, poiché nella regione il clima è estremamente secco e arido, essa è tuttora visibile. Nonostante le pochissime tracce intorno alla figura, l’accuratezza del disegno fa presumere che sia opera di professionisti. E’ probabile che sia stata realizzata lavorando al computer, sovrapponendo la figura del cacciatore aborigeno alla mappatura del terreno e usando per tracciare il disegno un dispositivo GPS palmare (Global Positioning System), un’apparecchiatura molto usata in zone desertiche o sulle navi per non perdere la rotta e sapere tramite un segnale via satellite, con una precisione di 10 metri che arriva mediante un sistema di triangolazione, dove si è locati. Ma come è possibile che in un paesino di 80 abitanti qualcuno sia stato capace di realizzare questo lavoro senza che nessuno se ne accorgesse? Di fatto gli abitanti di Marree non sanno dare una spiegazione.



    Non molto tempo dopo la sua scoperta, diversi comunicati stampa sono stati inviati ai mezzi di informazione da una fonte anonima. Un certo numero di caratteristiche facevano pensare ad un autore non australiano: innanzitutto l’utilizzo di unità di misura come miglia, iarde e pollici al posto del sistema metrico normalmente utilizzato in Australia. Inoltre, l’utilizzo di alcune espressioni e nomi come “Queensland Barrier Reef”, oppure “Local Indigenous Territories”, che non sono normalmente utilizzate dagli australiani. Ad aggiungere mistero al mistero fu il ritrovamento di alcuni oggetti in una piccola buca nel sito, tra cui una foto satellitare della figura, un barattolo contenente un piccola bandiera degli Stati Uniti e una nota che per oggetto aveva i Davidiani, una setta religiosa avventista con sede nei pressi di Waco, in Texas. Nel gennaio 1999, gli investigatori trovarono una piccola targa sepolta vicino al naso della figura, sulla quale era impressa una bandiera americana con il simbolo degli anelli olimpici e una citazione tratta da “The Red Centre” di H.H. Finlayson:«In onore della terra che una volta conoscevo. Le sue conquiste in queste occupazioni sono straordinarie: una costante fonte di meraviglia e ammirazione». La citazione proviene da una pagina nella quale è descritta la caccia ai canguri con lancio di bastoni, con alcune fotografie di cacciatori molto simili all’Uomo di Marree. Gli investigatori hanno cercato, senza successo, di mettere insieme questa strana collezione di indizi. Tuttavia, alcuni hanno suggerito che potrebbero essere stati messi appositamente come false piste, per distogliere l’attenzione dal suo vero creatore, che a quanto pare sembra essere svanito nel nulla!

    Fonte: www.ilnavigatorecurioso.it/2014/11/06/lenigma-delluomo-di-marree-in-australia-il-geoglifo-visibile-dallo...

    11 gennaio 2015
    terrarealtime.blogspot.com/2015/01/lenigma-delluomo-di-marree-in-austra...