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L’idea che feto ed embrione siano “grumi di cellule” ormai non può più essere sostenuta. I progressi dell’embriologia, della biologia e della genetica ci spiegano, lo vedremo qui sotto, che il feto ha organi funzionanti, prova sensazioni, sogna, soffre, anche prima dei limiti posti per l’interruzione di gravidanza “libera”. Limiti che, del resto, cambiano da Stato a Stato: quelli francesi sembra diventino esseri umani prima di quelli italiani, e quelli italiani prima di quelli belgi ecc.
La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo recita: «Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona» (art.3). Quello alla vita è il primo, il più fondamentale e il più ovvio dei diritti di ogni uomo. Le leggi che consentono l’aborto non minano quindi i fondamenti stessi della giustizia?
INDICE
1. La posizione della Chiesa
2. La scienza dimosta che embrione/feto sono esseri umani
3. La posizione personale di scienziati e abortisti
4. Linea temporale di sviluppo prenatale
5. Embrione e feti sono da considerarsi persone per la legge
6. Risposte ai luoghi comuni degli abortisti
7. Conclusioni
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1. LA POSIZIONE DELLA CHIESA
Possiamo riassumere la posizione della Chiesa con le parole espresse da Giovanni Paolo II nella fondamentale ‘enciclica Evangelium Vitae: «Ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l’umana convivenza e la stessa comunità politica». E ancora: «L’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita»[1].
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2. LA SCIENZA DIMOSTRA CHE EMBRIONE/FETO SONO ESSERI UMANI
Affrontiamo inzialmente la questione se embrioni e feti possano essere considerati esseri umani? Lo faremo interpellando l’embriologia moderna e anche noti medici e noti abortisti. La quesitone è quando si possa individuare il “salto” che porta all’essere umano. La scienza e la medicina ci dicono tuttavia che l’unico vero “salto” fondamentale per la nascita di una nuova vita è il concepimento, cioè la formazione di un nuovo corredo genetico che contiene già il progetto di vita di un nuovo individuo.
Oggi possiamo essere certi del fatto che fin dal momento della fusione dei due gameti si è costituita l’identità genetica di un nuovo individuo umano. Fin dal primo momento della fecondazione e dell’apparizione della cellula primigenia (o zigote), dunque, si ha a che fare con un nuovo essere umano dotato di una propria struttura e distinto dall’organismo della madre, da cui dipende. Egli è un corpo umano dal momento che il suo genoma è umano, come è umano il disegno-progetto in esso iscritto. Il neo-concepito è fin da subito un essere irripetibile della specie umana, il quale si autocostruisce in un processo coordinato, dettando a se stesso le direzioni dell’accrescimento secondo il programma di esecuzione iscritto nel suo genoma. Il neo-concepito si evolve senza soluzioni di continuità, senza salti di qualità e di natura. La gradualità del processo biologico è orientato teleologicamente secondo una finalità già presente nello zigote. Sin dal primo momento siamo quindi sempre di fronte al medesimo uomo. L’embrione non è un “essere umano in potenza”, ma “un essere umano con potenzialità”, così come il bambino non è un “adulto in potenza”, ma -come l’embrione- è un essere umano che sta diventando gradualmente, per uno sviluppo intrinseco continuo e coordinato, ciò che in realtà è già. Ben diversa è la condizione di un ovulo non fecondato, che non contiene un orientamento intrinseco e potrà diventare un essere umano solo se si incontrerà e si fonderà con un gamete maschile[2].
Tutto questo è riportato nei più autorevoli testi moderni di insegnamento dell’embriologia e dello sviluppo prenatale.
In “Human Embryology and Teratology” (2001), Ronan O’Rahilly e Fabiola Müller hanno scritto:
«Anche se la vita è un processo continuo, la fecondazione (che, per inciso, non è un ‘momento’) è un punto di riferimento critico perché, in circostanze normali, un nuovo organismo umano geneticamente distinto forma quando i cromosomi del pronucleo maschile e femminile si fondono nell’ovocita»[3]
Nel “The Developing Human: Clinically Oriented Embryology” (2003), di K.L. Moore vi è scritto:
«Lo sviluppo umano inizia al momento della fecondazione, cioè il processo durante il quale il gamete maschile o spermatozoo si unisce ad un gamete femminile (ovulo) per formare una singola cellula chiamata zigote. Questa cellula totipotente altamente specializzata segna il nostro inizio come individuo unico [...]. Un zigote è l’inizio di un nuovo essere umano (cioè, l’embrione)»[4].
“In the Womb“, testo redatto dal National Geographic nel 2005 viene esplicitato:
«Le due cellule gradualmente e con garbo diventano un tutt’uno. Questo è il momento del concepimento, quando un unico set di DNA di un individuo viene creato, una firma umana che non è mai esistita prima e non sarà mai ripetuta»[5].
Nel “Langman’s Medical Embryology” di T.W. Sadler (2006) si trova scritto:
«Lo sviluppo inizia con la fecondazione, il processo con cui il gamete maschile, lo spermatozoo, e il gamete femmina, l’ovocita, si uniscono per dare origine a uno zigote»[6].
Nel volume “Before We Are Born: Essentials of Embryology” (2008), K.L. Moore ha ribadito:
«Lo zigote è formato dall’unione di un ovocita e di uno spermatozoo, è l’inizio di un nuovo essere umano»[7]
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3. LA POSIZIONE PERSONALE DI SCIENZIATI E ABORTISTI
Diversi anni fa diversi medici e specialisti furono ascoltati nel 1981 dal sottocomitato giudiziario del Senato degli Stati Uniti su questo specifico tema:
Prof. Micheline Matthews-Roth, Harvard University Medical School:
«Non è corretto dire che i dati biologici non sono decisivi. E’ scientificamente corretto dire che una singola vita umana inizia dal concepimento»[8]
Dr. Alfred M. Bongioanni, University of Pennsylvania:
«Ho imparato dai miei primi studi di formazione medica che la vita umana inizia al momento del concepimento»[9]
Dr. Jerome LeJeune, University of Descartes:
«Dopo la fecondazione ha avuto luogo un nuovo essere umano è vnuto in essere. Non è una questione di gusto o di opinione, questo è chiaro dall’evidenza sperimentale. Ogni individuo ha un inizio molto ordinato, al momento del concepimento»[10]
Prof. Hymie Gordon, Mayo Clinic:
«Da tutti i criteri della biologia molecolare moderna, la vita è presente dal momento del concepimento»[11].
Dr. Watson A. Bowes, University of Colorado Medical School:
«L’inizio di una singola vita umana è da un punto di vista biologico, semplice e diretto, l’inizio della concepimento»[12]
Il rapporto ufficiale del Senato giunse così a questa conclusione: «Medici, biologi, e altri scienziati concordano sul fatto che il concepimento segna l’inizio della vita di un essere umano -un essere che è vivo ed è un membro della specie umana. C’è un consenso schiacciante su questo punto in innumerevoli scritti medici, biologici e scientifici»[13].
Nel 1995 Naomi Wolf, una femminista e abortista di primo piano ha dichiarato:
«Aggrappati ad una retorica sull’aborto dichiarando che non c’è vita e non c’è morte noi ci incastriamo in una serie di auto-inganni, bugie e sotterfugi. E diventiamo precisamente ciò che i nostri critici ci accusano di essere: uomini insensibili, egoisti e distruttivi e screditatori della vita umana. Abbiamo bisogno di contestualizzare la lotta per difendere il diritto all’aborto entro un quadro etico che ammette il fatto che la morte di un feto è una vera morte»[14].
Il 9 febbraio 1975 sull’Espresso è apparasa un’intervista a Marco Pannella, leader storico dei radicali italiani, oggi militante per l’aborto come per la legalizzazione della droga:
«E l’eutanasia per quando? M’è stato chiesto in un recente dibattito sull’aborto. Deluderò nemici in agguato e amici impazienti, ma io sono contro. Nessuno ha il diritto di compiere la scelta della morte dell’altro, finché in chi soffre e fa soffrire ci sia un barlume e la speranza d’un barlume di volontà e di coscienza»[15].
Nel 1997 Faye Wattleton, l’ex presidente del Planned Parenthood ha dichiarato:
«Io penso che ci stiamo illudendo se crediamo che la gente non sappia che l’aborto è uccidere. Quindi, qualsiasi pretesa di dire che l’aborto non uccide è sempre un segno di una nostra ambivalenza. L’aborto uccide il feto, ma il corpo è della donna. E’ lei che decide»[16]
Nel 2002 David Boonin, nel suo libro “A Defense of Abortion”, fa una sorprendente ammissione:
«Nel cassetto della mia scrivania tengo una foto di mio figlio. Questa foto è stata scattata il 7 settembre 1993, 24 settimane prima che lui nascesse. L’immagine ecografica è scura, ma rivela abbastanza chiaramente una piccola testa inclinata leggermente all’indietro e un braccio alzato e piegato, con la mano rivolta indietro verso il viso. Non c’è alcun dubbio nella mia mente che questa foto mostra mio figlio in una fase molto precoce del suo sviluppo fisico. E non c’è dubbio che la posizione che io difendo in questo libro comporta che sia moralmente ammissibile porre fine alla sua vita in questo momento»[17].
Nel 2008, Peter Singer, filosofo sostenitore dell’aborto (e dell’infanticidio, come vedremo sotto) scrive nell’ultima edizione del suo libro “Practical Ethics”:
«E’ possibile dare un significato preciso a “essere umano”? Noi possiamo usare l’equivalente a “membro della specie Homo sapiens”. Se un essere è membro di una data specie è possibile determinarlo scientificamente grazie ad un esame della natura dei cromosomi delle cellule. In questo senso non c’è dubbio che fin dai primi momenti della sua esistenza un embrione concepito dallo sperma umano e dall’ovulo è un essere umano»[18].
Nel 2011 l’abortista italiana Alessandra Kustermann, storica ginecologa abortista e primario di ostetricia e ginecologia della Mangiagalli di Milano, ha dichiarato in un’intervista:
«So benissimo che sto sopprimendo una vita. E non un feto, bensì un futuro bambino. Ogni volta provo un rammarico e un disagio indicibili. Sento che avremmo tutti potuto fare di più»So che a me manca la fede per farlo, così quando sono lì penso che la vita della madre, che soffre davanti ai miei occhi, valga più di quella di suo figlio che non vedo ancora»[19].
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